SETTEMBRE 1970 Pubblicazione trimestrale Anno X X IX - N. 3 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo I V
RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO
E S C I E N Z A D E L L E F I N A N Z E
Fondata da BENVENUTO GRIZIOTTI
(e RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO FINANZIARIO)
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PAVCIS
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Redattore Capo: prof. Emilio Gerelli, Direttore dell’Istituto di Finanza del l’Università di Pavia.
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Registrazione presso il Tribunale di Milano al n. 104 del 15 marzo 1966
Direttore responsabile : Emilio Gerelli
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INDICE-SOMMARIO
P A R T E P R I M A
Vincenzino Carameli,! - L’imposta generale sui redditi di capitale in
economia a p e r t a ...341 Aldo Muratori - Il servizio di riscontro della Guardia di finanza nel
procedimento d o g a n a le ...371 Francesco Garrì - Datazioni in tema di responsabilità e.d. formale degli
amministratori degli enti l o c a l i ...391 Girolamo Caianiello - Le spese di personale nelle regioni a statuto
speciale: dati e r a f f r o n t i ...434
APPUNTI E RASSEGNE
Osvaldo Tarquinio - Il libro bianco sui residui del bilancio dello Stato . 446 Felice Santonastaso- In tema di frode alla legge tributaria (a proposito
di un recente l i b r o ) ...454 Claudio Sacchetto - Rassegna legislativa in materia finanziaria . . 467
RECENSIONI
Augusto Fantozzi - La solidarietà nel diritto tributario (F. Maffezzoni) 524
RASSEGNA DI PUBBLICAZIONI R E C E N T I... 528
P A R T E S E C O N D A
NOTE A SENTENZE
Vittorio Guccione - Questioni di costituzionalità, legittimazione, rile
vanza - Variazioni sul tema con riferimento particolare al giudizio di p a r ifica z io n e ...209 Domenico La Medica- L’illegittimità delle indennità di mora sulle impo
ste sgravate ...: . . . 232 Giocondo Vernoni - Conseguenze dell’omessa dichiarazione dei redditi . 246 Filippo Gazzerro - I redditi di partecipazione in società di persone ri
Friuli-Venezia Giulia - Art. 18 L. regionale 5 luglio 1965, n. 9 - Fondi a disposizione del Presidente regionale - Limitazione del controllo della Corte dei conti - Violazione art. 58 Statuto Friuli-Venezia Giulia - Insussistenza - Carattere non amministrativo del Consiglio regionale - Esclusione del controllo della Córte dei conti sui suoi atti (Corte
Cost. 30 dicembre 1968, n. 143) (con nota di V. Guccione) . . . 209
Corte dei conti - Giudizio di parificazione - Leggi sostanziali di spesa - Legge di approvazione del bilancio - Inapplicabilità nel procedimento di parificazione - Eventuali vizi del bilancio - Irrilevanza - Inam missibilità (Corte Cost., 30 dicembre 1968, n. 142) (con nota di G. Guc- oione) ... 209 Riscossione - Ruolo di imposta - Iscrizione - Sua illegittimità - Indennità
di mora - Sgravio d’imposta - Esclusione dell’indennità di mora - Incostituzionalità (Corte Cost., 4 febbraio 1970, n. 13) (con nota di D. La Medica) ...232 Imposta di r.m. - Dichiarazione omessa - Accertamento induttivo - Legit
timità (Comm. Centr., Sez. II, 11 aprile 1968, n. 36436) (con nota di G. Vebnoni) ... 246 Imposta complementare progressiva sul reddito - .Redditi di partecipa
zione in società di persone (Comm. Centr., Sez. I li, 25 marzo 1968, n. 96024 (con nota di F. Gazzekro) ... 255 Imposta di registro - Enunciazione di società di fatto - Avviamento al
momento della costituzione del vincolo sociale - Non è configurabile, ai fini fiscali.
Imposta di registro - Enunciazione di società di fatto - Conferimento dei soci - Costituisce capitale sociale - Art. 81, tariffa all. A, legge di re gistro - Patrimonio sociale - Non è tassabile (Cass., Sez. I, n. 2355, 9 luglio 1968) (con nota di A. Nigro) ... ... 271
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d e ll’ Associazione fra le Società Italiane per Azioni dal 1962
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• è disponibile la raccolta completa e aggiornata delle schede pubblicate dal 1962 al 1969, corredata di 9 raccoglitori e scatole custodia, al prezzo speciale, comprensivo della quota annua 1970, di L. 45.000
S E R IE II
Volume
452
U N IV E R SIT À D E G L I STU D I DI PAV IA IST IT U T O D I ECO NO M IA A Z IE N D A L E
N. 4
ALBERTO ARIENTI Titolare della cattedra di tecnica bancaria e professionale nell’Università di Pavia
RAPPORTI
DI IN T E R D IP E N D E N Z A
FRA SAGGI DI INTERESSE
INTERNI ED ESTERI
I saggi di interesse all’estero e all’interno - Riflessi dei saggi di interesse esteri sui saggi interni del mercato monetario e finan ziario - Riflessi dei saggi di interesse esteri sull’attività delle aziende di credito e sui tassi bancari interni.
in 8°, p. VII-146, rii. tela, L. 2 2 0 0
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di aggiornamento al 31 marzo 1 9 68 costituita da 641 schede
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(da « IL COMMERCIALISTA », n. 5 - maggio 1968) Compilato con la massima cura e diligenza — peraltro facilitate dal relativamente limitato numero di articoli della legge fallimentare — si rivela completo e preciso; le massime sono collocate con intelligenza e penetrazione, a tutto vantaggio della loro interpretazione e valutazione.
(da « IL D IRU TO FALLIM ENTARE», n. 1, 1968) 132
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Economia e finanza locale
La finanza degli enti corporativi
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451
L’IMPOSTA GENERALE SUI RED D ITI DI C A P IT A L E , IN ECONOMIA APERTA (*)
Sommario: I. Interdipendenza economica internazionale ed efficacia della po litica economica. — II. L’imposta generale sui redditi di capitale in eco nomia aperta. — III. Estensioni e limitazioni dell’analisi.
L ’economia contemporanea è caratterizzata da un crescente grado di « esposizione » (1) delle economie nazionali alle condizioni economiche internazionali, la quale si manifesta in una continua espansione degli scambi commerciali e soprattutto in un crescente grado di mobilità internazionale dei capitali (2). L’importanza di questo fenomeno non può essere trascurata dalla teoria economica, specialmente qualora si considerino le implicazioni di un elevato
(*) Desidero ringraziare il Prof. S. Steve che ha seguito l’intero svol gimento del lavoro. Desidero inoltre ringraziare i Professori F. Romani e
R. Valiani coi quali ho discusso alcuni dei punti qui trattati.
(1) L’espressione «esposizione delle economie nazionali alle condizioni economiche internazionali» corrispondentemente al termine anglosassone open- può esser definita come la misura in cui le grandezze economiche fon damentali di un paese sono sensibili alle variazioni nelle condizioni econo miche del « resto del mondo ». Con « integrazione economica » si intende in vece la misura in cui un gruppo di sistemi economici (regionali o nazionali) tende a formare un mercato unitario, senza frizioni. I due concetti sono quindi logicamente distinti in quanto l'economia di un paese può essere fortemente « esposta » senza per questo essere integrata con l’economia degli altri paesi, il caso dei paesi in via di sviluppo che dipendono fortemente dalle condizioni economiche dei paesi industrializzati è un chiaro esempio di «esposizione» senza che si abbia integrazione. D ’altro lato, la progressiva apertura di un Paese verso gli altri è premessa indispensabile per l’integrazione. Pertanto !* concetto di «esposizione» è più comprensivo di quello di «integrazione» é include sia i casi in cui si ha interdipendenza nel senso che la reazione del sistema economica nazionale a stimoli provenienti dall’estero a sua volta genera ripercussioni all’estero, sia i casi in cui si ha più propriamente dinen- denza dalle condizioni internazionali.
„ ,(2). Tradizionalmente il grado di apertura di un’economia è stato mi
surato in termini di importanza relativa degli scambi commerciali. Solo re centemente, in concomitanza con l’accresciuta consistenza ed il conseguente nteresse degli studiosi per il movimento internazionale dei capitali, il pro- lema è stato posto in termini di importanza relativa dei flussi finanziari
In te ?8?-0"®!* 1'J ? fr ' M' von Neumann Whitman, «Economie Openness and
(196iqatl0naI F,nanclal Flows>- Journal of Money, Credit and Banking, I
grado di interdipendenza internazionale per l’efficacia della politica economica e finanziaria di un paese (3). Tali implicazioni appaiono essere di importanza tale da giustificare il riesame dei problemi tra dizionalmente analizzati con riferimento ad un’economia chiusa. I risultati di tale riesame possono quindi essere utilmente confrontati con quelli dell’analisi tradizionale, ottenendo così indicazioni sulla legittimità della estensione di risultati validi in una situazione sem plificata dalla inesistenza di relazioni economiche internazionali alla realtà contemporanea.
In questa prospettiva, il presente lavoro intende riesaminare le conclusioni tradizionali relative agli effetti di una imposta generale sui redditi di capitale, con particolare riguardo al fenomeno della capitalizzazione dell’imposta. Nella sez. I si intende mostrare come il grado di « esposizione » di un sistema economico possa influenzare in modo determinante l’efficacia degli strumenti fondamentali della politica economica. A questo scopo vengono brevemente analizzate le implicazioni della « esposizione » alle condizioni economiche in ternazionali per la politica monetaria. Nella sez. II viene quindi di scussa l’efficacia di un’imposta generale sui redditi di capitale in un contesto keynesiano tradizionale, con prezzi fissi e con un unico tipo di attività finanziaria alternativa rispetto alla moneta. Il ten tativo di rendere meno restrittive le assunzioni (sez. I l i ) mostra però come lo stesso schema tradizionale di analisi non sia del tutto ade guato quando debba essere esteso ad una situazione caratterizzata da ampi scambi commerciali ed elevata mobilità dei capitali. Appare quindi chiaro come l’analisi condotta in questa sede rappresenti sol tanto una prima tappa e come la fase logicamente successiva sia costituita dall’individuazione e dall’applicazione al problema di stru menti analitici che meglio si adeguano alla realtà contemporanea. Conseguentemente, da questa analisi appare non solo che i risultati ottenuti con riferimento ad un’economia chiusa non possono essere direttamente estesi ad un’economia fortemente « esposta », ma anche che gli stessi strumenti di analisi devono essere accuratamente
rie-(3) Questo tipo di approccio è stato adottato per la prima volta in modo
esplicito da R. I. McKinnon e W. E. Oates, The Implications of International Economie Integration for Monetary, Fiscal and Exchange Rate Policy (Prin
ceton: University Press, 1966). .
saminati per poter essere legittimamente applicati alle nuove condi zioni economiche internazionali.
I.
La dimostrazione più chiara della rilevanza dell’esposizione di un’economia alle condizioni economiche internazionali è data dal confronto dell’efficacia della politica monetaria in un’economia chiusa e in un’economia fortemente « aperta ». La politica monetaria è stata tradizionalmente considerata uno strumento fondamentale per la stabilità interna a livello di piena occupazione. Si può infatti rite nere che la domanda globale sia sensibile alle variazioni del tasso di interesse che conseguono all’adozione di misure espansive o re strittive da parte della banca centrale (4). Pertanto, mentre obiettivo finale della politica è la stabilità interna, obiettivo immediato è il raggiungimento di un dato livello del tasso di interesse. In un’eco nomia chiusa il problema è relativamente semplice e l ’entità delle operazioni che devono essere intraprese dalla banca centrale per rea lizzare la desiderata variazione nel tasso di interesse (5) dipende esclusivamente dalle condizioni economiche interne. In un’economia aperta, viceversa, l’efficacia della politica monetaria è condizionata dal grado di « esposizione » alle condizioni economiche internazionali. Da un lato, infatti, la politica stabilizzatrice in quanto opera attra verso una variazione della domanda globale ha rilevanti implicazioni per il commercio estero del paese dal momento che comporta una variazione nel saldo commerciale con il resto del mondo. Dall’altro lato, la mobilità internazionale dei capitali rispetto ai differenziali nei tassi di interesse tende a compensare la restrizione o l ’espansione dell’offerta interna di moneta rendendo perciò più ampie le dimen sioni delle operazioni restrittive o espansive necessarie per la rea lizzazione della stabilizzazione interna attraverso la politica mone taria. Ogni variazione del tasso di interesse è addirittura irrealiz zabile nel caso limite in cui il movimento internazionale dei capitali
(4) Si assume che nonostante la varietà di misure che concretamente Possono essere adottate dall’autorità monetaria, tutte operino attraverso una variazione del tasso di interesse. Per una tipologia degli strumenti a dispo sizione della banche centrali nonché per un’analisi dell’uso e dell’importanza ad essi attribuiti dai principali paesi nel periodo 1951-59, cfr. F. Tamagna, «Strumenti di politica monetaria : un esame comparativo », Moneta e Credito, -vili (I960), pp. 142-177.
sia perfettamente elastico rispetto al differenziale nei tassi di in teresse (6). Il tasso prevalente nel paese, infatti, non può diseostarsi in maniera significativa (7) dal tasso prevalente nel resto del mondo, e la politica monetaria non potrà avere alcuna efficacia nella deter minazione della domanda globale, del reddito nazionale e dell’occu pazione del paese (8). Una riduzione, ad esempio, nell’offerta di mo neta attuata all’interno dalla banca centrale sarà immediatamente compensata dall’afflusso di moneta dall’estero (9).
Ma se l’efficacia stabilizzatrice della politica monetaria decresce progressivamente al crescere dell’« esposizione » dell’economia, dal l'altro lato la mobilità dei capitali attribuisce alla stessa politica un’efficacia nuova nel perseguimento dell’equilibrio della bilancia dei pagamenti, definito come assenza di variazioni nelle riserve ufficiali di oro e divise. La capacità di indurre un afflusso di capitale estero, e quindi di finanziare il saldo delle partite correnti da parte della politica monetaria, cresce al crescere dell’elasticità del movimento dei capitali rispetto al differenziale nei tassi di interesse. Pertanto,
(6) È questo il caso ipotizzato da R. A. Mundell in « Capital Mobility
and Stabilization Policy under Fixed and Flexible Exchange Rates », Canadian
Journal o f Economica and Poi. Science, XXIX (1963), pp. 475-485, e in « A
Reply: Capital Mobility and Size», t'òid., XXX (1964), pp. 421-430, nonché da R. I. McKinnon e W. E. Oates, op. cit. Per la rispondenza di questa ipotesi
alla realtà contemporanea, cfr. P. Oppenheimer, « Imported Inflation and
Monetary Policy», Banca Naz. del Lavoro Quarterly Review, n. 73 (giugno 1965), pp. 191-197, e contro I. O. Scott, Jr. e W. E. Schmidt, « Imported Inflation and Monetary P olicy», ibid., n. 71 (dicembre 1964), pp. 390-403, e « Reply », ibid., n. 73 (giugno 1965), pp. 197-200.
(7) Anche assumendo che esista una perfetta mobilità internazionale dei capitali, non necessariamente i tassi di interesse sono esattamente uguali. Se esistono costi addizionali per l’investimento in titoli esteri, corrispondente mente ai costi di trasporto delle merci, e vi è una generica preferenza al l’investimento nel proprio paese, perfetta indifferenza tra titoli nazionali ed esteri presuppone l’esistenza di un differenziale nei tassi capace di annul lare tali costi e preferenze. Pertanto, in analogia con i « punti dell’oro » e i « punti delle merci » si può parlare di un « punto di esportazione » e di un « punto di importazione » dei capitali.
(8) Per una dimostrazione formale di questo punto, cfr. J. F. IIelliwell, « Monetary and Fiscal Policies for an Open Economy », Oxford Economie Pa
pera, N.S., XXI (1969), pp. 52-53. Questa affermazione vale solamente nel
l’ipotesi che le dimensioni del paese siano piccole rispetto all’economia mon diale. Altrimenti la politica monetaria può far variare il tasso di interesse nazionale (e quindi la domanda globale, il reddito e l’occupazione) nella misura in cui essa fa variare il tasso mondiale.
— 345
tanto più mobili internazionalmente i capitali, tanto minore è l’effi cacia della politica monetaria nel perseguire l ’equilibrio interno, ma tanto maggiore la sua efficacia nel finanziamento del saldo delle par tite correnti (10).
I I .
1. Gli effetti di un’imposta generale sui redditi di capitale pos sono essere analizzati sulla base di un modello keynesiano semplice. Considerando dapprima il caso di un’economia chiusa, si assume in primo luogo che i prezzi dei prodotti siano fissi. La scheda della efficienza marginale dell’investimento è considerata elastica rispetto al tasso di interesse (11), e le decisioni di investimento sono effettuate in modo da eguagliare il valore del prodotto marginale del capitale al tasso di interesse che deve essere pagato sulla contropartita finan ziaria dell’investimento. La domanda di fondi per investimento è quindi assunta esser dipendente dal solo tasso di interesse, mentre si esclude qualsiasi forma di razionamento del credito o di dipen denza dell’accesso al credito da altre condizioni, quali il grado di in debitamento dell’imposta (12). La scheda dell’offerta di risparmio na zionale è considerata funzione crescente del solo reddito nazionale. Quanto al settore monetario, la domanda complessiva di moneta è assunta esser funzione crescente del reddito nazionale e decrescente del tasso di interesse, mentre l ’offerta è costante. Sul mercato esiste
(10) L’esposizione dell’economìa nella sua forma di mobilità internazio nale dei capitali è alla base della nota dimostrazione del vantaggio comparato della politica monetaria rispetto all’obiettivo della stabilità esterna in regime
di cambi fissi. Cfr. R. A. Mundell, « The Appropriate Use of Monetary and
Riscal Policy for Internai and Extemal Stability », IMF Staff Papers, IX (1962), pp. 70-79; per una dimostrazione analitica, A. O. Krueger, «T re Impact of Alternative Government Policies under Varying Exchange Systems » Quar-
terly Journal of Economics, LXXIX (1965), p. 201, nota 6.
(11) Potrebbe alternativamente sostenersi che la domanda di investi menti in termini reali non dipende nel breve periodo dal tasso di mercato in quanto i piani di investimento presentano una elevata rigidità nel corso della loro realizzazione e in quanto le grandi imprese fanno largo ricorso aH'autoflnanziamento. Fermo restando che l’imposta è ipotizzata colpire tutti i frutti del capitale, compresi quelli non distribuiti, l’analisi potrebbe essere agevolmente ristrutturata in modo da distinguere la quota di investimenti che è indipendente dal tasso di interesse dalla quota per la quale è realistico assumere una stretta dipendenza del tasso di interesse, come ad es. nel caso del settore edilizio. Cfr. su questi problemi, J. Meyere E. Kuh, The Investment Decisión (Cambridge, Mass.: Harvard Un. Press, 1957).
un solo tasso di interesse ed il ruolo dell’incertezza è limitato alla sola componente « speculativa » della domanda di moneta.
L’imposta generale sui redditi di capitale viene definita come un’imposta che colpisce con aliquota uniforme i frutti del capitale fisico al netto degli interessi passivi, e i frutti del capitale obbliga zionario e dei mutui (13). Per ulteriormente semplificare l’analisi, si assume che le attività finanziarie siano omogenee e possano quindi venire considerate come un’unica categoria. L’introduzione dell’im posta sui redditi di capitale ha come effetto immediato la creazione di un divario — pari all’ammontare dell’imposta — tra prezzo pa gato dal debitore per l’uso del capitale e rendimento netto per il creditore, analogamente allo sfasamento tra prezzo pagato dall’ac quirente e prezzo ricevuto dal venditore nel caso di un’imposta sulla quantità prodotta. Coerentemente con l’assunzione sulla rigidità dei prezzi, si assume che l’imposta, pagata da colui che utilizza il ca pitale, non possa essere traslata in avanti (14). Supponendo quindi che la scheda di domanda di fondi per investimento rispetto al tasso lordo di interesse (cioè al tasso che deve essere pagato dal debitore) non subisca spostamenti, l’effetto immediato dell’imposta dal punto di vista di chi offre i fondi consiste in un abbassamento della curva di domanda rispetto al tasso netto di interesse di un ammontare pari all’intero ammontare dell’imposta. L’eguaglianza tra valore del pro dotto marginale del capitale e tasso lordo di interesse non è più realizzata nel punto in cui si verificava precedentemente all’imposta. Si registra pertanto una tendenza alla contrazione nella quantità di fondi effettivamente domandati, con i relativi effetti sul reddito na zionale e sull’occupazione. L ’equilibrio si ristabilisce ad un nuovo tasso lordo di interesse la cui variazione rispetto al tasso precedente dipende dall’elasticità della domanda e della offerta di fondi mu tuatoli (15).
(13) Il capitale azionario, ovviamente, è esente in quanto rappresenta tivo di capitale fisico i cui frutti sono già tassati.
(14) L’assunzione di rigidità dei prezzi e di non trasferibilità in avanti dell’imposta è cruciale e può essere giustificata dalla natura statica di breve periodo dell’analisi. Si adotta cioè quello che J. R. Hicks definisce il < Fix- price Method » (cfr. Capital and Qrowth (Oxford : Clarendon, 1965), pp. 78-80), nell’ambito dì uno schema concettuale keynesiano. È chiaro, tuttavia, che l’assunzione di invariabilità dei redditi colpiti da imposta è assai meno giu stificata quando l ’analisi non sia limitata agli effetti di breve periodo. Per un’analisi che ponga invece l’accento sugli effetti delle variazioni del tasso di interesse sui redditi di capitale dopo l’imposta, cfr. G. Pàbbavicini, « L’am mortamento dell’imposta > Giornale degli Economisti, X XII (1963), pp. 619-638.
(15) Per una trattazione di questi problemi, cfr. S. Steve, Lezioni di
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Gli effetti dell’imposta possono essere meglio illustrati mediante un grafico in cui la scheda di domanda di investimenti e la scheda di risparmio sono rappresentate in due quadranti diversi anziché direttamente in un unico quadrante mediante una curva che rappre senti il luogo dei punti di possibile equilibrio nel settore reale del sistema economico, come la curva IS dell’analisi Hicks-A. Hansen (16). L’equilibrio monetario, viceversa, è espresso, per la quantità di mo neta data, dalla curva LM i cui punti rappresentano ovviamente cop pie di valori del reddito nazionale e del tasso netto di interesse tali da eguagliare offerta e domanda complessiva di moneta (17).
Nella Figura 1, l ’equilibrio precedente all’introduzione dell’im posta è rappresentato dal reddito Y„ e dal tasso di interesse i0, con risparmio S0 uguale all’investimento I 0. L ’introduzione dell’imposta fa abbassare la scheda di domanda di investimenti rispetto al tasso
(16) La curva relativa alla domanda di investimenti include la spesa Pubblica per beni e servizi, ritenuta costante. Anche l’ammontare delle spese Per trasferimento ed il gettito complessivo delle imposte è assunto costante, cosicché la scheda di offerta di risparmio rispetto al livello del reddito nazio nale non subisce spostamenti per effetto dell’introduzione dell’imposta sul reddito dei capitali.
(17) Questo tipo di grafico a tre quadranti è stato suggerito da Pa l a n- »eb e ripreso da E. Schneider, Money, Incomc and Employment (trad. inglese,
netto di interesse nel quadrante A. La distanza tra le due curve, mi surata orizzontalmente, rappresenta Fammontare dell’imposta in termini di tasso di interesse. Se la scheda del risparmio nel qua drante B della figura 1 non si sposta per effetto dell’imposta (cioè l’imposta è « neutrale » nei confronti della relazione tra risparmio e reddito nazionale (18), né varia la spesa pubblica per beni e servizi, e se l’offerta di moneta resta inalterata (cioè la curva LM nel qua drante C non subisce spostamenti) il tasso di interesse lordo i0 non assicura più l’equilibrio. Lo squilibrio dovuto all’effetto iniziale del l’imposta si manifesta nel settore monetario dove la domanda com plessiva di moneta con reddito nazionale Ya e tasso di interesse i' (minore di i„ dell’intero ammontare dell’imposta) eccede l’offerta di moneta (19). Il tasso lordo pertanto deve essere necessariamente più elevato dopo l’introduzione dell’imposta. Yale a dire, la riduzione nel tasso netto di interesse è minore dell’ammontare dell’imposta, e quindi si verificherà il fenomeno della capitalizzazione. Se questa fosse completa, il tasso netto di interesse dopo l ’imposta sarebbe an cora i0 ed il volume degli investimenti si ridurrebbe dell’ammontare i o / " . Ma perché ci possa essere equilibrio nel settore reale dell’eco nomia con investimento I " , il reddito nazionale deve contrarsi del l ’ammontare Y„ Y " con conseguente eccesso di offerta di moneta (20). L ’equilibrio dopo l’imposta, pertanto, viene ristabilito soltanto con un tasso netto di interesse inferiore a ia, ma maggiore di i', con ca pitalizzazione solo parziale dell’imposta. Nella figura 1, l’equilibrio si ristabilisce con reddito Yj e tasso netto di interesse i¡, mentre il tasso lordo è i2, e con investimento I I e risparmio St.
Possono essere brevemente presi in considerazione i casi limite rappresentati da una scheda di domanda di investimenti indipen dente dal tasso di interesse (rappresentata graficamente nel qua drante A da una retta parallela all’asse delle ascisse nel tratto
rile-(18) Al fine di isolare gli effetti dell’imposta, si assume che l’introdu zione dell’imposta sui redditi di capitale non faccia variare la relazione tra reddito nazionale e risparmio. Vale a dire, si considera esclusivamente 1’« effetto di sostituzione» di quest’imposta ad un’altra (ad esempio un’impo sta sui redditi di lavoro) senza che si verifichi alcun « effetto di reddito ». Temporaneamente., si assume anche che l’imposta non faccia variare la propen sione marginale al consumo. Le conseguenze di ima variazione indotta dal l'imposta sulla propensione marginale al consumo verranno però considerate in seguito.
(19) Perché ci sia equilibrio nel settore monetario, con reddito Y, e tasso di interesse i' l’offerta di moneta dovrebbe essere maggiore, facendo quindi spostare la LM verso destra fino a passare per il punto L*.
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vante) e da una curva LM rettilinea perpendicolarmente all’asse del tasso di interesse nel quadrante G, al tasso di equilibrio iniziale i0 (21). Nel primo caso, che si verificherebbe qualora tutti gli inve stimenti fossero decisi e realizzati indipendentemente dal tasso di interesse, l’introduzione dell’imposta determina un aumento del tasso lordo uguale all’intero ammontare dell’imposta senza che venga al terato il volume di investimenti, il reddito nazionale ed il tasso netto di interesse. Si ha pertanto completa capitalizzazione. Nel secondo caso, che si verificherebbe nell’ipotesi di trappola della liquidità key- nesiana ma che può anche essere dovuto ad una politica monetaria tendente a mantenere inalterato il tasso di interesse (22), il tasso netto di interesse dopo l’imposta resta inalterato, mentre quello lordo cresce dell’intero ammontare dell’imposta. Nuovamente si ha com pleta capitalizzazione ed il volume di investimenti (e il reddito na zionale) — a parità di condizioni — subiscono la massima contra zione (23).
Deve infine esser brevemente considerata l’ipotesi che l’imposta sui redditi di capitale faccia variare la propensione marginale al risparmio. Le cause di quest’effetto possono essere molteplici, ma si può ritenere che la variazione indotta nella propensione al risparmio dipenda particolarmente dal tipo di imposta (ad esempio un’imposta sui redditi di lavoro) alla quale si sostituisce l’imposta sui redditi di capitale. In generale, la propensione marginale al risparmio tenderà ad abbassarsi per effetto anche della redistribuzione dei redditi deter minata dalla variazione nel sistema tributario. Pertanto, rispetto all’ipotesi di invariabilità, la riduzione della propensione marginale
(21) Non viene presa in considerazione l’ipotesi di offerta di risparmio perfettamente rigida rispetto al reddito nazionale.
(22) L’offerta di moneta in questa ipotesi è perfettamente elastica ri spetto al tasso di interesse. Concretamente, questo tipo di politica monetaria tende a mantenere costante uno dei molteplici tassi di interesse che esistono nella realtà. Ad es., l’autorità può voler mantenere costante il tasso su certi titoli di Stato, come è avvenuto negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale fino al 1947 e poi, ma meno rigidamente, fino al 1951. Questa ipo tesi, però, non verrà considerata, volendosi isolare gli effetti dell’imposta con politica monetaria € neutrale », definita - come invariabilità dell’offerta di moneta.
al risparmio determinata dall’imposta comporterà una contrazione minore nel reddito nazionale, un minore abbassamento del tasso netto di interesse e quindi un maggiore gi'ado di capitalizzazione. Come caso estremo, può ipotizzarsi una riduzione della propensione mar ginale al risparmio così elevata che il tasso netto di interesse nel nuovo punto di equilibrio è uguale al tasso precedente all’imposta, con reddito nazionale inalterato nonostante la forte contrazione ne gli investimenti (e ciò grazie all’aumento nel valore del moltiplica tore della spesa). La capitalizzazione in questo caso limite è nuova mente completa.
Concludendo, la capitalizzazione dell’imposta è completa solo nelle ipotesi limite di domanda di moneta perfettamente elastica o di domanda di investimenti indipendente dal tasso di interesse e di una riduzione indotta della propensione marginale al risparmio sufficientemente ampia. Negli altri casi, il grado di capitalizzazione è tanto più elevato:
a) quanto minore è la variazione degli investimenti al variare del tasso di interesse;
b) quanto minore è la propensione marginale al risparmio; e c) quanto maggiore la variazione nella domanda di moneta al variare del tasso di interesse e quanto minore la variazione nella domanda di moneta al variare del reddito.
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Il livello dei prezzi, il reddito nazionale e l’occupazione nel resto del mondo sono altresì considerati costanti; la scheda della domanda mondiale per prodotti del paese rispetto al reddito mondiale è data e non è soggetta a spostamenti (vengono cioè esclusi fenomeni quali la variazione nei gusti dei consumatori esteri, ecc.) (24). Il tasso di cambio è fisso, cosicché il valore delle esportazioni del paese tanto in moneta nazionale che in moneta estera è costante. Il volume (ed il valore) delle importazioni è considerato funzione crescente del reddito nazionale. Perciò il saldo della bilancia commerciale è an- ch’esso una funzione (decrescente) del solo reddito nazionale del paese. Il flusso internazionale dei capitali è funzione crescente del livello del tasso di interesse prevalente nel paese. Il saldo della bi lancia dei pagamenti, impropriamente definito come somma algebrica del saldo commerciale e dell’afflusso netto di capitale (25), è pertanto funzione crescente del tasso di interesse e decrescente del reddito nazionale.
Per quanto riguarda infine l’applicazione dell’imposta, si assume che vengano tassati tutti i frutti del capitale utilizzato nel processo produttivo che dà origine al prodotto lordo interno, indipendente mente dalla residenza del percettore del reddito.
(24) Le assunzioni sulle condizioni keynesiane in cui si trovano tanto l’economia del paese quanto l’economia del resto del mondo, aggiunte all’as sunzione relativa alle piccole dimensioni del paese, implicano che l’elasticità della domanda estera per beni esportabili del paese è infinita. I produttori nazionali perciò potrebbero vendere all’estero quantità illimitate al prezzo dato. Verrebbe così ad essere automaticamente esclusa la possibilità di disoccupa zione dei fattori nazionali. Pertanto, l’ostacolo keynesiano al raggiungimento del pieno impiego rappresentato dalla insufficiente domanda globale sarebbe inesistente per un singolo paese in economia aperta. Questa conseguenza può essere evitata assumendo che la vendita di quantità addizionali sui mercati esteri comporti costi crescenti di informazione, distribuzione, trasporto, ecc. Pertanto, anche con perfetta elasticità della domanda estera e con prezzi in terni fissi tanto in moneta nazionale che in moneta estera, la quantità di esportazioni è costante.
Gli effetti di un’imposta generale sui redditi di capitale appli cata dal paese che si considera possono essere analizzati sulla base del modello keynesiano già prospettato con riferimento ad un’eco nomia chiusa, inserendo le relazioni con il resto del mondo. La rap presentazione grafica di un’economia aperta richiede però che due nuovi quadranti vengano inseriti. Nel quadrante D della figura 2 viene rappresentata la relazione tra reddito nazionale e disavanzo commerciale, definito come differenza tra i valori in moneta nazio nale delle importazioni e delle esportazioni. Nel quadrante E, le or dinate rappresentano i valori in moneta nazionale dell’afflusso netto di capitali esteri (26). La differenza tra le ordinate dei due quadranti rappresenta ovviamente il valore del saldo della bilancia dei paga menti e deve essere interpretato come deficit se il valore del disa vanzo commerciale (T) è maggiore dell’afflusso netto di capitali (K ), e come avanzo nel caso in cui K sia maggiore di T.
Le relazioni rappresentate graficamente nei quadranti A G della figura 2 corrispondono a quelle descritte per il caso di un’economia chiusa, ma debbono essere ridefinite in modo da tenere conto delle esportazioni e delle importazioni del paese, e del ruolo del movimento dei capitali sull’offerta di moneta. La scheda di domanda di investi menti in economia aperta può infatti essere ridefinita in modo da includere la domanda estera per esportazioni del paese. La vendita all’estero può essere equiparata ad un investimento all’estero (27). Dall’altro lato, la scheda del risparmio è conseguentemente ridefinita in modo da includere le importazioni che sono anch’esse funzione crescente del reddito nazionale ma non rappresentano domanda per il prodotto interno.
Anche la curva L M deve essere ridefinita in economia aperta. Nell’ambito della base monetaria complessiva si possono distinguere due componenti : una componente « interna » direttamente control lata dall’autorità monetaria nazionale, ed una componente « estera »
(26) La figura 2 si riferisce ad un'economia che ha tendenzialmente un disavanzo commerciale ed un avanzo nel movimento dei capitali. Questo po trebbe essere il caso di un’economia in via di sviluppo. Per un paese quale gli Stati Uniti (specie prima del 1968), invece, caratterizzato da un avanzo com merciale ed un deflusso netto di capitali sarebbe più utile rappresentare gli andamenti dell’avanzo commerciale e del deflusso di capitali.
(27) Cfr. H.G. Johnson, « Theoretical Problems of thè International Mo-
netary System >, Pakistan Development Review, VII (1967), pp. 1-28 ristam
pato in R. N. Cooper, ed., International Finance (Harmondsworth : Penguin,
che rappresenta il valore in moneta nazionale delle riserve ufficiali in oro e divise (28). Il valore dell’avanzo commerciale sommato al valore dell’afflusso netto di capitale estero è uguale al valore della variazione nelle riserve ufficiali. L’offerta complessiva di moneta, pertanto, in caso di squilibrio della bilancia dei pagamenti varia — tenuto conto del moltiplicatore monetario e in assenza di politiche sterilizzatrici da parte della banca centrale — di un multiplo del valore in moneta nazionale del saldo della bilancia (29). La curva LM deve pertanto essere definita in base alla politica monetaria decisa dall’autorità.
In un’economia aperta, l’autorità monetaria può scegliere a li vello generale tra due atteggiamenti: a) astenersi completamente dall’intervenire salvo tener fede all’impegno derivante dal regime di cambi fissi di acquistare e vendere qualsiasi quantità di divise estere al tasso di cambio dato, lasciando quindi che le forze di mer cato determinino sia l’offerta complessiva di moneta sia il tasso di interesse, ovvero b) intervenire sull’offerta di moneta utilizzando gli strumenti a sua disposizione nel perseguimento dei suoi obiettivi. Data la situazione di equilibrio iniziale e volendosi isolare gli ef fetti di una misura di politica fiscale, si assume che gli obiettivi possano essere solamente due alternativi: 6i) mantenere inalterata l’offerta di moneta, ovvero b2) mantenere inalterato il tasso di inte resse. In questa sede viene presa in considerazione soltanto l’ ipotesi che l’autorità monetaria intenda mantenere inalterata l’offerta di moneta (ipotesi &i). Tuttavia, come si è detto, in un’economia aperta l’offerta complessiva di moneta consta di due componenti: una com ponente « interna » ed una componente « estera ». Pertanto, in que sta sede, con politica monetaria neutrale si intenderà il caso in cui l’autorità monetaria mantenga inalterata esclusivamente la compo nente interna dell’offerta di moneta, e con politica monetaria steri- lizzatrice il caso in cui l’autorità monetaria mantenga inalterata l’offerta complessiva neutralizzando le variazioni che sarebbero al trimenti indotte dalle relazioni economiche con l’estero.
(28) Cfr. per tutti E. Sohmen, « Fiscal and Monetary Policy under
Alternative Exchange Systems », Quarterly Journal of Economics, LXXXI (1967), p. 516.
(29) , L’affermazione è valida solo se il finanziamento del saldo è attuato
mediante trasferimento di oro e divise estere. Se viceversa si ha soltanto trasferimento di depositi presso una banca commerciale dai conti dei residenti ai conti di non residenti (o viceversa) il saldo è compensato da una varia zione, opposta quanto agli effetti sull’offerta di moneta, nella posizione netta sull’estero delle aziende di credito. Cfr. C. H. Lee, « The Balance of Trade, Interest Rates and Capital Movements », Kyldos, X X III (1970), p. 67.
Se viene adottata una politica di sterilizzazione dei flussi mone tari internazionali, lo stock complessivo di moneta è costante e l’even tuale disavanzo nella bilancia dei pagamenti non influisce sulla de terminazione del tasso di interesse (30). Se viceversa solo la compo nente «in te r n a » della base monetaria viene tenuta inalterata (« p o litica monetaria neutrale »), l’offerta complessiva di moneta non è più fissa ma è anch’essa funzione del reddito nazionale e del tasso di interesse. In particolare, l’offerta complessiva diminuisce all’au- mentare del reddito ed aumenta all’aumentare del tasso di inte resse (31). La posizione della curva LM nell'ipotesi di politica mo netaria « neutrale » rispetto alla posizione nell’ipotesi di politica monetaria « sterilizzatrice » dipende dall’importanza relativa della propensione marginale all’importazione e dalla sensibilità dell’af flusso netto di capitale al variare del tasso di interesse (32).
(30) Un saldo commerciale o del movimento dei capitali negativo richie derà pertanto un’espansione compensativa della componente della base mone taria controllata dall’autorità, mentre un saldo positivo richiederà una ridu zione compensativa. In questa sede non vengono approfondite le implicazioni di una simile politica monetaria per l’equilibrio interno ed esterno dell’econo mia. L’esistenza di un saldo negativo (positivo) della bilancia dei pagamenti esprime infatti la volontà da parte della collettività di ridurre (aumentare) le proprie scorte monetarie. L’adeguamento dell’ammontare attuale delle scorte all’ammontare desiderato si compie automaticamente mediante la cessione di moneta nazionale all’autorità monetaria in cambio di divise estere (o vice versa) da trasferire all’estero. Una politica sterilizzatrice ostacola il processo di aggiustamento e riduce lo stimolo all’armonizzazione di incassi e pagamenti
complessivi. Cfr. H. G. Johnson, « Towards a General Theory of thè Balance
of Payments » nel suo International T roie and Economie Qroicth (London: Alien & Unwin, 1958), pp. 156-158, e T. Scitovsky, « The Theory of Balance of Payments Adjustment», Journal of Politicai Economy, LXXV (1967), pp. 523- 525 e 527-529.
(31) L’analisi svolta in questa sede è puramente statica cosicché la va riazione nell’offerta complessiva di moneta conseguente all’esistenza di un saldo diverso da zero nella bilancia dei pagamenti è assunta essere istantanea. Nella realtà, viceversa, sembra che vi sia un rilevante sfasamento temporale tra i due fenomeni. Per un’analisi empirica relativa alla Svizzera nel periodo
1946-1963, cfr. J. Niehans, « Interest Rates and thè Balance of Payments »,
in A. V., Trade, Orowth and thè Balance of Payments (Chicago: Rand Me Nally, 1965). Niehans mostra che esiste una correlazione significativa tra va riazioni nel reddito nazionale (e quindi nella bilancia commerciale) e varia zioni nell’offerta di moneta sfasate temporalmente, con conseguenti fluttuazioni del tasso di interesse, attenutate però dal flusso di capitali.
(32) Si consideri il quadrante C della figura 2. Il punto di equilibrio iniziale L„ è evidentemetne comune alle due curve costruite rispettivamente sulla base dell’ipotesi di politica « sterilizzatrice » e di politica « neutrale ». Essendo infatti il saldo della bilancia nullo, nell’equilibrio descritto dalla fi gura 2 non si avrà alcuna variazione nell’offerta complessiva di moneta a causa delle relazioni con l’estero. Supponendo che la curva LM nella figura 2 sia costruita in base all’ipotesi di sterilizzazione, la posizione dell’altra curva
LM costruita invece in base all’ipotesi di neutralità dipende dall’influenza op
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Consideriamo inizialmente l’ipotesi di politica monetaria « ste- rilizzatrice » (consistente nel mantenere inalterata l’offerta comples siva di moneta). La figura 2 si riferisce al caso di imperfetta mobi lità internazionale dei capitali. La situazione iniziale, precedente all’introduzione dell’imposta, è di equilibrio sia interno che esterno con reddito nazionale Y„ e tasso di interesse i0, con risparmio S0 uguale all’investimento e con disavanzo commerciale T0 esatta mente compensato dall’afflusso netto di capitale estero K a.
L’imposta sui redditi di capitale fa abbassare la scheda di do manda di investimenti rispetto al tasso netto di interesse. L’equili brio si ristabilisce con tasso netto ii e reddito Fi, e si ha parziale capitalizzazione dell’imposta. Come si vede, il nuovo tasso di equi librio è determinato indipendentemente dalle relazioni relative al settore estero rappresentate nei quadranti D e E della figura 2. La politica monetaria di sterilizzazione implica che il tasso di interesse si determina indipendentemente dal flusso internazionale dei capi tali, mentre quest’ultimo è a sua volta determinato dal tasso di in teresse (33). L ’elasticità del flusso di capitali rispetto al tasso di interesse non è rilevante nella determinazione degli effetti dell’im posta sul tasso di interesse e sul reddito nazionale, ma determina le variazioni nelle riserve ufficiali di oro e divise, e quindi le dimen sioni delle operazioni compensative della banca centrale. Vale a dire,
infatti l'afllusso di capitale fosse dato e indipendente dal tasso di interesse, per redditi maggiori di Y„ si avrebbe un’espansione della base monetaria (sem pre rispetto all’ipotesi di politica « sterilizzatrice »). La nuova curva LM ap parirebbe quindi, rispetto alla LM rappresentata nella figura 2, ruotata intorno al punto di equilibrio L„ verso l’asse del tasso di interesse. La distanza tra le due curve, misurata orizzontalmente dipende dalla propensione marginale alla importazione rispetto al reddito. Supponendo invece che le importazioni siano date ed indipendenti dal reddito mentre l’afflusso netto di capitale estero cre sce al crescere del tasso di interesse, appare chiaro che per tassi più elevati del tasso <„ di equilibrio iniziale, la base monetaria in caso di politica « neu trale » sarà più ampia rispetto al caso di politica sterilizzatrice, e viceversa per tassi minori dì i0. La nuova curva LM (nell’ipotesi di mobilità dei capitali e di politica neutrale) apparirà ruotata verso l’asse del reddito rispetto alla curva LM costruita sulla base dell’ipotesi di politica sterilizzatrice. La distanza tra le due curve dii>ende ovviamente dalla derivata dell’afflusso netto di capi tale fatta rispetto al tasso di interesse. Pertanto, qualora sia le importazioni aumentino all’auinentare del reddito, sia l’afflusso di capitali cresca all’aumen- tare del tasso di interesse, la posizione della curva nell’ipotesi di politica « neu trale » rispetto alla LM nell’ipotesi di « sterilizzazione » dipende dall’importanza relativa della propensione marginale all’importazione e dalla sensibilità del movimento dei capitali al variare del tasso di interesse.
(33) Cfr. J. E. Floyd, c International Capital Movements and Monetary
Equilibrium >, American Economie Revieic, LIX (1969), p. 473, e M. J. Fle
ming, « Domestic Financial Policies under Fixed and under Floating Exchange
definita la politica monetaria come assenza di variazioni nell’offerta totale di moneta (cioè come politica « sterilizzatrice »), dai quadranti D e E della figura 2 si ricava l’effetto dell’imposta sul saldo della bilancia dei pagamenti. L’effetto sulla bilancia commerciale è posi tivo nel senso che la riduzione nel reddito nazionale riduce il disa vanzo commerciale da T0 a Th mentre l’effetto sull’afflusso di capitale è negativo con riduzione pari a K a K\. Dopo l’imposta, si registra un deficit nella bilancia dei pagamenti.
Considerando invece l’ipotesi di politica monetaria « neutrale » (consistente nel mantenere inalterata la sola componente « interna » della base monetaria), la determinazione del tasso di interesse e del- 1 afflusso netto di capitale, dato il saldo commerciale, è simultanea nel senso che il flusso di capitali dipende dal tasso di interesse ma quest’ultimo a sua volta dipende dalla variazione nell’offerta di mo neta dovuta al movimento dei capitali. La curva LM può pertanto essere ridefinita in questa ipotesi come luogo dei punti di possibile equilibrio tra domanda ed offerta di moneta, ma dove l ’offerta di mo neta non è più una costante ma bensì una funzione crescente del tasso di interesse e decrescente del livello del reddito nazionale (34). Per semplicità, continuiamo a riferirci alla figura 2 supponendo però che la curva LM quale appare nel quadrante G sia stata costruita sulla base dell’ipotesi di politica « neutrale », cioè in modo da tener conto delle variazioni nella componente « estera » della base monetaria dovute al saldo della bilancia dei pagamenti per tutte le possibili coppie di valori del tasso di interesse e del reddito nazionale. Può quindi essere analizzata la dipendenza del grado in cui l’imposta generale sui redditi di capitale si capitalizza dalla propensione mar ginale all’importazione e dalla mobilità internazionale dei capitali. Consideriamo dapprima la propensione marginale all’importazione, rappresentata graficamente nella figura 2 (quadrante D ) dall'incli nazione della curva T(Y). Supponendo di partire dalla posizione di equilibrio con importazioni Ta e reddito Y0, il problema è essenzial mente di statica comparativa e consiste nell’analizzare quali sareb bero gli effetti dell’imposta se la propensione marginale all’importa zione intorno al punto di equilibrio fosse maggiore o minore della Propensione rappresentata nella figura 2. Appare chiaro che, par tendo dal punto di equilibrio, quanto più elevata è la propensione
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(34) Sulla posizione relativa della curva LM nell’ipotesi di politica mo
netaria « neutrale » rispetto alla LM nell’ipotesi di politica « sterilizzatrice », « r . supra, nota 32.
all’importazione tanto minore sarà l’offerta complessiva di moneta per ogni livello di reddito maggiore di Y0 e viceversa per redditi minori di Y„. La curva LM nel quadrante C costruita con riferimento ad una situazione in cui la propensione all’importazione è maggiore di prima verrà anch’essa a trovarsi in una posizione diversa rispetto alla curva LM relativa alla situazione precedente. Più esattamente, il punto La di equilibrio iniziale è comune alle due curve, mentre il ramo LaL\ della curva viene a trovarsi a destra rispetto allo stesso tratto della curva relativa alla situazione precedente. La distanza, misurata orizzontalmente, tra le due curve dipende ovviamente dalla differenza nella propensione all’importazione. Ma la diversa propen sione influenza altresì la posizione della funzione del risparmio (qua drante B ), che è definita in economia aperta in modo da includere anche le importazioni. Il risparmio associato al reddito Ya è ancora S0 (essendo il volume delle importazioni associate a tale reddito sempre Ta), ma l’inclinazione della funzione intorno al punto di equi librio iniziale sarà ora tanto maggiore quanto più elevata è la pro pensione all’importazione (in quanto per ogni incremento di reddito la frazione di incremento non spesa in prodotti nazionali sarà tanto più elevata). Supponendo quindi di introdurre nella nuova situazione la stessa imposta, appare chiaro che la maggiore propensione mar ginale all’importazione opera (attraverso i suoi effetti sulla scheda di risparmio e sulla curva LM) nel senso di ridurre — rispetto alla situazione considerata precedentemente — gli effetti dell’imposta, e più generalmente di ogni abbassamento della scheda di domanda di investimenti, sul reddito nazionale e di accentuare la riduzione nel tasso netto di interesse. Pertanto, coeteris paribus, quanto mag giore è la propensione marginale all’importazione, tanto meno sensi bile la riduzione del reddito nazionale e tanto maggiore la riduzione del tasso di interesse. Quindi, tanto più elevata la propensione mar ginale all’importazione, tanto minore la capitalizzazione dell’im posta (35).
(35) Questo risultato, d'altro lato, è coerente con i risultati ottenuti ana
Passando a considerare il ruolo della mobilità internazionale dei capitali, è chiaro che — sempre nell’ipotesi di politica monetaria « neutrale » — tanto più elevata è la mobilità rispetto alle varia zioni nel tasso di interesse, tanto maggiore è la variazione indotta nell’offerta complessiva di moneta. Quindi, considerando ancora la figura 2, tanto maggiore è l’inclinazione della curva K(i) intorno al punto di equilibrio iniziale K a nel quadrante E, tanto più ruotata in senso antiorario è la curva LM intorno al punto L0 nel quadrante C. Per ogni tasso di interesse i minore di i„, infatti, tanto minore sarà l’afflusso netto di capitale estero e tanto minore sarà l’offerta complessiva di moneta rispetto alla situazione precedente. Pertanto, l’introduzione dell’imposta comporta una riduzione del tasso di equi librio tanto minore quanto più mobili sono i capitali. Corrisponden temente, la misura in cui l’imposta si capitalizza cresce al crescere della mobilità internazionale dei capitali. La riduzione del reddito nazionale, infine, sarà tanto più drastica quanto più l’imposta si capitalizza (36).
Come caso limite può essere considerata l’ipotesi di perfetta mo bilità internazionale dei capitali. Graficamente, se l’elasticità del flusso di capitali è infinita rispetto al tasso di interesse, la scheda dell’afflusso netto di capitale diviene nel tratto rilevante perpendi colare all’asse delle ascisse nel quadrante E della figura 2. Corrispon dentemente, la curva LM nel quadrante G diviene parallela all’asse del reddito nel tratto rilevante dal momento che una seppur minima variazione nel tasso di interesse comporta una indefinita variazione nella componente « estera » della base monetaria (37). La situazione in cui viene a trovarsi l’economia è in tutto analoga al caso della trappola della liquidità keynesiana (38). L’introduzione dell’imposta
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(36) Ovviamente questo fatto è dovuto alla relazione (supposta inalte rata) tra tasso di interesse e domanda di investimenti. La maggior mobilità dei capitali opera come un aumento del tasso a cui l ’offerta di moneta varia al variare del tasso di interesse, e quindi — analogamente a quanto accadrebbe in economia chiusa qualora l’offerta di moneta fosse una funzione crescente del tasso di interesse e si decidesse di mutare il saggio di variazione — per ogni data riduzione nel tasso netto di interesse la contrazione nell’offerta to tale di moneta sarà tanto più drastica quanto più mobili sono i capitali. Pertanto, la riduzione nel tasso di interesse sarà minore ed il tasso lordo da cui dipende l’investimento sarà corrispondentemente più elevato.
(37) L’offerta complessiva di moneta è cioè perfettamente elastica ri spetto al tasso di interesse. La situazione è analoga a quella in cui l’autorità monetaria decide di adottare una politica tendente a mantenere inalterato il
tasso di interesse. Cfr. M. J. Baiuet, National Income and thè Price Level
(New York: McGraw-HiU, 1962), pp. 25-28.
(38) Cfr. R. I. McKinnone W. E. Oates, The Implications of International