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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.30 (1903) n.1523, 12 luglio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno I I X - V o i . X X XIV

F irenze, 12 Luglio 1903

N. 1523

S o m m a r io : Sui trattati di commercio. — Il progetto di legge sulla riforma post ile. — La ripercussione riei dazi doganali. — Conflitti industriali e resistenza padronale. — Rivista bibliografica. Prof. Flora Fe­ derico. Manuale di scienza delle finanze. - Giorgio del Vecchio. La dichiarazione dei diritti dell’ uomo e del cittadino nella rivoluzione francese (Saggio). - Sac. Caj^ellazzi Andrea. Filosofia sociale. - Dolcetti Giovanni. Le Bische e il Giuoco d’ azzardo a Venezia. - Alessandro Schiavi. Lavoratori e padroni nel 11)02. — Louis Ressigaud. Des droits des tiers loses par le voisinage des etablisseuionts incommodes, ihsalubY.es et dangereux. - Prof. Dr. von Wencksiern. Einfnhrung in die volkwirtschaftslehre. — J. E. G. de Montmo­ rency. State intervention in English Education. - Hermann Ehrlich. Die viehversicherung in Deutschen Poiché und ihre geschichtliche Entwickelung. — Prof. Eduard Lambert. La fonction du droit civil com­ pare. - Fani S. Reinsch. Colonial Government. - Dr. Mandrazo. E1 pueblo espanol ha muerto ? — Pivista Economica. La rinnovazione dei trattati e laUnione delle Camere di Commercio ” . - Le colonie tedesche nel 1903. - Icereali negli Stati Uniti. - Il commercio fra Italia e Stati Uniti. — I provvedimenti pel Mezzogiorno. — L’ industria della seta negli Stati Uniti. — Cronaca delle Camere di commercio (Milano). — Mercato monetario o Banche di emissione. — Rivista delle Borse. — Notizie commerciali — Avvisi.

SUI TRATTATI DI COMMERCIO

Il Parlamento ha prese le vacanze che se­ condo il solito dureranno fino agli ultimi giorni di novembre e nessuna parola è venuta a chia­ rire il mistero in cui continua a mauteueisi la politica del Governo circa la rinnovazione dei trattati di commercio.

A quando a quando i giornali annunziano che 1’ on. Luzzatti è stato ufficiato ad assumere la direzione dei negoziati e che ha rifiutato l’ in ­ carico e che, sul rifiuto dell’ on. Luzzatti, è stato pregato il comm. Stringher a sostituirlo. Tutto ciò si comprende che, anche se non sono esatti i particolari, possa esser vero. Sono così scarsi gli uomini che hanno qualche competenza in materia, ed è così certo che l’ on. Luzzatti ed il comm. Stringher sono i più competenti tra i pochi, che simili discorsi più o meno ufficiali sono invero verosimili.

Se dobbiamo dire il pensiero nostro iu pro­ posito, osserveremo che, pur desiderando per lo interesse stesso del paese, che l’ uno o 1’ altro dei due valentuomini accetti l’ incarico, non si può a meno di rilevare per 1’ on. Luzzatti, che egli dev’ essere titubante ad accettare una posizione di completa fiducia politica dei Ministero, se da due anni in tutte le forme fu designato dalla pubblica opinione a far parte del Ministero stesso, e, a quanto si afferma, soltanto le esi­ genze della politica hanno impedito che ciò si avverasse. Come potrebbe in un ufficio nel quale necessariamente sono implicate colle economiche tante altre considerazioni politiche, sentirsi ab­ bastanza sicuro di aver la piena ed illimitata fiducia del Gabinetto? Come si comprende, la questione è, sia dal lato personale che da quello politico, estremamente delicata e spiega le incer­ tezze.

In quanto al comm. Stringher la questione politica non vi sarebbe, ma non si può a meno di riflettere che da non molto tempo 1’ egregio uomo ha assunto l’ ufficio di direttore, generale della Banca d’ Italia, al quale Istituto ha im­ presso un nuovo indirizzo giustamente lodato. E la Banca sta appunto per uscire da una con­ dizione di tutela e riacquistare la sua libertà di azione e non occorre forse altro che un avve­ duto Ministro del Tesoro succeda all’ on. di Bro­ glio, perchè la questione bancaria sia definitiva­ mente sistemata.

E’ da domandarsi quindi se sia conveniente che, proprio ora, il comm. Stringher lasci, sia pure temporaneamente, il suo posto e lasci as­ sorbire la sua tenace ed illuminata attività, da affari così importanti come quelli dei negoziati commerciali.

Intanto però il tempo passa e da noi non solamente nulla si 'fa, ma temiamo che nulla si apparecchi. La Commissione che deve rife­ rirò intorno agli studi fatti sulla tariffa do­ ganale in rapporto alla rinnovazione dei trattati di commercio, ha terminato i suoi lavori ed il comm. Stringher, che ne è il presidente, ha già presentata la relazione; nei primi giorni del giugno scorso venne detto alla Camera che la relazione non poteva ancora essere pubblicata perchè i Ministri prima dovevano leggerla; evi­ dentemente era un pretesto qualunque, perchè non crediamo che l’on. Ministro Baccelli si im­ porrà una simile fatica; ma rimane sempre da sapere se il Governo, come lale, ha fissato una linea di condotta in proposito.

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competenti, ci conforta ad insistere su questo puhféf'àTfme specialmente di. non destare gli ap­ petiti degli industriali, «he troppo facilmente si accomodano a vivere sulla protezione doganale, la - quale ( è'guadagno* assicurato Senza* la lotta

c W 1 vivifica il 'comme'réio.

! ;S Ciò noti toglie però che la tariffa doganale italiana, la (piale data-dui 1887;: non sia, specie per alcune categoria, troppo vecchia e non piu rispondente alle eoudi*ioni presenti della indu­ stria è : dòr commerci. Non solamente si ’è ** mo­ dificata in questi quindici anni la tecnica indu­ striale e commerciale, ma è avvenuto che con le disposizioni amministrative e colle interpreta­ zioni della tariffa, eSsà sia stata effettivamente - in più parti modificata per adattarla alla ne­ cessità delle cose. Ed appunto perche la Am- ndtìisthaziónè, in molte dì queste modificazioni, sentiva di >■ Oltrepassare i Suoi poteri e -di- -inva- dere 'quelii del .Parlamento, ebbe a così dire timide lò Sde audàcie, e ne usc.iruno ritócchi, spo­ stamenti, modificazioni ed interpretazioni che a péótì'ià poco hanno -adulterata là ecóhomia com- plò:9Si¥à! dalla5-tarìffa'-Aon pocò'scompaginandola. 11 Parlamento cosi goloso delle sue prerogative nòìle Materie Micfaoiiedtitélli'genzaj si lascia fa­ cilmente spodestate tìi'"ogtìt suo 'potei è là dóve pé¥ deliberare occorre qualche studio; e così è aVveuutO *%’hó FAmminislrazione abbia* potuto, por esempio stti ferri; portare alla tariffa con cèrte spérifioaziooi, vere ed assolute modifica­ zioni* sènza ehè il Parlaménto se ne accorgesse.

-*l 'Putto questo va regolato in due ; sensi. Prima di tutto, supposte che l’Amministrazione sia: stata sempre avveduta ed imparziale, bi- sOgna:icòmpìetàre e legittimare: l’opera sua, es­ sendo assurdo che il Parlamèbtó abbia diritto di votare una tariffa generale e che l’Amutini- stràzióne abbia poi facoltà di modificarla ra- dicàimèh'te senza l'intervento del potere' legi­ slativo.' ■■ 5* ::: : os&vcn •' -•'<

o-In secondo luogo, questo stesso stato di cOSe riàscià eótópFètìdèré la necessità ili stu­ diate Stabilire* limiti*: più ' pieclsi' sulle at­ tribuzioni dèlia Amministrazióne affinchè non obmiHtti^ Èfd «eSfeeV'nètòa ^ieèSS' -mMitra^di inte- teressi così ithportanti. *** *

Quindi utia'revisione 'tecnica della -tariffa, senza nessun’ ihtèndimènto d i aumentare i dazi, ma soltanto opèh!'èoòiid*inàrli, diremo mèglio per

legtttimrìMr, òritècèSsaria. un a i ■ ■** tu ■fr-;ij)el:'restè)!''';sep si:;"guarda * a ’ 'grandi* linee la' tariffa- quali modificaci)ni si pqtrèbbètò Ìntro- dùi'^iteAhè’ ÌdMniibtèiidimèntó proteiiionista?

i)fct A::tnbst'i«b*'::avv|so; :Ìndipèùd6ntem'èiò:te dai' rapporti rnWrnaziertali che, secondo l’ esito dei nègoziàtr pé^ontì-tìsigère'delle modificazioni, nè la’ Aéta,’ nè: ij eótòtie; né la lana, hè il lino e la càtfàjra,*fJrfè beVandèy‘iiè;*la carta, nè de pèlli déhùàndaàio* un cambiamento di regime; sono i ferfU'éd iiJ prodótti 'èhimici che riohied’eféhbero qualche ritocco. Soltanto se i Negoziati fossero svolti nel senso di '•dovei* lenire i * dazi sui ma­ nufatti per ottenero agevolezze per i nostri pro­ dotti agrioólif sarà necessaria tuia revisione più larga. «; ■. " '■ ” * •

Ma con questo fluttuare continuo della po­ litica doganale n'éi divèrsi stati, con il dualismo

e : ono .'.'voaq amiti-mo lataoit o.Uih

«viu.-Austro-Ungherese, con l’effetto delle nuove ele­ zioni in Germania, con 1’ atteggiamento ancora protezionista della Francia, quali mai previsioni si possono fare?

IL PROGETTO DI LEGGE

s u l l a r i f o r m a p o s t a l e

I 29 disegni di legge votati dalla Camera, a tamburo battente e senz’ ombra di discussione o di esame, nell’ ultima sua seduta, concernevano o scadenze improrogabili, o impegni presi, o stringenti necessità amministrative. I disegni di altre 1< ggi, per quanto desiderabili, presentati durante la Sessione, sono rimasti tutti sacrificati alla fretta d’ interrompere i lavori parlamentari.

Fra essi v’ è quello inteso a modificare le tariffe postali. Parlarne adesso, mentre all’ opera legislativa viene apèrta una parentesi che durerà qualche mese, parrebbe fuori di luogo ai gior­ nali politici, i quali dànno importanza prevalente tra le cose pubbliche, alla situazione quotidiana. 11 momento è invece opportuno per un perio­ dico come il nostro.

La riforma postale, timida e limitata, che è stata proposta al Parlamento, in complesso è buona. Ottima no, perchè la viziano, ma solo in parte, alcuni provvedimenti di cui si potrebbe benissimo far senza. Se a questi ultimi rinun- ziassero i ministri proponenti, cioè quello delle Poste e quello del Tesoro, il loro progetto riu­ scirebbe maggiormente gradito al paese. E ’ vero che lo ha già esaminato una Commissione par­ lamentare, la quale, d’ accordo coi ministri me­ desimi, vi ha introdotto qualche utile modifi- ficazione. Ma nulla impedisce, ci sembra, che a. novembre, venendo il progetto alla discussione della Camera, Ministri e Commissione dichiarino di acconsentire a quelle modificazioni ulteriori che verremo indicando. Chi sa? Non solo la notte ma anche le vacanze possono portare consiglio.

II punto saliente della riforma è la ridu­ zione da centesimi 20 a centesimi 15 della tassa d’ affrancazione per le lettere semplici* di peso non superiore a 15 grammi. Viene cosi data una esecuzione; alla fine (dopo un trentennio!) allo art. 5 della legge 24 novembre 1864, la quale, aggravando por necessità fiscali, che si spera­ vano di breve durata, la tariffa delle lettere che era di centesimi 15, la portava a centesimi 20

provvisoriamente. La Relazione ministeriale di­

chiara poi che anche altri motivi hanno sugge­ rito la proposta riduzione. Uno sta nel fatto che nella primavera del 1904 si terrà in Roma un Congresso postale universal«, in cui sarà,di nuovo po ta la questione della riduzione della tariffa

internazionale della lettera da 25 a 20 centesimi.

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Siffatti motivi sono molto ragionevoli, e l’ ultimo specialmente basterebbe anche solo. Riesce perciò stranissimo vederli subito contra­ detti nel progetto di legge dalla proposta di portare da 2 a 5 centesimi, per ogni 50 gram­ mi, la tariffa delle stampe non periodiche. Di questo aumento vengono date due giustificazioni. Una, pochissimo persuasiva, è che i principali Stati, come emerge da apposito specchietto, hanno tutti una tariffa interna delle stampe su­ periore alia nostra. Si potrebbe opporre che non è saviezza modellarsi sugli altri Stati proprio e soltanto in ciò che hanno di meno buono e ri­ nunziare a quello che, per eccezione, abbiamo migliore in casa nostra. Si potrebbe poi aggiun­ gere die d’ altra parte i cittadini di quegli Stati sono tassati più lievemente di noi per parecchi altri servizi pubblici. L ’ altra giustificazione è forse un po’, migliore, ed è che le stampe non periodiche, come le cartoline illustrate, la parte­ cipazioni di matrimoni, di morti, di nascite, gli auguri, le congratulazioni, costituiscono vere e proprie comunicazioni personali e in gran parte voluttuarie, e che gli altri oggetti considerati quali stampe, come le fotografie, le incisioni, i campioni di merci, la carta da musica, ecc. hanno una certa importanza ed un certo valore e pos­ sono bene tollerare il lieve aumento.

Sia pure; ma la questione è un’ altra. Che cosa vuol dire, nel caso nostro, tollerare? Le stampe tollereranno l ’ aumento di tariffa con be­

nefizio pecuniario dell’ azienda postale, o invece

con sua perdita? 11 benefizio ci pare più che improbabile, e il perchè ce lo ha già detto la Relazione col giusto rilievo che « anche in Ita­ lia 1’ esperienza ha dimostrato che più le tariffe sono miti, più il pubblico si vale largamente dei mezzi di corrispondenza ». Probabile invece è la perdita, e anche qui è prima di tutti la stessa Relazione che, senza avvedersene, sugge­ risce tale prognostico. Infatti essa, nella sua breve narrativa, opportunamente ricorda che al­ lorquando il ministro Sella, nel 1864, ottenne di portare in via provvisoria la francatura delle lettere da 15 cent, a 20, si ebbero i seguenti ri­ sultati:

Lettere impostate nel 1862, milioni 71

» 1863, » 72

» 1864, » 67

» 1865, » 67

mentre si ebbero invece questi altri in Inghil­ terra quando fu introdotta nel 1840 la tariffa uuica a un penny (cent. 10):

Dettero impostate nel 1839, milioni 76

» 1840, » 162.

Più del doppio!

Con che logica, pertanto, i ministri propo­ nenti dichiarano nella Relazione che il proposto aumento sulla francatura delle stampe periodi­ che mira a compensare la perdita (he il Tesoro subirebbe, almeno sul principio, per la diminuita tariffa di francatura delle lettere?

Noi speravamo che la Commissione parla­ mentare, incaricata d’ esaminare il disegno di legge, rettificasse questi ragionamenti che si reg­

gono male in gamba, e, accettando la riduzione nella tariffa per le lettere, respingesse l’ aumento su quella delle stampe. Invece con sorpresa ab­ biamo visto eh’ essa lo ammette come naturale e provvido. «L a riduzione — cosi scrive — del francobollo p erle lettere da 20 a 15 centesimi, portando una perdita d ’ introito di poco menò di quattro milioni, è doveroso compensare una così rilevante perdita con un maggiore gettito prove­ niente da altri cespiti. E questo dovere appare anche più evidente, se si considera che per il, futuro esercizio di bilancio 1’ onorevole ministro è stato costretto, a causa dello straordinario, in* cremento dei servizi, di chiedere al Parlamento un aumento di spesa di ben 4 milioni e 700 mila lire».

Questo aumento di spesa nell’ Amministra- zioqe postale, è di certo non piccolo; ma.... anzi i ma, riguardo al modo di ripianarla, chiesto dal Governo e consentito dalla Commissione sono due.

E in primo luogo, il detto aumento di spesa, determinato — si badi — da un fatto fortunato e promettente, ossia dallo straordinario incre­

mento dei servizi, non supera quell’ animo au­

mento d ’ introito netto che già da alcuni anni l’ azienda postale va presentando. Se non si in­ troducono miglioramenti (e uno sarebbe il ri­ basso delle tariffe) neanche in quei servizi pub­ blici il cui bilancio dà un sopravanzo netto

costante e crescente, e neanche dentro i limiti di

tale sopravanzo, come e quando e dove se ne introdurranno ? Nè alcuno venga a replicarci che l’Amministrazione postale è formalmente sepa­ rata dalle altre dello Stato, ma che i suoi ri-, sultati finali attivi si riversano poi nel tondo comune del Tesoro. Una delle due: o la vo­ gliamo considerare separata, o invece come un ramo fra tanti dell’Amministrazione pubblioa. Nel primo caso si è già notato che il suo red­ dito netto annuo equivale già da tempo e forse supera quell’ aumento di spesa che il crescere del servizio, e quindi del reddito, ha reso ulti­ mamente necessario. Nel secondo caso, si può notaio che il sopravanzo, finora non speso, del Bilancio generale dello Stato, asceodè oramai, tra l’ esercizio corrente e gli avanzi già accu­ mulati, e parecchie diecine di milioni.

In secondo luogo, il provvedere ad un au­ mento di spesa Con un aumento di tariffe sa­ rebbe logico e da approvarsi, quando fosse pro­ vato, o probabile, che l’ aumento, di tariffa poe­ terà aumento d’ intrisili. Ma nel-caso pratico si è già visto che non è cosi. Lo sanno tutti, ma per chi non lo sapesse, lo dice il Governo, mo­ strando con tabelle che nel ,.1864, aggravata in Italia la tariffa postale, lo scambio delie corri­ spondenze ebbe.una diminuzione, e. che nel 1840,, ribassata 1’ analoga tariffa in Inghilterra 1’ atti­ vità postale privata ebbe, e subito, un incre­ mento maraviglioso.

Meno male che un utile ritocco viene dalla Commissione esegui o nel progetto ministeriale. Essa limita a circa un triennio l’ aumento della tassa da 2 a 5 centesimi sulle stampe non pe­ riodiche.

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in ogni modo la provvisorietà, o magari fosse poi stata indicata in forma di generica promessa alla Camera, c’ era il caso di vederla durare, se Dio ci dà vita, un buon quarto di secolo! Vice­ versa la Commissione « memore che il provviso­ rio decretato dall’ art. 5 della legge 14 novembre

1864, con cui il francobollo per la lettera da 15 fu portato a 20 centesimi, è durato da allora ad oggi, ha deciso di stabilire un termine perentorio che ha fissato in un triennio, elasso il quale, ope Iegis, l’ aumento dovrà cessare. »

Meno male, ripetiamo : meno ma il male non è per intero eliminato, mentre alle osservazioni di poc’ anzi resta tutto il loro valore.

Per concludere, il disegno di legge, sulle cui disposizioni secondarie abbiamo taciuto, nel suo complesso è provvido, perchè concreta una riforma da gran tempo desiderata. Ha però qual­ che menda che sarebbe molto facile fare sparire. Basterà che a suo tempo nè il Ministero nè la Commissione si oppongano a una proposta che giova sperare sorga da qualche parte della Ca­ mera dei Deputati: quella già formulata da al­ cune Camere di Commercio, tra cui la milanese, per citare una delle più autorevoli, il voto della quale riportammo nel nostro numero del 17 mag­ gio. Esso fa plauso allo riduzione di tariffa pro­ posta per le lettere ; prevede che non darà per­ dita al Bilancio dello Stato, sia perchè questi da più anni ricava dal servizio postale un utile rag­ guardevole e sempre crescente, sia perchè la ri­ duzione verrà presto compensata dall’ incremento delle corrispondenze, come è successo in altri paesi; e chiede si proceda alla detta riduzione senza punto aggravare le altre tariffe esistenti.

.L A RIPERCUSSIONE DEI DAZI DOGANALI *)

Per verificare la esattezza delle sue conclu­ sioni e quella delle cifre che loro servono di base, lo Zolla ha formato un secondo prospetto utilizzando le medie annuali e non più le medie triennali. Se risaliamo al 1871 ecco quali sono stati i corsi del grano per ettolitro in Francia e in Inghilterra per periodi quinquennali:

Periodi quinqueu.

Inghilterra Francia Differenze

1871-3875 franchi 23.60 23.70 0.10 1876-1880 » 20.40 21.80 1.40 1881-1885 » 17.20 19.40 2.20 1886-1890 » 13.50' 18.10 4.70 i891-1895 » 11.90 16.90 5 — 1896-1900 » 12.20 16.70 1.50

I fatti già notati appaiono qui con la stessa precisione. Si può infatti constatare: 1" il ri­ basso del prezzo in Inghilterra e in Francia ; 2° uno scarto del prezzo che si accresce a un tratto, a partire dal 1886, cioè dal momento in cui i grani esteri vengono tassati fortemente; 3° la persistenza di quello scarto sino al 1900.

Qui può farsi una osservazione importante, Dal 1876 al 1885 i dazi francesi di dogana pei grani esteri non hanno sorpassato di 60 cente

t1 Gontinuaz. e fino. Vedi il numero precedente.

simi ih quintale, ossia 45 cent, per ettolitro di 75 chilogr. Vediamo, tuttavia, che il frumento è stato venduto in Francia con una differenza in più sui corsi inglesi, differenza che raggiunse: 10 centesimi soltanto dal 1871 al 1875, 1.40 dal 1876 al 1880, 2.20 dal 1882 al 1885.

Lo scarto dei prezzi verificatosi è adunque assai notevole ed aumenta dal 1876 al 1885, prima che si stabilissero in Francia i dazi protettori.

Dal 1871 al 1875 questo scarto fu al con­ trario inferiore al dazio fiscale di 45 centesimi per ettolitro. Queste bizzarie sono spiegabili quando si studiano nello stesso tempo le varia­ zioni nella produzione dei cereali e delle impor­ tazioni in Francia.

11 periodo 1871-75 è stato contraddistinto in Francia da raccolti eccezionali di 120 e 133 milioni di ettolitri nel 1872 e 1874; la produzione del periodo 1871-75 si elevò a 101 milioni di ettolitri, malgrado la perdita dell’ Alsazia Lo­ rena, mentre la media decennale 1862-71 non raggiunge che 97 milioni di ettolitri.

Le importazioni francesi, diventate quasi inutili restano dunque deboli; esse non sorpas­ sano gli 8 milioni di ettolitri, lo scarto tra i prezzi inglesi e francesi è per conseguenza in­ significante. Dal 1876 al 1880 la produzione media scende a 93 milioni di ettolitri e le im­ portazioni si rialzano a 17 milioni di ettolitri annualmente. Le esigenze del consumo hanno determinato un aumento relativo, ed è precisa- mente sotto l’influenza di questo' aumento rela­

tivo che favorisce le importazioni in Francia, che

questa ha potuto procurarsi annualmente i 17 milioni di ettolitri necessari al suo mercato.

Durante questo periodo, lo scarto aumenta tra i corsi inglesi e francesi e raggiunge fr. 1,40. Dal 1881 al le85 la produzione risale in Fran­ cia a 108 milioni di ettolitri e le importazioni a 14 milioni. Questa cifra elevata delle importa­ zioni, che coincide con una produzione media annuale più elevata dei raccolti passati, pare essere una conseguenza dello sviluppo rapido del consumo. Questi progressi hanno alla lor volta una causa che è agli occhi del sig. Zolla assai visibile; il ribasso dei prezzi. Invero il. prezzo del frumento è sceso da fr. 23.70 nel 1871-75 al 21.80 nel 1876 80 e a 19.40 nel 1881-85 ed è come vedesi un ribasso non lieve, perchè rappresenta più di 4 franchi per etto­ litro. Le esigenza del consumo hanno mantenuto tuttavia i corsi francesi a un livello più alto dei corsi inglesi e questo scarto spiega precisamente la cifra considerevole delle importazioni provo­ cate da una differenza dei corsi.

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volmente il corso di questo periodo in Inghil­ terra. Questi fatti,, bene stabiliti dal 1876 al 1880, sono ancora visibili pel periodo dal 1881 al 1886 durante il quale importazioni considerevoli si sono avute per soddisfare ai bisogni crescenti del consumo, il quale si è probabilmente svi­ luppato sotto la influenza del ribasso rapido del grano, della farina e del pane. A partire dal 1886 la influenza esercitata dai nuovi dazi pro­ tettori diventa visibilissima. Lo scarto consta­ tato tra i corsi inglesi e francesi varia da 4 fran­ chi e mezzo a 5 franchi l’ ettolitro, il che corrisponde a una differenza di 5 franchi a 6,65 per quintale.

Dal 1886 al 1890 con dei dazi di dogana che variano da 3 a 5 franchi il quintale, 1’ au­ mento dei corsi francesi si eleva a franchi 4,70 per ettolitro o a 6,25 per 100 chilog. Dal 1891 al 1895 il dazio di 5 franchi è applicato, salvo il periodo del 10 luglio 1891 al 1° giugno 1892, nel quale il dazio è ridotto a 3 franchi. Per con­ tro esso è portato a 7 franchi a partire dal marzo 1894. Lo scarto tra i corsi inglesi e fran­ cesi sale in media a 6,65 durante questo periodo quinquennale. Dal 1896 al 190 ) il dazio è di 7 fr. per quintale, ma la sua riscossione è stata sospesa nel 1898 dal 4 maggio al 1° luglio. Mal­ grado questa esenzione provvisoria e un raccolto medio di 115 milioni di ettolitri e la riduzione delle importazioni che scendono in media a 7 mi­ lioni di ettolitri, lo scarto accertato tra i corsi inglesi e francesi si eleva ancora a 4 franchi e mezzo per ettolitro, o a 6 franchi per quintale. Dal 1871 al 1875 con un dazio di 45 centesimi per ettolitro, la produzione media di 101 milioni di ettolitri e con importazioni che si elevano a 8 milioni di ettolitri, lo scarto tra i corsi inglese e francese non sorpassava 10 centesimi. E questo un confronto istruttivo, un ravvicinamento che si impone.

Si può dunque sostenere senza inverosimi­ glianza o esagerazione che i dazi francesi attuali hanno determinato un rincaro od un aumento relativo di 4 franchi c 35 cent, per ettol. o di fr. 5,80 per quintale durante l’ ultimo periodo quinquennale. Ammettiamo anche che lo scarto di 10 cent, per ettol., constatato dal 1871 al 1875, si sarebbe elevato maggiormente con lo stesso da­ zio di dogana nel periodo 1896-1900. Supponiamo uno scarto di 1 franco per ettol. ossia di 1 fr. 33 per quintale, l’ aumento relativo risultante dal dazio di 7 fr. raggiunge ancora 3 fr. 35 per ettol. o 4,50 per 100 chilog. in cifra tonda. Ecco ciò che costa la protezione doganale al consumatore francese; ecco ciò che procura al produttore non pel complesso delle quantità consumate, ma per la porzione della produzione che è effettiva­ mente venduta.

Dopo questa elaborata comunicazione dello Zolla, ii Raffalovich ricordò che lo studio della ripercussione dei dazi doganali è all’ordine del giorno dell’ Istituto Internazionale di Statistica, il quale deve tenere la sua riunione biennale a Berlino nel settembre p. v., e siccome egli è incaricato di presentare la relazione per tale argomento,, così si dichiarò riconoscente allo Zolla e al des Essars per le indicazioni di me­ todo e pei resultati concreti che hanno portato

davanti alla Società di economia politica. E ri­ cordò che vi sono altri oggetti, oltre i cereali, il pane, la carne, ecc., che possono servire di ter­ mine di confronto, anzi citò un imprenditore di Bellino, il quale ha preso ir\ esame alcuni pro­ dotti adoperati dai costruttori per studiare l’ in­ fluenza del dazio di dogana quale risulta dalla tariffa approvata nel deceinbre 1902. Il dazio sul cemento interessa il muratore ; esistono 80 fabbriche che sono coalizzate, l’ entrata in franchi­ gia del cemento ha fin qui avvantaggiato il consu­ matore, ma essa sta per scomparire insieme a quel­ la di un gran numero di materiali da costruzione, il cui prezzo modico e la pesantezza sono già un ostacolo alla importazione dall’ estero. I ve­ trai avranno pure da soffrire dell’ aumento dei dazi sul vetro, e cosi dicasi di altri mestieri. La conclusione del Raffalovich è che la protezione approfitta alla grande industria, alle grandi im­ prese e che il rincaro dei materiali da costru­ zioni delle materie necessarie alla fabbricazione, colpisce il piccolo produttore che stenta a ri­ gettare sul suo cliente tutto il peso della sopra­ tassa. L ’aumento dei dazi di dogana sui prodotti alimentari colpirà duramente gli operai in Ger­ mania. Una famiglia di quattro persone ,il cui capo guadagna 1056 franchi l’ anno, consuma 193 franchi l’ anno in pane, 18 0[0 del suo red­ dito, per la carne 12 0[0, per la birra, il latte, l’ acqua di seltz 5 .8 0[0. Un rialzo dei dazi sui cereali impone una sopratassa di 30 franchi l’anno ed è molto. La differenza nei prezzi della carne in Germania, da una parte, in Austria, in Russia da un’ altra, è considerevole. La Germa­ nia è protetta dai dazi d’ entrata e da una po­ lizia veterinaria protezionista.

Il Leroy Beaulieu ritornando alla questione vera e propria della ripercussione del dazio, fece notare che non si.può dare un giudizio positivo che confrontando i prezzi all’ ingrosso. Invero, sarebbe un farsi illusione, il confrontare ad esempio i prezzi al minuto di una drogheria francese con quelli di una drogheria inglese. Altri elementi, oltre i dazi doganali, intervengono per determinare i prezzi ab minuto e influire su di essi. Tutta 1’ organizzazione del commercio è migliore in Inghilterra che in Francia, dove i prodotti del resto sono gravati da dazi di ogni sorta molto più alti. E pur riconoscendo la cura che il des Essars e lo Zolla hanno messo nella compilazione dei prospetti, egli avrebbe deside­ rato che fosse riunito un maggior numero di ar­ ticoli per poter trarre conclusioni più fondate. In conclusione, il Leroy Beaulieu pur ricono­ scendo l’ interesse di questo genere di ricerche crede si debba confessare che è impossibile di -giungere a resultati di una esattezza assoluta.

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tutto le quantità ohe vengono sul mercato. Venne pure riconosciuto che se l’oggetto è raro, il dazio di dogana agisce completamente, mentre non av­ viene così se 1’ oggetto è abbondante. E il Gnyot alla sua volta si diffuse a dimostrare che la pro­ tezione sui cereali e sul bestiame, in realtà pro­ cura vantàggio a una percentuale esigua della popolazione francese. Ed è questo un punto sul quale convergono gli siorzi di altri statistici, come dell’americano Atkinson, perchè realmente l’ analisi delle statistiche della popolazione di­ mostra che il protezionismo, anche quando si tratta di industrie importanti, riesce^ a favorire solo una piccola parte dei produttori.

La discussione che è stata fatta presso la So­ cietà parigina di economia politica, se non ha esau­ rito 1’ interessante e complesso tema, costituisce tuttavia una specie di prefazione utile a quella che si avrà con le memorie e le discussioni del pros­ simo Congresso internazionale di statistica. La ripercussione dei dazi doganali sui consumatori è, intesi generale, un fatto inoppugnabile; sol­ tanto possono verificarsi delle circostanze che impediscono una ripercussione totale ed è su questo punto, in sostanza, che occorre proseguire le indagini.

Conflitti industriali e resistenza padronale

È facile vedere, in questo momento, che in Italia, mentre sono in diminuzione le piccole di­ spute industriali, delle quali l’ anno scorso e più ancora nel 1901 si sono avuti casi numerosi e frequenti, sono invece piuttosto in aumento i conflitti collettivi tra capitale e lavoro che assu­ mono forme speciali od almeno poco comuni. I casi della cartiera Vonwiller, degli scarica­ tori di carbone a Genova, dei mietitori e dei boari a Portomaggiore sono tra i più significa­ ti vbe-"meriterebbero'ciascuno uno studio a parte, come si fa spesso all’ estero anche per con­ flitti di minore importanza. Ma senza intendere di fare la storia di questi conflitti, conviene ri­ cordare che la chiusura della cartiera "Vonwiller è stata determinata da una imprudente propa­ ganda socialista, che alla sua volta ha fatto sor­ gere delle pretese e dei dissensi, senza fonda­ mento veramente serio, tra imprenditore e ope­ rài ; che la controversia tra i negozianti e gli scaricatori del carbone ha avuto la sua prima origine nel fatto che le leghe, alle quali gli ultimi appartengono, vogliono esercitare una specie di supremazia sugli operai e vengono così quasi a dirigere èsse il lavoro, anziché lasciare che i negozianti stessi lo regolino come a loro talenta. E quanto allo sciopero di Portomaggiore si tratta propriamente di una questione di mer­ cede, che non avrebbe alcuna caratteristica pe­ culiare, se non si trattasse anche di un conflitto dalle proporzioni notevoli e non fosse gravido di pericoli 6 di danni forse maggiori di altri scioperi.

Ma ciò che va notato in queste controversie è la resistenza che i padroni, gl imprenditori, il Capitale, come si suole dire, oppone alle forze

operaie organizzate. Di questa resistenza gli operai hanno la prova palpabile nelle serrale o

Uckouts, nella difficoltà che incontrano a fare

accogliere le loro richieste, nell atteggiamento, insomma, che. assumono g l’imprenditori. E chiaro che costoro in passato, generalmente parlando, hanno fatto concessioni o sono venuti ad accordi dei quali non conoscevano esattamente la por­ tata e diciamo pure che in qualche caso era anche difficile di stabilire gli effetti di varia natura che sarebbero derivati dai nuovi patti di lavoro. Ora che hanno potuto vedere all’ atto pratico, dove li hanno condotti certe concessioni, oppure in qual modo sono interpetrate, cercano naturalmente di raddrizzare quelle interpretazioni se sono loro troppo gravose o di mettere meglio in armonia l’ impiego dei lavoranti, i salali e gli orari con le necessità proprie della in­

dustrie. . . .

L ’ equilibrio che in molti casi si e potuto raggiungere tra le condizioni della industiia e dei mercati, da un lato, e le nuove condizioni di lavoro dall’ altro, in altri non pochi casi non si è ottenuto e ora avviene un nuovo riadatta­ mento, che non può attuarsi senza qualche di­ sputa. E queste com’è naturale, sono tanto più irte di difficoltà quanto più si manifesta la necessità per gl’ imprenditori di ritirare le concessioni già fatte o di modificarle in qualche parte riu­ scita di grave nocumento allo svolgimento effet­ tivo della industria.

È questa una lezione di cose che; mentre e inevitabile, è anche di solito assai efficace. Le condizioni economiche di lina industria non pos­ sono essere alterate da un momento all alti o in modo completo ; una forte riduzione di orario non può introdursi a un tratto, ma per gradi, così come un aumento di salari dev essere fatto a frazioni, se non si vuol compromettere le soiti della impresa. E nei riguardi dell’ assunzione degli operai, dei turni, nell’ affidare il lavoro agli operai occorre che questi si persuadano che nou sono soltanto in causa i loro interessi singoli o di classe, ma che vi sono anche quelli dell’ im­ prenditore e dell’ industria. Per voler raggiungere un dato fine che rientra nell’ organizzazione pro­ fessionale del lavoro, non sarebbe opera utile e duratura il vincolare eccessivamente l’ impren­ ditore, cosi che gli sfugga di mano 1’ ordinamento tecnico del lavoro nella sua impresa, eh egli non possa scegliersi gli operai ai quali affidare determinati lavori che esigono attitudini o capa­ cità speciali, che insomma non abbia quella li­ bertà di azione nell’ orbita della sua azienda che non può non spettare a chi ha la responsabilità ultima dell’ andamento degli affari e corre rischi non lievi e affronta dispendi e si addossa cui e per averne adeguato compenso.

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conseguenze dolorosissime, se non subito, a non lungo andare, perchè nella migliore ipotesi che sul principio siano accolte, le loro domande, su­ scitano poi, se incompatibili con le necessità e condizioni industriali, una resistenza rigorosa e tenace in coloro che . di quelle, condizioni e neces­ sità devono pure darsi: pensiero.

La resistenza padronale nei conflitti indu­ striali bene spesso. poi ha condotto a sostituire

il lavoro, meccanico a quello. manuale. Costretti dalla lotta a ricorrere a quei mozzi che rendono meno necessario l’ intervento diretto dell’ ope­ raio nella produzione, gl’ imprenditori si danno dattorno in tali circostanze ad applicare tutti i mezzi meccanici che possono avere e non poche applicazioni di macchine si devono appunto agli scioperi o in genere ai conflitti industriali. Nel­ l’ arte tipografica, come nell’ agricoltura e in tante .altre industrie, si è visto e si vede spesso che la macchina prende il posto del lavoratore ma­ nuale, e, almeno sul momento, toglie l’ occupa­ zione a chi si agitava per ottenere migliori con­ dizioni di lavoro. Non si è letto forse in questi giorni che a Portomaggiore di fronte allo scio­ pero dei mietitori, i proprietari hanno fatto ri­ corso alle falciatrici meccaniche? Non si sente forse spesso che il tale o il tal altro industriale, per sottrarsi a certe imposizioni, a vincoli che non riteneva compatibili con la necessità della industria, ha introdotto nuove macchine, le quali, a’ meno sul principio riducono il numero degli operai ed eliminano qualche causa di dissenso ? Ohi ha occasione di vivere in mezzo a industriali conosce queste cose assai bene, perchè formano uno degli argomenti oggidì più trattati dagli imprenditori, ai quali non par vero di avere la possibilità di sostituire il lavoro meccanico a quello manuale anche per liberarsi da molti vin­ coli, da qualche ingerenza troppo assidua o pre­ potente e da non pochi fastidi.

E evidente che specialmente in Italia, se i lavoratori vogliono fare progressi non effimeri e non compromettere le sorgenti stesse della loro prosperità, se non presente, almeno futura, de­ vono darsi pensiero delle difficoltà che presenta la introduzione di un nuovo assetto del lavoro nelle nostre industrie. La resistenza padronale ■che si è manifestata con vigoria nuova in questi ultimi tempi, dimostra che talvolta per parte del lavoro si è, passato il segno e che g l’ imprendi­ tori intendono di opporsi a pretese le quali vulnerano o minacciano di vulnerare le condi­ zioni fondamentali, su cui poggiano le imprese medesime. La possibilità del progresso pel la­ voratore non è più contestata da alcuno e del resto,, i .fatti stessi si sono incaricati di sfatare certe asserzioni dottrinali; i socialisti stessi hanno dovuto .riconoscere la erroneità delle dottrine che vorrebbero segnare al lavoro limiti assoluti, riguardo alla sua retribuzione. Ma non è a tacere che occorre moderare certe tendenze, le quali condurrebbero a compromettere l’ ordinamento industriale con danno immediato e più sensibile per gli operai, e occorre pure far entrare nelle coscienze individuali la persuasione che il com­ ponimento degl’ interessi in conflitto, non potrà ottenersi durevolmente, se non vi è negli ope­ rai un apprezzamento equo delle condizioni, delle

■'■;. jsooj:?;. '.quo'« ò.fijifjJSKt sjMof necessità o dei diritti di ehi ha. la responsabi­ lità e.corre i lisciti della impresa. Diversamente, la resistenza padronale si farà sempre più vi­ vace e darà luogo a conflittiidolo,rosi, nei, guadi non piccola parto de! danno andrà a cadere siagli stessi operai. I dirigenti del movimento operaio dovrebbero rifletterci seriamente.

Prof. Flora Federico. — Manuale di scienza de.Ile finanze.. — Seconda edizione. Livorno, B.i,Giusti,

1903, - pàg. 586. tb : SL r ..’• 1 '■ u-.-s: ..■! 'c».f n.eoiswie b a tgrisqsiero In dieci anni questo Manuale è venuto alla seconda edizione,, confermando «così ih,giudizio benevolo: che ne èra stato dato fin da principio. Questa seconda edizione ha molto migli» retosil lavoro, sia perchè vi sono, stati più ampiamente trattati alcuni argomenti, sia perchè di altri l’Autore ha rinnùhvatk ;latrattazÌQnepepde:\q«te- sto del profi : Plora è, sL pùò dire, tra i migliori lavori che abbiamo- nella: nostra lingua, e certo

il meno incompleto. . ::: et

L ’Autore mantiene la sua divisione in due libri, utiu delle spèse'

Féltro

delle~ entrate pub­ bliche, ed una appendice tratta delle finanze locali. ‘Atplti ditti, di , fatto ; fibtèjf ^ ¡l^ i j f ¡ftfftfo

vengono opportunamente a facilitare 1 inteÌTi- genza di alcune questioni di finanza, delle quali l’Autore si mostra bene edotto.- , s ’ ;..i [

A noi pare tuttavia elio, dato il titolo del lavoro, sia insufficiente la : trattazione;dèi primo libro e;,soprafutto, qUelloche. riguàrdft -il bilancio finanziario, mentre è ycasL .larga :e« quasiesau- riente la trattazione delle, imposte. Il bilancio finanziario nel suo concetto, fondamentale, nelle difficoltà per determinarlo, e nelle sue conse­ guenze sul Tesoro e quindi sul patrimonio dello Stato dovrebbe, essere il..pernio.. su ; etri si basa un trattato di scienza delle finanze, pur sapendo evitare naturalmente .dLfar'UU trattatoci .ragio­ neria ma entrando nelle.gravi questioni di scienza delle finanze che sono implicite: in quelle che r i­ guardano il bilancio. La parte che .riguarda gli

impegni di bilancio, ad. esempio,, non domande­

rebbe ut largo sviluppa? ,

Con questa osservazione non- vogliamo me­ nomare il merito del Manuale del prof. Elora, tanto più che, considerato- come .un trattato sulle entrate--.pubbliche, è som prò ; un pregevolissimo lavoro-che fa fede della dottrina-dèlio scrittore. Giorgio del Vecchio. —La dichiarazione dei diritti

dell’ uomo e del, cittadino nella rivoluzione francése. (Saggiò). —,Genova, tip. della GioVentùi Ì9&3, pag. 93. (L. 2). - - R

Promettendo, di dimostrare in un più ampio lavoro che la Dichiarazione dei diritti dell’ uomo e del cittadino ebbe origine dal Contratto sociale di G. G. Rousseau, sia pure attraverso i bilia

o f rights, americani, intanto l’Autore esamina la

famosa Dichiarazione sia nel suo nesso , eolia Ri­ voluzione francese, sia nei suoi,presupposti sto­ rici e filosofici, sia nelle varie, ferme che. assunse ; ne fa quindi la critica e ne stadia,1’ efficacia,...po­ sitiva ed il suo significato nello Stato modeino.

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11 breve lavoro, dettato con uno stile non sempre facile, dimostra però la vasta erudizione storica dell’Autore e la sua preparazione a trat­ tare gli ardui problemi di filosofia sociale.

L ’Autore in questo saggio si limita a consi­ derare la Dichiarazione più specialmente nella rivoluzione, ma l’ ultimo capitolo ed il modo con cui lo svolge, lasciano fondatamente credere che egli vorrà allargare il campo delle sue acute in­ dagini e cercare i diritti dell’ uomo ben prima del Rousseau e dei bills o f rights.

Sac. Cappellazzi Andrea. — Filosofia sociale. — Siena, Tip. ed. S. Bernardino, 1902, p. 210. (L. 2).

L'Autore espone in queste « brevi lezioni » la filosofia sociale (perchè non sociologia ?) dal punto di vista cattolico. E’ incomprensibile però come gli scrittori cattolici si ostinino, anche dove non ve ne è bisogno per i loro principi, a mantenere a h sistema di discussione che non può parere scientifico nemmeno a loro. Valga il capitoletto della « graduatoria delle scienze » dove è detto: « le scienze speculative sono più nobili delle pratiche; nell’ ordine delle specula­ tive poi, più nobile e gloriosa e più libera la Metafisica ; tiene dietro la Matematica, indi la Fisica. » Ohe cosa voglia dire questa classifica­ zione, non si capisce davvero.

L ’Autore divide il suo lavoro in due parti : la parte formale, che è un complesso di definizioni filosofiche e logiche ; e la parte materiale, in cui critica gli indirizzi della sociologia, è viene ad esporre quindi il proprio sistema.

Questo volumetto fa parte (N. 13) delle « Pubblicazioni di scienze sociali cattoliche e discipline attini. »

Dolcetti Giovanni. — Le Bische e il Giuoco d’ az­ zardo a Venezia. — Venezia, lib. Aldo Manuzio, 1.03, pag. 288. (L. 5).

L ’Autore, che sta scrivendo un libro sul- 1’ Arte dei barbieri, fu attratto nelle sue assidue visite agli archivi dai frequenti documenti che attestavano quanto grande e viva fosse nel po­ polo veneziano la passione del giuoco che domi­ nava tutte le classi e ingoiava tante fortune. Raccolse quindi ed ordinò con molto garbo molti documenti e presentandoli senza pretesa, ma coll’ esperto metodo del conoscitore, ha sa­ puto ricavare un libro vivo. Si può dire che l’ Autore, piuttosto che narrare lui le curiose costumanze, ed i piccanti aneddoti, faccia par­ lare i documenti che cita o riporta, ma lo fa con arte fine e sopratutto sobria, cosicché il suo lavoro, pur riusciendo interessante, non esce dalla cerchia dei contributi storici. L ’Autore parla prima dei giuochi, e delle bische ; dei barbieri biscazzieri e dei casini da giuoco ; la posta del giuoco, i bari, i delitti dei giuocatori, le con­ danne formano argomento di tanti capitoli, a cui seguono sette appendici di documenti, e cita­ zioni di fonti ed indici.

A leggere questo lavoro, per molti motivi encomiabile, vien fatto di riflettere quanto mi­ gliorata sia, anche sotto questo aspetto, la nostra società, che pur si accusa cosi facilmente.

Alessandro Schiavi. — Lavoratori e padroni nel 1902 Torino, ftoux e Viarongo, 1903. pag. 53.

Questo opuscolo, che contiene articoli pub­ blicati nella Riforma sociale diletta dal prof. Nitti, mira a rilevare il progresso che in questi ultimi anni ha fatto, anche presso le classi diri­ genti, il concetto di favorire le organizzazioni dei lavoratori, affinchè possano essi migliorare le loro condizioni, L ’Autore cita in proposito molti dati e li illustra e giudica con molto fer­ vore, rendendo così interessante la sua mono­ grafia.

Louis Ressigaud. — Ves droits des liers lésés par le voìsinage des étallissements incommodcs, insalu­ bres et dangereux. — Lione, imp. et ìit. du Salut public, lv02, pag. 229.

Il slg. Ressigaud esamina la questione dei diritti dei terzi lesi dalla vicinanza degli stabili- menti incomodi, insalubri e pericolosi dal punto di vista del diritto positivo francese, a partire dal decreto del 15 ottobre 1810, che è tut­ tora vigente e solo modificato in qualche particolare della sua applicazione. Tuttavia in un breve sguardo storico l’Autore ri­ corda precedenti disposizioni risalendo fino al 1291. Esamina quindi il dispositivo del de­

creto 15 ottobre 1810.

Ciò premesso l’Autore consacra cinque ca­ pitoli allo svolgimento de! suo tema trattando: del diritto dei terzi davanti ai tribunali ammi­ nistrativi ; — e davanti i tribunali giudiziari; — della competenza in materia di ttabiliraenti in­ comodi, insalubri e pericolosi ; — degli stabili- menti non classificati, nuovi ed assimilati ; e finalmente della legislazione straniera : Inghil­ terra, Germania, Austria, Belgio, Italia.

L ’Autore conclude che, per quanto imper­ fetto, il decreto del 1810 sarebbe pericoloso rinnuovarlo, mentre la giurisprudenza ha saputo fin qui applicarlo con sufficiente senso di equi­ librio tra le esigenze della vita industriale ed i diritti dei cittadini. Crede però che non sia lon­ tano il tempo in cui occorrerà l’ int-rvento del legislatore.

Prof. Dr. von W enekstern. — Einfahrung in die volkswirtschaftslehre. — Leipzig, Uunker et Hum- blot, 1903, pag. 229 (M. 5).

Una introduzione sulla dottrina della Eco­ nomia politica importa un esame delle questioni sociali e giubidiche sulle quali è basata la società per determinare i rapporti che esse hanno colla Economia politica e per rilevare se e quanto questa è dominante o dominata dalle necessità sociologiche e giuridiche.

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maestri tedeschi, Schaffle, Schmoller e W agner; ed il problema della Economia appare quindi lo studio della umanità in tutte le sue facoltà dirette a dominare la natura, ed alla formazione del- 1’ Essere e dalla società di Esseri nel passato, nel presente e nell’ avvenire.

Sotto questo larghissimo aspetto l’ Autore esamina il problema della distribuzione del la­ voro, del lavoro e del suo effetto, del valore e diritto positivo, dei fattori ed elementi dell’ Eco­ nomia, degli stadi di sviluppo dell’ Economia, della circolazione e la lotta dei prezzi, della po­ litica economica e sociale, e più avanti dell’ eco­ nomia, del problema della popolazione, eco. ecc. Come si vede da questi stessi titoli dei di­ versi capitoli si tratta dei più grandi problemi di sociologia applicata alla Economia, e sono discussi nella maggior larghezza di concetto e con profondità di pensiero così da costituire una utilissima preparazione a chiunque voglia pene­ trare nelle più alte e più diffìcili discussioni economiche.

Non occorre dire che l’Autore riesce nel suo intento con una rara lucidità di pensiero.

J. E. G. de M ontmorency. — Sfate inlervention in Englìsh Education. — Cambridge, C. J. Cìay and Sons, University Press, 1002, pag. 360 ('scell. 5).

Con una molto interessante prefazione, lo Autore rileva tutta la importanza di una storia della istruzione inglese, non solo di per sé, ma anche perchè la mancanza di una storia è causa che si dimentichino gli errori commessi e, senza saperlo, si ripetano. Il sig. de Montmorency si accinge quindi a questo lavoro e divide il suo volume in otto capitoli : il primo, esamina i rap­ porti tra la istruzione e lo Stato dal tempo dei Sassoni fino al decimoquarto secolo, quindi la legge comunale sull’ educazione. Passa dipoi ad esaminare ciò che fu fatto nel decimosesto e decimosettimo secolo, e le cause che hanno de­ terminato la istruzione di Stato nella Scozia e nell’ Irlanda e nelle colonie. E viene così al di­ ciottesimo secolo che l’Autore intitola « L ’alba della istruzione elementare in Inghilterra », e finalmente nell’ ultimo capitolo ci dà- la storia del secolo decimonono.

Elenco di leggi, di statuti, di casi ed indici alfabetici completano questo lavoro coscienzioso e ben ispirato, nel quale 1’ Autore penetrando nelle cause dei fatti, dà le ragioni della evolu­ zione che si è manifestata in Inghilterra a fa­ vore di un intervento sempre crescente dello Stato nella istruzione elementare.

Hermann Ehrlich. — Die viehversichcrung_ in Deuts -chen Reiche und ihre geschichtliche Entvicìcelung. — Leipzig, Schafer et Schinfeld, 1901, pag. 560,'

Usufruendo di 220 rendiconti e bilanci, e sopra numerosi casi maturatisi di assicurazione degli animali, l ’Autore fa un ampio e minuzioso esame del modo con cui è applicata questa spe­ cie di assicurazione in Germania'.

Il lavoro è diviso in cinque parti : nella prima è data ampia notizia del capitale rappre­ sentato dagli animali in Germania, del loro nu­ mero con osservazioni rapporto alle assicurazioni

dal 1873 al 1897 e si trova che i cavalli da 3.3 milioni passarono a 4 milioni con un valore 1

1,880 milioni di marchi, i bovini da 15 a 18 mi­ lioni di capi per un valore di 3 a 3 e mezzo mi­ liardi di marchi, i suini da 7 a 14 milioni di capi con un valore da 476 a G84 milioni di mai- chi, gli ovini sono diminuiti da 25 a 10. 8 mi­ lioni di capi per un valore di 217 milioni di mar­ chi. L ’Autore non si accontenta di questo citi e generali mane dà le proporzioni, rispetto al tei - ritorio ed alla popolazione, esamina i mercati diversi, ed il valore, di garanzia rispetto alla assi­ curazione per ogni singola categoria di animali. Nella seconda parte l’Autore presenta, dopo alcune considerazioni generali, lo sviluppo della assicurazione nei diversi paesi dell’ Impero, pre­ mettendo un cenno storico di tale istituto presso gli ebrei, i romani, gli antichi popoli germanici eco. ed illustrando le leggi moderne tedesche del 1765 e del 1841.

La terza e la quarta parte è rivolta a dare .notizie sulle numerose società di assicurazioni ; dell’ Impero considerate nel loro sviluppo, nella loro consistenza enella.lo.ro funzione. Importante la quinta parte che tratta della assicurazione ob- ! bligatoria degli animali e delle forme speciali di

i assicurazione per la macellazione, per il trasporto | per certe malattie: e similmente per le assicura­ zioni in caso di contagio e le leggi relative ad esso.

Il lavoro del sig. Ehrlich ci sembra completo ; esso dà notizie copiose e bene ordinate sulla materia di cui tratta con rara competenza, tanto più utile in quanto l’ argomento è meno trattato.

Prof. Eduard Lambert. — La fonction du droil cidi compari. — lntroductiou ; I. Les eqnceptions ótroites ou unilaterale*. — Paris, V. Criard et Brière, 1903, pag. 927 (fr. 15).

Il prof. Lambert della Università di Lione ;gi è accinto ad un lavoro della massima impor­

tanza per mettere in applicazione una. idea vera­ mente geniale. Il volume che abbiamo sotto occhio è il primo di una serie di « studi di diritto comune legislativo o di diritto civile comparato » coi quali l’Autore si propone di studiare le legi­ slazioni e la giurisprudenza dei paesi che hanno analogia col diritto francese, per estrarre il fondo generale di concetti e di massime giuridiche che costituiscono quello che egli chiama « diritto co­ mune leghi tivo ì». Intanto si limita all abbozzo di un diritto comune successorale, che sarà seguito da lavori analoghi sul diritto di famiglia, sulla

i proprietà, sulle obbligazioni, sugli atti giuridici. E siccome T Autore nella brevissima prefazione afferma che questo diritto comune legislativo, alla cui ricerca si svolgeranno i suoi studi, do­ vrebbe produrre su ciascuna delle legislazioni una azione « paragonabile a quella che ha esercitato nelle vecchie consuet dini, il diritto comune con­ suetudinario è da credersi che nell intimo pen- s ero dell’ eminente giurista, vi sia il concetto

\ di gettare il germe di studi che, a suo^ tempo, : -producono una specie di unificazione dei codici

nei paesi che hanno affini o comuni i principi : fondamentali del diritto.

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toro segue nel suo ardito tentativo ; certo è che questa introduzione, che è un largò studio sul di­ ritto civile comparato esee dalie; solite forme e dai soliti metodi e abbraccia sinteticamente la formazione del diritti) da un punto che appare quasi nuovo. L ’Autore discorre con competenza dèi diversi metodi coi quali nei diversi paesi è studiato il diritto civile, rileva le tendenze delle di verse scuole e ne fa la confutazione, fermandosi specialmente a quella dei romanisti; pone quindi a base del diritto civile quella che egli chiama « la politica civile » della quale indica il vero fine, i suoi-;metodi, e le sue relazioni col di­ ritto civile comparato, e conclude indicando qual sia la concezióne specifica del diritto comparato.

Il tentativo dèi prof. Lambert è iniportànte ed ardito, e questa introduzione lascia persuasi che l’Autore ha la dottrina e l’ ingegno per con­ durlo a termine.

Paul S. Reinseh. — Colonial Government. — New York, Macmillan, 1902, pag. £86.

Premessa una breve introduzione, nella quale l’Autore dà ragione del suo lavoro e. rileva la importanza dell’ argomento che imprende a trat­ tare, e premessa puro una scelta bibliografía di libri, riviste e pubblicazioni ufficiali da lui consultato, il sig. Reinseh divide il suo libro in tre parti. Nella prima esamina le cause èd i metodi deila colonizzazione, quali i! movimento della popolazione, 1’ opera dei’ Missionari, le in­ traprese,,, esplorazioni ed avventure di alcuni individui, il commercio e le comunicazióni, e la forza di espansione :dei capitali ; — la seconda parte è rivolta alle forme dei governi coloniali, o vi ò trattato delia sfera di influenza, dei sin­ goli Stati, dei protettorati coloniali, delle Com­ pagnie autorizzate, della amministrazione diretta, degli esperimenti fatti con istituzioni rappresen­ tative nelle colonie o direttamente amministrate dallo Stato, dei governi autonomi di alcune co­ lonie, e finalmente delle Federazioni coloniali ; nella terza parte l’Autore studia le istitu­ zioni coloniali, e prima di tutto gli organi del governo delle colonie nella madre patria, e la relativa legislazione, quindi le istituzioni gover­ native nelle colonie,, e i Governi o. Municipi locali, e dopo aver esaminata la legge coloniale, termina colla organizzazione della giustizia nelle colonie.

Il lavoro, che si basa specialmente sulla politica coloniale inglese, anche perchè cifre maggior numero e maggior varietà di esempi, non manca di opportuni raffronti con ciò che vien fatto da altri paesi, e presenta anche al­ cuni dati di fatto ohe, sebbene non copiosi, ser­ vono a suffragare i giudizi esposti dall’ autore ; così il libro riesce utile sintesi sui diversi signi­ ficati che nella pratica vengono dati alla parola colonie e sui vari sistemi seguiti nel determi­ nare i rapporti tra le colonie e la madre patria tanto dal lato del diritto pubblico, come da -quello dell’ amministrazione, dei commerci ed

in genere della pubblica economia.

Dr. Mandrazo. — El JI nello español ha muerto? — Santander, Blancl.ard y Arce 1903, rag. 337. (Pes. 3).

La -decadenza evidente dèlia, Spagna, .in­ duce l’Autore a domandarsi se il popolo

spa-gnttolo sia morto; e tutto infiammato da un • lo­ devole Sentimento di aipor patrio, coll’ enfasi che spesso si trova negli scrittori spaglinoli, ma con un convincimento che veramente appassiona, il Dr. Madrazo attraverso la storia, l’arte, 1’ eco­ nomia, conduce i suoi concittadini ad una specie di esame di coscienza.

Naturalmente non si nasconde le cause dello stato presente, ma le analizza, talvolta con imparziale giudizio, e rileva con evidente com­ piacenza tuttociò che ancora rimane di energia e di vita por desiderare fondatamente la pronta risurrezione all’antico splendore ; e dopianda spe­ cialmente ai suoi connazionali la concordia negli intenti e la fiducia in loro stessi.

' J.

Rivista (Economica

La rinnovazione dei trattati e laUnione delle Camere di Commercio ” .Le colonie tedesche nel 1903. — / cereali negli Stati Uniti.Il commercio fr a Ita- Ha e Stati Uniti.

La rinnovazione dei trattati e la Unione delle Cantere di commercio

— A ll’unione permanente delle Camere di commèr­ cio, istituita dopo il recente congresso, è stata pre­ sentata una relazione del dottor Sabbatini sulla rin­ novazione dei trattati con 1’ Austria-Ungheria la

Germania e la Svizzera ’

Il Sabbatini, segretario della Camera di com­ mercio di Milano, è già ben noto per altri suoi studi intorno al commercio di esportazione; sono inne­ gabili quindi e la sua competenza nella materia e la serietà dei suoi giudizi.

Nel suo recente lavoro egli esamina minuta­ mente le condizioni dei mercati dell’ Europa cen­ trale, in rapporto appunto con le nostro espor­ tazioni.

Il valore delle merci che noi mandtKmo in Ger­ mania, Svizzera ed Austria-Ungheria sale in media a o20 milioni all’ anno, cioè ìappresenta il 40 qta delle nostre esportazioni totali.

Esse si sono venute svolgendo nella serie degli anni, ma nei primi due casi in maniera piuttos o indipendente dai trattati del 1892, mentre le nostre importazioni in Austria-Ungheria furono benefica- mente influenzate dal trattato di commercio e so­ pratutto dalla clausola sui vini.

Le nostre importazioni in quei tre Stati — no­ tisi — consistono quasi iategralmente di materie prime e di prodotti alimentari ; dei 520 milioni, solo 15 o 16 si riferiscono ai manufatti.

Ma quei tre mercati hanno un potere assorbente di materie e di prodotti alimentari molto maggiore; basti dire che ossi assorbono in complesso e per questi due gruppi riuniti per sette miliardi circa all’anno. Dunque.noi abbiamo la possibilità di. al­ largarci ancora e molto su quei mercati di consumo. Giunto a questa prima conclusione, il dottor Sabbatini dimostra, d’altra parte, l’interesse chè gli Stati suddetti (Austria-Ungh-ria, Germania e Sviz­ zera) hanno di veder aumentare e favorire le nostre importazioni nei loro mercati.

A prescindere dalle migliori condizioni di prezzo che l’Jtalia può fare — ciò che -costituisce por t.li acquirenti un primo e sostanziale guadagno — vi è d’ altra parte il vantaggio di conservare, cUrotno cosi la clientela dell’ Italia

Il dottore Sabbatini dimostra 1’ una -cosa e l’altra.

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12 luglio 1903 L ’ E C O N O M IS T A 463

La possibilità di conflitto si limiterebbe, in caso, a pochi e secondari pr. dotti; ina la nostra esporta­ zione tipica non fa concorrenza ai prodotti dei tre paesi, chè, anzi ci viene richiesta, come pel caso del vino da taglio, per migliorare la produzione locai », o come per il gorgonzola, il parmigiano ed altre specialità nazionali, per ragioni di assortimento. E del resto il criterio della discriminazione potrà eli­ minare i pochi conflitti che potes-ero sorgere per i pochi prodotti secondari.

D’ altra parte quei tre Stati hanno grande inte­ resse a mantenere aperto il mercato italiano ; non è alle risultanze aritmetiche degli scambi, ma alla loro qualità, la loro portata economica che devono por mente. I manufatti che ci inviano riassumono in se ben altra somma di lavoro che le nostre im­ portazioni in quei pae-i. C’ è dunque una sostan­ ziale equivalenza di interessi.

Concludendo, la Germania, l’ Austria, Va Sviz­ zera hanno interesso ad evitare ogni dissidio doga­ nale, e favorire anzi le nostre esportazioni e a con­ cedere, in ogni caso, all’ Italia nelle nuove tariffo convenzionali il trattamento della nazione più fa­ vorita.

Che se nuove riduzioni non possono essere con­ cesse, siano almeno mantenute tutte le facilitazioni accordate dai vigenti tiattati.

Le colonie tedesche nel 1 9 0 3 . — Nel

seguente prospetto diamo le entrate e le spese pre­ viste per le diverse colonie tedesche nel 1C03.

I valori sono in lire italiane :

Spese Spese Entrate ordinarie straordinarie Africa occidentale. 1.088.000 9.224.000 1.61b.000 Cameron... 4.581.000 4.069.000 498.000 Togoland... 1.360.000 1.208.000 143.000 Africa sud-oecid... 10.564.000 8*452.000 2.068.000 Nuova Guinea.. . . . 1.247.000 1.094.000 146.000 Caroline... 534,000 357*000 178.000 Samoa.. . . 676. 000 435. 000 230.000 Kiao-Tchè... . .. 16-095.000 6.680.000 9.337.000 Totale. 36.146.000 32.519.000 14.248.000 In complesso adunque o detraendo dalle presunte entrato delle colonie i sussidi imperiali che vi figu­ rano, si ha che le colonie costano alla Germania 39 milioni all’ anno.

I cereali negli Stati Uniti. — li valore

ilei raccolto dei cereali forma, da solo, più della metà del valore complessivo dei raccolti americani: 1484 milioni di dollari su ¿910 milioni.

Nello specchietto seguente sono riasunti i dati relativi alla superficie coltivata per ciascun cereale le quantità prodotte, il valore della produzione per ettaro, e il valore totale del raccolto:

Etto!. Valore del per raccolto lattari Ettolitri ettaro Dollari Frumento ... Mais... Avena... O rzo... Segala... . Grano Sarac.. M iglio... 21 035.000 239.000. COO 11.3 369. 900. 000 37.967.000 968. 000.«10 25.3 828.300.000 11.816.000 343.000.( 00 25.7 217.100.000 1. 78-i. C00 44.000.000 24.1 41.600.000 822.000 9.100.000 11.0 12.3C0.000 323.000 4.U00.000 12.4 5.700.000 107-000

1.100.000 16.8 ì. 400. ax>

Naturalmente, il frumento è il cereale che più ci interessa, poiché costituisce il nerbo della espor­

tazione. , ,

In questi ultimi anni dal 1893 al 1902 la propor- ziate tra il raccolto e la quantità esportata non è rcesa mai al disotto del 31 per cento e si e elevata fino al 40 per cento nel 1894, 1898 e 1901.

l i commercio fra Italia e Stati U niti.

La Camera di commero.o italiana di New YorK co­ munica i seguenti dati statistici uffio ali sull anda­ mento del commercio tra l’ Italia e gli Stati Uniti.

L’ importazione di prodotti italiani negli Stati Uniti durante il mese di aprile dell’anno corrente e ammontata, a dollari 3.393,543, mentre nello mese dello scorso anno era stata di dollari 2 bis,oli.

L’ importazioDC di agrumi italiani è ammontata a dollari 314,969, mentre nello stesso mese del |902 era ascesa a dollari 315,858. ...

L’ importazione dei formaggi italiani e ascesa a dollari 94,749, mentre nel corrispondente mese del 1902 era stata di dollari 63,558. .

Il valore dei vini italiani importati nel destri mese è stato di dollari 58,466. mentre nel corri­ spondente periodo del 1902 era stato di dollari 31,799. In aprile l’ importazione di seta greggia dal­ l’ Italia è stata di dollari 1,467,539, mentre , mello stesso mese del 1902 era ammontata a dollari 96o.69o.

L’ importazione di zolfo dall’ Italia è ascesa a dollari 286,659, mentre nel corrispondente mese del 1902 era stata di dollari 269,371. .

L ’ esportazione dagli Stati Uniti in Italia durante il mese di aprile dell’anno in corso è stata di dollari 2,400,671, mentre nello stesso mese del 1902 aveva sommato dollari 2,217,912. < .

L’ esportazione di cotone greggio è stata di dol­ lari 1,516,656; l’ esportazione d’ olio di cotone è aumen­ tata a dollari 61,870; l’ esportazione di petrolio ha sommato dollari 116,381 ; l’ esportazione di granone è ascesa a dollari 42,050.

Nel mese di aprile sono giunti nei vari porti degli Stati Uniti 41,204 emigranti italiani, di fronte a 26,648 arrivati nello stesso periodo dello scorso anno.

I PROVVEDIM ENTI PEL MEZZOGIORNO

Riprodurremo di mano in mano che vengono pubblicati i principali provvedimenti sul Mezzo­ giorno presi dal Governo e deliberati dal -Parla­ mento nelle ultime sedute.

Moderazions delle imposte sui terreni

nei casi di infortunio.

La Gazzetta Ufficiale pubblica :

Ar t ic o l o u n ic o. — Le disposizioni vigenti nei

compartimenti catastali napoletano e siciliano per la moderazione dell’ imposta sui terreni nei casi di infoi tuni, devono essere applicate coi seguenti criterii :

a) che fra gli infortuni vadano comprese anche le malattie dei vegetali : come la fillossera, la pero- nospora, la brusca e la mosca olearia;

l>) che si faccia luogo allo sgravio d imposta quan lo l’ infortunio reca la perdita di almeno la metà della rendita dei singoli fondi inscritti in Ca­

tasto ; ,

c) che siano ammissibili le domando anche se presentate dopo la raccolta, nei casi in cui la perdita derivi da malattia ohe abbia distrutta la pianta ;

d) che in quest’ ultimo caso 1’ abbuono possa essere consentito anche negli anni successivi per la medesima causa, sempre quando venga rinnovata la domanda e si constati di nuovo che sia andata per­ duta laJhetà della rendita del fondo.

Il decreto è preceduto dalla seguente relaziono

al Re del ministro Carcano: .

« Nelle provineie continentali ed insulari del Mezzogiorno, 1’ applicazione dell’ imposta prediale è ancora regolata, fino a quando non venga attuato? il nuovo catasto, dai fili, decreti del 1817 e del 1843,.i quali consentano la bonificazione o moderazione an­ nuale d'imposta nei casi d’ infortuni atmosferici o di altri disastri.

La bonificazione o moderazione d’ imposta e am­ messa qualora la perdita derivante dall’ infortunio raggiunga la misura di almeno la meta della rendita annuale, ed il medesimo sia denunziato e verificato nei modi e termini all’ uopo stabiliti.

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