CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA
DI TORINO
340
SPEDIZIONE IN ABBONAMEN POSTALE (III GRUPPO) - 10
CRONACHE
ECONOMICHE
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cronache
economiche
mensile della camera di commercio industria ortigianato eogricol-tura di torino
numero 340 - aprile 1971
Corrispondenza, m~no$crit[i. pubblicazioni deb .. bono essere IndiriZZati alla Ou"el.lone della Ri .. ",5[.1. L'accen3zIone de,Ii articoli dipende. dal giudizio Insindacabile della DirezIone. Gle SCritti firmau o si,l:ui rispecchiano soltanto il pen-s.ero dell'Autore e non Impegnano la Direzione della RIvISta né ,'Ammllliscrulone Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere Inviate In duplice copia. È vietata la
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.
sommano
L. Mallè3 Le vetrate In Piemonte tra la fine del '400 e la metà del '500 -Parte I
G. M. Vitelli
16 Il momento economico e l'attività delle Camere di commercio del Piemonte
G. Zandano
22 L'operatore pubblico ed avanzate
G. B'osio
settori produttivi basati sulle tecnologie
27 I problemi della finanza italiana nell'analisi del « Libro bianco» sulla spesa pubblica
C. M. Turchi
35 I « diritti di prelievo l): evoluzione o rivoluzione del sistema mone-tario internazionale?
A. Cimino
47 Inquinamento atmosferico: cenni storici e situazione attuale
G. Foddai
51 Considerazioni sulla formazione professionale
A. T,incheri
57 I rapporti tra !'industria ed il commercio nella distribuzione dei prodotti
P. Condulmer
61 Cielo e terra i n farmacia - I
G. Lega
65 Note di documentazione tecnica
69 Tra i libri
72 Dalle riviste
Direzione. redazione e amministrazione
CAMERA 01 COMMERCIO
INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA
E UFFICIO PROVINCIALE INDUSTRIA COMMERCIO E ARTIGIANATO Sede: Palazzo Lascaris --
....
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GABINETTO CHIMICO MERCEOLOGICO
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PARTE I
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{II {oro illl))(/I'l(II/:(/ - l' tanto
l/iii iII 1111 j}(Ii'Sl' co III C rl/(/lia, in l'Ili i cOlI/plessi di l'dI'afe 1/ 1/1 ielle SOl/O eslrl'/J/I1II/I'nll'
1'0-li i dI/c' WlI////i aostani: della
('1I{{edm{l' I di .,,'. Orso. fI'I/ di
{oro slili.l'/icUII/l'lIfl' rttJìlli, Sal/o slati fatti oggl'ffo di stl/dio in misura illctl'dihilmente scarsa ". il JJoJ'l'ltini, auturc /lello stesso (111110, dell'ampio t'olume cc Le l'tirate ifalia/le ", non le citm'a 11t'I/II/lOIO . • 1g~illllpi((IIIO che 1101/ I/e citaVlll/eSSl/1I 'altra pielllontesi'. ... \'011 sostialllo sulle fll/tiche fonti (ncppl/l' tOllto au/iche, poi-ché la prill/a, il De TìlIicr è dci primi dI't'l'n
n
i del '700), già ('osi l'.wttal/l CII tc citate e commell-totl' dalla Bri::io: /Ila non pos-siall/o 1/011 rifl'rll/flrci al De Lo,-/1'!Jrie (1 .jl) l'hl" dopo !!,i Il rli:::i di predl'cessori pilltto.<;fo cntu-siasti. dl'fìlliva II' t'c/rate della eatfedrult' aos/alla « fori II/édio-l'l'es ", da 1IIl'I/::iollare solo per la rarità (' dllUN 7e /iord dc l'Ita-tic Il, E!!,li, iII base a/ riconosci-/lIl'l/to dello stemma dc P!'ez, datm'il iII rela::.iol1l' li lUI primo
t'CSCOl'O .llltonio dc Pn: l'hl'
/enne il se[igio dal 114J al J.J6J, La Bri:::.io passo decisamente al t'l'SCOla/o del nipotl' }l'ml/cesco
dc Prl'':, 1464·151/, con ra[iiol/e. 11 lasso di tempo {l lunghissimo, qllusi 1111 cinqllalllclllI io di
('esco-l'ato, I/Ia la Brizio preciserà in rela:iolle ad ll1l mOll/ellto l'stremo, come l'edremo confl'/'mabile nd corso di queste pagine da due !'elNllc del Jlusco 'h'ico di 1'0-l'iliO, ritenute pl'o!.'l'niellfi dal
astello d'Issoglle.
E fI q//esto riguardo, si può subilo ava.nzare ww .s·//pposi-:::iol/e. Poiché parrebbe strallo che per lo cappella del Castello d'Issogne si tacessero fare due l'l'/rCl/e con c( La fl/ga iII Egilto » c « La disputa al tempio ll, SOd-<1t11i di per sé nOlloiu. li ficabili COS! isolati, non è il caso di rifarsi al De Tillier che lasciava capire COllie, in ol'ia,ine, la cat-tedrale di Ao. ta possedesse 1111 numero di 'L'etra/e superio1'i' al-l'attuale, per allontanamcnto di alcunc t'etratc, sostituite con vetri chiari ollde dare maggiore luce?
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llclle d /lI: scene, com l' ebb i a proporre Ùl un mio scritto pill tardo, del 1962 entrerebbero per-fettamellte a far continuità in lina serie di vetrate, come quelladel Duomo d'Aosta, dedicata in parte a storie drll'lllfwda di
Lui
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11 allè'ri810, C'Ila /er-::.a .l'CCI/II, (~ per noi quella att/lallllt II/e fram-mentaria e alterata alta par-rocchialI' di rerrulle BielleSI'.
Che le i.'e/I'ale aos/alli' c in [Joch i88i me sl/pel'sti/i in sia Il o sta/c tanto i!,e /lue le 'CI'! rall'
in cOlllple.~·,w
Piemontl'
a llll/go Il'ascl/rate, il falto che nUII dr'l.'{' poi troppo stl/pir/', o,'e . i pel/si cOl/1e la staNa l,Wl/l'a dcI '.J.OO e '·jOO /lel/a /laS/l'a re-gi01lt' - cio(> I/ei cl /le secoli in clli ebbe luogo da /loi flnch!' lIna lJroduziolle 1'ilrori([, iII (III/pia parte perduta 1//(/ provata da
docu /ileI/ti cita Ilti maestri vitra-l'i - allcora. a fine' 00 c nel primo '.900 fosse conosciuta
in
modo tallto laculloso, legato, preconcl'l/o e fOlldamentalmente
COSI mal compresa c . toricamente
male interpretata. Si sal'1.'avCt 1xr allora, solo G{//(d('n:::io,(Jra~ie alla mono!!,rafia del Colombo, pur trovandosi il pittore anca/' per decenni SOIll/llCI'SO iII IIIW marca
di attribll::ioni n01/ pl'/'/inel1ti.
E poiché tavole dipinte da De-fendente passavano per
Diirer,
c ope/'r d'altri maestri l'en1r:aIlO genericamente considerate fran-cesi invecc chl' nostrane (chi l'in-sci sempre a salvarsi nel l'ico-no cimento fu ~l1acrino, (Jrazie al suo falso pa sapol'to perbria che lo dichiarava ufficial-mente « italiano ».'), non c'è da stup-irsi che la produzione di vetrate, d'origine tipicamente 1101'-dica e pressoché non praticata in Italia, fuor di casi eccezionali come nel gotico D'twmo di lIli-lana, per' il q'uale poi v' erano documenti comprovanti pili, eli una paternità, venisse elagl i studiosi di cose del Piemonte semplicemente ignorata o sbri-gativamente trasferita a labora-tori stranier'i, come, a parte le citazioni scritte del Toesca nel 1911, continuò a valere per tra-dizione orale, sia per i cicli a.osta-ni, sia per a.lcune vetrate del "Nluseo Civico di Tor'ino (le sue piu belle), nonostante che studiosi stranieri specialisti, com' ebbe an-cara a conje7"marmi nel 1947
- quando entrai al "Nhtseo -il dottor Lorenzo Rovere, già di-TettO?'e onorar'io di esso fino al 1930, avessero con lui or'almente negato, esplicitamente, la rico-noscibilità in quelle vetrate di pr'odotti sia svizzeri sia lionesi, T1,tttctvia l'attribuzione del Toe-sca ad « aTte svizzer'a », pr'oposta senza alcuna discussione cTilica e senza alcun 1'aflronto stilistico - come già rilevavo nel 1952
-per i due complessi aostani, con-tinuò ad esser pacificamente ac-cettata, E la sua nota d 'appen-dice, specificante il richiamo al-la Svizzer'a francese anziché alla tedesca, non aggùmgeva alcun appor·to, né dava chiarimenti, salvo la connessa afjermazione - da tene're in conto - d'un disting'twrsi dei pittori di quelle vetrate dai colleghi « delle finitime regioni fr'ancesi, pure avendo con essi qualche affinità»,
Da ta.le posizione: nuda at-tribuzione non spiegata nelle ra-gioni, richiamo aZZa Svizzera fr'ancese (dove in r'ealtà non ci sono analogie di sO?'ta con i cicli aostani) complicato da affinità fr'ancesi (( delle regioni finitime»: quali? Savoia? Provenza? D
(inato f), non poteva deriva'l'e al-cun appoggio pet' una definizione (( critica» di quei cicli, tanto che il Viale, nel 1.939, se lasciavadapar'-te la Svizzet'a, optava dubitamente per' una pr'ovenienza ft'ancese,
Q'uanto alle altr'e vetr'ate an -COTa esistenti in altt'e località del P'iemonte, il silenzio er'a pr' es-soché completo; pet' quelle del-l'Alto N OVa1'ese pr'edominando la tendenza a considerar'le nel-l'ambito svizzero di cÌt'coscri-zione ticinese: cosa del tutto ine-satta o per'lo meno del tutto insuf-ficiente, in quanto vi appaiono {/, volte chiar'issimi caTatter'i lo-cali valsesiani e ossolani, nutriti di apporti della SvizzeTa italiana, a lor'o volta tt'amite di una cultura pùi, nordica, quella delle vetTate della Svizzer'a settentrionale te-desca, A nche su questo p~tnto i chiaTÌ1nenti vennero solo molto recentemente,
In tal modo si è ver'ificato un estremo lunghissimo disinter'esse per la vetr'ata nel Piemonte che - tolto il già citato ed eccezio -nale ca,so del Duomo milanese, a cu,i parte dell' architettur'a im-poneva un'ampia esigenza di monumentali vet'l'ate - fu fone la regione italiana ad esser'ne pw r'icca, nel per'iodo gotico - dal gotico cor'tese al tardo-gotico - se r'isulta che la fami-glicl dei pittor'i Albini, attivi tr'a lYloncalieri e Tor'ino almeno da meta del '400 (Amedeo Albini opeTava già nel 1463, preceduto da altri familiaTi ed aveva sog-giar'nato anche in Savoia), si dedicava oltr'e che alla pittuTa alla vetTata; se a Casale MaTtino Spanzotti eTa noto come «pictor et vidriataTum » e se r'ecenti st~ldi, stilisticamente lJiu affondanti, hanno potuto metter'e in luce, nei cicli aostani, ca'ratteri locali, co-si come caTCltter'i locali emer'gono in pa1'te dalle vetr'ate dell' alto nOVa1'ese; ed in piu, nell?uno come nell' altr'o dei due ultimi
Sacra Famiglia - Stemma del Vescovo de Prez, principio sec. XVI -Aosta - Duomo.
Madonna con il Bambino, principio del secolo XVI - Aosta - Duomo,
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
gruppi sono evidenti, ad una
let-tUTa molto cir'costa,nziata, spunti di va1'ia cultura italiana: pie-montesi, lombar'di, fe1'1'a1'esi ad Aosta (lJer i ferTar'esi avanzai
io stesso la prima proposta nel
1952) e piemontesi-lombardi
nel-l'alto novarese,
La pr'ima esplicita
attr'ibu-zione di vetrate situate in
Pie-monte ad 'un m'tista piemontese,
f~~ quella di Francesco N egri,
nel 1892 (in « Rivista storica
ed archeologia» della Pr'ovincia
d' Alessandr'ia), pr'oponendo con
limpida visione il nome di M
ar'-tino Spanzotti per' le d'ne vetrate
della l'ergine e dell' Angelo
an-nunziante al Sant'nario di Cr'ea Jl10nferrato, dal Viale poi, in
occasione della «NI ostm del
Go-tico e Rinascimento in
Piemon-te » 1939, riten'nte non autogr'a-fe eli Jlartino ma di con'ente,
Opinione cui in un pr'irno
mo-mento ebbi ad accostarmi (in
(<< La lJittw'a piemontese», ecc"
6
1
CRONACHE ECONOMICHEin Bollettino della Società
Pie-montese d'Archeologia e Belle Ar'ti
1952-53) quando le due vetrate
stavano lJer passare (1952) al
Museo Civico di Torino, per' poi
invece piu tar'di riconoscer'e co -me autogr'afo dello Spanzotti il
disegno di tali vetmte (( a mezzo tm le opere pit~ giovanili e il per'iodo tar'do ») nella voce « M
m'-tino Spanzotti » sul Diziona?'io
Enciclopedico Utet 1961, e come
r'iconfennai nel 1963,
r'ipar'lan-dane accanto alle pitture dello
Spanzotti, nel « Catalogo dei
di-pinti del Museo Civico d'ar'te
antica» di Tor'ino,
N on è da escludere che già
Pietro de Campanigo, varesotto,
padre di MaTtino, tmsfer'itosi a
Casale apr'endovi bottega di pit-tor'e fone almeno dagli anni
« settanta» (Giovanni NI ar'tino
nacque intoT1w al 1455, nut non
siamo cer'ti se già a Casale op-pur'e a Milano, come parTebbe
stando ad un documento del 1480,
redatto a Casale, ma in cui
Gio-vanni Mar'tino è detto «
Medio-lani »), fosse, al contempo, altr'e
che pittore di tavole, anche pit-tore per vetmte, trovandosi faci-litata questa supposizione da una sua sosta di laVaTO a Milano
(ave quel documento
confer'me-r'ebbe nato il figlio), città in cui
poté entr'ar'e in contatto con il
cantier'e dei maestr-i vitmr'i del Duomo, allom in pieno fervor'e e
dove lav01'ava anche un
valse-siano, Nicolo da Vamllo,
La notor'ietà o almeno la
men-zione ufficiale di Giovanni
MaT-tino corne pittore di vetTate r
'i-sale al 1490; per' esser' tale
r'i-chiedeva una sua attività già
diffusa e da pa1'ecchio tempo
acquisita; e non è da escluder'e che, con l'or'igine e gli spostamenti
del padre, lo Spanzotti junior' abbia fatto esper'ienza di lavor'i di vetr'ate fin dall' appr'endistato,
Nel '52, anzi, sottolineavo
l'impor'tanza di quell' attività del
-lo Spanzotti, apTente con gli
esemplari di Cr'ea, « possibilità
di r'icerche di vetr'ate piemontesi secondo car'atter'i legati alla
pr'o-duzione pittorica della. prima
epoca di Martino, Anche nel campo delle vetrat.e occorrerà
tro-vaTe ascendenze foppesche, in
base alle vetrate del F01Jpa al
Duomo di Milano, ver'so il 1470,
N on solo, ma 1Joiché è ditJìcile pensaTe a vaste possibilità di esper'ienze in tal campo in
Pie-monte L ed è q~testa 1,b?ut
limita-zione che mantengo tuttora, al
1970, in quanto Martino gio -vane, tra Casa.le e Vercelli,
di(fi-cilmente poteva venire in contatto
con la vetmr'ia degli Albini at-tivi nel Piemonte centr'ale] , non aVTà far'se Mar'tino conosci1do
da vicino i caTtoni del FOlJpa
e la 'realizzazione vetraria dei
Pandino a ~Milano, per' seguir
meglio la pr'atica di maestr'o
vitmrio, peTmettendoci cosi di
compr'ender'e piu agevolmente la,
impr'essione suscitatagli dal
Fop-pa? »,
S. Giovanni Battista - Aosta - Chiesa di S. Orso,
inizio del sec. XVI.
S. Margherita - Aosta -Duomo, inizio del secolo
XVI.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
P Ilrtroppo, da allora, nulla è
s01Jravvenuto che possa far
1'in-tracciare la mano di }ltlartino g?'ovane corne « pictor vid1'iata-rum)l, mentre nel f1'attempo,
an-zi, già fin d'allora in quella stessa sede, m'ero fatta la convinzione che il suo ap1)orto potesse esser
ra1,Z'isabile in altre vetrate pie-montesi, p
iii
tarde, con fortistacchi di accento da quelle di
Crea. cos/' come f01·te è lo stacco del linguaggio pittorico tra ivi a1'-tino giovane e l1Iartino pù't
avan-zato, specie in quel suo periodo
tardo che dal Testori f~t definito « neogotico)l e i Il cui la cttltura a ppa re falcidiata di qualche
ele-mento precedente e arricchita,
per converso, da molte nuove
diramazioni.
E colgo l'occasione per rive-dere una mia frase del 1952: « Non ci sono ral)porti tra Nicolò da Farallo e le vetrate spanzot -tiane (di C1'ea) ma è bene non dimenticare che quel maestro si era imbevuto in Lombardia di fonne padovano-fe1Ta1'esi, fatto non insolito, se pur trasc'urato,
nel Piemonte stesso a partire
dal piu antico gruppo di
affre-schi a CTea )). Fermo Testando il divergere di quelle vetrate di Crea da Nicolò 1Jer le ragioni addotte, va aggitmto - ed ebbi
occasione già allora e pit~ volte
successivamente d'insistervi
-che nella 1Jiu avanzata cultu ra di Giovanni lvi a?·tino gli el
emen-ti padovano-fen'aresi entrarono
La Pietà - Aosta - Duomo, inizio del sec. XVI.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
apeTtamente, anzi fin dalla paTte pi-u ta1,da degli atJTeschi in
S, BeTnaTdino d'lm'ea, ivi
as-sunti per vie mediate, lombarde
(Butinone-Zenale), mentTe in
ve-tmte della ce?'chia di Spanzotti tw,do mi paTe che connivenze
fe?Ta?'esi siano pii/, diTette, tra -mite p?'oPTio vetTate di scuola
fe?TareSe,
1\11 a appunto in quel mio sag-gio del 1952, a conclusione d'tma
assai ditJusa disamina di pene -tutzioni fe?Tw'esi in Piemonte, dalle sue zone più o?'ientali su
fino ad I vna e alla pittu1"Ct ao-stana, p?'endevo una pos'/,zwne pÙtltosto apcTta su due vet?'ate
Vetrata dipinta - Vergine Assunta - Aosta _
Duomo.
(Foco Arch. Museo Civico, Torino).
8
1
CRONACHE ECONOMICHEdel J.v1useo Civico di Torino, con una pagina che mi paTe si possa qui validamente trascriveTe e che
ebbi pùi tm'di a sviluppare (an-che se oggi jaTei qualche TiseTva o escludeTei alcune osse?'vazioni
esposte nella relativa « nota )),
in cui staccavo almeno g?'an paTte del ciclo del Duomo d'Aosta dalle
vet?'ate d'Issogne o?'a al Museo
e vedevo anco?'a, come impor -tanti, elementi fmncesi in quel-le vetTate d'Aosta, che oggi ritengo
esteTio?'i) ,
Scrivevo dunque: « A1 a vi è
tm pToblema att?'aente che qui si
lega, quello di due vetTate del 111 useo Civico tOTinese, una"
Fu-ga in Egitto" e una" Disputa", pTovenienti dal castello d'Issogne,
che non ebbe?'o finor'a tma ver'a e
P?'OP?'Ùt attTibuzione; la deteT-minazione gene?'ica ve?'te su (( P?'O -duzione lionese", Per wna
ve-t'rata, inve?'o, PW) esser'vi anche
scissione fm ?'egione del car'to -nista e Tegione di fabbr'icazione ma qui, per' il caTtonista, la pa-ter'nità d'un f?'ancese non
con-vince, St?'ane vetr'ate, con quel-l'inteTno della "Disputa" col-mato dalle figur'e, col fOTte ac-cento delle spesse attreole e dei la1'ghi nastr'i di capelli del Cr'isto,
con le espressioni gTevi; o quel-l'esteTno della " Fuga", con la Ver'gine dal viso distor'to ed acu -to, vesti di un sapoTe cossesco,
tm fondo di campagna con figu-r'ette filate luministicamente in timbTi mgentati e gialli-oTo, Un accento di Fen'ar'a, a tr'atti, vi punge ma v'è pur'e una mttta -zione, una addolcita, pii/, fluida conduzione del segno, un' alte-Tazione di moduli, tm cambia -mento di tipi, Non ci si nasconde un Tichiamo allo "Sposalizio"
Fontana (di Spanzotti) peT il San Giuseppe della " Fuga" o per' il vecchio in TOSSO e aTancio con ttwbante nella "Disputa" della vetr'ata. Non tr'oveTei solu-zioni al doppio r'ichiamo, se non
supponendo, nell'ambito di que-sti echi fe?"TaTesi in Piemonte, un r'iattacco di vetr'ate e (( Spo-salizio " a medesimi impulsi, in
Vetrata dipinta - S. Sterano e devoto - Aosta _
Duomo.
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
una personalità piemontese che
li Tivive, Diversità paTziali pos-sono da un lato der'ivare da pÌl't, apeTto ?'ifeTimento a FenaTa, ove
aveva operato come caTtonista il
gTande Cossa, e dall' alt1'O a in e-vitabili alterazioni nella fabbri-cazione, Servi di base fone v,n modello fen'aTese? M a furono le vetTate compiute in tlna bot-tega piemontese? SaTebbe questo un punto d'appoggio per rip?'en-deTe il tema dello Spanzotti pictor vidriatarum? E come v'eTa ana-logia tm le oper'e giovanili dello Spanzotti e le vetr'ate già al San-tUa1'io di CTea, si dovTà pro-pon'e OTa un paTziale accordo fm queste pù't, tarde vetmte e i dipinti del (( gntppo Contini-Fontana ", comprovando asce n-denza comune e spanzottiana? ».
Il pr"oblema, dunque, er'a stato
posto da me nei teTmini pÙI
espli-citi: e p1'OpTio per" questo lo r'ipr'esi in seguito, allargandolo
sjacceltattbTe, ~Ma è molto singo-laTe che, non fosse altro, se mai, 7)e7" oppo'rsi e confutar'e una p1'O-7)osta che doveva all01'a paTe1'e pi'ultoslo ClTdita, sia il Castel-nuovo come il Bernardi, ent1'ambi nel 1964, sia la B1'izio nel 1956,
riferendosi al ciclo di Aosta o citando le due vetTate già ad
Issogne, non abbiano neppU7'
menzionato la mia pr'oposta che, per esser'e inten'ogativa,
1'appre-sentava tuttavia già una pr'esa di posizione assai impegnativa
e tale da induT1'e, almeno, a un « dibattito »,
Il Bemar'di accoglieva la ve t1"(/.-ta della (( Fuga II nel voltb112C
(( 24 ca,polavoTi del Museo d'arte
antica di Tor'ino », sotto la
cli-citura inteT1'ogativa cc Ar'te ve-trar'ia lionese del secolo X TlI »,
lJr'ecisando nella scheda cc pTimi anni del' 500 », Egli poi 1'ipren-deva l a domanda postasi nel
]929 dall'anonimo aut01'e (in
realtà il canonico Boson), de
cc L'insigne collegiale d'Aosta II
(pubblicato a Iv'rea) se vetr'i
do-cumentati come importa,ti da
Lione per' Aosta non potessero
esser destinati anche a Issogne, Egli riteneva i vetTi impoTtati
cc for'se dipinti l"
Il Castelnuovo nella sua ec
-cellente r'ecensione alla mostr'a C( T'itr'aux de France II -
tenu-tasi a PaTigi nel '53 al Musée des ATis décOTatifs - da leggere con
vÌ't,;o interesse per' le osser'vazioni
sulla (( critica della cTitica II delle vetrate (sia per scritto, sia
pTati-ca mente, con la Tipresa della
vetrata ottocentesca e i 1'Cstauri ai capolavori antichi), nel com-mentaTe opeTe esposte del '400, Tievocando l'ambiente di J acq~6es
Coene e del JlIla1,tr'e de 111.oulins, r'icoTda una (( Assunzione II di Saint Bonnet a BO~6Tges C( che
appar'e paTallela alla cultura piemontese ver'so il 1480 e ag-giunge: C( ed è in r'appor'to a q1,W-sti intensi tmmiti cultw'ali che andmnno r'istudiate alcune ve-trate aostane, sia pUTe d'un mo-mento successivo, come
l'Assun-zione del Duomo di Aosta, la
Fuga ili Egitto e La Displlta coi dottoTi del Jluseo Civico di Torino, Affermazione che - a paTte lasciasse intende're U'n se-guito, cioè un discorso su quelle
premesse, non ripreso - ci il-lumina sul lato di Ctdtu1'a j1'an-rese del Piemonte d'allora ma non tocca ancora il pr'oblema di tali vetrate,
Voglio inoltTe r'iC01'dar'e che già allo m indicavo nelle vetmte di Fr'ancia a cavallo tTa i due
secoli, un oscillar'e f1'Cl due mondi,
quello della pitttbl'a francese co-me modello e quello d'una (( ela-bor'azione del "décor'" r'inasci
-mentale italianizzante, mentr'e lCl composizione, specie peT la cer'
-chia lionese, si rifà invece spesso al 1'icco 1'epertorio tedesco l),
ap-lJoggiandomi ad esempi
ripro-dotti dal Fische1', tra cui pro-pr'io una cc Fuga in Egitto l) della
cattedrale di Chalons tanto più
a1'caica della nost1'a benché
con-temporanea, Inoltre, nel ciclo del Duomo d'Aosta, da me preso in considerazione con qualchc
riseTva, vedevo nessi con le
ve-tTate di Issogne almeno nella cc Assunzione» e sopr'attutto nella J.l!I adonncl clella oggi monca cc N
a-tività II (o C( Ador'azione del
Bam-bino »), punto questo che gli stu-diosi che se ne occuparono di
poi, avr'ebber'o almeno potuto di-scuter'e,
Giovanni Martino Spanzotti (e atelier vitrario aostano) - La fuga in Egitto - Vetrata (dalla Cappella del Castello di Issogne), inizio del. sec. XVI - Torino, Museo Civico.
(Foto Arch, Museo Civico, Torino),
Giovanni Martino Spanzocti (e atelier vitrario aostano) - La disputa di Gesù con i dottori - Vetrata
(dalla Cappella del Castello di Issogne), inizio del sec, XVI - Torino, Museo Civico,
Quanto a influenze « lionesi »
in Piemonte, occor'1'eTà sempre andar cmttissimi, vetrate a parte, anche in campo pitt01'ico; il N i-colao Roberti che si educo tra il '55-'60 a Lione (e doveva es-ser allora giovanissimo se visse
fino, al 1508) e fu poi pitt01'e di
Yolanda di F1'ancia, duchessa di Savoia, lav01'ando per' essa anche al castello d'Ivrea (oper'e perdute), pUT tr'ovandosi in quel periodo f01'mativo in un centro geograficamente a mezzo della via
10
I
CRONACHE ECONOMICHE(Foto Arch, Museo Civico, Torino),
che da Digione scende ad A ix,
dovette colà costituirsi un
lin-guaggio forse già uscito dal gu-sto « internazionale» gotico (seb-bene essendo nato e avendo fatto
le prime esperienze nel nativo
Piemonte, avesse f01'8e anCOTa
qualche Tadice nel mondo
jaque-r'iano) ma tutt01'a ancor'a
W'Tetr'a-to TispetW'Tetr'a-to al clima francese cui
verrà a contatto Spanzotti gio-vane, specie ove si osservi qtbelli che sono i caratteri di quella « scuola del Rodano » in cui
ven-ne a GaTatterizzarsi la pittura
lionese,
E tuttavia non t'oglia mo
nega-Te, in linea di principio, qualche
possibilità d'influenza di questa
« Ecole dlb Rlz6ne » sulla pitttu'a
del Piemonte e dello Spanzotti
stesso, ptbr' non esistendo oggi pi'LI, alctm dato per' q'ualifìcare la
pittur'a tutta distnbtta (o non
re-cupeTata al StW nome) del Rober-ti, ma appoggiandoci ad opere della scuola del Rodano conlem,-poranee al periodo già
avrll1-zato, se non 1Jropr'io finale, del RobeTti, il quale, forse con un
linguaggio in par'te o rientantes i
in', modi paralleli a quelli di
tale sctwla (supposizione, per'o,
e nulla piu), ser'vi a piu Tipr'ese
i Savoia in Piemonte e si spinse
anche a Vercelli, ove non è esclu-so che Spanzotti possa aveTne conosciuta qualche tTaccia, 1\1 a le soste di Roberti a Chambb'y
fanno pensar'e che egli, quivi,
ass01'bisse le forti penetrazioni di
BOTgogna (con inclusioni
fiam-minghe) peTaltro non estTanee
anche alla « Ecole du RhOne )l,
La tavola della « Donnitio
ViTginis )l già Balbo Ber'tone di
TOTino (Viale: « Scuola fTan
-cese, fine del secolo XV»; Ring:
« Souther'n FTench School,
secon-da metà del secolo X V »)
se-condo me pTossima allcb « Ecole
du Rh6ne » (con accento for'se un
po' piu « alpino») intoTno al
1480-90, ma sopndttbtto le tavole
dell'cc Incoronazione della
Ver'-gine» e della « Dor'mitio ViTgi-nis» al Museo di Lione,
consi-der'ate di « Ecole du RhOne »
(piu tipicamente e giustamente
che non di un b01'gognone in
PTovenza) intoTno al 1480,
pos-sono considerw'si esemplari d'un gener'e di pittuTa fr'ancese che ebbe qualche effetto sulla
piemon-tese fino a Spanzotti, di cui
po-trebbe r'isentirsene qualche eco
nella pr'od1bzione [w'da di tavole come di vetTate,
Su tali fatti avevo appuntato
l'attenzione, paTticolw'eggiando,
fin dal 1956 (( Elementi di
tarda in Piemonte »), suggeTendo
che caratteri della scuola del
Ro-dano potessc?'o ave?' toccato - e
quindi compenetmndosi nelle
op-posle componenti lombaTde e
jeT-1'aresi di tanta pittu1'a piemon-tese - opere del Piemonte
occi-denlale, a cominciare dai p1'i?ni
aOrcscki d'Issogne, pe?' poi spin-gersi avanti nello spazio e nel
tempo, fino a raggi~bngere la
ce1'-chia dejendentcsca,
N 011 insisto su alt?'i punti di
quello studio che possono t01'nar
n/ili anche al nost1'o attuale
di-scorso, ma non posso non
1'ip?'en-dcre l'osservazione di una mia
'fIota cl' a.llora, in cui mi opponevo
alla fissazione d'Hn pa?,ticola1'e linguaggio in Valle d'Aosta
co-me « franco-aostano» o semp li-cemente « aostano »; e se per tale
osservaz'ione pa1,tivo dal tempo
di J ag/,te1'io, lo. estendevo a tutto ,il secolo, per la necessità, a mio
avviso indispensabile, di 1'avvi-SCl/'e nell' a1'te dell' Aostano, al di
là di cCi/'atte7'i locali pa1,ticolari entro certi limiti di tempo, di
-
---
-zone, di a1'ti, il confluire d'wt complesso di dati cultumli tut-t'aliTo che solo regionali o provin-ciali, ma di ben piu vasta ano.
padana, Cio che valeva anche
come negaTe una tipicità «
jranco-aostana» pe'/' le vetTCtte dei due cicli d'Aosta,
InoltTe mettevo in luce la sin-gola7'ità di 1'app01,ti tTa Piemonte
occidentale, in paTticolare 1 V1'ea
- dove pa1'e avesse pTedominato Giovanni G1'assi - e P1'ovenza, sottolineando come tra Aix e
Maniglia, dal 1456 al 1519,
avesse?'o opeTato otto pitto'ri pie-montesi p,'ovenienti dalle diocesi di T01'ino, IVTea, Saluzzo, emer -gendovi Giovanni Gmssi d'I vr-ea,
dal 1481 al 1502, pTOpTio in
anni in cui Spanzotti af}rescava alla chiesa di S, Berna1'dino
d']v7'ea stessa, dove G1'assi
do-veva pU1' avC1' lasciato un' e1'edità
pittol'ica (e anche plastica), E
aggiungevo: « ved7'emo come in
ope1'e della ce1'chia p1'ovenzale si
palesino - 1'iconosciuti dalla
c7'itica stTanieTa e tTaSCUTati dalla
nostrana - cc/'?'atteri piemontesi che, ove josseTo maggiormente
in-dagati, permetterebbero forse di identifica?'e dipinti degl1:
emi-gTati, pe?' om privi di riferi-menti: cosa stTana, inveTo, che di tutti otto non si salvi 'un dipinto, Quei maestTi, per lo piu, andal'ono in PTovenza con un linguaggio acq~tisito, dalle consonanze, cioè, pe?' alcuni, con le jOl'me che si of}ene1'o in Casale,
ve1'SO l' 80, al ti?'ocinio di Span-zotti, Non tutto quindi cio che
in P1'Ovenza 1'istwneTCì d'affine al Piemonte sa1'à all01'a donato dalla pl'ima, ma in parte sa1'à
inc01'P01'azione di lingttaggio 120-stTano nella sua sto?'ia pitt01'ica, Situazione da medita1'e assai n,
IVI a non mi pc/'?'e si sia poi tanto meditato, come non jtt pe?' il
mio 1'ife1'Ì1nento d'alloTa a in-fluenze sul Piemonte da pCt1'-te dell' oTiunclo quasi fiammingo
J osse Lieje1'incx, stabilito dal 1493 in Provenza e che ftt at-tivo a Nlarsiglia e ad Avignone
« 1'ientTando nella scuola del
Ro-Giovanni Marcino Spanzotti - L'angelo annunciante (vetrata semicircolare dal Santuario di Crea Monferrato) - Torino, Museo Civico.
(Foto Arch, Museo Civico, Torino),
Giovanni Martino Spanzotti - La vergine Annunciata (vetrata semicircolare dal Santuario di Crea Monferrato) - Torino, Museo Civico.
dano, cù'coscnzwne fluida, da,i camtteri polivalenti, in lJa.?'te
sovmpponentesi all' ambiente
ti-pico p'rovenzale », Posizione que l-la del Liefer'incx, che ebbe a collabor'atore il nostTo Ber'nar-dino Simondi, che fu al centro d'uno scambio di daTe e aver'e tra Rodano- Pr'ovenza e Piemon-te, trovandosene echi perfino in
paTte di afFeschi alla
pa?TOC-chiale di Elva nell' alta Valle M ac'ra, dove - vedi caso -qttalche affresco non manca d'of -frù'e alcune f01,ti evidenze
span-zottiane,
Esclttsa l'affer-mazione, che per'
me er'a stata pTeziosa come aper'-tUHl, di J acqttes SteTling, nel
1942 (Les peintTes du Moyen
Age, Pa?'igi) che al Liefer'incx la pittum piemontese eTa fami-lia?'e (senza peTO ch'egli cer'casse
di tra?'ne deduzioni sia pur' in via d'ipotesi per' dipanare un gr'oviglio), non fu piu fatto un passo innanzi su quel mppor'to
né da paTte della cr"itica italiana né della fmncese, salvo a Tiporvi
il dito lo SteTling stesso
r'ecen-tissimamente, ma evitando non
solo la discttssione del mio
in-12
\
CRONACHE ECONOMICHEter'vento ma anche la citazione di
esso, col candore d'un r'iattacco
a sé stesso al di fuori di ttna in -fr'ammezzatasi agitazione e am-plificazione del pToblema, che di un r'ifer-imento faceva ttna tesi dettagliatamente mgionata, e in
termini piuttosto espliciti e forti tanto da spingenni, nel '56 ap-punto, ad una pr'oposta di
attri-buzione - fosse pur' solo sul
piano, non d'ico neppur- tanto d'ipotesi, quanto di « ballon d'es
-sai» - d'ttna Pietà del lYlusée des Beattx Ar"ts di Anversa a BeTnaTdino Simondi come alte' r-nativa al Liefer'incx,
Se ho insistito su queste mie
posizioni già r'elativamente vec -chie, è stato per- r'ichiama?'e, a
proposito delle vetr'ate, la com -plessità e polivalenza cultumle
già r'iscontr'ata in pittum, e 'riba -dÙ'e come, eventualmente, anche
elementi all' apparenza «
fr'ance-si » assttnti dalla nostr'a pittum, cos'/' come dalla vetr-ata, possano
essere - r-ielabor'ati fin che si vuole - « cavalli di r'itoTno ».
E rimane ancor'a da spiegare peT quali esatti fili si svolga la
par'entela molto stretta fra il
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
« Padre Eterno » della ben nola
« Trinità cli Tor'ino » (al nostro museo) - che la Ring el
efi-ni « franco-ital'iana» sul . 90 e
la Sulzber'ger' tento, spingendosi
trop1Jo oltre, di dar'e al « j}!1 a1.tr'e de Saint Gilles », e che io
consi-demi inteTTogativamente eli
1J)"0-venzale non poster'ioTe al '90
-ed alcune figuTe delle tavole di Spanzotti del gmplJo
Con-tini-Fontana, segnatamente col
S. Giuseppe dello « Sposal'izio »,
nonché pClTecchie figure di vetrate
di pTovenienza valdostana, sia
nella «( Fugct in Egitto » del JIIIuseo Civico di T01'ino, sict in
alcune vetr"ate anC01'a in sittt nel Duo mo d'Aosta, oltreché con
la figura del mago genuflesso
nella vetr'ata cli VerTone Biellese. D'altTonde i fili s'intricano anche di pùi, se si osserva che il Gran Sacerdote dello ( Sposalizio » di Spanzotti lega ancom col Padre Eterno di quellcl Trinità, mentre accanto ad esso un astante tur'-bantato sembr'a tTasposto quasi di peso nella vetrata della «
Di-sputa al tempio» già ad Issogne.
Nell'estate 1956 la Br'izio
storico subalpillo, La Valle
d'Ao-.1'/(( l/ la citata relazione, poi pub-I)lica/a negli c( Alli /I del 1.958, che a{)ronlava finalmente come 7Hoblcma d'i11l7Jor/allza prima-ria, I/Ieri/evole d'un saggio appo-si/o, i dl.~e c0111ptess'i di vetrate in si/Il ad Aosta, Ed essa af-ferlllm'a che dai giorni dell'
at-tribuzione dnbitativa del Viale
ad arte francese « lo studio di q/leste vetrate non ha fatto alcun passo innanzi»: cio ch'era vero
/Id senso ch' esse non erano state
1Ji!i fatte oggetto, come comples-so, d'uno studio specifico,
Tut-/{H'ia il 1I0stro intervento sulle
v('/ rate gùì ad J ssogne e sui 101'0
Arte Piemon,ese (1510) - Ve,r.,. con S.n Pietro e ornati di bordura in « grisaille» (da
Pianezza - chiesa di San Pietro)
(Foto Arch, Museo Civico, Torino),
rap7Jorti con alcune tra quelle
aostane era ptlT t~na « proposta»
ed un « invito Il da non buttare alle ortiche,
Come già avevamo notato nel
1952, la Brizio sottolineo
al-10m la non omogeneità del grup-po di 23 vetTate del Duomo
(mentre sono omogenee le 5 di S, Or'so) e l'affinità con quelle di S, Or'so, Pri?no pregio del suo
studio tu l'evidenza e peTtinenza
descrittiva, sia iconografica, sw cromatica dei fondi, sia dei motivi inquadTanti de com-tivi, sia delle altemzioni subite
in certi casi per r'icomposizione con jr'ammenti non per'tinenti, sia delle par'ti mancanti; sicché ilr'ijar'si della Br-izio, in nota, al
Toesca per c( una descr-izione pit~
puntuale », non mi par neppur-e
necessaTio - ove non fosse un atto d'omaggio ad una mintlzia
di esame paTajrasante - essendo
la descr'izione del Toesca d'una oggettività pummente mater-iale,
Nl a l'esame della BTizio è so-pmttutto imp01'tante là dove met-te in r'isalto le dispar'ità fTa ve-t'rate e vetrate del Duomo, con-siderandole sul piano stilistico e su quello della fattuTa, E con-cO?'diamo nel suo gÙldizio sui pezzi men buoni e su quelli di maggior bellezza, cosi come Stl cer'ti r-icollegamenti tm due ve-trate della navata (lato destTo) e tre del coro, notando poi il for'ma1' « dittico Il le vetTate del « Vescovo
inginocchiato » e della monca
« Natività », Come non siano ap-pa'/'si alla B1'izio cer-ti r'ichiami, mi pa1' strano: non fosse che
come suggerimento, da discuter
poi meglio nei dettagli di stile
e in 1'iguaTdo delle datazioni; e
cioè come i due giovani inberret
-tati dietr'o al vescovo de Prez non mancano d'tln' aria di
fa-miglia con i « pr'incipi» dello « Sba1'co clella Maddalena a
lI1.ar'-siglia» di Spanzotti; e come la
Ver-gine della Natività non man-chi d'affinità con i linear'ismi
piu taglienti, a limina1'e piu duri stondamenti plastici, di Giovanni Martino tardo; né che abbia
Arte Piemontese (1510) - Vetrata con Sant' An-tonio e ornati di bordura in «grisaille» -(da
Pianezza - chiesa di San Pietro).
(Foto Arch. Museo Civico, Torino).
posto in r-isalto come nell'una e nell' altm vetr'ata, gli angeli siano una contaminazione molto
esplicita di Fmncia e di
Lom-bardia,
Giusto fu il collegm'e, da paTte della Brizio, le vetmte dell' absi-de tm lOTO: cinque, di cui quat-tro far'manti due coppie, tutte di medesima officina e
par'tico-lCl1'1nente legate - pi'L'l che le altre del Duomo - alle cinque vetrate absidali di S, 01'SO, di cui r'ipr'opongono tematica, pr'o-porzioni, stile, partimento ar'chi-tettonico, E le concordanze degli stemmi de Prez e Challant con
Fmncesco de Prez (1464-1511)
e Giorgio di Challant
(1469-1509) possono esseTe accettate,
anche se io non vedo come asso -lutamente escludibile che lo
stem-ma Challant possa r'iterÌ1'si
an-che a Cm'lo Challant (1509-1518)
in quanto mi pare plausibile ma
non indispensabile un' assoluta « conc01'danza cr'onologica dello
episcopato e pr'iorato dei due
primi »,
La Brizio afferma che tende -rebbe « a datare un po' pr'ima le
due vetmte del coro della
catte-dmle con la "Natività" e il "Fescovo Francesco de PTez
adomnte» (formanti dittico)
in-sieme con le vetmte di " S, Ste -temo e donato1"e " e "S, lJIlar-tino " della navata maggi01'e; e lievemente dopo, il complesso de l-l'abside della stessa cattedmle e
quello di S, Orso, Con lieve
stacco tuttavia»; avvicina poi la
« Assunzione» alla « Natività»
come tempo e considera « un po' piu taTele le altre per la loro r'inascimentale inquadrattt1"Cl ar'-chitettonica e gli originali motivi a gr-ottesche, Anche queste
tut-tavia, pur' ammettendo possano
valicaTe il limita're del secolo, non credo che ne oltrepassino il
pr'imo decennio »,
E qui, pur conc01'dando nelle
linee generali, mi sembrano op-portuni alcuni Titocchi. Che si valichi illimitaTe del secolo (XV)
mi sembra sia cosa da Ticonnet
-ter'e Cl tutte le vetr'ate, non solo
a qualcuna; che si r-imanga nel
giTo del primo decennio è pur'e
mio pensier'o, ma propendendo
piuttosto per' la pm'te pÌl/, ino
l-Arce piemontese, inizio o primo quarto sec. XVI -Tre frammentini di vetrate (dall'Abbazia di
Staf-(arda?) - Torino, Museo Civico.
(Foto Arch, Museo Civico, Torino),
14
1
CRONACHE ECONOMICHEtrata di esso, Le diver<1enze tra vetrate o gntppi di vetrate lIon
mi sembrano da imputare a
questioni di tempo, in
corrispon-denza di momento più arcaico
o di momento pùi, moderno,
bensi come coesistenza ,in Ltna.
medesima officina vitmria -
poi-ché per' me l'officina fu un ica
per tutte - di « car'tonisti»
di-veni, contemporaneamente attivi
secondo orientamenti per alcll n i pitl, legati al tm'dogotico, peT altri piu intTisi di silnpatie Tinasci-mentaleggianti (alla no l'dica.) ,
Non chiede subito dopo la stessa Brizio: « Qttale l'm,lt01'e, o meglio gli autori? », Qtti è già
lCl r'isposta alla non omogencità
del ciclo del D 'LlO'lnO aostano, l)cr il concorrere di pittor'i diversi come cG1'tonisti, sc poi non si
tratto d'un maestro ch'ebbe in
incaTico la direttiva ma si valse
dell'opera di più collaboratori,
Ritenendo im1Jossibile far «
no-mi pr'ecisi» la Br'izio, sempTe tenendo di vista il contrasto
Toesca-Viale, consider'a
domi-nante « l'aur'a francese » ma
pro-segue: « E tuttavia, dopo aver ceTcato rispondenze a confr'onti,
alla fine i piu vicini e
convin-centi mi sono sembmti in opere
esistenti nella stessa T1alle
d'Ao-sta», Il passo, dunque, per di-sincagliare il pr'oblema che, cos'/'
come stava, poteva dirsi m'enato, la Br'izio lo fece; ed è peccato
che non spingesse piu a fondo
la successiva fr'ase: « È ver'o chc
mancano documenti a designm'ne
gli autor"i, e persino si igno1'Cl se siano artisti del luogo o fatti
venire da tuor'i » e concludesse
con un commento un po'
ambi-guo, che quasi nascondeva un
Titor'no al punto di par'tenza:
« confluiscono elementi in
pre-valenza fr'ancesi ma anche ita-liani, ed anche, sebbene in
misu-r-a minor'e, svizzer'i», E qui di
nuovo di ripeteva la posizione
del Toesca e del Viale: quegli
elementi fmncesi, italiani, sviz
-zer-i, non venivano individuati,
Resto quindi non sfruttato lo
"articolo della B1'izio, cioè
l'ac-cmno agli m'tisti « fatti venire
da fu01'i)), finalmente abb01'dan
-do la questione dei tempi e
li-In iti in cui Aosta si appoggio
(/l1a Francia e dei tempi e
li-miti in cui ebbe m'tisti o
m'ti-gia1ti locali, Già dalla p1'ùna
metà del '400 - si sa?'ebbe
do-m"to 1'iconosce1'e - non c'e1'a in Valle d'Aosta, fuO?'
dell'am-bito pi''';' paesano, un'autentica pittU1'Cl locale, ma tutto il meglio
e1'a, d'impoTtazione iaque1'iana,
Tra la fine del '400 e il p1'ùno
q1tarto del '500, poi, anche la
scult'ura locale cede
all'immigm-zione di stmnie1'i olt1'emontani,
Cosi, la Brizio mise in hwe 1',iscont1'i « pwntuali)) tUl le
ve-tm,te dell' abside del Duomo ao-stano e gli clffreschi del salone a terreno del castello d'Issogne, 1/01Zché le miniatuTe dei due mes-sali - stemmati Challant -a1lcl Collegiata di S, 01'SO e alla collezione Passe1'in
d'En-trèves (quest''Llltimo, datato 1499),
Siamo d'acc01'do s'Lli contatti
tm vet'rate, affreschi di quel
sa-Ione e miniatuTe; ma eTa
pTO-prio questo il punto adatto per
avanza1'e i caratteTi « italiani »,
lombm'di e fe'rmTesi, di quegli
afJ1'eschi e di quelle miniatuTe,
senza pe1' questo negm'vi anche
infiltmzioni fmncessi,
Ed è singola1'e che nel giusto
connette1'e le due vetmte del 111
u-seo di T01'ino, citandole come
provenienti da Issogne, con quel
complesso, la Brizio si limitasse
a diTle « di stile analogo alle
vetrate del C01'O del Duomo »,
Il p1'oblema stilistico 1'estava
quindi aperto anco?'a; e
indub-biamente va tenuto conto di
do-cumenti da lei citati, indicanti
l'imlJ01'tazione di vet1'i e piombi
da Dione nel 1494 e alt1'i vet?'i
nel 1506: il che significa
chia-1'amente, pe1' noi, mate1'iale
g1'ez-zo, che poteva esse1' piu comodo
e Oppo1't'Ltno imp01'tm'e da un
cent1'o vit1'a1'io come Lione, ma che e1'a « vet1'O» e non « vet1'ata
dipinta», tanto piu che lo. co
t-tum dei vet1'i 1'isultava fcttta in
Aosta, p1'ovvista d'Ltnque di
f01'-naci vitTa.1'ie locali; e pagamenti
a pa1'te erano segnalati per
car-toni, a pa1'ti1'e dal 1494, al
no-me d'un « magister Bodichino
ve1Te?'io»: ma è chim'o ch' egli è
pagato « p1'O S'Ltis forrl1'is
fien-dis» su cm'toni e modelli con
-segnatigli e che cioè egli era
sol-tanto un artigiano vit1'ario, non
un ideat01'e; cosi nel 1503 sono
consegnati caTtoni, senza sape?'
di chi, « pro fenest1'is conficien
-dis in S, U1'SO»; ma vet'ri da
Lione e1'ano importati ancora
nel 1506,
L'inten'ogativo sui CCI.?'tonisti e
sulla l01'o 01'igine resta cosi, a
q'Llel punto, sempre sospeso, non
1'isolto dalla conclusione della
B1'izio « sa1'ei indotta a 1'ife1'i1'e
le vetmte pi1tttosto a pTod'Ltzione
locale che a imp01'tazione lionese,
p'Lt1' sC01'gendone le somiglianze
coi p1'odotti fmncesi lionesi)), in
q'Ltanto quella « p1'oduzione
lo-cale » - di cui pe?'alt1'o la
Bri-zio non dice 1'isalire a «
CCl.1'tO-nisti » locali - 1'imane legata a
quegli aff1'eschi e messali da lei
1'itenuti d'un linguaggio misto
aostano.
Il momento
economICO
•
e l
'
atti
v
ità delle Camere di
commer
CIO
•
del Piemonte :::
Ci riuniamo in Assemblea a conclusione di un anno che qualcuno, un po' alla Proust, ha definito di « tempo perduto)l. In verità
parec-chie occasioni sono andate sprecate e piu di
una speranza certamente delusa. Bisogna però
essere obiettivi e riconoscere da un lato che il
malessere non è soltanto italiano, e dall'altro
che non mancano alcune condizioni o virtualità
che non vorrei definire di conforto, ma che
potrebbero aiutarci a superare il clima di
incer-tezza e di disorientamento che ancora grava su
di noi. È quanto apparirà dall'analisi che segue.
Andamento produttivo regionale.
L'inizio del 1970 ha trovato il sistema
eco-nomico alle prese con i grossi problemi lasciati in eredità dall'autunno sindacale, quali il recu-pero del terreno abbandonato negli ultimi mesi del 1969 ed il ritorno sulla via dell'espansione,
la ricerca di nuovi equilibri aziendali nei costi,
la normalizzazione dei rapporti all'interno delle fabbriche. L'annata si preannunciava quindi difficile, ma le previsioni erano in favore di
una vigorosa ripresa che consentisse l'alle
n-tamento di ogni tensione economica e sociale.
A conti fatti possiamo dire che l'andamento
congiunturale non ha seguito propriamente le
linee sperate. Secondo una prima stima il saggio di incremento del reddito dovrebbe essersi
aggirato attorno al 6
%.
Si tratta di un risultatoindubbiamente apprezzabile, migliore di quello nazionale e all'incirca uguale a quello calcolato
per l'intera CEE, ma non del tutto
soddisfa-cente se si tiene conto che esistevano le
pre-messe per un maggior sviluppo.
Perché non si è prodotto di piu? Le cause
non sono tanto da ricercarsi in un « gap» di
domanda, che è apparsa piuttosto sostenuta,
quanto in un complesso di fattori che hanno
ostacolato direttamente l'attività produttiva.
Il riaprirsi dei conflitti sindacali a livello azien-dale e di categoria, la notevole riduzione delle ore di lavoro straordinario conseguente alla
nuova struttura salariale e normativa, le dif-ficoltà di reperimento della manodopera e di
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CRONACHE ECONOMICHEGio
v
anni
M.
Vi
t
e
lli
riorganizzare le linee produttive hanno
impc-dito all'offerta di espandersi ad un ritmo tale da soddisfare, nella misura dovuta, le richieste. Di
qui il netto incremento delle importazioni e
l'incerto andamento delle vendite all'estero; di
qui anche il basso grado d'impiego della
capa-cità produttiva del sistema ed infine l'asce a
dei prezzi.
Ma procediamo per ordine, iniziando
dal-l'agricoltura, settore che in alcune province
piemontesi riveste ancora importanza determi-nante. Il bilancio dell'annata non è stato
ecces-sivamente positivo a causa delle mutevoli e
spesso avverse condizioni climatiche, che hanno
ostacolato il normale processo vegetativo di
alcune colture. Ai buoni raccolti dell'uva, del grano e della frutta si sono contrapposti cali
di una certa consistenza nelle produzioni di
mais e di foraggio, mentre piuttosto modesti
sono apparsi i risultati nel campo degli all
e-vamenti. Tutto sommato il reddito del settore
agricolo, calcolato in termini costanti, non
dovrebbe essersi scostato gran che da quello
ottenuto nella campagna precedente. I
mi-gliori consuntivi sono stati realizzati dalle pro-vince di Cuneo e di Asti; i piu incerti da Torino e Vercelli.
Veniamo all'industria, il cui ruolo è primario
nel contesto economico della regione. Durante
il primo trimestre la produzione ha registrato
discreti sviluppi, portandosi sui livelli
antece-denti l'autunno 1969. A questa fase di recupero
non è tuttavia seguita quella dell'espansione,
intralciata da scioperi e assenteismo. CosI la
dinamica produttiva non è stata pari alle pre-visioni e, comunque, tale da neutralizzare l
'im-pennata dei costi. Si calcola che la produzione
sia cresciuta in Piemonte grosso modo del 6-7 %,
aumento però realizzato in buona parte
du-rante gli ultimi mesi dell'anno, allorquando
(*) Riportiamo il testo della 1"ela2ione tenuta dal presidente cav. del lavo dr. G. M. Vitelli alla VI Assemblea ordinaria dell'Unione delle Camere di commercio industria artigianato e
agricoltura del Piemonte, svoltasi a Torino il 5 aprile 197 J.