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Riflessioni di copertina

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Academic year: 2021

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Riflessioni di copertina

Riflessioni di copertina

Ci sono luoghi in cui l’oscurità non cala soltanto: incombe.

E proprio questo li rende luoghi metaforici per eccellenza.

L’Africa, protagonista di una serie di tele che Vera Portatadino ha dipinto dopo un viaggio in Tanzania, è uno di tali luoghi, se come afferma la stessa artista: «Nella natura più che nella di- sparità sociale emerge la contraddizione». Il concetto d’in- combenza della notte, con le proiezioni a essa usualmente correlate (paura, ferinità, disorientamento e somma preca- rietà), ci sembra quindi una possibile chiave di lettura del suo lavoro. Una Notte che si emancipa tuttavia da ogni attributo temporale, per diventare principio, presenza allusa. Ne sono veicolo, in molte sue opere, sia bestie sia volti umani che, nel- l’immaginario securizzato dell’osservatore urbano, sconfinano nel dominio dell’animalità selvaggia.

Nell’immagine in copertina la notte è rappresentata da una pennellata compatta che pende dall’alto come un sipario in- castrato, una forma geometrica solida, in netto contrasto con le forme delicate e fragili nella parte inferiore del quadro: uno scampolo di paesaggio africano realizzato in punta di pen- nello, con tocchi leggeri e luminosi. Qui il colore a olio è diluito tanto da sembrare acquerello, e tutto è connotato da fre- schezza e spontaneità. Se è vero, come scrive Thomas Bern - hard in Perturbamento (1967), che «la tenebra dipende totalmente dall’elemento geometrico», se dunque il buio sca- turisce da un rigoroso ordine del male, l’antigeometrismo della luce, del colore, dell’improvvisazione nonché delle figure diurne, sinuose ancorché composte, ne rappresenta qui il lo- gico contraltare.

L’artista tuttavia, mediante semplici quanto efficaci escamo- tage tecnici di sensibilità vagamente taoista (un accenno nero sul piumaggio delle cicogne e una nota di colore, una sorta di arcobaleno rovesciato, dentro al semicerchio della notte) evita di cadere in un aggiornato manicheismo estetico. Anche la scelta del soggetto raffigurato va peraltro, più o meno con- sapevolmente, nella medesima direzione. Le cicogne, qui contornate da un’elegante linea grigio-azzurra, rappresentano per antonomasia la nascita, l’alba di una nuova vita. Ma nella favolistica ottocentesca di H.C. Andersen, per esempio, il loro pacifico chiarore simbolico si adombra con sentimenti vendi- cativi e crudeli come nelle fiabe Le cicogne e La Figlia del Re della Palude. In quest’ultima la cicogna porta a una donna una bimba vittima di un incantesimo: «Di giorno era deliziosa come un elfo del cielo, ma aveva una natura cattiva e selva- tica, di notte era invece un orrendo batrace, silenzioso e pian- gente, con gli occhi tristi. In lei vi erano due nature che si alternavano, all’esterno, come all’interno».

La pittura di Vera Portatadino ci sembra germogliare sul ter- reno di questa consapevolezza, dalla coscienza, forse ancora

aurorale, di una profonda e ineliminabile ambivalenza e pre- carietà del reale. Per l’artista dipingere è un gesto con cui immortalarle, fissando un istante di sospensione. Si tratta forse di uno degli intenti più ambiziosi e nobili dell’arte visiva:

interrompere la fluida ciclicità della vita a causa della quale abitualmente i momenti opposti si susseguono e si compe- netrano tanto da rendersi a noi invisibili e inintelligibili. In que- sto senso, la dichiarazione di Robert Louis Stevenson in Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886) po- trebbe fungere da promettente premessa teorica per la gio- vane artista: «I stood already committed to a profound duplicity of life».

Veronica Liotti

Vera Portatadino, The Cycle (When the Night Comes), 2015, olio su tela, 160 × 160 cm, Courtesy dell’Artista

Vera Portatadino nasce a Varese nel 1984. Dopo essersi laureata alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Mi- lano (2007), completa la propria formazione a Londra con un Master al Chelsea College of Art & Design (2009). At- tualmente vive e lavora a Varese dove, oltre a proseguire la propria ricerca come pittrice, gestisce Yellow, uno spazio espositivo no-profit per la promozione della pittura italiana e internazionale.

Tra le principali esposizioni a cui ha partecipato come arti- sta si ricordano, nel 2015: Spazi (personale), MARS, Mi- lano e Fabbrica del Vapore, Milano; Der Bilderatlas, Dimora Artica, Milano e Buongiorno Ceramica!, Midec Museo In- ternazionale Design Ceramico, Cerro di Laveno (VA). Nel 2014: Elsewhere, Transition Gallery + Riss(e), Varese e Tu Sei Qui, Associazione Modo, Udine. Nel 2013: With A Lit- tle Help From My Friends, Museo MAGA, Gallarate e Ver- ticalismi (personale), Brerauno, Corbetta (Milano). Nel 2012:

BeyondZero, Flexi Space @ Stockwell Studios, Londra. Nel 2011: Machines (solo show), Stazione Funicolare Vellone- Sacro Monte (VA). Nel 2009: Chelsea Will Show You A Brighter Future, Chelsea College of Art and Design, Londra;

Rum, Sodomy and the Lash, The Dolphin Inn, Londra e Condensation 2009, Bodhi Gallery, Londra.

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