Nell’ambito giudiziario le modalità di videoconferenza e remote interpreting si stanno affermando sempre più negli ultimi anni. Soprattutto in Europa, con il recepimento della direttiva 64/2010, a cui si è accennato nel par.7.1, gli Stati membri dell’Unione europea necessitano di interpreti che assistano l’imputato per tutta la durata del procedimento, al fine di garantire un processo equo. Considerando le necessità linguistiche, che spesso riguardano lingue non comunemente parlate e tenendo conto dei costi che queste necessità comportano, le modalità di videoconferenza e RI costituiscono un grande vantaggio. Tuttavia, a differenza di altri contesti, il ruolo dell’interprete in ambito giudiziario è molto più complesso: non riguarda soltanto il superamento dell’ostacolo linguistico, ma a seconda del tipo di procedimento e del sistema giuridico, dall’interpretazione dipendono aspetti molto importanti, che nei procedimenti più impegnativi possono riguardare la libertà o addirittura la vita. Gli studi che si concentrano sull’utilizzo della videoconferenza o del remote interpreting in ambito giudiziario mirano a verificare se queste tecnologie siano adatte in un contesto così delicato e se le condizioni a cui l’interprete è sottoposto compromettano la qualità dell’interpretazione.
2 Il codice è scaricabile alla pagina: aiic-italia.it/page/attachment/1407 http://wp.videoconference-
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Braun (2014: 160-176) si è particolarmente concentrata su questo tipo di indagine3 e in
collaborazione con Taylor (2012), ha condotto uno studio interessante sulla qualità dell’interpretazione. Questo studio è parte del progetto AVIDICUS, un progetto finanziato dall’Unione europea, specifico per lo studio delle modalità di VCI e RI nell’ambito giudiziario. Il progetto è articolato in tre fasi, di durata biennale o triennale; l’ultima fase si è conclusa nel 2015 e i risultati finali, che sono stati presentati durante l’International Symposium: Bilingual Videoconferencing in Legal Settings, tenutosi a Parigi nel gennaio 2016, non sono ancora stati pubblicati. Tra i risultati attesi nell’ultima fase del progetto, figurano: una formazione per gli interpreti e per gli esperti giuridici in merito all’uso di queste tecnologie; la definizione di criteri relativi agli impianti utilizzati per una qualità di suono e video ottimali; infine, la pubblicazione di linee guida consultabili sul sito di E-Justice4, il portale europeo della giustizia elettronica. Oltre al progetto AVIDICUS, un altro progetto è stato condotto da EULITA, acronimo per European Legal Interpreters and Translators Association”. EULITA è un’associazione che riunisce al suo interno le associazioni europee di traduttori e interpreti giudiziari europee; è stata fondata ad Anversa nel 2009, nell’ambito del Programma “Giustizia Penale”5 della DG Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione europea. Membro per l’Italia è l’AssITIG, Associazione Ialiana Traduttori e Interpreti Giudiziari.
Ruolo primario di questa associazione è promuovere la qualità della giustizia, garantire l’accesso alla giustizia attraverso le lingue e le culture e infine, garantire il rispetto dei principi fondamentali dei diritti umani sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU)6.
EULITA ha inoltre stabilito un codice deontologico per la professione dell’interprete e del traduttore in ambito giudiziario e opera per il riconoscimento della professione a livello internazionale.
Tra i progetti condotti da EULITA, TRAFUT7 (acronimo per Training for the future) dedicato all’implementazione della direttiva europea 2010/64/EU, include fra i suoi punti le questioni relative all’utilizzo di VCI e IR nei procedimenti giudiziari. A questo tema sono state dedicate
3 L’elenco delle pubblicazioni di Braun e degli altri studi che si sono concentrati su questa tematica è
consultabile alla pagina: http://wp.videoconference-interpreting.net/?page_id=29 (Ultima consultazione: 07/02/2016).
4 https://e-justice.europa.eu/home.do (Ultima consultazione: 09/02/2016)
5 http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=URISERV:l10110 (Ultima consultazione: 09/02/2016)
6 Tradotto dalla versione inglese pubblicata alla pagina http://eulita.eu/mission-statement (Ultima consultazione:
08/02/2016).
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più sessioni nel corso dei workshop che si sono tenuti in più capitali europee; alcuni interventi hanno toccato anche aspetti più specifici, come l’utilizzo delle tecnologie relativo all’interpretazione in lingua dei segni8 e l’implementazione di una rete di postazioni per l’IR da
parte del Metropolitan Police Service9 di Londra.
8 Salami, M. Sign-language interpreting in Europe. TRAFUT, Anversa, 18-20 ottobre 2012.
http://www.eulita.eu/antwerp-programme (Ultima consultazione: 09/02/2016)
9 Haddon, M. Interpreting hubs in MET police TRAFUT, Anversa, 18-20 ottobre 2012.
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CONCLUSIONE
Trattare di tecnologia in una tesi non è facile, poiché è un argomento in continua evoluzione, difficile da “contenere” in un numero limitato di pagine. Basti pensare che nel momento in cui si redigono le conclusioni di questo studio, sono già disponibili nuovi prodotti: Microsoft® ha appena immesso sul mercato Surface Pro4®, il tablet che, secondo la descrizione promozionale, “promette di sostituire il portatile, progettato per adattarsi perfettamente al tuo stile di vita”1; Apple® si appresta a lanciare sul mercato i nuovi IPhone 7®2 e iPad 3®3;
l’Università di Bologna, in collaborazione con tre università europee, ha appena illustrato un progetto per lo sviluppo di ILOCALAPP4 l’applicazione dedicata all’apprendimento
dell’italiano, del finlandese, del polacco e del portoghese attraverso il metodo dell’incidental learning5.
Proprio a causa della rapida evoluzione e della vastissima offerta del settore tecnologico, alcuni strumenti non sono stati trattati in questa tesi (ad esempio, i prodotti tablet offerti da Microsoft®, che supportano Windows®), ma altre soluzioni, non note in partenza e scoperte durante le numerose ricerche, non potevano non essere incluse; in questi casi, è stato necessario rivedere più volte lo schema iniziale, particolarmente nel caso delle app e dei software dedicati all’interpretazione.
Proprio nel caso dei software, la scoperta di Intragloss© è stata estremamente importante, seppur avvenuta casualmente durante la consultazione di un forum dedicato agli interpreti. Dal momento che la funzione presentata da Intragloss© corrispondeva molto all’idea di software alla base di questa tesi, è sembrato opportuno cambiare direzione rispetto a quanto previsto e analizzare la funzione nei dettagli. I risultati sono stati più che soddisfacenti: nel suo insieme, Intragloss© dimostra di essere uno strumento davvero completo e la sua funzione dedicata alla simultanea con testo è rapida ed efficiente. Sicuramente, se Intragloss© fosse stato immesso sul commercio in precedenza, il presente elaborato avrebbe presentato uno studio sperimentale atto a verificarne l’utilità. Qualora vi fosse l’opportunità di approfondire l’analisi presentata in
1 https://www.microsoft.com/surface/it-it/devices/surface-pro-4 (Ultima consultazione:09/02/2016)
2 http://www.lastampa.it/2016/01/14/tecnologia/come-sar-liphone-senza-jack-per-la-cuffia-ma-con-la-ricarica-
wireless-PTk10Zld8VW4FLnNA53GmO/pagina.html (Ultima consultazione: 09/02/2016)
3 https://www.lastampa.it/2016/02/03/tecnologia/i-piani-di-apple-per-la-primavera-nuovo-ipad-nuovi-cinturini-
per-watch-iphone-se-AUOCuY7nvifgK7AVSWOEnI/pagina.html (Ultima consultazione: 09/02/2016)
4 http://www.ilocalapp.eu/ (Ultima consultazione: 21/02/2016)
5 L’incidental learning è una tra le forme dell’apprendimento informale; per ulteriori dettagli si rimanda a
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questa tesi, sicuramente il nuovo studio si concentrerebbe su tale esperimento e, nella speranza che l’idea di software presentata nel paragrafo 6.1 venga concretamente sviluppata, su un confronto tra Intragloss© e il nuovo software.
Quanto alla simultanea con testo, l’indagine condotta attraverso il questionario ha dimostrato che questa tecnica non è solo utilizzata presso la CGUE, ma anche in altri ambiti; ciononostante, il suo impiego è limitato rispetto alle altre modalità di interpretazione. Come è già stato confermato nel par.2.3 e come previsto da alcuni interpreti intervistati, le domande non hanno permesso di ottenere risultati davvero precisi. Le motivazioni che hanno spinto a creare il modulo così come è stato presentato sono state fornite nello stesso paragrafo, ma ciò non vuol dire che l’indagine non possa essere perfezionata. Nell’attesa, dal momento che il questionario è disponibile in permanenza, il modello potrà continuare a generare risultati, così come è già stato: infatti, dopo l’analisi delle risposte illustrata nei capitoli 2, 3 e 4 e 5, alla data di oggi il questionario ha ottenuto altre 29 risposte, per un totale di 72 risposte complessive. I nuovi risultati sono consultabili in appendice, attraverso il file di riepilogo per le 72 risposte (§ Appendice XIV).
Confrontando il nuovo riepilogo con il riepilogo delle 43 risposte, non emergono differenze a livello qualitativo, ma solo quantitativo: i risultati sono gli stessi, anche nel caso dell’analisi incrociata presentata nel par.2.3; la sola differenza è un numero più grande di risposte per ogni opzione.
Analisi incrociata dei risultati ottenuti dal campione di 43 risposte
Analisi incrociata dei risultati ottenuti dal campione di 72 risposte
31 interpreti su 43 (72,1%) dichiara di ricevere raramente i testi dei discorsi (domanda n°1); 17 interpreti su 43 (41,5%) afferma che il testo è fornito nella maggior parte dei casi all’inizio della conferenza (domanda n°2);
54 interpreti su 72 (75%) dichiara di ricevere raramente i testi dei discorsi; 32 interpreti su 72 (45,7%) afferma che il testo è fornito nella maggior parte dei casi all’inizio della conferenza (domanda n°2);
Chi ha affermato di lavorare nell’ambito giudiziario (10 su 43 ossia il 23,3%), ha anche dichiarato di lavorare come interprete da più di 10 anni o da 3 a 10 anni. Di questi
Chi ha affermato di lavorare nell’ambito giudiziario (15 su 72 ossia il 20,8%), ha anche dichiarato di lavorare come interprete da più di 10 anni o da 3 a 10 anni. Di questi
133 interpreti, 2 hanno dichiarato di non aver mai praticato la simultanea con testo;
interpreti, 2 hanno dichiarato di non aver mai praticato la simultanea con testo;
Fra gli interpreti che hanno affermato di praticare la simultanea con testo in ambito giudiziario, solo 3 hanno affermato di impiegare questa pratica spesso o molto spesso; tuttavia, gli stessi hanno affermato di utilizzarla anche durante conferenze del settore pubblico e/o privato;
Fra gli interpreti che hanno affermato di praticare la simultanea con testo in ambito giudiziario, solo 6 hanno affermato di impiegare questa pratica spesso o molto spesso; tuttavia, gli stessi hanno affermato di utilizzarla anche durante conferenze del settore pubblico e/o privato;
14 interpreti su 43 hanno dichiarato di impiegare raramente la simultanea con testo (domanda n°3); 11 su 14 hanno motivato la risposta (domanda n°10) affermando che il testo è un elemento di disturbo, se ricevuto poco prima (78,6%);
21 interpreti su 72 hanno dichiarato di raramente la simultanea con testo (domanda n°3); 19 su 21 hanno motivato la risposta (domanda n°10) affermando che il testo è un elemento di disturbo, se ricevuto poco prima (86,4%);
2 interpreti su 43 (4.9%) hanno affermato di non aver mai utilizzato la simultanea con testo (domanda n°3).
4 interpreti su 72 (5,7%) hanno affermato di non aver mai utilizzato la simultanea con testo (domanda n°3).
Tornando all’analisi generale dei risultati, il fatto che i dati abbiano dimostrato che la simultanea con testo è poco utilizzata, indurrebbe a pensare che un software specifico per questa modalità sarebbe poco utile; probabilmente, nel caso della domanda n°10 (“Se non ha mai adoperato la simultanea con testo o se ha utilizzato questa tecnica raramente, è perché”) sarebbe stato più opportuno non fornire opzioni di scelta, per ottenere delle motivazioni più complete. Ciononostante, il software potrebbe essere sicuramente vantaggioso per gli interpreti della CGUE che hanno affermato, così come gli stagisti (cfr. Appendici I e II), di praticare da sempre e quotidianamente la simultanea con testo. Tuttavia, se il software fosse sviluppato esclusivamente per l’utilizzo presso la CGUE, bisognerebbe tener conto delle particolari necessità dei suoi interpreti: ad esempio, fino al 2013, come leggibile nei questionari, non era possibile consultare Internet attraverso i propri dispositivi in cabina, ma soltanto attraverso i
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notebook della Corte, sicuramente per motivi di sicurezza. Recentemente è stato chiesto ai funzionari interpreti se vi fossero stati cambiamenti in merito: un interprete ha risposto via mail che oggi è possibile utilizzare un tablet personale con collegamento diretto alla rete della Corte. Pertanto, le necessità di cui tener conto nello sviluppo del software riguarderanno il tipo di dispositivo e la disponibilità della connessione Internet.
Ad ogni modo, indipendentemente dall’utente finale e da quanto la simultanea con testo venga praticata, c’è un aspetto che vale per tutti e in tutti i casi: la formazione. La simultanea con testo non è ufficialmente inserita in nessun corso di laurea italiano, se non in qualche seminario (cfr. primo capitolo). A livello europeo, ad esempio le risposte dei due interpreti tirocinanti presso la Corte, laureati in Interpretazione presso l’ESIT di Parigi e l’Università di Mons, mostrano un quadro molto diversificato: nel primo caso, l’ESIT sembra offrire dei corsi dedicati esclusivamente alla simultanea con testo; nel secondo caso, tale tecnica non è parte della formazione.
Per le sue difficoltà, l’insegnamento della simultanea con testo potrebbe apportare più vantaggi: migliorare le proprie competenze sia in simultanea che in traduzione a vista, tecnica altrettanto utile in più settori, particolarmente in quello giudiziario (§2.2); imparare a ripartire la attenzione a seconda degli sforzi più o meno coinvolti.
In relazione alla tecnologia e al software illustrato, l’altra proposta è quella di inserire l’utilizzo del pc in cabina fra gli obiettivi dei corsi di interpretazione simultanea: consultare il pc durante l’interpretazione simultanea è un ulteriore sforzo a cui l’interprete deve far fronte, e ciò sarà possibile soltanto attraverso la pratica. Portare la tecnologia in cabina, o meglio in tutte le cabine, non dipenderà dall’evoluzione tecnologica, ma dalla capacità dell’interprete di saper coordinare i suoi sforzi. Gli studi di Quicheron (1993,1995) e di Valentini (2002) hanno dimostrato che gli interpreti erano restii all’utilizzo del computer in cabina; oggi la situazione è diversa, come provato dai risultati delle domande al questionario, ma la conoscenza dei numerosi strumenti a disposizione dell’interprete, seppur qui non dimostrato, è ancora molto limitata. In questa situazione, il dispositivo in cabina non viene utilizzato al massimo delle sue potenzialità; nel caso del primo utilizzo dei dispositivi in cabina, un approccio sbagliato, dovuto all’impossibilità di coordinare un ulteriore sforzo potrebbe indurre l’interprete a rinunciare e di conseguenza, il potenziale offerto dalla tecnologia resterebbe inutilizzato.
Nella tesi redatta nel 2010 nell’ambito degli studi triennali presso la SSLMIT di Forlì, oggi SLLTI, era stato analizzato l’impiego dell’interpretazione da e verso la lingua cinese
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nell’ambito giudiziario italiano. Viste le numerose lacune evidenziate dallo studio, a volte tali da compromettere il giusto svolgimento dei procedimenti giudiziari, si era auspicato l’insegnamento più approfondito della lingua cinese presso le Scuole per Interpreti e Traduttori, che in quegli anni, presso la Facoltà di Forlì, era insegnata soltanto come terza lingua, per un massimo di 3 corsi semestrali. Circa due anni dopo, il cinese è stato inserito nell’offerta formativa della laurea triennale come seconda lingua; è stato cioè introdotto un programma di durata triennale, con insegnamenti di traduzione, mediazione, lingua e letteratura. Sicuramente non sarà stata la tesi svolta a segnare questo importante cambiamento, ma piuttosto il mercato e le sue esigenze; tuttavia, si spera che la proposta di inserire l’utilizzo del pc in cabina fra gli obiettivi dei corsi di interpretazione simultanea sia di buon auspicio per un nuovo cambiamento, così come è stato per la lingua cinese.
Tuttavia, prima di concludere, è doveroso ricordare la premessa già illustrata nell’introduzione: anche se il mercato evolve, le competenze dell’interprete restano e resteranno sempre legate alla sue capacità personali; la tecnologia non deve essere considerata come un mezzo, ma solo come un ausilio.
Nel capitolo dedicato alle tecnologie, Seleskovitch e Lederer (2002: 362-377) si chiedono se le nuove tecnologie potranno un giorno sostituire l’interprete. A distanza di circa dieci anni, molte delle tecnologie descritte nel capitolo sono oggi utilizzate in modo diffuso, ma l’interprete non è stato ancora sostituito dalla macchina, e così come affermato dalle autrici, non potrà mai accadere. La qualità dell’interpretazione fornita da un interprete non potrà mai essere eguagliata da una macchina; le ragioni sono ben illustrate da Seleskovitch e Lederer in conclusione di capitolo (2002: 376), a cui si rimanda anche solo per la bellezza dell’argomentazione.
La qualità dell’interpretazione è il risultato dello studio approfondito delle tecniche di interpretazione, della gestione ottimale degli sforzi, di un’accurata preparazione, di un solido e ampio bagaglio culturale, di anni di pratica, nonché di una grande passione per la professione. La tecnologia non potrà mai sostituire adeguatamente nessuno di questi elementi, che devono pertanto essere sempre privilegiati nella formazione. Raggiunti questi obiettivi, i dispositivi elettronici, se utilizzati adeguatamente e al meglio delle loro potenzialità, non potranno che accrescere il valore di un’interpretazione di per sé ineccepibile.
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