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Centro sociale A.02 n.4. Inchieste sociali servizio sociale di gruppo educazione degli adulti

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(1)

Centro Sociale

(2)

C e n t r o Sociale

inchieste sociali - servizio sociale di gruppo educazione degli adulti

anno II - n. 4, 1955 — un numero L. 250 — abbonamento annuo (6 fascicoli e 12 tavole 70X 100, di cui 6 allegate) L. 2.300 abbonamento alle sole 12 tavole L. 1800 — spedizione in abbonamento postale gruppo IV - c. c. postale n. 1/20100 - Direzione Redazione Amministrazione: piazza Cavalieri di Malta, 2 - Roma - telefono 593.455

S o m m a r i o i I libri e le persone

Joseph Rovan 3 La lettura a servizio dell’ educazione popolare

Due schede di lettura : 15 I - Fast, La via della libertà 23 II - Hemingway, Il vecchio e il mare 32 Documenti

37 Lettere al direttore 41 Notizie

45 Estratti e Segnalazioni

Cosa è la tradizione - Cosa è il folklore Allegati

L emigrazione (tavola di A lbe Steiner, commento di M . Addario e A . Canino).

Recensioni: R. Musatti, La via del Sud

(P. Volponi); G. Russo, Baroni e Contadini

(G. A. Marselli).

Periodico bimestrale redatto a cura del Centro Educazione Professionale Assistenti Sociali sotto gli auspici dell’ UNRRA CASAS Prima Giunta Comitato di direzione: Achille Ardigò, Vanna Casara, Giorgio Molino, Ludovico Quaroni, Giorgio Ceriani Sebregondi, Giovanni Spagnoili, Angela Zucconi - Direttore responsabile: Paolo Volponi - Redattore: Anna Maria Levi

(3)

I LIBRI E LE PERSONE

Le lettu re della signora Bovary

« Leggendo Paolo e Virginia, ella aveva sognato la casettina di bambù,

il negro Domingo, il come Fido, ma sopratutto l’amicizia di qualche buon

fratellino che vada a cercare per voi dei fru tti rossi su grandi alberi più

alti di campanili, o che corra a piè nudi sulla sabbia portandovi un nido

d’uccello ».

« Quando aveva compiuto i tredici anni, il padre l’aveva condotta in

città, per metterla in convento ».

« C’era al convento una vecchia zitella che tutti i mesi veniva per otto

giorni a lavorare di bianco ».

« Spesso le pensionanti sgattaiolavano fuori dallo studio per vederla.

Ella sapeva a memoria delle canzonette galanti del secolo scorso, e le can­

tava a mezza voce, continuando a spingere l’ago. Raccontava delle storie,

dava informazioni su quel che succedeva di nuovo nel mondo, faceva delle

commissioni in città, e di nascosto prestava alle grandi qualche romanzo,

che portava sempre nelle tasche del grembiale, e di cui leggeva ella stessa,

la buona damigella, qualche lungo capitolo, negli intervalli del suo lavoro.

Non erano che amori, amanti, dame perseguitate che svenivano in qualche

padiglione solitario, postiglioni uccisi a ogni muta, cavalli scoppiati a ogni

pagina, foreste oscure, agitazioni di cuore, giuramenti, singhiozzi, lacrime

e baci, barchette al chiaro di luna, usignoli nei boschetti, signori coraggiosi

come leoni, dolci come agnelli, virtuosi come non se n’è mai visti, sempre

ben messi e pronti a piangere come fontane. A quindici anni, dunque,

Emma si sporcò le mani, per sei mesi, a quella polvere dei vecchi gabinetti

di lettura. Più tardi, con Walter Scott, s’infervorò di cose storiche, sognò

forzieri, corpi di guardia, e menestrelli. Avrebbe voluto vivere in qualche

vecchio maniero, come quelle castellane dai lunghi corsetti, che, sotto

un’ogiva trilobata, passavano le giornate, col gomito sulla pietra del davan­

(4)

zale e il mento nella mano, a guardar venire dal f ondo della campagna un

cavaliere dalla piuma bianca galoppante su un cavallo nero.

Ebbe in quel tempo un culto per Maria Stuarda, e degli entusiasmi

pieni di venerazione per donne illustri o sfortunate. Giovanna d’Arco,

Eloisa, Agnese Sorel, la bella Ferroniera e Clemenza Isaura si staccavano,

per lei, simili a comete, dall’immensità tenebrosa della storia, in cui si

levavano pure qua e là, ma più in ombra e senza alcun rapporto tra loro,

Sa/n Luigi con la sua quercia, Boiardo morente, qualche atto feroce di

Luigi X I, un po’ di notte di San Bartolomeo, il pennacchio del Beam ese,

e sempre il ricordo di quei piatti dipinti dov’ era esaltato Luigi X IV ».

« Alcune sue compagne portavano in convento i loro libri di strenna.

Bisognava nasconderli, ed era un affar serio; bisognava leggerli in dormi­

torio. Maneggiando con delicatezm le belle legature di seta, Emma fissava

gli occhi abbagliati sul nome degli autori sconosciuti, il più delle volte

conti o visconti, che avevano posto la firm a sotto quegli scritti.

Essa fremeva, sollevando col respiro la velina delle incisioni, che si

alzava piegata in mezzo, e ricadeva lentamente sulla pagina. Dietro la

balaustra d’un pogginolo si vedeva un giovane avvolto in un corto mantello,

che stringeva tra le braccia una fanciulla vestita di bianco con una borsa

appesa alla cintura; oppure i ritratti anonimi delle ladies inglesi dai riccio­

ioni biondi, che sotto il tondo cappello di paglia vi guardavamo con grandi

occhi chiari. Ce n’era qualcuna sdraiata su una vettura, che correva in

mezzo a un parco; e un levriere saltellava davanti alla pariglia, condotta

al trotto da due piccoli postiglioni in calzoni bianchi. Qualche altra era

seduta su un divano, presso una lettera dissuggellata, e, fantasticando,

contemplava la luna per la finestra socchiusa, mezza coperta da una tenda

nera. Le ingenue, con una lacrima sulla guancia, baciucchiavano una torto-

rella attraverso le stecche d’una gabbia gotica, o sorridendo, con la testa

inclinata sulla spalla, sfogliavano una margherita con le ditine affusolate,

rivoltate in su, al modo di scarpini alla polacca. E c’eravate anche voi,

sultani dalla lunga pipa, deliziosamente assopiti sotto una pergola, tra le

braccia delle baiadere; e voi, giaurri, scimitarre turche, berretti greci; e

voi, sopratutto, paesaggi pallidi delle contrade ditirambiche, che ci mostrate

spesso le palme insieme con gli abeti, le tigri a destra e un leone a sinistra,

dei minareti tartari all’orizzonte e in primo piano dei ruderi romani, poi

dei cammelli inginocchiati; tutto ciò inquadrato da una foresta vergine

ben ripulita, e con un gran raggio di sole che cade a perpendicolo e tremola

nell’acqua, donde si staccano, come bianche scalfitture su un fondo d’acciaio

grigio, dei cigni che nuotano in lontananza ».

(5)

La lettura a servizio delFeducazione popolare

di Joseph Royan

I. Cultura e lettura

Trattare del necessario legame tra

lettura e cultura, a un primo sguardo

potrà sembrare una banalità lapalis­

siana. Dai geroglifici al rotocalco,

infatti, i testi scritti e stampati hanno

costituito attraverso ogni età lo stru­

mento privilegiato dell’iniziazione cul­

turale; al manoscritto ed al libro è

stata affidata la tradizione di ogni

sapienza e conoscenza degna di essere

considerata « culturale ». La parola,

invece, che da tempi immemorabili

prima della storia era stato l’unico

veicolo per questa tradizione, ormai

da millenni vede ripiegarsi il suo

potere, tanto che la cultura della quale

le generazioni di oggi sono eredi giu­

stamente è stata definita « libresca ».

Negli ultimi decenni, tuttavia, qual­

che cosa è mutato : il cinema e la tele­

visione da una parte, la radio, i dischi,

il magnetofono dall’altra, inducono gli

uomini del nostro tempo verso forme

di vita culturale maggiormente audi­

tive e visive. Ad uso degli educatori

potrebbe essere opportuna la risco­

perta della vecchia legge di Comte dei

tre stadi : da una forma culturale

ingenuamente visiva e auditiva fon­

data sulla visione immediata del

mondo e sulla parola direttamente

ascoltata, dalla cultura dei poemi epici

e delle statue parlanti ( « L a Catte­

drale, bibbia dell’illetterato »), attra­

verso un lungo periodo di cultura

scritta e letta, siamo giunti oggi ad

una nuova fase, nella quaìe la nostra

visione del mondo è fatta ricca da

immagini e suoni prodotti, captati e

orientati dagli uomini. Come è natu­

rale, al contrario dello schema com-

tiano, questi tre stadi non si esclu­

dono a vicenda totalmente, e neppure

si succedono in discendenza diretta.

Nella società antica, nei momenti

in cui maggiormente fioriva la cultura,

il libro rimaneva riservato ad una

strettissima « élite » di iniziati (anche

perché non si conoscevano sistemi

meccanici per moltiplicarne le copie) ;

al di fuori di questi « happy few »,

fossero aristocratici, borghesi o schia­

vi addottrinati, la gran massa restava

ferma allo stadio dell’immagine e

della parola, come al tempo di Omero,

e le statue del Foro, non diversamente

dalle Cattedrali in epoche successive,

rappresentavano il libro dei semplici.

Più tardi il primo Medioevo dimen­

ticò quasi la nozione di una cultura

letteraria, e nuovamente prevalse in

Europa lo stadio primitivo, finché il

Rinascimento, che fu innanzitutto una

rivoluzione, riscoprì i libri e inventò

la stampa.

Tuttavia, nell’età dell’insegnamento

obbligatorio universale e della stampa

a rotativa che quotidianamente si

vende a centinaia di milioni di copie,

la cultura-lettura è ancora ben lon­

tana da quel trionfo assoluto che a

prima vista le si potrebbe attribuire

e che l’ottimismo dei nostri padri le

dava per certo.

(6)

poco e soprattutto legge male ; ma su

questo punto ritorneremo più avanti.

Molti sono ancora fermi allo stadio

primitivo di una cultura fatta in pri­

mo luogo di esperienza personale di­

retta: la cultura del contadino che

impara il suo mestiere e la sua con­

dotta morale guardando il mondo che

lo circonda, la cultura dell’operaio

senza

preparazione

professionale.

Queste « culture » in certo modo spon­

tanee che sussistono al disotto della

cultura tradizionale libresca, più an­

tiche di questa e nello stesso tempo

sovente più attuali, posseggono d’al­

tra parte tesori di cui i libri erano

privi e di cui i libri ci privavano.

Grazie ad esse i canti epici conser­

vavano vitalità e giovinezza, ed il

nuovo folklore moderno della canzone

« cittadina » è sorto riallacciandosi a

lontanissime voci del passato. In que­

sto modo i nuovi strumenti della cul­

tura di cui prima si è detto, le mac­

chine che producono suoni ed imma­

gini, si innestano non soltanto su di

una cultura fondata sul libro (con la

quale d’altra parte si trovano spesso

in conflitto), ma sulle sopravvivenze

tenaci di vecchie forme di cultura

orale e visiva spontanea.

L’imperio della lettura sul mondo

della cultura non è quindi né così

antico, né così incontestato, né so­

prattutto così universale come può

parere a prima vista, e le società di

oggi si compongono di persone che non

hanno imparato a leggere, e che

quindi non leggono ancora; che, pur

conoscendo l’alfabeto, non leggono o

leggono poco ; che hanno letto e non

leggono più. Nello stesso tempo le

macchine sconvolgono dal profondo

le strutture tradizionali del campo

di esperienza della grandissima mag­

gioranza degli uomini e delle donne,

improvvisamente chiamati a parte­

cipare direttamente ad avvenimenti

e fenomeni che si producono cento,

mille miglia lontano dal luogo che

fino ad oggi limitava il loro uni­

verso. Molti sono quelli che passano

dall’immagine vissuta all’immagine

cinematografica senza fermarsi allo

stadio intermedio del libro. La nuova

civiltà del macchinismo e del tecni­

cismo estende d’altra parte questi

nuovi sviluppi fino a toccare quegli

strati sociali che fino a ieri fornivano

le élites della cultura libresca. Le

distanze culturali tra uomini e grup­

pi di uomini tendono ad accorciarsi

come le distanze fisiche. Si va così

elaborando una nuova cultura, o

meglio — per usare un termine che

non contenga un giudizio positi­

vo — una nuova situazione cultu­

rale, assai più vicina all’unità di

quanto non sia mai stata in alcuna

altra epoca, fin dalle lontane origini

di una umanità genericamente incolta.

Troppo sovente, quando si parla di

cultura popolare, si attribuisce a que­

sta espressione il senso di uno sforzo

fatto per dare la « cultura » al « popo­

lo ». Si dimentica che al termine del

processo di cui si è detto il popolo

non sarà più lo stesso popolo, né la

cultura sarà la stessa cultura. Occor­

re quindi esaminare alla luce di que­

ste riflessioni la situazione della let­

tura nella cultura d’oggi e la sua pro­

babile funzione nella cultura di do­

mani, in questa « cultura popolare »,

cioè, che va oggi formandosi allo stato

selvaggio, e la cui generazione spon­

tanea cade sotto gli sforzi diretti dalla

« educazione popolare » a disciplinar­

la, armonizzarla, perfezionarla.

II. Ostacoli tra libro e lettore

(7)

(o dalla rivista), non può darsi una

vita culturale degna di questo nome.

Tuttavia, come si è detto, anche la

maggior parte dei non illetterati legge

poco e legge male. Al termine della

frequenza scolastica (la quale non

dappertutto si prolunga fino all’età di

14 anni, come sarebbe d’obbligo in

teoria), l’analfabetismo di ritorno a

poco a poco riporta verso l’ignoranza

l’adolescente, proprio nel momento in

cui si affacciano sulla sua strada i

diritti e i doveri della vita dell’adulto.

Anche chi non ha dimenticato del tutto

il magro bagaglio scolastico, sovente

si lascia sommergere da quello che

potremmo chiamare « analfabetismo

culturale » : sa apporre la sua firma,

forse sa anche scrivere una lettera,

legge — se così si può dire — i fumet­

ti, legge i settimanali illustrati, i ro­

manzi d’appendice, forse un quoti­

diano, forse qualche manuale di argo­

mento tecnico o professionale. Le de­

vastazioni di questo « analfabetismo

culturale » si estendono per larghis­

simo raggio, fino a raggiungere le

« persone istruite ». Non sono pochi i

medici, gli ingegneri, i funzionari, le

donne di casa fiere del loro titolo di

laurea, le cui esigenze in fatto di qua­

lità letteraria e le cui curiosità sociali

e morali non superano quelle di un

operaio, dall’età di 14 anni buttato in

un mestiere che subisce, in uno sforzo

fisico estenuante che uccide in lui per­

sino il desiderio di evadere dal cerchio

fatale della fatica, del sonno, dei pochi

piaceri e divertimenti elementari. La

educazione popolare, però, anche se

teoricamente deve indirizzarsi verso

tutti i cittadini, è dovuta in primo

luogo a coloro che in partenza sono

stati mal favoriti dalla sorte; prima

di proporsi di far leggere meglio chi

legge male per sua colpa, dovrà chie­

dersi di quali mezzi disponga per ve­

nire in aiuto di chi legge poco e male

perché con le sue sole forze non ha

potuto far di più.

Non si tratta di una preoccupazione

nuova, e ad essa in quasi tutti i paesi

civili rispondono le pubbliche biblio­

teche, ed anche le biblioteche popolari

d’iniziativa pubblica o privata. Queste

istituzioni sono per la massima parte

sorte in un periodo in cui ogni tenta­

tivo a servizio dell’educazione popo­

lare era improntato a tendenze pater­

nalistiche, tanto entusiaste quanto in­

genue. Le biblioteche popolari, salvo

alcune notevoli eccezioni, sono ancora

oggi edizioni in formato ridotto delle

biblioteche « nobili », delle vere biblio­

teche per persone istruite. Lo spirito

paternalista, inoltre, si contentava di

mettere sale e depositi a disposizione

del « popolo ». Che volesse e sapesse

profittarne, era cosa che riguardava il

popolo soltanto. Il libro c’è ; le biblio­

teche ci sono : se il « popolo » non leg­

ge, a chi, se non a lui, si potrà impu­

tarne la colpa?

Il libro, nostro amico e compagno,

non potrà certo avere, agli occhi del­

l’operaio o del contadino medio, lo

stesso fascino, la stessa personalità

che ha per noi. L’adulto di domani

riporta dal tempo della scuola, nella

quale non sempre è stato allievo bril­

lante, un ricordo penoso del libro, delle

ore di fatica spese su testi diffìcili e

pesanti, delle punizioni ricevute pro­

prio per causa del libro. Ma se anche

un giorno o l’altro gli venisse alla

mente di ritornare ai libri, troverebbe

per via ostacoli di ogni genere. La

biblioteca è un mondo sconosciuto, che

ha regole e leggi particolari. L’operaio

mal vestito, che entra nella biblioteca

con le scarpe insudiciate dal lavoro,

non appena ne varca la soglia si sente

accolto da un’ondata di diffidenza e di

sorpresa. E se vuol comprarsi i libri,

per leggere in casa, si trova di fronte

al prezzo, sempre troppo alto, di fron­

te soprattutto alle difficoltà della

scelta. Il libro non si rivela dall’ester­

no, è quasi impossibile capire che cosa

contenga ; e l’uomo del popolo non può

avere quella sensibilità, quel « fiuto »

(8)

che permette all’intellettuale di ren­

dersi conto quasi dalla copertina, cQn

pochi rapidi sguardi, mediante una

valutazione velocissima, fatta di mol­

teplici riflessi acquisiti, del contenuto

e talvolta anche del valore di un’opera.

La consuetudine col libro è possibile

soltanto quando vi sia una complicità

a lungo maturata : tra il libro e il let­

tore che « sa leggere » si stabilisce una

sorta di framassoneria.

Le difficoltà dovute ai locali, la pro­

miscuità, il rumore, la mancanza di

comodità, molti altri fattori, rendono

poco agevole la lettura a domicilio. E

d’altra parte, tornando alla lettura

pubblica, l’orario di apertura delle

biblioteche, del prestito e della consul­

tazione, non sempre corrisponde

all’orario che il lavoro impone agli

operai e ai contadini. Si aggiunga la

sala di lettura, generalmente squal­

lida, sovente sporca, male illuminata,

dalle pareti nude o ornate di vecchi

calendari dimenticati, fredda d’inver-

na e troppo calda in estate. Molti bi­

bliotecari non credono ancora all’im­

portanza del libero accesso agli scaf­

fali, e tengono i libri chiusi dietro i

vetri e le griglie. Il lettore, per orien­

tarsi nella scelta, deve ricorrere ai

tradizionali cataloghi per autore o per

soggetto, la cui utilizzazione presup­

pone una familiarità con determinate

forme di pensiero che manca alla

maggior parte degli eventuali fre­

quentatori.

Il bibliotecario dovrebbe allora farsi

educatore, consulente, orientatore,

senza mai dimenticare che il fine della

lettura, come dell’educazione popolare

nella sua totalità, sta nell’autonomia

della personalità umana. Troppi bi­

bliotecari invece tra noi che non han­

no imparato a esercitare la loro pro­

fessione con intenzioni e metodi da

educatori. Troppi, che, pur accettando

il principio del libero accesso, non ten­

tano il minimo sforzo per guidare e

assistere i lettori disorientati di fronte

alla muta congerie di libri, come poco

prima lo erano di fronte alla ordina­

tissima astrazione dei cataloghi.

Non si vuole qui naturalmente pro­

nunciare un atto d’accusa, che suone­

rebbe inutile e ingiusto per la maggio­

ranza dei bibliotecari popolari, cui

non mancano dedizione e competenza.

Non le persone sono colpevoli, ma il

sistema e lo spirito, che devono essere

riformati se si vuole che la lettura

pubblica esca dal suo isolamento e

della sua mancanza di efficacia.

La lettura pubblica, però, le biblio­

teche che in teoria sono a disposizione

di tutti e che occorre in pratica avvi­

cinare alla massa dei possibili lettori,

non rappresentano tutta la lettura. Il

responsabile della biblioteca, se vuole,

può esercitare un’azione di guida, può

aiutare i suoi « clienti » ad uscire dal­

lo schema tradizionale : un po’ d’amore

(9)

vazione vale del resto per letture di

genere più « elevato », specialmente

nel campo delle « belle lettere ». Molti

bibliotecari sanno bene che le letture

dei « clienti » non lasciano in loro che

tracce fugaci. (Diverso è il caso dei

libri tecnici, letti per ragioni profes­

sionali, e verso i quali si sviluppa

quindi un interesse attivo). Siamo qui

di fronte al vastissimo campo della

lettura-evasione, della lettura-surro­

gato, che può diventare la lettura-dro­

ga. Uno scrittore francese ha formu­

lato, per uso di una stretta cerchia di

intellettuali dell’alta cultura, questa

espressione aggressiva ma giusta :

« la lettura, questo vizio impunito ».

Tanto più giusta e più vera oggi nei

riguardi della massa dei lettori prigio­

nieri della cosiddetta « stampa del

cuore », delle avventure di « Super­

man », del delitto, della fantascien­

za (1).

III. Club di lettura

La situazione ora illustrata è quella

che si ritrova con poche trascurabili

varianti in tutti i paesi « colti » del

mondo moderno. Per l’educatore popo­

lare si traduce in tre problemi fonda-

mentali :

— Come portare alla lettura (una

lettura degna di questo nome) chi

legge poco o legge male?

— Come trasformare le biblioteche

popolari in istituzioni che siano in

grado di far leggere di più, meglio,

con migliori risultati, tutti coloro che

costituiscono la massa degli attuali

lettori e soprattutto dei possibili

lettori?

(1) Naturalmente non si tratta di to­ gliere alla lettura la sua funzione di occu­ pazione del tempo libero, di divertimento, ma ci son divertimenti nobili, o per lo meno innocenti, e altri che invece esercitano un effetto degradante. E l’educazione degli adulti si propone di rendere educativi e culturali i nostri divertimenti, senza tut­ tavia farli diventare noiosi.

— Come integrare la lettura con

altre attività, quali il cinema, la radio,

la televisione, i viaggi, lo sport, la

musica, il teatro, in un grande sforzo

educativo concepito come un tutto

unico?

Si cercherà qui di rispondere a

questi interrogativi fondandosi sulle

considerazioni e le esperienze concrete

sviluppatesi in Francia, in particolar

modo su quelle elaborate dall’associa­

zione « Peuple et Culture » (2).

Al primo quesito risponde il metodo

del Club di Lettura, e del Montaggio.

In un gruppo qualsiasi di ragazzi o

di adulti, riuniti per una attività co­

mune, sportiva o culturale, in un cen­

tro di educazione popolare, in un cen­

tro sociale, in una fabbrica, in un cir­

colo rurale, o anche semplicemente in­

torno ad una persona che goda di una

certa influenza, si nota che l’interesse

per la buona lettura è scarso. Una

sera, dopo il lavoro, il responsabile o

l’animatore riunisce allora intorno a

sé il suo piccolo pubblico e dà lettura

di un romanzo. Potrebbe leggere il

libro intero, stabilendo un certo nu­

mero di serate di lettura : ma, soprat­

tutto all’inizio, c’è da temere che l’at­

tenzione si allenti, che le preoccupa­

zioni della vita quotidiana insorgano

ad interrompere la riflessione sulle

pagine ascoltate ; e ancora, se la lettu­

ra richiede parecchie sedute, la discus­

sione non potrebbe aver luogo che alla

fine, e la maggior parte delle riunioni

si svolgerebbero senza dibattito. E’

dunque generalmente preferibile ope­

rare dei tagli nell’opera che si vuol

presentare, per estrarne i passi essen­

ziali (avendo cura, però, che da essi si

svolga una trama continua e compren­

sibile), e collegarli quindi con brevi

intermezzi,

per

quanto

possibile

semplici e concisi. Questa lettura

non dovrebbe mai prolungarsi oltre

45-50 minuti, perché l’attenzione di

chi viene dal lavoro ed ha dietro di

(2) Vedi a pag. 14.

(10)

sé lunghe ore di faticoso sforzo fisico,

non potrebbe resistere per un tempo

maggiore ad una seduta che richiede

immobilità e attenzione. Quando sem­

bri opportuno, una breve intraduzione,

la cui durata non deve mai superare i

5 minuti, permette di presentare l’au­

tore ed eventualmente di precisare le

intenzioni del libro. Questo tipo di

presentazione deve servire ad evitare

i malintesi e ad orientare la riflessione

degli ascoltatori, deve mettere in

risalto, nei riguardi sia del testo che

delle intenzioni dell’autore, quelle pre­

occupazioni e quei significati che ab­

biano rapporto con gli interessi e la

condizione di chi ascolta.

Dopo la lettura ad alta voce — e

dopo qualche minuto di intervallo che

permetta a chi è stanco o a chi ha

fretta di lasciare la sala — l’anima­

tore dovrà iniziare un dibattito. Per

far ciò avrà cura di applicare le « tec­

niche della discussione », di guidare

lo svilupparsi degli interventi senza

indirizzarlo con autorità; cercherà di

far parlare quelli che stan zitti e di

impedire ai più loquaci di impadro­

nirsi dell’andamento della discussione.

Solo alla fine esprimerà il proprio giu­

dizio, a meno che non si avveda che il

dibattito ha preso una direzione inu­

tile o falsa. La sua parte richiede

insieme umiltà e decisione. Deve infat­

ti saper modificare la propria opinione

se, alla luce degli interventi, emer­

gono nuovi aspetti della questione che

forse prima gli erano sfuggiti : l’edu­

cazione popolare è sempre un lavoro

di « équipe ».

Pur evitando di costringersi in una

cornice troppo rigida, l’animatore può

generalmente seguire un certo sche­

ma ; comincerà, per esempio, ad infor­

marsi delle reazioni globali : il libro è

piaciuto oppure no? Cercherà poi di

chiarire le ragioni delle risposte. A

questo punto il dibattito, insensibil­

mente, viene a toccare il soggetto, l’in­

treccio : si può cercare di ricostruirlo

tutti insieme, e poi — se necessario —

sottolineare quel certo episodio la cui

importanza è sfuggita all’uditorio. Ci

si chiederà allora quali potevano es­

sere le intenzioni dell’autore, e se in

complesso l’opera può dirsi riuscita

in relazione ad esse. Il passaggio che

logicamente segue, conduce a proble­

mi di forma, sempre difficili da isolare

quando si tratta di un pubblico popo­

lare : gradualmente le discussioni del

« club di lettura » permetteranno di

rendere più aperta la recettività del

pubblico nei riguardi di questi pro­

blemi. Alla fine si porranno degli

interrogativi sul significato del libro

e dei temi in esso trattati in relazione

alla nostra vita, sulla loro attualità,

sulla loro « utilità ». La discussione

può continuare, ma in generale rischia

di impoverirsi dopo una mezz’ora ;

non è opportuno cercare di prolungar­

la artificiosamente : è preferibile — al

contrario — interromperla quando è

ancora vivace, lasciando negli ascol­

tatori un certo appetito, senza tutta­

via dar loro l’impressione che si siano

voluti eludere argomenti scabrosi o

che si sia voluto evitare di giungere

a delle conclusioni.

(11)

qualche manuale tecnico. Mediante la

discussione, inoltre, ha modo di svilup­

parsi tra gli ascoltatori lo spirito di

partecipazione, di attività, di corre­

sponsione, e l’animatore è in grado di

verificare il profitto che i suoi lettori

traggono dalle opere « lette » insieme.

Comprendendo lettura e discussio­

ne, il « club di lettura » è già di per sé

un inizio di ciclo culturale, facile da

perfezionarsi integrando la lettura

con l’audizione di dischi e la proie­

zione di un documentario.

Come si fa un montaggio ?

L’iniziativa di un montaggio risale

sempre ad un animatore o a un grup­

po di animatori cui un dato libro, giu­

dicato adatto per un montaggio, è

piaciuto particolarmente. Il libro che

meglio si presta al montaggio non

deve essere né troppo lungo (i tagli

renderebbero incomprensibile la nar­

razione), né troppo complesso. La scel­

ta dei passi significativi diviene infat­

ti difficile se troppi personaggi hanno

parti di protagonisti e se l’intrec­

cio principale non è abbastanza netto

ed evidente. Il tema centrale deve pre­

sentare dei nessi con l’esperienza uma­

na degli ascoltatori, con la loro con­

dizione di uomini e donne, la loro

vita familiare, il loro mestiere, i gran­

di problemi della vita : amore, adole­

scenza, pace, pane. E’ inoltre indi­

spensabile che l’azione sia vivace, per

permettere alla lettura un andamento

drammatico. Soprattutto agli inizi e

nei confronti di un auditorio poco pre­

parato, le descrizioni stancano, a meno

che non siano particolarmente sug­

gestive.

Operati i tagli, si presenta il testo al

giudizio di un gruppo di responsabili.

A questo punto, assai sovente, ci si

rende conto che esso è ancora troppo

lungo, che quel certo particolare non

è comprensibile, quel certo carattere

mal elaborato. Tenendo conto delle

critiche si rimette mano al testo, e lo

si legge per la seconda volta al gruppo

di responsabili, uomini e donne che

in qualche modo sono degli « educa­

tori », dei collaboratori dell’educa­

zione popolare. Se l’autore del mon­

taggio ha anche la parte di lettore, di

« voce recitante », le critiche dovran­

no considerarne anche la voce, il modo

di leggere, l’espressività. Potrà acca­

dere che il montaggio richieda una

terza stesura : in ogni caso potrà es­

sere sperimentato con un gruppo di

ascoltatori « popolari » soltanto dopo

l’approvazione della commissione di

controllo. Non di rado si richiede una

ulteriore revisione anche dopo una o

due sperimentazioni.

Quando il montaggio sembri, se non

perfetto, almeno definitivo, lo si può

stampare e mandare ai numerosi edu­

catori che desiderino servirsi del me­

todo del « club di lettura ». Il mon­

taggio stampato consiste in alcune

raccomandazioni circa la lettura e la

presentazione, e nell’indicazione esat­

ta delle pagine e dei brani da leggere

ad alta voce. E’ importante sottoli­

neare che non viene proposto per una

imitazione pedissequa : ogni educatore

si avvantaggerà ad adattarlo, modifi­

carlo, correggerlo, quando ne senta la

necessità in relazione alle possibilità

del suo ambiente particolare. Il mon­

taggio stampato è soltcmto un punto

di partenza, tale però da perm ettere

a molti di trarre profitto' dal lavoro di

pochi. Generalmente il montaggio

viene pubblicato insieme ad una sche­

da di lettura (si veda più avanti) rela­

tiva al medesimo libro, che dà modo

all’educatore di documentarsi sull’au­

tore e sull’opera.

L’arte del leggere ad alta voce non

è soltanto un dono naturale : la lettura

espressiva può essere imparata attra­

verso un lungo allenamento, una

stretta aderenza alle critiche suscitate

dal « lettore ». Questo dovrebbe, per

quanto possibile, variare la voce e gli

effetti vocali a seconda degli episodi

dell’azione, a seconda dei personaggi

(12)

da individuare. In Francia vengono

organizzati numerosi corsi e « sta-

ges » di « lettura espressiva » per

l’addestramento degli animatori dei

clubs di lettura. Ogni bibliotecario o

responsabile di un centro dotato di

biblioteca dovrebbe essere interessato

a seguire questi corsi, e gli enti di una

certa importanza dovrebbero essere

interessati ad organizzarne ad uso dei

loro animatori. Tuttavia, anche senza

la partecipazione a corsi speciali, le

tecniche di presentazione orale posso­

no essere migliorate con l’aiuto del­

l’esercizio ; per chi ne possa disporre,

è utilissimo l’uso del magnetofono,

per il controllo della propria voce.

Con gruppi più evoluti si può pro­

vare ad assegnare più copie di un

determinato romanzo a diversi lettori :

è quasi un inizio di « drammatizza­

zione », dal quale si può proseguire

fino al punto di mettere insieme, par­

tendo da un libro, un vero « gioco

drammatico », in cui il gruppo viene

ad essere nello stesso tempo autore

collettivo e compagnia drammatica.

Soprattutto agli inizi, però, è bene

guardarsi da ambizioni eccessive ed

evitare di bruciare le tappe. (Il meto­

do della distribuzione delle parti si

presta invece senza difficoltà alla let­

tura ad alta voce di opere teatrali).

Un animatore attivo e che sia buon

pedagogo, dopo un certo periodo di

tempo, potrà far partecipare all’ela­

borazione del montaggio alcuni mem­

bri del gruppo « popolare », ed anche

affidarne l’intera preparazione ad un

ascoltatore particolarmente dotato e

preparato.

Il metodo del « club di lettura » e

del « montaggio » — che si limita in

fondo alla sintesi e al ripensamento di

una pratica non nuova — così conce­

pito e sperimentato, ha ottenuto in

Francia ottimi risultati in seno a

numerosi gruppi di educazione po­

polare.

IY. La scheda di lettura

Ogni biblioteca popolare è, o do­

vrebbe essere, un’istituzione di educa­

zione popolare, ogni bibliotecario un

educatore.

Il club di lettura e il montaggio per­

mettono al responsabile di una biblio­

teca di risvegliare interesse verso let­

ture serie e fertili in molti di coloro

che fino a quel momento si servivano

della biblioteca svogliatamente e ma­

lamente. Il club di lettura, però, oltre

al valore permanente che gli deriva

dal carattere comunitario, ha un’altra

funzione più strumentale e provvi­

soria : esso prepara infatti alla lettura

individuale, alla solitudine del lettore

di fronte al libro, a questa situazione

così ricca di esperienze nuove, così

insostituibile.

Ma nelle piccole biblioteche, nelle

biblioteche che sono semplicemente un

servizio di un ente, di una istituzione,

di un centro (ed è il caso della maggior

parte delle nostre biblioteche, che sono

poi quelle più vicine agli ambienti

popolari, siano esse biblioteche azien­

dali, biblioteche di Case per la Gio­

ventù, di Centri Sociali, ecc.), nelle

quali generalmente vi è un solo

responsabile, sovente occupato per la

sola mezza giornata, come si potrà

orientare il pubblico e guidarlo nella

scelta delle letture, come si dovrà pro­

cedere per avere la certezza che al let­

tore è data la possibilità, partendo da

una data opera, di seguire un processo

logico e fruttuoso? Il bibliotecario non

può avere letto tutti i volumi a lui affi­

dati, non può conoscere la miglior uti­

lizzazione pedagogica di ognuno di

essi. La sua vocazione pedagogica deve

allora essere aiutata mediante uno

strumento appropriato : questo stru­

mento è la scheda di lettura.

(13)

loro biblioteche. Le schede di « Peuple

et Culture » si distinguono soltanto

per l’intenzione pedagogica che pre­

siede alla loro redazione. La scheda

di lettura di « Peuple et Culture » con­

sidera il bibliotecario come un educa­

tore degli adulti e si propone di sug­

gerirgli idee, indicazioni sulle pagine

che hanno valore documentario, sulla

vita e sulle altre opere dell’autore, su

altri libri utili come complemento di

quella prima lettura, su films, dischi,

poesie, canzoni che, insieme al libro

in questione, possano formare un ciclo

culturale sul tema che si va trattando.

Una scheda, insomma, che pur for­

nendo le indicazioni bibliografiche

consuete, considera il libro come stru­

mento di educazione popolare e in

funzione del pubblico che dovrà trame

profitto : una scheda che deriva da una

concezione dinamica e sociale della

lettura.

Il perfezionamento dell’attuale for­

mula delle schede di « Peuple et Cul­

ture » ha richiesto molti anni, molti

tentativi mancati e non poche incer­

tezze. Per un certo tempo l’idea di

compilare una scheda da affidare diret­

tamente nelle mani dei lettori ha fatto

concorrenza a quella della scheda

destinata al bibliotecario o all’anima­

tore. L’esperienza ha dimostrato che

il pubblico « popolare », il quale deve

essere guidato nel suo procedere verso

la lettura, ha bisogno di guide più visi­

ve, meno astratte. Oggi la scheda è

utile innanzitutto per la preparazione

personale dell’animatore, poiché gli

dà modo di rendersi rapidamente con­

to del contenuto e della possibile uti­

lizzazione di un libro che non ha

ancora letto; e dopo che avrà letto il

libro l’aiuterà a formarsi un giudizio

ed a preparare la discussione che do­

vrà organizzare per il suo gruppo.

Le schede di lettura vengono elabo­

rate seguendo lo stesso procedimento

adottato per i montaggi. Molto soven­

te le une e gli altri vengono impostati

nello stesso tempo e affidati alla stessa

persona ; e successivamente, poi, stam­

pati insieme. In certi casi, quando ne

sia fornita l’occasione da un paralle­

lismo evidente, una scheda di lettura,

insieme con il montaggio, può essere

accoppiata ad una scheda di film, la

quale è destinata agli animatori di

cine-club e segue gli stessi princìpi

osservati nella scheda di lettura. Non

si deve infatti dimenticare che la mag­

gior parte dei gruppi di educazione

popolare è polivalente, cioè si serve di

numerose tecniche (lettura, film, ra­

dio, teatro, ecc.) senza specializzarsi

particolarmente in una. L’animatore

della biblioteca sarà sovente nello stes­

so tempo l’animatore dell’attività di

cine-club. Una scheda composta « let­

tura-film » che tratti sia del romanzo

di Stendhal « Le rouge et le noir », sia

del film che ne è stato ricavato, sarà

quindi di interesse e utilità immediata

quando il gruppo avrà occasione di

leggere il testo di Stendhal dopo aver

visto il film di Autant-Lara, o vice­

versa.

Naturalmente il responsabile di una

biblioteca è libero di elaborare perso­

nalmente e direttamente le schede di

lettura che si riferiscono ad opere a

lui ben note. Sarà sempre un utile

esercizio, se non altro perché costrin­

gerà il redattore della scheda ad ap­

profondire le sue riflessioni sul signi­

ficato di un libro e sulle possibilità di

utilizzazione. Sarà però sempre van­

taggioso per l’animatore lavorare in

stretta unione con un gruppo di colla­

boratori, o di lettori già ben prepa­

rati. Anche la scheda di lettura è il

risultato di un lavoro in « équipe ».

Lo stesso si può dire per la Guida di

lettura, altro strumento al servizio

di una concezione educativa della bi­

blioteca popolare, della quale per man­

canza di spazio si tratta qui molto

brevemente. Un gruppo di lettori

sotto la direzione di un responsabile,

inizia lo studio di un vasto problema

che sta a cuore a tutti, la famiglia, la

giovinezza, l’infanzia, il Comune, l’in­

(14)

dividuo e lo Stato, la fabbrica, l’azien­

da agricola, ecc. Si cercano i libri più

importanti che trattano questo argo­

mento, romanzi, poesie, studi socio­

logici, statistiche, ecc. Li si raggrup­

pa secondo un ordine progressivo che

deve essere elaborato di volta in volta

a seconda del tema, e se ne estraggono

passi significativi. Si raccolgono quin­

di illustrazioni, fotografie, riprodu­

zioni di quadri celebri, statue, monu­

menti, opere grafiche. I films che han­

no trattato il medesimo argomento

possono fornire documenti eloquenti.

Se qualche membro del gruppo ha

disposizione per il disegno, contri­

buirà direttamente al lavoro comune.

I testi e le illustrazioni prescelte, le

indicazioni bibliografiche, filmografi-

che, discografiche, verranno quindi

applicate su fogli di carta da disegno

di colore diverso : questa « impagina­

zione », insieme alla scelta dei « pez­

zi », costituisce la parte più difficile

e più interessante del lavoro. Ne risul­

terà un album di dieci, venti pagine

al massimo, che praticamente sarà un

catologo parlante; il lettore sprovve­

duto che voglia occuparsi di un dato

argomento generale, vi troverà ogni

necessaria indicazione sul contenuto,

il grado di difficoltà, il genere, dei

libri migliori che trattano quel sog­

getto : e questo catalogo parlante sarà

opera del gruppo stesso. Se una guida

di lettura di questo tipo riesce bene,

si può prevedere di allargarne la dif­

fusione mediante la pubblicazione.

Utilizzando lo stesso sistema di

visualizzazione, si potrà sistemare in

luogo ben in vista un pannello fìsso,

che servirà ogni mese, ogni quindici

giorni, forse ogni settimana, per la

presentazione di un libro appena en­

trato in biblioteca, o che comunque si

voglia far conoscere ai frequentanti.

Illustrazioni, fotografìe, riproduzioni,

brani del testo, qualche indicazione

sull’autore, sapientemente composte e

impaginate sullo sfondo di un foglio

di cartone, parleranno al pubblico in

modo ben più eloquente e efficace che

non la semplice esposizione del volu­

me, perché un libro non può parlare

a chi ancora non lo ha letto.

In una biblioteca popolare esem­

plare, che permetta il libero accesso

agli scaffali, la guida di lettura e

la piccola esposizione-presentazione

mensile, quindicinale o settimanale

rappresentano la condizione prelimi­

nare indispensabile al buon esito del­

l’esperimento del libero accesso. In­

fatti, come si è detto, l’accesso diretto,

quando il lettore non abbia ancora il

« senso del libro », anziché aiutarlo

rischia di confonderlo. Ed è inutile

ricordare, inoltre, quale sia il valore

educativo di un lavoro di ricerca, di

montaggio, di impaginazione, eseguito

in comune da un gruppo, i cui membri

forse fino a poco tempo prima non

conoscevano altra letteratura che

« Confidenze » e « Tradita la notte

delle nozze ».

V. Il ciclo culturale

(15)

l’educazione deve raggiungerlo in ogni

suo condizionamento, deve essergli di

aiuto proprio perché possa meglio

difendersi da ogni condizionamento,

meglio adempiere alle sue funzioni,

più facilmente salvarsi da tutto ciò

che minaccia l’autonomia della sua

persona (la quale autonomia non

esclude la disciplina delle obbedienze

e delle integrazioni liberamente volute

ed accettate).

Noi chiamiamo Ciclo culturale il

metodo che permette più efficacemente

di raggiungere questo fine. Si tratta

di accordare intorno ad un tema, ad

un centro di interesse, tutte le attività,

tutti gli strumenti adatti all’inten­

zione educatrice, tenendo conto del

fattore « fatica fisica e intellettuale »

(per cui si rende necessario l’uso di

strumenti variati che rinnovino gli

effetti) e di tutto ciò che si è detto

sull’importanza dell’elemento audio­

visivo. Un ciclo culturale, secondo i

casi, utilizzerà montaggi di libri (club

di lettura), f i l m (documentari o

commerciali : cine-club), televisione

e radio (tele-club e radio-club), pro­

iezioni, conferenze, viaggi (natural­

mente preparati in modo che si pos­

sano sfruttare in senso culturale),

anche lo sport, se praticato in modo

culturale ed educativo. Tutti questi

« strumenti culturali » possono essere

associati al libro. Ad esempio « Peuple

et Culture », in occasione delle Olim­

piadi del 1952, ha girato in Finlandia

un film che è stato in seguito presen­

tato in migliaia di città e villaggi

francesi, accompagnato da una con­

ferenza, preceduto o seguito da let­

ture ad alta voce, da altri documen­

tari, da testimonianze di celebrità

sportive, ecc. Tutto ciò ha contribuito,

in certa misura, a restituire allo sport

il suo significato umano, la sua fun­

zione di nobile e pacifica competizione.

In Francia vengono regolarmente

organizzati degli « stages » il cui tema

centrale può essere la lettura espres­

siva, oppure la direzione di una pic­

cola biblioteca popolare (e buona

parte del corso è dedicata alla rile­

gatura, occupazione manuale utile e

in genere molto gradita dai frequen­

tanti), oppure il Ciclo culturale ; scopo

di essi è la formazione e l’addestra­

mento all’impiego dei metodi di cui

si è detto di bibliotecari volontari o di

professione, di animatori di gruppi

culturali che vogliano utilizzare la

lettura, i quali tutti, per diverse ra­

gioni, non abbiano una preparazione

adeguata. (Si riporta in appendice il

programma di uno « stage »). Anche

in Italia, a cura dell’Unione Nazio­

nale per la Lotta contro l’Analfabe­

tismo, è stato organizzato un corso

di questo tipo destinato ai dirigenti

dei Centri di Cultura Popolare.

Le considerazioni presentate nel

corso di questo articolo non sono né

originali né complete, e neppure pre­

tendono di far passare per nuovo un

problema antico come la cultura.

Vogliono semplicemente rispecchiare

uno sforzo educativo che si è svilup­

pato in Francia negli ultimi dieci

anni con risultati apprezzabili, e che,

pur proponendosi in primo luogo di

agire praticamente, non ha potuto

fare a meno di porre in evidenza al­

cuni problemi fondamentali di meto­

dologia e di impostazione. Poiché que­

sto sforzo ha trovato le sue radici

nel clima storico francese, sarebbe

inutile, se non dannoso, volerlo tra­

sferire altrove senza ripensarlo ed

adattarlo.

Abbiamo quindi voluto limitarci ad

offrire agli amici italiani il resoconto

di un’esperienza ancora in divenire,

ancora pronta a trasformarsi ed adat­

tarsi secondo le esigenze dettate dalla

realtà. Ed è questa senza dubbio la

prerogativa di ogni azione pedagogica

degna di questo nome, soprattutto

quando si parli di educazione popolare.

Joseph Rovan esperto dell’ UNESCO

(16)

Peuple et culture

Peuple et Culture è un movimento peda­

gogico, specializzato nell’educazione popo­ lare, form atosi in Francia nell’immediato dopoguerra. Il fine essenziale che lo anima è la formazione e il perfezionamento di animatori e di guanti, in va n e istituzioni culturali, sportive, ecc. svolgono attività nel campo di educazione degli adulti. Peuple

et Culture, per esempio, si assume la dire­

zione pedagogica delle attività culturali delle comunità di lavoro francesi, orga­ nizza corsi e presta opera di consulenza a enti statali e organizzazioni sindacali.

N el corso di questi dieci anni di attività

Peuple et'Culture ha studiato dal punto di

vista del metodo ed ha sperimentato in atto diverse tecniche, oggi ormai largamente in uso. In seno alle sue diverse commissioni (lettura, musica, animatori di centri cul­ turali, ecc.) si svolge infatti un lavoro volto alla preparazione e diffusione di ma­ teriale pedagogico utile agli animatori di gruppi di base. A questo fine il movimento cura presso le « Editions du Seuil » una collana, dove figurano monografie sulle principali realizzazioni francesi in campo dell’educazione popolare, studi e testimo­ nianze dei migliori animatori di ogni ten­ denza ed opinione; sussidi di lavoro, quali schede e questionari, documentazioni utili per inchieste, dibattiti, giornate di studio; saggi orientativi in campo pedagogico, cul­ turale, sociale, sempre in relazione ai pro­ blemi che sorgono dalle varie attività nel settore educativo. Ha così pubblicato:

Regards neufs sur le sport, Regards neufs sur la lecture, Regards neufs sur le mouve- ment ouvrier, Regards neufs sur la chanson, ecc., ecc.

Mensilmente, oltre ad un bollettino, ven­ gono pubblicate schede di lettura (se ne da un esempio nelle pagine che seguono), di musica (per es. Petrouchka, di Stravinsky), di films.

Peuple et Culture ha ormai diversi gruppi

in vari dipartimenti francesi. Sul piano na­ zionale fanno capo ad esso esperti di edu­ cazione popolare, animatori di base, mae­

stri, professori, critici, uomini politici, scrit­ tori, artisti, le cui diverse competenze per­ mettono al movimento di affrontare e siste­ mare sul piano pedagogico tutti i diversi aspetti di cui si compone la vita sociale e culturale di oggi.

Un corso di “ Peuple et Culture ” sulle biblioteche popolari e la rilegatura. I - Organizzazione tecnica e pedagogica del­

le biblioteche popolari.

а ) Nozioni sommarie di biblioteconomia :

1. Registrazione dei libri. 2. Classificazione. 3. Schedatura.

4. Il regolamento della biblioteca. 5. L’organizzazione del prestito. б) Organizzazione culturale della biblio­

teca:

1. La scelta dei libri. 2. La scheda di lettura. 3. I clubs di lettura. 4. Il montaggio dei testi. 5. La guida di lettura. c) Esercitazioni pratiche:

1. Presentazione dei clubs di lettura. 2. Preparazione di una guida di lettura. 3. Montaggio di testi. d) Veglie culturali: 1. Letteratura e cinema. 2. Musica. 3. Cine-club. 4. Club di lettura. II - La rilegatura e l’organizzazione di un

laboratorio per la rilegatura.

а ) Organizzazione di un laboratorio per

rilegatura :

1. Il materiale per la rilegatura: stru­ menti, tele, carte, ecc.

2. iL’arredamento del laboratorio di rilegatura.

3. L’organizzazione del lavoro nel labo­ ratorio.

б) Esercitazioni pratiche:

1. Rilegatura classica in tela, mezza­ tela, ad angoli.

(17)

Presentiamo due esempi di scheda di lettura e di montaggio pubblicati da «Peuple et Culture», tra­ dotti e adattati all’ edizione e ai riferimenti italiani.

I.

La Via della libertà

Editore : Einaudi Autore : Howard Fast (trad. Iole

Jan-Genere: romanzo storico netti Pinna Pintor).

D a ta : giugno 1954 (4 a ediz.) P a g in e: 363 P rezzo: L. 1.200

Luogo : Charleston, sede della Convenzione, e il terreno di Calwell nella Caro­ lina del Sud.

Ambiente : Gli schiavi negri affrancati e i bianchi poveri delle piantagioni. E poca: La guerra di Secessione, la Convenzione, la partenza dei liberatori

Yankees, la reazione schiavista. (1 8 6 8 -1 8 7 7 ).

Cenni riassuntivi

Gli Yankees hanno sconfìtto gli eserciti sudisti che si erano rifiutati di abo­ lire la schiavitù. Il negro Gedeon Jakson, schiavo della piantagione di Carwell, si è arruolato nell’esercito Yankee.

Il 14 luglio 1868 gli Yankees decretano una Convenzione (1) e i loro eserciti occupano il paese per farla rispettare. Gedeon è eletto da 500 negri e si reca alla Convenzione di Charleston.

Porta un abito logoro e non sa leggere. Abita in una modesta camera presso i Carter, che si dimostrano buoni e comprensivi : gli stirano 1 abito sgualcito e gli prestano una camicia di bucato. Così Gedeon può presentarsi al Comandante James per fargli convalidare il proprio mandato di delegato.

La città di Charleston è agitata; si teme un sollevamento degli schiavisti ad oltranza.

Gedeon parla alla Convenzione e impara a scrivere. Sono votate le leggi sull’istruzione obbligatoria per tutti e sull’abolizione del sistema delle pianta­ gioni. Gedeon vi ha contribuito con i suoi interventi.

Le piantagioni sono vendute all’asta ; Gedeon convince con una certa diffi­ coltà i bianchi poveri ad unirsi ai negri per comprare il terreno di Carwell nel quale erano stati schiavi. Un banchiere acconsente a prestargli il denaro.

Ma appena è acquistato il terreno il Klan fa la sua apparizione. Le truppe Yankees, la cui presenza nel Sud costituiva la sola garanzia contro la reazione schiavista, lasciano la Columbia. Il Klan sta diventando molto potente. Nella

(1) Assemblea costituente.

(18)

notte del 18 aprile 1877, Carwell viene attaccato. Jakson organizza in fretta la difesa. Per due giorni e due notti Carwell è la sede di un combattimento eroico tra forze disuguali, che termina con la morte di Gedeon e di tutti 1 suoi compagni.

Temi

— La condizione misera e umiliante dello schiavo negro delle piantagioni. __ La vita impegnata e consapevole di un negro analfabeta, che vuole essere

all’ altezza delle sue responsabilità di delegato alla Convenzione.

__ Il difficile accordo tra bianchi poveri e negri per l’acquisto in comune di

un terreno.

— La lotta eroica di un gruppo di bianchi e di negri contro l’oppressione. Tesi

Senza essere esposta in forma didattica, emerge nettamente dal racconto: — l’oppressione esercitata dai bianchi sui negri è un’ingiustizia che può

essere soppressa soltanto con l’unione dei negri e dei bianchi poveri. — Soltanto l’unione di tutti nella resistenza all’oppressione può condurre

alla libertà e gli eroi apparentemente vinti saranno esempio vivente per il futuro.

Forma

Il romanzo non presenta un quadro degli importanti avvenimenti che si sono succeduti dal 1868 al 1877. I principali capi militari e civili di quel tempo vi figurano appena. Tutti i grandi avvenimenti sono visti attraverso la vita quoti­ diana di uno schiavo negro liberato, della sua famiglia e dei suoi compagni e acquistano in tal modo un carattere di umana semplicità. La storia con la S maiu scola assume aspetto familiare.

La narrazione segue l’ordine più semplice: quello cronologico. Nessun ritorno ad avvenimenti precedenti, pochi riepiloghi, nessun effetto dovuto all ataarnarai del passato e del presente. E tuttavia l’arte di Fast riesce a fare di fi^ st ordme una progressione drammatica. Ogni piccolo fatto suscita simpatia, rivolta, mquie tudine, entusiasmo, nessuno di essi ci lascia indifferenti.

Ogni elemento ha un suo posto preciso ed acquista così grande importanza nell’agitarsi dei sentimenti che accompagnano il susseguirsi degli awemmen ì (così la paura di Ellen, pag. 281, che pur non essendo m diretto rapporto con la scena seguente — Gardozo-Jakson — la rende tuttavia pm

I contrasti accentuano lo svolgimento della tragica giornata del 18 aprile, ini­ ziata con la sorridente evocazione della primavera e dei lavori quotidiani.

La narrazione dimostra infine come attraverso il concatenarsi delle situa­ zioni un uomo semplice e privo di ambizioni, sostenuto dai suoi, giunga a elevarsi con il suo lavoro alla forza di volontà di un costruttore, ah eroismo di un combattente. Il racconto gradualmente raggiunge la tragedia e 1 epopea.

(19)

Il racconto sarebbe talvolta avvantaggiato da una maggior concisione, da un maggior rigore di lingua. Se qui l’arte di Fast non raggiunge quella dei maggiori romanzieri americani occorre ricordare che Fast è più giovane di loro, e che si è artisticamente affermato dopo questo romanzo. Il ritorno ai mezzi d’espressione più vicini al linguaggio quotidiano pone già la sua ricerca su una nuova strada, lontana da ogni estetismo, da ogni ricercatezza.

Problemi

— Il primo voto dei negri degli Stati del Sud: «troppi negri...

pensavano che il voto consistesse in una distribuzione di venti Pag. ettari di terra per ciascuno... » . . . . 2 0 - 2 4 — Non vi è libertà senza istruzione . . . 2 9 - 3 3 — « I negri passano i limiti » o le leggi votate dalla Convenzione :

i dibattiti sull’istruzione o b b lig a to r ia ... 110 - 116 •— Unione dei negri e dei bianchi poveri per l’acquisto delle pianta­

gioni. Gedeon convince Abner . . . 165 - 173

— Problema dell’autodidatta . . . 69

— I negri compratori di terreni e i banchieri . . . . 186 - 191 — E’ il popolo che fa la legge? . . . 285 - 287 — Il dovere del medico è incondizionato? . . . 351 - 354

Letture complementari

Dello stesso autore:

Sciopero a Clarkton (ed. Einaudi). Per un confronto:

(romanzi)

Beecher-Stowe, La capanna dello zio Tom (ed. Hoepli). R. Wright, Ragazzo negro (ed. Einaudi).

R. Wright, I figli dello zio Tom (ed. Einaudi). Hugues, Nel mare della vita (ed. Einaudi). Powers, Principe delle tenebre (ed. Einaudi). Revueltas, Il coltello di pietra (ed. Einaudi). Icaza, I meticci (ed. Einaudi).

Paton, Piangi terra amata (ed. Bompiani). (teatro)

O’Neil, L’imperatore Jones.

O’Neil, Tutti i figli di Dio hanno le ali. Gow e d’Usseau, Profonde sono le radici.

(20)

Suggerimenti per cicli culturali

Cinema:

(Senza pretendere di indicare un elenco sia pure approssimativo di films, ci limitiamo a citare, come prò memoria, alcuni titoli principali).

Alleluia!, K. VlDOR (1929).

Verdi Pascoli, Connelly e Keighley (1936). I viaggi di Sullivan, Preston Sturges (1941).

Anime ferite, E. Dm ytryk (1945).

Senza pietà, A. Lattuada (948).

Pinky la negra bianca, E .Ka z a n (1949). L’escluso, S. Meyers (1949).

Uomo bianco tu vivrai, J. L. Ma n k ie w ic z (1950). La p . . . rispettosa, M. Pagliero (1953).

II sole splende alto, J. Ford (1953). Paura, P. Ch en a l (1953).

Saggi:

Storia degli Stati Uniti, André Maurois (ed. Mondadori). 1 negri in America, Arnold Rose (ed. Einaudi).

Poesia :

Antologia dei poeti negri, Carlo Bo (ed. Parenti).

Nuovissima poesia americana e poesia negra (ed. Guanda). Canti negri (ed. Melograno).

Arte figurativa:

L’A rt Nègre (Présence Africaine 10-11, Editions du Seuil). M usica:

« Il blues è uno sforzo per mantener vive in una coscienza mortificata le vicende di una esperienza brutale, e per trascendere quest’esperienza non attraverso un conforto filosofico, ma traendone un’espressione lirica, in parte tragica e in parte bizzarra. Il blues è la cronaca autobiografica di una catastrofe trasposta in

termini poetici » (Ralph Ellison). # . .

I dischi di blues che si richiamano direttamente all’autentica tradizione vocale dei primi tempi del jazz sono quelli di Bessie Smith. Molto belli quelli i

Louis Armstrong. Per es.: L. Armstrong e orchestra 33 giri Q FEP 4UUZ

-VdP - 25.

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