• Non ci sono risultati.

Cronache Economiche. N.340, Aprile 1971

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Cronache Economiche. N.340, Aprile 1971"

Copied!
82
0
0

Testo completo

(1)

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

DI TORINO

340

SPEDIZIONE IN ABBONAMEN POSTALE (III GRUPPO) - 10

CRONACHE

ECONOMICHE

(2)

noi voliamo 2/3 della

circonferenza terrestre ....

o€.o

~

B. AIRES

~

S

~~~~

.,04

0<0

~a

~

o

,

~

~

~

~

~

~

èl

o

§

~

~

~

\

~

~

~

~

0

..,~

~q;.

Q~

~C:J~

~s

~~

~

N€"w

YORK

~ JO,"",~

•••

~

l'altro terzo

@

~f~~dit~n?CO

V

A-A I

G

piazza san carlo

,

206 telefono 547.649

/>

/

0

/}

(3)

cronache

economiche

mensile della camera di commercio industria ortigianato e

ogricol-tura di torino

numero 340 - aprile 1971

Corrispondenza, m~no$crit[i. pubblicazioni deb .. bono essere IndiriZZati alla Ou"el.lone della Ri .. ",5[.1. L'accen3zIone de,Ii articoli dipende. dal giudizio Insindacabile della DirezIone. Gle SCritti firmau o si,l:ui rispecchiano soltanto il pen-s.ero dell'Autore e non Impegnano la Direzione della RIvISta né ,'Ammllliscrulone Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere Inviate In duplice copia. È vietata la

r,-prodUZione degli articoli e delle noce senza Ifautoriz~allone della Direzione. J manoscritti, anche se nOn pubblicati, non SI restituiscono.

Direttore responsabile: Primiano Lasorsa Vice direttore: Giancarlo Biraghi

.

sommano

L. Mallè

3 Le vetrate In Piemonte tra la fine del '400 e la metà del '500 -Parte I

G. M. Vitelli

16 Il momento economico e l'attività delle Camere di commercio del Piemonte

G. Zandano

22 L'operatore pubblico ed avanzate

G. B'osio

settori produttivi basati sulle tecnologie

27 I problemi della finanza italiana nell'analisi del « Libro bianco» sulla spesa pubblica

C. M. Turchi

35 I « diritti di prelievo l): evoluzione o rivoluzione del sistema mone-tario internazionale?

A. Cimino

47 Inquinamento atmosferico: cenni storici e situazione attuale

G. Foddai

51 Considerazioni sulla formazione professionale

A. T,incheri

57 I rapporti tra !'industria ed il commercio nella distribuzione dei prodotti

P. Condulmer

61 Cielo e terra i n farmacia - I

G. Lega

65 Note di documentazione tecnica

69 Tra i libri

72 Dalle riviste

Direzione. redazione e amministrazione

(4)

CAMERA 01 COMMERCIO

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO Sede: Palazzo Lascaris --

....

Via Vittorio

.

Alfieri, 15.

Corrispondenza: 10121 Torino - Via Vittorio Alfieri, 15 10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi: Camcomm.

Telefoni: 55.33.22 (5 linee).

Telex: 21247 CCIAA Torino.

C/c postale: 2/26170.

Servizio Cassa:

...

Cassa di Risparmio di TOrino - Sede Centrale - CJc 53.

BORSA VALORI

10123 Torino - Via San Francesco da Paola, 28.

Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43 - Ispettore Tesoro 54.77.03.

BORSA MERCI

10123 Torino - Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15.

Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO

(5)

L

vetrate

In

Pielllonte

tra la fine

d

e

l

'4

00

e

l

a

m

e

tà d

e

l

'

500

PARTE I

Pil?um i/l ropalil/a:

G.

,I.

Spall7.otli • La Yergirl(' \oulJllcoala, yctrntu ,cmicircolare cbl SaJlluurio di (r"a Monl'l·rrato. ('l'ufiuo, ,Irch. ,\ll/seo Cit:iro).

Sd SI/O s(/#~io di'l 19,jG, pllb-Mimi" IIcI 1!);'j' iII C( .. ltli del .\ X_l l ('un:!,I'l's.\·(/ slorico s/llial-piI/O - l,fll'allc' d'.lo.l'11i ", la fJI'i~ill I/O/Ul'lI COli/C " IIOI/ostan/e

{II {oro illl))(/I'l(II/:(/ - l' tanto

l/iii iII 1111 j}(Ii'Sl' co III C rl/(/lia, in l'Ili i cOlI/plessi di l'dI'afe 1/ 1/1 ielle SOl/O eslrl'/J/I1II/I'nll'

1'0-li i dI/c' WlI////i aostani: della

('1I{{edm{l' I di .,,'. Orso. fI'I/ di

{oro slili.l'/icUII/l'lIfl' rttJìlli, Sal/o slati fatti oggl'ffo di stl/dio in misura illctl'dihilmente scarsa ". il JJoJ'l'ltini, auturc /lello stesso (111110, dell'ampio t'olume cc Le l'tirate ifalia/le ", non le citm'a 11t'I/II/lOIO . • 1g~illllpi((IIIO che 1101/ I/e citaVlll/eSSl/1I 'altra pielllontesi'. ... \'011 sostialllo sulle fll/tiche fonti (ncppl/l' tOllto au/iche, poi-ché la prill/a, il De TìlIicr è dci primi dI't'l'n

n

i del '700), già ('osi l'.wttal/l CII tc citate e commell-totl' dalla Bri::io: /Ila non pos-siall/o 1/011 rifl'rll/flrci al De Lo,

-/1'!Jrie (1 .jl) l'hl" dopo !!,i Il rli:::i di predl'cessori pilltto.<;fo cntu-siasti. dl'fìlliva II' t'c/rate della eatfedrult' aos/alla « fori II/édio-l'l'es ", da 1IIl'I/::iollare solo per la rarità (' dllUN 7e /iord dc l'Ita-tic Il, E!!,li, iII base a/ riconosci-/lIl'l/to dello stemma dc P!'ez, datm'il iII rela::.iol1l' li lUI primo

t'CSCOl'O .llltonio dc Pn: l'hl'

/enne il se[igio dal 114J al J.J6J, La Bri:::.io passo decisamente al t'l'SCOla/o del nipotl' }l'ml/cesco

dc Prl'':, 1464·151/, con ra[iiol/e. 11 lasso di tempo {l lunghissimo, qllusi 1111 cinqllalllclllI io di

('esco-l'ato, I/Ia la Brizio preciserà in rela:iolle ad ll1l mOll/ellto l'stremo, come l'edremo confl'/'mabile nd corso di queste pagine da due !'elNllc del Jlusco 'h'ico di 1'0-l'iliO, ritenute pl'o!.'l'niellfi dal

astello d'Issoglle.

E fI q//esto riguardo, si può subilo ava.nzare ww .s·//pposi-:::iol/e. Poiché parrebbe strallo che per lo cappella del Castello d'Issogne si tacessero fare due l'l'/rCl/e con c( La fl/ga iII Egilto » c « La disputa al tempio ll, SOd-<1t11i di per sé nOlloiu. li ficabili COS! isolati, non è il caso di rifarsi al De Tillier che lasciava capire COllie, in ol'ia,ine, la cat-tedrale di Ao. ta possedesse 1111 numero di 'L'etra/e superio1'i' al-l'attuale, per allontanamcnto di alcunc t'etratc, sostituite con vetri chiari ollde dare maggiore luce?

Q

llclle d /lI: scene, com l' ebb i a proporre Ùl un mio scritto pill tardo, del 1962 entrerebbero per-fettamellte a far continuità in lina serie di vetrate, come quella

del Duomo d'Aosta, dedicata in parte a storie drll'lllfwda di

Lui

ai

11 allè

'ri810, C'Ila /er-::.a .l'CCI/II, (~ per noi quella att/lallllt II/e fram-mentaria e alterata alta par-rocchialI' di rerrulle BielleSI'.

Che le i.'e/I'ale aos/alli' c in [Joch i88i me sl/pel'sti/i in sia Il o sta/c tanto i!,e /lue le 'CI'! rall'

in cOlllple.~·,w

Piemontl'

a llll/go Il'ascl/rate, il falto che nUII dr'l.'{' poi troppo stl/pir/', o,'e . i pel/si cOl/1e la staNa l,Wl/l'a dcI '.J.OO e '·jOO /lel/a /laS/l'a re-gi01lt' - cio(> I/ei cl /le secoli in clli ebbe luogo da /loi flnch!' lIna lJroduziolle 1'ilrori([, iII (III/pia parte perduta 1//(/ provata da

docu /ileI/ti cita Ilti maestri vitra-l'i - allcora. a fine' 00 c nel primo '.900 fosse conosciuta

in

modo tallto laculloso, legato, preconcl'l/o e fOlldamentalmente

COSI mal compresa c . toricamente

male interpretata. Si sal'1.'avCt 1xr allora, solo G{//(d('n:::io,(Jra~ie alla mono!!,rafia del Colombo, pur trovandosi il pittore anca/' per decenni SOIll/llCI'SO iII IIIW marca

di attribll::ioni n01/ pl'/'/inel1ti.

E poiché tavole dipinte da De-fendente passavano per

Diirer,

c ope/'r d'altri maestri l'en1r:aIlO genericamente considerate fran-cesi invecc chl' nostrane (chi l'in-sci sempre a salvarsi nel l'ico-no cimento fu ~l1acrino, (Jrazie al suo falso pa sapol'to per

(6)

bria che lo dichiarava ufficial-mente « italiano ».'), non c'è da stup-irsi che la produzione di vetrate, d'origine tipicamente 1101'-dica e pressoché non praticata in Italia, fuor di casi eccezionali come nel gotico D'twmo di lIli-lana, per' il q'uale poi v' erano documenti comprovanti pili, eli una paternità, venisse elagl i studiosi di cose del Piemonte semplicemente ignorata o sbri-gativamente trasferita a labora-tori stranier'i, come, a parte le citazioni scritte del Toesca nel 1911, continuò a valere per tra-dizione orale, sia per i cicli a.osta-ni, sia per a.lcune vetrate del "Nluseo Civico di Tor'ino (le sue piu belle), nonostante che studiosi stranieri specialisti, com' ebbe an-cara a conje7"marmi nel 1947

- quando entrai al "Nhtseo -il dottor Lorenzo Rovere, già di-TettO?'e onorar'io di esso fino al 1930, avessero con lui or'almente negato, esplicitamente, la rico-noscibilità in quelle vetrate di pr'odotti sia svizzeri sia lionesi, T1,tttctvia l'attribuzione del Toe-sca ad « aTte svizzer'a », pr'oposta senza alcuna discussione cTilica e senza alcun 1'aflronto stilistico - come già rilevavo nel 1952

-per i due complessi aostani, con-tinuò ad esser pacificamente ac-cettata, E la sua nota d 'appen-dice, specificante il richiamo al-la Svizzer'a francese anziché alla tedesca, non aggùmgeva alcun appor·to, né dava chiarimenti, salvo la connessa afjermazione - da tene're in conto - d'un disting'twrsi dei pittori di quelle vetrate dai colleghi « delle finitime regioni fr'ancesi, pure avendo con essi qualche affinità»,

Da ta.le posizione: nuda at-tribuzione non spiegata nelle ra-gioni, richiamo aZZa Svizzera fr'ancese (dove in r'ealtà non ci sono analogie di sO?'ta con i cicli aostani) complicato da affinità fr'ancesi (( delle regioni finitime»: quali? Savoia? Provenza? D

(7)

(inato f), non poteva deriva'l'e al-cun appoggio pet' una definizione (( critica» di quei cicli, tanto che il Viale, nel 1.939, se lasciavadapar'-te la Svizzet'a, optava dubitamente per' una pr'ovenienza ft'ancese,

Q'uanto alle altr'e vetr'ate an -COTa esistenti in altt'e località del P'iemonte, il silenzio er'a pr' es-soché completo; pet' quelle del-l'Alto N OVa1'ese pr'edominando la tendenza a considerar'le nel-l'ambito svizzero di cÌt'coscri-zione ticinese: cosa del tutto ine-satta o per'lo meno del tutto insuf-ficiente, in quanto vi appaiono {/, volte chiar'issimi caTatter'i lo-cali valsesiani e ossolani, nutriti di apporti della SvizzeTa italiana, a lor'o volta tt'amite di una cultura pùi, nordica, quella delle vetTate della Svizzer'a settentrionale te-desca, A nche su questo p~tnto i chiaTÌ1nenti vennero solo molto recentemente,

In tal modo si è ver'ificato un estremo lunghissimo disinter'esse per la vetr'ata nel Piemonte che - tolto il già citato ed eccezio -nale ca,so del Duomo milanese, a cu,i parte dell' architettur'a im-poneva un'ampia esigenza di monumentali vet'l'ate - fu fone la regione italiana ad esser'ne pw r'icca, nel per'iodo gotico - dal gotico cor'tese al tardo-gotico - se r'isulta che la fami-glicl dei pittor'i Albini, attivi tr'a lYloncalieri e Tor'ino almeno da meta del '400 (Amedeo Albini opeTava già nel 1463, preceduto da altri familiaTi ed aveva sog-giar'nato anche in Savoia), si dedicava oltr'e che alla pittuTa alla vetTata; se a Casale MaTtino Spanzotti eTa noto come «pictor et vidriataTum » e se r'ecenti st~ldi, stilisticamente lJiu affondanti, hanno potuto metter'e in luce, nei cicli aostani, ca'ratteri locali, co-si come caTCltter'i locali emer'gono in pa1'te dalle vetr'ate dell' alto nOVa1'ese; ed in piu, nell?uno come nell' altr'o dei due ultimi

Sacra Famiglia - Stemma del Vescovo de Prez, principio sec. XVI -Aosta - Duomo.

(8)

Madonna con il Bambino, principio del secolo XVI - Aosta - Duomo,

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

gruppi sono evidenti, ad una

let-tUTa molto cir'costa,nziata, spunti di va1'ia cultura italiana: pie-montesi, lombar'di, fe1'1'a1'esi ad Aosta (lJer i ferTar'esi avanzai

io stesso la prima proposta nel

1952) e piemontesi-lombardi

nel-l'alto novarese,

La pr'ima esplicita

attr'ibu-zione di vetrate situate in

Pie-monte ad 'un m'tista piemontese,

f~~ quella di Francesco N egri,

nel 1892 (in « Rivista storica

ed archeologia» della Pr'ovincia

d' Alessandr'ia), pr'oponendo con

limpida visione il nome di M

ar'-tino Spanzotti per' le d'ne vetrate

della l'ergine e dell' Angelo

an-nunziante al Sant'nario di Cr'ea Jl10nferrato, dal Viale poi, in

occasione della «NI ostm del

Go-tico e Rinascimento in

Piemon-te » 1939, riten'nte non autogr'a-fe eli Jlartino ma di con'ente,

Opinione cui in un pr'irno

mo-mento ebbi ad accostarmi (in

(<< La lJittw'a piemontese», ecc"

6

1

CRONACHE ECONOMICHE

in Bollettino della Società

Pie-montese d'Archeologia e Belle Ar'ti

1952-53) quando le due vetrate

stavano lJer passare (1952) al

Museo Civico di Torino, per' poi

invece piu tar'di riconoscer'e co -me autogr'afo dello Spanzotti il

disegno di tali vetmte (( a mezzo tm le opere pit~ giovanili e il per'iodo tar'do ») nella voce « M

m'-tino Spanzotti » sul Diziona?'io

Enciclopedico Utet 1961, e come

r'iconfennai nel 1963,

r'ipar'lan-dane accanto alle pitture dello

Spanzotti, nel « Catalogo dei

di-pinti del Museo Civico d'ar'te

antica» di Tor'ino,

N on è da escludere che già

Pietro de Campanigo, varesotto,

padre di MaTtino, tmsfer'itosi a

Casale apr'endovi bottega di pit-tor'e fone almeno dagli anni

« settanta» (Giovanni NI ar'tino

nacque intoT1w al 1455, nut non

siamo cer'ti se già a Casale op-pur'e a Milano, come parTebbe

stando ad un documento del 1480,

redatto a Casale, ma in cui

Gio-vanni Mar'tino è detto «

Medio-lani »), fosse, al contempo, altr'e

che pittore di tavole, anche pit-tore per vetmte, trovandosi faci-litata questa supposizione da una sua sosta di laVaTO a Milano

(ave quel documento

confer'me-r'ebbe nato il figlio), città in cui

poté entr'ar'e in contatto con il

cantier'e dei maestr-i vitmr'i del Duomo, allom in pieno fervor'e e

dove lav01'ava anche un

valse-siano, Nicolo da Vamllo,

La notor'ietà o almeno la

men-zione ufficiale di Giovanni

MaT-tino corne pittore di vetTate r

'i-sale al 1490; per' esser' tale

r'i-chiedeva una sua attività già

diffusa e da pa1'ecchio tempo

acquisita; e non è da escluder'e che, con l'or'igine e gli spostamenti

del padre, lo Spanzotti junior' abbia fatto esper'ienza di lavor'i di vetr'ate fin dall' appr'endistato,

Nel '52, anzi, sottolineavo

l'impor'tanza di quell' attività del

-lo Spanzotti, apTente con gli

esemplari di Cr'ea, « possibilità

di r'icerche di vetr'ate piemontesi secondo car'atter'i legati alla

pr'o-duzione pittorica della. prima

epoca di Martino, Anche nel campo delle vetrat.e occorrerà

tro-vaTe ascendenze foppesche, in

base alle vetrate del F01Jpa al

Duomo di Milano, ver'so il 1470,

N on solo, ma 1Joiché è ditJìcile pensaTe a vaste possibilità di esper'ienze in tal campo in

Pie-monte L ed è q~testa 1,b?ut

limita-zione che mantengo tuttora, al

1970, in quanto Martino gio -vane, tra Casa.le e Vercelli,

di(fi-cilmente poteva venire in contatto

con la vetmr'ia degli Albini at-tivi nel Piemonte centr'ale] , non aVTà far'se Mar'tino conosci1do

da vicino i caTtoni del FOlJpa

e la 'realizzazione vetraria dei

Pandino a ~Milano, per' seguir

meglio la pr'atica di maestr'o

vitmrio, peTmettendoci cosi di

compr'ender'e piu agevolmente la,

impr'essione suscitatagli dal

Fop-pa? »,

S. Giovanni Battista - Aosta - Chiesa di S. Orso,

inizio del sec. XVI.

(9)

S. Margherita - Aosta -Duomo, inizio del secolo

XVI.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

P Ilrtroppo, da allora, nulla è

s01Jravvenuto che possa far

1'in-tracciare la mano di }ltlartino g?'ovane corne « pictor vid1'iata-rum)l, mentre nel f1'attempo,

an-zi, già fin d'allora in quella stessa sede, m'ero fatta la convinzione che il suo ap1)orto potesse esser

ra1,Z'isabile in altre vetrate pie-montesi, p

iii

tarde, con forti

stacchi di accento da quelle di

Crea. cos/' come f01·te è lo stacco del linguaggio pittorico tra ivi a1'-tino giovane e l1Iartino pù't

avan-zato, specie in quel suo periodo

tardo che dal Testori f~t definito « neogotico)l e i Il cui la cttltura a ppa re falcidiata di qualche

ele-mento precedente e arricchita,

per converso, da molte nuove

diramazioni.

E colgo l'occasione per rive-dere una mia frase del 1952: « Non ci sono ral)porti tra Nicolò da Farallo e le vetrate spanzot -tiane (di C1'ea) ma è bene non dimenticare che quel maestro si era imbevuto in Lombardia di fonne padovano-fe1Ta1'esi, fatto non insolito, se pur trasc'urato,

nel Piemonte stesso a partire

dal piu antico gruppo di

affre-schi a CTea )). Fermo Testando il divergere di quelle vetrate di Crea da Nicolò 1Jer le ragioni addotte, va aggitmto - ed ebbi

occasione già allora e pit~ volte

successivamente d'insistervi

-che nella 1Jiu avanzata cultu ra di Giovanni lvi a?·tino gli el

emen-ti padovano-fen'aresi entrarono

La Pietà - Aosta - Duomo, inizio del sec. XVI.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

(10)

apeTtamente, anzi fin dalla paTte pi-u ta1,da degli atJTeschi in

S, BeTnaTdino d'lm'ea, ivi

as-sunti per vie mediate, lombarde

(Butinone-Zenale), mentTe in

ve-tmte della ce?'chia di Spanzotti tw,do mi paTe che connivenze

fe?Ta?'esi siano pii/, diTette, tra -mite p?'oPTio vetTate di scuola

fe?TareSe,

1\11 a appunto in quel mio sag-gio del 1952, a conclusione d'tma

assai ditJusa disamina di pene -tutzioni fe?Tw'esi in Piemonte, dalle sue zone più o?'ientali su

fino ad I vna e alla pittu1"Ct ao-stana, p?'endevo una pos'/,zwne pÙtltosto apcTta su due vet?'ate

Vetrata dipinta - Vergine Assunta - Aosta _

Duomo.

(Foco Arch. Museo Civico, Torino).

8

1

CRONACHE ECONOMICHE

del J.v1useo Civico di Torino, con una pagina che mi paTe si possa qui validamente trascriveTe e che

ebbi pùi tm'di a sviluppare (an-che se oggi jaTei qualche TiseTva o escludeTei alcune osse?'vazioni

esposte nella relativa « nota )),

in cui staccavo almeno g?'an paTte del ciclo del Duomo d'Aosta dalle

vet?'ate d'Issogne o?'a al Museo

e vedevo anco?'a, come impor -tanti, elementi fmncesi in quel-le vetTate d'Aosta, che oggi ritengo

esteTio?'i) ,

Scrivevo dunque: « A1 a vi è

tm pToblema att?'aente che qui si

lega, quello di due vetTate del 111 useo Civico tOTinese, una"

Fu-ga in Egitto" e una" Disputa", pTovenienti dal castello d'Issogne,

che non ebbe?'o finor'a tma ver'a e

P?'OP?'Ùt attTibuzione; la deteT-minazione gene?'ica ve?'te su (( P?'O -duzione lionese", Per wna

ve-t'rata, inve?'o, PW) esser'vi anche

scissione fm ?'egione del car'to -nista e Tegione di fabbr'icazione ma qui, per' il caTtonista, la pa-ter'nità d'un f?'ancese non

con-vince, St?'ane vetr'ate, con quel-l'inteTno della "Disputa" col-mato dalle figur'e, col fOTte ac-cento delle spesse attreole e dei la1'ghi nastr'i di capelli del Cr'isto,

con le espressioni gTevi; o quel-l'esteTno della " Fuga", con la Ver'gine dal viso distor'to ed acu -to, vesti di un sapoTe cossesco,

tm fondo di campagna con figu-r'ette filate luministicamente in timbTi mgentati e gialli-oTo, Un accento di Fen'ar'a, a tr'atti, vi punge ma v'è pur'e una mttta -zione, una addolcita, pii/, fluida conduzione del segno, un' alte-Tazione di moduli, tm cambia -mento di tipi, Non ci si nasconde un Tichiamo allo "Sposalizio"

Fontana (di Spanzotti) peT il San Giuseppe della " Fuga" o per' il vecchio in TOSSO e aTancio con ttwbante nella "Disputa" della vetr'ata. Non tr'oveTei solu-zioni al doppio r'ichiamo, se non

supponendo, nell'ambito di que-sti echi fe?"TaTesi in Piemonte, un r'iattacco di vetr'ate e (( Spo-salizio " a medesimi impulsi, in

Vetrata dipinta - S. Sterano e devoto - Aosta _

Duomo.

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

una personalità piemontese che

li Tivive, Diversità paTziali pos-sono da un lato der'ivare da pÌl't, apeTto ?'ifeTimento a FenaTa, ove

aveva operato come caTtonista il

gTande Cossa, e dall' alt1'O a in e-vitabili alterazioni nella fabbri-cazione, Servi di base fone v,n modello fen'aTese? M a furono le vetTate compiute in tlna bot-tega piemontese? SaTebbe questo un punto d'appoggio per rip?'en-deTe il tema dello Spanzotti pictor vidriatarum? E come v'eTa ana-logia tm le oper'e giovanili dello Spanzotti e le vetr'ate già al San-tUa1'io di CTea, si dovTà pro-pon'e OTa un paTziale accordo fm queste pù't, tarde vetmte e i dipinti del (( gntppo Contini-Fontana ", comprovando asce n-denza comune e spanzottiana? ».

Il pr"oblema, dunque, er'a stato

posto da me nei teTmini pÙI

espli-citi: e p1'OpTio per" questo lo r'ipr'esi in seguito, allargandolo

(11)

sjacceltattbTe, ~Ma è molto singo-laTe che, non fosse altro, se mai, 7)e7" oppo'rsi e confutar'e una p1'O-7)osta che doveva all01'a paTe1'e pi'ultoslo ClTdita, sia il Castel-nuovo come il Bernardi, ent1'ambi nel 1964, sia la B1'izio nel 1956,

riferendosi al ciclo di Aosta o citando le due vetTate già ad

Issogne, non abbiano neppU7'

menzionato la mia pr'oposta che, per esser'e inten'ogativa,

1'appre-sentava tuttavia già una pr'esa di posizione assai impegnativa

e tale da induT1'e, almeno, a un « dibattito »,

Il Bemar'di accoglieva la ve t1"(/.-ta della (( Fuga II nel voltb112C

(( 24 ca,polavoTi del Museo d'arte

antica di Tor'ino », sotto la

cli-citura inteT1'ogativa cc Ar'te ve-trar'ia lionese del secolo X TlI »,

lJr'ecisando nella scheda cc pTimi anni del' 500 », Egli poi 1'ipren-deva l a domanda postasi nel

]929 dall'anonimo aut01'e (in

realtà il canonico Boson), de

cc L'insigne collegiale d'Aosta II

(pubblicato a Iv'rea) se vetr'i

do-cumentati come importa,ti da

Lione per' Aosta non potessero

esser destinati anche a Issogne, Egli riteneva i vetTi impoTtati

cc for'se dipinti l"

Il Castelnuovo nella sua ec

-cellente r'ecensione alla mostr'a C( T'itr'aux de France II -

tenu-tasi a PaTigi nel '53 al Musée des ATis décOTatifs - da leggere con

vÌ't,;o interesse per' le osser'vazioni

sulla (( critica della cTitica II delle vetrate (sia per scritto, sia

pTati-ca mente, con la Tipresa della

vetrata ottocentesca e i 1'Cstauri ai capolavori antichi), nel com-mentaTe opeTe esposte del '400, Tievocando l'ambiente di J acq~6es

Coene e del JlIla1,tr'e de 111.oulins, r'icoTda una (( Assunzione II di Saint Bonnet a BO~6Tges C( che

appar'e paTallela alla cultura piemontese ver'so il 1480 e ag-giunge: C( ed è in r'appor'to a q1,W-sti intensi tmmiti cultw'ali che andmnno r'istudiate alcune ve-trate aostane, sia pUTe d'un mo-mento successivo, come

l'Assun-zione del Duomo di Aosta, la

Fuga ili Egitto e La Displlta coi dottoTi del Jluseo Civico di Torino, Affermazione che - a paTte lasciasse intende're U'n se-guito, cioè un discorso su quelle

premesse, non ripreso - ci il-lumina sul lato di Ctdtu1'a j1'an-rese del Piemonte d'allora ma non tocca ancora il pr'oblema di tali vetrate,

Voglio inoltTe r'iC01'dar'e che già allo m indicavo nelle vetmte di Fr'ancia a cavallo tTa i due

secoli, un oscillar'e f1'Cl due mondi,

quello della pitttbl'a francese co-me modello e quello d'una (( ela-bor'azione del "décor'" r'inasci

-mentale italianizzante, mentr'e lCl composizione, specie peT la cer'

-chia lionese, si rifà invece spesso al 1'icco 1'epertorio tedesco l),

ap-lJoggiandomi ad esempi

ripro-dotti dal Fische1', tra cui pro-pr'io una cc Fuga in Egitto l) della

cattedrale di Chalons tanto più

a1'caica della nost1'a benché

con-temporanea, Inoltre, nel ciclo del Duomo d'Aosta, da me preso in considerazione con qualchc

riseTva, vedevo nessi con le

ve-tTate di Issogne almeno nella cc Assunzione» e sopr'attutto nella J.l!I adonncl clella oggi monca cc N

a-tività II (o C( Ador'azione del

Bam-bino »), punto questo che gli stu-diosi che se ne occuparono di

poi, avr'ebber'o almeno potuto di-scuter'e,

Giovanni Martino Spanzotti (e atelier vitrario aostano) - La fuga in Egitto - Vetrata (dalla Cappella del Castello di Issogne), inizio del. sec. XVI - Torino, Museo Civico.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

(12)

Giovanni Martino Spanzocti (e atelier vitrario aostano) - La disputa di Gesù con i dottori - Vetrata

(dalla Cappella del Castello di Issogne), inizio del sec, XVI - Torino, Museo Civico,

Quanto a influenze « lionesi »

in Piemonte, occor'1'eTà sempre andar cmttissimi, vetrate a parte, anche in campo pitt01'ico; il N i-colao Roberti che si educo tra il '55-'60 a Lione (e doveva es-ser allora giovanissimo se visse

fino, al 1508) e fu poi pitt01'e di

Yolanda di F1'ancia, duchessa di Savoia, lav01'ando per' essa anche al castello d'Ivrea (oper'e perdute), pUT tr'ovandosi in quel periodo f01'mativo in un centro geograficamente a mezzo della via

10

I

CRONACHE ECONOMICHE

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

che da Digione scende ad A ix,

dovette colà costituirsi un

lin-guaggio forse già uscito dal gu-sto « internazionale» gotico (seb-bene essendo nato e avendo fatto

le prime esperienze nel nativo

Piemonte, avesse f01'8e anCOTa

qualche Tadice nel mondo

jaque-r'iano) ma tutt01'a ancor'a

W'Tetr'a-to TispetW'Tetr'a-to al clima francese cui

verrà a contatto Spanzotti gio-vane, specie ove si osservi qtbelli che sono i caratteri di quella « scuola del Rodano » in cui

ven-ne a GaTatterizzarsi la pittura

lionese,

E tuttavia non t'oglia mo

nega-Te, in linea di principio, qualche

possibilità d'influenza di questa

« Ecole dlb Rlz6ne » sulla pitttu'a

del Piemonte e dello Spanzotti

stesso, ptbr' non esistendo oggi pi'LI, alctm dato per' q'ualifìcare la

pittur'a tutta distnbtta (o non

re-cupeTata al StW nome) del Rober-ti, ma appoggiandoci ad opere della scuola del Rodano conlem,-poranee al periodo già

avrll1-zato, se non 1Jropr'io finale, del RobeTti, il quale, forse con un

linguaggio in par'te o rientantes i

in', modi paralleli a quelli di

tale sctwla (supposizione, per'o,

e nulla piu), ser'vi a piu Tipr'ese

i Savoia in Piemonte e si spinse

anche a Vercelli, ove non è esclu-so che Spanzotti possa aveTne conosciuta qualche tTaccia, 1\1 a le soste di Roberti a Chambb'y

fanno pensar'e che egli, quivi,

ass01'bisse le forti penetrazioni di

BOTgogna (con inclusioni

fiam-minghe) peTaltro non estTanee

anche alla « Ecole du RhOne )l,

La tavola della « Donnitio

ViTginis )l già Balbo Ber'tone di

TOTino (Viale: « Scuola fTan

-cese, fine del secolo XV»; Ring:

« Souther'n FTench School,

secon-da metà del secolo X V »)

se-condo me pTossima allcb « Ecole

du Rh6ne » (con accento for'se un

po' piu « alpino») intoTno al

1480-90, ma sopndttbtto le tavole

dell'cc Incoronazione della

Ver'-gine» e della « Dor'mitio ViTgi-nis» al Museo di Lione,

consi-der'ate di « Ecole du RhOne »

(piu tipicamente e giustamente

che non di un b01'gognone in

PTovenza) intoTno al 1480,

pos-sono considerw'si esemplari d'un gener'e di pittuTa fr'ancese che ebbe qualche effetto sulla

piemon-tese fino a Spanzotti, di cui

po-trebbe r'isentirsene qualche eco

nella pr'od1bzione [w'da di tavole come di vetTate,

Su tali fatti avevo appuntato

l'attenzione, paTticolw'eggiando,

fin dal 1956 (( Elementi di

(13)

tarda in Piemonte »), suggeTendo

che caratteri della scuola del

Ro-dano potessc?'o ave?' toccato - e

quindi compenetmndosi nelle

op-posle componenti lombaTde e

jeT-1'aresi di tanta pittu1'a piemon-tese - opere del Piemonte

occi-denlale, a cominciare dai p1'i?ni

aOrcscki d'Issogne, pe?' poi spin-gersi avanti nello spazio e nel

tempo, fino a raggi~bngere la

ce1'-chia dejendentcsca,

N 011 insisto su alt?'i punti di

quello studio che possono t01'nar

n/ili anche al nost1'o attuale

di-scorso, ma non posso non

1'ip?'en-dcre l'osservazione di una mia

'fIota cl' a.llora, in cui mi opponevo

alla fissazione d'Hn pa?,ticola1'e linguaggio in Valle d'Aosta

co-me « franco-aostano» o semp li-cemente « aostano »; e se per tale

osservaz'ione pa1,tivo dal tempo

di J ag/,te1'io, lo. estendevo a tutto ,il secolo, per la necessità, a mio

avviso indispensabile, di 1'avvi-SCl/'e nell' a1'te dell' Aostano, al di

là di cCi/'atte7'i locali pa1,ticolari entro certi limiti di tempo, di

-

---

-zone, di a1'ti, il confluire d'wt complesso di dati cultumli tut-t'aliTo che solo regionali o provin-ciali, ma di ben piu vasta ano.

padana, Cio che valeva anche

come negaTe una tipicità «

jranco-aostana» pe'/' le vetTCtte dei due cicli d'Aosta,

InoltTe mettevo in luce la sin-gola7'ità di 1'app01,ti tTa Piemonte

occidentale, in paTticolare 1 V1'ea

- dove pa1'e avesse pTedominato Giovanni G1'assi - e P1'ovenza, sottolineando come tra Aix e

Maniglia, dal 1456 al 1519,

avesse?'o opeTato otto pitto'ri pie-montesi p,'ovenienti dalle diocesi di T01'ino, IVTea, Saluzzo, emer -gendovi Giovanni Gmssi d'I vr-ea,

dal 1481 al 1502, pTOpTio in

anni in cui Spanzotti af}rescava alla chiesa di S, Berna1'dino

d']v7'ea stessa, dove G1'assi

do-veva pU1' avC1' lasciato un' e1'edità

pittol'ica (e anche plastica), E

aggiungevo: « ved7'emo come in

ope1'e della ce1'chia p1'ovenzale si

palesino - 1'iconosciuti dalla

c7'itica stTanieTa e tTaSCUTati dalla

nostrana - cc/'?'atteri piemontesi che, ove josseTo maggiormente

in-dagati, permetterebbero forse di identifica?'e dipinti degl1:

emi-gTati, pe?' om privi di riferi-menti: cosa stTana, inveTo, che di tutti otto non si salvi 'un dipinto, Quei maestTi, per lo piu, andal'ono in PTovenza con un linguaggio acq~tisito, dalle consonanze, cioè, pe?' alcuni, con le jOl'me che si of}ene1'o in Casale,

ve1'SO l' 80, al ti?'ocinio di Span-zotti, Non tutto quindi cio che

in P1'Ovenza 1'istwneTCì d'affine al Piemonte sa1'à all01'a donato dalla pl'ima, ma in parte sa1'à

inc01'P01'azione di lingttaggio 120-stTano nella sua sto?'ia pitt01'ica, Situazione da medita1'e assai n,

IVI a non mi pc/'?'e si sia poi tanto meditato, come non jtt pe?' il

mio 1'ife1'Ì1nento d'alloTa a in-fluenze sul Piemonte da pCt1'-te dell' oTiunclo quasi fiammingo

J osse Lieje1'incx, stabilito dal 1493 in Provenza e che ftt at-tivo a Nlarsiglia e ad Avignone

« 1'ientTando nella scuola del

Ro-Giovanni Marcino Spanzotti - L'angelo annunciante (vetrata semicircolare dal Santuario di Crea Monferrato) - Torino, Museo Civico.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

(14)

Giovanni Martino Spanzotti - La vergine Annunciata (vetrata semicircolare dal Santuario di Crea Monferrato) - Torino, Museo Civico.

dano, cù'coscnzwne fluida, da,i camtteri polivalenti, in lJa.?'te

sovmpponentesi all' ambiente

ti-pico p'rovenzale », Posizione que l-la del Liefer'incx, che ebbe a collabor'atore il nostTo Ber'nar-dino Simondi, che fu al centro d'uno scambio di daTe e aver'e tra Rodano- Pr'ovenza e Piemon-te, trovandosene echi perfino in

paTte di afFeschi alla

pa?TOC-chiale di Elva nell' alta Valle M ac'ra, dove - vedi caso -qttalche affresco non manca d'of -frù'e alcune f01,ti evidenze

span-zottiane,

Esclttsa l'affer-mazione, che per'

me er'a stata pTeziosa come aper'-tUHl, di J acqttes SteTling, nel

1942 (Les peintTes du Moyen

Age, Pa?'igi) che al Liefer'incx la pittum piemontese eTa fami-lia?'e (senza peTO ch'egli cer'casse

di tra?'ne deduzioni sia pur' in via d'ipotesi per' dipanare un gr'oviglio), non fu piu fatto un passo innanzi su quel mppor'to

né da paTte della cr"itica italiana né della fmncese, salvo a Tiporvi

il dito lo SteTling stesso

r'ecen-tissimamente, ma evitando non

solo la discttssione del mio

in-12

\

CRONACHE ECONOMICHE

ter'vento ma anche la citazione di

esso, col candore d'un r'iattacco

a sé stesso al di fuori di ttna in -fr'ammezzatasi agitazione e am-plificazione del pToblema, che di un r'ifer-imento faceva ttna tesi dettagliatamente mgionata, e in

termini piuttosto espliciti e forti tanto da spingenni, nel '56 ap-punto, ad una pr'oposta di

attri-buzione - fosse pur' solo sul

piano, non d'ico neppur- tanto d'ipotesi, quanto di « ballon d'es

-sai» - d'ttna Pietà del lYlusée des Beattx Ar"ts di Anversa a BeTnaTdino Simondi come alte' r-nativa al Liefer'incx,

Se ho insistito su queste mie

posizioni già r'elativamente vec -chie, è stato per- r'ichiama?'e, a

proposito delle vetr'ate, la com -plessità e polivalenza cultumle

già r'iscontr'ata in pittum, e 'riba -dÙ'e come, eventualmente, anche

elementi all' apparenza «

fr'ance-si » assttnti dalla nostr'a pittum, cos'/' come dalla vetr-ata, possano

essere - r-ielabor'ati fin che si vuole - « cavalli di r'itoTno ».

E rimane ancor'a da spiegare peT quali esatti fili si svolga la

par'entela molto stretta fra il

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

« Padre Eterno » della ben nola

« Trinità cli Tor'ino » (al nostro museo) - che la Ring el

efi-ni « franco-ital'iana» sul . 90 e

la Sulzber'ger' tento, spingendosi

trop1Jo oltre, di dar'e al « j}!1 a1.tr'e de Saint Gilles », e che io

consi-demi inteTTogativamente eli

1J)"0-venzale non poster'ioTe al '90

-ed alcune figuTe delle tavole di Spanzotti del gmplJo

Con-tini-Fontana, segnatamente col

S. Giuseppe dello « Sposal'izio »,

nonché pClTecchie figure di vetrate

di pTovenienza valdostana, sia

nella «( Fugct in Egitto » del JIIIuseo Civico di T01'ino, sict in

alcune vetr"ate anC01'a in sittt nel Duo mo d'Aosta, oltreché con

la figura del mago genuflesso

nella vetr'ata cli VerTone Biellese. D'altTonde i fili s'intricano anche di pùi, se si osserva che il Gran Sacerdote dello ( Sposalizio » di Spanzotti lega ancom col Padre Eterno di quellcl Trinità, mentre accanto ad esso un astante tur'-bantato sembr'a tTasposto quasi di peso nella vetrata della «

Di-sputa al tempio» già ad Issogne.

Nell'estate 1956 la Br'izio

(15)

storico subalpillo, La Valle

d'Ao-.1'/(( l/ la citata relazione, poi pub-I)lica/a negli c( Alli /I del 1.958, che a{)ronlava finalmente come 7Hoblcma d'i11l7Jor/allza prima-ria, I/Ieri/evole d'un saggio appo-si/o, i dl.~e c0111ptess'i di vetrate in si/Il ad Aosta, Ed essa af-ferlllm'a che dai giorni dell'

at-tribuzione dnbitativa del Viale

ad arte francese « lo studio di q/leste vetrate non ha fatto alcun passo innanzi»: cio ch'era vero

/Id senso ch' esse non erano state

1Ji!i fatte oggetto, come comples-so, d'uno studio specifico,

Tut-/{H'ia il 1I0stro intervento sulle

v('/ rate gùì ad J ssogne e sui 101'0

Arte Piemon,ese (1510) - Ve,r.,. con S.n Pietro e ornati di bordura in « grisaille» (da

Pianezza - chiesa di San Pietro)

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

rap7Jorti con alcune tra quelle

aostane era ptlT t~na « proposta»

ed un « invito Il da non buttare alle ortiche,

Come già avevamo notato nel

1952, la Brizio sottolineo

al-10m la non omogeneità del grup-po di 23 vetTate del Duomo

(mentre sono omogenee le 5 di S, Or'so) e l'affinità con quelle di S, Or'so, Pri?no pregio del suo

studio tu l'evidenza e peTtinenza

descrittiva, sia iconografica, sw cromatica dei fondi, sia dei motivi inquadTanti de com-tivi, sia delle altemzioni subite

in certi casi per r'icomposizione con jr'ammenti non per'tinenti, sia delle par'ti mancanti; sicché ilr'ijar'si della Br-izio, in nota, al

Toesca per c( una descr-izione pit~

puntuale », non mi par neppur-e

necessaTio - ove non fosse un atto d'omaggio ad una mintlzia

di esame paTajrasante - essendo

la descr'izione del Toesca d'una oggettività pummente mater-iale,

Nl a l'esame della BTizio è so-pmttutto imp01'tante là dove met-te in r'isalto le dispar'ità fTa ve-t'rate e vetrate del Duomo, con-siderandole sul piano stilistico e su quello della fattuTa, E con-cO?'diamo nel suo gÙldizio sui pezzi men buoni e su quelli di maggior bellezza, cosi come Stl cer'ti r-icollegamenti tm due ve-trate della navata (lato destTo) e tre del coro, notando poi il for'ma1' « dittico Il le vetTate del « Vescovo

inginocchiato » e della monca

« Natività », Come non siano ap-pa'/'si alla B1'izio cer-ti r'ichiami, mi pa1' strano: non fosse che

come suggerimento, da discuter

poi meglio nei dettagli di stile

e in 1'iguaTdo delle datazioni; e

cioè come i due giovani inberret

-tati dietr'o al vescovo de Prez non mancano d'tln' aria di

fa-miglia con i « pr'incipi» dello « Sba1'co clella Maddalena a

lI1.ar'-siglia» di Spanzotti; e come la

Ver-gine della Natività non man-chi d'affinità con i linear'ismi

piu taglienti, a limina1'e piu duri stondamenti plastici, di Giovanni Martino tardo; né che abbia

Arte Piemontese (1510) - Vetrata con Sant' An-tonio e ornati di bordura in «grisaille» -(da

Pianezza - chiesa di San Pietro).

(Foto Arch. Museo Civico, Torino).

posto in r-isalto come nell'una e nell' altm vetr'ata, gli angeli siano una contaminazione molto

esplicita di Fmncia e di

Lom-bardia,

Giusto fu il collegm'e, da paTte della Brizio, le vetmte dell' absi-de tm lOTO: cinque, di cui quat-tro far'manti due coppie, tutte di medesima officina e

par'tico-lCl1'1nente legate - pi'L'l che le altre del Duomo - alle cinque vetrate absidali di S, 01'SO, di cui r'ipr'opongono tematica, pr'o-porzioni, stile, partimento ar'chi-tettonico, E le concordanze degli stemmi de Prez e Challant con

Fmncesco de Prez (1464-1511)

(16)

e Giorgio di Challant

(1469-1509) possono esseTe accettate,

anche se io non vedo come asso -lutamente escludibile che lo

stem-ma Challant possa r'iterÌ1'si

an-che a Cm'lo Challant (1509-1518)

in quanto mi pare plausibile ma

non indispensabile un' assoluta « conc01'danza cr'onologica dello

episcopato e pr'iorato dei due

primi »,

La Brizio afferma che tende -rebbe « a datare un po' pr'ima le

due vetmte del coro della

catte-dmle con la "Natività" e il "Fescovo Francesco de PTez

adomnte» (formanti dittico)

in-sieme con le vetmte di " S, Ste -temo e donato1"e " e "S, lJIlar-tino " della navata maggi01'e; e lievemente dopo, il complesso de l-l'abside della stessa cattedmle e

quello di S, Orso, Con lieve

stacco tuttavia»; avvicina poi la

« Assunzione» alla « Natività»

come tempo e considera « un po' piu taTele le altre per la loro r'inascimentale inquadrattt1"Cl ar'-chitettonica e gli originali motivi a gr-ottesche, Anche queste

tut-tavia, pur' ammettendo possano

valicaTe il limita're del secolo, non credo che ne oltrepassino il

pr'imo decennio »,

E qui, pur conc01'dando nelle

linee generali, mi sembrano op-portuni alcuni Titocchi. Che si valichi illimitaTe del secolo (XV)

mi sembra sia cosa da Ticonnet

-ter'e Cl tutte le vetr'ate, non solo

a qualcuna; che si r-imanga nel

giTo del primo decennio è pur'e

mio pensier'o, ma propendendo

piuttosto per' la pm'te pÌl/, ino

l-Arce piemontese, inizio o primo quarto sec. XVI -Tre frammentini di vetrate (dall'Abbazia di

Staf-(arda?) - Torino, Museo Civico.

(Foto Arch, Museo Civico, Torino),

14

1

CRONACHE ECONOMICHE

trata di esso, Le diver<1enze tra vetrate o gntppi di vetrate lIon

mi sembrano da imputare a

questioni di tempo, in

corrispon-denza di momento più arcaico

o di momento pùi, moderno,

bensi come coesistenza ,in Ltna.

medesima officina vitmria -

poi-ché per' me l'officina fu un ica

per tutte - di « car'tonisti»

di-veni, contemporaneamente attivi

secondo orientamenti per alcll n i pitl, legati al tm'dogotico, peT altri piu intTisi di silnpatie Tinasci-mentaleggianti (alla no l'dica.) ,

Non chiede subito dopo la stessa Brizio: « Qttale l'm,lt01'e, o meglio gli autori? », Qtti è già

lCl r'isposta alla non omogencità

del ciclo del D 'LlO'lnO aostano, l)cr il concorrere di pittor'i diversi come cG1'tonisti, sc poi non si

tratto d'un maestro ch'ebbe in

incaTico la direttiva ma si valse

dell'opera di più collaboratori,

Ritenendo im1Jossibile far «

no-mi pr'ecisi» la Br'izio, sempTe tenendo di vista il contrasto

Toesca-Viale, consider'a

domi-nante « l'aur'a francese » ma

pro-segue: « E tuttavia, dopo aver ceTcato rispondenze a confr'onti,

alla fine i piu vicini e

convin-centi mi sono sembmti in opere

esistenti nella stessa T1alle

d'Ao-sta», Il passo, dunque, per di-sincagliare il pr'oblema che, cos'/'

come stava, poteva dirsi m'enato, la Br'izio lo fece; ed è peccato

che non spingesse piu a fondo

la successiva fr'ase: « È ver'o chc

mancano documenti a designm'ne

gli autor"i, e persino si igno1'Cl se siano artisti del luogo o fatti

venire da tuor'i » e concludesse

con un commento un po'

ambi-guo, che quasi nascondeva un

Titor'no al punto di par'tenza:

« confluiscono elementi in

pre-valenza fr'ancesi ma anche ita-liani, ed anche, sebbene in

misu-r-a minor'e, svizzer'i», E qui di

nuovo di ripeteva la posizione

del Toesca e del Viale: quegli

elementi fmncesi, italiani, sviz

-zer-i, non venivano individuati,

Resto quindi non sfruttato lo

(17)

"articolo della B1'izio, cioè

l'ac-cmno agli m'tisti « fatti venire

da fu01'i)), finalmente abb01'dan

-do la questione dei tempi e

li-In iti in cui Aosta si appoggio

(/l1a Francia e dei tempi e

li-miti in cui ebbe m'tisti o

m'ti-gia1ti locali, Già dalla p1'ùna

metà del '400 - si sa?'ebbe

do-m"to 1'iconosce1'e - non c'e1'a in Valle d'Aosta, fuO?'

dell'am-bito pi''';' paesano, un'autentica pittU1'Cl locale, ma tutto il meglio

e1'a, d'impoTtazione iaque1'iana,

Tra la fine del '400 e il p1'ùno

q1tarto del '500, poi, anche la

scult'ura locale cede

all'immigm-zione di stmnie1'i olt1'emontani,

Cosi, la Brizio mise in hwe 1',iscont1'i « pwntuali)) tUl le

ve-tm,te dell' abside del Duomo ao-stano e gli clffreschi del salone a terreno del castello d'Issogne, 1/01Zché le miniatuTe dei due mes-sali - stemmati Challant -a1lcl Collegiata di S, 01'SO e alla collezione Passe1'in

d'En-trèves (quest''Llltimo, datato 1499),

Siamo d'acc01'do s'Lli contatti

tm vet'rate, affreschi di quel

sa-Ione e miniatuTe; ma eTa

pTO-prio questo il punto adatto per

avanza1'e i caratteTi « italiani »,

lombm'di e fe'rmTesi, di quegli

afJ1'eschi e di quelle miniatuTe,

senza pe1' questo negm'vi anche

infiltmzioni fmncessi,

Ed è singola1'e che nel giusto

connette1'e le due vetmte del 111

u-seo di T01'ino, citandole come

provenienti da Issogne, con quel

complesso, la Brizio si limitasse

a diTle « di stile analogo alle

vetrate del C01'O del Duomo »,

Il p1'oblema stilistico 1'estava

quindi aperto anco?'a; e

indub-biamente va tenuto conto di

do-cumenti da lei citati, indicanti

l'imlJ01'tazione di vet1'i e piombi

da Dione nel 1494 e alt1'i vet?'i

nel 1506: il che significa

chia-1'amente, pe1' noi, mate1'iale

g1'ez-zo, che poteva esse1' piu comodo

e Oppo1't'Ltno imp01'tm'e da un

cent1'o vit1'a1'io come Lione, ma che e1'a « vet1'O» e non « vet1'ata

dipinta», tanto piu che lo. co

t-tum dei vet1'i 1'isultava fcttta in

Aosta, p1'ovvista d'Ltnque di

f01'-naci vitTa.1'ie locali; e pagamenti

a pa1'te erano segnalati per

car-toni, a pa1'ti1'e dal 1494, al

no-me d'un « magister Bodichino

ve1Te?'io»: ma è chim'o ch' egli è

pagato « p1'O S'Ltis forrl1'is

fien-dis» su cm'toni e modelli con

-segnatigli e che cioè egli era

sol-tanto un artigiano vit1'ario, non

un ideat01'e; cosi nel 1503 sono

consegnati caTtoni, senza sape?'

di chi, « pro fenest1'is conficien

-dis in S, U1'SO»; ma vet'ri da

Lione e1'ano importati ancora

nel 1506,

L'inten'ogativo sui CCI.?'tonisti e

sulla l01'o 01'igine resta cosi, a

q'Llel punto, sempre sospeso, non

1'isolto dalla conclusione della

B1'izio « sa1'ei indotta a 1'ife1'i1'e

le vetmte pi1tttosto a pTod'Ltzione

locale che a imp01'tazione lionese,

p'Lt1' sC01'gendone le somiglianze

coi p1'odotti fmncesi lionesi)), in

q'Ltanto quella « p1'oduzione

lo-cale » - di cui pe?'alt1'o la

Bri-zio non dice 1'isalire a «

CCl.1'tO-nisti » locali - 1'imane legata a

quegli aff1'eschi e messali da lei

1'itenuti d'un linguaggio misto

aostano.

(18)

Il momento

economICO

e l

'

atti

v

ità delle Camere di

commer

CIO

del Piemonte :::

Ci riuniamo in Assemblea a conclusione di un anno che qualcuno, un po' alla Proust, ha definito di « tempo perduto)l. In verità

parec-chie occasioni sono andate sprecate e piu di

una speranza certamente delusa. Bisogna però

essere obiettivi e riconoscere da un lato che il

malessere non è soltanto italiano, e dall'altro

che non mancano alcune condizioni o virtualità

che non vorrei definire di conforto, ma che

potrebbero aiutarci a superare il clima di

incer-tezza e di disorientamento che ancora grava su

di noi. È quanto apparirà dall'analisi che segue.

Andamento produttivo regionale.

L'inizio del 1970 ha trovato il sistema

eco-nomico alle prese con i grossi problemi lasciati in eredità dall'autunno sindacale, quali il recu-pero del terreno abbandonato negli ultimi mesi del 1969 ed il ritorno sulla via dell'espansione,

la ricerca di nuovi equilibri aziendali nei costi,

la normalizzazione dei rapporti all'interno delle fabbriche. L'annata si preannunciava quindi difficile, ma le previsioni erano in favore di

una vigorosa ripresa che consentisse l'alle

n-tamento di ogni tensione economica e sociale.

A conti fatti possiamo dire che l'andamento

congiunturale non ha seguito propriamente le

linee sperate. Secondo una prima stima il saggio di incremento del reddito dovrebbe essersi

aggirato attorno al 6

%.

Si tratta di un risultato

indubbiamente apprezzabile, migliore di quello nazionale e all'incirca uguale a quello calcolato

per l'intera CEE, ma non del tutto

soddisfa-cente se si tiene conto che esistevano le

pre-messe per un maggior sviluppo.

Perché non si è prodotto di piu? Le cause

non sono tanto da ricercarsi in un « gap» di

domanda, che è apparsa piuttosto sostenuta,

quanto in un complesso di fattori che hanno

ostacolato direttamente l'attività produttiva.

Il riaprirsi dei conflitti sindacali a livello azien-dale e di categoria, la notevole riduzione delle ore di lavoro straordinario conseguente alla

nuova struttura salariale e normativa, le dif-ficoltà di reperimento della manodopera e di

161

CRONACHE ECONOMICHE

Gio

v

anni

M.

Vi

t

e

lli

riorganizzare le linee produttive hanno

impc-dito all'offerta di espandersi ad un ritmo tale da soddisfare, nella misura dovuta, le richieste. Di

qui il netto incremento delle importazioni e

l'incerto andamento delle vendite all'estero; di

qui anche il basso grado d'impiego della

capa-cità produttiva del sistema ed infine l'asce a

dei prezzi.

Ma procediamo per ordine, iniziando

dal-l'agricoltura, settore che in alcune province

piemontesi riveste ancora importanza determi-nante. Il bilancio dell'annata non è stato

ecces-sivamente positivo a causa delle mutevoli e

spesso avverse condizioni climatiche, che hanno

ostacolato il normale processo vegetativo di

alcune colture. Ai buoni raccolti dell'uva, del grano e della frutta si sono contrapposti cali

di una certa consistenza nelle produzioni di

mais e di foraggio, mentre piuttosto modesti

sono apparsi i risultati nel campo degli all

e-vamenti. Tutto sommato il reddito del settore

agricolo, calcolato in termini costanti, non

dovrebbe essersi scostato gran che da quello

ottenuto nella campagna precedente. I

mi-gliori consuntivi sono stati realizzati dalle pro-vince di Cuneo e di Asti; i piu incerti da Torino e Vercelli.

Veniamo all'industria, il cui ruolo è primario

nel contesto economico della regione. Durante

il primo trimestre la produzione ha registrato

discreti sviluppi, portandosi sui livelli

antece-denti l'autunno 1969. A questa fase di recupero

non è tuttavia seguita quella dell'espansione,

intralciata da scioperi e assenteismo. CosI la

dinamica produttiva non è stata pari alle pre-visioni e, comunque, tale da neutralizzare l

'im-pennata dei costi. Si calcola che la produzione

sia cresciuta in Piemonte grosso modo del 6-7 %,

aumento però realizzato in buona parte

du-rante gli ultimi mesi dell'anno, allorquando

(*) Riportiamo il testo della 1"ela2ione tenuta dal presidente cav. del lavo dr. G. M. Vitelli alla VI Assemblea ordinaria dell'Unione delle Camere di commercio industria artigianato e

agricoltura del Piemonte, svoltasi a Torino il 5 aprile 197 J.

Riferimenti

Documenti correlati

È un di- verso manifestarsi di dinamismi che coinvolge tele del 1961, come la superba tela « 95 E » del Musée d'art moderne di Parigi, da cui non sono lontane come sensibilità,

Recentemente l a polemica su ll 'esatta por- tata della denominazione di « Comunità sop ra- nazionali », assai viva nel campo dottrinario e d anche nel campo

(foto Tornei).. Un tratto della costiera Punta de la Pierre; Punta Garin, visto d a lla f oresta della Sylvenoire. Tuteo questo versante della valle di Cogne è

della dimensione regionale, allorché ha cercato di dare in qualche modo l'avvio ad uno schema di politica regionale e ad una specie di confronto diretto Comunità-regioni, da cui

0. Materie prime non combustìbili. Combustìbili minerah', lubrificanti e simili.. Orientamento della politica commerciale. Problema ili concorrenza per le esportazioni dei

In quello stesso periodo in cui l ' approccio delle clasticità trovava completa e rigorosa formulazione nelle opere, in particolare, della Robinson, del Lerner,

Se ho insistito un po' a lungo su questo fatto che, quanto a tempi, esula, dai tipi di pezzi posseduti dalla nostra collezione (esula anzi, più esattamente, quasi da tutte

Ma l'insieme in- dica qualche influenza del K(in- die r di Meissen. E lasciamo per ultimi i pezzi più singolari e preziosi, anche se rientrano nel periodo quasi iniziale Du