Centro Sociale
C e n t r o Sociale
inchieste sociali - servizio sociale di gruppo educazione degli adulti
anno II - n. 4, 1955 — un numero L. 250 — abbonamento annuo (6 fascicoli e 12 tavole 70X 100, di cui 6 allegate) L. 2.300 abbonamento alle sole 12 tavole L. 1800 — spedizione in abbonamento postale gruppo IV - c. c. postale n. 1/20100 - Direzione Redazione Amministrazione: piazza Cavalieri di Malta, 2 - Roma - telefono 593.455
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S o m m a r i o i I libri e le persone
Joseph Rovan 3 La lettura a servizio dell’ educazione popolare
Due schede di lettura : 15 I - Fast, La via della libertà 23 II - Hemingway, Il vecchio e il mare 32 Documenti
37 Lettere al direttore 41 Notizie
45 Estratti e Segnalazioni
Cosa è la tradizione - Cosa è il folklore Allegati
L emigrazione (tavola di A lbe Steiner, commento di M . Addario e A . Canino).
Recensioni: R. Musatti, La via del Sud
(P. Volponi); G. Russo, Baroni e Contadini
(G. A. Marselli).
Periodico bimestrale redatto a cura del Centro Educazione Professionale Assistenti Sociali sotto gli auspici dell’ UNRRA CASAS Prima Giunta Comitato di direzione: Achille Ardigò, Vanna Casara, Giorgio Molino, Ludovico Quaroni, Giorgio Ceriani Sebregondi, Giovanni Spagnoili, Angela Zucconi - Direttore responsabile: Paolo Volponi - Redattore: Anna Maria Levi
I LIBRI E LE PERSONE
Le lettu re della signora Bovary
« Leggendo Paolo e Virginia, ella aveva sognato la casettina di bambù,
il negro Domingo, il come Fido, ma sopratutto l’amicizia di qualche buon
fratellino che vada a cercare per voi dei fru tti rossi su grandi alberi più
alti di campanili, o che corra a piè nudi sulla sabbia portandovi un nido
d’uccello ».
« Quando aveva compiuto i tredici anni, il padre l’aveva condotta in
città, per metterla in convento ».
« C’era al convento una vecchia zitella che tutti i mesi veniva per otto
giorni a lavorare di bianco ».
« Spesso le pensionanti sgattaiolavano fuori dallo studio per vederla.
Ella sapeva a memoria delle canzonette galanti del secolo scorso, e le can
tava a mezza voce, continuando a spingere l’ago. Raccontava delle storie,
dava informazioni su quel che succedeva di nuovo nel mondo, faceva delle
commissioni in città, e di nascosto prestava alle grandi qualche romanzo,
che portava sempre nelle tasche del grembiale, e di cui leggeva ella stessa,
la buona damigella, qualche lungo capitolo, negli intervalli del suo lavoro.
Non erano che amori, amanti, dame perseguitate che svenivano in qualche
padiglione solitario, postiglioni uccisi a ogni muta, cavalli scoppiati a ogni
pagina, foreste oscure, agitazioni di cuore, giuramenti, singhiozzi, lacrime
e baci, barchette al chiaro di luna, usignoli nei boschetti, signori coraggiosi
come leoni, dolci come agnelli, virtuosi come non se n’è mai visti, sempre
ben messi e pronti a piangere come fontane. A quindici anni, dunque,
Emma si sporcò le mani, per sei mesi, a quella polvere dei vecchi gabinetti
di lettura. Più tardi, con Walter Scott, s’infervorò di cose storiche, sognò
forzieri, corpi di guardia, e menestrelli. Avrebbe voluto vivere in qualche
vecchio maniero, come quelle castellane dai lunghi corsetti, che, sotto
un’ogiva trilobata, passavano le giornate, col gomito sulla pietra del davan
zale e il mento nella mano, a guardar venire dal f ondo della campagna un
cavaliere dalla piuma bianca galoppante su un cavallo nero.
Ebbe in quel tempo un culto per Maria Stuarda, e degli entusiasmi
pieni di venerazione per donne illustri o sfortunate. Giovanna d’Arco,
Eloisa, Agnese Sorel, la bella Ferroniera e Clemenza Isaura si staccavano,
per lei, simili a comete, dall’immensità tenebrosa della storia, in cui si
levavano pure qua e là, ma più in ombra e senza alcun rapporto tra loro,
Sa/n Luigi con la sua quercia, Boiardo morente, qualche atto feroce di
Luigi X I, un po’ di notte di San Bartolomeo, il pennacchio del Beam ese,
e sempre il ricordo di quei piatti dipinti dov’ era esaltato Luigi X IV ».
« Alcune sue compagne portavano in convento i loro libri di strenna.
Bisognava nasconderli, ed era un affar serio; bisognava leggerli in dormi
torio. Maneggiando con delicatezm le belle legature di seta, Emma fissava
gli occhi abbagliati sul nome degli autori sconosciuti, il più delle volte
conti o visconti, che avevano posto la firm a sotto quegli scritti.
Essa fremeva, sollevando col respiro la velina delle incisioni, che si
alzava piegata in mezzo, e ricadeva lentamente sulla pagina. Dietro la
balaustra d’un pogginolo si vedeva un giovane avvolto in un corto mantello,
che stringeva tra le braccia una fanciulla vestita di bianco con una borsa
appesa alla cintura; oppure i ritratti anonimi delle ladies inglesi dai riccio
ioni biondi, che sotto il tondo cappello di paglia vi guardavamo con grandi
occhi chiari. Ce n’era qualcuna sdraiata su una vettura, che correva in
mezzo a un parco; e un levriere saltellava davanti alla pariglia, condotta
al trotto da due piccoli postiglioni in calzoni bianchi. Qualche altra era
seduta su un divano, presso una lettera dissuggellata, e, fantasticando,
contemplava la luna per la finestra socchiusa, mezza coperta da una tenda
nera. Le ingenue, con una lacrima sulla guancia, baciucchiavano una torto-
rella attraverso le stecche d’una gabbia gotica, o sorridendo, con la testa
inclinata sulla spalla, sfogliavano una margherita con le ditine affusolate,
rivoltate in su, al modo di scarpini alla polacca. E c’eravate anche voi,
sultani dalla lunga pipa, deliziosamente assopiti sotto una pergola, tra le
braccia delle baiadere; e voi, giaurri, scimitarre turche, berretti greci; e
voi, sopratutto, paesaggi pallidi delle contrade ditirambiche, che ci mostrate
spesso le palme insieme con gli abeti, le tigri a destra e un leone a sinistra,
dei minareti tartari all’orizzonte e in primo piano dei ruderi romani, poi
dei cammelli inginocchiati; tutto ciò inquadrato da una foresta vergine
ben ripulita, e con un gran raggio di sole che cade a perpendicolo e tremola
nell’acqua, donde si staccano, come bianche scalfitture su un fondo d’acciaio
grigio, dei cigni che nuotano in lontananza ».
La lettura a servizio delFeducazione popolare
di Joseph Royan
I. Cultura e lettura
Trattare del necessario legame tra
lettura e cultura, a un primo sguardo
potrà sembrare una banalità lapalis
siana. Dai geroglifici al rotocalco,
infatti, i testi scritti e stampati hanno
costituito attraverso ogni età lo stru
mento privilegiato dell’iniziazione cul
turale; al manoscritto ed al libro è
stata affidata la tradizione di ogni
sapienza e conoscenza degna di essere
considerata « culturale ». La parola,
invece, che da tempi immemorabili
prima della storia era stato l’unico
veicolo per questa tradizione, ormai
da millenni vede ripiegarsi il suo
potere, tanto che la cultura della quale
le generazioni di oggi sono eredi giu
stamente è stata definita « libresca ».
Negli ultimi decenni, tuttavia, qual
che cosa è mutato : il cinema e la tele
visione da una parte, la radio, i dischi,
il magnetofono dall’altra, inducono gli
uomini del nostro tempo verso forme
di vita culturale maggiormente audi
tive e visive. Ad uso degli educatori
potrebbe essere opportuna la risco
perta della vecchia legge di Comte dei
tre stadi : da una forma culturale
ingenuamente visiva e auditiva fon
data sulla visione immediata del
mondo e sulla parola direttamente
ascoltata, dalla cultura dei poemi epici
e delle statue parlanti ( « L a Catte
drale, bibbia dell’illetterato »), attra
verso un lungo periodo di cultura
scritta e letta, siamo giunti oggi ad
una nuova fase, nella quaìe la nostra
visione del mondo è fatta ricca da
immagini e suoni prodotti, captati e
orientati dagli uomini. Come è natu
rale, al contrario dello schema com-
tiano, questi tre stadi non si esclu
dono a vicenda totalmente, e neppure
si succedono in discendenza diretta.
Nella società antica, nei momenti
in cui maggiormente fioriva la cultura,
il libro rimaneva riservato ad una
strettissima « élite » di iniziati (anche
perché non si conoscevano sistemi
meccanici per moltiplicarne le copie) ;
al di fuori di questi « happy few »,
fossero aristocratici, borghesi o schia
vi addottrinati, la gran massa restava
ferma allo stadio dell’immagine e
della parola, come al tempo di Omero,
e le statue del Foro, non diversamente
dalle Cattedrali in epoche successive,
rappresentavano il libro dei semplici.
Più tardi il primo Medioevo dimen
ticò quasi la nozione di una cultura
letteraria, e nuovamente prevalse in
Europa lo stadio primitivo, finché il
Rinascimento, che fu innanzitutto una
rivoluzione, riscoprì i libri e inventò
la stampa.
Tuttavia, nell’età dell’insegnamento
obbligatorio universale e della stampa
a rotativa che quotidianamente si
vende a centinaia di milioni di copie,
la cultura-lettura è ancora ben lon
tana da quel trionfo assoluto che a
prima vista le si potrebbe attribuire
e che l’ottimismo dei nostri padri le
dava per certo.
poco e soprattutto legge male ; ma su
questo punto ritorneremo più avanti.
Molti sono ancora fermi allo stadio
primitivo di una cultura fatta in pri
mo luogo di esperienza personale di
retta: la cultura del contadino che
impara il suo mestiere e la sua con
dotta morale guardando il mondo che
lo circonda, la cultura dell’operaio
senza
preparazione
professionale.
Queste « culture » in certo modo spon
tanee che sussistono al disotto della
cultura tradizionale libresca, più an
tiche di questa e nello stesso tempo
sovente più attuali, posseggono d’al
tra parte tesori di cui i libri erano
privi e di cui i libri ci privavano.
Grazie ad esse i canti epici conser
vavano vitalità e giovinezza, ed il
nuovo folklore moderno della canzone
« cittadina » è sorto riallacciandosi a
lontanissime voci del passato. In que
sto modo i nuovi strumenti della cul
tura di cui prima si è detto, le mac
chine che producono suoni ed imma
gini, si innestano non soltanto su di
una cultura fondata sul libro (con la
quale d’altra parte si trovano spesso
in conflitto), ma sulle sopravvivenze
tenaci di vecchie forme di cultura
orale e visiva spontanea.
L’imperio della lettura sul mondo
della cultura non è quindi né così
antico, né così incontestato, né so
prattutto così universale come può
parere a prima vista, e le società di
oggi si compongono di persone che non
hanno imparato a leggere, e che
quindi non leggono ancora; che, pur
conoscendo l’alfabeto, non leggono o
leggono poco ; che hanno letto e non
leggono più. Nello stesso tempo le
macchine sconvolgono dal profondo
le strutture tradizionali del campo
di esperienza della grandissima mag
gioranza degli uomini e delle donne,
improvvisamente chiamati a parte
cipare direttamente ad avvenimenti
e fenomeni che si producono cento,
mille miglia lontano dal luogo che
fino ad oggi limitava il loro uni
verso. Molti sono quelli che passano
dall’immagine vissuta all’immagine
cinematografica senza fermarsi allo
stadio intermedio del libro. La nuova
civiltà del macchinismo e del tecni
cismo estende d’altra parte questi
nuovi sviluppi fino a toccare quegli
strati sociali che fino a ieri fornivano
le élites della cultura libresca. Le
distanze culturali tra uomini e grup
pi di uomini tendono ad accorciarsi
come le distanze fisiche. Si va così
elaborando una nuova cultura, o
meglio — per usare un termine che
non contenga un giudizio positi
vo — una nuova situazione cultu
rale, assai più vicina all’unità di
quanto non sia mai stata in alcuna
altra epoca, fin dalle lontane origini
di una umanità genericamente incolta.
Troppo sovente, quando si parla di
cultura popolare, si attribuisce a que
sta espressione il senso di uno sforzo
fatto per dare la « cultura » al « popo
lo ». Si dimentica che al termine del
processo di cui si è detto il popolo
non sarà più lo stesso popolo, né la
cultura sarà la stessa cultura. Occor
re quindi esaminare alla luce di que
ste riflessioni la situazione della let
tura nella cultura d’oggi e la sua pro
babile funzione nella cultura di do
mani, in questa « cultura popolare »,
cioè, che va oggi formandosi allo stato
selvaggio, e la cui generazione spon
tanea cade sotto gli sforzi diretti dalla
« educazione popolare » a disciplinar
la, armonizzarla, perfezionarla.
II. Ostacoli tra libro e lettore
(o dalla rivista), non può darsi una
vita culturale degna di questo nome.
Tuttavia, come si è detto, anche la
maggior parte dei non illetterati legge
poco e legge male. Al termine della
frequenza scolastica (la quale non
dappertutto si prolunga fino all’età di
14 anni, come sarebbe d’obbligo in
teoria), l’analfabetismo di ritorno a
poco a poco riporta verso l’ignoranza
l’adolescente, proprio nel momento in
cui si affacciano sulla sua strada i
diritti e i doveri della vita dell’adulto.
Anche chi non ha dimenticato del tutto
il magro bagaglio scolastico, sovente
si lascia sommergere da quello che
potremmo chiamare « analfabetismo
culturale » : sa apporre la sua firma,
forse sa anche scrivere una lettera,
legge — se così si può dire — i fumet
ti, legge i settimanali illustrati, i ro
manzi d’appendice, forse un quoti
diano, forse qualche manuale di argo
mento tecnico o professionale. Le de
vastazioni di questo « analfabetismo
culturale » si estendono per larghis
simo raggio, fino a raggiungere le
« persone istruite ». Non sono pochi i
medici, gli ingegneri, i funzionari, le
donne di casa fiere del loro titolo di
laurea, le cui esigenze in fatto di qua
lità letteraria e le cui curiosità sociali
e morali non superano quelle di un
operaio, dall’età di 14 anni buttato in
un mestiere che subisce, in uno sforzo
fisico estenuante che uccide in lui per
sino il desiderio di evadere dal cerchio
fatale della fatica, del sonno, dei pochi
piaceri e divertimenti elementari. La
educazione popolare, però, anche se
teoricamente deve indirizzarsi verso
tutti i cittadini, è dovuta in primo
luogo a coloro che in partenza sono
stati mal favoriti dalla sorte; prima
di proporsi di far leggere meglio chi
legge male per sua colpa, dovrà chie
dersi di quali mezzi disponga per ve
nire in aiuto di chi legge poco e male
perché con le sue sole forze non ha
potuto far di più.
Non si tratta di una preoccupazione
nuova, e ad essa in quasi tutti i paesi
civili rispondono le pubbliche biblio
teche, ed anche le biblioteche popolari
d’iniziativa pubblica o privata. Queste
istituzioni sono per la massima parte
sorte in un periodo in cui ogni tenta
tivo a servizio dell’educazione popo
lare era improntato a tendenze pater
nalistiche, tanto entusiaste quanto in
genue. Le biblioteche popolari, salvo
alcune notevoli eccezioni, sono ancora
oggi edizioni in formato ridotto delle
biblioteche « nobili », delle vere biblio
teche per persone istruite. Lo spirito
paternalista, inoltre, si contentava di
mettere sale e depositi a disposizione
del « popolo ». Che volesse e sapesse
profittarne, era cosa che riguardava il
popolo soltanto. Il libro c’è ; le biblio
teche ci sono : se il « popolo » non leg
ge, a chi, se non a lui, si potrà impu
tarne la colpa?
Il libro, nostro amico e compagno,
non potrà certo avere, agli occhi del
l’operaio o del contadino medio, lo
stesso fascino, la stessa personalità
che ha per noi. L’adulto di domani
riporta dal tempo della scuola, nella
quale non sempre è stato allievo bril
lante, un ricordo penoso del libro, delle
ore di fatica spese su testi diffìcili e
pesanti, delle punizioni ricevute pro
prio per causa del libro. Ma se anche
un giorno o l’altro gli venisse alla
mente di ritornare ai libri, troverebbe
per via ostacoli di ogni genere. La
biblioteca è un mondo sconosciuto, che
ha regole e leggi particolari. L’operaio
mal vestito, che entra nella biblioteca
con le scarpe insudiciate dal lavoro,
non appena ne varca la soglia si sente
accolto da un’ondata di diffidenza e di
sorpresa. E se vuol comprarsi i libri,
per leggere in casa, si trova di fronte
al prezzo, sempre troppo alto, di fron
te soprattutto alle difficoltà della
scelta. Il libro non si rivela dall’ester
no, è quasi impossibile capire che cosa
contenga ; e l’uomo del popolo non può
avere quella sensibilità, quel « fiuto »
che permette all’intellettuale di ren
dersi conto quasi dalla copertina, cQn
pochi rapidi sguardi, mediante una
valutazione velocissima, fatta di mol
teplici riflessi acquisiti, del contenuto
e talvolta anche del valore di un’opera.
La consuetudine col libro è possibile
soltanto quando vi sia una complicità
a lungo maturata : tra il libro e il let
tore che « sa leggere » si stabilisce una
sorta di framassoneria.
Le difficoltà dovute ai locali, la pro
miscuità, il rumore, la mancanza di
comodità, molti altri fattori, rendono
poco agevole la lettura a domicilio. E
d’altra parte, tornando alla lettura
pubblica, l’orario di apertura delle
biblioteche, del prestito e della consul
tazione, non sempre corrisponde
all’orario che il lavoro impone agli
operai e ai contadini. Si aggiunga la
sala di lettura, generalmente squal
lida, sovente sporca, male illuminata,
dalle pareti nude o ornate di vecchi
calendari dimenticati, fredda d’inver-
na e troppo calda in estate. Molti bi
bliotecari non credono ancora all’im
portanza del libero accesso agli scaf
fali, e tengono i libri chiusi dietro i
vetri e le griglie. Il lettore, per orien
tarsi nella scelta, deve ricorrere ai
tradizionali cataloghi per autore o per
soggetto, la cui utilizzazione presup
pone una familiarità con determinate
forme di pensiero che manca alla
maggior parte degli eventuali fre
quentatori.
Il bibliotecario dovrebbe allora farsi
educatore, consulente, orientatore,
senza mai dimenticare che il fine della
lettura, come dell’educazione popolare
nella sua totalità, sta nell’autonomia
della personalità umana. Troppi bi
bliotecari invece tra noi che non han
no imparato a esercitare la loro pro
fessione con intenzioni e metodi da
educatori. Troppi, che, pur accettando
il principio del libero accesso, non ten
tano il minimo sforzo per guidare e
assistere i lettori disorientati di fronte
alla muta congerie di libri, come poco
prima lo erano di fronte alla ordina
tissima astrazione dei cataloghi.
Non si vuole qui naturalmente pro
nunciare un atto d’accusa, che suone
rebbe inutile e ingiusto per la maggio
ranza dei bibliotecari popolari, cui
non mancano dedizione e competenza.
Non le persone sono colpevoli, ma il
sistema e lo spirito, che devono essere
riformati se si vuole che la lettura
pubblica esca dal suo isolamento e
della sua mancanza di efficacia.
La lettura pubblica, però, le biblio
teche che in teoria sono a disposizione
di tutti e che occorre in pratica avvi
cinare alla massa dei possibili lettori,
non rappresentano tutta la lettura. Il
responsabile della biblioteca, se vuole,
può esercitare un’azione di guida, può
aiutare i suoi « clienti » ad uscire dal
lo schema tradizionale : un po’ d’amore
vazione vale del resto per letture di
genere più « elevato », specialmente
nel campo delle « belle lettere ». Molti
bibliotecari sanno bene che le letture
dei « clienti » non lasciano in loro che
tracce fugaci. (Diverso è il caso dei
libri tecnici, letti per ragioni profes
sionali, e verso i quali si sviluppa
quindi un interesse attivo). Siamo qui
di fronte al vastissimo campo della
lettura-evasione, della lettura-surro
gato, che può diventare la lettura-dro
ga. Uno scrittore francese ha formu
lato, per uso di una stretta cerchia di
intellettuali dell’alta cultura, questa
espressione aggressiva ma giusta :
« la lettura, questo vizio impunito ».
Tanto più giusta e più vera oggi nei
riguardi della massa dei lettori prigio
nieri della cosiddetta « stampa del
cuore », delle avventure di « Super
man », del delitto, della fantascien
za (1).
III. Club di lettura
La situazione ora illustrata è quella
che si ritrova con poche trascurabili
varianti in tutti i paesi « colti » del
mondo moderno. Per l’educatore popo
lare si traduce in tre problemi fonda-
mentali :
— Come portare alla lettura (una
lettura degna di questo nome) chi
legge poco o legge male?
— Come trasformare le biblioteche
popolari in istituzioni che siano in
grado di far leggere di più, meglio,
con migliori risultati, tutti coloro che
costituiscono la massa degli attuali
lettori e soprattutto dei possibili
lettori?
(1) Naturalmente non si tratta di to gliere alla lettura la sua funzione di occu pazione del tempo libero, di divertimento, ma ci son divertimenti nobili, o per lo meno innocenti, e altri che invece esercitano un effetto degradante. E l’educazione degli adulti si propone di rendere educativi e culturali i nostri divertimenti, senza tut tavia farli diventare noiosi.
— Come integrare la lettura con
altre attività, quali il cinema, la radio,
la televisione, i viaggi, lo sport, la
musica, il teatro, in un grande sforzo
educativo concepito come un tutto
unico?
Si cercherà qui di rispondere a
questi interrogativi fondandosi sulle
considerazioni e le esperienze concrete
sviluppatesi in Francia, in particolar
modo su quelle elaborate dall’associa
zione « Peuple et Culture » (2).
Al primo quesito risponde il metodo
del Club di Lettura, e del Montaggio.
In un gruppo qualsiasi di ragazzi o
di adulti, riuniti per una attività co
mune, sportiva o culturale, in un cen
tro di educazione popolare, in un cen
tro sociale, in una fabbrica, in un cir
colo rurale, o anche semplicemente in
torno ad una persona che goda di una
certa influenza, si nota che l’interesse
per la buona lettura è scarso. Una
sera, dopo il lavoro, il responsabile o
l’animatore riunisce allora intorno a
sé il suo piccolo pubblico e dà lettura
di un romanzo. Potrebbe leggere il
libro intero, stabilendo un certo nu
mero di serate di lettura : ma, soprat
tutto all’inizio, c’è da temere che l’at
tenzione si allenti, che le preoccupa
zioni della vita quotidiana insorgano
ad interrompere la riflessione sulle
pagine ascoltate ; e ancora, se la lettu
ra richiede parecchie sedute, la discus
sione non potrebbe aver luogo che alla
fine, e la maggior parte delle riunioni
si svolgerebbero senza dibattito. E’
dunque generalmente preferibile ope
rare dei tagli nell’opera che si vuol
presentare, per estrarne i passi essen
ziali (avendo cura, però, che da essi si
svolga una trama continua e compren
sibile), e collegarli quindi con brevi
intermezzi,
per
quanto
possibile
semplici e concisi. Questa lettura
non dovrebbe mai prolungarsi oltre
45-50 minuti, perché l’attenzione di
chi viene dal lavoro ed ha dietro di
(2) Vedi a pag. 14.
sé lunghe ore di faticoso sforzo fisico,
non potrebbe resistere per un tempo
maggiore ad una seduta che richiede
immobilità e attenzione. Quando sem
bri opportuno, una breve intraduzione,
la cui durata non deve mai superare i
5 minuti, permette di presentare l’au
tore ed eventualmente di precisare le
intenzioni del libro. Questo tipo di
presentazione deve servire ad evitare
i malintesi e ad orientare la riflessione
degli ascoltatori, deve mettere in
risalto, nei riguardi sia del testo che
delle intenzioni dell’autore, quelle pre
occupazioni e quei significati che ab
biano rapporto con gli interessi e la
condizione di chi ascolta.
Dopo la lettura ad alta voce — e
dopo qualche minuto di intervallo che
permetta a chi è stanco o a chi ha
fretta di lasciare la sala — l’anima
tore dovrà iniziare un dibattito. Per
far ciò avrà cura di applicare le « tec
niche della discussione », di guidare
lo svilupparsi degli interventi senza
indirizzarlo con autorità; cercherà di
far parlare quelli che stan zitti e di
impedire ai più loquaci di impadro
nirsi dell’andamento della discussione.
Solo alla fine esprimerà il proprio giu
dizio, a meno che non si avveda che il
dibattito ha preso una direzione inu
tile o falsa. La sua parte richiede
insieme umiltà e decisione. Deve infat
ti saper modificare la propria opinione
se, alla luce degli interventi, emer
gono nuovi aspetti della questione che
forse prima gli erano sfuggiti : l’edu
cazione popolare è sempre un lavoro
di « équipe ».
Pur evitando di costringersi in una
cornice troppo rigida, l’animatore può
generalmente seguire un certo sche
ma ; comincerà, per esempio, ad infor
marsi delle reazioni globali : il libro è
piaciuto oppure no? Cercherà poi di
chiarire le ragioni delle risposte. A
questo punto il dibattito, insensibil
mente, viene a toccare il soggetto, l’in
treccio : si può cercare di ricostruirlo
tutti insieme, e poi — se necessario —
sottolineare quel certo episodio la cui
importanza è sfuggita all’uditorio. Ci
si chiederà allora quali potevano es
sere le intenzioni dell’autore, e se in
complesso l’opera può dirsi riuscita
in relazione ad esse. Il passaggio che
logicamente segue, conduce a proble
mi di forma, sempre difficili da isolare
quando si tratta di un pubblico popo
lare : gradualmente le discussioni del
« club di lettura » permetteranno di
rendere più aperta la recettività del
pubblico nei riguardi di questi pro
blemi. Alla fine si porranno degli
interrogativi sul significato del libro
e dei temi in esso trattati in relazione
alla nostra vita, sulla loro attualità,
sulla loro « utilità ». La discussione
può continuare, ma in generale rischia
di impoverirsi dopo una mezz’ora ;
non è opportuno cercare di prolungar
la artificiosamente : è preferibile — al
contrario — interromperla quando è
ancora vivace, lasciando negli ascol
tatori un certo appetito, senza tutta
via dar loro l’impressione che si siano
voluti eludere argomenti scabrosi o
che si sia voluto evitare di giungere
a delle conclusioni.
qualche manuale tecnico. Mediante la
discussione, inoltre, ha modo di svilup
parsi tra gli ascoltatori lo spirito di
partecipazione, di attività, di corre
sponsione, e l’animatore è in grado di
verificare il profitto che i suoi lettori
traggono dalle opere « lette » insieme.
Comprendendo lettura e discussio
ne, il « club di lettura » è già di per sé
un inizio di ciclo culturale, facile da
perfezionarsi integrando la lettura
con l’audizione di dischi e la proie
zione di un documentario.
Come si fa un montaggio ?
L’iniziativa di un montaggio risale
sempre ad un animatore o a un grup
po di animatori cui un dato libro, giu
dicato adatto per un montaggio, è
piaciuto particolarmente. Il libro che
meglio si presta al montaggio non
deve essere né troppo lungo (i tagli
renderebbero incomprensibile la nar
razione), né troppo complesso. La scel
ta dei passi significativi diviene infat
ti difficile se troppi personaggi hanno
parti di protagonisti e se l’intrec
cio principale non è abbastanza netto
ed evidente. Il tema centrale deve pre
sentare dei nessi con l’esperienza uma
na degli ascoltatori, con la loro con
dizione di uomini e donne, la loro
vita familiare, il loro mestiere, i gran
di problemi della vita : amore, adole
scenza, pace, pane. E’ inoltre indi
spensabile che l’azione sia vivace, per
permettere alla lettura un andamento
drammatico. Soprattutto agli inizi e
nei confronti di un auditorio poco pre
parato, le descrizioni stancano, a meno
che non siano particolarmente sug
gestive.
Operati i tagli, si presenta il testo al
giudizio di un gruppo di responsabili.
A questo punto, assai sovente, ci si
rende conto che esso è ancora troppo
lungo, che quel certo particolare non
è comprensibile, quel certo carattere
mal elaborato. Tenendo conto delle
critiche si rimette mano al testo, e lo
si legge per la seconda volta al gruppo
di responsabili, uomini e donne che
in qualche modo sono degli « educa
tori », dei collaboratori dell’educa
zione popolare. Se l’autore del mon
taggio ha anche la parte di lettore, di
« voce recitante », le critiche dovran
no considerarne anche la voce, il modo
di leggere, l’espressività. Potrà acca
dere che il montaggio richieda una
terza stesura : in ogni caso potrà es
sere sperimentato con un gruppo di
ascoltatori « popolari » soltanto dopo
l’approvazione della commissione di
controllo. Non di rado si richiede una
ulteriore revisione anche dopo una o
due sperimentazioni.
Quando il montaggio sembri, se non
perfetto, almeno definitivo, lo si può
stampare e mandare ai numerosi edu
catori che desiderino servirsi del me
todo del « club di lettura ». Il mon
taggio stampato consiste in alcune
raccomandazioni circa la lettura e la
presentazione, e nell’indicazione esat
ta delle pagine e dei brani da leggere
ad alta voce. E’ importante sottoli
neare che non viene proposto per una
imitazione pedissequa : ogni educatore
si avvantaggerà ad adattarlo, modifi
carlo, correggerlo, quando ne senta la
necessità in relazione alle possibilità
del suo ambiente particolare. Il mon
taggio stampato è soltcmto un punto
di partenza, tale però da perm ettere
a molti di trarre profitto' dal lavoro di
pochi. Generalmente il montaggio
viene pubblicato insieme ad una sche
da di lettura (si veda più avanti) rela
tiva al medesimo libro, che dà modo
all’educatore di documentarsi sull’au
tore e sull’opera.
L’arte del leggere ad alta voce non
è soltanto un dono naturale : la lettura
espressiva può essere imparata attra
verso un lungo allenamento, una
stretta aderenza alle critiche suscitate
dal « lettore ». Questo dovrebbe, per
quanto possibile, variare la voce e gli
effetti vocali a seconda degli episodi
dell’azione, a seconda dei personaggi
da individuare. In Francia vengono
organizzati numerosi corsi e « sta-
ges » di « lettura espressiva » per
l’addestramento degli animatori dei
clubs di lettura. Ogni bibliotecario o
responsabile di un centro dotato di
biblioteca dovrebbe essere interessato
a seguire questi corsi, e gli enti di una
certa importanza dovrebbero essere
interessati ad organizzarne ad uso dei
loro animatori. Tuttavia, anche senza
la partecipazione a corsi speciali, le
tecniche di presentazione orale posso
no essere migliorate con l’aiuto del
l’esercizio ; per chi ne possa disporre,
è utilissimo l’uso del magnetofono,
per il controllo della propria voce.
Con gruppi più evoluti si può pro
vare ad assegnare più copie di un
determinato romanzo a diversi lettori :
è quasi un inizio di « drammatizza
zione », dal quale si può proseguire
fino al punto di mettere insieme, par
tendo da un libro, un vero « gioco
drammatico », in cui il gruppo viene
ad essere nello stesso tempo autore
collettivo e compagnia drammatica.
Soprattutto agli inizi, però, è bene
guardarsi da ambizioni eccessive ed
evitare di bruciare le tappe. (Il meto
do della distribuzione delle parti si
presta invece senza difficoltà alla let
tura ad alta voce di opere teatrali).
Un animatore attivo e che sia buon
pedagogo, dopo un certo periodo di
tempo, potrà far partecipare all’ela
borazione del montaggio alcuni mem
bri del gruppo « popolare », ed anche
affidarne l’intera preparazione ad un
ascoltatore particolarmente dotato e
preparato.
Il metodo del « club di lettura » e
del « montaggio » — che si limita in
fondo alla sintesi e al ripensamento di
una pratica non nuova — così conce
pito e sperimentato, ha ottenuto in
Francia ottimi risultati in seno a
numerosi gruppi di educazione po
polare.
IY. La scheda di lettura
Ogni biblioteca popolare è, o do
vrebbe essere, un’istituzione di educa
zione popolare, ogni bibliotecario un
educatore.
Il club di lettura e il montaggio per
mettono al responsabile di una biblio
teca di risvegliare interesse verso let
ture serie e fertili in molti di coloro
che fino a quel momento si servivano
della biblioteca svogliatamente e ma
lamente. Il club di lettura, però, oltre
al valore permanente che gli deriva
dal carattere comunitario, ha un’altra
funzione più strumentale e provvi
soria : esso prepara infatti alla lettura
individuale, alla solitudine del lettore
di fronte al libro, a questa situazione
così ricca di esperienze nuove, così
insostituibile.
Ma nelle piccole biblioteche, nelle
biblioteche che sono semplicemente un
servizio di un ente, di una istituzione,
di un centro (ed è il caso della maggior
parte delle nostre biblioteche, che sono
poi quelle più vicine agli ambienti
popolari, siano esse biblioteche azien
dali, biblioteche di Case per la Gio
ventù, di Centri Sociali, ecc.), nelle
quali generalmente vi è un solo
responsabile, sovente occupato per la
sola mezza giornata, come si potrà
orientare il pubblico e guidarlo nella
scelta delle letture, come si dovrà pro
cedere per avere la certezza che al let
tore è data la possibilità, partendo da
una data opera, di seguire un processo
logico e fruttuoso? Il bibliotecario non
può avere letto tutti i volumi a lui affi
dati, non può conoscere la miglior uti
lizzazione pedagogica di ognuno di
essi. La sua vocazione pedagogica deve
allora essere aiutata mediante uno
strumento appropriato : questo stru
mento è la scheda di lettura.
loro biblioteche. Le schede di « Peuple
et Culture » si distinguono soltanto
per l’intenzione pedagogica che pre
siede alla loro redazione. La scheda
di lettura di « Peuple et Culture » con
sidera il bibliotecario come un educa
tore degli adulti e si propone di sug
gerirgli idee, indicazioni sulle pagine
che hanno valore documentario, sulla
vita e sulle altre opere dell’autore, su
altri libri utili come complemento di
quella prima lettura, su films, dischi,
poesie, canzoni che, insieme al libro
in questione, possano formare un ciclo
culturale sul tema che si va trattando.
Una scheda, insomma, che pur for
nendo le indicazioni bibliografiche
consuete, considera il libro come stru
mento di educazione popolare e in
funzione del pubblico che dovrà trame
profitto : una scheda che deriva da una
concezione dinamica e sociale della
lettura.
Il perfezionamento dell’attuale for
mula delle schede di « Peuple et Cul
ture » ha richiesto molti anni, molti
tentativi mancati e non poche incer
tezze. Per un certo tempo l’idea di
compilare una scheda da affidare diret
tamente nelle mani dei lettori ha fatto
concorrenza a quella della scheda
destinata al bibliotecario o all’anima
tore. L’esperienza ha dimostrato che
il pubblico « popolare », il quale deve
essere guidato nel suo procedere verso
la lettura, ha bisogno di guide più visi
ve, meno astratte. Oggi la scheda è
utile innanzitutto per la preparazione
personale dell’animatore, poiché gli
dà modo di rendersi rapidamente con
to del contenuto e della possibile uti
lizzazione di un libro che non ha
ancora letto; e dopo che avrà letto il
libro l’aiuterà a formarsi un giudizio
ed a preparare la discussione che do
vrà organizzare per il suo gruppo.
Le schede di lettura vengono elabo
rate seguendo lo stesso procedimento
adottato per i montaggi. Molto soven
te le une e gli altri vengono impostati
nello stesso tempo e affidati alla stessa
persona ; e successivamente, poi, stam
pati insieme. In certi casi, quando ne
sia fornita l’occasione da un paralle
lismo evidente, una scheda di lettura,
insieme con il montaggio, può essere
accoppiata ad una scheda di film, la
quale è destinata agli animatori di
cine-club e segue gli stessi princìpi
osservati nella scheda di lettura. Non
si deve infatti dimenticare che la mag
gior parte dei gruppi di educazione
popolare è polivalente, cioè si serve di
numerose tecniche (lettura, film, ra
dio, teatro, ecc.) senza specializzarsi
particolarmente in una. L’animatore
della biblioteca sarà sovente nello stes
so tempo l’animatore dell’attività di
cine-club. Una scheda composta « let
tura-film » che tratti sia del romanzo
di Stendhal « Le rouge et le noir », sia
del film che ne è stato ricavato, sarà
quindi di interesse e utilità immediata
quando il gruppo avrà occasione di
leggere il testo di Stendhal dopo aver
visto il film di Autant-Lara, o vice
versa.
Naturalmente il responsabile di una
biblioteca è libero di elaborare perso
nalmente e direttamente le schede di
lettura che si riferiscono ad opere a
lui ben note. Sarà sempre un utile
esercizio, se non altro perché costrin
gerà il redattore della scheda ad ap
profondire le sue riflessioni sul signi
ficato di un libro e sulle possibilità di
utilizzazione. Sarà però sempre van
taggioso per l’animatore lavorare in
stretta unione con un gruppo di colla
boratori, o di lettori già ben prepa
rati. Anche la scheda di lettura è il
risultato di un lavoro in « équipe ».
Lo stesso si può dire per la Guida di
lettura, altro strumento al servizio
di una concezione educativa della bi
blioteca popolare, della quale per man
canza di spazio si tratta qui molto
brevemente. Un gruppo di lettori
sotto la direzione di un responsabile,
inizia lo studio di un vasto problema
che sta a cuore a tutti, la famiglia, la
giovinezza, l’infanzia, il Comune, l’in
dividuo e lo Stato, la fabbrica, l’azien
da agricola, ecc. Si cercano i libri più
importanti che trattano questo argo
mento, romanzi, poesie, studi socio
logici, statistiche, ecc. Li si raggrup
pa secondo un ordine progressivo che
deve essere elaborato di volta in volta
a seconda del tema, e se ne estraggono
passi significativi. Si raccolgono quin
di illustrazioni, fotografie, riprodu
zioni di quadri celebri, statue, monu
menti, opere grafiche. I films che han
no trattato il medesimo argomento
possono fornire documenti eloquenti.
Se qualche membro del gruppo ha
disposizione per il disegno, contri
buirà direttamente al lavoro comune.
I testi e le illustrazioni prescelte, le
indicazioni bibliografiche, filmografi-
che, discografiche, verranno quindi
applicate su fogli di carta da disegno
di colore diverso : questa « impagina
zione », insieme alla scelta dei « pez
zi », costituisce la parte più difficile
e più interessante del lavoro. Ne risul
terà un album di dieci, venti pagine
al massimo, che praticamente sarà un
catologo parlante; il lettore sprovve
duto che voglia occuparsi di un dato
argomento generale, vi troverà ogni
necessaria indicazione sul contenuto,
il grado di difficoltà, il genere, dei
libri migliori che trattano quel sog
getto : e questo catalogo parlante sarà
opera del gruppo stesso. Se una guida
di lettura di questo tipo riesce bene,
si può prevedere di allargarne la dif
fusione mediante la pubblicazione.
Utilizzando lo stesso sistema di
visualizzazione, si potrà sistemare in
luogo ben in vista un pannello fìsso,
che servirà ogni mese, ogni quindici
giorni, forse ogni settimana, per la
presentazione di un libro appena en
trato in biblioteca, o che comunque si
voglia far conoscere ai frequentanti.
Illustrazioni, fotografìe, riproduzioni,
brani del testo, qualche indicazione
sull’autore, sapientemente composte e
impaginate sullo sfondo di un foglio
di cartone, parleranno al pubblico in
modo ben più eloquente e efficace che
non la semplice esposizione del volu
me, perché un libro non può parlare
a chi ancora non lo ha letto.
In una biblioteca popolare esem
plare, che permetta il libero accesso
agli scaffali, la guida di lettura e
la piccola esposizione-presentazione
mensile, quindicinale o settimanale
rappresentano la condizione prelimi
nare indispensabile al buon esito del
l’esperimento del libero accesso. In
fatti, come si è detto, l’accesso diretto,
quando il lettore non abbia ancora il
« senso del libro », anziché aiutarlo
rischia di confonderlo. Ed è inutile
ricordare, inoltre, quale sia il valore
educativo di un lavoro di ricerca, di
montaggio, di impaginazione, eseguito
in comune da un gruppo, i cui membri
forse fino a poco tempo prima non
conoscevano altra letteratura che
« Confidenze » e « Tradita la notte
delle nozze ».
V. Il ciclo culturale
l’educazione deve raggiungerlo in ogni
suo condizionamento, deve essergli di
aiuto proprio perché possa meglio
difendersi da ogni condizionamento,
meglio adempiere alle sue funzioni,
più facilmente salvarsi da tutto ciò
che minaccia l’autonomia della sua
persona (la quale autonomia non
esclude la disciplina delle obbedienze
e delle integrazioni liberamente volute
ed accettate).
Noi chiamiamo Ciclo culturale il
metodo che permette più efficacemente
di raggiungere questo fine. Si tratta
di accordare intorno ad un tema, ad
un centro di interesse, tutte le attività,
tutti gli strumenti adatti all’inten
zione educatrice, tenendo conto del
fattore « fatica fisica e intellettuale »
(per cui si rende necessario l’uso di
strumenti variati che rinnovino gli
effetti) e di tutto ciò che si è detto
sull’importanza dell’elemento audio
visivo. Un ciclo culturale, secondo i
casi, utilizzerà montaggi di libri (club
di lettura), f i l m (documentari o
commerciali : cine-club), televisione
e radio (tele-club e radio-club), pro
iezioni, conferenze, viaggi (natural
mente preparati in modo che si pos
sano sfruttare in senso culturale),
anche lo sport, se praticato in modo
culturale ed educativo. Tutti questi
« strumenti culturali » possono essere
associati al libro. Ad esempio « Peuple
et Culture », in occasione delle Olim
piadi del 1952, ha girato in Finlandia
un film che è stato in seguito presen
tato in migliaia di città e villaggi
francesi, accompagnato da una con
ferenza, preceduto o seguito da let
ture ad alta voce, da altri documen
tari, da testimonianze di celebrità
sportive, ecc. Tutto ciò ha contribuito,
in certa misura, a restituire allo sport
il suo significato umano, la sua fun
zione di nobile e pacifica competizione.
In Francia vengono regolarmente
organizzati degli « stages » il cui tema
centrale può essere la lettura espres
siva, oppure la direzione di una pic
cola biblioteca popolare (e buona
parte del corso è dedicata alla rile
gatura, occupazione manuale utile e
in genere molto gradita dai frequen
tanti), oppure il Ciclo culturale ; scopo
di essi è la formazione e l’addestra
mento all’impiego dei metodi di cui
si è detto di bibliotecari volontari o di
professione, di animatori di gruppi
culturali che vogliano utilizzare la
lettura, i quali tutti, per diverse ra
gioni, non abbiano una preparazione
adeguata. (Si riporta in appendice il
programma di uno « stage »). Anche
in Italia, a cura dell’Unione Nazio
nale per la Lotta contro l’Analfabe
tismo, è stato organizzato un corso
di questo tipo destinato ai dirigenti
dei Centri di Cultura Popolare.
Le considerazioni presentate nel
corso di questo articolo non sono né
originali né complete, e neppure pre
tendono di far passare per nuovo un
problema antico come la cultura.
Vogliono semplicemente rispecchiare
uno sforzo educativo che si è svilup
pato in Francia negli ultimi dieci
anni con risultati apprezzabili, e che,
pur proponendosi in primo luogo di
agire praticamente, non ha potuto
fare a meno di porre in evidenza al
cuni problemi fondamentali di meto
dologia e di impostazione. Poiché que
sto sforzo ha trovato le sue radici
nel clima storico francese, sarebbe
inutile, se non dannoso, volerlo tra
sferire altrove senza ripensarlo ed
adattarlo.
Abbiamo quindi voluto limitarci ad
offrire agli amici italiani il resoconto
di un’esperienza ancora in divenire,
ancora pronta a trasformarsi ed adat
tarsi secondo le esigenze dettate dalla
realtà. Ed è questa senza dubbio la
prerogativa di ogni azione pedagogica
degna di questo nome, soprattutto
quando si parli di educazione popolare.
Joseph Rovan esperto dell’ UNESCO
Peuple et culture
Peuple et Culture è un movimento peda
gogico, specializzato nell’educazione popo lare, form atosi in Francia nell’immediato dopoguerra. Il fine essenziale che lo anima è la formazione e il perfezionamento di animatori e di guanti, in va n e istituzioni culturali, sportive, ecc. svolgono attività nel campo di educazione degli adulti. Peuple
et Culture, per esempio, si assume la dire
zione pedagogica delle attività culturali delle comunità di lavoro francesi, orga nizza corsi e presta opera di consulenza a enti statali e organizzazioni sindacali.
N el corso di questi dieci anni di attività
Peuple et'Culture ha studiato dal punto di
vista del metodo ed ha sperimentato in atto diverse tecniche, oggi ormai largamente in uso. In seno alle sue diverse commissioni (lettura, musica, animatori di centri cul turali, ecc.) si svolge infatti un lavoro volto alla preparazione e diffusione di ma teriale pedagogico utile agli animatori di gruppi di base. A questo fine il movimento cura presso le « Editions du Seuil » una collana, dove figurano monografie sulle principali realizzazioni francesi in campo dell’educazione popolare, studi e testimo nianze dei migliori animatori di ogni ten denza ed opinione; sussidi di lavoro, quali schede e questionari, documentazioni utili per inchieste, dibattiti, giornate di studio; saggi orientativi in campo pedagogico, cul turale, sociale, sempre in relazione ai pro blemi che sorgono dalle varie attività nel settore educativo. Ha così pubblicato:
Regards neufs sur le sport, Regards neufs sur la lecture, Regards neufs sur le mouve- ment ouvrier, Regards neufs sur la chanson, ecc., ecc.
Mensilmente, oltre ad un bollettino, ven gono pubblicate schede di lettura (se ne da un esempio nelle pagine che seguono), di musica (per es. Petrouchka, di Stravinsky), di films.
Peuple et Culture ha ormai diversi gruppi
in vari dipartimenti francesi. Sul piano na zionale fanno capo ad esso esperti di edu cazione popolare, animatori di base, mae
stri, professori, critici, uomini politici, scrit tori, artisti, le cui diverse competenze per mettono al movimento di affrontare e siste mare sul piano pedagogico tutti i diversi aspetti di cui si compone la vita sociale e culturale di oggi.
Un corso di “ Peuple et Culture ” sulle biblioteche popolari e la rilegatura. I - Organizzazione tecnica e pedagogica del
le biblioteche popolari.
а ) Nozioni sommarie di biblioteconomia :
1. Registrazione dei libri. 2. Classificazione. 3. Schedatura.
4. Il regolamento della biblioteca. 5. L’organizzazione del prestito. б) Organizzazione culturale della biblio
teca:
1. La scelta dei libri. 2. La scheda di lettura. 3. I clubs di lettura. 4. Il montaggio dei testi. 5. La guida di lettura. c) Esercitazioni pratiche:
1. Presentazione dei clubs di lettura. 2. Preparazione di una guida di lettura. 3. Montaggio di testi. d) Veglie culturali: 1. Letteratura e cinema. 2. Musica. 3. Cine-club. 4. Club di lettura. II - La rilegatura e l’organizzazione di un
laboratorio per la rilegatura.
а ) Organizzazione di un laboratorio per
rilegatura :
1. Il materiale per la rilegatura: stru menti, tele, carte, ecc.
2. iL’arredamento del laboratorio di rilegatura.
3. L’organizzazione del lavoro nel labo ratorio.
б) Esercitazioni pratiche:
1. Rilegatura classica in tela, mezza tela, ad angoli.
Presentiamo due esempi di scheda di lettura e di montaggio pubblicati da «Peuple et Culture», tra dotti e adattati all’ edizione e ai riferimenti italiani.
I.
La Via della libertà
Editore : Einaudi Autore : Howard Fast (trad. Iole
Jan-Genere: romanzo storico netti Pinna Pintor).
D a ta : giugno 1954 (4 a ediz.) P a g in e: 363 P rezzo: L. 1.200
Luogo : Charleston, sede della Convenzione, e il terreno di Calwell nella Caro lina del Sud.
Ambiente : Gli schiavi negri affrancati e i bianchi poveri delle piantagioni. E poca: La guerra di Secessione, la Convenzione, la partenza dei liberatori
Yankees, la reazione schiavista. (1 8 6 8 -1 8 7 7 ).
Cenni riassuntivi
Gli Yankees hanno sconfìtto gli eserciti sudisti che si erano rifiutati di abo lire la schiavitù. Il negro Gedeon Jakson, schiavo della piantagione di Carwell, si è arruolato nell’esercito Yankee.
Il 14 luglio 1868 gli Yankees decretano una Convenzione (1) e i loro eserciti occupano il paese per farla rispettare. Gedeon è eletto da 500 negri e si reca alla Convenzione di Charleston.
Porta un abito logoro e non sa leggere. Abita in una modesta camera presso i Carter, che si dimostrano buoni e comprensivi : gli stirano 1 abito sgualcito e gli prestano una camicia di bucato. Così Gedeon può presentarsi al Comandante James per fargli convalidare il proprio mandato di delegato.
La città di Charleston è agitata; si teme un sollevamento degli schiavisti ad oltranza.
Gedeon parla alla Convenzione e impara a scrivere. Sono votate le leggi sull’istruzione obbligatoria per tutti e sull’abolizione del sistema delle pianta gioni. Gedeon vi ha contribuito con i suoi interventi.
Le piantagioni sono vendute all’asta ; Gedeon convince con una certa diffi coltà i bianchi poveri ad unirsi ai negri per comprare il terreno di Carwell nel quale erano stati schiavi. Un banchiere acconsente a prestargli il denaro.
Ma appena è acquistato il terreno il Klan fa la sua apparizione. Le truppe Yankees, la cui presenza nel Sud costituiva la sola garanzia contro la reazione schiavista, lasciano la Columbia. Il Klan sta diventando molto potente. Nella
(1) Assemblea costituente.
notte del 18 aprile 1877, Carwell viene attaccato. Jakson organizza in fretta la difesa. Per due giorni e due notti Carwell è la sede di un combattimento eroico tra forze disuguali, che termina con la morte di Gedeon e di tutti 1 suoi compagni.
Temi
— La condizione misera e umiliante dello schiavo negro delle piantagioni. __ La vita impegnata e consapevole di un negro analfabeta, che vuole essere
all’ altezza delle sue responsabilità di delegato alla Convenzione.
__ Il difficile accordo tra bianchi poveri e negri per l’acquisto in comune di
un terreno.
— La lotta eroica di un gruppo di bianchi e di negri contro l’oppressione. Tesi
Senza essere esposta in forma didattica, emerge nettamente dal racconto: — l’oppressione esercitata dai bianchi sui negri è un’ingiustizia che può
essere soppressa soltanto con l’unione dei negri e dei bianchi poveri. — Soltanto l’unione di tutti nella resistenza all’oppressione può condurre
alla libertà e gli eroi apparentemente vinti saranno esempio vivente per il futuro.
Forma
Il romanzo non presenta un quadro degli importanti avvenimenti che si sono succeduti dal 1868 al 1877. I principali capi militari e civili di quel tempo vi figurano appena. Tutti i grandi avvenimenti sono visti attraverso la vita quoti diana di uno schiavo negro liberato, della sua famiglia e dei suoi compagni e acquistano in tal modo un carattere di umana semplicità. La storia con la S maiu scola assume aspetto familiare.
La narrazione segue l’ordine più semplice: quello cronologico. Nessun ritorno ad avvenimenti precedenti, pochi riepiloghi, nessun effetto dovuto all ataarnarai del passato e del presente. E tuttavia l’arte di Fast riesce a fare di fi^ st ordme una progressione drammatica. Ogni piccolo fatto suscita simpatia, rivolta, mquie tudine, entusiasmo, nessuno di essi ci lascia indifferenti.
Ogni elemento ha un suo posto preciso ed acquista così grande importanza nell’agitarsi dei sentimenti che accompagnano il susseguirsi degli awemmen ì (così la paura di Ellen, pag. 281, che pur non essendo m diretto rapporto con la scena seguente — Gardozo-Jakson — la rende tuttavia pm
I contrasti accentuano lo svolgimento della tragica giornata del 18 aprile, ini ziata con la sorridente evocazione della primavera e dei lavori quotidiani.
La narrazione dimostra infine come attraverso il concatenarsi delle situa zioni un uomo semplice e privo di ambizioni, sostenuto dai suoi, giunga a elevarsi con il suo lavoro alla forza di volontà di un costruttore, ah eroismo di un combattente. Il racconto gradualmente raggiunge la tragedia e 1 epopea.
Il racconto sarebbe talvolta avvantaggiato da una maggior concisione, da un maggior rigore di lingua. Se qui l’arte di Fast non raggiunge quella dei maggiori romanzieri americani occorre ricordare che Fast è più giovane di loro, e che si è artisticamente affermato dopo questo romanzo. Il ritorno ai mezzi d’espressione più vicini al linguaggio quotidiano pone già la sua ricerca su una nuova strada, lontana da ogni estetismo, da ogni ricercatezza.
Problemi
— Il primo voto dei negri degli Stati del Sud: «troppi negri...
pensavano che il voto consistesse in una distribuzione di venti Pag. ettari di terra per ciascuno... » . . . . 2 0 - 2 4 — Non vi è libertà senza istruzione . . . 2 9 - 3 3 — « I negri passano i limiti » o le leggi votate dalla Convenzione :
i dibattiti sull’istruzione o b b lig a to r ia ... 110 - 116 •— Unione dei negri e dei bianchi poveri per l’acquisto delle pianta
gioni. Gedeon convince Abner . . . 165 - 173
— Problema dell’autodidatta . . . 69
— I negri compratori di terreni e i banchieri . . . . 186 - 191 — E’ il popolo che fa la legge? . . . 285 - 287 — Il dovere del medico è incondizionato? . . . 351 - 354
Letture complementari
Dello stesso autore:
Sciopero a Clarkton (ed. Einaudi). Per un confronto:
(romanzi)
Beecher-Stowe, La capanna dello zio Tom (ed. Hoepli). R. Wright, Ragazzo negro (ed. Einaudi).
R. Wright, I figli dello zio Tom (ed. Einaudi). Hugues, Nel mare della vita (ed. Einaudi). Powers, Principe delle tenebre (ed. Einaudi). Revueltas, Il coltello di pietra (ed. Einaudi). Icaza, I meticci (ed. Einaudi).
Paton, Piangi terra amata (ed. Bompiani). (teatro)
O’Neil, L’imperatore Jones.
O’Neil, Tutti i figli di Dio hanno le ali. Gow e d’Usseau, Profonde sono le radici.
Suggerimenti per cicli culturali
Cinema:
(Senza pretendere di indicare un elenco sia pure approssimativo di films, ci limitiamo a citare, come prò memoria, alcuni titoli principali).
Alleluia!, K. VlDOR (1929).
Verdi Pascoli, Connelly e Keighley (1936). I viaggi di Sullivan, Preston Sturges (1941).
Anime ferite, E. Dm ytryk (1945).
Senza pietà, A. Lattuada (948).
Pinky la negra bianca, E .Ka z a n (1949). L’escluso, S. Meyers (1949).
Uomo bianco tu vivrai, J. L. Ma n k ie w ic z (1950). La p . . . rispettosa, M. Pagliero (1953).
II sole splende alto, J. Ford (1953). Paura, P. Ch en a l (1953).
Saggi:
Storia degli Stati Uniti, André Maurois (ed. Mondadori). 1 negri in America, Arnold Rose (ed. Einaudi).
Poesia :
Antologia dei poeti negri, Carlo Bo (ed. Parenti).
Nuovissima poesia americana e poesia negra (ed. Guanda). Canti negri (ed. Melograno).
Arte figurativa:
L’A rt Nègre (Présence Africaine 10-11, Editions du Seuil). M usica:
« Il blues è uno sforzo per mantener vive in una coscienza mortificata le vicende di una esperienza brutale, e per trascendere quest’esperienza non attraverso un conforto filosofico, ma traendone un’espressione lirica, in parte tragica e in parte bizzarra. Il blues è la cronaca autobiografica di una catastrofe trasposta in
termini poetici » (Ralph Ellison). # . .
I dischi di blues che si richiamano direttamente all’autentica tradizione vocale dei primi tempi del jazz sono quelli di Bessie Smith. Molto belli quelli i
Louis Armstrong. Per es.: L. Armstrong e orchestra 33 giri Q FEP 4UUZ
-VdP - 25.