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RIFLESSIONI DI COPERTINA

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Academic year: 2021

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RIFLESSIONI DI COPERTINA

Jacopo Casadei è musicista oltre che pittore. Conoscere questo suo duplice talento risulta fondamentale per “in- terpretare” le sue opere. L’artista stesso afferma di af- frontare ogni nuovo dipinto come uno spartito, in cui, proprio come nella notazione musicale, ogni minimo segno concorre in maniera essenziale alla composizione.

E se il linguaggio rigoroso della musica trasforma un’in- tuizione creativa, attraverso una ferrea disciplina gram- maticale, in un edificio di simboli e regole tecniche ed esecutive, non stupirà notare come anche la pittura di Casadei, benché apparentemente improntata all’im- provvisazione, prenda forma da gesti controllati, per niente sfrenati: linee quasi timide, effimere, accompa- gnate da atmosfere evanescenti e ariose, colori crepu- scolari, figure informi, delicate e fluttuanti, che proprio in questo stato aurorale sprigionano la loro forza estetica, come suoni tenui che giungano al nostro orecchio da in- definite lontananze.

Le opere di Casadei si offrono allo spettatore come uno spartito arcano, privo di una sintassi rigida, ritmato dalla

destrutturazione e dalla leggerezza della scrittura pitto- rica. Le tracce lasciate sulla tela risultano irregolari, inter- mittenti, talvolta enigmatiche, non sono chiuse entro la cornice di una figura predeterminata, ma scaturiscono da un flusso emotivo in divenire, una sorta di narrazione aperta. In questi segni di matita, graffiti, scarabocchi in- fantili e macchie di colore che sembrano distribuirsi in modo disordinato, ma che in realtà rispondono a un ritmo interiore, a un registro recondito, scorgiamo una vi- cinanza con il lavoro del pittore americano Cy Twombly, riguardo al quale il critico Harald Szeemann, in un testo del 1987, parlò appunto di «liberazione della linea e della materia». Ne deriva, per dirla con le parole dello Zara- thustra nicciano, un «vagheggiare di animule lievi e leg- giadre», che tentano di liberarsi (e forse di liberare) dallo spirito di gravità, biasimato dal filosofo tedesco perché a causa sua «tutte le cose cadono».

Nella prima delle Lezioni americane dedicata alla legge- rezza, Italo Calvino attribuisce al De Rerum Natura di Lucrezio una «poesia delle infinite potenzialità impreve- dibili», che ben potrebbe definire anche le improvvisa- zioni di Casadei. Nella leggerezza formale dei suoi dipinti, tuttavia, si intravede una sensibilità blues, venata di ma- linconia, che rispecchia forse il senso di generalizzata in- sicurezza di cui è pervaso il nostro tempo. Non si tratta però di «una melanconia compatta e opaca», per ri- prendere ancora la Lezione di Calvino, bensì di «un velo di particelle minutissime d’umori e sensazioni, un pulvi- scolo d’atomi come tutto ciò che costituisce l’ultima so- stanza della molteplicità delle cose».

Veronica Liotti Jacopo Casadei, No posa, 2016, tecnica mista su tela, 60 × 45 cm, Courtesy dell’artista

Jacopo Casadei nasce nel 1982 a Cesena (FC), città in cui vive e lavora attualmente.

Diplomato in pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, affianca la carriera di artista visivo a quella di musicista.

Tra le più recenti mostre personali ricordiamo: Veduta a margine, TOMAV, Moresco, Fermo (2016); This is nowhere, Yellow artist-run space, Varese e Defrag, Localedue, Bologna (2015).

Mentre tra le mostre collettive e altri progetti segnaliamo: Le stanze di Aragona, Rizzuto gallery, Palermo (2015);

Contemporary Italian Painters Today, a Personal View, Federico Bianchi gallery, Milano (2015); Let there be light, Yellow artist-run space, Varese (2014); Landina, Villa Giulia, Verbania (2013); Visioni per un inventario: una mappa del navegar pittoresco, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2013); Linea Fiammeggiante, collaborazione con l’artista Laura Santamaria, Villa Contemporanea, Monza (2013); Bianca feat. M.A.R.S., galleria Bianca, Palermo (2012); On Cloud Seven, C.A.R.S., Omegna (2011); Can’t take my eyes off you, M.A.R.S., Milano (2011).

L’ultimo artista che presentiamo con la consulenza dello spazio varesino Yellow artist-run space è Jacopo Casadei.

Oltre a ringraziare Vera Portatadino, direttrice di Yel- low, per la preziosa collaborazione, cogliamo l’occa- sione per riepilogare l’anno di “Riflessioni” trascorso insieme: Marco Salvetti, marzo 2016, vol. 36 n. 1;

Lorenzo Di Lucido, giugno 2016, vol. 36 n. 2 e Valentina D’Amaro, settembre 2016, vol. 36 n. 3.

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