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Liceo Scientifico “G. Galilei”

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Academic year: 2021

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Liceo Scientifico “G. Galilei” - Perugia Verifica di Latino - Classi quarte Alunno/a:_______________________________

Classe:______________

Data:_______________

OBIETTIVI MINIMI DA RAGGIUNGERE PER IL PASSAGGIO ALLA CLASSE QUINTA

 sa riconoscere le strutture morfosintattiche di base;

 sa individuare gli elementi essenziali, stilistici e retorici, di un testo;

 sa cogliere le tematiche degli autori studiati, mettendoli in relazione con il contesto storico-culturale;

 sa individuare gli elementi di un testo d’autore e comprendere il senso generale di un brano;

 sa analizzare in modo corretto un testo letterario studiato, a livello formale;

 sa individuare la caratteristiche essenziali dello stile e della poetica di un autore studiato;

 sa riconoscere il messaggio di un autore classico mettendolo in relazione con la modernità;

 sa identificare le strutture linguistiche e il relativo registro;

 sa riformulare il testo in italiano procedendo ad una scelta lessicale adeguata.

Virgilio, Didone accusa Enea, Eneide, IV 362-387 Talia dicentem iamdudum aversa tuetur

huc illuc volvens oculos totumque pererrat luminibus tacitis et sic accensa profatur:

"Nec tibi diva parens, generis nec Dardanus auctor, 365 perfide, sed duris genuit te cautibus horrens

Caucasus Hyrcanaeque admorunt ubera tigres.

Nam quid dissimulo aut quae me ad maiora reservo?

num fletu ingemuit nostro? num lumina flexit?

num lacrimas victus dedit aut miseratus amantemst? 370 quae quibus anteferam? iam iam nec maxima Iuno

nec Saturnius haec oculis pater aspicit aequis.

Nusquam tuta fides. Eiectum litore, egentem excepi et regni demens in parte locavi,

amissam classem, socios a morte reduxi. 375 Heu furiis incensa feror! nunc augur Apollo,

nunc Lyciae sortes, nunc et Iove missus ab ipso interpres divum fert horrida iussa per auras.

Scilicet is superis labor est, ea cura quietos

sollicitat. Neque te teneo neque dicta refello: 380

i, sequere Italiam ventis, pete regna per undas;

(2)

spero equidem mediis, si quid pia numina possunt, supplicia hausurum scopulis et nomine Dido

saepe vocaturum. Sequar atris ignibus absens

et, cum frigida mors anima seduxerit artus, 385 omnibus umbra locis adero. Dabis, improbe, poenas:

audiam et haec Manis veniet mihi fama sub imos".

Traduzione A (R. Calzecchi Onesti)

Parlava, ma lei con odio l’andava guardando, di qua, di là, roteando gli occhi: tutto, in silenzio,

lo squadra, e poi così furibonda prorompe:

“Non t’è madre la dea, non Dardano t’è capostipite, spergiuro, no: irto di dure rupi, te il Caucaso ha fatto, ircane tigri t’han dato a succhiare le poppe.

Perché fingere ormai? che aspetto di peggio?

Risposto ha un sospiro al mio pianto? addolcito ha lo sguardo?

versato una lacrima, vinto, mostrato pietà per l’amante?

Qual è lo strazio peggiore? oh no, non la grande Giunone,

non il padre Saturnio hanno più giusto l’occhio, non è più protetta la fede. Miserabile, naufrago io l’ho raccolto, io, pazza, l’ho messo a parte del regno,

la flotta distrutta, i compagni ho salvato da morte.

Ah, che delirio di rabbia! Ora l’àugure Apollo, ora le sorti di Licia, ora mandato da Giove il nunzio dei numi gli porta ordini orrendi per l’aria!

Sì, questo scomoda i Superi, questo ne turba il riposo!

Vattene, non ti trattengo, le tue parole non confuto:

vattene, cerca nel vento l’Italia, cercati il regno sul mare.

Spero che in mezzo al mare, se pur ci sono dèi buoni,

sconterai sugli scogli la pena e spesso Didone invocherai. T’inseguirò, pur lontana, con faci fumose:

quando la gelida morte separerà corpo e anima, fantasma t’inseguirò dappertutto. Pagherai,

miserabile!

E lo saprò: sotto l’ombre profonde mi verrà questa fama”.

Traduzione B (C. Vivaldi)

Mentre diceva così lei lo fissava bieca già da un poco, volgendo gli occhi qua e là, misurandolo

tutto con taciti sguardi; alfine furente

così prorompe: "Tua madre non è una Dea, la tua stirpe

non viene da Dardano, ma il Caucaso selvaggio aspro di rupi ti fece, arcane tigri allattarono te da bambino. Ah, perché m'illudo, che cosa mi aspetto

più di questo? Lui forse s'è commosso al mio pianto?

Non ha battuto ciglio: non ha emesso un sospiro:

non ha avuto pietà dell'amante!? Che cosa immaginare di peggio? Ormai nemmeno la grande

Giunone e il padre Saturnio guardano con giustizia

a quanto avviene. Non c'è più alcuna buona fede,

in nessun posto. Lo presi morto di fame, gettato sul lido dalla tempesta, lo misi a parte del regno,

pazza! Strappai la sua flotta dispersa all'estrema rovina

insieme ai suoi compagni. Ah, che furia m'avvampa!

Proprio adesso l'augure Apollo e gli oracoli lici

gli portano per l'aria questi ordini tremendi!

Certo è stato mandato da Giove in persona il fulmineo

messaggero dei Numi! Oh, davvero gli Dei non hanno da occuparsi d'altro, se un tale pensiero

turba la loro quiete! Ma non voglio ribattere

le tue parole, non voglio neppure trattenerti.

Parti, va’ via col vento in Italia, cerca il tuo regno

attraverso le onde. Io spero soltanto, se i pietosi Celesti hanno qualche potere, che me ne pagherai il fio tra gli scogli, chiamando

spesso a nome Didone. Didone! Ma io lontana ti perseguiterò con i fuochi infernali:

e quando la fredda morte spoglierà delle membra

l'anima, in ogni luogo dove tu andrai ci sarò, pallido spettro, fantasma venuto a turbarti.

Sconterai la tua pena, empio, ed io lo saprò:

questa bella notizia mi giungerà tra le Ombre."

(3)

Traduzione C (V.Alfieri)

Ma già a tai detti, in torvi sguardi incerti, ferocemente tacita lo guarda

da capo a piè, d’ira infiammata, Dido;

poi lo investe così: “No, né a te madre Venere mai, né di tua schiatta capo Dardano fu; sleale, a te diè vita

bensì fra’ i suoi macigni il Caucaso aspro;

a te dier latte ircane tigri. Ormai,

che fingo io più? che aspetto? oltraggi forse maggiori aspetto? Ahi ferreo cuor! fors’egli pianse al mio pianto? o a me pur valse il ciglio?

Dal duolo, o almen dalla pietade, vinto, died’ei sola una lagrima all’amata?

Ma annoverar voglio l’empietà sue?

Già il mio fallo al sommo Giove e a Giuno spiace, e si aggrava agli occhi loro. Eppure in chi fidar, se in costui non fidava?

Costui, ch’io accolsi, ai lidi miei scagliato, abbandonato, bisognoso: e a parte

del mio seggio il chiamava, e legni e armata

e compagni salvavagli…Ma preda già io son delle Furie, oimé!...Si parla dei vaticini, del licio Apollo,

ora di Giove; e del divin suo messo, e de’ suoi duri imperi a vol recati.

Qual hanno, infatti, altro pensiero i numi, fuorché di te’ quale cura altra gli sturba?

Vanne ormai, va’, ch’io te già non trattengo, né i tuoi detti ribatto: Italia afferra;

naviga; cerca estranei regni. Ah! spero, (se i giusti dei posson pur anco) io spero, che a mezzo l’onde, infr’aspri scogli infranto, mi pagherai là il fio: là, presso a morte, chiamerai tu più volte a nome Dido;

Dido, lontana. Io, gelid’ombra in breve fatta per te, di negre tede armata, fera imago per tutto inseguirotti, finché scontata la dovuta pena,

malvagio, non m’abbi. Ed io godronne allora, io nell’udirlo dal profondo Averno”.

Analisi e confronto delle traduzioni

1. Fai la costruzione del periodo contenuto nei vv. 362-364. Osserva, poi, come vengono rese le seguenti espressioni e cerca di proporne una versione più letterale:

Talia dicentem Traduzione A Traduzione B Traduzione C Traduzione letterale aversa

Traduzione A Traduzione B Traduzione C Traduzione letterale

totumque pererrat Traduzione A Traduzione B Traduzione C Traduzione letterale

luminibus tacitis

Traduzione A

Traduzione B

Traduzione C

Traduzione

letterale

(4)

accensa Traduzione A Traduzione B Traduzione C Traduzione letterale

2. Versi 368-371: quale traduzione è, secondo te, più vicina all’originale? Perché?

L’espressione usata da Alfieri fors’egli/pianse al mio pianto? Quale figura retorica contiene? Essa è presente nell’originale?

3. Considera la frase “Scilicet is superis labor est, ea cura quietos/sollicitat.” (v. 379- 380) e riporta le diverse traduzioni, accanto ad una tua versione letterale:

Traduzione A Traduzione B Traduzione C Traduzione letterale

Didone parla qui con evidente tono sarcastico: quale versione ti sembra renda meglio questo aspetto?

Approfondimenti (max 15 righe)

Rifletti, con opportuni riferimenti ai passi letti in classe tratti dalle opere virgiliane, sui rapporti di Virgilio con la politica culturale augustea.

Da correggere con la griglia dipartimentale.

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