CAMERA DI COMMERCIO
INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA
(da un sigillo del '600)
da
anni
la fiducia
dei risparmiatori
I S T I T U T O B A N C A R I O
SAN PAOLO DI TORINO
cronache
economiche
mensile della camera di commercio industria artigianato e
agricol-tura di forino
numero 3 4 7 8
n o v e m b r e - d i c e m b r e 1 9 7 1
Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni deb-bono essere indirizzati alla Direzione della Ri-vista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pen-siero dell'Autore e non impegnano la Direzione della Rivista né l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere inviate in duplice copia. È vietata la ri-produzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
sommario
L. Malli
3 Vetri soffiati italiani e stranieri dei secoli XV e XVI: un'importante raccolta museale
G. Zandano
19 Prospettive a breve ed a lungo termine dell'industria automobilistica V. Siesto
24 La riserva di lavoro in Italia G. Brosio
28 La Gran Bretagna e il Mercato Comune: il problema dell'agricoltura G- Piazzoni
34 La Comunità montana struttura portante della nuova politica per la montagna
A. Pelaggi
41 L'iniziativa legislativa, con particolare riferimento al C.N.E.L. A. Crosetti
48 Le Camere di commercio e l'attuazione costituzionale del principio di decentramento regionale
C. Costantino
57 I trasporti ferroviari e stradali nell'Iran A. Cimino
61 La Tunisia di oggi: sue risorse economiche e sue possibilità di scambi con l'Italia
A. Trincheri
67 Si scioglieranno i nodi monetari R. Moore
70 Machiavelli and modem management or how to be a more effective manager
L. Buczkowsky
75 La grande distribuzione nella città di Torino E. Carbone
80 I formaggi tipici del Piemonte e della Valle d'Aosta P. Cazzola
86 L'oro del Monte Rosa A. Cocito
94 La Camera di commercio di Torino a servizio del progresso in agricoltura
M. M.
100 Quali sono le reali dimensioni della rivoluzione del nostro secolo 105 Tra i libri 110 Dalle riviste 114 Indice dell'annata 1971 D i r e t t o r e responsabile: Primiano Lasorsa Vice d i r e t t o r e :
C A M E R A DI C O M M E R C I O
I N D U S T R I A A R T I G I A N A T O E A G R I C O L T U R A
E U F F I C I O P R O V I N C I A L E I N D U S T R I A C O M M E R C I O E A R T I G I A N A T O
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Vetri soffiati italiani e stranieri dei secoli
XV e XVI: un importante raccolta museale
Luigi Malie
Figura in copertina:
Murano - Arte dei Barovier, c. 1450/1480 - Coppetta in vetro tur-chino, del tipo nuziale - Torino, Museo Civico.
Esistono testi-base sulla
vitra-ria, in grado di far fronte alle
più estese e precise esigenze di
informazione e di scienza, come
i parecchi volumi — dettati da
differenti obiettivi ma tutti
con-dotti con estrema serietà e
ad-dentrata competenza, oltre che
con atteggiamento critico
duttil-mente moderno — da Giovanni
Mariacher, di cui non solo sono
indispensabili i testi
esclusiva-mente dedicati a Murano o al
« vetro italiano del '500 » (1959)
ma anche Vottimo volume « Il
vetro europeo dal XV al XX
se-colo » (1964), ad un tempo
scien-tifico e d'uso praticissimo,
ar-ricchito da prontuari e da
re-gesti; e, prima di tutte,
quel-l'opera splendida eh'è « Il vetro
di Murano dalle origini ad oggi »
(1958), di Astone Gasparetto, la
cui importanza e il cui
signi-ficato varino ben al di là del
titolo, offrendo comunque, per
ogni capitolo trattato, una massa
ordinalissima di dati storici,
sempre accolti, discussi o
confu-tati con intelligenza, una
pre-ziosa messe di conoscenze
agil-mente diramate, una ingente
quantità di materiale di
riferi-mento, un formidabile ed
estre-mamente filtrato e ragionato
ap-parato filologico di note, una
giustezza di apprezzamenti dei
valori d'arte accanto ad una
capillarmente approfondita
cono-scenza delle più varie e minime
particolarità di procedimenti
tec-nici, con l'aggiunta d'un serrato
e chiarissimo (come non avviene
quasi mai: basti pensare
all'abi-tuale oscurità quasi cifrata, di
dizionarietti tecnici
sull'incisio-ne, scritti anche con l'arte di
nascondere quel che non si sa),
« dizionarietto tecnico della
ve-traria », che anch'esso va al di
là del titolo, per offrire cosjjicue
conoscenze storiche, e infine per
il ricchissimo e magistralmente
distribuito regesto conclusivo che
divide accuratamente, periodo per
periodo, « fonti » e « bibliografie ».
Opera indispensabile, eh'è sintesi
storica e manuale ad un tempo
e che ha il pregio, anche troppo
modestamente velato, di inserire
la produzione di Murano, non
solo nelle maglie d'una storia
europea ed extraeuropea del vetro
ma di avere, di quella
produzio-ne, una costante visione in
ter-mini d'una cultura e d'un gusto
Inter continentali, risintetizzando,
di volta in volta, precedenti
sto-rici, spunti culturali, riprese e
rinnovamenti tecnici, richiami
di stile secolari e millenari.
Quanto al volume più sopra
citato del Mariacher: « Il vetro
europeo dal secolo XV al
se-colo XX », esso completa,
inte-gra, fiuidizza l'opera del
Ma non è da dimenticare il
;precedente volume del
Maria-cher su « Il vetro soffiato » del
1960, con la sua -più scarna ma
limpidissima, attraente e tutta
sostanza, parte storica, corredata
dal prezioso ausilio di una
eccel-lente scelta di tavole illustrative,
di sapiente calcolo orientativo.
La raccolta di vetri del Museo
d'arte antica di Torino come
parecchie altre del nostro
isti-tuto nel campo delle arti
deco-rative, è costituita per notevole
parte, da acquisti di assai
vec-chia data, tra la fondazione del
Museo, nel 1860 e la fine
del-l'800, purtroppo molto spesso,
in tali casi, senza che i vecchi
inventari portino l'indicazione
della provenienza e ci si debba
accontentare dell'anno d'entrata.
Ed è grande rammarico il
con-statare che al contrario di
pa-recchie altre raccolte, ad
esem-pio i « vetri graffiti a oro e
dipinti » (o le ceramiche e le
porcellane), la sezione « vetri
soffiati » non ebbe a profittare
della munificenza, in più d'un
caso addirittura « regale », di
quello straordinario collezionista
che fu il marchese Emanuele
d'Azeglio il quale, evidentemente,
a tale ambito non dovette
por-tare interesse. Provengono infatti
da un suo dono soltanto alcuni
esemplari di vetri « lattimi »
set-tecenteschi, cui il d'Azeglio
do-vette prestare attenzione — lui
cosi straordinario e superbo
col-lezionista di porcellane —
pro-prio per il fatto che essi «
fin-gono » la porcellana.
Altri acquisti si susseguirono
lungo la prima metà del '900,
in specie negli anni 1930-1940
circa, con l'ingresso di parecchi
fra i pezzi più belli e
rappre-sentativi, che anzi rialzarono
decisamente il livello, altrimenti
piuttosto mediocre, del complesso
preesistente; proprio tali acquisti
furono quelli che diedero alla
raccolta non soltanto un risalto
ma le permisero di costituirsi
una sua fisionomia, completando
lacune storicamente e
stilistica-mente assai gravi, consentendo
all'insieme, quale ora si
presen-ta, di offrire una sua « linea »
configurante generale. Molti di
quei pezzi migliori pervennero,
per via diretta o indiretta, dalla
collezione Guatino ed erario
pas-sati in antecedenza attraverso
l'autorevolissima collezione
San-giorgi di Roma.
Pochissimi i pezzi entrati dopo
l'ultima guerra e però notevoli.
E si può dire che la collezione
nostra dei « vetri soffiati » è
de-stinata, in linea di massima, per
il futuro, a costituire una sezione
chiusa, data l'impossibilità o
quasi ormai di trovare ancora,
sul mercato antiquario, vetri della
prima produzione muranese, o
almeno di trovarne ci cifre
ac-cessibili per un Museo italiano,
mentre non avrebbero senso
ulte-riori accessioni del « barocco »
muranese, né vi è possibilità,
al-meno per ora, di allargare la
collezione fuori dall'ambito di
Murano e campi affini, essendo
quasi completamente sprovvista
di vetri « originali », sia soffiati
sia molati, d'altri centri di
pro-duzione europei, salvo alcuni
pregevoli esemplari belgi, o forse
olandesi o di centri vari di
Spagna.
Scopo principale del nostro
articolo è non tanto quello
de-scrittivo (in certi casi necessario,
entro certi limiti, per chiarire
particolari non deducibili dalle
riproduzioni in bianco e nero,
a parte qualche singolarità
tec-nica che diffìcilmente, o
insuf-ficientemente, la fotografia mette
in rilievo, quando non ne ritragga
addirittura effetti ingannatori: e
forse nessuna produzione si
di-mostra tanto infida, nei riguardi
della fotografia, quanto quella
vetraria), quanto quello filologico
ma soprattutto quello dell'esame
delle particolarità stilistiche e
delle loro ragioni strettamente
estetiche, in ciò sostenuti, oltre
che da una personale convinzione
esplicitamente espressa in molti
nostri interventi specialistici a
favore delle mal definite « arti
minori », o in saggi comunque
ad esse dedicati, da quanto il
Gasparotto, recensendo i
capi-toli di Raymond Chambon sulla
vetraria « fagon de Venise » nella
sua grandiosa « Ilistoire de la
verrcrie en Belgique du II siècle
jusqu'à nos jours », Bruxelles,
1955, sottolinea come pregio
fon-damentale dell'opera dello
stu-dioso belga: l'aver seguito con
rigore di storico e acume di
critico tutti i fatti artistici,
eco-nomici, di moda e costume,
con-nessi con quella produzione «
sen-za mai perdere di vista quello
che per lui è, come per tutti gli
storici dell'arte dovrebbe essere,
10 scopo principale di siffatte
indagini: lo studio delle forme
e la ricerca delle cause che ne
determinano l'incessante
mutar-si ». Appunto il collimare del
costituirsi, affermarsi,
progres-sivo evolversi e trasporsi di forme
in precisa connessione con «
cau-se » soprattutto, per noi, di
or-dine estetico e di gusto, è stato
11 motivo d'interesse principale
nella considerazione delle opere,
nei limiti beninteso imposto dalla
sede, non essendovi modo di far
luogo a una discussione estesa
d'uno sviluppo e di tutti i suoi
presupposti, impedito in questo
caso dall'impossibilità e
inop-portunità di premettere una
sin-tesi generale della storia del vetro,
fosse pure limitato alla vetraria
muranese e a quella europea
d'imitazione o derivazione
ve-neziana.
ulteriori centri e della decadenza
di altri, dell'impianto di
fab-briche o della cessazione di altre,
del rapporto di particolari
si-stemi di lavoro, e quindi di
effetti materiali ed estetici, con
il « mezzo » usato, naturalmente
differente da luogo a luogo,
se-condo le disponibilità dei tipi
di silicati e di ossidi. E qui il
lettore più interessato o curioso
e rimandato di nuovo, a
prescin-dere dalle ottime trattazioni
gene-rali straniere, alcune delle quali
dedicate particolarmente o
esclu-sivamente alle tecniche ed ai
ma-teriali, ai testi storico-critici
fon-damentali di autori italiani come
il Gasparetto ed il Mariacher.
Ancora una parola su un
tanto trattato, discusso e
ridi-scusso problema: quello dei vetri
« fagon de Venise », problema
che, considerato in generale,
tro-va nei diversi autori un
atteg-giamento storico-critico pressoché
concorde, per non dire una
posi-zione di principio
sostanzial-mente analoga se non identica.
E va sottolineato che, in questo
campo, si è lavorato, da parte
di specialisti sia «
internazio-nali », sia dedicati a campi
par-ticolarissimi e ristretti di ricerche
« locali », con intensità
eccezio-nale, in continue riprese e
colle-gamenti degli argomenti e dei
ritrovati singoli, giungendo a
stabilire categorie — almeno
en-tro certi limiti — ben delineate
e precisate, secondo
caratteri-stiche di stile e uso di materiali
o sfruttamento di procedimenti,
cosi da poter consentire la
con-figurazione di almeno certi
aspet-ti indiscuaspet-tibili di produzione,
relazionatili con certezza a
de-terminati centri sparsi per tutta
Europa.
Tuttavia non è chi non veda
come, se non proprio in
parti-colare quello che s'intende, nel
senso più stretto, storicamente e
temporalmente (e in parte anche
documentariamente « per
scrip-ta » oltreché « per acscrip-ta »)
defi-nibile come « facon de Venise »,
capitolo ampiamente
circostan-ziato e illuminato, nonostante
restino ancora molti casi — e
molte zone — oscuri, almeno il
problema più generale, nel
tem-po e nello spazio, della influenza
del gusto e delle tecniche
vene-ziani, offra ancora tanto di
fre-quente il fianco a colpi di
con-traddizione e presenti spesso
si-tuazioni di grande labilità di
valutazione.
Ho parlato espressamente di
gusto e tecniche « veneziani »
in-vece che — e prima che —
« muranesi », perché solo dalla
fine del secolo XIII è definitivo
lo stabilirsi dei maestri vitrari
soffiatori e decoratori a Murano,
trasferitisi da Venezia, dove una
attività di « fiolari » era
docu-mentata da atti almeno del
de-cimo secolo, anche se i prodotti
sono perduti » e se è ragionevole
supporre che tali « fiolari » vi
agissero già da secoli,
prose-guendo in un'attività mai
inter-rottasi dai tempi della vetraria
romana e specie tardoromana
che aveva anzi avuto centri di
grande importanza proprio non
lontano da Venezia (Aquileia,
in primis), spiegandosi cosi una
continuità diretta di forme
tar-doromane — e per contatto con
quelle, anche egizie e
soprat-tutto siriache — che non
costi-tuirono a un certo punto delle
« riprese » ma il semplice
pro-seguimento di forme e modi, sia
pur gradualmente ma molto
len-tamente evolutivi, di cui è
sol-tanto la scomparsa quasi totale
a renderci mal edotti o ignari
di tutte le tappe e tutti i nodi
di coniugazione.
L'influenza veneziana in
Eu-ropa è fenomeno ben più vasto,
nei secoli e nei luoghi, di quanto
non comporti il fenomeno della
vera e propria « fagon de Venise »
che si espanse, e addirittura
di-vampò, tra la metà del '500 e
tutto il '600 e oltre, ma era
forte-mente affermata già nella prima
metà del '500, dagli inizi del
secolo, se non perfino, per una
diffusione ancor a mezzo fra
tardogotico (e perfino estremo
gotico « cortese ») e iniziale
spi-rito della rinascenza, nella
se-condà metà, o almeno ultimo
quarto del '400.
Alla « veneziana », alla «
mu-ranese », lavoravano già dal '300
vetrerie di Padova, Vicenza,
Tre-viso, ma, per uscire da regioni
pur sempre venete, Vespansione
toccava la vetraria lombarda,
l'emiliana, e anche qualche zona
dell'Italia centrale. E fin da
allora, se non prima, tecnica e
gusti veneziani irradiavano fuor
d'Italia, in più parti d'Europa,
non solo, ma vitrari veneziani,
come è documentato da scritte
su rarissimi esemplari
super-stiti, operarono nell'avanzato
Duecento per ordinazioni dalla
Siria, per non dire poi, poco
più tardi, del vero costituirsi di
un'ampia produzione di lavori
del più pretto carattere islamico
d'Egitto e di Siria, realizzando
in Venezia gli oggetti
caratte-ristici (ad esempio le celebri
lam-pade islamiche pensili, ad
iscri-zioni cufiche) che gli originari
centri mediorientali di
produ-zione, decaduti, non erano più
in grado di eseguire, passandone
la commessa a Venezia.
non veda (anche se mi pare non
sia ancor stato sufficientemente
fermato il discorso su questo
pun-to) quanto labili siano tali
di-stinzioni, salvo per alcuni
pre-cisi e delimitati momenti e per
alcuni ultratipici casi, per
og-getti che tanto di frequente
con-taminano nei modi più
singo-lari, più incrociati, a volte
per-fino i più subdoli (e tuttavia con
esiti quasi sempre coerentissimi),
il gotico e il rinascimentale,
al-meno tanto quanto altri
contami-nano e compenetrano il
rinasci-mentale e il barocco, sul quale
ultimo termine ho però
l'impres-sione che la storiografia e la
cri-tica in campo di produzione
vetra-ria siano non di rado imprecisi.
Il lettore potrà trovare, spesso,
da me accolta una usuale
consi-derazione di certi elementi
deco-rativi come pre-barocchi, con
frequenti nostre precisazioni
sul-l'accentuazione più
propriamen-te « manieristica » di tali preludi
baroccheggianti. E appunto qui
vorrei insistere su una necessità
di maggiore rigorismo nella
de-finizione di gran parte della
produzione muranese del '500
(ivi compresa anche la
contem-poranea « fagon de Venise »), che
non ha sempre carattere
rina-scimentale puro, né intenzioni
propriamente pre-barocche ma
tipicamente « manieristiche », a
partire già dal secondo quarto
del secolo e proseguendo per tutto
il suo corso, anzi insinuandosi
e avanzando ancora tenacemente
nel '600.
E come nella vetraria
vene-ziana antichissima fu sempre
complesso il rapporto del dare
e dell'avere, per cui Venezia dava
all' Europa e al Medio
Orien-te, ma al contempo assumeva
dal Medio Oriente (Bisanzio,
Si-ria, Iraq, con tutte le implicite
convergenze islamiche) e subiva
anche suggestioni europee
nor-diche, non ben definibili ma
tut-tavia insistentemente sensibili
(dalla Francia, dalla Germania),
cosi nella produzione successiva
dei secoli XVI-XVII
l'irra-diazione veneziana è
favolosa-mente enorme ma tutt'altro che
superficialmente toccata in
con-tropartita da influenze straniere.
Si pensi, tra l'altro, alla rete
europea d'incontri stabilitisi, ad
esempio, tra « muranesi » e liguri
« altaresi », quest'ultimi essendo
in realtà, per la massima parte,
muranesi emigrati ad Altare,
do-ve ado-vevano però già trovato una
comunità di vitrari d'origine
straniera (normanni?)
costitui-tasi poi in quella « Università
dell'arte vitrea » il cui compito
era, non soltanto una vasta
espor-tazione, ma V obbligato soggiorno
periodico dei suoi appartenenti
in regioni estere, in do
partico-lare la Francia, che ne fu invasa,
ma anche il Belgio e la Gran
Bretagna; dando luogo cosi ad
un'ancor più complicata rete di
intrecci, in cui gli emigrati
tra-smettevano mode, tipi,
proce-dimenti ma non potevano, specie
a lungo andare, col costituirsi
di fornaci stabili tenute da
di-nastie familiari, restare
insen-sibili a suggestioni del luogo,
e non solo per naturali stimoli
di dati estetici ma anche per
ragioni commerciali, che avevano
la loro parte importantissima.
Se quindi tanta produzione
eu-ropea, realizzata in laboratori di
muranesi o di artigiani locali
veneteggianti, è « à la fagon de
Venise », converrebbe forse più
esplicitamente insistere sul fatto
che tanta produzione eseguita in
loco a Murano nel '500 e '600 è
« à la fagon de » secondo svariate
influenze, con elementi che
po-trebbero esser detti « alla maniera
dei Paesi Bassi », « alla tedesca »,
« alla francese » e cosi via.
La « fagon de Venise »,
d'tronde, in certi casi, giunge,
al-meno per elementi parziali, a
trascendere qualunque
caratteri-stica veneziana e italiana. E se
è vero che certi motivi di ornati
applicati Venezia se li appropria
fin dalla metà almeno del '500,
desumendoli dai Paesi Bassi,
diffondendo poi cosi una «
fa-gon de Venise » almeno in parte
alterata e, per cosi dire,
poli-glotta, è altrettanto vero che certi
prodotti stranieri che
consideria-mo « fagon de Venise », sono
dominati da elementi peculiari
di origine autoctona, locale: ad
esempio, in calici di fornaci
svedesi, gli straordinari intrecci
filiformi e serpentiformi che
co-stituiscono i più complicati
sup-porti a traforo, hanno timbro
— sebbene già nel '600 tardo o
nel ' 700 — ben meno di
Venezia-che di una tipica, esclusiva,
mentalità ornamentale
scandina-va, antica di secoli, quasi
neo-barbarica, sulla base di
ance-strali reminiscenze da « primo
millennio », siano queste pur
in-nestate su schemi generici di
quello che, nell'ambito della
ve-traria, potrebbe esser definito
« stile barocco internazionale
ve-neteggiante ».
Presentiamo qui, ora, sotto forma di schede storico-critiche, alcuni fra i vetri più significativi:
MURANO, Arte dei Barovier, cir-ca 1450-1480.
Coppetta in vetro turchino, del tipo
« nuziale », tronco-conica, su alto
piede scanalato, con
ornamenta-zione a smalti figurati: Trionfo
di Cupidi in paesaggio e tocchi
d'oro a mordente graffito.
Vetro s m a l t a t o in azzurro cupo splendente; il piede circolare a bordo rilevato ha sedici costola-t u r e f r a le quali rescostola-tano costola-tracce d'oro. La base della c o p p e t t a ha un giro di perline bianche. La figurazione, continua, presenta E r o t i su due carrozzelle ed altri cupidi che corrono, il t u t t o su un p r a t o verde con sfondo di alberi. L ' i n c a r n a t o dei p u t t i è chiaro, rialzato da o m b r e cotte; p a r t e di essi p o r t a u n ' a l a grigia e u n ' a l a marrone. Fascia supe-riore a oro, percorsa da u n giro mediano di perline verdi. È il pezzo più r a r o della collezione del Museo ed u n o dei più rari, splendidi p r o d o t t i di Murano, f r a quelli più antichi esistenti. Appar-tiene alla cosiddetta fase « pitto-rica » della produzione muranese, in cui oggetti di questo genere p o r t a v a n o u n a decorazione di-p i n t a estesa su t u t t a o quasi la superficie, m e n t r e la foggia si rifaceva ancora ad esemplari di oreficeria o di ceramica, que-s t ' u l t i m a a que-sua v o l t a legata a tipi orafeschi. Si t r a t t a , qui, di u n ' o p e r a ancor connessa nella f o r m a al gusto gotico t a r d o ; f r a le similari n o n è u n a delle più ricche m a certo u n a delle più a t t r a e n t i , per un certo sapore ar-caico, a c c e n t u a t o dal f a t t o che p r o b a b i l m e n t e la figurazione del Trionfo d ' E r o t i è t r a t t a d a u n esemplare xilografico.
L'assegnazione alla b o t t e g a dei Barovier — s a r e b b e forse meglio a d o t t a r e il t e r m i n e « a r t e dei Ba-rovier — di p r o d o t t i di questo tipo è c o m u n e m e n t e accolta anche se n o n m a t e r i a l m e n t e d o c u m e n -t a -t a , d a -t o il p r e d o m i n a r e lungo quasi t u t t o il '400 della d i n a s t i a v i t r a r i a dei Barovier, in v e r i t à già a t t i v a nel '200 e nel '300, m a
fra cui emerse s o p r a t t u t t o , per importanza d ' a r t i s t a e per dignità e incarichi sociali Angelo, attivo f r a il 1424 e il 1461, cui succedet-tero i figli Marino, Giovanni, Francesco, Ludovico, Nicolò e Maria che spinsero l'arte p a t e r n a fino al chiudersi del secolo, ac-compagnati in p a r t e e proseguiti dal rivale Giorgio Ballarin. Non c'è possibilità materiale di scin-dere le opere di quel periodo e dei laboratori Barovier in modo da recuperare attribuzioni ai singoli maestri che furono comunque t u t t i eccellenti decoratori, su og-getti di fogge derivate e però assai varie e raffinate, con mate-riali vitrei stupendi, a d o t t a n d o come fondi esclusivamente l'az-zurro cupo, oppure il verde cupo, o u n rosso carico.
Solo nella produzione dei Baro-vier e c o m u n q u e nella veneziana quattrocentesca, p e r m a n e u n sen-so t u t t o gotico del colore, che ancora si r i a t t a c c a ad u n a a n t i c a sensibilità cromatica per cui il colore è magia, i suoi riflessi sono valori s o v r a n n a t u r a l i , se-condo quell'affascinante passione a d d i r i t t u r a mistica per la luce di vetri e smalti che ci è r i v e l a t a nel secolo X dalla « Schedula di-v e r s a r u m a r t i u m » del m o n a c o Teofilo che riassume esperienze orientali ed occidentali; sensibi-lità che il '400 veneziano, nella sua a r t e v e t r a r i a , t r a t t i e n e mira-colosamente per l ' u l t i m a volta, e n a t u r a l m e n t e s p o s t a n d o in b u o n a p a r t e il t i m b r o dal mistico e sa-crale al favoloso e « cortese ».
Coppette affini alla n o s t r a sono, parzialmente, quella del « Trionfo della Giustizia » al Museo nazio-nale di Firenze o la più bassa e tozza col « Trionfo di Venere », del British Museum di L o n d r a , e n t r a m b e però a corpo cilindrico lievemente e n t a s a t o , m e n t r e la n o s t r a si allarga più m o r b i d a -m e n t e a calice. I d u e ese-mplari citati sono però forse lievemente più t a r d i (il G a s p a r e t t o d ' a l t r o n d e bene li d a t a all'ultimo q u a r t o del secolo) perché l ' o r n a t o di bor-d u r a a n t i c i p a qualcosa bor-di m o t i v i cari poco dopo a pezzi della p r i m a v i t r a r i a « r i n a s c i m e n t a l e » vene-ziana. L a s v a s a t u r a del n o s t r o esemplare p u ò essere c o n f r o n t a t a con u n a c o p p e t t a di t i m b r o bruno,
del Victoria and Albert Museum, Londra, che t u t t a v i a , causa l'in-termediazione d'un nodo t r a piede e calice, e causa s o p r a t t u t t o la decorazione a scaglie, è lievemente più t a r d a ed h a u n a n o t a di diversa eleganza con slancio più moderno (il Mariacher la d a t a alla fine del '400). Coppette di ugual foggia f u r o n o eseguite anche in vetro « l a t t i m o » o « latesino », come l'esemplare, di svaso affine al nostro (ma con nodo sul piede), del Corning Glass Museum di New York. La coppa nuziale del British Museum, Londra, che ha lo stesso tipo costolato di piede, è dal Mariacher d a t a t a intorno al 1480. Al confronto, il nostro pezzo ap-p a r e qualche ap-poco ap-più arcaico. Il piede però corrisponde pres-soché e s a t t a m e n t e all'esemplare del Museo Nazionale di Firenze che il Mariacher d a t a p u r e al 1480 m a che h a motivi, a mio parere, più m a t u r i .
MURANO, A r t e dei Barovier, fine del secolo X V .
Coppetta in vetro turchino decorata
esternamente in smalti policromi
e oro a mordente graffito.
Splendido è lo smalto azzurro cupo del vetro, che gioca in p a r t e libero dall'ornato, in p a r t e traluce sotto di esso. Decorazione a p p e n a a c c e n n a t a di e m b r i c a t u r e eviden-ziate dagli orli delle scaglie, ri-s p a r m i a t i nel blu a p p e n a più opaco della fascia d'embrici; per ogni embrice, m a z z e t t i di t r e p u n t i : verdino, azzurro e bianco, con tracce d'oro. I n alto, fascia c o n t i n u a a oro, con p e r l i n a t u r a policroma. I n basso, giro di per-line rosso cupo cui ne s o t t o s t à u n o di perline bianche r i b a t t u t e da più r a d a p e r l i n a t u r a rossa. Il pezzo si qualifica come p r o d u -zione tipica dei l a b o r a t o r i dei Barovier, m a in u n m o m e n t o che ritengo o r m a i molto a v a n z a t o nel '400.
islamiche, fuse in u n linguaggio che risulta originalissimo ed eselu-s i v a m e n t e veneziano. Il motivo delle t r i a d i cromatiche di p u n t i , ricompare in opere di più espli-cita configurazione formale rina-scimentale agli inizi del secolo seguente.
Piena analogia nella f o r m a apo-da (mentre diversa è la decora-zione, a squame, oltre a u n a figu-razione i n t e r n a nel fondello), si p u ò t r o v a r e con u n a c o p p e t t a (Mariacher, « Il v e t r o europeo » dal sec. X V al sec. X X , 1964, t a -vola I I I b), del Museo Poldi Pezzoli di Milano, lievemente più a p e r t a e che è però in v e t r o colorato t r a s p a r e n t e .
MURANO, fine del secolo X V .
Vaso-bicchiere a cono rovesciato
(del tipo detto « a campana »),
in vetro biancastro, a corpo con
forti costolature dorate e bordo
in-oro e smalti policromi (mughetti
e perline).
I dodici costoloni conservano ancora la d o r a t u r a . Il bordo è decorato a fascia di ovatini cori-cati includenti u n a perlina rossa f r a cinque bianche; la fascia si completa di due corsi esterni di a r c h e t t i azzurri ed è rinchiusa a sua volta t r a d u e file di perlina-t u r e bianche, di cui l'inferiore è percorsa, al di sotto, da più r a d i p u n t i rossi.
Il pezzo è, a suo modo, non mera ripetizione m a u n a v a r i a n t e del precedente vaso-bicchiere inv. n. 41, da cui si differenzia so-p r a t t u t t o so-per la classica base circolare s v a s a t a e ricinta da bor-d a t u r a , m e n t r e è meno s t r e t t a l ' u n i t à formale del pezzo che, a differenza dell'altro, esclude il rigorismo di blocco f r a le parti, lasciando qui sgettare più indi-p e n d e n t e , con slancio, il bordo superiore che assume particolare lievità dal c o n t r a p p o r s i al salire più m a r c a t o e rigonfio delle co-s t o l a t u r e .
Mi chiedo, t u t t a v i a , se questo esemplare non sia, invece che u n a v a r i a n t e consecutiva, u n caso di lieve precedenza r i s p e t t o al nostro inv. n. 41, poiché la deco-razione di b o r d u r a , a corsi di p e r l i n a t u r e e m a z z e t t e di perline f o r m a n t i fioroncino, a d d i r i t t u r a riprende m o t i v i della più p r e t t a m a r c a Barovier, com'è, sia p u r non su bianco, il bordo della cop-p e t t a t u r c h i n a a smalti col « Trion-fo della Giustizia » al Museo na-zionale di Firenze, dell'ultimo q u a r t o del secolo X V . E per la d a t a z i o n e sarei t e n t a t o a m a n -tenere ancora gli u l t i m i a n n i del '400.
Mi s e m b r a necessario aggiun-gere ancora alcune osservazioni. Questo tipo di bicchiere che per la sua eleganza, la sua propor-zionalità calcolata, la ariosa
aper-t u r a e s o p r a aper-t aper-t u aper-t aper-t o la nobilaper-tà, pare introdurci ormai in u n mondo nuovo, quello cioè d ' u n primo gusto rinascimentale veneziano, non è in realtà ancor staccato da u n a tradizione precedente, anzi, relativamente già vecchia, di ti-pico bicchiere « gotico » a costo-lature, di origine nordica, soprat-t u soprat-t soprat-t o risconsoprat-trabile in F r a n c i a ed in Germania.
I n secondo luogo, il pezzo sta ad indicare proprio u n m o m e n t o particolarissimo dell'evolversi del gusto in Venezia e in specie nella v e t r a r i a muranese, si che effetti del t u t t o nuovi ed inediti possono essere o t t e n u t i alla fine del seco-lo X V perfino con il comporre insieme elementi che potrebbero parere « contaminazioni » e com-promessi e si offrono invece come perfetti risultati estetici. Mi vo-glio riferire, particolarmente, ad un calice del Museo Civico di Bologna (v. Mariacher, « Il vetro soffiato» cit., t a v . col. 28) il quale ha un ornato di b o r d u r a « a pic-coli smalti » policromi, non uguali m a affini a quelli del nostro bic-chiere (ed anche più, d a t a la composizione di p u n t i n i a triadi, con la c o p p e t t a azzurra n o s t r a 169 V E ) ; le costolature sono dello stesso tipo del nostro bic-chiere in questione e di quello di cui alla scheda successiva e t u t -t a v i a la f o r m a complessiva del-l'oggetto risponde alle coppe
nu-Murano - Fine sec. XV - Vaso-bicchiere a cono rovesciato, del tipo detto « a campana », in vetro biancastro, con costolature dorate e bordo in
ziali a smalti con « Trionfi » o « Cortei », già eitati, tra il 1450 e il 1480, con il medesimo di-schetto serpentinato di trapasso t r a coppa e piede, quest'ultimo, soltanto, un po' più « moderno » perché spiralizzato nelle costo-lature.
MURANO, fine del sec. X V o inizio del sec. X V I .
« Bicchierone » a cono rovesciato,
fortemente espanso in alto, in
vetro biancastro, a costolature
do-rate e bordo decorato a
embrica-ture in smalti •policromi.
Le embricature sono f o r m a t e da filari di p u n t i n i bianchi e includono altri p u n t i n i azzurri e rossi; esse sono incluse a loro volta in due file continue di per-linature azzurre. T r a questa fa-scia e la p a r t e costolonata, u n a f a s c e t t a n a s t r a t a a l t e r n a n t e il blu, rosso e bianco, su cui si sovrappongono m a z z e t t i di tre perline bianche ciascuno. Nella v e d u t a interna, il rovescio delle perline bianche delle e m b r i c a t u r e è dorato.
Pezzo splendido che, ancora u n a volta, propone l'incontro e fusione di due epoche della ve-t r a r i a muranese. Le e m b r i c a ve-t u r e o scaglie a puntini, con t r i a d i di globuletti colorati, ricordano mol-to dappresso motivo ed effetmol-to della decorazione della n o s t r a cop-pa inv. n. 129, t u t t a v i a questo leggero e qui finissimo « décor » è u s a t o quasi come n o t a conclusiva di bellezza, o r n a t o fascinoso « tra-p u n t o » nel vetro a incoronare un oggetto concepito secondo prin-cipi s t r u t t u r a l i p r e d o m i n a n t i , an-che se n o n ancor disciolto del ricordo di tipi plastici della toreu-tica. Il pezzo s'impone, infatti, per l'energia, il dinamismo, la e o s t r u t t i v i t à delle sue costola-ture. C'è come u n a v o l o n t à pre-cisa, anche se ancora alle sue prime fasi, di m e t t e r e a n u d o la funzionalità, a c c e n t u a t a dalla ba-se del vaso-bicchiere, col suo fon-dello a cono r i e n t r a n t e .
Si veda, per il tipo, la p e r m a -n e -n z a di precede-nti gotici i-nse- inse-riti, anzi qui p e r f e t t a m e n t e fusi (in ben più disciolto e n a t u r a l e m o d o che n o n nel minor bic-chiere precedente) con spiriti
nuo-Murano - fine sec. XV o inizio sec. XVI - «Bicchierone» a cono rovesciato, in vetro biancastro, a costolature dorate e bicchiere a cono rovesciato in vetro bianco su piccolo piede, decorato a smalti
e oro - Torino, Museo Civico.
vi, la precedente scheda. Questo « bicchierone », u n o dei più bei pezzi della produzione muranese t a r d o - q u a t t r o c e n t e s c a superstite, segna uno dei m o m e n t i di miglior compenetrazione di due mondi, di cui il p u n t o più alto è forse quello offerto, con t u t t ' a l t r a fog-gia, dalla pisside del Victoria and Albert Museum di L o n d r a , con b o r d u r a « a m u g h e t t i ».
MURANO, fine sec. X V .
Bicchiere a cono rovesciato (del
tipo detto « a campana ») in vetro
bianco su piccolo piede, decorato
a smalti e oro e con due stemmi.
Il piede h a u n giro di t r a t t e g g i gialli che si ripetono al collo del medesimo; s t e m m i azzurri e bian-chi t r a girali gialli. All'orlo, fascia di q u a t t r o file di p u n t i n a t u r e rosso-bianche e azzurre, queste ultime a n c o r a r e c a n t i tracce d'oro. È u n esemplare di p u r e z z a ecce-zionale; la foggia riecheggia, con s t r e t t a m e n t e analogo a n d a m e n t o , m a certo senza raggiungerne l'ae-reo slancio n a t o d a u n etel'ae-reo respiro, il f r a m m e n t o di bic-chiere decorato a s m a l t o con ani-mali, del Museo v e t r a r i o di Mu-r a n o (v. Mu-ripMu-rod. 40 in A. Gaspa-retto, op. cit., 1958) e che senz'al-t r o v a considerasenz'al-to come un pro-t o pro-t i p o j3er il nospro-tro esemplare
q u a n t o a foggia, p u r essendo del t u t t o opposta la decorazione e quindi l ' i n t e n d i m e n t o artistico.
Il nostro bicchiere v a p e r t a n t o inserito in u n a precisa corrente di « tipi » di foggia, in piena divergenza dal tipo eli cui ai nostri esemplari inv. n. 131 e inv. n. 41, se mai q u e s t ' u l t i m o p o t e n d o avvertirsi come testi-m o n i a n z a di t r a p a s s o dall'uno all'altro tipo.
L ' o r n a t o del bordo superiore riesce ad essere di brillante e vivace effetto proprio per la con-trapposizione con la n u d i t à for-male dell'oggetto, qui g u s t a t a con e s t r e m a purezza e senso di con-cretizzazione dell'aria. N o n co-m u n e e a t t o a dare u n a n o t a basilare di compostezza classica, l ' o r n a t o alle due zone, esterna e interna, del piede.
Piede a p a r t e — che è comple-t a m e n comple-t e diverso — il calice è molto prossimo per a s p e t t o e de-corazione al calice a coppa scam-p a n a t a con s t e m m a sforzesco, del Museo del Castello di Milano, ca-lice che però, singolarmente, viene a infilarsi quasi a p u n t a sul nodo, come m e m o r e ancora dei bicchieri gotici a corpo senza piede, da t e n e r e solo in m a n o e n o n da posare n o r m a l m e n t e .
del Victoria and Albert Museum (v. Mariacher, « Il vetro soffiato » eit., tav. col. 36).
MURANO, Arte dei Barovier ?, fine del sec. X V .
Grande alzata a piede conico ad
orlo rilevato, in vetro bianco con
bordo decorato ad oro graffito a
mordente e smalti; nel fondello
un pellicano a smalto.
La coloritura f o r m a un lieve rilievo; il bianco pelicano sta su un pratello presso u n rivo. Il fondo, al di sopra, è decorato a t r a t t e g g i gialli. B o r d u r a del p i a t t o o r n a t a a scaglie con ovuli azzurri e motivi bianchi p u n t i n a t i di rosso.
Nella sua f o r m a semplicissima, anzi elementare e nella sua deco-razione q u a n t o mai sobria che lascia larga espansione all'ario-sità del vetro in sé, il pezzo su-pera decisamente la fase di gusto t i p i c a m e n t e q u a t t r o c e n t e s c o an-che se, nell'instaurare u n n u o v o tipo d ' i n t e n d i m e n t o della
produ-zione vitraria muranese, mi pare che la datazione non possa pro-trarsi molto sia per la levità del-l'ornato di b o r d u r a che t r o v a riscontro in t a n t i altri pezzi, p u r di foggia del t u t t o diversa (ad esempio le bordure di u n a broc-c h e t t a del Vibroc-ctoria and Albert Museum di Londra, v. in Gaspa-retto, pag. 29 o quella di u n a « f r u t t i e r a » con s t e m m a Lore-dan, del British Museum, Londra, v. Mariacher, « Il vetro italiano » eit., ripr. pag. 37), sia per la tecnica del motivo animale-pae-saggistico dipinto al centro. E a p p u n t o opere con motivi e tec-nica pittorica del genere sono concordemente d a t a t i all'ultimo q u a r t o del secolo XV, ciò che dimostra come, almeno nell'ulti-mo venticinquennio del secolo, si siano affiancate a Murano due sensibilità opposte: la persistente tardo-gotica, m a g i c a m e n t e trasfi-g u r a n t e l'otrasfi-gtrasfi-getto trasfi-grazie alla in-tensa e totale cromia, la n u o v a rinascimentale, incline ad u n a pu-rezza assoluta di forme, incante-voli di per sé nell'intattezza del
vetro incolore, appena arricchito di qualche motivo o fregio mar-ginale in cromia.
Quel che ignoriamo, è se la dinastia Barovier abbia prose-guito m a n t e n e n d o i n t a t t a la linea della propria particolare visione mentale tardo-gotica o non ab-bia, nell'ultima p a r t e del secolo, con i suoi più giovani rappresen-tanti, aperto alla propria produ-zione le nuove vie indicate da opere come quella in questione. Il motivo di b o r d u r a t r o v a esatto riscontro in quello t r a t -teggiato e pun-teggiato d ' u n a frut-tiera del Museo vetrario di Mu-rano (v. G. Mariacher, riprod. in « Il vetro italiano del '500 », Mi-lano, pag. 35).
MURANO, Arte dei Barovier?, fine del sec. X V .
Vaso a foggia cilindrica in alto,
in vetro biancastro, decorato da
fitta fascia di ventagli embricati
in oro e smalti policromi e due
grandi stemmi nastrati.
Le e m b r i c a t u r e sono a oro, c o n t o r n a t e di nero e recano nel cuore u n a sferuletta verdina. Sulla spalla, fascia a motivi ovali con sferulette policrome (una per ova-to). S t e m m i a oro a t t r a v e r s a t i da fascia azzurro-grigia a scacchiera. L'effetto decorativo di questo pez-zo è p a r t i c o l a r m e n t e sontuoso e riposa s o p r a t t u t t o sulla t o n a l i t à clorata e sull'incanto orientaleg-giante dell'infittirsi del motivo ricoprente t u t t o il corpo. Il vaso mi risulta p a r t i c o l a r m e n t e raro nella sua f o r m a ed è da conside-rare f r a i p r o d o t t i di più alto li-vello e squisita raffinatezza del-l ' a t t i v i t à muranese. L ' o r n a t o a scaglie è molto diffuso su pezzi m u r a n e s i del t e m p o , mai però a s s u m e n d o un a s p e t t o di ben pre-cisati e conclusi ventaglietti con le loro r i g a t u r e interne con nodo eentrale, t r a s f o r m a n d o quindi del t u t t o il semplice m o t i v o delle « scaglie di p u n t i n i ».
Le fasce di perlinature t o n d e maggiori che f o r m a n o fregio a varie altezze del vaso (ma sotto-lineandone al t e m p o stesso la s t r u t t u r a ) , sono ancora di deri-vazione dalla produzione Baro-vier, a c q u i s t a n d o però qui mag-gior grandiosità.
La delicatezza delle gamme, accordata all'oro, raggiunge un effetto di fusione armonica di preziosità e sapienza impareg-giabile.
Non possiamo identificare lo s t e m m a che anche il Mariacher disse « emblema araldico difficil-mente leggibile ».
MURANO, Arte dei Barovier ?, fine del sec. X V .
Grande coppa a piede (« fruttiera »),
in vetro bianco, ornata a smalti
policromi (ventaglietti) e oro.
Il joiede circolare è costolonato e chiuso da u n a fascia esterna azzurra. Il corpo della coppa h a un giro di dodici p r o n u n c i a t e spi-rali costolonate sul dorso, innal-zandosi poi liscio. Ma è intera-m e n t e coperto dall'ornato a sca-glie di perline bianche, con inserti di p u n t i verdi, azzurri e rossi entro ogni scaglia. La leggera s v a s a t u r a porta u n motivo ricor-r e n t e di ovuli giallo-ricor-rosso-bianchi, che u n a filettatura unisce l'uno all'altro.
Opera f r a le più raffinate e le più grandiose della n o s t r a colle-zione, t r a t t i e n e gli ultimi elementi di decorazione policroma, qui an-cora assai vividi benché misura-tissimi, su u n a foggia che non è t u t t o r a dimentica della model-listica orafa e ceramica e t u t t a v i a a n n u n c i a un nuovo spirito della produzione muranese.
Il tipo di decorazione a scaglie p u n t i n a t e è molto diffuso nella v e t r a r i a m u r a n e s e del tempo, su vetro t r a s p a r e n t e (e però anche su qualche r a r o esemplare in lattimo) m a qui arricchendosi del-l'inserto di t r i a d i p u n t i n a t e che ricordano la n o s t r a c o p p e t t a az-zurra Barovier (inv. 169). V'è quindi in q u e s t a coppa, per la f o r m a , le proporzioni interne del corpo e quelle t r a corpo e piede, singolarmente basso e slargato, u n congiungersi squisito e senza con-traddizioni f r a due visioni arti-stiche divergenti: l'originaria « pit-torica » q u a t t r o c e n t e s c a (rivivente per di più fogge d e s u n t e da a l t r e arti) e la n u o v a che, e n t r o l'ul-t i m o decennio del '400 e il p r i m o '500, v a p r e n d e n d o g r a d u a l m e n t e piena conoscenza di sé per
por-Murano - Fabbrica Barovier! fine sec. XV - Vaso a foggia cilindrica in vetro biancastro, decorato da fìtta fascia di ventagli in oro e smalti policromi - Torino, Museo Civico.
Murano - Arte dei Barovier! fine sec. XV - Grande coppa a piede (fruttiera) in vetro bianco, ornata a smalti policromi e oro - Torino, Museo Civico.
t a r e a risultati di t u t t ' a l t r o ca- assai v a s t a famiglia di cui f a r a t t e r e . p a r t e a d es. la coppa del Museo
europeo dal sec. X V al X X », 1964, con datazione all'inizio del secolo X V I (l'indicazione « prin-cipio del secolo X V » è evidente errore di s t a m p a ) . Ma il p u n t o di consonanza più s t r e t t a , quasi di identità, è offerto da u n a f r u t -tiera decorata a s q u a m e con pun-teggiature rosso, blu e oro, dello Oesterreiehisches Museum di Vien-na, che in b o r d u r a è forse m e n o elegante della n o s t r a .
MURANO, secondo q u a r t o del se-colo X V I .
Coppa in vetro bianco, su alto
piede costolato, con ornati in oro
e smalti (sul piede e sull'orlo
dell'alzata).
Sul piede circolare, u n a fila di p u n t i n a t u r e bianche, seguita da fascia ad ovuli a oro e policromi e due file di embrici a oro e bordi perlinati, lasciando t r a s p a r i r e il f o n d o del v e t r o . Sulla b o r d u r a dell'alzata, invece, le e m b r i c a t u r e sono c o m p l e t a m e n t e dorate, con o r n a t o graffito a raggera e profili di perline bianche.
È u n ' o p e r a che p r e s e n t a alcuni riferimenti con i nostri pezzi in-v e n t a r i a t i 11. 4, 131, 132, m a soltanto per secondari o marginali particolari. L'unico pezzo nostro col quale presenti u n a maggiore e però n o n decisiva connessione, è il v a s e t t o inv. 129, dalla v i b r a n t e decorazione a ventaglietti. Ma q u e s t a coppa s f r u t t a per il pro-prio o r n a t o u n m o t i v o già lunga-m e n t e u s a t o e però qui p o r t a t o ad u n a e s t r e m a m a t u r a z i o n e , ela-borandolo in m o d o che, senza perder nulla dell'antico accento fantasioso, a s s u m a il valore d ' u n serrato a p p o r t o alla t e t t o n i c a del-l'oggetto. Questo, dal p u n t o di vista formale, è risolto in valori di a l t a eleganza, s t u d i a t a propor-zione, c a l i b r a t u r a che pesa reci-p r o c a m e n t e l'evidenza delle reci-parti. Occorre r a v v i s a r v i il p r o d o t t o d ' u n laboratorio del '500 già a v a n -zato e t u t t a v i a non t r o p p o spinto innanzi. Il c a r a t t e r e di produ-zione assai m a t u r a è d a t o anche dal pilastrino che a n n u n c i a u n a p r i m a infiltrazione di gusto ma-nieristico.
Le datazioni di pezzi oltre l'ini-zio del '500 sono t u t t o r a molto spesso dagli specialisti t e n u t e pru-denzialmente nei limiti della sola indicazione di secolo, causa la m a n c a n z a di riferimenti docu-m e n t a r i o codocu-munque tali da con-cedere più precise asserzioni.
Vorremmo comunque propor-re per questo esemplapropor-re un pe-riodo entro il primo q u a r t o del '500. D a notare come l'uso di supporti a pilastrino, affini, verrà assunto di f r e q u e n t e dalla pro-duzione « fagon de Venise » con estensione dal Belgio alla Cata-logna.
MURANO, inizio o primo q u a r t o del sec. X V I .
Coppa in vetro imitante il diaspro,
su piccolo piede conico e ad
ampia svasatura e concavità.
L'esterno ha t o n a l i t à comples-sivamente t e n d e n t i al giallo e al bruciato; l'interno, invece, all'az-zurro e al violetto con strisce di t i n t a b r u c i a t a . La tecnica di que-st'opera r a p p r e s e n t a u n a delle abilità e ricercatezze più preziose della v e t r a r i a muranese; e in questo caso essa t e n d e v a ad un fantasioso illusionismo, quello che a d d i r i t t u r a permise a muranesi di eseguire spettacolosi vetri verdi che per lungo t e m p o f u r o n o scam-biati per smeraldi.
Anche qui m i appoggio al Ma-riacher: « L a più tipica imitazione che si eseguiva a Murano sin dal secolo X V , a q u a n t o sembra, diffusa successivamente in t u t t e le epoche, è la calcedonia o vetro " calcedonio " . I n genere, i vene-ziani c h i a m a v a n o calcedonio ogni v e t r o del tipo marezzato, il quale serviva egregiamente alla contraf-fazione di varie pietre dure, dalla calcedonia v e r a e propria, al dia-spro orientale, alla malachite, al-l'onice, all'agata, in ogni g a m m a e s f u m a t u r a di tinte. Tecnica-m e n t e si o t t e n e v a con la Tecnica- mesco-lanza di p a s t e vitree di diverso colore che a fusione a v v e n u t a erano s o t t o p o s t e a normale sof-fiatura ».
dell'invenMurano Inizio o primo quarto sec. XVI Interni di coppe in vetro imitanti l'agata e il diaspro -Torino, Museo Civico.
Murano - Primo quarto sec. XVI - Grande piatto «da pompa» in vetro bianco con fondello decorato a oro e smalti - Torino, Museo Civico.
tario al sec. X V I I , respinta del resto già dal Mariacher.
L'oggetto è, con la coppa di cui alla scheda successiva, uno dei pezzi più eletti della nostra collezione museale e f r a i migliori esemplari noti di « calcedonio ».
MURANO, inizio o primo q u a r t o del secolo X V I .
Bassa coppa in vetro imitante l'agata, su piccolo piede mar-rone e alzata piatta a orlo sol-levato.
Ui tonalità molto calda giallo-rossastra, con larga chiazzatura grigia da u n a parte, verso l'orlo.
Per il carattere illusionistico della tecnica qui usata, il lettore si rifaccia alla scheda precedente. Anche qui è plausibile u n a data-zione non oltre il primo q u a r t o del secolo X V I , specie per le p a r t i : colore stupendo, lieve sollevatura del bordo.
MURANO, primo q u a r t o del se-colo X V I .
Grande piatto « da po?npa » in vetro bianco con fondello decorato a oro e smalti policromi e stemma del Monferrato.
Lo s t e m m a , dai colori bianco, nero, rosso, azzurro e oro, è in-cluso in u n cerchio a fascia d o r a t a con p u n t i n a t u r a assai rilevata, a l t e r n a t a m e n t e verde-pisello, ros-so scuro e azzurro. U n secondo giro di piccolissime perline verdi chiude il motivo del fondello. La b o r d u r a è senza ornato, pura-m e n t e risvoltata, s e r b a n d o qual-che traccia di d o r a t u r a .
L'elegantissima fascia che cir-conda il fondello, c o n t i n u a " ad offrire un o r n a t o ed u n a cromia che ricordano lavori q u a t t r o c e n -teschi, però con u n a perfezione esecutiva più f r e d d a , sicché tale elemento assume qui u n a n o t a di quasi calcolato arcaismo, t a n t o più impreziosito dal c o n t r a s t o con la superficie i n t e r a m e n t e n u d a del piatto. Questa è concepita con u n a cosi evidente d i m o s t r a t i v i t à delle possibilità espressive esclu-sive e n a t u r a l i del vetro, d a im-m e t t e r e nel pieno dell'afferim-marsi della t e n d e n z a « formale-funzio-nale » della v e t r a r i a m u r a n e s e .
Alla d a t a z i o n e dell'inventario dei v e t r i del Museo, alla p r i m a m e t à del '500, preferisco p e r t a n t o sostituire u n più plausibile primo q u a r t o del secolo.
MURANO, secondo q u a r t o del se-colo X V I .
Piatto-bacile in spesso vetro bianco, assai fondo, con labbro rilevato e risvoltato e fondello a raggiera spiralica co n tornata sul tergo della parete da baccelature irradianti.
Murano - Secondo quarto sec. XVI - Piatto-bacile in spesso vetro bianco, fondo - Torino,
Museo Civico.
irradianti dal piccolo nodo cen-trale. U n a fascia rilevante, più che a scindere m a t e r i a l m e n t e il fondello dal corpo lievemente in-cavato, vale a costituu-e il primo nucleo formale del piatto, impo-s t a t o impo-sulla corriimpo-spondenza allar-gantesi di tre cerchi inseriti l'uno nell'altro e la cui lucidità geo-metrica conferisce per contrasto maggior d i n a m i s m o al giro delle lamellature, dal ricco gioco di ombre.
Pezzi r e l a t i v a m e n t e affini nella s t r u t t u r a generale sono pubblicati dal G a s p a r e t t o ( t a v v . 48 e 49 del-l'opera citata) con d a t a z i o n i al primo ventennio del sec. X V I
Murano - Circa metà sec. XVI - Grandissimo bacile in vetro bianco - Torino, Museo Civico.
(Londra, British Museum) o al pri-mo quarto (Berlino, già Schloss-museum) m a si t r a t t a di affinità che raccolgo come indicazione dello stabilirsi d ' u n tipo desti-nato, come ogni altro, ad evol-versi; quegli esemplari, recanti stemmi, sono ancora ornati nelle bordure di motivi a p u n t i n a t u r a , r i g h e t t a t u r a , infiorettatura, triadi di puntini, di ricordo quattrocen-tesco. 11 nostro esemplare discende da quella s t r u t t u r a - t i p o m a ri-nunciando ormai c o m p l e t a m e n t e ad ogni elemento decorativo a smalto colorato, calcando invece sui puri effetti formali: come d i m o s t r a s o p r a t t u t t o l ' a s t r a t t a n u d i t à del largo bordo. Va certo p e r d u t a la grazia e levità di quelli; e il nostro esemplare, gua-d a g n a n gua-d o in purezza funzionale, in valorizzazione d i r e t t a ed esclu-siva del materiale, non evita qualche pesantezza.
Esso è certo ad un m o m e n t o a v a n z a t o d'elaborazione d ' u n ti-po, m a escludo la datazione del-l'inventario del Museo al secolo X V I - X V I I , preferendo anticipare al secondo q u a r t o del '500.
MURANO, e. m e t à d e l s e c . X V I .
Grandissimo bacile in vetro bianco,
;privo di decorazione, assai cavo
con ombelico a cono, largo
lab-bro a bordo rilevato e
risvol-tato.
È u n pezzo di p r i m ' o r d i n e pro-prio per la sua n u d i t à che m e t t e in risalto la purezza della f o r m a e lascia i n t a t t o il fascino della m a t e r i a . I n v e n t a r i a t o come del sec. X V I I , d a t a z i o n e che l'og-g e t t o p o r t a v a a l l ' a t t o d'acquisto, mi p a r e da anticipare assai come tipico esempio di stile rinasci-m e n t a l e « funzionale ».
Q u a n d o si volle decorare com-p l e t a m e n t e a com-p i t t u r a (non com-più a s m a l t i a caldo, bensì a pennella-t u r a a freddo) simili pennella-tipi di p i a pennella-t pennella-t i e bacili, si o t t e n n e r o oggetti vi-stosi in cui però lo splendore della m a t e r i a i n t a t t a risolta in f o r m a assoluta è n o n solo smi-n u i t o m a a smi-n smi-n u l l a t o e, smi-n o smi-n o s t a smi-n t e lo sfarzo, perfino avvilito.
Il tipo in v e t r o bianco in questione v e n n e ripreso anche nella tecnica del « filigranato ».
MURANO,
c. metà del sec.
X V I .Grande « piatto da pompa »
cir-colare con bordo ornato a oro
e centro con figurazione
di-pinta a freddo: «Il Giudizio di
Paride ».
Data l'importanza assunta dal
soggetto dipinto nell'insieme del
piatto, questo potrebbe entrare
nel catalogo a sé stante dei
« vetri a oro e dipinti » e tuttavia
ci pare più giusto inserirlo qui,
come si è fatto per le due coppe
con ritratti dipindi di clame (v. in
seguito), in quanto l'oggetto
ri-mane da considerare
primaria-mente per la foggia che rientra
in uno dei più caratteristici tipi
di vetro soffiato. Data la
gran-diosità della scena e l'autorità
della fonte d'essa, che è una
inci-sione di Marcantonio Raimondi,
il piatto viene ad assumere oltre
che un timbro di insolito sfarzo,
una nota di grande rarità; e
oc-corre aggiungere che è
singolar-mente felice la soluzione della
doppia bordura con ornato
con-tmuo di palmettature a oro,
or-nato ricco ma che smorza in
parte la anche troppo calcata
cromia della figurazione.
La foggia del piatto rientra
nell'ambito dei magnifici piatti
muranesi in vetro bianco del
pe-riodo in cui per lo più essi sono
lasciati privi di decorazione, in
omaggio al carattere «
funziona-le » che lascia parlare da sofunziona-le la
materia e la tecnica che la
con-forma.
- Circa metà sec. XVI - Grande « piatto da pompa » con bordo ornato a oro e centro con figurazione: « Il giudizio di Paride » - Torino, Museo Civico.
spesso addirittura dissezionato,
del Raimondi.
A indicare queste alterazioni
di gusto vale anche un altro
piatto da parata, ornato pure di
un « Giudizio di Paride » da
inci-sione dello stesso Raimondi (però
di tutt'altra invenzione) portando
a grave compromesso con la foggia
del piatto costolonato.
MURANO,
Arte veneziana, metà
circa del secolo XVI.
Grande coppa in reticello a fili
bianchi su canne alternate; al
centro, ritratto di busto di dama
in profilo, dipinto sul rovescio
a freddo.
retìcolo minuscolo, risaltandone quasi u n a p u n t i n a t u r a chiaroscu-r a n t e , a c c a n t o alle fasce in cui il reticello è c o m b i n a t o facendo luogo a irregolari losanghette e giorno.
Per il r i t r a t t o dipinto a f r e d d o sul rovescio, il pezzo p o t r e b b e rien-t r a r e nella carien-tegoria più specifica dei vetri dipinti veneziani, m a n o n o s t a n t e la v i v a c i t à e l'aspetto fastoso della p a r t e dipinta, molto c u r a t a e minuziosa, m a cui non p u ò negarsi u n a certa assenza di finezza, bisogna a m m e t t e r e che il valore p r e d o m i n a n t e della coppa sta nel suo a s p e t t o formale, spic-c a t a m e n t e manieristispic-co e nel pre-ziosismo della tecnica della p a r t e t r a s p a r e n t e o semiopaca. È in ogni caso u n pezzo di e s t r e m a r a r i t à .
MURANO, C. m e t à del secolo X V I .
Brocca in vetro azzurro con ansa
ad S e due alette; beccuccio
aperto scanalato, troncato da
bor-dura a smalto bianco; sul piede
conico e sul corpo a boccia
compressa, costolature toccate di
smalti bianchi.
Questa b r o c c h e t t a - c a r a f f a si ri-f à per a s p e t t i del v e t r o e parti-colari tecnici al v e t r o veneziano, senza che peraltro la foggia leghi con c o m u n e richiamo a fogge di brocche e caraffe di Murano, f u o r c h é per un generico derivare da esemplari di brocca « a smalti » m u r a n e s e del t a r d o secolo X V . Si p u ò anzi, a questo riguardo, fare un'osservazione interessante, anche se n o n da cogliere come p r o p o s t a di specifici nessi. Quel primo tipo di brocca m u r a n e s e q u a t t r o c e n t e s c a , t a n t o più slan-ciato, p r o p o n e v a ancor evidenti ricordanze islamiche siro-persia-ne; la b r o c c h e t t a inv. 147 V E , che t r a s f o r m a c o m p l e t a m e n t e quel tipo, anzi, come f o r m a discende da altre origini, r i t r o v a essa pure, per altre vie, consonanze, echi di f o r m e mediorientali, in specie per-siane (collegate anche all'arte del-la ceramica) e che qui possono spiegarsi come risalite a t t r a v e r s o
u n a lunga trafila di desunzioni ispano-arabiche dalla Persia.
Quanto all'uso di smalti si ri-cordi che la Spagna ricorreva a tale tecnica su vetro, già per proprio conto, fin dal secolo X V . La foggia è i m p r o n t a t a , in so-stanza, ad u n a « classicizzazione » t a r d o - r i n a s c i m e n t a l e di s p u n t i orientali, m a non m a n c a nelle i m p u n t a t u r e dell'ansa e del becco, già qualcosa d ' u n avvio a ca-pricci barocchi. E un certo ef-f e t t o vistoso è d a t o dal gioco di incroci delle fasce rilevate a t r a t -teggi smaltei.
Il Mariacher non h a comunque d u b b i nell'assegnarla ad arte ve-neziana, come lavoro che però genericamente d a t a al secolo X V I senza precisare più r i s t r e t t a m e n t e il t e m p o . Ma tipo di vetro, colore, decorazione, al di là della com-pleta differenza di foggia, con-cordano con la coppa e piede a costolature del Museo vetrario di Murano, che il Mariacher (in « Ve-tri del '500 », Milano 1959, t a v . col. I l i ) — m e n t r e s t r a n a m e n t e il pezzo vi è r i p r o d o t t o u n a se-conda v o l t a in bianco e nero, a pag. 39 con datazione all'inizio del '500, assolutamente t r o p p o precoce —, d a t a alla m e t à circa del '500, m o m e n t o che mi par convenire anche alla nostra ca-raffa, se m a i con u n a certa pro-pensione a d inoltrare nella se-conda m e t à del secolo.
E mi chiedo inoltre, se il tipo della nostra caraffa non abbia poi agito su più t a r d i p r o d o t t i di fornaci catalane.
MURANO, m e t à circa del secolo X V I .
Coppetta in « vetro cristallino » con
piede circolare, fusto a
pila-strino fusiforme e piattello largo
e basso.
in-(che del resto nel piede e nel nodo s ' a p p a r e n t a a t a n t e cop-piette della p r i m a m e t à del se-colo X V I ) preceda il catalogo Colinet e v a d a assegnato a Murano n o n oltre la m e t à del '500. Il t i p o « a flauto » è s t r e t t a m e n t e i m p a r e n t a t o con quello più pro-p r i a m e n t e « i m b u t i f o r m e », di cui u n esempio di r a r a squisitezza e del più pieno « manierismo » sul 1550, è r i p r o d o t t o dal Mariacher (« Il v e t r o italiano del '500 », Mi-lano, 1959, pag. 46), p r e s e n t a n t e u n sia pur minuscolo pilastrino che i veri tipi « a flauto » sosti-t u i r a n n o per lo più con u n sem-plice nodo.
MURANO, seconda m e t à del se-colo X V I .
Vasetto in « vetro cristallino » a
foggia di bicchiere su piede
cir-colare, fusto fusiforme
fio e coppetta con quattro
rigon-fiamenti alla spalla; alto labbro
svasato a calice.
È ancora u n altro esempio di v a r i a n t e del « calice da t a v o l a a b a l a u s t r i n o », q u e s t a v o l t a con accento più capriccioso e bril-l a n t e per ibril-l quasi sdoppiarsi debril-lbril-la coppa in u n a f o r m a globulare inferiore, che i r i g o n f i a m e n t i ani-m a n o d ' u n vivace e illusionistico Il Mariacher f a n o t a r e come
il calice del tipo a flauto ( f l u t e ) ebbe spesso il g a m b o soffiato a parte, a s t a m p o , con piede tor-nito; tale tipo di calice s a r e b b e « esempio significativo della pro-duzione " fagon de Venise " del Belgio nella seconda m e t à del secolo X V I ». Tale modello ap-p a r e nei disegni del Catalogo Colinet del 1555; il n o m e Colinet r i s p o n d e v a ad u n a famiglia di v i t r a r i valloni, la cui fornace ebbe a b b o n d a n t i s s i m a produzione « fa-con de Venise », risfa-contrabile
ap-r i uap-rano - Seconda metà sec. XVI - Vasetto in «vetro cristallino» a foggia di bicchiere su piede circolare e fusto fusiforme rigonfio
-Torino, Museo Civico.
serta a filigrana. Questa sempli-cità induce a credere in un mo-m e n t o p i u t t o s t o antico dell'affer-marsi del tipo, con intento di p u r a funzionalità, cosi da non spingere il pezzo fino alla seconda m e t à del '500 come indica l'inven-tario del Museo.
Un esemplare quasi uguale, è al Victoria and Albert Museum di L o n d r a . In un dipinto di Paolo Veronese (Venezia, Galleria del-l'Accademia), compare, f r a le sto-viglie, proprio t a l tipo di calice.
MURANO, secondo q u a r t o o circa m e t à del secolo X V I .
Altissimo e leggero bicchiere («
flu-te ») con calice compresso, in
« vetro cristallino » liscio e pareti
leggermente concave. Sul piede,
nodino a leggeri costoloni curvi.
Labbro lievemente svasato e
con-vesso.
p u n t o nel citato catalogo del la-boratorio stesso. Il Belgio, anzi, ne conobbe, nel secolo X V I I , esemplari lavorati a reticello (e anche con coperchio) meno ap-piattiti, oppure, restando nei li-miti della foggia originaria più schiacciata nelle pareti, ornati con decorazione a p u n t a di dia-m a n t e .
L'esemplare elei nostro Museo ha t u t t i i caratteri per preten-dere d ' a p p a r t e n e r e al tipo pri-mitivo muranese donde deriva-vano le produzioni straniere. Esso è della f o r m a più semplice, priva cioè, sul piede circolare, d ' u n sia p u r basso pilastrino, recando in-vece u n nodo globulare legger-m e n t e venato, da cui si slancia, con la purezza i n t a t t a d ' u n getto d'acqua, il corpo a flauto, privo d'ornati, aereo, irreale e, nello stesso tempo, raggiungendo u n a nettezza di definizione formale estranea agli esemplari in cui l'or-n a t o giul'or-nge perfil'or-no, a volte, a eli-minare il senso aggirante del vetro ai lati, qui percepibile con le sue nettissime n o t e d ' o m b r a . Ritengo quindi che il pezzo
Murano - Secondo quarto o circa metà sec. XVI - Altissimo e leggero bicchiere (flute) con calice compresso, in « vetro cristallino » - Torino,
Museo Civico. Murano - Metà circa sec. XVI - Coppetta in