Riflessioni di copertina
Riflessioni di copertina
Lo scorcio dipinto da Gianluca Di Pasquale ci immerge in un angolo di paradiso, raccolto e sereno. In un diradamento della foresta lussureggiante i nostri occhi sorprendono una donna solitaria e nuda nelle acque ferme di un lago, incon- sapevole dello sguardo altrui e abbandonata al piacere del bagno e della natura.
Il soggetto della bagnante – ritratta sola o più spesso in gruppo – attraversa la storia dell’arte occidentale tracciando un ampio arco stilistico che prende avvio con il recupero della mitologia greco-romana operato dai maestri rinascimentali e legato in particolare ai miti di Artemide e Atteone oppure di Diana al bagno circondata da ninfe e satiri. Il tema si reitera sostanzial- mente invariato nella teatralizzazione barocca delle medesime figure; riemerge in epoca neoclassica e simbolista (per esem- pio nel popolato universo femminile di Ingres e di Puvis de Chavannes) per giungere, attraverso il setaccio realista che lo
“secolarizza” e depura di ogni residuo mitologico, direttamente alla rottura compiuta da Manet nel Déjeuner sur l’herbe (1862- 63) e alla svolta impressionista, che avrà il suo apice in Renoir e nel ciclo delle bagnanti di Cézanne, i quali, insieme ai proto- espressionisti tedeschi di Die Brücke (in particolare Karl Schmidt-Rottluff e Ernst Ludwig Kirchner), consegneranno il tema, completamente stravolto, alle avanguardie storiche no- vecentesche.
Come nel celebre dipinto di Manet, anche qui la figura fem- minile, inserita in una scena bucolica secondo il canone clas- sico, sembra preoccuparsi poco o per nulla del proprio aspetto e del decoro. Ciò conferisce alla scena una pacata tensione erotica, una sensualità lieve e naif, la stessa che pro- viamo di fronte alle opere di un altro grande pittore francese – malgrado il disprezzo con cui fu accolto il suo lavoro di au- todidatta – con il quale Di Pasquale sembra duettare aperta- mente e mostrare esplicite affinità: Henri Rousseau (1844-1910). I tableaux de jungle d’inizio Novecento, che hanno reso indimenticabile “il Doganiere” , entrano in profonda risonanza con questa serie di esotici paesaggi a olio: la deli- cata precisione disegnativa delle differenti specie botaniche, l’estrema eleganza della composizione (immaginaria, verrebbe da sospettare), l’elemento fiabesco stemperato in un eroti- smo avvolgente come l’atmosfera caldo-umida della giungla, annullano infatti la distanza tutta temporale tra i due artisti.
C’è inoltre un aspetto imponderabile, benché inconfondibile, nell’esotismo della flora e del color rosa pesca del cielo al tra- monto, che ci induce a definire la quinta scenica predisposta da Di Pasquale più come “giungla” che come semplice
“bosco”, anche se l’artista riesce a dileguare il tipico senso di inquietudine (non del tutto assente nelle tele di Rousseau) nor- malmente associato all’intrico opprimente e soverchiante di alberi e cespugli, rami e foglie. Manca insomma quell’idea di caos, confusione, spietatezza perfettamente evocata e de- scritta, nel primo decennio del XX secolo, da Joseph Conrad in Cuore di tenebra (1902) oppure da Upton Sinclair, con in- tenti esplicitamente metaforici, nel romanzo La giungla (1906).
Pur evitando eccessi d’ingenuità, Di Pasquale ci presenta una natura benigna e accogliente, dove la vegetazione, ordinata e luminosa, funge da idilliaco palcoscenico pubblico per i gesti privati dell’ignara attrice senza veli.
Nel combinare fascino femminile e amenità paesaggistiche secondo un modello tradizionale, Di Pasquale sembra striz- zare l’occhio, in eclatante controtendenza, a un codice cultu- rale inesorabilmente sorpassato, tipico dell’età vittoriana, quando la generale pruderie era accompagnata da una mor- bosa volontà di “spiare”, di penetrare nel continente ancora misterioso dell’altrui sfera inconscia e sessuale (una volontà di cui la psicoanalisi freudiana, comparsa proprio in quegli anni, è compiuto paradigma). Oggi invece, al suo acme, la logica della sovraesposizione mediatica che regge la civiltà dello spettacolo subisce una torsione radicale: attraverso l’univer- sale condivisione e ostentazione consentita e stimolata dai social network è l’intimità dei singoli a invadere la sfera pub- blica. Tutt’altro che reazionaria, la riservata bagnante di Di Pa- squale incarna quindi, paradossalmente, un elemento di resistenza al diffuso affanno esibizionistico, perché ormai «fare le cose in segreto», come già denunciava con visionaria lun- gimiranza Aldous Huxley nel suo romanzo più celebre (Brave New World, 1932), «equivale, in pratica, a non far nulla».
Veronica Liotti
Gianluca Di Pasquale, Bagnante,
2013-2014, olio su canvas, cm 150 × 100, Courtesy Galleria Monica De Cardenas, Milano/Zuoz, Foto di Andrea Rossetti
Gianluca Di Pasquale è nato a Roma nel 1971, vive e lavora a Milano. È rappresentato dalla galleria Monica De Cardenas con sede a Milano e a Zuoz (Svizzera). Il prossimo 4 giugno inaugura presso lo spazio milanese la sua quinta mostra per- sonale dal 2005. Nel 2009 è stato tra gli artisti italiani sele- zionati da Angelo Mosca per Prague Biennale 4. Le sue opere sono inoltre state esposte nelle maggiori fiere interna- zionali di arte contemporanea come The Armory Show-New York, Art Basel, FIAC-Parigi e Arte Fiera Bologna, e sono in- cluse in importanti collezioni come Unicredit e UBS.
Oltre alle già citate personali presso la galleria Monica De Cardenas ricordiamo anche: Galerie Binz&Krämer, Colonia (2005); Distanza di sicurezza, Galleria Verbo Essere, Ber- gamo (2003); Souvenir, a cura di Emanuela Nobile Mino, Roma (2003); In-out, Tatra Soft Gallery, Bratislava (1999).
Mentre tra le più recenti collettive: La Logica del Tornasole, CARS, Omegna (2013); “Visible/Invisible”: A deep breath inside our mind and our sight, from “Noumeno” to “Feno- meno”, Italian Expo Pavillion, Shanghai (2012); Travelogue, Art Incubator, Fondazione Capri (2012); Appunti di pittura, MARCA, Catanzaro (2011); A world within the world - Un mondo dentro il mondo, a cura di Julia Trolp, Fieramilano- city, Milano (2010); On Paper, Galleria Monica De Carde- nas, Zuoz (2009); KTF, Gallery the Orange, Seoul; ICI, Galleria Otto Zoo, Milano (2008); Wintersport, Kunstforum Montafon, Austria (2007); Architecture and Landscape, The Flat a Villa Noris, Villafontana di Bovolone, Verona (2006);
Jeux Divers, Museum Géo-Charles, Echirolles (2006).