• Non ci sono risultati.

Parlando di tecnologia e interpretazione, un paragrafo non poteva non essere dedicato a un elemento fondamentale della cabina di interpretazione: le cuffie.

Le cuffie non nascono con e per l’interpretazione simultanea. Il primo modello di cuffia esterna, da poggiare sulla testa e collegabile all’apparecchio tramite un filo fu inventato da Nathaniel Baldwin attorno al 1910. Come si può leggere nel brevetto13, questa invenzione era destinata all’uso telefonico.

Filene, inventore del primo apparecchio per l’interpretazione simultanea (cap.4) prese spunto proprio dal telefono per la sua invenzione affermando che, per migliorare il servizio di interpretazione, doveva essere adottato un sistema di “traduzione telefonica”14, fatto di fili,

cuffie e microfoni, funzionanti per mezzo dell’elettricità.

13

https://www.google.it/patents/US1127161?dq=headphones+baldwin&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjZmf_ezKbK AhVD_w4KHQcMAjMQ6AEIHzAA (ultima consultazione 13/01/2016)

85

Confrontando visivamente le cuffie utilizzate dagli interpreti di Norimberga attraverso le foto a noi pervenute (fig. 14) con quelle disponibili sul mercato oggi, si può affermare che questa invenzione non ha subito grandi trasformazioni dal punto di vista della forma. Le cuffie con cassa esterna di oggi non differiscono da quelle visibili nella foto, ma sicuramente rispetto al 1945, oggi l’interprete può scegliere le proprie cuffie tra una grande varietà di modelli offerti dal mercato: cuffie con cassa esterna con o senza fili, con imbottitura più o meno grande e/o isolante rispetto all’orecchio (over ear e on ear), auricolari da posizionare nella conca del padiglione auricolare o da inserire nel condotto uditivo esterno (in ear).

Sebbene disporre di una grande varietà sia positivo, sorprende il fatto che in un mercato sempre più orientato alla diversificazione del prodotto, quasi nessun produttore si sia concentrato sulle necessità degli interpreti, ideando un modello dedicato esclusivamente a loro. Effettuando più ricerche su internet, sono stati reperiti soltanto pochissimi modelli15, tra cui quello visibile qui di seguito.

Figura 47 Modello Bosch LBB 909530

15 http://resource.boschsecurity.com/documents/Data_sheet_itIT_1802125835.pdf

http://www.intermark.it/prodotto/cuffia-interprete-con-microfono-hs15/ ;

http://www.teknocongress.it/cms/index.php/it/accessori/96-cuffia-interpreti-leggera-hs394; http://www.maxluxitalia.com/prod/25772_MX-E92.html

86

La norma ISO 2603 del 1998 (si veda il par. 4.1) ha stabilito dei criteri anche per le cuffie da utilizzare in cabina; tali criteri si concentrano su aspetti ben precisi, quali la risposta in frequenza, il peso, l’adattabilità e anche la pressione esercitata dalla cassa sull’orecchio. Nelle descrizioni dei modelli visionati, nessuna fa riferimento alle norme ISO; tuttavia, vengono menzionate caratteristiche quali la qualità del suono, leggerezza, la comodità, l’igiene. La qualità del suono è ovviamente un requisito essenziale: l’audio deve poter essere regolato dall’interprete secondo le sue necessità e le casse devono coprire l’orecchio quanto basta sia per un buon ascolto dell’audio, sia per impedire che rumori esterni disturbino l’interprete. Tuttavia, cuffie con casse troppo isolanti non sono adatte per l’interprete, perché non gli consentirebbero di ascoltare se stesso:

On ne saurait utiliser de casques lourds et hermétiquement fermés car les étudiants doivent pouvoir s'entendre et s'écouter pendant qu'ils produisent leur interprétation afin de vérifier l'adéquation de ce qu'ils disent au modèle linguistique de leur langue et, le cas échéant, de pouvoir en corriger l'écart. (Seleskovitch & Lederer, 2002: 159)

Per questo motivo, durante l’apprendimento della simultanea, molti professori consigliano agli studenti di abituarsi a lavorare con un orecchio scoperto o semi-scoperto, posizionando la cuffia in modo obliquo sulla testa; tuttavia, come affermato ancora da Seleskovitch e Lederer:

Chacun finira par se rendre compte de ce qui lui convient le mieux : soit ne couvrir qu'à moitié chaque oreille, soit couvrir entièrement une oreille (la droite ou la gauche selon l'individu) et découvrir assez largement l'autre. L'essentiel est de s'habituer à poser les écouteurs de façon à entendre suffisamment sa propre voix pour pouvoir contrôler ce que l'on dit pendant que l'on parle. (ibidem)

Quanto alla leggerezza, la comodità e l’igiene, è giusto che l’interprete disponga di cuffie che possano essere indossate comodamente per molte ore, senza sentirne il peso sulla testa. Inoltre, dal momento che le norme ISO prevedono che le cuffie siano sempre fornite in dotazione nelle cabine, è altrettanto giusto che siano di facile pulizia e manutenzione. Nelle cabine delle istituzioni europee ad esempio, vengono sempre fornite delle cuffie con cassa esterna; sono sprovviste di spugna e possono essere pulite con apposite salviette.

87

Figura 48 Esempio di cuffie in dotazione nelle cabine delle istituzioni europee; immagine tratta da internet

In ogni cabina è comunque possibile utilizzare le proprie cuffie, come previsto ancora una volta dalle norme ISO (par.10 ISO 2603: 1998); tuttavia in alcune cabine, soprattutto quelle di più lunga data, è necessario utilizzare un adattatore, poiché l’ingresso in cui inserire il jack è di vecchio tipo.

Nel questionario legato a questa tesi (par.2.3) è stato chiesto agli interpreti intervistati se solitamente possono utilizzare le proprie cuffie e se a volte è necessario utilizzare un adattatore:

88

Jack 6,5 mm

Figura 50 Risultati domande n°16 e 17

I risultati confermano che è possibile utilizzare le proprie cuffie e che raramente è necessario un adattatore. È stato inoltre chiesto agli interpreti che tipo di cuffie utilizzano; questo perché stando a quanto appreso dagli interpreti e dai professori incontrati in ambito universitario, gli auricolari sembrano preferiti alle cuffie con cassa esterna:

Figura 51 Risultati domanda n°15

L’opzione “cuffie con cassa esterna” ha ottenuto un maggior numero di risposte, ma la differenza tra le percentuali è troppo bassa per poter stabilire quale sia il tipo di cuffie maggiormente utilizzato.

89

Tornando alle cuffie in dotazione presso le istituzioni, durante alcune giornate di cabina muta si era riscontrato in alcune cabine l’impossibilità di ascoltare l’audio in entrambe le casse della cuffia. Tenendo conto di quanto detto prima sull’utilizzo delle cuffie con un orecchio scoperto o semi-scoperto, ci si è chiesti se l’effetto fosse voluto, proprio per permettere di lavorare con un solo orecchio o se fosse dovuto al fatto che le cabine non fossero di ultima generazione e che fossero quindi dotate di ingresso “mono”. Sempre tramite il questionario, è stato chiesto agli interpreti intervistati se nella loro esperienza avessero riscontrato la stessa situazione:

Figura 52 Risultati domanda n°18

La maggior parte degli intervistati ha risposto “Mai”; tuttavia, visto che l’opzione “raramente” ha ottenuto un discreto numero di risposte, sarebbe interessante indagare ulteriormente su quest’aspetto.

91

CAPITOLO SESTO

6. La tecnologia e la simultanea con testo

Nel primo capitolo, è stato dimostrato che la tecnica della simultanea con testo richiede l’utilizzo simultaneo di quattro capacità: lettura del testo consegnato, ascolto del testo pronunciato dall’oratore, memoria e produzione.

Se è concesso rubare una similitudine nell’ambito tecnologico, è lecito dire che adoperando questa tecnica il cervello dell’interprete dovrà fare prova di un efficiente multitasking, proprio come un computer. In realtà, la professione dell’interprete necessita di multitasking in permanenza: si pensi agli sforzi richiesti nella simultanea ordinaria (§1.1), ma anche a quelli richiesti dalla modalità consecutiva, che non è stata trattata nello specifico in questa tesi, ma che è stata analizzata nei dettagli da Gile (1995: 108-110) e dalla modalità dialogica, illustrata in tutti i suoi aspetti da Wadensjö (1998)

L’illustrazione di software e app dedicati all’impiego durante l’interpretazione ha dimostrato che il multitasking tecnologico può essere un alleato del multitasking “interpretativo” nel caso della simultanea ordinaria e della consecutiva.

A questo punto, tenendo conto del maggior numero di sforzi richiesto dalla simultanea con testo, è giusto chiedersi se la tecnologia possa venire in aiuto dell’interprete anche nel caso di questa tecnica. Per fornire una risposta, occorre confrontare le necessità dell’interprete con le funzionalità degli strumenti tecnologici specifici per l’interpretazione. Da questo tipo di analisi è possibile dedurre che:

 durante la simultanea con testo, l’interprete potrà aver bisogno di cercare terminologia. Tuttavia, non potendo distogliere lo sguardo dal testo scritto e letto dall’oratore, sarebbe per lui impossibile svolgere anche questa attività;

 come evidente anche dalle risposte fornite dagli interpreti alla domanda n°4, spesso il testo è consegnato all’inizio della conferenza o a ridosso dell’interpretazione; qualora l’oratore disponesse di una sola copia, l’interprete dovrà trovare una rapida soluzione per poter ricevere la propria.

Il presente capitolo dimostrerà come un utilizzo “combinato” della tecnologia possa permettere all’interprete di superare entrambe le difficoltà. Tale convinzione verrà illustrata per mezzo di un’idea, fulcro di questo elaborato finale, poiché è a partire da essa che l’intera tesi è stata sviluppata.

92