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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.49 (1922) n.2492, 5 febbraio

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G A Z Z

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA,

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Direttore NL.

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E T T I M A N A L E

CIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

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de

Johannis

Anno ILIX

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FM o n o , 5-12 Febbraio 1922

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2492-93

S O MMA R I O

PARTE ECONOMICA

PARTE ECONOMICA. Centro l’analfabetismo.

Importanza scientifica e sociale del censimento - Lanfranco Maroi Un passo verso la destatizzazione - M. J , de Johannis.

Prospettive economiche per il 1922. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

Il costo della vita in dicembre a Milano. FINANZE DI STATO.

Incassi e pagamenti in conto di bilancio. L e spese di guerra,

RIVISTA DEL MERCATO DEI VALORI Rassegna settimanale— Gustavo De s l e x. Situazionedegli Istitu ti di Credito Mo bil ia r e. Dati statisticisulle Banchedi Credito Mobilia re.

1 9 2 2

Il prezzo di a b b o n a m e n to ò di lire 4 0 annue per l’Italia e Colonie, e di lire 8 0 per l’Estero, pagate in moneta del paese di provenienza calcolate alla pari ; sempre anticipato. Non si dà corso alle richieste di abbonamento, non accompagnate dall'elativo importo.

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Per gli estratti richiedere alla Amministrazione il prezzo di costo.

BIBLIOTECA DE “ L’ECONOMISTA „

Studi Economici Finanziari e Statìstici

pubblicati a cura de L’E C O N O M IS T A

1) FELICE VINCI L. 2

L ’elasticità dei consumi con le sue applicazioni

ai consumi attuali prebellici

2) GAETANO ZINGALI L. 1

DI ALCUNE ESPERIENZE METODOLOGICHE

TRATTE DALLA PRASSI DELLA STATISTICA DEGLI ZEMSTWO RUSSI

3) Dott. ERNESTO SANTORO L. 4

Saggio critica su la teoria del valore

n ell’economia politica

! 4) ALDO CONTENTO L. 2

Per una teoria induttiva dei dazi su! grana e sulle farine

5) ANSELMO BERNARDINO L. 2

II

f e n o m e n o b u r o c r a t i c o

e ii momento

_ _

economica

- f i D a n z i a r i o

In ven dita p resso i p rin c ip a li lib r a i-ed ito ri e p resso V Am­ m in istrazion e de L’Economista -5 6 Via G reg orian a, ROMA 6

Contro l’analfabetismo

Un e s e m p i o d i c iò c h e n o n s e p p e f a r e

LA BUROCRAZIA

Nel passato fascicolo (vedi

L ’Economista

N. 2491

del 29 gennaio 1921 pag. 32) abbiamo pubbli­

cato un esauriente comunicato del Comitato diret­

tivo dell’ « Opera contro l’analfabetismo » sul quale

richiamiamo la attenzione dei nostri lettori.

Esso costituisce a nostro credere un esempio lu­

minoso di ciò che la iniziativa privata ha potuto

e saputo fare in un campo che fin qui pareva stret­

tamente riservato alla burocrazia.

Sono decenni e decenni che si deplora in Italia

la piaga dell’analfabetismo, specialmente nelle, pro­

vinole meridionali e, non ultimo fra gli altri, il j

nostro periodico ha sempre invocato Una azione di

Governo intesa a cancellare dalla nostra vita so­

ciale quella vergogna rimproverataci da tutto il

mondo ; ufficialmente colpita anche dalla legisla­

zione straniera, laddove esclude dall’ ingresso nel :

territorio, i nostri concittadini privi di istruzione.

La azione svolta dall’ « Opera contro l’analfa- 1

betismo » è stata dovunque accolta dal più grande

entusiasmo : il numero delle scuole (3045), che in

breve tempo hanno potuto essere messe in fun- !

zione, la frequenza degli alunni, remorata soltanto

dalla iniziale deficienza dei locali e del numero

degli insegnanti, l’appoggio e l’aiuto materiale delle

municipalità e delle stesse popolazioni, rivelano ;

che l’iniziativa giunge finalmente a soddisfare un j

bisogno altamente e lungamente sentito dai nostri

connazionali e che era stato evidentemente negletto

finora dalla nostra pubblica amministrazione.

Alla costituzione del Regno, fu è vero emanata

la legge sulla istruzione obbligatoria, ma da allora

ad oggi non un solo Governo, dei tanti che si sono. :

succeduti, ha saputo chiedere e tanto meno conse- ;

guire dal Tesoro i mezzi occorrenti per la applica- '

zione della legge stessa, mentre somme ingenti po­

tevano^ nel corso dei settanta anni venire destinate

a scopi di minore momento.

Ma non è soltanto colpa di Governo ; chè « l’ O-

pera contro 1’ analfabetismo » ' mostra chiaramente

come anche con mezzi limitati, solo che si sappia

adeguatamente organizzare le singole volontà e

sfruttare i locali entusiasmi, si possono conseguire

risultati più che soddisfacenti. Non solamente il

materiale di disanalfabetizione ha risposto pronta­

mente aH’appello, ma nello stesso tempo anche gli

insegnanti, adeguatamente stimolati e sufficien­

temente compensati dell’ opera loro, mostrarono

immediatamente di accogliere con fede e con en­

tusiasmo, quanto viene loro richiesto.

In sostanza «

1

’ Opera » ha saputo servirsi degli

(2)

38 L’ ECONOMISTA 5-12 febbraio 1922 — N. 2492 93

tando energie laten ti, che nessun Governo aveva saputo muovere ; la m acchina burocratica ha il solo potere di assopire e di smorzare il dinamismo e di rendere sta tica qualsiasi sorgente di forza.

U na , corrente di destatizzazione va accentuan­ dosi n|l nostro paese e noi siamo lieti di addi­ tarn e ogni nuovo esempio che si m anifesta, affinchè esso possa avere larga applicazione e frequente im i­ tazione.

Importanza scientifica e sociale

del censimento

Il seguenti articolo sul censimento ed altro sullo stesso soggetto, dall’A . )u scritto nello scorso novembre, prima che il censimento fosse eseguito, e servi come materiale dell’ attiva propaganda promossa dall’ufficio municipale del lavoro e della statistica di Roma.

Noi ottenemmo fin d’allora dall’A. per la nostra rivista questi due studi; per circostanze indipendenti dalla nostra volontà, soltanto ora vengono pubblicati. M a il ritardo non diminuisce l'importanza e l ’u­ tilità dello studio.

N. d. R.

a#

La rilevazione dello stato della popolazione si ef­ fettua con una operazione statistica) fondamentale che è il Censirrwnto, per mezzo del quale si vuol cono­

scere, non solo la consistenza numerica della popo­ lazione in un dato momento ed in un dato territo­ rio, nia ancona le sue principali forme di aggruppa­ mento e di coesione , (distribuzione della popolazione nelle varie circoscrizioni in cui il paese è diviso, composizione dei nuclei familiari) ed i principali ca­ ratteri sociali (sesso, età, stato civile, istruzione, professione, ecc.) per cui si distinguono gli individui che costituiscono la popolazione stessa.

Cominciamo col dichiarare lai necessità che una indagine cosi grandiosa e così delicata abbia caratte­ re pubblico, e sia cioè ordinata dallo Stato e com­ piuta dai suoi organi amministrativi con tutte le ga­ ranzie necessarie perchè i risultati siano conformi agli scopi che. lo Stato si propone di raggiungere.

Sa'relbbe superfluo parlare della importanza scien­ tifica s sociale del censimento, ma il ripetere alcuni dei suoi più essenziaili vantaggi può servire, proprio nel m e mento in cui questa grande rilevazione si com­

pie, a richiamare i cittadini non solo aH’obbligo che loro si impone di fornire i dati e le notizie richieste, ma all'interesse che essi hanno perchè lo Stato abbia j un quadro fedele della composizione quantitativa: e qualitativa della popolazione che vive nel suo terri­ torio.

P er gii scopi" scientifici il conoscere con esattezza il numero degli abitanti ha un valore essenziale : mol­ tissimi dati statistici, e quindi numerose ricerche di

carattere demografico, sociale ed economico, non a- vrebbero un significato definito ove non potessero rife­ rirsi al numero degli abitanti od ai particolari gruppi della popolazione; senza dire che il materiale stati­ stico di cui si può disporre in base al censimento è la*base di tutti gli studi sociali che si propongono la risoluzione di problemi che sono in connessione al miglioramento ed al progresso della razza umana.

Nei riguardi politici, amministrativi, e sociali in genere sono innumerevoli i vantaggi del censimento in seguito alla conoscenza di tutti gli elementi che dal censimento stesso possono ricavarsi. Nel 1900 non meno di 27 leggi in Italia avevano come base di applicazione il censimento; nel 1915 se ne sono e- numerate 80 ed! il loro numero è destinato a salire per raumentata ingerenza dello Stato in tutti i pro­ blemi riguardanti la vita economica e sociale della nazione. Ricordiamo fra le tante la legge comunale e provinciale che è in relazione al numero degli abi­ tanti per quanto riguarda il numero dei membri del Consiglio e della Giunta o Deputazione, comunali e provinciali ; il riparto del numero dei consiglieri co­

munali fra le frazioni del Comune; la riunione di più comuni in consorzio per sopperire alle spese

comunali ecc. ; la legge elettorale politica che ripar­ tisce il numero dei deputati secondo la (popolazione delle provincie e dei collegi ; la1 legge sull 'igiene e sanità pubblica, la legge sulle istituzioni di benefi­ cenza, la legge sulla pubblica istruzione, liai legge sui lavori pubblici, la legge sulla riscossione delle impo­ ste dirette, la legge sul dazio consumo, la legge e il regolamento sulle privative, la legge per la tassa' sul valore locativo, ecc. che tutte hanno riferimento alla popolazione per la loro applicazione.

Si pensi poi alla necessità che le amministrazioni comunali e provinciali hanno di conoscere il numero degli abitanti per l ’esercizio dei servizi pubblici e per la tutela: igienica delle popolazioni.

Nelle grandi' città, infatti, non sarebbe possibile regolare i bisogni relativi al gas, ai trasporti, a ll’ac­ qua potabile, alla elettricità senza avere un criterio di ripartizione di questi servizi basato sullo sviluppo demografico dei vari quartieri o delle varie zone del­ la città. Oggi in ¡specie ché i centri più importanti I si allargano continuamente, si fanno più densi, si pro- ; ducono frequenti spostamenti delie diverse categorie ! di abitanti e variazioni nella loro composizione, nes­

suna attività amministrativa potrebbe utilmente eser­ citarsi ove non si conoscesse la popolazione nella sua consistenza quantitativa e nei suoi essenziali ca­

ratteri sociali.

Si va sempre più riconoscendo la necessità di rac-- cogliere le cifre dèlia mortalità e, anche quelle della morbilità in 'parti distinte di territorio e per singole professioni ; ma questa .raccolta non raggiun­ gerebbe il suo scopo di far conoscere la misura della | mortalità, il diverso grado di salubrità dei quartieri di una grande città o di dèterminate località e di prendere quindi i necessari provvedimenti di difesa preventiva o di repressione se non fosse possibile mettere quei dati in rapporto al numero degli abi­ tanti ed avere quindi un quadro comparativo delle condizioni igieniche dei vari rioni, o delle zone cen­ trali in rapporto alle periferiche o della città i>n con­ fronto al suburbio e alla campagna.

Ogni giorno vanno prendendo sviluppo le istitu­ zioni di previdenza per iniziativa dello Stato o dei Comuni : assicurazioni contro la vecchiaia, la inva­ lidità. gli infortuni nelle industrie, neH’agricoltura, contro la disoccupazione ; ed è facile comprendere come non solo l ’ammontare ma tutti gli altri ele­ menti della popolazione (età, sesso, professione, ecc.) costituiscano la base per la loro costituzione, il loro funzionamento, ed il loro progresso.

Ed i problemi che sono in dipendenza dei vari e- lementi ora accennati della popolazione sono nume­ rosi e della più alta importanza sociale.

In base al censimento è dato conoscere, per esem­ pio, il numero dei sudditi esteri che dimorano in uno Stato. E non può sfuggire ad alcuno quanto sia utile avere la esatta entità degli stranieri in un dato paese. E ’ noto come la Francia vede salire ad ogni quin­ quennio la loro cifra, mentre diminuisce il numero dei cittadini; e questa; necessità di reintegrare il pro­

prio patrimonio demografico che va esaurendosi, con la immigrazione straniera non è certo per essa un indice di vitalità nazionale.

Combinando poi, il numero degli stranieri con la loro professione, -con la loro condizione sociale, si rileva più facilmente il carattere deirimmigrazione, gli scopi che si propone, la funzione che essa eser­

cita nell’economia nazionale.

(3)

5-12 febbraio 1922 — N. 2492-93 L’ ECONOMISTA 39 maschile è superiore alla femminile. P er mezzo del

censimento noi siamo in grado di conoscere esatta­ mente queste proporzioni e tale conoscenza carat­ terizza certamente l ’indirizzo economico e sociale delio Stato.

Così il

collocamento di una domanda sempre mag­ giore di maino d’opera femminile nelle industrie e heU’agricoltura e la diminuzione nel numero die!le donne occupate nei lavori domestici, il reclamo in conseguenza da parte delle donne di nuovi diritti e- eorìomici e di più larghi diritti pubblici, la necessità che si impone di una più vigile ed efficace tutela verso questi esseri più déboli, sonò, per accennare ai principali, i problemi che si impongono e che van­ no risolti nel senso dì assicurare il maggior benes­ sere e la tranqpììlìia’ sociale. Da un punto di vista pratico dunque il sesso esige una continua revisione di provvedimenti di ogni genere. Da un punto di vi­ sta più generale poi lo squilibrio dei gessi si pro­ spetta come una delle più delicate e complesse que- d stioni dalle quali può dipendere addirittura il desti­

no delle razze. Basta pensare al carattere più ener­ gico dei popoli ove vi è un esubero di maschi ed al- l ’impulso più virile elle ne ricevono le essenziali ma­ nifestazioni della vita nazionale.

E non meno di quella del sesso è importante la co­ noscenza dei rapporti di età degli abitanti. La com­ posizione delle popòTaSlohl secondo B eta è di conti­ nuo esaminata dagli (gridoniisti e dai demografi per conoscere- la produttività" dj un dlato aggregato sòcia- ! le. Le popolazioni che hanno più numerosi i fanciul­

li ed i vecchi non atti a lavoro proficuo sono ordina- ; riamente meno sviluppate di quelle in cui le classi medie di età sono più largamente rappresentate. In base a ll’età, poi, possono più esattamente apprez­ zarsi alcuni fenomeni demografici quali i matrimoni, lè nascite, le morti e alcuni fenomeni morali, come il per esempio quello della delinquenza. Sotto l'aspet­ to amministrativo, infine, il dlato dell’età è in rela­ zione a ll’obbligo di iscrizione alle scuole e quindi anche ai nuovi bisogni scolastici di una nazione, al- i l ’ammissione al lavoro industriale, alla capacità di Il matrimonio, tali diritto-a pensione ecc.

Anche Io stato civile degli individui si rileva a mezzo del censimento, e cioè la loro situazione in rapporto all’istituto del matrimonio. E la composi­ zione di una popolazione rispetto alle categorie dei celibi, dei coniugati, dei' vedovi ha un indiscutibile valore. Serve a far conoscere anzitutto la maggiore o minore diffusione del matrimonio, e quantunque questa notizia debba sempre porsi in relazione alla fecondità dei matrimoni, pur tuttavia anche da sola ha una grande importanza demografica. A parte poi che la manifestazione di certi fatti sociali è diversa-

j:

mente numerosa nella classe dei celibi o dei coniu­ gati, i fenomeni naturali della mortalità, della nata­ lità ed anche gli altri fenomeni relativi al movimen­ to della popolazione, quali quelli migratori, ricevo­ no diversa espressione quantitativa secondo la cate­ goria di tali individui dalla quale derivano.

Vengono generalmente richieste nei censimenti le notizie relative alla professione o condizione sociale dell’individuo. Ed è tanto l ’interesse di tale indagi­ ne che alcuni paesi, come la Germania e il Belgio, hanno creduto necessario eseguire per le professioni, uno speciale censimento a fianco di quello della po­ polazione. E non solo per l ’interesse ma ancora per

la maggiore complessità la quale esige cure e metodi di rilevazione più minuti e delicati che non sono pos­ sibili in occasione del censimento. La statistica del­ le professioni offre gli elementi più sicuri per u n’a­ nalisi della vita economica della nazione e del con­ tributo che vi portano le diverse forze sociali. Ci è dato sapere quante e quali siano le persone- che non esercitano alcuna attività, e i diversi rami di occu­ pazione di coloro che costituiscono la parte attiva della popolazione. E l ’importanza di tali notizie è grande per promuovere lo sviluppo della legislazio­

ne 'del lavoro, per distribuire le disposizioni a secon­ da delle partitolarità professionali, per condurre parti­ colari indagini che portino ad una più razionale appli­ cazione delle leggi in rapporto ai bisogni delle varie categorie di occupazioni.

I dati sull’analfabetismo, infine, 'che- si i ricavano dal censimento, servono a misurare il grado di svi­ luppo intellettuale di un popolo e, mediante il para­ gone fra più censimenti ed i singoli Stati, le condi­ zioni rispettive dei varii momenti e dei diversi po­ poli.

A conclusione di questa rapida esposizione dei van­ taggi del censimento, riportiamo, quanto'scrive il Ru- rnèlin, sintetizzando che cosa rappresenti la popola­ zione che costituisce appunto l ’oggetto di rilevazione del censimento :

« Poiché la popolazione, insieme al territorio, co­ stituisce l ’elemento fondamentale dello Stato, il sub-

biettO' e l ’oggetto di ogni attività politica, e poiché la sua consistenza, la sua composizione, il suo continuo rinnovarsi, il suo crescere od aumentare, tanto nella sua totalità quanto nelle singole sue parti ,sono fatti naturali e sostanzialmente immutabili, che in tutte le manifestazioni così della vita sociale come della vita politica spiegano la loro azione e vogliono esse­ re considerati, torna superfluo lo indugiarsi a dimo­ strare come la conoscenza dii questi fatti biologici' del­ la vita sociale sia della più alta importanza, cosi per la pratica, come per la scienza della vita pubblica. La teoria della popolazione non; è nè un ramo nè una J parte integrale della economia sociale, bensì un ra- j mo a questa pari, della scienza sociale, (cui è indi­ spensabile come disciplina sussidiaria, e posta con j essa in un. rapporto di reciproca influenzazione. Mia la importanza della teoria della popolazione si affer- jj -ma anche oltre il campo dei problemi economici, in

quanto essa si riattaccai anche ai problemi fisiologici, antropologici, politici e storici; anzi, le leggi che es- sa dimostra, sono a considerarsi come uno dei fon­ damentali e più potenti fattori dell’intero sviluppo sto­ rico deH’umanità ».

Da un punto di vista pratico, dunque, e sotto un aspetto più vasto e comprensivo la utilità del censi­ mento è grandissima.

Senza il censimento, e senza cioè il riferimento al dato della popolazione, verrebbe diminuito il valore di tutte le altre indagini, verrebbe compromessa ogni illustrazione a base statistica, di fatti osservati e mi- surati, e verrebbe facilmente fuorviato il giudizio di una quantità di fenomeni. Nell'ambito dei fatti so­

ciali non esiste dato che non richieda1 come termine di confronto la popolazione nel suo complesso o nei suoi singoli elementi costitutivi ; nessun numero po­ tendo dirsi grande o piccolo, nessun fenomeno fre­ quente od infrequente se non in relazione all’aggre­ gato sociale in'cui si osserva. 11 censimento, rispetto a tutte le altre statistiche, è come un bene comple­ mentare la cui mancanza produce un deprezzamento nell'insieme degli altri beni,

(4)

40 L ’ECONOMISTA 5-12 febbraio 1922 NT2492-93 Ed ora u n’ultima osservazione non più intorno al­

l ’utilità, ma sulla) necessità del censimento.

Vi è chi crede Che lo stato della popolazione possa desumersi quando che sia dai registri anagrafici. O c­ corre mostrare quanto sia) erronea questa opinione. Che nel periodo che corre fra un censimento e l ’altro si ricorra al calcolo annuale della popolazione dell' utero Stato delle provincie e dei dipartimenti sulla scorta dfei dati del movimento dello stato civile, per la valutazione dei rapporti proporzionali alla po­ polazione di tutti i fatti sociali statisticamente rilevati è una necessità non potendosi il censimento ripete­ re ad intervalli troppo frequenti di tempo. Ma è certo che tali calcoli non vanno scevri di errori e diventa­

no più difficili dove il movimento degli abitanti è assai rapido e dove fenomeni artificiali contribuiscono a falsare la effettiva situazione demografica.

Durante gli anni di guerra, per esempio, per i con­ tinui spostamenti della popolazione, per la irregolare registrazione dei più caratteristici fenomeni demo­

grafici si dovette addirittura rinunciare al calcolo parti­ colari e fu possibile solo una valuzione molto ap­ prossimativa della popolazione generale del Regno. Egli è che i registri comunali di anagrafe, se rie­ scono a tener dietro, in tempi normali, con sufficiente esattezza, al bilancio annuale delle nascite e delie morti, non possano assolutamente seguire i movimenti migratori che sono in molti luoghi imponenti e complessi. E per movimenti migratori si vuole inten­ dere non solamente quelli riguardanti l ’emigrazione permanente o temporanea oltre i confini della patria, ma ancora le migrazioni interne, i cambiamenti di re­ sidenza e di dimora.

E ’ noto che per la tendenza sempre crescente degli abitanti dei comuni agricoli a portarsi nei centri indu­ striali e nelle maggiori città, le grandi città si accre­ scono di popolazione molto più per tale causa che per l ’eccedenza delle nascite sulle morti; e però, se il calcolo si fa unicamente sugli atti dello stato civile, il risultato rimane inferiore al vero, quanto maggiore è il tempo trascorso dopo l ’ultimo censimento. Vice­ versa, poi, siccome gli uffici di anagrafe hanno da superare difficoltà anche maggiori per essere infor­ mati di coloro che partono, che non per avere noti­ zie dei nuovi arrivati, avviene che dopo un certo nu­ mero di anni dall’ultimo censimento eseguito, essi fan­ no figurare come presente una popolazione superiore alla effettiva, e soltanto un nuovo censimento può sta­ bilire la verità.

Il registro di anagrafe, dunqu-e anche dove sia te­ nuto con diligenza, può servire a molti scopi ammi­ nistrativi; può essere consultato dall’autorità politica1 e giudiziaria per le sue investigazioni ; può servire per ! la compilazione dei ruoli dei contribuenti, per la for­ mazione delle liste degli elettori, dei giurati ecc. Il solo inconveniente delle mancate cancellazioni, ad e- sempio, sarà che le persone uscite dal Comune non risponderanno a ll’appello che loro si rivolge. Tutt’al- tro effetto, invece, produrrebbero le lacune e le in­

debite inclusioni, quando si trattasse di determinare il numero degli abitanti, come base per l ’attuazione delle leggi.

Soltanto il censimento, quindi, colla sua simulta­ neità, colla sua periodicità, colla sua estensione a

tutte le classi di popolazioni, escludendo qualsiasi ar­ bitrio, qualsiasi congettura, ci offre.una misura esatta ed un quadro veridico della popolazione dello Stato e delle sue maggiori e minori ripartizioni territoriali.

Nei riguardi amministrativi, poi, il censimento, è indispensabile per rimettere a giorno gli stessi registri anagrafici.

Se in tempi normali, per le ragioni sopra esposte, è utile eseguire periodicamente questa grande ras­ segna demografica che è il censimento, tanto più è necessario ricorrervi oggi dopo che la lunga e spa­ ventosa guerra) ha lasciato in tutti i paesi i segni più profondi del suo passaggio. I due elementi primi co­ stitutivi della vita di ogni nazione : il territor io e la po­

polazione, sono usciti dal conflitto radicalmente trasfor­ mati. Demograficamente tutti gli Stati belligeranti hanno visto scomparire un notevole numero degli uo­ mini più attivi, dai 20 ai 40 anni, e sono rimasti con una minorata efficienza di molte energie giovanili; territorialmente mentre alcuni sono usciti ingranditi, altri hanno perduto parti più o meno grandi di terri­ torio e taluni sono perfino

scomparsi-Questi fatti, le cui conseguenze nella vita dei vari popoli già cominciano a risentirsi, seno destinati ad ap­ portare mutamenti radicali di indirizzi economici, di

programmi sociali e politici. Ora, il conoscere l ’en­ tità di detti fenomeni con tutte le particolarità che è dato raccogliere a mèzzo delle cifre del censimento, è l ’unico mezzo perchè si possano valutare esattamen­ te le nuove necessità, e le maggiori esigenze della società che è uscita dlalla guerra sconvolta nelle sue più essffcziali caratteristiche di composizione, di mo­ vimento, di idealità.

L ’Italia ha avuto la fortuna di vedere ricongiunte t al suo territorio nazionale le terre che geograficamen­

te e storicamente le appartenevano, ed il bisogno di avere esatta no'tizia del loro stato demografico e so­ ciale è stata una ragione speciale che, indipendente­ mente da quelle generali, hanno consigliato l ’opera­ zione del censimento. Ma anche essa che, come gli altri Stati, ha subito gli effetti diretti ed indiretti della guerra nei riguardi del numero, della composizione e dalla distribuzione della p ¿ ^ a z io n e , vede nei risul­ tati del censimento la base per quel mutato indirizzo sociale che segnerà il cammino verso nuovi e più alti

j

destini.

Lanfranco Maroi .

Un passo verso la destatizzazione

Le riassicurazioni in Italia

Togliamo da un lavoro di prossima pnbblicazione intorno a Lo S tato Azionista alcune eonsiderazioni che riguardano più specialmente un prim o tentativo che si sta attuando in Italia.

Disegno di legge di riassicurazione comitiva.

Queste misure legislative si maturarono in breve in articoli di un progetto di legge, che ottenne la completa approvazione del Consiglio Superiore della

j

Previdenza, e che disciplinavano la materia riassicu­ rativa nel modo seguente :

« L ’Istituto Nazionale delle Assicurazioni assume ; in riassicurazione e cede nel Regno ed a ll’estero ri- ! schi di qualsiasi ramo.

La garanzia dello Stato, di cui a ll’art. 1, secondo comma, della legge 4 aprile 1912, n. 3 0 5 , è estesa alle operazioni indicate nel precedente comma.

Tali operazioni di riassicurazione costituiscono una gestione autonoma separata da quella riguardante le assicurazioni sulla durata della vita umana di cui a ll’art. 1 della predetta legge. In quest’ultima ge­ stione rientrano le operazioni di riassicurazione nel ramo vita.

In relazione alle predette operazioni di riassicura­ zione, l ’Istituto Nazionale proporrà al Ministero per l ’Industria e il Commercio le necessarie aggiunte g modificazioni al suo statuto.

La vigilanza del Ministero dellTndustria e del Commercio si estende a tutte le operazioni dall’Isti­ tuto esercitate, nei modi stabiliti per le assicurazioni sulla durata della vita umana.

A lle im prese di assicurazione nazionali ed estere, può esse re fatto obbligo di c ed e re una quota fìssa, non su periore al 20 p er cen to di tutti i rischi assunti

in Italia, all'Istituto N azionale d elle A ssicurazioni. L ’Istituto ha facoltà di rifiutare i rischi ch e non vo­ lesse assu m ere.

L ’obbligo è stabilito di volta in volta con decreto del Ministro dell’Industria e del Commercio di con­ certo col Ministro del Tesoro.

(5)

origi-5-12 febbraio 1922 — N- 2492-93 L’ ECONOMISTA 41

nali del contratto; l ’Istituto Nazionale delle Assicura­ zioni è tenuto al rimborso proporzionale delle provvi­ gioni occorrenti alla impresa cedente ».

E ’ ben evidente che in tal modo l ’Istituto avrebbe conseguito tutto 1 alimento che gli fosse apparso ne­ cessario ed avrebbe perciò potuto attuare anche quel programma di epurazione del mercato, di cui ognuno sente la viva necessità e che le stesse imprese pri­ vate di assicurazione sane e di buona costituzione fi­ nanziaria desiderano vivamente.

Non può però certamente sorprendere che il proget­ to di legge, il quale conteneva in sè una spiccata ten­ denza monopolizzatrice, anche del ramo riassicura­ zioni, incontrasse la più viva opposizione da parte delle private imprese, le quali naturalmente non de­ sistettero da qualsiasi pressione ner impedire la e- manazione della nuova legge.

Molto opportunamente, in tale contingenza S. E. Belotti ha creduto, prima di compiere un atto di au­ torità che pur gli era consentito dalle precedenti appro- i vazioni conseguite dal progetto nelle sedi competenti, j di sottoporre alla serena discussione delle parti inte-

I

ressate il disegno di legge stesso, affinchè nel dibat­ tito delle diverse tendenze, potessero meglio scatu­ rire i termini, entro i quali un accordo fosse stato possibile. Ebbe così vita una Commissione che in bre- j ve potè compiere i propri lavori ed offrire al Ministro lo schema di una soluzione imprevista ed imprevedi- | bile invero al momento in cui le parti si accingevano a combattersi sul terreno della coattività della cessio­ ne dei rischi, ma che racchiudeva invece il pieno ac- ! cordo delle parti.

La posizione dell’Istituto Nazionale

Nel corso della discussione infatti il rappresentante dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, ebbe modo di far conoscere che l ’esercizio delle riassicurazioni da parte dello stesso, non poteva svolgersi come si conviene ad un Ente statale, se non sotto l ’egida di | disposizioni legislative intese a disciplinare ed a ga­ rantire l ’alimento assicurativo necessario ad una sua adeguata esistenza, per le evidenti ragioni accennate,, ma che gioverà sviluppare :

Data l ’impossibilità di ottenere un alimento siste­ matico e razionile di premi, lo svolgimento delle ope­ razioni riassicurative dovrebbe allora avvenire secon­ do gli stessi criteri adottati dalle private imprese

Ma l ’industria delle riassicurazioni poggia essen­ zialmente sopra cordialità di rapporti, sopra cono­ scenza di ambienti, persone e cose, dovendo la strut­ tura sua conformarsi a criteri di ampia fiducia, senza i ' quali non è possibile stabilire contatti e stringere affari cogli organismi che la debbono alimentare.

Allo Stato invece è vietato, le ragioni sono intui­ tive. di sollecitare ovunque la conclusione di trattati, come pure è negato di rifiutare sistematicamente ap­ poggio ad Imprese che desiderino affermarsi e pro- | gredire, quando ancora non posseggono tutti i requi­

siti di anzianità e di solidità che circondano le vec­ chie Compagnie. Lo Stato però in tal caso, allargando sempre più la sfera di accettazione nel campo libero, si viene a trovare costretto a difendere gli interessi delle clientele a detrimento del proprio, venendo così fatalmente condotto verso risultati quasi certo ne­ gativi.

Una politica riassicurativa che tendesse unicamente adì aumentare la massa degli incassi, porterebbe alla conseguenza di dover fronteggiare enormi rischi, senza la possibilità dell’equilibrio che dovrebbe es­ sere offerto 'dalle stesse Imprese Nazionali, ed aincor più da quelle estere.

D ’altra parte se lo Stato, preoccupato solo dei risul­ tati finanziari, volesse scegliere e limitare le accetta­ zioni, attenendosi rigorosamente ai principii della tec­ nica, troverebbe un alimento così limitato da non giu­ stificare un’azione statale, messa a contributo di un or­ ganismo non proporzionato, nè in armonia con le lar­ ghe potenzialità di garanzie che lo circondano.

Si può obiettare che nella storia delle assicurazioni trovano riscontro esempi di imprese le quali, fondando la loro industria esclusivamente sulle riassicuràzioni, hanno progredito e vi si sono affermate ; bisogna però considerare l ’insieme di quei successi in rapporto ai capitali impiegati : se un utile, valutabile a due o tre milioni annui, può essere ragione di orgoglio per una Impresa che si sia costituita con capitali e garanzie li­ mitate, lo stesso risultato potrebbe anoarire non ade- nuto per lo tato, quando esso avesse di mira un pro­ gramma industriale, e non intendesse di rivolgere la sua opera ad un fine meramente sociale, per il quale occorrerebbe impiantarla su ben altre basi. Si ricono­ sce allora facilmente che potrebbe essere conseguito il medesimo ammontare di utili con provvedimenti fi­ scali e per di più di portata esigua.

Giova pure notare che le imprese di riassicurazio­ ne hanno mezzo di raccogliere i loro alimenti a tra­ verso una fitta rete di rapporti internazionali, median­ te i quali fu loro possibile accrescere enormemente il volume degli incassi e nello stesso tempo equili­ brare i rischi con sagge retrocessioni.

Infatti i rapporti internazifmali vennero dalle stesse organizzati attraverso due principali sistemi : uno di essi trova consistenza nella conclusione dei trattati ob- ¿bligatori e facoltativi dovuti ad una profonda cono­ scenza degli ambienti assicurativi di tutto il mondo e sopra tutto delle persone. Pur non di meno 1 risultati conseguiti si aggirano sempre, come appare dai bilan­ ci di alcune delle maggiori società di riassicurazione, intorno a cifre che talvolta non superano ram m enta­ re degli interessi ricavati dall’impiego patrimoniale.

L ’altro sistema si basa sui rapporti internazionali che hanno potuto essere sviluppati a traverso la isti­

tuzione di speciali imprese create singolarmente nel­ le principali nazioni del mondo, di modo che il la­ voro, localmente organizzato e sviluppato da Enti au­ tonomi, viene poscia ad affluire, in adeguata misura verso l ’organismo centrale.

L ’Istituto Nazionale, non potendo certamente segui­ re il primo sistema, perchè la formazione dei rapporti con Compagnie estere non riesce generalmente age­ vole in conseguenza di ragioni fàcilmente intuibili, si è specialmente rivolto a quello della creazione di Enti all’estero, strettamente collegati co ll’Istituto. Ma non bisogna nutrire eccessive illusioni sui risultati in tal modo conseguiti, poiché il sorgere di cotesti Enti, cui l ’Istituto non partecipa direttamente, trova base quasi esclusiva nel senso di italianità e di patriottismo che gruppi di finanzieri vogliono manifestare a vantaggio dell’Istituto Nazionale. .

Perchè l ’Istituto potesse realmente esercitare opera efficace di penetrazione, dovrebbe aver facoltà di con­ tribuire con propri capitali alla formazione di quelle imprese. Così solo si potrebbe svolgere un lavoro che però anche se ben condotto, non • saprebbe esimersi dalle alee che gli sono connesse.

Ecco dunque esposte le ragioni per le quali un risultato completo per la Azienda Statale non era pos­ sibile conseguire che sulla base di una legge, la qua­ le disciplini la riassicurazione a ll’Istituto in via obbli­ gatoria. Questo infatti aveva ritenuto che, congiunta- mente airobbligatorietà dovesse imporsi una base dp tariffa e di condizioni di polizza relative a ciascun ra­ mo di sicurtà, per garantire l ’esercizio riassicurativo-Il Ministero non alveva creduto di accogliere che parzialmente le proposte d ell’Istituto; ma ancorché la legge non rispondesse pienamente ai desiderata dell’A­ zienda Statale, si deve affermare che il disegno pre­ sentato alla discussione della Commissione, si offri-" va come la soluzione migliore.

Posizione delle private imprese

(6)

rias-u V ECONOMISTA 5-12 feb b ra io 1922 — N . 2492-93

sumiamo. Esse dicono :

La cessione obbligatoria di una quota degli affari al- l ’Istituto Nazionale è una espropriazione del patrimo­ nio delle Imprese private, e corrisponde quindi ad una parziale monopolizzazione di questo ramo dell 'in­ dustriai Essa rende sommamente diffìcile ed oneroso alle industiie private di provvedere alla copertura di quella, parte dei rischi che ad esse rimane dopo la detta cessione, e che esse non possono tenere per proprio conto, presso imprese private di riassicura­ zione.

La cessione obbligatoria di una quota di ogni ri- 1 schio, anche di quelli, e sono la maggioranza, che non esigono l ’intervento di un riassicuratore, sottrae indebitamente alle Imprese private una parte degli ali- fari da esse faticosamente raccolti, mercè la loro or­ ganizzazione conseguita attraverso lunghi anni di pa­ zienti e costose fatiche, ed inoltre paralizzerebbe l ’e- stensiorte dell’attività delle Imprese nazionali all’e­ stero, per effetto dell’applicazione del principio di re­ ciprocità adottato dalla maggior parte degli Stati eu­ ropei.

A sostegno della sua tesi, in favore della cessione obbligatoria, il rappresentante dell’I . N. ha addotto un solo argomento sostanziale, e cioè che LlstitUfo. Nazionale autorizzato ad estendere la sua attività al­ l ’esercizio della riassicurazione in tutti i rami, non può, per sua natura, espletare con profitto questo mandato, in regime di libertà ; e quindi deve invocare dall Autorità dello Stato provvedimenti d’indole coer­ citiva per rendere possibile l'esercizio statale delle riassicurazioni.

Ora l ’esercizio della riassicurazione da parte del- l ’Istituto Nazionale non corrisponde a nessun bisogno e a nessuna utilità di ordine pubblico. Essa poteva essere una necessità durante la guerra, limitatamente agli enormi rischi dei trasporti marittimi, ma nè du­ rante la guerra, nè dopo, l'industria delle assicura­ zioni ebbe bisogno del concorso di un Ente statale, per provevdere alla riassicurazione negli altri rami.

Se pure, senza necessità, l ’Istituto Nazionale deve continuare nell'esercizio della riassicurazione, il prov­ vedimento invocato non elimina i difetti e gli incon­ venienti insiti nell’esercizio statale della riassicurazione che impediscono a ll’I. N. il normale e profìcuo svol­ gimento di questo ramo della sua attività.

Infatti, se fosse adottato il provvedimento della cessione obbligatoria, l ’ Istituto Nazionale avrebbe bensì un alimento copioso di affari ma si troverebbe alle prese con una sperequazione di rischi, per i cu­ muli enormi provenienti dalle cessioni di affari, su cui tutte le imprese cedenti sono interessate. Inoltre, se il provvedimento della cessione obbligatoria non fosse accompagnato da un altro provvedimento coer­ citivo cioè dall'imposizione di una tariffa minima obbli­ gatoria, l ’Istituto Nazionale dovrebbe assumere una farragine di rischi a condizioni tecnicamente incon­ trollabili e possibilmente deficienti. D ’altra parte la imposizione di una tariffa obbligatoria, prescindendo dall’enorme difficoltà d'attuazione di un simile prov­ vedimento nel ramo delle assicurazioni contro i dan­ ni. costituirebbe un vero trust che ridonderebbe a danno degli assicurati e sarebbe quindi in sommo grado impopolare.

II tentare la costituzione di un vero trust non solo andrebbe contro l ’interesse del pubblico, ma provo­ cherebbe 1 esodo a ll’estero dei migliori rischi, che ivi troverebbero le condizioni più favorevoli in regi­ me di libera concorrenza.

Per ultimo se l ’Istituto Nazionale avesse facoltà di scegliere le Imprese di assicurazione a cui im­ porre la cessione di una quota dei rischi (come pre­ vista nel progetto di legge), evidentemente sceglie­ rebbe quelle che per la notoria serietà e cautela della loro gestione, offrono maggior probabilità di una profìcua partecipazione,- rn;a questa, scelta sa­ rebbe, sia in linea di equit, sia in linea di dirit­ to inammissibile, perchè costituirebbe una1 diver­

sità di trattamento assolutamente arbitraria; l ’esone­ ro dalla cessione sarebbe un premio dato alle Impre­ se mal condotte e mal costituite. In ogni modo l ’utile che l ’I. N. potrebbe conseguire dalla partecipazione coattiva agli affari delle industrie private sarebbe, ol­ tre che incerto, sproporzionato a ll’unico scopo che l ’Istituto Nazionale ragionevolmente può prefìggersi, i quale quello cioè di rendere l ’esercizio delle riassicu-,

razioni redditizio per I.’Impresa! statale. Un quinto degli utili netti industriali del ramo Incendi, che è il ramo meno aleatorio, rappresenta una cifra, per le esigenze j di un Istituto statale, affatto derisoria, come può essere dimostrato dalla statistica dei risultati dell'assicura­ zione incendi degli ultimi anni. Quanto poi all’assicu­ razione contro i furti e contro la grandine, è notorio che i risultati industriali di questi rami furono in pas­ sato complessivamente passivi, come nel momento at­ tuale e torso anche nel prossimo avvenire saranno sfavorevolissimi i risultati dell ’assiepurazione trasporti.

In conclusione le private imprese affermarono che la cessione obbligatoria di una quota di rischi sarebbe un provvedimento antiliberale, monopolistico, danno­ so a ll’economia nazionale, gravido di pericoli per l ’in­ dustria, insufficiente al raggiungimento degli scopi pei quali esso viene richiesto e contro di' esso le imprese private mantennero il loro atteggiamento di assoluta c irriducibile resistenza.

Il dibattito chiaro e leale, ha posto in evidenza le ragioni per le quali, anche indipendentemente dalle risultanze finanziarie, lo Stato non può adoperarsi nel- 1 esercizio di una industria, con quelle stesse prero­ gative e facolta, che sono consentite ad un industriale privato. E perchè le persone che si incontravamo nel­ la discussione erano scevre dai qualsiasi pregiudizio o dogmatismo, ma animate dal solo desiderio di trovare un metodo risolutivo che giovasse alla industria in ge­ nere, senza nuocere ad alcuna delle parti, fu potuto stabilire un accordo su alcuni principi, dai quali deri­ vò istantanea anche la soluzione pratica.

,n , M. J . DE JOHANNIS.

(Continua).

Prospettive economiche per ii 1922

Il prof. Giorgio Mortara pubblica anche per Tanno corrente le sue P rospettive econ om iche che incontra­ rono gi3 per l ’anno scorso un così giustificato suc­ cesso.

Si tratta d ’un genere di puibblicazioni nuovo tra noi, iniziato appunto l ’anno passatoi dal prof. M ortara: ma che è invece molto diffuso in altri paesi ove interessa ugualmente studiosi ed uomini d ’affari. Uno sguardo complessivo su quella , che è la situazione generale e dei singoli mercati, quale s ’è venuta maturando n ell’anno prossimo a spirare: una ricerca della linea direttiva informatrice del processo di sviluppo : un tentativo di stabilire, in base a tale ricerca, le pro­ spettive prossime di questo , processo : una interpo­ lazione insamma per iT prossimo futuro di quello che è la linea ¡seguita da certi fenomeni nel prossimo pas­ sato.

Riportiamo qualcuna1 delle conclusioni per quanto riguarda le principali derrate

agricole-Per il grano iTprof. Mortara fa un sintetico esame della situazione dei mercati di produzione e di con­ sumo sopratutto dopo la guerra e n ell’anno in cor|so; constata 1 incremento delle colture nei mercati tran­ soceanici durante la guerra e giudica, in base ai dati dei raccolti e a quelli delle esportazioni, che alla fi­ ne del J 920 le scorte disponibili in quei paesi per l ’e- sportazTone dovevano essere enormi almeno di 30 o 40 milioni di quintali maggiori di quelle esistenti pri­ ma della guerra.

(7)

nonostan-5-12 febbraio 1922 — N. 2492-93 L’ECONOMISTA fe le condizioni d ’inferiorità delia coltura granaria

in Italia, il rendimento unitario delle colture potreb­ be essere aumentato da una migliore- scelta delle sementi, da una migliore concimazione, da più profon­ de. lavorazioni, da migliori avvicendamenti.

Nel biennio 1913-14 in confronto al 1909-10 il rendimento unitario era già aumentato d ’un quintale per ettaro. L ’aumento d ’uni altro quintale porterebbe la produzione nazionale a una media annua di 57 mi­ lioni di quintali sufficienti per soddisfare ai cinque sesti del consumo nazionale- Naturalmente in Italia un aumento ragguardevole della produzione granaria non può ottenersi che da un miglioramento delle col­

ture e quindi dal rendimento unitario.

Il Mortara conclude su quest’argomento notando

li

che « le disponibilità mondiali fino a ll’epoca del nuq-

j|

po raccolto appaiono largamente sufficienti al bisogno,

! ed esuberanti in conftonto alla domanda che sarà in grado di manifestarsi. Ed è da ritenersi perciò im­ probabile un forte aumento dei prezzi nei mercati e- sportatori.

La produzione tende a restringersi nei paesi transo- |l ceanici, per conseguenza defilai progressiva ripresa del- ¡ ‘a produzione n ell’Europa centrale ed occidentale e nei paesi balcanici. La Russia, per ora e per il pros­ simo avvenire, appare incapace di concorrere all ’ap­ provvigionamento dei paesi importatori.

La situazione dell’Italia, quale produttrice di grano, tende a migliorare notevolmente : la coltivazione ha raggiunto la primitiva estensione, il rendimento uni- i tario sembra tendere al progresso. Però almeno nel ; prossimo avvenire, l ’Italia dovrà ancora ricorrere al- 1 l ’estero per soddisfare una parte del suo bisogno di

j frumento.

Per il vino, l ’esame della situazione dei mercati stranieri e nazionale, e le difficoltà di varia natura che s ’oppongono ali’esportazione inducono l ’autore a giudicare che le prospettive dell ’anno futuro non si presentano molto diverse da quelle dell’anno passato. ! La produzione del vino tende a mantenerlsd inferiore |j aIJa misura normale ^prebellica- Il consumo nazionale j assorbirà quindi facilmente la massima parte della produzione, nonostante la restrizione della domanda, derivante dall’aggravata? tassazione del vino, dalla ri­ duzione dei salari e dall 'aumento della disoccupazione. Le future variazioni dei prezzi dipenderanno prin­ cipalmente dalla piu o meno -rapida fine della depres­ sione industriale. Se questa terminerà nei primi mesi del nuovo anno, potranno aversi rialzi ; se si dovesse i aggravare, non è da escludere la possibilità di sensi­

bili ribassi. Sembra improbabile un considerevole au­ mento delle esportazioni, data la forte concorrenza degli altri paesi produttori.

Per l ’olio d ’oliva il Mortara) prevede una produzio­ ne stazionaria di fronte ad una domanda interna ab­ bondante. Non crede probabile una Torte riduzione di prezzi. L ’esportazione si presenta in lenta ripresa per l ’attiva concorrenza estera.

Per la seta, sul mercato mondiale sembra superato il punto di maggior depressione -della domanda ; è pre­ vedibile, attraverso ' l e inevitabili alternative di au­ menti e di diminuzioni, la ripresa del progressivo in­ cremento della domanda mondiaile.

Nel mercato italiano 1 andamento dèi prezzi sem ­ brai dover incoraggiare i sericultori ed estendere i lo­ ro allevamenti nel 1922- Il commercio della seta greg­ gia si mostra resistente alle vicende d ell’ultimo pe­ riodo ed agile nella reciproca sostituzione degli imboc­ chi. L ’industria manufattrice. se non riuscirà ad e- stendere le proprie esportazioni, comTè desiderabile e possibile, si troverà di fronte ad una riduzione della domanda, riduzione prevedibile nel mercato naziona­ le per conseguenza delle condizioni economiche ge­ nerali.

P er il cotone il Mortara crede che i prezzi attuali j ranno ritenere poco verosimile urtai' ulteriore forte re- j stazione della coltura, benché non siano in grado di

incoraggiarne l ’allargamento. La superficie coltivata nel 1922 si manterrà probabilmente parecchio inferio­ re alla media degli ultimi anni prebellici, e — salvo circostanze metereologiche eccezionalmente favorevoli ¡1 — resterà inferiore alla media di quel periodo anche ! il rendimento unitario.

Un eventuale rapido miglioramento delle condizio- !| ni dell’economìa mondiale nei primi mesi del 1922 determinerebbe un notevole rialzo dei prezzi della materia prima e dei manufatti, per la scarsezza delle scorte esistenti.

L'industria italiana, già meno colpita di quelle dei

maggiori paesi industriali dalla crisi di smercio, tende

a ricondurre a dimensioni normali la propria attività,

compensando con una maggiore esportazione la dimi­

nuzione della domanda nazionale.

Per la canapa sarebbe probabile una sosta nell’e­ stensione deiìe colture in Italia, e forse anche una restrizione di essa. Ma in seguito è prevedibile che la coltura stessa tenderà a riprendere il suo amplia* mento.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

11 costo della vita in dicembre a Milano

Il costo della vita raggiunge ancora proporzioni

non indifferenti.

Dopo l’eccezionale momentaneo ribasso verifica- ji

tosi nei mesi di giugno e luglio dello scorso anno

in cui i prezzi — per una corrente di forza mag­

giore diminuirono sensibilmente, si è ripresa la via j

d elPaumento. E) si può dire che questo si mantiene il

tuttora perchè le oscillazioni in senso ribassista jj

avvenute ultimamente si riducono a poca cosa :

basti dire che nello scorso dicembre in confronto

del mese precedente vi è una diminuzione solo del jj

2 per cento, percentuale che non può venire av- 1

vertita dal consumatore, specie di questi tempi in

cui i generi costando in modo eccezionale, non

permettono al pubblico di accorgersi delle insensi- I;

bili oscillazioni nel senso del ribasso. A . questa |

lieve diminuzione fanno contrasto la disoccupa- j!

zione e il minor guadagno derivato dalle forzate !

astensioni^ dal lavoro causate dalla crisi elettrica,

j

j E ’ bensì vero, che i numeri indici elabarati dal- jj

l’ufficio del lavoro e della statistica del Comune Jj

di Milano segnano tu tti per ' il mese di dicembre j

una lievissima diminuzione del costo della vita,

ma non è sufficiente a migliorare tampoco l’attaale

situazione.

Speriamo tuttavia che le proporzioni minime del

ribasso vadano intensificandosi sì da permettere

una vita meno dispendiosa dell’attuale.

D’altra' parte questa speranza è alimentata an­

che da quanto si sta verificando alTestero. In fatti

i numeri indici dei prezzi all’ingrosso in Inghilterra

secondo i calcoli dell’ « Economist » , dopo aver

registrato un ribasso nel mese di novembre ne se­

gnano un’altro nel mese di dicembre.

(8)

44 L ’ECONOMISTA 5-12 febbraio 1922 — N. 2492-93

Diamo, come al solito, i numeri indici del costo

della vita calcolati per il dicembre e per comodità

del lettore, presentiamo nel contempo anche i nu­

meri indici del mese precedente ed i massimi e

minimi ¡raggiunti nel 1921:

1) Nove generi alimentari (prezzi del 1912 = 100)

dicembre 572,65 — novembre 584,45 - - massimo

617,57 (aprile) — minimo 481,79 (giugno).

2) Bilancio completo della famiglia operaia a

consumi alimentari immutati rispetto all’anteguerra

(prezzi del

I o

semestre 1914=100) : Dicembre 538,95

— novembre 540,97 — massimo 578,08 "(maggio)

— minimo 493,59 (luglio).

3) Bilancio completo della famiglia operaia a

■consumi alimentari immutati (prezzo del i° seme­

stre 19x4 = 100) : Dicembre 496,21 — novembre

506.36 ' — màssimo 507,98 (maggio) — minimo

450.36 (giugno),

4) Bilancio completo « Nuova serie » (prezzi del

luglio 1920 = 100) : Dicembre 122,07 — novembre

122,75 — massimo 132,37 (maggio) — minimo

H

4 , 7 3

(luglio).

5) Bilancio completo dell impiegato (prezzo del

I o semestre 1914=100) : Dicembre 375,8o — no­

vembre 378,50 — massimo 401,39 (gennaio) — mi­

nimo 34.1,78 (giugno).

De diminuzioni si sarebbero verificate specifica­

mente tra i prezzi dei principali nove generi ali­

mentari, e cioè : lardo 0,51 — olio d’oliva 0,14 —

carne bovina 0,39 —• burro 0,10 — pasta secca 0,13

— riso 0,06. In complesso l’indice scende di punti

11,80 — da 584,45 a 572,65 — con ciò l’aumento

sul dicembse 1920 è del 4,50 per cento — s_ 11912

del 473 per cento — sul mese precedente vi è una

diminuzione del 2 per cento.

Tra gli altri generi alimentari compresi nei bi­

lanci famigliari si hanno oltre le diminuzioni già

accennate, 1 - seguenti : salumi 0,47 — pancetta 0,41

— zucchero 0,3 — contro queste stanno i seguenti

aumenti : burro misto 0,25 — frutta 0,17 -— patate

0,07 — vino 0,05 — verdure 0,02 — farina gialla 0,01.

I capitoli complementari dei bilanci familiari ri­

mangono ancora invariati, e l’effetto complessivo

delle variazioni suesposte è la discesa generale de­

gli indici, che, per i bilanci completi, e sul prece­

dente novembre, oscilla tra il minimo di 0,37 per

cento dei consumi immutati, ed il 2 per cento dei

consumi modificati. Come si vede sono più oscilla­

zioni che sensibili diminuzioni, come si rileva dalle

medie trimestrali della nuova serie, e dalle loro

variazioni percentuali, che, per esempio, tra set­

tembre e dicembre sono ancora in aumento del

5,27 per cento.

I/ufficio comunale del lavoro e della statistica

ci comunica :

II numero indice per il mese di dicembre u. s.

non presenta sostanziali variazioni in confronto di

113,52 nel mese di novembre precedente.

Crescono di prezzo le verdure da D. 2,15 e 2,41,

le frutta da D- 3,18 a D- 3,28 ed il burro da D. 20

a D- 22 il chilogramma. In compenso diminuiscono

la carne (parte anteriore con osso) da D; 6,40 a

D. 6 ed il lardo da D- 9,20 a D. 8,40 il chilo­

gramma.

E ’ particolarmente degno di nota il confronto

dell’anno 1920 coll’anno 1921, quale elemento per

qualche ragionevole. congettura sopra l’attuale ten­

denza generale dei prezzi a crescere o a diminuire

attraverso le normali vaziazioni stagionali. Nell’anno

1920 il numero indice fra il luglio ed il dicembre

era cresciuto con una progressione abbastanza re­

golare da 100 a 118,94. Nell’anno 1921 il numero

indice da 103,08 nel mese di luglio è passato nel

mese di dicembre a 113,74, D’aumento nel 2° se­

mestre 1921 risulta dell’i l per cento in confronto

del 19 per cento segnato dal precedente anno 1920.

Tanto che un indice 113,74 per il dicembre 1921

si contrappone a 118,94 per il 1920.

Questo più debole aumento nel semestre che se­

gna normalmente aumenti di prezzo per le normali

variazioni stagionali, fa ritenere che (ove non so­

pravvengono fatti ora imprevedibili) l’onda discen­

dente dei prezzi, la quale suole manifestarsi in

primavera, possa ricondurre i prezzi nel 1922 ad

un livello più basso di quelli del 1921.

I numeri indicici per il costo della vita a Trie--

ste nel mese di dicembre u. s. sono calcolati se­

condo il bilancio tipo settimanale di una famiglia

operaia. Essi hanno come base il mese di luglio

1920, secondo il deliberato dell’Uuione statistica

delle città italiane, accettato dai Municipi del

Regno.

N. Generi alimentari Quantità Prezzo

N. ind. Importo luglio e capitali complementari L. L. 19^0=100 1 Pane chg. 10— 1,95 19,50 2 Riso • 2.5 2,50 6,25 3 Pasta » 1.6 3,60 5,76 4 Patate » 3.— 0,90 2,70 5 Fagiuoli secchi » 0.5 3,20 1,60 6 Verdure stagione » ’ 4.— 2,41 9,64 7 Lardo »

0.5

8,40 4,20 8 Burro »

0.4

22,— 8,30

9 Olio d’oliva ut.

0.2

10,— 2,—

10 Formaggio parmigiano chg. 0.5 28,— 14,—

11 Latte lit. 6.— 2,— 12,—

12 Carne con osso (parte ant.) ’ chg. 2.5 6,— 15,—

13 Uova pezzi 12 0,90 10,>0

14 Salumi chg. 0.3 30,— 9,—

15 Zucchero » 0.8 6,20 4,96

16 Caffè tostato » 0.15 23,— 3,45

17 Frutta stagione » 0.5 3,28 1,64

18 Vino comune lit. 7.— 4.— 28,—

19 20

Totale alimentazione 159.30 113,92

Vestiario 28,15 94>88

Calore e luce (carbone, legna, cocke, gas e candele) 20,03 115,79 21

22 Spese varieAbitazione 28,57 129,80 Complessivo 252,29 113.74

FINANZE DI STATO

Incassi e pagamenti in conto di bilancio

Nel primo trimestre dell’esercìzio finanziario in corso_(1921-

22), il bilancio dello Stato ha dovuto far fronte a più di 4.048 milioni di pagamenti, pressoché tutti per spese effettive or­ dinarie e straordinarie, mentre ha ottenuto solo 3.409 milioni di incassi, di cui due miliardi e 95© milioni per entrate effet­ tive ordinarie e straordinarie, e quasi 404 miioni per movi­ mento di capitali. Si sono perciò avuti quasi 640 milioni di pagamenti in più degli incassi.

Ecco le cifre relative in milioni di lire :

TITOLO

Cat. I. Entrate p spese effet­ tive ordinarie e straor­ dinarie

Cat. 11. Costruzioni di ferrovie Cat. HI. Movimento di capitali Cat. IV. Partite di giro

Incassi Pagamenti Differenze

2.950,3 0,2 403,8 54,7 3.517,4 0,4 479,3 51,5 3.409,0 4.048,6 — 567,1 — 0,2 — 75,5 + 3,2 — 639,6

Le sjoese di guerra

L'onere approssimativ 0 del bilancio per spese di guerra e

dipendenti dalla guerra a tutto il 30 giugno 1920 viene così determinato nel conto

1919-20 : Esercizio! 1914- 15 1915- 16 1916- 17 1917- 18 1918- 19 1919- 20

consuntivo dell’esercizio finanziario

Milioni 2.287 7.660 14.500 22.500 29.150 18.425 Totale 94.522

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ficato nella -medesima proporzione nè colla ste-ssa rapidità; poiché il reddito di alcune classi -sociali, che percepiscono le loro entrate unicamente in denaro, ri- mase

mentari, il mostruoso dazio di importatzoine sulla lat­ ta1, materia prima della fiorente industria, stabilito dalla nuova tariffa doganale, sopprimerà tosto per

che lo Stato aveva completamente sbagliato isti- tuendo questo monopolio, come d'altronde aveva ; sbagliato istituendo tutti gli altri, e che era ne- cessario abolirlo. Bachi,

E' appunto la popo- lazione residente qu Ila che ha valore di popolazione legale, a tutti gli effetti ammini trativi e che lo conser- va fino ad un nu vo c< nsinumto (art.

usurane. Una riduzione sull'interesse dei prestiti, che si do- vranno contrarre, sarà certamente assai desiderabile, per quanto le condizioni del mercato la rendano im- possibile.