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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2416, 22 agosto

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore: M. J . de Johannis

t a muli - VOI. LI

Mll-ìm,

22 Uggito 1920

F IR E N Z E : 31, Via della P ergola

R O M A : 56, Via G regoriana

II. 2416

S O M M A R I O

P A R T E ECONOMICA.

I grandi problemi dell’evoluzione mondiale.

La convenzione nazionale per il commercio estero di San Francisco. Aumento di capitale azionario ed emissione di obbligazioni. L e Banche popolari in Italia.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

I trasporti ferroviari nella Russia dei Soviet. La marina mercantile negli Stati Uniti. Conti culturali del grano.

RIVISTA D EL COMMERCIO.

Fiume nel commercio dell’anteguerra • — Il nostro traffico con la Tripolitania — Il commercio d ’importazione e d ’esportazione dell'Argentina — L'aumento della esportazione italiana in Egitto

L ’importanza del commercio italo-svizzero.

RASSEGNA SOCIALE.

La protezione dell’infanzia all’estero — Le riforme sociali nella Repubblica Ceco-Slovacca — La socializzazione dette miniere in Cecoslovacchia.

RIVISTA DELLA PRODUZIONE.

Produzione industriate in Italia nel sessennio 1913-18 — La pro­ duzione del ferro nel Nord-Atnerica — Incremento dell’industria chimica italiana —- La produzione dei cereali net 1920.

LEGISLAZIONE.

Le tasse per le automobili nel 1921

RIVISTA BIBLIOGRAFICA.'

La proprietà collettiva in Italia di A . Cemcelli — Il Consiglio nazionale del lavoro di M. Ruini — La Belgique coloniale, com­ merciale, fìnancière, industrielle, maritime, sociale di M. Char

-r i a u t Problèmes internationaux, économiques et financièrs par

M. VtSS E R IN G .

NOTIZIE VARIE.

Situazione degli Istituti di Emissione Italiani. Situazione degli Istituti di Credito Mo bil ia r e.

B IB L IO T E C A D E “ L5 E C O N O M IS T A „ !

■ — — --- |

Studi Economici Finanziari e Statistici

p u b b lic a t i a c u r a de L ’ ECONOMISTA j 1) F E L I C E V IN C I L . 2 j

L ’elasticità dei consumi con le sue applicazioni ;

ai consumi attuali prebellici

G A E T A N O Z IN G A L I

DI ALCUNE ESPERIENZE METODOLOGICHE TRATTE DALLA PRASSI DELLA STATISTICA DEGLI ZEMSTW9 RUSSI

L. 1

3 ) Dott. E R N E S T O S A N T O R O l . a

Saggio critico su la teoria del valore

n ell'econ om ia politica

4) A L D O C O N T E N T O L . 2

Per una teoria induttiva dei dazi sul grano e sulle {arine

5 ) A N S E L M O B E R N A R D I N O L . 2

Il fenomeno burocratico e il momento

economico-finanziario

In véndita pressi i p rin cip a li lib ra i-e d ito ri e presso V Am­ ministrazione de L’Economista - 56 Via Gregoriana, ROMA 6.

PARTE ECONOMICA

1 grandi problemi dell’evoluzione mondiale

N ell’andamento vertiginoso con cui si svolge la vita dei popoli noi .siamo portati, quasi per istinto, a fer­ mare la nostra attenzione sui problemi che maggior­ mente urgono o su quelli che, .per il loro carattere più appariscente, sembrano i più importanti e fonda- mentali. E gli avvenimenti politici e i fenomeni e- conomici e i bisogni finanziarii ci interessano nella di­ versa gradazione con la quale si presentano sul­ l ’orizzonte internazionale e su quello interno di cia­ scun paese.

Raramente noi ci fermiamo a considerare le linee generali e sintetiche dei problemi che coinvolgono tutta, la vita dei popoli e che ne preparano i destini con una fatalità storica indistruttibile.

Eppure, per quel poco che è dato a noi di prevede re, è utile di quando in quando staccare gli occhi dalla vita quotidiana e fìggerli nel profondo di dove scatu­

riscono le forze destinate a regolare il mondo anche quando sembra che lo sconvolgano e lo dissolvano.

Oggi, per esempio, vediamo l ’Europa divisa per i diversi atteggiamenti che le varie nazioni assumono di fronte al movimento bolscevico e si guarda con ansia alle conseguenze che potranno derivare dalle opposte linee di azione che si preparano al Quai d ’Orsay o al

Foreigrt O ffice circa la questione russa.

Ma si ha insieme l ’impressione che un così impor­ tante avvenimento, il più grandioso dei giorni nostri, non sia stato compreso nella sua effettiva portata. Quel che noi oggi vediamo di questa immane tragedia che si svolge dalle rive della Vistola ai lontanissimi Ti­ rali è soltanto uno spettacolo di sfacelo e di morte : ma oer certo, se noi non sappiamo quali rinascite sa­ ranno per uscire dalla spaventosa distruzione, certo dobbiamo riconoscere che la tragedia russa non è che il crollo di una organizzazione su citi un’altra se ne prepara, ricca di nuove energie. Bisognerebbe ignorare la triste sorte cui questo popolo era soggetto l ’opopressìone che ne teneva coartato ogni slancio, 'a mancanza di quegli organismi che sono il portato della civiltà e del progresso e bisognerebbe ancora non co­ noscere la magnifica vitalità del popolo slavo, la sua potenza demografica e la sua forza di espansione, per non comprendere come dallo scompaginamento furioso e violento di tutti i vecchi tessuti del mondo politico’cd economico, dal terribile incendio che sinistramente illumina di bagliori di fu o co -l’Oriente di Europa ti- scirà un popolo nuovo, un organismo fondato su basi che saranno così diverse da quelle distrutte, come da quelle che temporaneamente sorreggono la rivoluzione nella sua opera dissolvitrice.

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rina-422 L’ ECONOMISTA scite, vediamo quel che accade nella parte occidentale

dell’Europa, fra gli Stati che; manipolatori della recente pace, si sono illusi di regolare il mondo secondo nuove leggi di equilibrio e di giustizia, e non l ’hanno invece che deformato* secondo i propri appetiti ed i propri in­ teressi.

Nel conflitto mondiale l'Inghilterra ha mostrata tutta j la sua potenzialità : dalle colonie, dai protettorati, ! da tutti i suoi possedimenti ha tratto le grandi ric- I chezze che hanno sostenuto la guerra per oltre quattro | anni ; e questi aiuti e questa convergenza di azione è anoarsa come la dimostrazione più chiara dell’unità incrollabile dell’impero britannico. Eppure non è così. I sintomi di disgregazione sono tali da far guardare al futuro con crescente incertezza. Anche prima della guerra la tendenza emancipatrice dell’Egitto non si era manifestata sempre in forma pacifica.-Oggi quella ten-

j denza preoccupa l ’Inghilterra seriamente. E aspirano | da molti anni a ll’indipendenza le Indie da cui la madre- j patria trae abbondanti materie prime e viveri. E ac­

canto alle aspirazioni separatiste delle colonie britan-, | niche assistiamo in Irlanda ad una lotta aspra ed aper- | ta che va sempre più aggravandosi.

Dai punti strategici che tiene occupati e dai quali domina i mari e gli. sbocchi delle terre, la Gran Bre­ tagna si illude di dominare il mondo. Ed ha fiducia nella libertà che le colonie godono e nella quasi in­ dipendenza dal governo centrale, e spera che la lunga tradizione e che una maggiore estensione nel seif-

governm ent, possa salvare la compagine del vastis- ! simo impero coloniale.

Ma fino a quando? Forse suonerà più presto che non si creda l ’ora di tutte le emancipazioni. Ma chia­ meremo decadenza quella della Gran Bretagna, quando le sue colonie assumeranno un nuovo assetto in ar­ monia alla propria coscienza nazionale ed ai propri in­ teressi ? No. Avremo una nuova fase nella evoluzione del popolo britannico, che rientrerà nei suoi confini do-- po di avere adempiuta una grande missione di ci­ viltà nel mondo.

La fine dell’impero non significherà per la Gran Bretagna distruzione della sua nazionalità; ma sarà il principio di una nuova vita nazionale per l ’antica ma­ drepatria e di altrettante nuove vite per i paesi che saranno chiamati a reggersi in completa autonomia.

E cosa accadrà della Francia che la pace non ha ancor resa sicura, nei suoi ampliati confini, di fronte alla secolare nemica : la G erm ania? Le invasioni del 1870 e del 1914 stanno a provare quali pericoli abbia superato la Francia, ma dimostrano pure quali siano le aspirazioni del popolo tedesco, che la sconfitta ha temporaneamente abbattuto, ma non domato. E del­ l ’avvenire non si può dire sicura la Francia quando sono evidenti i suoi sforzi di conservare con ogni mezzo gli acquisti bellici e di mantenere lo stato di | fatto creato attraverso una pace faticosamente ela­

borata. E intanto l ’imperialismo più esagerato con­ trasta colle condizioni interne rese preoccupanti dalla situazione demografica: e se gli antichi e nuovi possedi­

menti coloniali sono immensi per estensione ed abi­ tanti, la popolazione della madre-patria diminuisce senza interruzione. Le colonie francesi, abitate da indigeni. e nessuna da nazionali francesi, si riducono a territorii di occupazione politica o esclusivo sfruttamen­ to economico.

Ma la Francia non sa rinunziare a nessun territorio coloniale e nella estensione del suo dominio, crede di costruire una maggiore grandezza che compensi la propria debolezza interna. E con questa direttiva po­ litica non si accorge di preparare la sua rovina. Le ] colonie vanno assumendo oggi carattere, di esclusiva espansione demografica ; e possono mantenersi perciò I solo quelle che contengono il supero di popolazioni esu- ! beranti. E la Francia, esausta di vita, si trova proprio ! a fianco un popolo forte che cresce di numero e di | energia.

| Fino a quando la Germania si accontenterà di es- I sere coartata nei suoi confini divenuti più angusti?

22 agosto 1920 — N. 2416 Minaccioso sul Reno il popolo tedesco ha gli occhi rivolti a ll’Atlantico : oscura minaccia che turba di muo­ vo la pace d’Europa, ma che ha tutti gli elementi di una grande fatalità storica.

Dalla recente divisione di territori è stata esclusa, unica fra le nazioni vittoriose, l ’Italia. E non abbia­ mo forse ragione di dolercene. La storia insegna che il destino dei popoli si matura attraverso il naturale giuoco di forze e di eventi e l ’Italia, ricca riserva di energie umane, avrà il privilegio di trovarsi fra le nazioni che svolgeranno un’opera benefica di espan­ sione nel mondo. E saranno le conquiste più dura­ ture quelle che andrà preparando la feconda vigoria

della nostra razza, che, ringiovanita, rivivrà più de­ gnamente nel sangue, nella lingua, nei sentimenti delle popolazioni di altri paesi e continenti, ov’essa a- vrà portata l ’esuberanza dei suoi più forti e attivi abitanti.

La convenzione Nazionale

per il Commercio estero di San Francisco

Mentre il popolo degli Stati Uniti è ora special- j mente preso da problemi interni, gli uomini di affari j non trascurano i doveri e le opportunità loro offerte dal commercio estero. Ciò ha ampiamente dimostrato il recente .congresso di San Francisco dove si riuni­ rono oltre 3 mila rappresentanti provenienti da tutte le parti del territorio americano. La larga rappresen­ tanza dei paesi della costa del Pacifico sta* a dimostra­ re l ’enorme e rapido sviluppo che questi hanno rag­ giunto e la loro impanzienza di spingersi col maggior numero di prodotti al di là dell’ampio Oceano.

La esistenza di mercati di consumo vasti come j l ’India, la Cina e la Siberia d ell’Est forma una at- ' trazione per tutti i produttori occidentali degli Stati Uniti.

Si può dire che nel complesso nessun argomento direttamente o indirettamente connesso col commer­ cio estero venne omesso nelle discussioni sia delle assemblee generali che in quelle dei diversi gruppi. Diamo pertanto i titoli dei principali argomenti trattati :

Fondamento del commercio estero. Esportazione ed importazione. Regolamenti sul commercio estero. La Marina mercantile. II programma nazionale di commercio estero. La educazione per il commercio estero. Il finanziamento per il commercio estero. Trasporti e comunicazioni. Pubblicità e commercio estero. La vendita diretta all’estero. Il servizio ban- !j

cario pel commercio estero. Il commercio con l ’O­ riente. Il commercio estero e la stampa. Crediti al- ; l ’estero ed informazioni sul credito. Commercio del­ l ’America colla Russia. Informazioni su! commercio estero. Problemi pratici, di esportazione. Problemi del I Pacifico. Le relazioni commerciali con l ’America la­ tina. Gli effetti della legge Webb.

Non è possibile riassumere e riferire l ’enorme ma­ teriale che nel congresso è stato portato, e quindi gio- j verà soltanto estrarre quanto possa avere, sia in linea | generale che in via particolare, connessione . cogli |S scambi coll’Europa ed in particolare co ll’Italia.

Il vasto mercato che gli Stati Uniti offrono alle altre j nazioni sulla base della uguaglianza ; le provviste di j-j materie greggie esportate senza tassazione, o discri­ minazione ed il grande tonnellaggio accolto nei porti americani di marine estere a parità di trattamento | colla americana danno diritto a ll’esportazione ame­

ricana con eguaglianza di trattamento nei mercati esteri. Per assicurare questo trattamento la tariffa j

americana deve confermare il principio di provvedere ¡j

a dazi addizionali sulla importazione da Nazioni che j| colla tariffa o pratiche amministrative compiono una discriminazione contro il commercio degli Stati Uniti, j

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22 agosto 1920 — N. 2416 L’ECONOMISTA 423 degli effetti sul commercio dalla formazione di trat­

tati commerciali o la erezione di nuove preferenze e discriminazioni, la commissione tariffaria degli Stati Uniti deve essere ampliata e le sue investigazioni de­ vono essere aiutate dal Congresso e dal pubblico degli affari.

11 signor George E. Roberts, trattando della fun­ zione delle importazicni nel commercio estero, ha se­ gnalato una nuova situazione economica. Egli ha vo­ luto accennare agli ex clienti dell’America, che non posseggono i mezzi per fare i pagamenti degli acquisti, che essi opererebbero agli Stati Uniti : il potere di |] acquisto di ciascun paese sta nel suo stesso potere ] di produzione e senza questo potere e il mercato dei |l suoi prodotti esso non può essere in condizioni di j pagare o di comprare.

| L ’intero progetto di questo congresso che ha io j scopo di promuovere il commercio estero, potrebbe essere abbandonato — egli ha detto — se non si fosse pronti a considerare io sviluppo del reale corn­ ai mercio e lo scambio dei nostri prodotti con quelli di

altri popoli.

E ’ uno sbaglio per l ’America di considerare il com- 1 mercio estero come una necessità di sbocco per l ’au­ mento della nostra produttività generale quasiché noi j non ootessimo consumare tutta la produzione delle no­ stre industrie. Ciò non è vero in un senso generale che presente capacità industriale del P aese; purché que­

sta fosse convenientemente equiparata ai suoi desi­ deri. Infatti ognuno avrebbe piacere di possedere un j numero doppio di stanze da abitazione, un automo- | bile ed altre cose che vanno con queste. Non vi sono limiti sulla nostra abilità al consumo; questi vengono dati soltanto dalla produzione. Tuttavia in alcuni rami noi abbiamo sviluppato la capacità produttiva al di là della domanda del nostro popolo e noi vogliamo cam- i Mare questi prodotti con altri di cui abbisogniamo. La ! reale situazione dello scambio internazionale è ap­

punto che noi non possiamo, senza di esso, far uso i di tutta la nostra capacità industriale.

E ’ mia opinione che gli Stati Uniti non possono concepire permanentemente una politica basata sulla enfatica frase del a bastare a sé stessa », che restrin­ gerebbe e limiterebbe una parte delle nostre industrie ¡I le ciuali possono invece competere su tutti i mercati. || Inoltre il genio del nostro popolo non -sarebbe soddi­ sfatto senza affrontare le possibilità dei mercati mon­ diali.

Dopo altre considerazioni sulla posizione della pro­ duzione americana verso i mercati del Sud America dell’Asia e dell’Europa, il Roberts passa a considera­ re la desiderabilità di un mercato per investimenti al- stero. Egli afferma che se il popolo americano volesse prendere una lezione di storia sulla formazione di un grande commercio estero, quelle della Gran Breta­ gna e della Germania mostrerebbero i grandi vantaggi di bassi cambi per assicurare un permanente sicuro investimento che faciliti il commercio nel futuro. Es­ se tennero i tassi del cambio in modo da impedirne la ascesa, ammettendo i prodotti dei Paesi, dove essi tentavano la esportazione, liberamente alla importa­ zione e reinvestendo in parte i profitti provenienti da quei Paesi in una ulteriore espansione dei loro in­ teressi.

La discussione che è conseguita e altre relazio- | zioni fatte dagli intervenuti sulla situazione finanzia- | ria applicata al commercio estero venne cosi rias- | senta

1. il centro della situazione finanziaria^ nei u- ! guardi del commercio estero sta nel tasso dei cambi.

2. la aberrazione di questi tassi non è dovuta al pesante indebitamento dell’Europa cogli Stati Uniti, non allo sbilancio delle importazioni e esportazioni durante gli ultimi anni e soltanto in piccola parte al­ l ’eccesso delle correnti di esportazione odierne; essi sono principalmente determinati, invece, dal deprez­ zamento della moneta di carta inconvertibile messa

in circolazione in Europa.

3. Ciò . dimostra la importanza per un Paese di rimanere, per quanto possibile, sulla base di una circo­ lazione d’oro, con speciale applicazione di questo principio agli stessi Stati Uniti.

4. E ’ anche suggerito che la demoralizzazione nei cambi essendo determinata dal deprezzamento della valuta estera, può essere rimediata soltanto ria­ bilitando quella valuta e ciò è necessario come un provvedimento interno delle Nazioni che più soffrono della inconvertibilità della loro circolazione.

5. Prestiti a lungo termine accordati da cittadini degli Stati Uniti a ll’Europa darebbero immediato sti­ molo alla esportazione americana e renderebbero più

facili a ll’Europa il compiere attraverso un lungo pe­ riodo il pagamento dei generi Mù neccesari. Ma que­ sti prestiti non possono essere assorbiti dagli espor tatori nè degli industriali, ma soltanto dalle classi dei risDarmiatori pei quali l ’acquisto di titoli è basato soltanto sulla sicurezza e commerciabilità loro, non già su considerazioni di commercio. Perchè titoli e- streri possano essere assorbiti con successo, bisogna che essi contengano i requisiti voluti dagli investitori | di danaro e debbano poter competere colla pesante domanda interna di. danaro, principalmente da parte delle ferrovie americane.

6. Ciò sembra che lasci il nostro commercio estero nell’esatta posizione descritta dagli economisti, per la ¡ quale la esportazione americana può, meglio di altra cosa, essere stimolata incoraggiando la importazione. Ma la relazione che ha rivestito maggiore importan­ za fu quella del Sig. Frank B. Anderson, Presidente della Banca di California e della Assosiazione Na­ zionale di S. Francisco, di cui diamo i punti principali :

L ’Europa deve restaurare le sue condizioni in mo- ! do che esse possano ispirare fiducia, prima che si possa sperare in una larga adesione dei capitalisti americani per facilitare crediti al di là dell’Oceano. E ’ preferibile la formazione di una larga corporazio­ ne con ampi capitali sottoscritti, piuttosto che la sot­ toscrizione di piccoli capitalisti, per la ragione che la prima attrarrà meglio le menti esperte e darà migliore protezione agli investitori, ed inoltre perchè deve es­ sere creato un mercato, da rendere poosibilihente po- pooolare, per la emissione dei titoli relativi. La semplice formazione di una grande corporazione non potrà pro­ durre sottoscrittori; questi. devono essere educati.

Più avanti il rapporto Anderson continua : vi è sufficiente sicurezza in Europa per compiervi un pre- I stito. Vi sono già uomini e istituzioni coi quali la no- | stra gente ha avuto relazioni di affari per molti anni e nei quali essi hanno fiducia; questi non abbisogna­ no di crediti bancari ma di capitali da investire.

Le imprese americane sono applicate a pagar c r ro il danaro a causa della forte domanda, causata | parzialmente dallo sforzo delle Banche per ridurre ’a

circolazione; sarà quindi necessario che gli europei o j paghino ancora più caro, se vorranno attrarre il ca- j pitale americano.

Dopo avere affermato che egli non crede nella possibilità, appunto perciò di privati crediti a lunga | scadenza verso l ’E'uropa, l ’Anderson afferma che il

Governo deve avere il denaro per giungere ad una soluzione e che il pubblico deve domandare al Go­ verno di giungere alla realizzazione di quanto è ne­ cessario per la vita e per la produzione interna.

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426 L’ECONOMISTA 22 agosto 1920 — N. 2416 popolari di Milano (lire 10 .3 1 4 .4 5 0 ), d'i Novara (lire

9.331.300), di Cremona (lire 3. 448.050), di Pavia (lire 2.000.000), di Bologna (lire 1.608.540), di Pa­ dova (lire 1.353.825), di Genova, Mantova, Modena, Ferrara, Rovigo, eco.

Accanto al capitale hanno una grande importanza le riserve patrimoniali, costituite con la devoluzione di una parte notevole degli utili alla fine di ogni eser­ cizio. Esistono banche che hanno costituito in lunghi anni di saggia e previdente amministrazione riserve che superano complessivamente lo stesso capitale so­ ciale. Presso alcune banche si distinguono le riserve, patrimoniali dalle riserve per oscillazioni nel corso dei valori e da quelle contro le sofferenze. Per ciò che i- guarda l ’uso di esse, alcuni istituti le impiegano nelle ordinarie operazioni, altri le investono in titoli dello Stato o da esso garantiti, o in titoli di altra specie.

■Una funzione rilevantissima, che si è venuta svcl- ■ gen-d'o con crescente fortuna delle banche popolari italiane e che costituisce la prova più eloquente della grande fiducia che godono nella ponolazione e spe­ cialmente fra le classi medie, è quella della raccolta dei depositi fiduciari. Essi sono di diversa forma, variando secondo i luoghi, i tempi e la condizione dei depositanti. Le classi medie non dedite ai commerci affidano alle banche le loro economie sotto forma d' depositi a risparmio o a piccolo risparmio; le. class’ dei commercianti ed industriali preferiscono i depo siti in conto corrente mediante chèques ; gli enti mo rali, i sodalizi operai e di mutuo soccorso depositane le loro giacenze ritirando dalle banche dei buoni frutti­ feri a scadenza fissa. Ouesta varietà di depositi con­ tribuisce a dare elasticità alle operazioni.

Presso tutte le banche la cifra dei depositi fiduciari supera di molto le somme riunite del capitale sociale e delle riserve, permettendo di svolgere un’azione sem­ pre niù varia e feconda. Dagli allegati all'Esposizione finanziaria del Ministro del Tesoro si desume che i depositi delle banche popolari cooperative che al 30 giugno 1914 ammontavano a lire 703 .4 9 8 .4 7 5 , erano saliti al 30 giugno 1919 a lire 1.423.739.540. Lp

Banca popolare di Milano ha raggiunto la somma di 80 milioni di depositi, quella di Cremona ha superate i 70 milioni, quella di Bergamo i 35 milioni, quella di Mantova i 33 milioni. Senonchè, come giustamente si osserva nel rapporto sopra citato, questo aumento dei depositi, se costituisce un vantaggio notevole per gli istituti, impone peraltro doveri sempre più gravi a coloro che li amministrano, consigliando quelle for- 5 me di impiego che mentre assicurano un vantaggio alla banca, permettono di conservare la maggior liquidità e la possibilità di corrispondere in qualsiasi momento alle richieste dei depositanti.

U n ’altra operazione che è venuta rapidamente dif­ fondendosi è quella degli assegni bancari e circolari, che anche le banche popolari emettono con crescente fortuna, giovandosi dell’opera di numerosi corri­ spondenti su ogni piazza per meglio diffonderli.

Tutti i capitali di cui si è fatto cenno, derivanti principalmente dalle azioni versate, dalle riserve e dai depositi, vengono impiegati dalle banche nelle opera­ zioni di credito, che consistono nei prestiti o sovven­ zioni cambiarie e negli sconti, nelle somministrazioni in conto corrente, nelle anticipazioni sopra pegno di titoli, merci e oggetti preziosi e nei riporti.

La categoria più importante delle operazioni d’im­ piego dei capitali, anche per i vantaggi che produce alle varie class] della popolazione, è quella delle sov­ venzioni cambiarie e degli sconti. Le sovvenzioni e gli sconti rappresentano l ’investimento più lucroso, più rapido e multiforme che le banche popolari possono dare alle loro disponibilità; quando queste operazioni sono saggiamente accordate e ripartite, contribuisco­ no al più rapido e facile incremento della prosperità ! economica e del benessere sociale. Dai bilanci delle banche popolari risultano somme ingenti distribuite Il sotto questa forma fra le varie classi produttrici, le

quali vengono frazionate, quando più è possibile tra numerosi clienti.

Il commercio, l ’industria, l ’agricoltura, i piccoli me­ stieri, le imprese più varie di produzione, di lavora individuale e,collettivo tutti ebbero alimento dal creai- to popolare.

Notevole in particolare è l ’aiuto che le banche po­ polari porgono agli agricoltori, soci e clienti di esse. Come si è già rilevato, nel 1908 fu elargito a loro fa­ vore quasi mezzo miliardo fra prestiti e sconti; ma anche sotto altre forme l ’agricoltore trova credito pres­ so le banche popolari : con conti correnti garantiti da cambiali, da ipoteche e da titoli: con mutui ipotecari; con anticipazioni su pegno di merci e di derrate. Molto li spesso le più sane iniziative economiche dell’agricol­ tore furono ispirate e coadiuvate perfino con dirette partecipazioni dalle banche popolari.

Alcune banche fra le più ricche, come quelle di Mi­ lano. di Bergamo, di Cremona, di Lodi, di Mantova di Pavia, ecc.. concessero e concedono rilevanti prestiti ad altre società, in particolare ai consorzi agrari coo­ perativi, alle casse rurali, alle affittanze collettive, alle latterie e cantine sociali e alle cooperative di produ­ zione e lavoro. Non vi è tipo di cooperazione agricola e urbana che non sia sussidiato e incoraggiato dalle banche popolari. Ugualmente diffusi sono i loro rap porti con tutte le forme di istituzioni mutue.

_ II considerevole numero delle operazioni in cui si dividono i prestiti e gli sconti dimostra la preferenza che ovunque hanno i piccoli e i medi sui grandi ore- stiti, i singoli individui sugli enti collettivi, le società cooperative sulle società anonime.

Le banche popolari italiane adottarono- fin dall’inizio l ’uso dei buoni fruttiferi a scadenza fissa, ciò che per­ mise di allargare le loro operazioni comprendendo i prestiti agli agricoltori a una- scadenza più lunga del consueto-. In tale impiego precedettero gli istituti si­ milari dell’estero.

Caratteristica loro sono i prestiti su ll’onore, consi­ stenti _ in piccole somme accordate di preferenza ad onerai che non possono offrire altre garanzie a ll’infuori del loro lavoro e della loro probità.

Degna di speciale rilievo è inoltre Fazione che esse svolgono, diretta a migliorare le condizioni sociali ed economiche dei luoghi in cui esplicano la loro atti­ vità. Spesso i! loro concorso agevolò l ’attuazione di importanti opere di irrigazione e di bonifica e in ge­ nere dii pubblica utilità..

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22 agosto 1920 — N. 2416 L'ECONOMISTA

quasi tutte sovvenzionarono largamente gli Enti au­ tonomi per i consumi, sorti per impulso delle ammini­ strazioni locali a generale beneficio della classe dei consumatori.

Accennato alla costituzione e alle funzioni principali che le banche popolari esercitano a beneficia dell’e­ conomia nazionale, passiamo a dire brevemente di quelle istituzioni di carattere federativo che contri­ buii ono a mantenere unite le banche medesime, coor­ dinandone a rafforzandone l'opera. Fra esse va anzi­ tutto I A ssociazione tra le B an che popolari italiane, istituita fin dal 1876 da Luigi Luzzati, la quale ha per

is c o d ì di promuovere la fondazione di istituti di cre­

dito popolare, di tutelarne gli interessi, di esaminare e discutere le questioni economiche, amministrative e legislative riguardanti l ’ordinamento del credito stesso, di raccogliere e pubblicare dati statistici!

Prima cura dell Associazione fu quella di studiare il tipo di società cooperativa di credito più conforme al genio nazionale e ai bisogni del Paese. Fu prese©'to quello rispondente ai due principii essenziali della neu­ tralità confessionale e politica e della libertà nella for­ ma di costituzione, con preferenza per la società a responsabilità limitata. L ’Associazione,-oltre a diffon­

dere il relativo statuto-modello, indicò in ciascun caso particolare le operazioni che ogni banca cooperativa poteva intraprendere secondo le condizioni regionali e i bisogni della popolazione urbana od agricola cui do­ veva provvedere.

Per il miglior conseguimento dei propri scopi, for­ nisce registri e moduli per la contabilità e per la’rive­ lazione dei dati statistici, manuali, guide, istruzioni ge- generali e speciali, commenti alle leggi ed ai regola­ menti, dà pareri legali sui quesiti che 1© vengono sottoposti e tiene una continua e svariatissima corri­ spondenza colle banche aderenti.

Va ricordata ! azione da essa svolta in occasione della riforma del codice di commercio italiano, per farvi includere, con apposita disciplina, l ’istituto’della società cooperativa. In caso di giudizi promossi dalle banche o contro le banche in materia fiscale o di altra specie, donde potesse temersi che si stabilisse una giu­ risprudenza non conforme ai principii che presiede­ vano alFordinamento del-credito cooperativo, l ’Asso­ ciazione assunse il patrocinio' delie banche federate me­ diante giurisperiti di sua fiducia.

Dal 1877 tenne sette congressi nazionali. II credito popolare, collaborò alla compilazione delle banche po­ polari, e dal 1889 pubblica il periodico Creditoi e C oo­

perazione in cui vengono trattate con larghezza tutte le questioni relative a questo tipo di credito.

Nel 1912, l ’Associazione promosse in Venezia la costituzione di uno speciale istituto di credito popo­ lare, destinato a combattere mediante i piccoli prestiti su ll’onore, già ricordati, l ’usura delle così dette Casse Peote, istituto che si sviluppò fino al 1917, riuscendo a raggiungere il provvido intento.

Ma la sua attività a favore di tutte le banche coo­ perative apparve in modo particolare nel 1913, quando fece valida ed efficace opposizione al progetto di legge d’iniziativa ministeriale che mirava ad imporre l ’i­ spezione obbligatoria di Stato agli istituti di credito in genere, nei quali l ’ammontare dei depositi fosse ri­ sultato superiore al triplo del patrimonio. L ’Associa­ zione insorse allora a difesa della libertà delle banche cooperative, ammettendo bensì la necessità di un sin­ dacato, ma sostenendo dovesse bastare quello che :e banche medesime volessero liberamente imporsi, ed escludendo come dannosa qualsiasi ingerenza gove'r- nativa specialmente negli impieghi del dànaro.

Tacendo per brevità di altre benefiche iniziative e di altre svariate forme di assistenza alle società, rileviamo, infine, come al 31 dicembre 1917 erano ad essa iscritte 67 banche, ' rappresentanti un com­ preso ¿li capitaSe versato di oltre 40 milioni, di riserve per oltre 31 milioni e di depositi fiduciari per oltre 551 milioni. Ammontano quindi ad oltre 600

427 milioni le disponibilità degli istituti popolari cooperativi riuniti nell’antica Associazione.

A collegare le banche cooperative con vincoli piu stretti di interesse materiale e finanziario venne inol­ tre promossa nel 1914 la F ederazion e fra gli Istituii

cooperativi di credito con annessa Banca federale, che ebbe poi sede a Milano, per la trattazione in comune di operazioni di credito. Dalla relazione del 4. eser­ cizio (1917-918) risulta che al 31 dicembre 1917 le istituzioni aderenti erano 39, quasi tutte dell’Alta I- talia, rappresentanti un complesso di capitali per lire 3 5 .5 1 9 .7 5 9 . di riserve, per lire 2 6 .6 0 6 .8 1 9 di depositi per lire 5 0 3 .0 2 0 .8 3 0 e cioè un insieme di disponi­ bilità per lire 665.147,-408. Le 39 associate con oltre 170 filiali, sparse anche nei più piccoli centri, costi­ tuiscono oggi, attraverso la Federazione, una grande forza, rappresentante un’umica e vasta organizzazione bancaria nazionale. Le banche iscritte pur avendo con­ servata integra la loro autonomia e il loro carattere di istituzioni locali, concorrono, d'altro lato, alla for­ mazione di questo nuovo importante organismo, capace di svolgere quajunque lavoro di credito e che offre alla clientela tutte quelle assistenze e vantaggi che prima d ’ora erano i privilegi dei grandi istituti finanziari. An­ che la Banca federale, costituita con capitale fornito [ dalle singole banche federate, va gradatamente comple­

tando la sua organizzazione. L ’ammontare complessivo del lavoro da essa svolto per le associate in operazioni diverse di riporto, di compra e vendita di cambi e divise, di incassi, assegni, ecc., toccò la cifra di oltre 93 milioni a cui sono da aggiungersi 26 milioni di ope­ razioni con corrispondenti e clienti.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

I Trasporti ferroviari nella Russia dei Soviet

Le “ Isviestia „ in uno dei suoi ultimi numeri dà un articolo interessante sullo stato dei trasporti ferroviari nella Russia dei Soviet. L’articolo contiene dei dati sul trasporto in Russia durante gli ultimi 10 anni.

Sa un chilometro di rete ferroviaria:

Anni Locomotive in istato 1910 1911 1912 1913 1914 1915 1916 1917 1918 1919 buono. . Vagoni in i- statobuo-0 .2 8 statobuo-0 .2 7 statobuo-0 .2 8 statobuo-0 .2 8 - - 0 . 2 8 0 . 3 2 0 , 2 0 0 . 1 6 no . . . Chilometri di percorso 7 .4 7 .3 7 .2 7 .2 — ' 3 .0 7 .1 5 .5 6 .9 al giorno C a r i c o in p u d a l 1 6 .9 1 7 .5 1 7 .8 1 8 .6 1 8 .5 1 8 .8 1 3 .7 7 . 8 6 .0 giorno. . 602 685 737 676 635 624 493 202 383

Dai dati citati risulta quindi che la situazione dei tra­ sporti ferroviari nel 1919, in- quanto al numero delle locomotive in istato buono, era peggiorata due volte, I in quanto al numero dei vagoni disponibili la diminu­ zione si esprimeva nella cifra 0,5, cioè su ogni chilome­ tro di rete ferroviaria mancava un vagone.

La situazione del trasporto ferroviario nella Russia dei Soviet appare poco soddisfacente. Ma la valutazione ba­ sata su statistiche bolceviche è ancora troppo ottimista, essendo in realtà la mancanza di materiale ruotabile molto più eccentuata che non lo sembrano dimostrare queste statistiche.

In qnanto alla mano d’opera occupata nel movimento j ferroviario esso normalmente si calcola in 700.000 uomini, mentre, secondo le informazioni della lega pro­ fessionale dei ferrovieri, nel servizio delie ferrovie si trova impiegato un milione di operai e ciononostante si ! ha da lamentare una deficienza di mano d’opera.

In quanto si possono trarre conclusioni dei dati suac- j cennati, il rendimento della mano d’opera nel movimento

(6)

428

della gestione ferroviaria viene conseguentemente a pe­ sare gravemente sul bilancio bolscevico.

Malgrado gli sforzi del Governo dei Soviet per ricon­ durre i trasporti ad uno stato normale, la situazione dei trasporti nella Russia dei Soviet rimane molto grave.

Sulla disorganizzazione dei trasporti in Russia notizie e descrizioni di impressionante gravità sono quelle che in questi giorni inviava un corrispondente del “ Secolo „ da Mosca.

-Le ferrovìe russe sono in piena decomposizione : la crisi ferroviaria si accentua di giorno in giorno e si ri­ percuote terribilmente su tutta la vita economica russa. Una parte considerevole dell’immensa rovina viene attri­ buita alla negligenza o a un più o meno meditato sabo­ taggio dei ferrovieri che sono in grandissima maggio­ ranza antibolscevichi. Nell’inverno scorso avvenne una strage di locomotive per negligenza del personale: quando il treno giungeva a destinazione i ferrovieri abbando­ navano la locomotiva senza scaricare l’acqua dalla cal­ daia. L’acqua gelava, i tubi delle caldaie scoppiavano è la locomotiva moriva. I guasti alle caldaie sono assai gravi perchè richiedono uua riparazione lunga e difficile; bisogna smontare tutta la locomotiva, ripararla, rimon­ tarla: questa operazione assorbe quasi tanto tempo quanto la costruzione di una locomotiva nuova. Molte locomo- j tive e moltissimi vagoni sono stati messi fuori uso per l’attrito determinato nelle ruote dall’insufficienza o dalla mancanza del grasso. Su alcune linee ferroviarie per man- ! canza di locomotive, il servizio viene fatto di stazione in stazione con locomotive di manovra. La Russia posse­ deva il più vario assortimento di locomotive vecchie e nuove di tutte le qualità e di tutti i paesi. Ora le prime locomotive che sono state messe fuori servizio erano le migliori, le più nuove, le più grandi; è facile com­ prenderne il motivo. Le macchine migliori erano in cir­ colazione nella rete ferroviaria per il servizio merci e viaggiatori e quindi si trovarono esposte al progressivo logoramento ed alla rovinosa negligenza dei ferrovieri ; invece le macchine vecchie e deboli, i vecchi tipi di lo­ comotive si trovavano nei depositi o assolvevano il com­ pito di servizio di manovra nelle stazioni. Eliminata gran­ dissima parte delle macchine migliori, si dovette ricorrere alle vecchie locomotive togliendole dai depositi e rimet­ tendole in circolazione. Ma queste macchine hanno una [ capacità di trasporto assai limitata, non possiedono pezzi di ricambio e talora la mancanza di una vite insostitui­ bile inutilizza una locomotiva. Si incontra nelle stazioni ferroviarie una vera collezione di vecchie locomotive

riapparse in circolazione. Pei quanto tempo?

Da parecchi mesi i congressi e i giornali della Russia Soviettista lamentano la dissoluzione dell’organismo fer­ roviario russo, da parecchi mesi si ripete Fallarne dispe- I rato, si studiano provvedimenti, si pubblicano decreti, j si invoca la più fervita collaborazione del personale delle Ferrovie; ma la malattia che corrode l’organismo ferroviario continua inesorabilmente il suo corso, dimi­ nuiscono i riforifmenti alle città affamate, le rare offi­ cine che ancora lavorano non possono ricevere i com­ bustibili e le materie prime, perchè ogni settimana nuove locomotive e nuovi vagoni devono essere ritirati dalla circolazione. E se le statistiche di qualche mese segnano un lievissimo miglioramento dalla situazione ciò non il­ lude nessuno, perchè la strage delle locomotive si compie sopratutto d’inverno.

La crisi dei trasporti minaccia di inghiottire la repub­ blica dei Soviety; invano si misura con le statistiche il corso della malattia: le cifre segnano solo il corso fatale della progressiva distruzione dei trasporti russi, i Da una statistica pubblicata dal giornale * Pravda „ I si apprende che solo il 38 per cento delle locomotive I e il 76 per cento dei vagoni possono essere adoperati sulla vasta rete ferroviaria della repubblica dei Soviety che si estende per 50.242 verste (una versta è uguale a i 1067 metri). Prima della rivoluzione la Russia possedeva i ventimila locomotive, attualmente la repubblica dei So- viety possiede 14.814 locomotive, delle quali al 15 marzo | 8965 erano inutilizzabili. Dal 1914 al 1916 la percentuale delle locomotive fuori uso oscilla .dal 15.3 al 16.8 per cento.

22 agosto 1920 — N. 2416 La percentuale sale a 23.3 nel 1917 primo anno della rivoluzione e raggiunge il 39.5 nel 1918 primo anno della dittatura bolscevica. La percentuale balza a 47.7 nel gen­ naio 1919, a 51.5 nel settembre, a 53.7 nel novembre, a 55.8 nel dicembre a 58.3 nel gennaio, a 61.4 al 15 marzo... In meno dì sei mesi, dal primo ottobre al 15 marzo, circa millecinquecento locomotive sono state messe fuori uso! Le locomotive in servizio sono così distribuite: £53 per i treni viaggiatori, 8215 per le mercanzie e l’e­ sercito, 292 per il trasporto di operai e 1460 nelle sta­ zioni per il servizio di manovra.

Dallo stesso giornale si apprende che a Ecaterinoslaw i depositi sono senza carbone e nessuna riparazione può esser fatta alle locomotive. I ponti sono distrutti, le linee telegrafiche interrotte. Al 10 marzo su 7590 locomotive ! 5991 erano inutilizzabili. La ferrovia ha perduto in questa regione il 60 per cento del personale per iifo e lo stesso giornale aggiunge che il personale superstite ha trascorso ; l’inverno in case non riscaldate e non illuminate. In un altro numero della “ Pravda „ si legge che si è dovuto portare della legna dalla distanza di 775 verste per le ferrovie della Russia Centrale.

Nell’ “ Isvetia „ Arsky invoca misure straordinarie con­ tro la disorganizzazione dei trasporti in Russia. “ Il pre­ sidente della 14.a armata — scrive Arsky — in uno studio sulla situazione delle ferrovie nella regione di Briansk, rileva le colpe del personale e su queste colpe egli attira l’attenzione del Comitato del Partito Comunista e del Consiglio dei Commissari del popolo. Secondo le sue af­ fermazioni, basate sull’esame dei fatti, gli impiegati delle ferrovie/macchinisti e grassatori, scambiano spesso il ma-

mit (residuo della nafta che serve per la lubrificazione) e il grasso, per derrate alimentari coi ricchi contadini usurpatori (Kulalci) che hanno bisogno di questi prodotti per ingrassare i loro carri, i loro stivaloni, ecc. Centi­ naia di locomotive e migliaia di vagoni sono fuori uso causa questi abusi. E’ molto difficile di lottare contro questo malanno, data l’impossibilità di stabilire la sorve­ glianza necessaria. Inoltre gli impiegati scambiano con prodotti alimentari le forniture che vengono loro fatte per rillutninazione e particolarmente le candele. Un danno ancora più grave deriva dalle assenze continue degli operai e degli impiegati delle ferrovie occupati nel traf- 1 fico di forniture ferroviarie con prodotti alimentari. Que­ ste assenze rappresentano approssimativamente la man­ canza del 20 e del 30 per cento del personale. Al loro ritorno queste persone fanno il possibile per portare una certa quantità di alimenti ai membri del personale tecnico, al dottore, all’aiutante del dottore ed in generale a tutti coloro dai quali dipende la concessione di un congedo illegale. Una parte del personale delle ferrovie si dedica alla speculazione. Si tratta per la maggior parte di per­ sonale di servizio ai treni: conduttori, macchinisti ecc., che hanno la possibilità di spostarsi facilmente, di tra- j sportare le derrate e che non resistono alla tentazione di rivenderle, rialzando i prezzi, agli speculatori ed ai privati.

(7)

22 agosto 1920 — N. 2416

Donetz peggiore essa è in mezzo alla Russia. La pro­ spettiva della fabbricazione di oggetti di metallo è an- ; cora peggiore della produzione di combustibile. Il bisogno minimo in metallo è determinato per l’anno corrente in 65 milioni di pud, ma se noi avremo il combustibile ne­ cessario potremo arrivare a fabbricare oggetti solo per 45 milioni di pud. Dunque se nella migliore delle ipotesi noi arriveremo a questa cifra, vi sarà una mancanza con­ siderevole di oggetti di metallo nel paese. Noi non sa­ premo trasportare questo metallo nè dagli Urali nè dal bacino del Donetz, nè consegnarlo alle officine o ferrovie senza ristabilire i mezzi di trasporto. Qualche officina metallurgica del centro della Russia possiede circa 2 mi­ lioni di pud di oggetti fabbricati, ma non avendo i mezzi di trasporto non possiamo distribuirli fra i contadini. La questione dei trasporti e della riparazione delle locomo­ tive si fa sentire ad ogni passo. Nell’industria tessile la,

I

situazione non è meno critica. Le fabbriche non possono I lavorare per mancanza di cotone e benché noi posse­ diamo da 6 a 8 milioni di pud di cotone nel Turkestan noi non possiamo portare questo cotone alle fabbriche

I

per la mancanza di mezzi di trasporto. La stessa situa­ li zione si ripete in tutti gli altri c-mpi dell’industria e su || tutta la nostra vita economica „

I contadini del Turkestan hanno abbandonata la colti­ vazione del cotone, inutile dal momento che il raccolto non può essere utilizzato causa la mancanza dei tra­ sporti. A destinazione del Turkestan c’è solo un treno misto merci-passeggeri al giorno, ed un solo treno misto al giorno parte per gli Urali.

Sulla produzione del carbone nelle miniere del Do­ ni tz, 1’ “ Economiskaia Sisn „ del 17 aprile pubblica le seguenti cifre: nel febbraio 1919 le 41 miniere naziona­ lizzate di carbone del Donetz occupavano 97.920 operai e diedero una produzione di 26.533.0C0 pud; nel febbraio ; di quest’anno le stesse miniere occupavano 71.000 ope- ! rai e produssero 14.770.000 di carbone. Le cinquanta mi­ niere nazionalizzate di antracite del Donetz, che occupa- ' vano nel febbraio 1919 ventottomila operai e fornirono | 33.778.000 pud di antracide, nel febbraio di quest’anno occupavano solo 19.550 operai che estrassero diciannove milioni di pud di carbone. “ Per il mese di marzo — ag­ giunge il giornale — le cifre saranno di gran lunga infe­ riori e noi non potremo contare che su una produzione j di carbone di 15 milioni di pud. e solamente da 4 a 5

milioni di pud di antracite „.

! Il governo dei soviet tenta di sfuggire alla spavente­ vole morsa che comprime la vita russa, ma la crisi dei trasporti, e quelli dei combustibili, la crisi della produ­ zione e la crisi degli approvvigionamenti si intrecciano tragicamente in una danza macabra intorno al letto di spine dell’economia russa.

La marina mercantile negli Stati Uniti

i Recentemente il Parlamento Americano ha approvato | una legge che ebbe immediata sanzione dal Presidente Wilson, avente per titolo il M archant M arine Act e per oggetto di favorire con tutti i mezzi possibili lo svilup­ po ¿'ella marina mercantile degli Stati Uniti. Essa è entrata in vigore il 5 giugno, ma sembra che ancora non possa avere pratica applicazione fino a che non saranno state denunziate le convenzioni marittime che legano ancora gli Stati Uniti con gli altri paesi, nelle quali fra l ’altro è stabilito l'impegno di non accordare privilegio alcuno alle navi di bandiera americana.

Inghilterra e Francia si preoccupano già del fatto che la nuova legge implica ha rottura delle Convenzioni e quindi importa la denuncia delle stesse, il che del resto non viene contestato dagli americani i quali anzi | domandano che ia denuncia venga compiuta al più ; presto dal loro Governo.

j- Il Senatore Wesley L. Jones, iniziatore della legge, | non si è fatta illusione sul raccoglimento che essa a-

vrebbe avuto dagli Stati esteri e che tutti i mezzi buo­ ni e cattivi sarebbero stati senza dubbio impiegati per I impedire alla nazione americana di realizzare la sua I ambizione di possedere una importante marina mer­

429 cantile. Egli ha preveduto anche che gli Stati Uniti dovranno energicamente lottare per aver ragione degli siorzi ostili che saranno loro mossi contro le pro­ teste si fermeranno specialmente sulle disposizioni, in virtù delle quali verranno accordate dalle ferrovie ame­ ricane tariffe preferenziali per il trasporto dei prodotti destinati ad essere importati a bordo dì navi americane.

Assai chiaramente il Wesley ha dichiarato che lo scopo della legge non poteva essere quello di dare sod­ disfazione ai concorrenti ma bensì di favorire lo svi­ luppo della marina mercantile americana, anche se soltanto « una azione aggressiva avrebbe potuto darle la possibilità di lottare con successo contro le marine

estere ». ■ ,

Alcuni argomenti invocati dai partigiani della nuova legge non mancano In vero di valore. Si fa per esem­ pio osservare che le corrispondenze spedite dagli Stati Uniti dovrebbero essere affidate a navi americane, per­ chè attualmente il loro trasporto eseguito con basti­ menti esteri costa al Tesoro più di 2 .5 0 0 milioni di dollari sui 3 che detto trasporto assorbe; è un vero tri­ buto che l ’America paga a ll’estero e che la nuova legge intende di sopprimere,

Il fatto che la posta, americana si servirà soltanto di navi americane contribuirà efficacemente a mante­ nere o a creare delle linee di inavigazione permanenti ■con tutte, le conseguenze che ne derivano. Occorre egualmente considerare che snecialmente per il traf­ fico del Pacifico e per le relazioni commerciali con l ’America del Sud gli Stati Uniti hanno bisogno di possedere grandi navi ultra moderne in mancanza di che la concorrenza estera assorbirebbe tale traffico.

Senza dubbio1 durante la guerra sono state costruite negli Stati Uniti gran numero di navi che non sono però adatte ad essere utilizzate allo scopo accennato ; quindi la nuova legge si propone di incoraggiare lo sviluppo della costruzione principalmente colla rinun­ cia della percezione della tassa sui benefici di guerra, nel caso che il suo ammontare sia impiegato nella co­ struzione di navi del tipo adottato nel periodo di 5 anni, durante il quale anche un fondo annuo di 25 milioni di dollari è stato stabilito per consentire degli anticipi ai costruttori.

Certamente, ha riconosciuto il Wesley, queste sono misure di carattere eccezionale, ma quando esse hanno per oggetto un interesse nazionale non può evitarsi a ricorrervi.

Il Rritist Lloyd è stato uno dei principali elementi che ha aiutato a mantenere la marina mercantile in­ glese e gli Stati Uniti dovranno fare ogni sforzo per possedere nel Bureau of American Shipping una or­ ganizzazione analoga chiamata a divenire in corri­ spondenza il Lloyd americano.

Le assicurazioni maritime fatte da Compagnie ame­ ricane non figurano al presente che per il 10 per cento dell’intero loro ammontare, il che aumenta notevol­ mente la potenza d'elle Compagnie estere. Il Governo degli Stati Uniti incoraggerà lo sviluppo delle Compa­ gnie Americane in modo che queste possano in breve sostituire le straniere o, nel caso che gli incoraggia­ menti non valgano, assumerà direttamente il servizio delle assicurazioni, senza preoccuparsi che esso sia per rendere un qualsiasi beneficio diretto, ma bensì faciliti lo sviluppo della marina mercantile più che colle sovvenzioni.

Si deve anche considerare che il commercio fra gli Stati Uniti e le Isole Filippine rappresenta attualmente un valore annuo di 100 milioni di dollari, il traffico dei quali deve essere riservato alla marina nazionale, come quello, attraverso tutto l ’Oceano Pacifico, cne assume una estensione considerevole. Si prevede per­ tanto un ampliamento delle disposizioni che regolavano il cabotaggio alle Isole Filippine in maniera da rendere Manilla il gran centro della distribuzione dei prodotti americani sui mercati dell’Oriente.

(8)

430 L’ECONOMISTA 22 agosto 1920 — N. 24 !6 Stati Uniti da qualche tempo per sviluppare il loro

commercio nell’Oriente.

Se ci si mette dal punto di vista americano non può essere constestabile che le ragioni indotte per giusti­ ficare la nuova legge siano solide, quantunque il Go­ verno Britannico non sia facilmente disposto a ricono­ scerle, poiché non bisogna dimenticare che la Gran

Bretagna è stata fin qui il principale vettore per mare dei prodotti del mondo intero ; se l ’America sfuggis­ se dal suo controllo i proventi che trae da quel servizio sarebbero, ridotti di una proporzione assai apprezza­ bile. Non può essere quindi che naturale una protesta della quale però fino adesso non si conoscono i ter­ mini ufficiali. Tuttavia il Journal of Commerce di New-York afferma che secondo l ’Inghilterra la discri­ minazione delle tariffe in favore delle navi di bandiera americana, il rifiuto di vendere le navi americane, il rifiuto di registrazione degli Stati Uniti delle navi co- .struite a ll’estero, la discriminazione concernente le tasse e i diritti marittimi, il pagamento di sovvenzioni j speciali per il trasporto della posta e l ’estensione no­ tevole delle leggi di cabotaggio, costituiscono infra­ zioni agli obblighi internazionali stipulati dagli Stati Uniti. Esso aggiunge : « Questa legge poco giusta è stata votata proprio nel momento in cui l ’onda di protezionismo si alza di nuovo in Inghilterra. Noi non possiamo protestare contro le leggi imperialiste e pro­ tezioniste inglesi dirette contro di noi se noi stessi perseguiamo una politica simile. Tutta la nostra politi­ ca marittima degli ultimi anni costituisce una grave difesa alle altre Nazioni ».

E ’ inoltre da notarsi che il Presidente Wilson-nel dare sanzione alla nuova legge non ha tenuto conto delle obbiezioni formulate da alcuni membri del suo Ministero e che il Journal of Commerce è uno dei principali organi dell’opinione del mondo degli affari americani e che è significativo che esso domandi una attenuazione della legge, o, ciò che gli sembra pre­ feribile, la sua più sollecita abrogazione.

E ’ d’altra parte assai improbabile che questo sug­ gerimento sia accolto, e giustamente il Wesley af­ ferma che la guerra ha completamente sconvolte le tradizioni che prevalevano nel commercio internazio­ nale. TI momento è quindi particolarmente opportuno perché gli Stati Uniti si sciolgano dai trattati che ave­ vano stipulato prima della guerra, dal momento che la sentimentalità non ha più niente che vedere coll’oc^ correnza. E ’ perciò che gli Stati Uniti non debbono più oltre esitare a denunciare le convenzioni che in­ terdicono loro di imporre tasse di tonnellaggio a diritti discriminatori applicabili alle navi di bandiera estera. Non si può per ora prevedere quali soluzioni derive­ ranno alle negoziazioni diplomatiche che stanno per incominciare.

Conti culturali del grano

In relazione a quanto scrivemmo alcune settimane or sono (1) sul costo di produzione del grano, riproduciamo qui sotto due calcoli di conti culturali, la eloquenza dei quali è evidente. Ci auguriamo che se alcuno trovasse che essi non sono esatti, vorrà farcene relativo rilievo, perchè è noto quanto sia difficile il compiere una esatta valu­ tazione dei conti in materia agricola. Se nessuno avrà da obbiettare riterremo i calcoli precisi nel momento attuale.

Ecco i risultati economici della cultura di un ettaro di grano nella zona di Massafiscaglia (prov. di Ferrara) con una produzione media di ettari 16 di frumento, e li trascriviamo senz’altro:

Spese

Affitto del te r re n o ...L . 300 —

A r a t u r a ... » 300 —■

Concimi e preparazione del t e r r e n o ... . » 100 —•

Erpicatura e seminagione ... » 50 —

Seme selezionato... » 150 —

S a r c h ia tu r a ... » 200 —

Assicurazione grand ine... . . . » 64 —

Assicurazione c o v o n i ... . .» 9 60 | M ietitura. . » 306 —■

Maggiori compensi concordati cogli operai alia mietitura . » 205 80 Legacci per c o v o n i... » 24 —

T re b b ia tu ra ...» 128 —■

Trasporto dall’aia al m a g a z z in o ... » 16 —■ 1 (1) Vedi Economista, n. 2411, 18 luglio 1920, pag. 3 2 9 : « Il prezzo del pane e del grano ». Spese Noio t r e b b i a t r i c e ...» 96 —

Facchinaggio...» 19 20 Dilezione assistente, sorveglianza, ecc...» 50 —

Tasse a c c e r ta t e ...» 59 —

Indennizzo agli operai per mancala produzione . . . . » 17 —

Spesa per la obbligatorietà del'a mano d ’opera . . . » 75 —

Interesse nelle spese a n t i c i p a t e ...» 39 20 L . 2199 89 Rendite Frumento Q .li 15 .5 0 di 1. qualità. . . L . 1550 — » » 0 .5 0 di 2 . qualità. . . » 30 —

--- L . 1580 —

Perdita per e t t a r o ...L . 619 80

/: w *

Conto colturale di biolche una (mq. 836) a frumento in Comune di Modena in Villa Collegara su fondo a boaria con avventizi nel 1919-20 ’ compilato dal geom. Francesco Verganti.

Spesa Entrata

Aratura L . 120 .0 0

Vangatura di due piantate di olmi generai- mente annesse ad ogni biolca - lunghezza

ni. 100 media, larghezza m. 1 - ore di la­ voro N . 1 4 .a L . 2 .5 0 = L . 35 — per

la metà sola da debitarsi al frumento L . 1 7 .5 0 —•

Concimazione : Azoto - rimanenza della col­

tura precedente valutata ad un sesto della spesa sostenuta in quell’anno per conci­

mazione di stallatico - L . 4 0 .0 0

Seminagione a mano : Zappatura terreno arato;

semina, lavoro di bestiame con erpice, ac­ comodatura del seminato

ore d’uomo N . 10 L . 2 .5 0 = L . 25 ore di donna N. 60 L . 1 .5 0 = L . 90 L . 1 1 5 .0 0 Seme lavorato: Cg. 28 a L . 1 L . 2 8 .0 0 Roncatura : ore d ’uomo N. 8 L . 2 .5 0 = L . 20 ore di donna N. 60 L . 1 .5 0 = L . 90 L . 1 1 0 .0 0

Mietitura : trasporto a casa, trebbiatura,

trasporto al granaio L . 35 per ogni Q .le di produzione che si calcola in media di

Q .li 5 per biolca L . 1 7 5 .0 0

Nolo trebbiatrici: circa L . 8 per Q .le ccioè

8 x 5 L . 4 0 .0 0

Combustibile : per ogni Q . le L . 6 e cioè 6 x 5 L . 3 0 .0 0

Vitto ai macchinisti : L . 8 .5 0

Filo di ferro per imballo paglia: calcolata

la produzione in Q .li 8 x 1 3 biolche L . 6 .0 0

Assicurazioni : grandine 4 1 [2 più spesa Po­

lizza L . 1 4 .7 5

incendio covoni L . 1 .8 0

Spese per lavoro trasporto con bestiame: L . 2 0 .0 0

Spese generali : amministrazione, direzione

per la metà al frumento, l’altra metà al

soprasuolo L . 5 : 2 L . 2 .5 0

Spese generali : scoli interni ed esterni, ma­

nutenzione fabbricati, chiaviche, ponti, as­ sicurazioni fabbricati; manutenzioni siepi e profilatura testate, sgombero neve, tetti, strade ecc. per biolca L . 20 e per la 1]2 da addebitarsi al soprasuolo l’altra alla

coltivazione del frumento L . 10 = L . 1 0 .0 0

Fruito 5 % sul capitale terreno calcolato sul

valore medio di L . 3 .0 0 0 la biolca = L . 159 che si addebita per 1|2 al

sepra-suolo, l’altra metà al frumento ' L . 7 5 .0 0 PRODUZIONE

Frumento Q .li 5 per biolca, media già alta

se si tengono presenti gli inconvenienti a a cui va soggetto il frumento per la stretta, la ruggine, l’aluttamento, il fiobelo,

l’om-bregg¡amentodi filari ecc. Q .li 5 a L . 0 . 9 0 ... L . 4 5 0 .0 0

P aglia: Q .li 8 a L . 1 2 ...L . 9 6 .0 0 Ammontano le spese e le entrate L . 8 6 8 .0 5 L . 5 4 6 .0 0 Deducesi dalla spesa l'entrata L . 5 4 6 .0 0

Rimane la perdita effettiva per biolca L . 3 2 2 .0 5 li frumentc viene a costare al produttore

al Q u in ta le ...L . 173.61 Il Governo vuole requisirlo a ... L . 9 0 .0 0 L ’agricoltore perde effettivamente per ogni

Q u intale...L . 83 .6 1

Conclusione : il frumento quindi dovrebbesi consegnare allo Stato

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