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Riflessioni di copertina

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Academic year: 2021

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Riflessioni di copertina

Riflessioni di copertina

Definiamo liminare la pittura di Fabio Marullo, poiché sembra attingere le sue migliori energie allo spazio-tempo nebuloso e incerto che precede il risveglio, quando ancora la mente in- dugia nella logica farraginosa del sogno, ma già iniziano a farsi strada i primi pensieri lucidi e le percezioni nitide del reale; op- pure, al contrario, a quello complementare della veglia che precede il sonno, quando la coscienza cerca ancora di ag- grapparsi a scampoli di sensatezza senza riuscire a frenare l’inesorabile scivolamento nell’irrazionale, quando i sogni com- paiono nella nostra realtà e la contaminano con sprazzi di as- surdo. Uno stadio non del tutto onirico – e proprio per questo non abbastanza esplorato dai surrealisti, maggiormente con- centrati sulle produzioni più bizzarre del sonno profondo –, ma uno «stato dei sensi e dell’anima», come lo chiama Puškin, «in cui la realtà, cedendo alle fantasticherie, si fonde con esse nelle indistinte visioni del primo sonno» (La figlia del capitano).

In questo senso, le opere di Marullo, così come molti romanzi di Vladimir Nabokov, altro grande scrittore di origine russa, sembrano rispecchiare la logica del cosiddetto nastro di Mö- bius, dove non è identificabile il bordo, il limite divisorio tra due facce distinte e, convinti di procedere in una dimensione, si entra improvvisamente, senza rendersene conto, in quella op- posta, catturati nello «stato di beatitudine in cui qualunque stranezza scende tra di noi come un semidio che si mescola alla folla domenicale» (Nabokov, Il dono).

La scintilla per una nuova opera, come spiega l’artista stesso, scaturisce sempre da un sentimento di infatuazione per un paesaggio reale, pretesto per «rendere visibile l’invisibile» at- traverso la pittura. Ciò nonostante Marullo non pratica affatto un’arte “di pancia”, bensì una pittura mentale, molto medi- tata. La delicatezza dei tratti, la parsimonia cromatica nonché la selezione e composizione delle figure dipinte suggeriscono la mancanza di un’espressione incontrollata dell’impeto crea- tivo e al contempo rivelano un processo di razionalizzazione di quel primigenio impulso interiore. Alla fine ciò che ancora traspare del paesaggio è l’atmosfera, il colore, la luce. «Il pae- saggio è come un fantasma», afferma l’artista, «inconsape- volmente tutto viene condizionato dallo spirito del luogo, in quanto unico e irripetibile». Analizzando la sua produzione, di cui l’opera in copertina è rappresentativa, si potrebbe soste- nere che in quella zona indeterminata descritta in apertura si compia una strana contaminazione tra temi figurativi ricon- ducibili al genius loci della Sicilia, terra d’origine dell’artista, e le atmosfere palustri o, meglio, lagunari legate a Venezia, uno dei luoghi della sua formazione.

Tale tendenza alla razionalizzazione si rispecchia inoltre nella ponderatezza dei titoli. Per l’artista le parole sono fondamen-

tali «per dare un senso al lavoro», non per spiegarlo. I titoli al- lusivi suggeriscono spesso interrogativi essenzialmente filo- sofici o esistenziali, che non rassicurano l’osservatore. In ciò si potrebbe forse riconoscere un atteggiamento di ricerca- tezza quasi aristocratica, che traspare anche nella scelta di molti oggetti raffigurati. Ma l’aristocrazia, nel modo di produ- zione capitalistico, è diventata una forma culturale vuota, com’è ampiamente noto, una classe priva ormai di ogni fun- zione socio-economica e destinata a estinguersi: la sua civiltà si è lentamente dissolta nella modernità, in un processo di declino che nel meridione d’Italia è stato più vischioso che altrove, come testimonia tanta letteratura siciliana del Nove- cento. La produzione di Marullo, solcata da un senso atem- porale di sospensione, malinconia e isolamento, sembrerebbe tradurre la riflessione sul rapporto tra figurazione e astrazione collocandosi in una zona liminare anche in senso storico, ol- treché artistico-formale, attraverso una rielaborazione inte- riore, vissuta ed elegante, di un tramonto culturale dal sapore (amaro) di una morte a Venezia.

Veronica Liotti

Fabio Marullo, Aprirci all’enigma dell’essere, 2015, olio su lino, 140 × 100 cm, Courtesy dell’Artista

Fabio Marullo (Catania, 1973), dopo la laurea in Architettura e Storia e Conservazione dei Beni Culturali alla facoltà di Ar- chitettura di Reggio Calabria (2001), è stato borsista presso la facoltà di Arti e Design, IUAV di Venezia, dove nel 2004 ha conseguito un Master in Arti Visive.

Attualmente è Artist in Residence a Copenhagen, invitato nell’ambito del programma CPH AIR (2015).

Tra le numerose esposizioni ricordiamo solo alcune tra le più recenti personali: Archaeology, galleria EFFEARTE, Milano (2015); Open studio, Fabrikken-in-residence, Copenhagen- Danimarca (2015); The wisdom of light, Plus P gallery, Milano (2014). E collettive: Una gita nel bosco (Ein Ausflug in den Wald) Haarmann Bloedow Haus, Berlino-Germania (2015);

2000 Maniacs - The Big Instant Painting Show, Art project fair - ArtVerona, Verona (2014); Tales of the jazz age, Plus P gallery, Milano (2013); Open studio, Viafarini-in-residence, Milano (IT); Contemporaneo.doc.DOCVA, MAXXI - Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma.

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