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Riflessioni di copertina

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Academic year: 2021

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Riflessioni di copertina

Riflessioni di copertina

Pittrice d’incertezze e possibilità: così si definisce Lorenza Boisi in un’intervista rilasciata alla rivista FlashArt un paio di anni fa. Seb- bene non si occupi programmaticamente di tematiche sociopoliti- che o di critica dell'attualità, ma abbia «sempre lavorato per rendere tangibile, condivisibile, un universo interiore», l’artista milanese entra, più o meno consapevolmente, in profonda risonanza con il suo e il nostro tempo. La fluidità che connota le sue tele sembra in- terpretare perfettamente quest’epoca della società liquida che, da metafora sociologica, quasi un calembour intellettuale, è diventata chiave di lettura generazionale dell’esistenza nel capitalismo avan- zato e ormai un mantra di massa. Boisi rappresenta spesso og- getti investiti da onde o emananti vibrazioni, poggiati o immersi in fondamenti liquefatti, esseri o cose dalle tinte palustri quasi fossero garbati e discreti abitanti di un acquario. E così, parlando del pro- prio universo interiore, ci parla a ben vedere della nostra realtà, ri- flettendola e donandole un’espressione “atmosferica” molto più significativa che non il diluvio social-realista o il pop di maniera.

Ma come sa chiunque abbia osservato gli effetti di un sasso get- tato in acque chete, la fluidità è spesso accompagnata da un of- fuscamento, dalla scomparsa dei profili (soprattutto concettuali) delle cose. Forse anche ricordando le presunte cataratte di cui avrebbe sofferto Monet durante l’esecuzione delle celebri Ninfee, l’artista milanese dice di sé: «Ho sempre creduto che la mia vera fortuna artistica risiedesse nella sfortuna congenita di una vista pessima e una scarsa attitudine naturale al disegno».

Anche nell’autoritratto in copertina ha tracciato pennellate rapide, con urgenza e, parrebbe, quasi alla rinfusa. Continui cambi direzio- nali e la mancanza di marcate linee di contorno infondono all’im- magine un forte dinamismo e una sensazione di precarietà: sembra che il colore sia stato posato solo incidentalmente sulla tela, senza rivendicare certezza alcuna. La scelta dei colori, tranne alcune ec- cezioni, è improntata a un’uniformità quasi dimessa: grigi, grigio- azzurrognoli, grigio-violetti. Il corpo dell’artista, fulcro della com - posizione, emerge dallo sfondo senza contrasto e anzi si amalgama all’ambiente circostante, assumendo sulla propria pelle le tonalità fredde prevalenti nel quadro. Residui espressionistici e fauve emer- gono dal cromatismo irreale e dall’apparente caoticità delle pennel- late, in equilibrio tra forza creatrice e distruttrice. Tutto è liquido, come si diceva poc’anzi, le forme sembrano nascere le une dalle altre senza soluzione di continuità, spontaneamente: mancano veri e propri vuoti, perché anche nelle campiture prive di figure un’aria densa, vischiosa, carica di striature e mulinelli, collega gli oggetti tra loro in un unicum organico e inscindibile.

La scena, come abbiamo accennato in precedenza, sembra im- mersa in un ambiente sottomarino, nel quale sparsi dettagli fo- calizzano lo sguardo e l’attenzione dello spettatore, e da soli bastano a creare un abbozzo di narrazione. Squillano i rari rossi, gialli e smeraldini: delle unghie e delle labbra truccate, dei frutti succosi sul vassoio, dei vasi e delle losanghe per terra. Con la ri- petizione parossistica della medesima forma, la pavimentazione multicolore, quasi un omaggio all’astrattismo geometrico, si stacca dal resto del dipinto, poiché concentra in pochi centime- tri di tela un’idea di ordine a esso estranea.

Al contrario echi di primitivismo sono evidenti, oltre che nelle grosse foglie delle piante (che, non fosse per i vasi, sembrerebbero sel- vagge anziché domestiche), soprattuto nella goffaggine del corpo femminile nella posa di una scultura arcaica: gambe forti sorrette da

piedi grandi, saldamente piantati per terra, mancanza quasi totale di curve e di attributi sessuali. Qui la trama di pennellate vigorose come schegge non levigate mostra un corpo che sembra scolpito rozzamente nel legno piuttosto che dipinto. I capelli, come una massa scura e folta, ricadono sciolti e pesanti, conferendo un’aria selvatica alla figura ritratta e fungono forse da specchio proiettivo dell’artista. L’unico occhio visibile sul volto per metà coperto da un impasto di pennellate violacee è rivolto verso il basso in un’atteg- giamento di serena contemplazione o magari, in parte, di defe- renza, se associato al gesto ostensivo delle mani. Bastano pochi tratti a rievocare un milieu esotico di cui Gauguin fu maestro.

Ma questi frammenti di “paradiso tropicale” sono sottilmente e ine- vitabilmente compenetrati da un senso di smarrimento e inade- guatezza: «Non chiederci la parola che squadri da ogni lato / l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco / lo dichiari e risplenda come un croco / perduto in mezzo a un polveroso prato. / Non do- mandarci la formula che mondi possa aprirti, / sì qualche storta sil- laba e secca come un ramo. / Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.» (Eugenio Montale).

Veronica Liotti

Lorenza Boisi, Self portrait, posing as a sculpture, 2014, olio su tela, 120 × 100 cm, Courtesy dell’Artista

Nasce a Milano nel 1972, vive e lavora dividendosi tra la sua città natale e il lago Maggiore.

Ha studiato in Scozia, Olanda e Francia dove nel 2005 ha con- seguito un Master alla Villa Arson di Nizza.

Oltre che come pittrice, è curatrice e direttrice di due spazi per l’arte contemporanea no profit da lei stessa fondati: MARS (Milano Artist Run Space), attivo dal 2008 e CARS (Cusio Artis Residency Space) che dal 2010 estende l’esperienza milanese a Omegna. Tra le iniziative di maggior successo da lei ideate e curate dobbiamo sicuramente citare Landina, un’esperienza di pittura en-plein-air, workshop di pittura all’aria aperta, che ogni anno invita una selezione di artisti italiani a trascorrere al- cuni giorni sulle sponde del lago d’Orta.

Tra le principali mostre personali in cui ha esposto come arti- sta, ricordiamo: DIGRESSING WHIMSICAL AND COMPUL- SIVE, LocaleDue, Bologna (2014); Bower “Sera al mio viso”, galleria BIANCA, Palermo (2012); Water and Me, Federico Luger Gallery, Milano (2011); Lorenza Boisi, Diana Stigter, Am- sterdam (2007).

Mentre delle numerose collettive ci limitiamo a indicare solo al- cune tra le più recenti: nel 2015 Pittura Italiana… e altre storie minori, Casino dei Principi, Musei di Villa Torlonia, Roma; Con- temporary Italian Painters, Galleria Federico Bianchi, Milano;

A Former Relation, Galleria Villa Contemporanea, Monza. E nel 2014 Smoking Up Ambition, Espace Sicli, Ginevra; BEZIE- HUNGSALCHEMIE, Zentrifughe, Norimberga; Visioni per un inventario, la mappa del navegar pittoresco, Fondazione Be- vilacqua La Masa, Venezia; UPWARD POSITIVE LEADERS + DRAWINGS FROM LIGHTNING, Kunstraum t27 - Kunstverein Neukölln, Berlino.

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