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Cronache Economiche. N.346, Ottobre 1971

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CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA

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cronache

economiche

mensile della camera di commercio industria artigianato e a g r i c o l

-tura di forino

numero 3 4 6 - ottobre 1971

Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni deb-bono essere indirizzati alla Direzione della Ri-vista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pen-siero d e l l ' A u t o r e e non impegnano la Direzione della Rivista né l'Amministrazione Camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono es-sere inviate in duplice copia. È vietata la ri-produzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

D i r e t t o r e responsabile: Primiano Lasorsa Vice d i r e t t o r e : Giancarlo Biraghi

sommario

G. M . Vitelli

3 Attività della Conferenza nel corso del ventennio

P. Lasorsa

11 Presente e futuro della cooperazione fra le Camere di commercio

italiane e francesi di frontiera unimercio

G. Biraghi

15 L'economia alpina e le sue virtualità di espansione

G. Chiesa

23 Intervento pubblico e iniziativa privata nel quadro della politica di assetto territoriale

S. Ricossa

35 Vecchie e nuove motivazioni per la localizzazione industriale

F. Prini

40 La promozione turistica nell'ambiente alpino

C. M . Turchi

48 I problemi del turismo fra Stato, Regioni e Comunità europea

A. Vigna

57 La moda fa ritorno al buon senso e al buon gusto 61 Tra i libri

67 Dalle riviste

Figura in copertina:

G. Cattaneo - Passaggio delle Alpi - incisione in rame, 1820 circa.

(per cortese concessione della Tipografia Torinese).

Direzione, redazione e a m m i n i s t r a z i o n e

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Si è svolta nei primi di ottobre a Grenoble l'annuale Assemblea plenaria della Conferenza permanente delle Camere di commercio italiane e fran-cesi della regione di frontiera.

Per celebrare con solennità il ventesimo anniversario della sua fonda-zione, la Conferenza ha organizzato quest'anno un Colloquio sui problemi del territorio alpino, presieduto dal Ministro francese M. Bettencourt, dele-gato del Primo Ministro per il piano e l'assetto territoriale. Al Colloquio, che si è svolto sotto la forma di tavola rotonda, hanno partecipato numerose personalità italiane e francesi.

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Action de la Conférence

au cours des vingt années écoulées

Attività della Conferenza

nel COrSO del Ventennio Giovanni M. Vitelli

La carte d'identité imaginaire de la « Con-férence permanente des Chambres de commerce frangaises et italiennes des zones frontalières » a comme date de naissance le 18 octobre 1951 et comme lieu Paris. Il s'agit à ce temps-là d'une Réunion des Présidents des Chambres de commerce italienne et frangaise, a y a n t le but de renouveler, après les évènements de la guer-re, les Iiens naturels d'amitié et d'intérèts entre les deux Pays, et en partieulier entre le monde productif des deux còtés des Alpes.

La délégation piémontaise, présidée par M. le Comte Enrico Marone Cinzano, présente en cette occasion — d'accord avec quelques collègues présidents de Chambres de commerce

L'ideale carta di identità della « Conferenza permanente delle Camere di commercio francesi e italiane delle zone di frontiera » porta come data di nascita il 18 ottobre 1951 e come luogo Parigi. Si t r a t t ò allora di un Convegno dei Presidenti delle Camere di commercio italiane e francesi, promosso allo scopo di riannodare, dopo la dolorosa vicenda bellica, i naturali legami di amicizia e di interessi tra i due Paesi, ed in particolare fra il mondo produttivo al di qua e al di là delle Alpi.

La delegazione piemontese, presieduta dal Conte Enrico Marone Cinzano, presentò in quella occasione — in accordo con alcuni colleghi pre-sidenti di Camere di commercio francesi — un

X X eJ He A N N I V E R S A I R E d e l a C O N F É R E N C E P E R M A N E N T E d e s C H A M B R E S d e C O M M E R C E FRANCAI SE S e t ITALIENNES RÉGIONS FRONTIÉRES

J È K ÉL IL M i l P M I I I _ " N i l i I B L A

Celebrazione del ventesimo anniversario della Conferenza permanente delle Camere di c o m m e r c i o italiane e francesi delle zone di f r o n t i e r a , svoltasi presso la Camera di c o m m e r c i o di G r e n o b l e . Da destra: i presidenti Freysselinard e V i t e l l i , il s o t t o s e g r e t a r i o Amadei, il m i n i s t r o B e t t e n c o u r t ,

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franfaises — un rapport fìnissant par la pro-position formelle de former une « Conférence permanente de coordination, d'étude et d'ini-tiative » entre les Chambres de commerce ita-liennes et fran<jaises des régions frontalières. On souligna qu'au lieu de contacts de temps en temps, occasionnels et jiartiels, entre quelques chambres de commerce de l'un et de l'autre coté, on aurait obtenu des rapports permanents et globaux, sans aucune necessitò, d'ailleurs, d'cngagements spéciaux ou de liens d'organi-sation. Au moyen de réunions périodiques et extraordinaires, on aurait établi une ligne de conduite sur les problèmes d'intérèt commun, ayant pour but d'en appuyer la solution chez les autorités compétentes des deux Pays et de trouver, directement ou indirectement, les mo-yens les plus ajutes pour la réalisation des ini-tiatives d'intérèt reeiproque.

« Pas de formalisme donc — affirmait-on — mais de la cordialité et de la spontanéité cords formulés dans un simple j^rogramme d'ac-tion commune ».

On doit remercier l'intuition et la com-préhension des administrateurs et des direc-teurs des Chambres de commerce fran5aises à nos confins si la proposition eut un bon succès et si dans la motion conclusive de cette Assemblée on établit « l'institution d'une Commission per-manente des Chambres de commerce des zones frontalières pour l'étude des joroblèmes relatifs ».

A ce point je dois rappeler les fìgures de M. Freysselinard et de M. le Comte Enrico Marone Cinzano, respectivement Président de la Chambre de commerce de Grenoble et de celle de Turin, initiateurs et réalisateurs de la Conférence. A eux, qui employèrent t o u t leur engagement passionné et intelligent afin que notre Organisation fut. active et vivante, nous envoyons notre vif remerciement.

La Conférence naquit donc sous de bons voeux et se révela dès le commencement un organisme vital, non seulement parce que les limites de ses intérèts se sont encore plus ap-profondis, mais aussi parce que de nouvelles participations se sont adjointes. Le groupe ita-lien, à l'origine, comprenait les Chambres de commerce de Turin, Asti, Coni, Imperia et Aoste, tandis que pour la France il y avait les Chambres de commerce de Grenoble, An-necy, Chambéry, Digne, Gap, Nice. E n 1964 y entraient pour l'Italie les Chambres de com-merce d'Alexandrie, Novara et Sassari, et pour la France s'associaient Ajaccio, Toulon et Vienne. E n 1967, par l'association de Savona et Bastia, 011 atteignait la structure actuelle qui comprend dix participants italiens et dix fran9ais.

rapporto che si concludeva con la proposta formale di costituire una « Conferenza perma-nente di coordinamento, studio ed iniziativa » fra le Camere di commercio italiane e francesi della regione di frontiera. Si sottolineò che in luogo di contatti saltuari, occasionali e parziali tra qualche Camera di commercio dell'uno e dell'altro versante, si sarebbero ottenuti cosi rapporti permanenti e globali, senza necessità peraltro di impegni speciali o legami organiz-zativi. Attraverso riunioni periodiche e stra-ordinarie si sarebbe stabilita una linea di condotta su problemi di comune interesse, con il proposito di appoggiarne la soluzione presso le autorità competenti dei due Paesi e di trovare — direttamente o indirettamente — i mezzi più adatti per la realizzazione di iniziative di reciproco interesse. « Pas de for-malisme donc — si affermava — mais de la cordialité et de la spontanéité d'accords for-mulés dans un simple programme d'action commune ».

Si deve all'intuito e alla comprensione degli amministratori e dei dirigenti delle Camere di commercio francesi nostre confinanti se la pro-posta ebbe successo e se nella mozione di chiu-sura di quel Convegno si stabili «l'istituzione di una Commissione permanente delle Camere di commercio delle zone di frontiera per lo studio dei problemi relativi ».

A questo punto mi corre il doveroso obbligo di ricordare le figure di M. Freysselinard e del Conte Enrico Marone Cinzano, rispettivamente presidente della Camera di commercio di Gre-noble e di quella di Torino, iniziatori e realiz-zatori della Conferenza. Ad essi, che misero t u t t o il loro appassionato ed intelligente im-pegno perché la nostra Organizzazione fosse viva e vitale, va il nostro devoto ringrazia-mento.

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Au delà des considérations mathématiques, cela signifìe que la multitude des problèmes pris en considération, s'est étendue dans son territoire, mais surtout que la Conférence est interprétée comme un moyen valable de com-paraison d'idées et de sollieitations opératives. Je ne prétends pas illustrer ici le panorama de tout le travail accompli pendant vingt années, mais il me semble nécessaire, toutefois, de si-gnaler la dynamique des sujets principaux qu'on a discutés. Quelques années après la reprise des rapports entre la France et l'Italie, les pro-blèmes des communications venaient logique-ment en première ligne, suivis par ceux qui concernaient l'ouverture des galeries alpines et par les problèmes moins importants se reférant aux modalités des passages de la frontière. Ces aspects sont déjà présents dans la première assemblée de la Conférence, qui eut lieu à Turin au mois de juillet du 1952 dans notre vieille et modeste maison de la « via Cavour ». Les sujets discutés concernent la création d'une ligne de chemin de fer directe Lyon-Milan, l'ouverture d'un transit permanent au Col de Larche, la reconstruction du chemin de fer Coni-Nice-Vintimille, la simplification des contròles de transit dans la Vallèe de la Roya, l'ouverture de galeries routières sous le Mont Blanc et le Col de la Croix, la réduction des formalités pour l'entrée en France des travail-leurs saisonniers italiens, la libre circulation à travers les frontières des produits des zones frontalières, l'amélioration des communications à travers le Fréjus et enfin la faculté, pour les touristes, de traverser la frontière sans passe-port mais avec la seule carte d'identité. J e me permets de souligner cette demande en parti-culier, qui me parait vraiment digne de pion-niers et je considère le motif qui a inspiré les décisions successives prises par le Conseil de l'Europe, à la suite desquelles, à présent, pour presque tous les Pays du continent, la carte d'identité constitue un document sufìisant pour la circulation internationale.

Dans la seconde session de la Conférence, tenue à Grenoble en 1953, on pose l'accent sur l'importance des problèmes de la main-d'oeuvre, tandis qu'on commence à considérer davantage la fonction des échanges d'informations écono-miques entre les deux nations. La troisième session, qui eut lieu à Coni en 1954, concentro en particulier son attention aux liaisons aérien-nes Turin-Nice et pour la première fois aux problèmes de la formation professionnelle. La quatrième session se t i n t à Nice, et mit en évidence particulièrement les problèmes de l'uti-lisation hydro-électrique du bassin supérieur du Guil, ceux du transit des voitures sous le Fréjus

Al di là dei semplici dati numerici, questo fatto significa che la sfera di problemi trattati si è andata territorialmente allargando, ma soprattutto che la Conferenza è sentita come valido strumento di confronto di idee e di sol-lecitazioni operative. Non ho la pretesa di trac-ciare qui il panorama di t u t t o il lavoro com-piuto in venti anni, ma mi pare opportuno segnalare in qualche modo la dinamica dei prin-cipali temi affrontati. A pochi anni dalla ripresa dei rapporti tra Francia e Italia, era logico che venissero subito in primo piano i problemi delle comunicazioni, da quelli macroscopici relativi all'apertura di trafori alpini a quelli minori delle modalità dei passaggi di frontiera. Questi aspetti sono già presenti nella prima tornata della Conferenza, svoltasi a Torino nel luglio del 1952 presso la nostra vecchia e modesta sede di via Cavour.

Gli argomenti dibattuti riguardano la crea-zione di una linea ferroviaria diretta Lione-Milano, l'apertura di un transito permanente al Colle di Larche, la ricostruzione della ferrovia Cuneo-Nizza-Ventimiglia, la semplificazione dei controlli di transito nella valle della Roya, l'apertura di tunnels stradali sotto il Monte Bianco ed il Colle della Croce, la riduzione delle formalità per l'entrata in Francia dei lavoratori stagionali italiani, la libera circo-lazione attraverso le frontiere dei prodotti delle zone di confine, il miglioramento delle comu-nicazioni attraverso il Fréjus ed infine la fa-coltà per i turisti di attraversare la frontiera senza passaporto e con l'esibizione della sola carta di identità. Mi permetto di sottolineare quest'ultima richiesta, che mi sembra vera-mente pionieristica e che ritengo il motivo ispi-ratore delle successive decisioni adottate in seno al Consiglio d'Europa, in virtù delle quali oggi, per quasi t u t t i i Paesi del Continente, la carta d'identità è documento sufficiente di circola-zione internazionale.

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migliora-et la necessitò d'améliorations effectives dans les communications postales, télégraphiques et télé-phoniques entre les deux eótés de la zone alpine.

La cinquicme assemblée qui a lieu à Saint Vincent et à Turin en 1956, revient sur le problème de la reconstruction du chemin de fer Coni-Niee-Vintimille, et s'arréte sur l'insti-tution d'un service routier voyageurs entre Turin et la Savoie, sur la simplification des l'ormalitées administratives pour le passage de la frontière, sur la création de réserves de chasse pour Ja jDroteetion du patrirnoine animai dans les zones frontalières. A Chambéry en 1957 011 s'occupe surtout des contròles de douane au Col du Montgenèvre et aussi du besoin d'une réalisation rapide d'un passage à Ponte S. Ludo-vico, parallèlement à celui de Ponte S. Luigi. La septième session, tenue à San Remo, de-mande la construction d'une galerie routière sous le col de la Galisia et une autre sous le Col de Ciriegia, et suggère le couplement des bureaux de contròie, de douane et de police au Montgenèvre, au Col de Tende, au Col de Larche et Fanghetto et enfili pour la galerie sous le mont JBlanc. A Annecy en 1959 on avance la projnosition d'un prolongement de l'auto-route Gènes-Savona jusqu'à la frontière fran9aise et 011 se propose d'apporter la con-tri bution la plus grande à l'actualisation pra-tique des traités de Rome. A l'assemblée de Turin de 1960 on confirme la nécessité de donner tout le support possible à l'instauration de l'union de douane dans le cadre du marche commun, tandis qu'on se re23ropose le problème de l'utilisation internationale des eaux. E n 1961 à Digne, dix ans après l'institution de la Con-férence, on constate que beaucoup de sugges-tions et de proposisugges-tions ont été tenues en considération par les Gouvernements respectifs et que l'on pense au projet de la création d'un district européen dans la zone de frontière qui interesse les provinces d'Imperia et de Nice. A l'assemblée de 1962 à Coni on discute de l'application pratique des dispositions des trai-tés de Rome et 011 décide d'effectuer une enquète sur les entreprises situées dans les circonscrip-tions de la Conférence, dont les activités sont homogènes ou complémentaires, pour en expli-quer la situatigli et les perspectives de marché en rapport au progrès de l'integration européen-ne. E11 1963 à Gap on discute sur de nouveaux sujets, tels que ceux qui concernent les pro-blèmes linguistiques et culturels, la formation professionnelle, l'équivalence des diplòmes, l'as-surance obligatoire des véhicules à moteur. E n mèffie temps 011 décide d'instituer une serie de réunions entre les entrepreneurs a p p a r t e n a n t à des secteurs homogènes et complémentaires des

menti nelle comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche tra i due versanti della zona alpina.

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deux cotés et on parie du problème spécifìque de l'economie de la zone alpine, conjue corame fait unitaire. De nouvelles adhésions, entre-temps, comme je l'ai déjà dit, enriehissent la partieipation à la Conférence. Eli 1964 à Al-ghero on fait un examen attentif des buts de la Conférence et 011 fìxe clairement quelques lignes du programme, ainsi défìnies: a) intérèt pour les problèmes concernant directement les zones de frontière; b) étude approfondi des pro-blèmes de la circulation par rapport aux nouveaux dynamismes économiques européens; c) intensification des rapports humains, soit par des contaets et des échanges d'expériences entre des ojiérateurs économiques et des fonction-naires, soit au niveau général des informations. A Grenoble en 1965, 011 prend acte des bons résultats obtenus par les rencontres du secteur du travail du bois, des produits de l'industrie de la confisene, des viandes, des eéréales, de la construction préfabriquée et on commence des initiatives analogues pour le secteur laitier-fromager et hotelier, tandis qu'on souhaite des liaisons téléphoniques automatiques directes en-tre l'Italie et la France (télésélection interna-tionale). À l'assemblée de 1966 à Saint Vincent on prend en considération particulière tout ce qui concerne la circulation des personnes, la liberté des déplacements, les transports rou-tiers des zones de frontière, l'augmentation des contingents de marchandises dans le cercle des progrès réalisés par la Communauté européenne. On reprend le problème de l'équivalence des diplomes, de la formation professionnelle, des problèmes linguistiques et culturels, et de la nécessité du développement des services de té-lévision des zones frontalières. E n t r e Ajaccio et Bastia se tient la seizième assemblée de la Conférence, de laquelle naìt la constitution de sept Commissions d'étude concernant les ma-tières suivantes: formation professionnelle, trans-ports, et communications, programmation éco-nomique, secteur du bois, secteur laitier-fro-mager, secteur vinicole, secteur de la construc-tion. E n 1968, à Stresa, on prend acte que l'union des douanes européennes est désormais un fait accompli et la Conférence permanente doit, sous certains aspects, surmonter sa propre perspective géographique pour s'insérer dans une vision plus ampie des grands problèmes continentaux. Cette conception arrive à sa maturité dans la session de 1969 à Nice, où d'une p a r t 011 souligne les graves conséquences de certains obstacles a u x échanges à l'intérieur de la c o m m u n a u t é et d'autre part on propose en particulier une politique de la circulation et des transports qui a pour b u t de concevoir la zone alpine comme un instrument effectif

versanti e viene sollevato il problema specifico dell'economia della zona alpina, intesa come fatto unitario. Nuove adesioni frattanto, come si è detto, arricchiscono la partecipazione alla Conferenza. Nel 1964 ad Alghero si compie un attento riesame delle finalità della Conferenza e si fissano con chiarezza alcune linee program-matiche, cosi definite: a) interesse per le que-stioni che riguardano direttamente le zone di confine; b) studio approfondito dei problemi della circoscrizione in rapporto ai nuovi dina-mismi economici europei; c) intensificazione dei rapporti umani, sia attraverso contatti e scambi di esperienze tra operatori economici e funzio-nari, sia sul piano generale delle informazioni. A Grenoble nel 1965, si prende atto dei fecondi risultati ottenuti attraverso gli incontri setto-riali nel campo del legno, dei prodotti dolciari, delle carni, dei cereali, dell'edilizia prefabbri-cata e si dà il via ad analoghe iniziative per il settore lattiero-caseario e alberghiero, mentre si auspicano collegamenti telefonici automatici diretti fra Italia e Francia (teleselezione inter-nazionale). Nella tornata del 1966 a Saint Vin-cent vengono prese in particolare considera-zione le questioni concernenti la circolaconsidera-zione delle persone, la libertà dei trasferimenti, i trasporti stradali delle zone di frontiera, l'au-mento dei contingenti merci, nell'ambito dei progressi realizzati in sede comunitaria eu-ropea.

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uni-d'unifìeation. La session de Biella en 1970 repré-sente d'ailleurs la consécration défìnitive de la nouvelle optique dans laquelle l'aetivité de la Conférence permanente se place. Les limites traditionnelles d'intéréts sont completées dans une vision d'ensemble, qui touche les plus grands problèmes actuellement en discussion dans les deux Pays, c'est-à-dire la programma-tion économique, la régionalisaprogramma-tion, la reforme des activités commerciales, les problèmes de la réorganisation du territoire.

J e ne suis pas un historien et mon exposition ne voulait certainement pas ètre historique; toutcfois je souhaite que quelqu'un, italien ou franfais, veuille un jour s'occuper de cette Conférence permanente et reconstruire ponc-tuellement, mème avec un esprit critique, ses étapes, de fagon qu'il j^uisse illustrer pour nous les

premiers une claire documentation de ce que l'esprit de coopération peut là où il y a une base d'entente et un réel désir de progrès. Quant à moi j'ai voulu satisfaire une exi-gence que je pourrais definir aussi comme sen-timentale, l'exigence de celui qui a participé dès le commencement aux évènements de cet organismo et a cherché de rappeler, les ehoisis-sant parmi beaucoup, quelques moments parmi les plus importants, comme on fait avec les évè-nements les plus signi ficatifs de sa propre vie ou de celle des siens.

Si l'on me permet, je voudrais en tirer la morale. De cette sorte de biographie que je viens de tracer, il me semble qu'on puisse en tirer une ligne valable aussi pour l'aetivité f u t u r e de nos instituts.

Les Chambres de commerce, soit franjaises soit italiennes ont été prétes à s'apercevoir, une fois rétablie la paix, qu'on allait ouvrir une page nouvelle de l'histoire mondiale et. en par-ticulier de l'histoire européenne. Elles ont su comprendre que les facteurs déterminants de cette histoire seront. surtout économiques et sur cette base elles ont commencé une forme mo-deste, si nous voulons, mais convaincue de coo-pération, qui au milieu des difficultés et peut-ètre de quelques incertitudes s'est revelée extrème-ment. positive. D'ailleurs la plupart des exigen-ces que nos organisations ont envisagées, a de-terminò, ou du moins favorisé, dans un temps plus ou moins court, les orientations et les choix de la politique économique de nos deux Pays.

Notre action, surtout ces dernières années est devenue concrète, en outre par l'examen des problèmes, au cours de réunions parmis des hommes, des opérateurs économiques et des

fìcazione. La sessione di Biella del 1970 rappre-senta in certo senso la definitiva consacraziojie nella nuova ottica sotto cui l'attività della Con-ferenza permanente viene a porsi. I tradizionali campi di interesse vengono integrati in una visione globale, che tocca i massimi problemi attualmente dibattuti nei due Paesi, e cioè la programmazione economica, la regionalizzazio-ne, la riforma delle attività commerciali, i pro-blemi del riassetto territoriale.

Non sono uno storico e la mia non voleva essere sicuramente una esposizione storica; mi auguro però che qualcuno, da parte italiana o francese, voglia un giorno occuparsi di questa Conferenza permanente e ne ricostruisca pun-tualmente, magari anche con spirito critico, le tapjje cosi da fornire a noi per primi una chiara documentazione di quanto possa lo spirito di cooperazione ove ci sia un fondo di intesa ed un reale desiderio di progresso.

Per parte mia ho voluto in qualche modo appagare una esigenza che potrei anche defi-nire sentimentale, quella di chi ha partecipato fin dal principio alle vicende di questo orga-nismo ed ha cercato di ricordarne, scegliendoli fra tanti, alcuni momenti salienti, come si fa degli avvenimenti più significativi della propria vita o di quella dei propri cari.

Se mi è lecito, vorrei ricavarne una morale. Da questa specie di biografia che ho tracciato in bozza, mi pare che scaturisca una certa linea direttiva valida anche per l'attività f u t u r a dei nostri istituti.

Le Camere di commercio sia francesi sia italiane sono state pronte ad avvedersi, a pace ristabilita, che si apriva una pagina del t u t t o nuova di storia mondiale ed in particolare eu-ropea. H a n n o saputo discernere che i fattori determinanti eli questa storia sarebbero stati eminentemente economici e su questa base h a n n o dato l'avvio ad una forma modesta, se vogliamo, ma convinta di cooperazione, che pur tra difficoltà e forse qualche incertezza si è rivelata estremamente positiva. Dall'altra parte molte delle esigenze che i nostri enti hanno prospettato hanno determinato o almeno favo-rito a distanza più o meno breve di tempo orientamenti e scelte nella politica economica dei rispettivi Paesi.

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fonctionnaires. Nous nous sommes connus da-vantage, nous avons échangé nos expériences, nous nous sommes aidés les uns les autres.

J e ne sais pas si notre Conférence peut se prévaloir d'ètre la plus ancienne, mais si les conférences permanentes se dévéloppent en Europe, nous pourrons alors nous permettre de parler d'une Europe des Chambres de com-merce. La contribution que nous donnons à l'unite du Continent est donc extrèmement si-gnificative, sous l'aspect culturel d'abord, en-suite sous l'aspect institutionnel et celui des rap-ports économiques et commerciaux. Meme sous cet aspect je pense que nous sommes encore une fois en avance en comparaison avec les temps officiels et que nous aidons cette Europe à ètre ou à se retrouver elle-mème.

più, ci siamo scambiati le esperienze, ci siamo aiutati reciprocamente.

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Presente e futuro della cooperazione

fra le Camere di commercio

italiane e francesi di frontiera

Primiano Lasorsa

I vent'anni recentemente compiuti a Gre-noble dalla « Conferenza permanente delle Ca-mere di commercio italiane e francesi delle zone di frontiera » sono un traguardo impor-tante nella vita dell'organismo e stimolano da un lato a stendere un bilancio dell'azione sinora compiuta — come magistralmente ha f a t t o il Presidente della Camera di commercio di To-rino — e ad individuare dall'altro le linee fon-damentali lungo le quali si svolgerà l'attività nel prossimo avvenire.

Per quanto riguarda il passato sono pa-recchi i motivi di conforto e può sostenersi che la Conferenza permanente, attraverso con-tinui scambi di idee ed esperienze, formulazione di proposte, istanze ai governi ed alle compe-tenti autorità delle Comunità europee, sia riu-scita ad avviare ed ottenere, j^roprio in virtù delle sue snelle modalità di funzionamento, una forma di intelligente ed attiva cooperazione, che ha riversato i suoi benefici effetti ben oltre i confini dell'area geo-socio-economica indi-viduata dai territori di comune frontiera.

Ne possiamo avere conferma se prendiamo in esame i lavori dell'ultima assemblea i cui principali temi hanno riguardato, secondo una ormai consolidata tradizione, le persone e l'eser-cizio della loro attività, la produzione e gli scambi, le comunicazioni, i problemi economici generali, i problemi del turismo e quelli lin-guistici.

Ma scendiamo a qualche particolare. Per quanto riguarda le questioni relative alle per-sone, la Conferenza ha posto la sua attenzione sulla necessità di pervenire al più presto l'armonizzazione, ili sede comunitaria, di al-cune norme concernenti i documenti di iden-tità dei cittadini, quali il passaporto e la pa-tente di guida. H a ausjfieato che, in conformità delle disposizioni del T r a t t a t o di Roma, le istituzioni comunitarie procedano il più rapi-damente possibile ad assicurare l'attuazione della libera circolazione dei lavoratori e delle loro libertà di stabilimento nell'ambito dei vari settori economici e delle diverse professioni. A tal fine ha preso in particolare considerazione

l'utilità di un sempre più intenso sviluppo della formazione professionale mediante stages, sessioni di esami pratici tecnico-professionali, incontri di insegnanti per la conoscenza reci-proca dei metodi didattici e delle attrezzature scolastiche, quale preludio a possibili assunzioni, tramite le associazioni di categoria interessate, di jiersonale italiano in Francia e di personale francese in Italia.

In merito al tema della produzione ha preso con soddisfazione atto del successo otte-nuto dagli incontri fra operatori economici e dalle riunioni di gruppi di studio interessanti alcuni settori produttivi (vitivinicoltura, floricol-tura, arti grafiche) ed ha convenuto sull'utilità di un loro ulteriore sviluppo.

Quanto agli scambi, la Conferenza, consta-t a consta-t o il riconsta-tardo nella realizzazione del Mercaconsta-to Comune dei trasporti, ha sottolineato l'urgenza con cui devono essere affrontati, e a livello

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I lavori della ventesima sessione della Conferenza permanente: in p r i m o piano alcuni componenti della delegazione francese.

zionale e a livello europeo, i problemi relativi all'aumento dei contingenti autorizzati ed ha posto l'accento sulla necessità indilazionabile di pervenire alla standardizzazione della por-t a por-t a e delle dimensioni dei veicoli induspor-triali.

Circa i problemi doganali e gli ostacoli al commercio intercomunitario, la Conferenza si è dichiarata d'accordo sul programma d'azione ratificato dal X X I I I Congresso della Camera di commercio internazionale svoltosi a Vienna nello scorso mese di aprile ed ha insistito sul-l'opportunità che i governi italiano e francese predispongano celermente le misure a t t e a superare le difficoltà di ordine amministrativo (non parità delle competenze e insufficiente con-cordanza delle ore di apertura degli uffici doga-nali, soppressione della riscossione dei diritti statistici e amministrativi non più dovuti) poste alla disciplina del regime del transito comuni-tario delle merci in vigore dal 1° gennaio 1970.

Con riferimento al settore delle comunica-zioni, la Conferenza ha deliberato di intensifi-care la positiva azione finora svolta, tendente ad accelerare o a promuovere la soluzione dei diversi problemi connessi alla viabilità ordi-naria, stradale e ferroviaria, ai trafori auto-stradali, alle navigazioni aerea e marittima, ai servizi postali e telegrafici.

Dopo aver invitato le amministrazioni inte-ressate ad evitare ogni ritardo nell'ultimazione delle autostrade in corso di approntamento, la Conferenza si è soffermata sulla mancata esecu-zione dei progetti di miglioramento o di co-struzione di strade turistico-panoramiehe tra i due versanti alpini, con specifico riguardo alle vie per i colli della Scala, dell'Agnello, Maurin e della Lombarda. H a poi richiamato l'attenzione delle autorità competenti sulla decisiva impor-tanza, per il progresso economico-sociale delle popolazioni di confine, dell'immediata realiz-zazione dei trafori alpini, auspicando in par-ticolare che l'amministrazione del Parco del Gran Paradiso conceda l'autorizzazione, in sin-tonia con quanto già f a t t o sul versante fran-cese, a procedere ai lavori di studio per il traforo della Galisia. Quanto al Fréjus, preso a t t o che il governo francese lo ha inserito nel VI Piano e che il Comitato italiano dei ministri per la programmazione economica è pervenuto recentemente alla sua approvazione, constatato inoltre che sono già j^ronti il progetto (a livello esecutivo) ed i finanziamenti, ha formulato voti per un pronto avvio dei lavori.

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l'iscri-zinne nei rispettivi piani nazionali di una galle-ria per il Monginevro, in considerazione del vantaggio che essa presenterebbe di poter avva-lersi per il proprio flusso di traffico dell'auto-strada delle Gallie, già programmata a servizio del Fréjus. Per quanto concerne le relazioni con la Provenza orientale e la Costa Azzurra la Conferenza, ribadendo la propria convinzione delle complementarietà di tutte le traversate alpine, non ha mancato di sottolineare il proprio disappunto per il mancato inserimento nei citati Piani nazionali del progetto di costru-zione del traforo del Ciriegia e del raddoppio della galleria sotto il Colle di Tenda.

In tema di comunicazioni ferroviarie le due delegazioni si sono trovate d'accordo sull'elimi-nazione di ogni remora al ripristino della linea Cuneo-Limone-Breil-Ventimiglia- Nizza, all'inizio dei lavori del nuovo smistamento torinese di Orbassano e all'adozione dei più moderni dispo-sitivi di sicurezza su t u t t a la linea del Fréjus.

Per i collegamenti marittimi è stato fatto invito al governo francese di migliorare le rela-zioni tra la Francia continentale e la Corsica ed alle competenti autorità italiane di adeguare il porto di Porto Torres alle esigenze della note-vole espansione del traffico.

Circa le comunicazioni aeree, obiettivo prin-cipale è stato quello di sollecitare il supera-mento delle difficoltà burocratiche connesse alla concessione delle linee Milano-Genova-Bastia-Olbia e Cagliari-Milano-Genova-Bastia-Olbia-Roma alla società Ali-sarda e di operare per l'eliminazione degli osta-coli che ancora si frappongono all'incremento dei voli tra la Francia continentale e la Corsica.

Nel campo delle comunicazioni postali si è denunciata l'esistenza di un certo disservizio, nella zona delle due circoscrizioni, nell'avvio e nelle consegne della corrispondenza e dei pac-chi. Relativamente ai problemi economici gene-rali i temi di fondo sono stati gli aiuti all'eco-nomia montana, la costituzione di nuovi parchi nazionali (Ecrins e Mereantour) e l'ampliamento di quelli esistenti (Gran Paradiso e Vanoise).

Il dibattito sul turismo è caduto sulla vali-dità della carta verde di assicurazione automo-bilistica: in attesa della conclusione dei lavori comunitari in merito alla sua definitiva sop-pressione, si è richiesto che ne sia sospeso il controllo alla frontiera.

Da ultimo si è f a t t o cenno alle questioni linguistiche e si è rinnovato il voto dell'Assem-blea plenaria del 1969 per l'utilizzazione del francese come lingua veicolare del Mercato Co-mune. Per una migliore integrazione socio-cultu-rale delle due popolazioni di frontiera la Con-ferenza permanente ha infine invitato le au-torità competenti a promuovere nei

rispet-tivi territori la conoscenza e la pratica delle due lingue.

Questi gli argomenti affrontati e dibattuti nel corso dei lavori di quest'anno, nel quadro di quella che potremmo definire una proble-matica di ordinaria amministrazione. Ma sulla base di quanto già maturato nelle precedenti sessioni di Stresa (1968), Nizza (1969) e Biella (1970), l'Assemblea di Grenoble ha preso defi-nitiva coscienza delle necessità di ampliare gli orizzonti del proprio campo di azione e, sor-retta dalla certezza di aver ojierato secondo principi validi, si è determinata ad intensi-ficare ulteriormente l'attività nell'interesse co-mune. H a perciò deciso di serrare i vincoli che uniscono le zone di frontiera mediante un rilancio delle relazioni e degli accordi tra i due Paesi. T u t t o questo nello spirito del Trat-tato di Roma che nel « graduale ravvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri » e nelle « più strette relazioni tra gli Stati » ha riposto, come si deduce dall'art. 2, il buon esito dell'integrazione europea.

In effetti ora che il discorso europeo è per buona jiarte realtà e che l'ingresso nella CEE dell'Inghilterra e di altri paesi nordici viene a dare consistenza al disegno di un grande polo economico inserito tra quelli sovietico ed ameri-cano, sarebbe anacronistico continuare a trat-tare le questioni di frontiera come fatti di n a t u r a squisitamente bilaterale. A maggior ragione nel caso della Francia e dell'Italia i cui territori di confine, più ancora che per altre regioni d'Europa, presentano singolari carat-teri di affinità, che ne fanno un tipico esempio di regione economica, cosi come è stato indi-viduato dalle più moderne teorie della localiz-zazione produttiva. Simili infatti risultano non solo la configurazione geo-morfologica del ter-reno e le linee del paesaggio, i tratti etnico-so-ciali e le vicende demografiche, ma anche la s t r u t t u r a delle attività produttive.

È evidente che per ottenere uno sviluppo d u r a t u r o ed equilibrato si richiede la messa in opera di un comune indirizzo di politiche e di provvedimenti. La Conferenza si è accorta tem-pestivamente di questa esigenza e si è dedicata con prontezza allo studio dei temi di maggior rilievo e di più scottante attualità.

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l'esi-stenza sia di un'armonia di fondo in merito alle opzioni principali sia di accordi di massima sulle procedure e sulle metodologie da adottare per pervenire all'individuazione dei progetti specifici aventi carattere operativo.

La necessità di questa convergenza di ve-dute, capace di garantire un'azione pianifica-toria coerente e razionale, traspare chiaramente dalla lettera del già citato art. 2 del T r a t t a t o della CEE che qui di seguito riportiamo: «la Comunità ha il compito di promuovere, mediante l'instaurazione di un Mercato Comune e il gra-duale ravvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri, uno sviluppo armonioso delle attività economiche nell'insieme della Co-munità, un'espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un miglioramento sem-pre più rajfido del tenore di vita e più strette relazioni tra gli stati che ad essa partecipano ».

Da queste direttive risulta chiaro che la CEE si preoccupa dello sviluppo economico di t u t t i i paesi che ne fanno parte. Non deve essere però una crescita qualsiasi, ma un processo equi-librato ed equiequi-libratore, poiché pericolosi effetti negativi deriverebbero allo stesso sviluppo glo-bale delle comunità qualora l'espansione dei sin-goli Paesi non investisse t u t t i i settori e t u t t e le regioni, o danneggiasse l'economia di altri par-tners, o soltanto ne rallentasse il saggio d'au-mento. Sussistono pertanto i presupposti affin-ché la programmazione non si arresti ai confini nazionali ma si estenda a t u t t a la Comunità. Certo la realizzazione di tale obiettivo esi-gerà sforzi notevoli e non potrà che essere graduale. I primi passi verso la progressiva in-tegrazione potrebbero consistere proprio nella messa a punto di piani relativi ad aree fronta-liere, specie per quelle configurabili come vere e proprie « regioni », per la presenza di un rile-vante numero di connotati comuni. Con speci-fico riguardo alla Francia e all'Italia, la strada giusta è già stata tracciata dalla Conferenza permanente e rimane solo da impegnarsi a per-correrla fino in fondo senza incertezze.

Un'altra esigenza rispetto a cui la Conferenza può giocare un ruolo determinante è quella del-l'assetto territoriale o, meglio, del riassetto terri-toriale inteso nel senso della migliore organizza-zione del rapporto uomo-ambiente. I temi da af-frontare con assoluta priorità sono quelli dell'abi-tazione e dello sviluppo urbano, dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria, della conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale, del tempo libero e più, in generale, della carenza di infra-s t r u t t u r e per il infra-soddiinfra-sfacimento dei biinfra-sogni infra-sociali.

È chiaro che la soluzione dei problemi rela-tivi non può avvenire al di fuori di una poli-tica di interventi territoriali ed è altresì

evi-dente che una simile azione razionalizzatriee del vivere civile, perché dia risultati concreti, deve svolgersi almeno a livello regionale. Viene cosi confermata l'importanza della regione — co-munque essa venga intesa —• quale luogo di organici rapporti sociali ed economici, che l'uomo cerca di modificare per creare le con-dizioni ottimali per l'elevazione del proprio benessere spirituale e materiale.

La regione di frontiera delle Alpi occidentali offre indubbiamente spazio e occasioni ad inter-venti di politica ecologica integrata ed è oltre-modo significativo constatare come fin dal 1968 la Conferenza permanente abbia dato vita ad un'apposita « Commissione per l'assetto terri-toriale », con il compito di studiare i possibili effetti sull'area di confine di certe misure di sostegno adottate nei due Paesi e di formulare proposte comuni agli organi deputati all'elabo-razione dei piani regionali.

Ultimo punto di rilievo, collegato a quelli sopra accennati, è quello dell'adeguamento delle vie di comunicazione al moltiplicarsi degli scambi intercomunitari. Ad esso la Conferenza ha accordato il proprio interessamento sin dalla sua costituzione e intende agire in futuro con ancor maggiore intensità nella consape-volezza che la viabilità è, senza ombra di dub-bio, da situare tra i settori « sensibili » dell'eco-nomia alpina. Le Alpi non devono essere un ostacolo al movimento delle merci e delle per-sone e t a n t o meno devono servire da « alibi » per l'esclusione della zona mediterranea dal novero o dalla connessione con le aree forti del continente. La r o t t u r a di ogni isolamento diventa un'esigenza vitale per il pieno dispie-garsi delle capacità produttive della regione franco-italiana e per una loro più profonda ed effettiva integrazione. A ciò mira la realizza-zione dei trafori del Fréjus, di Ciliegia e del Colle della Croce. Il jjrimo, assicurando il colle-gamento t r a la pianura p a d a n a e l'asse roda-niano lungo la direttrice del quarantacinque-simo parallelo, consente l'inserimento della re-gione alpina nelle aree del Mercato Comune. Non minore significato, a questo effetto, riveste il per-fezionamento degli altri due progetti. Per questo la Conferenza ha deliberato di adoperarsi con ogni mezzo per il rilancio della politica dei tra-fori in genere e di quelli menzionati in specie.

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L'economia alpina

e le sue virtualità di espansione

Giancarlo Biraghi

Bisogna riconoscere che la regione, intesa, come livello di governo intermedio tra lo Stato da una parte e i comuni e le province dall'altra, è andata suscitando in Europa motivi con-creti di interesse e qualche speranza. Vi ha contribuito in parte la vicenda istituzionale italiana, con la definitiva attuazione di un or-dinamento previsto un quarto di secolo fa dalla Costituzione repubblicana. Vi ha contri-buito forse di più l'esperienza programmatoria francese e gli accesi dibattiti suscitati in occa-sione del referendum dell'aprile 1969. D'altro canto c'è la positiva testimonianza germanica, ampiamente collaudata, dei Lànder.

Tutto questo ha fatto maturare la convin-zione che le comunità moderne non possano ritenersi efficacemente o soddisfacentemente or-ganizzate sulla base dei tradizionali termini amministrativi. Si va facendo strada la persua-sione che solo un tipo di organizzazione territo-riale più robusta del comune e della, provincia e ad un tempo più aderente alle condizioni reali di vita dei cittadini di quanto non sia lo Stato, sia. l'unica possibilità offerta per un ordinamento più moderno delle istituzioni civili.

Anche la CEE ha sentito la suggestione

della dimensione regionale, allorché ha cercato di dare in qualche modo l'avvio ad uno schema di politica regionale e ad una specie di confronto diretto Comunità-regioni, da cui è venuto addi-rittura lo spunto per parlare di un'« Europa delle regioni ».

In una proposta di decisione presentata dalla Commissione al Consiglio dei ministri della Comunità economica europea nell'ottobre 1969, si legge che malgrado « dodici anni di sviluppo del Mercato Comune, non si avverte ancora nessun sensibile riavvicinamento delle strutture delle varie economie regionali ». Si rileva in particolare che le regioni in ritardo di sviluppo, corrispondenti alle regioni ad atti-vità essenzialmente agricola, rappresentano la metà della superficie della Comunità economica europea ed oltre un quarto della sua popola-zione; che le frontiere politiche all'interno del Mercato Comune impediscono lo sviluppo coor-dinato di regioni aventi le stesse caratteristiche economiche; che le regioni situate lungo le frontiere dei Paesi a commercio di stato costi-tuiscono ancora un problema particolare, poiché sono state interrotte relazioni economiche tra-dizionali.

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Se ne deduce che l'instaurazione del Mercato Comune ed il graduale riavvicinamento delle politiche, obiettivi previsti dai t r a t t a t i di Roma, non possono essere realmente conseguiti senza un'adeguata trasformazione di quelle strutture regionali alle quali detti obiettivi si applicano. Alla luce di queste considerazioni, si riven-dica il diritto della Comunità di porre l'accento sull'urgenza delle misure da prendere in talune regioni e sulla necessità di elaborare, completare ed attuare specifici piani di sviluppo. E poiché ogni azione in favore dello sviluppo regionale comporta disponibilità di cospicui mezzi finan-ziari, si richiede di poter valutare anzitutto il quadro finanziario, risultante dagli stanziamenti di bilancio degli Stati membri per le azioni di politica regionale. Si consiglia infine di pro-muovere una migliore informazione degli inve-stitori pubblici, in grado di partecipare allo sviluppo regionale.

Si è visto che la proposta di decisione sopra ricordata fa specifico riferimento alle regioni di frontiera e alle loro caratteristiche peculiari, che in taluni casi sono di omogeneità ed in altri di complementarità nell'ambito di pro-fonde differenzazioni. Alle regioni di frontiera appunto è stato dedicato un interessante con-vegno, promosso a fine 1969 dall'Institut d'étu-des européennes della Università libera di Bru-xelles. Esso è risultato significativo sia per la vasta partecipazione di rappresentanti di pra-ticamente t u t t e le regioni di frontiera europee, sia perché ha contribuito in maniera forse riso-lutiva al superamento di un concetto di regione ancorata esclusivamente al contesto nazionale e all'esplicito riconoscimento di regioni per cosi dire di tipo internazionale o metanazionale, do-tate di configurazione loro propria, per lo più integrata, dal punto di vista della dinamica demografica e produttiva.

Si è distinto giustamente fra regioni di fron-tiera in espansione e regioni di fronfron-tiera carat-terizzate da problemi di crescita, ciò che ha permesso di sottolineare il rilevante peso di queste ultime nel quadro d'insieme comuni-tario. Si è osservato che nella maggioranza dei casi le regioni di frontiera, dell'uno e dell'altro versante nazionale, presentano caratteristiche analoghe anche se in qualche caso appaiono non trascurabili differenze, sia per ciò che riguarda i tassi di crescita sia per le linee di espansione. Il concetto di regione di frontiera intesa in senso organico ha costituito la convinzione di fondo della politica di riavvicinamento prima e poi di cooperazione condotta in E u r o p a dalle Camere di commercio dei diversi Paesi, dalla fine della guerra in avanti, che nel corso di un venticinquennio ha dato vita a t u t t a una

serie di « Conferenze permanenti », progressiva-mente più attive ed impegnate.

Per riconoscimento pressoché unanime si attribuisce a quella delle Camere di commercio italiane e francesi di frontiera, nata a Parigi nell'autunno del 1951 come semplice « Commis-sione permanente », una specie di diritto di primogenitura per aver rappresentato, nella Europa ancora dilacerata dallo sconvolgimento delle armi, il segno di una ritrovata comunità di interessi e di idee.

Non è mio intendimento ricordare qui le vicende di venti anni di feconda, anche se non sempre facile, cooperazione fra le Camere di commercio italiane e francesi della regione alpina, compito assunto con ben maggior au-torità dal Presidente della Camera di com-mercio di Torino e Presidente della delegazione italiana alla Conferenza permanente nello scritto di apertura di questa rivista. Vorrei soltanto sottolineare che la varietà e la natura dei tèmi t r a t t a t i e del lavoro compiuto ben meritavano che, alla scadenza di q u a t t r o lustri dalla sua istituzione, la Conferenza si proponesse uno specifico ripensamento dei problemi economici e sociali dell'area di competenza.

A questa esigenza ha cercato di soddisfare il « Colloquio franco-italiano sull'assetto del ter-ritorio alpino » che si è svolto a Grenoble il 2 ottobre 1971 presso l'Istituto di geografia alpina e del quale si vuole qui ripercorrere, per grandi linee, lo svolgimento.

* * *

I lavori del convegno sono stati articolati su tre temi di base ed una conclusione. Essi riguardavano:

a) il ruolo e gli strumenti dei poteri pub-blici o semipubpub-blici e dell'iniziativa privata nell'organizzazione del territorio;

b) gli incentivi ed i vincoli in materia di localizzazione industriali nell'area alpina;

c) gli incentivi ed i vincoli nella promo-zione di insediamenti turistici nelle Alpi.

II primo tema è stato sviluppato per parte francese dal prof. Jean-Claude Dischamps, pre-sidente dell'Università di Nizza, e per l'Italia dal dr. Giuseppe Chiesa, presidente della Ca-mera di commercio di Cuneo.

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L'organizzazione del territorio, ha premesso il relatore, non può limitarsi ad assicurare lo sviluppo economico e sociale più armonioso

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lo minacciano per il fatto stesso della crescita economica e dell'urbanizzazione, e la sua valo-rizzazione nell'interesse della collettività na-zionale e regionale. Purtroppo il quadro natu-rale è stato per molto tempo considerato dai mo-delli di sviluppo come una variabile esogena, di cui si potevano trascurare le modificazioni.

La politica di riassetto del territorio condi-ziona la sopravvivenza delle società future, ma interessa anche l'attuale. Il progresso econo-mico e sociale suscita in effetti delle tossine le cui conseguenze si rivelano sempre più minac-ciose. E vero che si può far ricorso ad un arse-nale di mezzi di intervento abbastanza rodati nel corso degli ultimi tre lustri, ma occorre che siano ripensati e rinforzati. Si prevede che nei prossimi vent'anni la Francia dovrà far fronte ad una crescita delle città ancora più forte di quella verificatasi dopo il 1952. Nel 1990 gli abitanti delle città rappresenteranno più dei quattro quinti della popolazione. Lo sviluppo più rapido avverrà probabilmente nelle città medie dell'ordine dei 100 mila abitanti: le me-tropoli di equilibrio dovrebbero ingrossarsi più rapidamente della stessa regione parigina.

La politica di assetto del territorio dovrà dunque determinare una « geografia volonta-ria » articolata su tre ordini di intervento, di importanza diversa:

a) azioni di sostegno allo sviluppo regio-nale interessanti direttamente le imprese;

b) controllo degli investimenti;

e) iniziative dirette da parte degli enti pub-blici, intese a rimodellare l'ambiente e a pro-muovere innovazioni amministrative e tecniche.

Secondo il Dischamps, qualsiasi politica del territorio deve avere come obiettivo fondamen-tale di fornire a ciascuna regione volume e ca-ratteristiche di occupazione corrispondenti ai bisogni degli abitanti, anche se un minimo di fluidità migratoria va considerato indispensa-bile. Appartiene alla responsabilità dei pubblici poteri di concertare quindi con i privati una politica di distribuzione degli investimenti, creatori di occasioni di lavoro, tale da assicu-rare ad ogni regione un ventaglio di scelte sufficientemente aperto, affinché i lavoratori possano godere della libertà di opzione impli-cita nella filosofia di un sistema di organizza-zione decentralizzato. Bisogna dunque che i vari organi di governo si propongano gli obiet-tivi specifici seguenti:

1) controllare le localizzazioni dei nuovi fattori produttivi di beni o di servizi pubblici in funzione dei costi comparati di installazione e di esercizio e del deficit corrispondente di posti di lavoro constatati o previsti nelle diverse

regioni, valutandoli in termini quantitativi e qualitativi;

2) orientare i nuovi investimenti pubblici in infrastrutture in rapporto ai ritardi ed alle ca-renze di cui soffrono le regioni meno dotate, a cau-sa della pascau-sata politica dell'operatore pubblico;

3) favorire le costruzioni residenziali e industriali nei centri suscettibili di svolgere un ruolo di metropoli regionali di equilibrio;

4) assicurare la partecipazione di tutti gli organismi produttivi, pubblici e privati, alla copertura delle spese di attrezzatura e di funzio-namento delle zone urbanizzate, per eliminare il fenomeno di una implicita forma di svalutazione dei rispettivi costi di produzione, a detrimento di una corretta concorrenza nei confronti delle imprese situate in zone meno favorite;

5) incitare le imprese private a installare i nuovi impianti nelle aree caratterizzate da basso reddito e insufficienza di posti di lavoro, ove non ostino condizioni naturali proibitive per la redditività del capitale impiegato;

6) praticare una politica sistematica di costituzione di riserve fondiarie per fronteg-giare i bisogni futuri di crescita delle zone più dinamiche;

7) penalizzare o addirittura interdire i fattori di degradazione dell'ambiente;

8) salvaguardare gli spazi indispensabili ad un equilibrio durevole della biosfera;

9) far prevalere una concezione dello svi-luppo socio-economico che superi l'ottica razio-nalistica di un incremento puramente quantita-tivo degli indicatori del livello di vita e si ag-ganci ad una interpretazione prevalentemente qualitativa delle interdipendenze sociali.

Se la relazione Dischamps ha costituito quasi una «summa» delle motivazioni che im-pongono una politica del territorio e un tracciato delle linee fondamentali che questa deve se-guire, l'esposizione del partner italiano, dr. Chie-sa, ha voluto essere una rassegna dei principali settori e strumenti attraverso i quali tale poli-tica lia operato in Italia nel passato, in forma peraltro abbastanza scoordinata, e quali sono le possibilità concrete per il futuro.

Il relatore ha rilevato, con riferimento spe-cifico alle zone montane, che a seguito dell'at-tuazione della regione e dell'istituzione delle comunità montane, la gerarchia degli enti am-ministrativi aventi competenza sul territorio risulta cosi gerarchizzata: Comune - Comunità m o n t a n a Provincia e Camere di commercio -Regione - Stato.

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demandata la parte più significativa e impe-gnativa del programma di assetto territoriale e le speranze che si appuntano su questo nuovo istituto, anche se non si sottovalutano le gravi difficoltà di avvio, appaiono notevoli.

Si possono distinguere le funzioni di inter-vento sul territorio in due grandi campi, di indole infrastrutturale il primo e di natura direttamente produttiva il secondo. Nel primo caso sono considerati i provvedimenti rela-tivi alla conservazione dell'ambiente naturale, nelle sue molteplici componenti quali la tutela delle acque, la sistemazione dei corsi d'acqua, la difesa delle foreste e del paesaggio. Vengono quindi in luce le infrastrutture in senso stretto, attinenti cioè alle cosiddette opere pubbliche di prima necessità sociale, come strade, acquedotti, fognature, cimiteri, ospedali, istituti di deten-zione, reti di distribuzione dell'energia elet-trica, ecc. Seguono le misure connesse all'orga-nizzazione sociale del territorio e a questo fine si dà particolare rilievo ai problemi posti dalla scuola, dalla sanità e dai servizi sociali complementari per la popolazione.

Nel campo più propriamente e immediata-mente economico, la relazione Chiesa ha pas-sato in rivista le norme e le provvidenze pre-viste dalle leggi speciali in ordine allo sviluppo turistico, alla valorizzazione della produzione agricola, al sostegno dell'artigianato di servizio e specializzato, allo sviluppo dell'industrializ-zazione minore e delle attività terziarie.

Di particolare attualità sono apparse infine le osservazioni relative al ruolo che già in pas-sato hanno svolto e alle possibilità che si aprono in Italia per le Camere di commercio che, in quanto enti pubblici amministrati delle diverse categorie economiche, di cui espri-mono l'interesse generale, sembrano special-mente a d a t t e a svolgere un'azione proficua ai fini dell'assetto del territorio, ove si tenga nel giusto conto l'esigenza di un leale coordina-mento delle finalità del potere pubblico con l'in-dispensabile sfera di autonomia dell'iniziativa privata.

* * *

I profondi e lunghi studi condotti dall'Isti-t u dall'Isti-t o di geografia alpina di Grenoble hanno messo chiaramente in luce che la regione alpina, al di qua e al di là dello spartiacque, ha due chances fondamentali: lo sviluppo di un'indu-stria di qualità e l'utilizzazione a scopo turistico ed in genere di fruizione del tempo libero.

Sulle condizioni ed i requisiti oggi necessari per l'installazione di unità operative industriali, si sono ascoltate al colloquio di Grenoble le esposizioni del prof. Sergio Ricossa

dell'Uni-versità di Torino e di M. Henri Reboud, diret-tore della « Société d'aménagement du dépar-tement de l'Isère ». Sul terreno dell'industrializ-zazione i due relatori, italiano e francese, si sono scambiati in certo modo le parti rispetto alle posizioni assunte da coloro che avevano t r a t t a t o il tema delle politiche di territorio. Ottica generale il Ricossa, riferimenti alla più recente esperienza francese il Reboud.

Il rapporto Ricossa ha delineato i criteri che fanno di una localizzazione industriale una scelta razionale o no. H a sottolineato che nonostante l'invenzione di nuove tecniche, come la programmazione lineare, il P E R T , e la ricerca

operativa in genere, la scelta degli insedia-menti continua oggi in molti casi ad essere motivata da un numero troppo limitato o troppo poco significativo di elementi infor-mativi. Egli ha pertanto abbozzato una specie di tavola di classificazione delle informazioni che sarebbero teoricamente necessarie per una loca-lizzazione razionale di attività economiche. Questa tavola a doppia entrata reca sulla colonna madre l'indicazione dei fattori strate-gici decisionali: terreni industriali, beni capitali tradotti in impianti, lavoro, energia, materie prime e semilavorati, trasporti merci, mercati di vendita, amministrazione generale; nella te-stata si leggono i vari aspetti secondo cui cia-scuno di questi fattori chiede di essere consi-derato: economici, infrastrutturali, pubblici, socio-politici.

È ovvio che un lavoro immane di raccolta e di aggiornamento di dati come questo implica il concorso di parecchi specialisti (economisti, tecnici, giuristi, urbanisti, sociologi, ecc.) e non avrebbe senso se non fosse organizzato in modo da servire diversi utenti. D'altra parte è evi-dente che ove fosse disponibile ed accessibile in modo semplice e rapido presso un apposito « centro » una parte, anche se non la totalità, delle informazioni menzionate, gli utenti non mancherebbero davvero.

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Questo compito non facile richiede uno sforzo comune, privato e pubblico, soprattutto per la raccolta di un adeguato sistema di infor-mazioni, ma richiede anche un mutamento psicologico, in parte già avvenuto ma incom-pleto, nel modo di considerare lo spazio e di organizzare la vita nel territorio.

Il rapporto Reboud — impostato come s'è detto sotto un'ottica eminentemente ope-rativa — ha inteso rendere conto di alcuni tratti caratteristici dell'esperienza francese, in materia specialmente di zone industriali. Os-serva che nel corso del passato quindicennio la crescita oltremodo rapida degli agglomerati umani ha determinato la necessità di piani di urbanizzazione nei quali viene fissata la voca-zione di ciascun settore dell'area di insedia-mento in vista di uno sviluppo armonico. Le zone riservate all'industria vengono scelte su terreno pianeggiante, ben inserite nelle reti di comunicazione, sufficientemente vicine alle zone residenziali per evitare grossi spostamenti di manodopera, ma abbastanza distanti per evi-tare l'assedio dei rumori, dei fumi e degli odori.

Questa necessità di raggruppamento è ormai cosi sentita da indurre gli stessi industriali a cercare normalmente aree già del t u t t o attrez-zate, piuttosto che intraprendere singole pra-tiche di acquisizione e di a d a t t a m e n t o . Il raggrupj:>amento permette la complementarità t r a attività diverse e la realizzazione di servizi comuni quali ristoranti aziendali, servizi sociali, trasporti in comune, ecc. In poche parole la « zona industriale » è diventata un «outil d'amé-nagement spécialisé », a servizio delle iniziative del settore secondario.

Secondo il Reboud il termine «zona industria-le » copre però realtà assai differenti, che vanno dalla piccola zona t u t t a di lavorazioni «leggere », jìrossime alle aree abitate di cui occupano una parte della popolazione attiva, fino alla grossa zona che raccoglie le industrie dette « pesanti »: metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, ecc.

In base alle più recenti regolamentazioni le zone industriali stabilite dal ministero fran-cese dello « equipement », al pari di quelle residenziali e di quelle turistiche, sono « Zones d'aménagement concerté (ZAC) ». Ciò signifi-ca che t u t t e le amministrazioni devono accor-darsi preventivamente con le collettività locali per apprestare in partenza i mezzi adeguati allo sviluppo. Ogni progetto deve compor-tare quindi studi tecnici completi, che permet-tano di accertare con precisione i costi di realizzazione, e studi di mercato, che dimo-strino la redditività dell'insieme di appresta-menti. La creazione della ZAC ha per effetto di sopprimere la « taxe locale d'equipement »

e di sostituirla con la determinazione del costo reale dell'attrezzatura, da incorporarsi nei prezzi di cessione ai futuri utilizzatori. Si ha cosi la garanzia che la collettività non viene costretta a sopportare oneri aggiuntivi per la realizza-zione della zona.

Infine: un fatto interessante. Tutte le pro-cedure necessarie per lanciare e poi gestire una zona industriale — inserimento nel programma, redazione della documentazione tecnica, ri-chieste di mutui, acquisizioni fondiarie, effet-tuazione dei lavori, rivendita dei terreni attrez-zati — richiedono personale che in generale le comunità locali non possiedono. Per questo in Francia sono fiorite e prosperano organiz-zazioni specializzate come le « Sociétés d'equi-pement », società di economia mista general-mente dipartimentali, nelle quali gli enti pub-blici hanno una presenza maggioritaria. La più parte di tali società è amministrata dalla «So-ciété centrale d'équipement du territoire ( S C E T ) »,

filiale della « Caisse des dépòts ».

La relazione Reboud si è conclusa con una circostanziata nota relativa alla diffusione delle attività industriali nella zona delle Alpi fran-cesi e italiane, condotta sulla base degli accu-rati studi dell'Istituto di geografia alpina.

T u t t o sommato, da quanto s'è notato, il problema dell'industria nella regione alpina non può essere considerato da un punto di vista solamente locale, a rischio di diventare un falso problema, come ha osservato il Ricossa.

I n f u t u r o con il progresso dei trasporti, delle comunicazioni, dei redditi e della mentalità della gente nei confronti dello spazio, l'inte-grazione dei luoghi di residenza, di lavoro e di fruizione del tempo libero sarà possibile in uno spazio di parecchie decine e magari cen-tinaia di chilometri quadrati. In Europa aree del genere includono necessariamente pianure, colline, montagne. Da questo punto di vista il « colloquio » di Grenoble ha avuto il merito di prospettare la promozione delle iniziative turistiche non a livello microspaziale, ma come esigenza di organico sviluppo delle forme inte-grate di vivere delle grandi collettività umane.

Si comprende allora come il relatore fran-cese sul turismo, H e n r y Perrin, direttore della « Société d'aménagement de la Piagne », abbia potuto parlare di riduzione in a t t o dei vincoli economici e demografici che condizionano la espansione delle stazioni alpine di turismo. Egli si è riferito, in ispecie, agli aspetti seguenti:

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buona parte della popolazione rurale in popo-lazione urbana, dall'importanza assunta dal-l'immigrazione e dall'aumento del tempo libero, conseguente ai maggiori redditi personali ed in particolare alla pratica sempre più diffusa della concessione di una settimana di ferie pagate invernali;

b) dissociazione jjrogressiva fra turismo individuale, sempre più costoso, e turismo orga-nizzato, sempre joiù a buon mercato (il tu-rismo individuale lungi dal democratizzarsi di-venterà nel corso dei prossimi anni più aristo-cratico e di élite);

c) accrescimento della redditività degli impianti turistici, grazie ad una utilizzazione pluristagionale e ad una migliore commercia-lizzazione dei servizi.

La Francia, sottolinea il Perrin, ha saputo organizzare negli ultimi anni una s t r u t t u r a am-ministrativa tale da facilitare lo sviluppo turi-stico, che poggia essenzialmente su tre pilastri:

1) elaborazione di una politica di inter-venti, sfociata nell'elaborazione di un « pian neige », inserito nel VI Piano, che si propone di raddoppiare il ritmo degli investimenti in montagna e di allestire ben 150.000 nuovi posti-letto nelle stazioni invernali durante la validità del piano stesso;

2) avvio, a partire dal 1960, di un'orga-nica politica di parchi nazionali e regionali;

3) definizione di una politica di rinno-vamento rurale in montagna.

Ovviamente non mancano fattori limitazio-nali residui, connessi s o p r a t t u t t o al problema fon-damentale dell'accessibilità, ad un accentuato sottodimensionamento della rete di telecomuni-cazioni e infine, paradossalmente, ad un certo fenomeno di autodistruzione dell'ambiente, deri-vante dall'anarchica proliferazione delle resi-denze secondarie, dall'urbanizzazione di tipo li-neare, da una concentrazione turistica di massa e stagionale, tali da provocare un vero e proprio processo di distruzione del capitale turistico.

Le previsioni del relatore sono t u t t a v i a in prevalenza ottimistiche, in virtù di alcuni dati di f a t t o : potenzialità delle attrezzature, non ancora pienamente valorizzate; supporto di una regione dinamica, con una mentalità di tipo espansivo; possibilità di integrazione relativa-mente facile in un contesto europeo di più vasto respiro.

T u t t o questo a certe condizioni e cioè: pre-servazione del patrimonio naturale e valorizza-zione coerente e razionale degli spazi; parte-cipazione delle popolazioni interessate; convin-zione che non si può fare del turismo il solo perno di sviluppo.

Su questo ordine di idee, ma con visione più spiccatamente urbanistica, ha insistito il relatore italiano arch. Franco Prini.

Tracciata la storia « all'italiana » delle sta-zioni turistiche, egli vi ha riscontrato vari ele-menti negativi:

a) è mancata qualsiasi forma di program-mazione e politica del territorio, almeno sino all'entrata in vigore della cosiddetta « legge ponte » urbanistica;

b) gli impianti di risalita, collocati un po' dovunque da operatori privati, sono stati con-siderati fine a se stessi;

c) le costruzioni ricettive e residenziali sono sorte eminentemente allo scopo di appro-priarsi il più rapidamente possibile del plusva-lore delle aree;

d) le comunità valligiane sono rimaste pressoché estranee alle vere iniziative econo-miche.

Si impone dunque per il Prini l'avvio di un processo di razionalizzazione, che può verificarsi lungo due direttrici alternative:

— aree turistiche integrate, in cui vi è concentrazione di fattori naturali di attrazione e di iniziative tecniche;

— aree di sviluppo estensivo, nelle quali è necessario l'intervento coordinatore dell'ope-ratore pubblico per il raggiungimento, soprat-t u soprat-t soprat-t o in soprat-termini di infrassoprat-trusoprat-tsoprat-ture, della soglia turistica, oltre la quale si innesca l'interesse ad investire da parte dei privati.

Questo sviluppo sarà possibile a condizione che si avvii una politica delle stazioni alpine per comprensori, cosi da evitare il ripetersi di errori dovuti ad interventi settoriali e ristretti ad ambiti territoriali troppo minuscoli o non integrati. Il comprensorio è il salto di qualità che gli urbanisti reclamano come necessario dai programmatori, il solo capace di determinare una nuova via nelle attività turistiche alpine, s o p r a t t u t t o lungo il versante italiano.

Le indicazioni conclusive del Prini sono dunque le seguenti: lo sviluppo delle stazioni alpine va realizzato nel quadro di una politica di assetto territoriale; questa politica deve tradursi in piani comprensoriali integrati con quelli economici regionali; ogni intervento dovrà tenere nella dovuta considerazione le aspirazioni delle comunità valligiane; l'ambiente alpino è un bene di t u t t i e come tale deve essere salva-guardato.

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