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Riflessioni di copertina

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Academic year: 2021

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Riflessioni di copertina

Riflessioni di copertina

Michele Tocca è un pittore anagraficamente giovane, ma con una con- sapevolezza già solida della propria disciplina: il dipingere quasi esclu- sivamente a olio su tela e sempre dal vero non attesta semplicemente la sua adesione a canoni e tecniche tradizionali; è altresì un espediente per poter sviluppare una riflessione sull’architettura dell’immagine pit- torica, sulla mutevolezza del «mondo in presa diretta», sulla necessità di aderire alle cose per poterle tradurre in immagini. Non a caso, Tocca definisce la sua, «pittura tattile», perché non può prescindere dal con- tatto diretto e concreto con l’oggetto da dipingere. In controtendenza rispetto alla progressiva virtualizzazione delle relazioni, Tocca ritorna alla materia, esaltandola nella tridimensionalità degli strati di pigmento sovrapposti che emergono dalla superficie piana della tela, creando avvallamenti, crepe e rilievi che amplificano i rapporti di luce e ombra, e avvicinano la pittura alla scultura.

Nei lavori di Tocca, accanto a questo calore “materico” tipicamente mediterraneo, spicca tuttavia una nota di algida luminosità maggior- mente affine alla pittura nordica e fiamminga: una contaminazione do- vuta forse ai suoi studi e soggiorni in Belgio e Gran Bretagna. Anche la compostezza formale, che si esprime soprattutto nell’uso di una palette di colori umili (beige, ocra e grigio), che si adagiano persino sulle tinte più squillanti (rosso, blu, rosa), mitigandone la temperatura cromatica e uniformandole in una luce fredda e chiara, è riconduci- bile alla lezione di artisti come l’inglese William Nicholson (1872-1949) o la gallese Gwen John (1876-1939), che infatti Tocca menziona tra i riferimenti fondamentali della propria formazione, insieme ai francesi Andre Derain (1880-1954), Tal-coat (1905-1985) e Soulange (n.

1919), nonché agli americani Wayne Thiebaud (n. 1920) e Albert York (1928-2009) e al canadese Robert Bordo (n. 1949), a lui più vicino, non solo in termini generazionali, ma soprattutto per gli esiti formali della sua ricerca artistica, connotata da uno stile telegrafico. Tocca cita infine alcuni artisti italiani, purtroppo spesso marginalizzati, in par- ticolare Roberto Melli (1885-1958) e Fausto Pirandello (1899-1975), esponenti della Scuola Romana. Commenta l’artista: «I riferimenti sono molteplici e fanno parte di una continua interrogazione sulla ma- teria, sulla pittura e il rapporto con l’esperienza del mondo, ovvero ciò che per me conta maggiormente».

Materia ed esperienza, dunque, che nelle opere della serie Cloud (a cui appartiene anche l’immagine in copertina) si misurano con la precarietà del tempo, nella doppia accezione del termine (meteorologico e crono- logico), declinato in rapporto all’attività artistica condotta en plein air.

Spiega Tocca: «Nei lavori della serie delle nuvole il rapporto con il tempo è invertito. È il tempo, anche meteo, a impormi le modalità di lavoro: quando posso e non posso lavorare; quanto tempo una nu- vola si trattiene in un punto specifico; la necessità di preparare la ta- volozza in anticipo. Le nuvole e i fenomeni atmosferici in generale hanno assunto per me un interesse sconfinato da qualche anno».

Tempus, come registrazione astratta della durata dei fenomeni, è un concetto che tradisce la sua origine concreta, naturale, indissolubil- mente legata alle condizioni atmosferiche. La sua etimologia indoeu- ropea, infatti, benché molto discussa (pare derivi dal greco temno,

“separare, dividere”), rimanda al “periodo” dell’anno, alla “stagione”.

Insieme all’osservazione del cielo e del moto astrale, la constatazione primordiale dell’alternanza delle stagioni, con le relative variazioni

climatiche, ha costituito probabilmente la base primitiva del calcolo del tempo.

L’urgenza di cogliere la nuvola in un determinato istante, prima che cambi completamente conformazione, spinge Tocca a dipingere ve- locemente, senza ampi margini di riflessione. Tale rapidità di esecu- zione traspare nelle pennellate, che sembrano battute dal vento e che conferiscono un senso di forte dinamismo all’immagine. Difficile non associare questi studi su paesaggi e nuvole a quelli del pittore ro- mantico John Constable (1776-1837) il quale a tal fine utilizzava i noti brushstrokes, ossia colpi di pennello sparsi, dati a piccoli tocchi.

La nuvola che, nonostante i raffinati strumenti matematici, la teoria dei giochi, il calcolo delle probabilità e le teorie del caos di cui si serve la moderna meteorologia, rimane ancora simbolo di transitorietà, di mo- vimento incessante e continuo, è un soggetto ricorrente e tradizionale nella pittura sia europea sia orientale. In Occidente del resto ha una valenza teologica fondamentale, in quanto figura teofanica per ec- cellenza, nella quale Dio rivela in gloria, e al contempo maschera, il proprio volto. La nuvola, che mostra e insieme cela, è materia, pos- siede una sostanza, ma una sostanza informe, perfetta per espri- mere l’idea di una divinità aniconica ed epifanica come Yahwè. Ma quando Mosè, in un’anticipazione straordinaria del principio di inde- terminazione di Heisenberg, si accinge a toccare la nube per cono- scerla, questa svanisce. La stessa cosa si potrebbe dire dei pittori:

le nubi, entità sfuggenti, sono refrattarie alla rappresentazione e forse è il pittore che si appresta a ritrarle, non già il vento, a farle spostare nel cielo.

Veronica Liotti

Michele Tocca, Cloud III, 2014, olio su tela, cm 80 × 50, Courtesy dell’Artista

e di James Fuentes. Foto: Adam Reich

Nasce a Subiaco (RM) nel 1983. Attualmente vive e lavora tra Lon- dra e Subiaco. Ha studiato pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e alla Koninklijke Academie di Anversa. Successi- vamente ha approfondito la propria formazione presso la Central Saint Martins School e il Royal College of Art di Londra. Recente- mente (giugno-agosto 2014) i suoi lavori sono stati esposti a New York in una doppia personale con l’artista Benjamin Senior (The Fate of Forms. Michele Tocca/Benjamin Senior, James Fuentes at Flag Art Foundation, New York). Lo spazio Cabinet di Milano ha ospitato una sua personale nel 2014 e nel 2011 (rispettivamente, Studiolo #10 e Studiolo #4). Nel 2013 ha partecipato al progetto Landina, ideato da Lorenza Boisi e curato con Andrea Ruschetti (Palazzotto di Orta San Giulio, Novara e CARS, Omegna, Verba- nia), e alle iniziative avviate a Castel di Ieri (AQ) da Angelo Mosca (L’Artista nel Sistema e il suo Tempo, Palazzo Strozzi).

Segnaliamo inoltre, tra le principali mostre: Allegoria. La pittura oltre se stessa, Fuoricampo Temporary Space, Bruxelles (Belgio, 2014); Lumen, MARS, Milano (2013); Moments Around us, Idea Store Whitechapel, Londra (2012); La pittura, isola, Galleria Bianca, Palermo (2012); Difetto come indizio del desiderio, Neon- Campobase, Bologna (2011); Appunti di Pittura, MARCA, Catan- zaro (2011); Impresa Pittura, CIAC, Genazzano (Roma, 2010);

Z-Time, Blyth Gallery, Londra - Moscow Biennale, Mosca; En plein air: il necessario rapporto con la realtà, Galleria/Galleria, Ortona a Mare (2010); Prague Biennale IV (2009); ICI, Otto Zoo, Milano (2008); Binocular, Kingsgate Gallery, Londra (2008).

In data 28 ottobre abbiamo appreso con dispiacere della morte dell’artista milanese Davide Nido (48 anni). L’immagine di uno dei suoi coloratissimi lavori, Coriandoli leggeri come nuvole (2010), è stata la nostra copertina nel marzo 2011.

A lui va il nostro ricordo.

La Redazione

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