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Riflessioni di copertina

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Academic year: 2021

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Riflessioni di copertina

Riflessioni di copertina

Le opere di Gosia Turzeniecka ci coinvolgono in un “turbine di quotidianità”: ciò che vediamo è quanto l’artista ha colto in un pre- ciso momento, in una determinata situazione, ed è perciò letteral- mente irripetibile. Gosia infatti dipinge quasi sempre dal vivo, negandosi la possibilità di “rimeditare” il contenuto dei suoi lavori, non cede mai al fascino dell’immaginario o del fantastico e rara- mente dipinge a memoria o muovendo da fotografie, perché ripor- ta su carta solo quanto ha personalmente visto e vissuto. Osserva il variegato mondo reale e lo riproduce rapidamente, omettendo numerosi dettagli inessenziali, ma cogliendo con pochi tratti un singolo sguardo, un gesto, un’atmosfera. Vede gli amici, la fami- glia, la sua casa e il suo Paese natale, gli animali nell’aia, gli edifi- ci in città, i paesaggi in vacanza, trascrivendo il proprio vissuto su fogli di varie dimensioni e spessori – cartoncino, carta velina, pagi- ne di quaderno – in un vortice di istantanee. Un campionario senza fine di oggetti, persone, situazioni: un flusso creativo inces- sante, una circolarità senza posa tra recezione e (ri)produzione, tra attenta percezione del mondo circostante e resa artistica, in un incalzare prosaico e pragmatico, ingenuo forse ma onesto, che non prende avvio da un’analisi teorica né mira a lirismi di maniera.

Queste caratteristiche si riflettono inevitabilmente sul piano tecnico.

Da un lato, rispetto alle aspirazioni ideali, si potrebbe paragonare la pittura di Gosia a una macchina fotografica che cattura istantanee, dall’altro, rispetto agli esiti, l’analogia con la fotografia è del tutto inadeguata, poiché la figurazione è qui improntata all’immediatez- za gestuale, alla drastica essenzialità cromatica e segnica, senza chiaroscuro né ombre. Gosia utilizza quasi esclusivamente china o acquerello nero su carta bianca (con alcune eccezioni, come nel- l’immagine di copertina), delineando le figure con tratti decisi, puli- ti e mai ridondanti. Anche la scelta della carta è una esplicita dichia- razione d’intenti: è un supporto agile, da viaggiatore, comoda en plein air, facilmente reperibile, poco costosa, non occupa troppo posto e soprattutto non richiede preparazioni particolari. La carta rispecchia una concezione non eternante dell’arte perché ha un ciclo di vita breve ed è esposta al deterioramento: è fragile e umile.

Nei suoi dipinti e disegni, la dimensione emotiva e psicologica è molto sfumata, se non del tutto assente, mentre domina sopra ogni altro aspetto la materialità del corpo, con la sua carica di sen- suale (benché mai volgare) carnalità. Tale immanenza – a nostro avviso – scaturisce da una misteriosa sorgente d’ispirazione e si avviluppa intorno a un centro nascosto: la campagna, con la sua terra grassa, il suolo fertile… una campagna vissuta, ricordata e profondamente interiorizzata è l’orizzonte che accomuna gran parte dei suoi soggetti e circoscrive la sua estetica.

È quindi la terra, lavorata dalla lenta, cadenzata manualità del contadino, a conferire al tratto dell’artista eleganza e insieme concretezza, equilibrio e armonia da un lato, forza e peso dall’al- tro. Quel tratto vigoroso ma lieve, mai eccessivamente ricercato, esprime un intenso legame con la terra (natia), con la sinuosità e la consistenza delle zolle appena sarchiate, del terreno rivolta- to da aratri, erpici e vanghe. Quella terra con la quale intratten- gono un rapporto elettivo e viscerale non solo gli animali del suo ricchissimo catalogo agreste, ma anche le posture umane, i corpi flessuosi, specie femminili, sovente sdraiati (e addormen- tati) in un contatto integrale e fisico con il suolo.

Eppure questo baricentro magnetico non attrae l’artista verso proposte romantiche, fughe regressive, nostalgiche o utopiche.

Ripulita da ogni facile spiritualismo, riesce a comunicarci la stabi- lità e il senso di protezione che caratterizzano la vita dei campi. Ma la pittura di Gosia, che si ama istintivamente perché non ha biso-

gno di spiegazioni, è naif solo in apparenza. Spalanca infatti una finestra su una delle più potenti e violente rimozioni dell’epoca contemporanea: la distruzione della “campagna” come metafora di un mondo, di una civiltà che progressivamente scompare.

Per la generazione di Gosia (l’ultima, in Occidente, ad aver vis- suto in prima persona nell’infanzia la radicale trasformazione sociale che ha cancellato in un batter d’occhio una civiltà anco- ra intimamente contadina), il “palazzone” periferico, perfetto simbolo della conversione forzata di terreno agricolo in suolo edificabile, rappresenta la definitiva espulsione della campagna dallo scenario percettivo esterno, relegata ormai nei meandri dell’inconscio, fonte inesauribile di nostalgiche memorie e malin- conie, oppure, come nel caso dell’artista, sorgente viva non solo di una precisa estetica, ma anche di una delicata spinta etica dalle valenze documentarie e inconsapevolmente salvifiche. Per questa ragione, l’opera scelta per la copertina è emblematica rispetto alla ricerca artistica di Gosia, sebbene, lo ricordiamo, presenti una gamma cromatica inconsueta nel suo repertorio, di norma in bianco e nero. Prendendo in prestito le evocative paro- le della scrittrice ungherese Magda Szabó (1917-2007): «Era estate, la sera era blu, verde, il cielo splendeva dei colori che conoscevo, gli stessi che avevo sempre visto a quell’ora».

Veronica Liotti

Gosia Turzeniecka, Piotrkow, 2013, acquerello su carta, cm 113 × 100, Courtesy l’artista

Malgorzata Turzeniecka nasce in Polonia a Opoczno il 13 novembre 1974 e dal 1994 si trasferisce a Torino per studiare all’Accademia Albertina di Belle Arti. Attualmente vive in una cascina nell'astigiano con il marito, Marco Memeo, e il piccolo Moreno.

Nel 2000 ha ricevuto il 3° Premio Internazionale Bertoni per l’Incisione, Fermignano‚ Accademia di Belle Arti di Urbino e il Premio Tiepolo, Biennale dell’Incisione Contemporanea Italia − Slovenia 2000‚ Venezia.

Ha partecipato a diversi workshop internazionali come quello con Eva Marisaldi presso la Fondazione Spinola Banna per l’Arte a Poirino (Torino), nel 2007, e Fresco & Salty a Thessalonioki‚ Grecia, nel 2006.

Tra le più recenti mostre personali ricordiamo: nel 2013, Con il titolo, Galleria Glance‚ Torino. Nel 2012, Una meta divisa, doppia personale con Marco Memeo‚ Studio Rosental‚ Torino; Gosia e ciò che è nascosto, Galleria Punto Due‚ Calice Ligure (SV). Nel 2010, Sennosc, galleria Latajaca‚ Varsavia (Polonia).

Mentre tra le numerose collettive: nel 2013 Every Picture Tells a Story, Cripta di San Michele Arcangelo, Torino e Vie di Fuga in occasione di the Others – BOOM!, Torino; nel 2012, Per le anti- che stanze, Andezeno (TO); TorinoOver Road Direction‚ MAO Museo d’Arte Orientale‚ Torino; Unidirectionnel, Atelier du Pré‚

Cannes. Infine, nel 2011, Il Paese dei Nidi, Castello di Racconigi (TO); Italia Giovane Stato, Fondazione Peano, Cuneo; Biennale d’Arte, a cura di Andrzej Hoffman‚ galleria Oda‚ Miejska e galleria Sztuki‚ Piotrkow Tryb (Polonia).

Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito web dell’arti- sta: www.gosiaturzeniecka.com.

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