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RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO
E S C I E NZ A D E L L E F I N A N Z E
Fondata da BENVENUTO GRIZIO TTI
(e
RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO FINANZIARIO)
COM ITATO SC IENTIFICO
ENRICO DE MITA - ANDREA FEDELE - FRANCESCO FORTE FRANCO GALLO - IGNAZIO MANZONI - GIANNINO PARRAVICINI ANTONIO PEDONE - ALDO SCOTTO - SERGIO STEVE
ROBERTO ARTONI - FILIPPO CAVAZZUTI - AUGUSTO FANTOZZI G. FRANCO GAFFURI - DINO PIERO GIARDA - EZIO LANCELLOTTI SALVATORE LA ROSA - ITALO MAGNANI - GILBERTO MURARO LEONARDO PERRONE - ENRICO POTITO - PASQUALE RUSSO FRANCESCO TESAURO - GIULIO TREMONTI - ROLANDO VALIANI
D I R E Z I O N E
ENRICO ALLORIO - EM ILIO GERELLI
COM ITATO D IR E T T IV O
Pubblicazione sotto gli auspici del Dipartimento di Economia pubblica e territoriale dell’Università, della Camera di Commercio di Pavia e dell’Istituto di diritto pubblico della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma
Direzione e Redazione: Dipartimento di Economia pubblica e territoriale del l ’Università, Strada Nuova 65, 27100 Pavia; tei. 0382/387.406
Ad essa debbono essere inviati bozze corrette, cambi, libri per recensione in duplice copia.
Redattori: Silvia Cipollina, Angela Fraschini, Giuseppe Ghessi. Segretaria di Redazione: Claudia Banchieri.
L ’Amministrazione è presso la casa editrice Dott. A. GIUFFRÈ EDITORE S.p.A., via Busto Arsizio, 40 - 20151 Milano - tei. 38000975
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n. 00023 voi. 1 foglio 177 del 2.7.1982 Direttore responsabile: Emilio Gerelli
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RASSEG NA D I P U B B LIC AZIO N I R E C E N T I
P A R T E S E C
Paolo Puri - Controversie di indebito in relazione a a seguito di pronuncia di illegittimità costituì
Franco Formica - Le attribuzioni di beni nella separazione e nel divorzio . . . 77 S E N T E N Z E A N N O T A T E
Diritto tributario generale e costituzionale - Contributi agricoli unificati - Dichiara zione di incostituzionalità - Pagamento in base ad iscrizione a ruolo non impugnata - Ripetibilità - Esclusione (Pretura di Arezzo, 23 ottobre 1987, n. 198) (con nota di P. Pu r i) ... 61 Imposte di registro, Invim, Ipotecarie e Catastali - Atti di attribuzione di beni fra
coniugi in sede di separazione personale - Natura ricognitiva degli stessi - Applicazione dell’imposta di registro in misura fissa - Esclusione della misura proporzionale anche per l’Invim e per le imposte ipotecarie e catastali (Comm. Trib. II gr. di Roma, Sez. VII, 15 ottobre 1987, n. 87070871) (con nota di F. Formica) ... 77 Fabrizio Bulckaen- Nuove prospettive nella teoria dei beni pubblici . . . . Vincenzo Patrizi - Le misure di benessere individuale: alcune indesiderate caratte ristiche ... Michele Trimarchi - Crisi fiscale locale, asimmetria informativa e regolamentazione Enrico Patito - Le procedure concorsuali sotto il profilo dell’imposizione sul reddito Salvatore Sammartino - Accertamento sintetico e rilevanza del giudicato penale nel
processo tr ib u t a r io ...
LEG G I E D O C U M EN TI
Interventi fiscali della Comunità Economica Europea connessi con la liberalizzazione dei movimenti di c a p i t a l e ...
R E C E N SIO N I
URBANISTICA, TRASPORTI, ECOLOGIA
SERVIZI, LAVORO e SANITÀ
IN UN’AGGIORNATA RASSEGNA DELLE
DECISIONI DEGLI ORGANI DI CONTROLLO
E DEI VARI GRADI DELLA GIUSTIZIA
AMMINISTRATIVA
IL MONDO SCIENTIFICO E DELLE
PROFESSIONI A CONFRONTO CON
LA POLITICA E L’ECONOMIA PER IL
FUTURO DELLA PUBBLICA
AMMINISTRAZIONE
R IC H IED ETE U N A C O P IA IN O M A G G IO A L L A R IVISTA: «C O N FR O N TI» R E G IO N E L O M B A R D IA VIA FA B IO F ILZ I, 22 - 20124 M IL A N O TEL. 02/67654740 A B B O N A M E N T O A N N U O 1989 PER SEI N U M E R I L. 80.000 PREZZO PER C O P IA L. 17.000 (ARRETRATI IL DO PPIO )Università di Firenze
Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza
65
---GIOVANNI CIMBALO
I R AP PO R TI FIN A N ZIA R I
TRA STATO E CONFESSIONI
RELIGIOSE NEI PAESI BASSI
Fin dalla nascita dello Stato dei Paesi Bassi, il pluralismo religioso ha avuto una incidenza politica profonda nel determinare le caratteristiche della struttura sociale e quindi anche dell’assetto istituzionale.II bisogno delle confessioni di mantenere la propria identità religiosa e culturale ha generato gruppi di pressione, trasformatisi successivamente in partiti religiosi, che hanno trovato corrispondenza nei segmenti confessio nali nei quali la società è ancora oggi suddivisa.
Il sistema politico, voluto dalle confessioni, ha dato prova di saper annullare le spinte centrifughe permettendo la sopravvivenza unitaria dello Stato, ha imposto la concertazione legislativa come prassi costante dell’a zione di governo e ha prodotto sul piano più strettamente giuridico la nascita di particolari istituti e procedure di garanzie atte ad assicurare la coesistenza, all’interno di strutture e organismi unitari, di mino r a r e fortemente caratterizzate sotto il profilo religioso.
Questo studio, analizzando la modifica costituzionale dei rapporti finan- ziari tra Stato e confessioni religiose, evidenzia le particolari procedure giuridiche seguite per ottenere la costruzione graduale del consenso me diante l’uso della concertazione, sia preventiva che obbligatoria.
Il lavoro propone inoltre la comparazione con procedure analoghe il cui uso, soprattutto dopo i recenti accordi tra Stato e confessioni religiose, si va diffondendo anche in Italia.
8°, p. XI-452, L. 40.000
--- ---376
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» ii (C) (1961) p. IV-792-2163
» m (D-G) (1961) p. IV-2164-3415 L 420.000 » IV (I-M) (1961) p. ' IV-3416-4937
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NELLA TEORIA DEI BENI PUBBLICI
Sommario: 1. Introduzione. — 2. Caratterizzazione dei beni e condizioni di efficienza. - 2.1. Beni privati puri. - 2.2. Beni pubblici puri. - 2.3. Genera lizzazione della categoria dei beni pubblici. - 2.3.1. I beni pubblici con possibilità di esclusione. - 2.3.2. Beni pubblici parzialmente rivali nel consumo. -— 3. Meccanismi di allocazione delle risorse in ambienti classici con beni pubblici. - 3.1. Introduzione. - 3.2. Meccanismi efficienti a stra tegia dominante. - 3.2.1. Ambiente classico con un numero finito di individui. - 3.2.2. Ambienti classici « ristretti » con un numero finito di individui. - 3.2.3. Ambienti classici di grandi dimensioni. - 3.3. Mecca nismi efficienti senza strategia dominante. - 3.3.1. Introduzione. - 3.3.2. Mec canismi di equilibrio di Nash a informazioni complete. - 3.3.3. Meccanismi di equilibrio di Nash a informazioni non complete. - 3.3.4. Meccanismi di equilibrio di Nash in ambienti classici di grandi dimensioni. — 4. Pro cedure dinamiche di pianificazione. — 5. Conclusioni. — Bibliografia.
1. Introduzione.
La lunga e tortuosa strada percorsa dalla Economia del Benes sere alla ricerca dei criteri di efficienza nella allocazione delle ri sorse, denota non pochi momenti di difficoltà e di sfiducia che ne hanno rallentato, se non proprio arrestato, il cammino. Tuttavia, negli anni settanta-ottanta si può certamente rilevare un passo più spedito nelle ricerche e diversi nuovi e promettenti risultati sono divenuti possibili. Hammond (1985) ha parlato di una vera e pro pria rivoluzione avvenuta in tre parti, in ordine di tempo : 1) la teoria dell’ottima tassazione e della moderna economia pubblica; 2) la teoria degli incentivi; 3) la teoria delle scelte sociali con com parabilità interpersonale.
Lo scopo di questo lavoro è quello di collegare alcuni spunti forniti nelle diverse p arti di questa rivoluzione e suggerirne di nuovi per cercare di interpretare gli attuali orientamenti delle ri cerche sui problemi della efficienza nella allocazione delle risorse in economie con beni pubblici. Un problema che, sebbene affrontato in teoria ad un livello di astrazione e di sofisticazione a volte note vole, non manca certo di interesse anche sul piano delle applicazioni,
— 162 —
visto l’attuale dibattito sulle dimensioni e sulle aree dì intervento del settore pubblico nella economia.
In particolare, nell’ambito della teoria generale dei beni pub blici si nota una certa difficoltà degli studiosi impegnati nella carat terizzazione di tali beni e nella derivazione delle appropriate con dizioni di efficienza. Eppure, la via più semplice e diretta è proprio quella di osservarne le diverse modalità di utilizzazione da parte degli individui : una mela può essere utilizzata esclusivamente dal l’individuo cbe la mangia ; un’autostrada può essere utilizzata allo stesso tempo da diversi automobilisti, almeno fino a che non co mincino a manifestarsi fenomeni di congestione; il servizio della difesa contro attacchi aerei fornito da rampe di missili terra-aria è utilizzato pienamente e allo stesso tempo da tu tti coloro che si trovano nel loro raggio di azione. Poi, se l’efficienza nella alloca zione di questi beni è valutata sulla base del confronto tra i benefici marginali degli individui con i costi marginali di produzione, diversi saranno i termini del confronto a seconda delle loro diverse caratte ristiche, ossia delle differenti modalità di utilizzazione (1).
Un secondo momento di difficoltà attraversato dalla teoria ge nerale dei heni pubblici si è avuto nel corso delle ricerche di mec canismi di allocazione efficienti in economie con tali beni. È forse sorprendente constatare con quanta fatica le indicazioni rigorose della moderna teoria degli incentivi si sono andate sostituendo alle usuali congetture sul comportamento free-riding degli individui interpellati sulla loro disponibilità a pagare per i beni pubblici. Eppure, solo con una più approfondita conoscenza del comportamento degli indi vidui self-interested in economie con informazioni non-complete la ricerca dei meccanismi capaci di rendere compatibili i comporta menti individuali con l’interesse collettivo ha qualche possibilità di successo.
2. Caratterizzazione dei beni e condizioni di efficienza.
2.1. Beni privati puri.
Forse non è superfluo ricordare che il meccanismo Walrasiano di allocazione delle risorse e i due teoremi fondamentali della
caratte-nomia del Benessere, che ne mostrano le proprietà di efficienza e le implicazioni per la distribuzione, è studiato per economie con solo beni di consumo individuale : leni privati puri, secondo la tra dizione. Ad esempio, una mela, un abito, il taglio dei capelli da un parrucchiere, ecc.
La rivalità nel consumo e l’assenza di effetti esterni sono le caratteristiche di tali beni, tutto sommato abbastanza particolari, rilevanti per la derivazione delle condizioni di efficienza.
Rivalità nel consumo : nel senso che il consumo di una unità di questi beni da parte di un individuo, preclude il consumo di quella stessa unità da parte di ogni altro individuo. Per cui, data una certa disponibilità del bene nella economia (ad es., di mele), i con sumi che ne fanno gli individui sono « rivali » (2).
Si può osservare che questa caratteristica, rivalità nel consumo, implica che il costo marginale per consentire ad un individuo addi zionale di consumare una unità del bene (nell’esempio, la mela) è uguale al costo marginale di produzione di quella stessa unità del bene.
Assenza di effetti esterni: nel senso che il consumo di questi beni da parte di un individuo influisce esclusivamente sulla sua utilità, non interessando affatto la utilità degli altri.
Queste due caratteristiche (rivalità nel consumo e assenza di effetti esterni) indicano già l’esigenza di porre a confronto i be nefici marginali degli individui (in termini del bene privato nu merario), tra di loro per l’efficienza nello scambio, e con il costo marginale di produzione (sempre in termini del bene privato nume rario) per l’efficienza nella allocazione delle risorse rispetto ai mi gliori impieghi alternativi (le note condizioni marginali Paretiane).
Poi, ai fini della individuazione dei meccanismi capaci di sod disfare le condizioni di efficienza Paretiana, diviene anche rilevante una terza caratteristica, la possibilità di esclusione : nel senso che gli individui possono essere esclusi dal consumo di questi beni senza costi proibitivi. Non solo, ma nel caso di questi beni ogni individuo
rizzazione dei beni secondo le modalità con le quali entrano nei piani di consumo degli individui e alle implicazioni per le relative condizioni di effi cienza possono essere estese logicamente ai corrispondenti casi di beni intermedi cbe entrano con diverse modalità nei piani di produzione delle imprese.
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si può astenere dal consumarli senza alcun costo (nell’esempio sem plicemente astenendosi dal mangiare la mela). Una sorta di free disposai che assicura l’inserimento nei piani di consumo scelti dal l’individuo solo di beni utili, cioè con utilità marginale positiva.
Con questa terza caratteristica si sottolinea la possibilità di usare un meccanismo di allocazione delle risorse basato su un si stema di prezzi che assolva il duplice compito di fare pagare ad ogni individuo il costo marginale di produzione del bene che con suma, e di razionare la produzione del bene e la sua allocazione tra i consumatori sulla base del confronto tra il beneficio marginale per ogni individuo (uguale per tutti) e i costi di opportunità delle risorse sottratte ai migliori impieghi alternativi (primo teorema della Economia del Benessere).
2.2. Beni pubblici puri.
Anche se nella realtà non è certo difficile osservare beni che non possiedono le caratteristiche dei beni privati, specie nelle aree di intervento del settore pubblico, solo con il ben noto articolo del 1954 di Samuelson questo problema di caratterizzazione dei beni presenti nell’economia ai fini della derivazione delle condizioni di efficienza allocativa comincia ad essere impostato rigorosamente (3).
Secondo la nota definizione di Samuelson (1954), i beni di con sumo collettivo sono a) quei beni di cui tu tti gli individui godono in comune, nel senso che il consumo di uno di questi beni da parte di un individuo non arreca alcuna sottrazione al consumo di quel bene da parte di ogni altro individuo; b) cosicché il consumo di ogni individuo è uguale alla disponibilità totale del bene, simulta neamente per ciascun individuo e per tu tti gli individui nella eco nomia.
Una rampa di missili terra-aria o uno stormo di caccia inter cettori per la difesa contro gli attacchi aerei; la ricerca per l’esplo razione dello spazio; i segnali radio-televisivi; i servizi per la tutela dell’ambiente naturale; la luce di un faro, sono gli esempi di beni
(3) Su suggerimento di Musgrave, Samuelson riconosce nel suo articolo che questo problema di caratterizzazione dei beni forniti dagli enti pubblici era già ampiamente discusso da vari studiosi europei della fine dell’ottocento nell’ambito della Teoria dello Scambio Volontario. Samuelson ricorda i con tributi dell’austriaco Sax (1883), degli svedesi Wio k s e ix (1896) e Lin d a h l
(1919), trascurando quelli certamente significativi di vari studiosi italiani, in particolare Ferrara (1870), Ricca-Salerno (1888), Mazzola (1890), Graziani
che più di altri paiono riconducibili alla definizione di Samuelson: ~beni pubblici puri, seguendo ancora le consuetudini.
Questi beni, secondo la definizione di Samuelson hanno le carat teristiche di non-rivalità nel consumo e di impossibilità di esclusione, nel senso che il consumo di un individuo non arreca alcuna sottra zione al consumo di ogni altro (prima parte della definizione) e che ogni unità del bene disponibile nella economia non solo può, ma deve entrare nei piani di consumo di tu tti gli individui per il suo intero ammontare (seconda parte della definizione che esclude anche la possibilità per gli individui di astenersi dal consumo del bene) (4).
Samuelson, ponendo le usuali condizioni sulle funzioni di uti lità degli individui e sull’insieme delle possibilità di produzione, deriva le condizioni per un’efficiente allocazione delle risorse per un’economia « classica » con beni privati e beni pubblici puri.
Per i beni privati, naturalmente, le condizioni sono le stesse già note nella Economia del Benessere (uguaglianza dei benefici mar ginali degli individui tra di loro e con il costo marginale di produ zione, sempre in termini del bene privato numerario).
Per i beni pubblici puri le condizioni derivate da Samuelson indicano che la somma dei benefici marginali che gli individui otten gono da una unità addizionale del bene pubblico puro (in termini del bene privato numerario) deve essere uguale al suo costo marginale di produzione (sempre in termini del bene privato numerario) (5).
La ragione della differenza delle due condizioni di efficienza per i beni privati e per i beni pubblici puri, dopo quanto detto è evidente. Per i primi, il beneficio marginale sociale da confrontare al costo marginale di produzione coincide con il beneficio marginale dell’individuo che consuma l’unità aggiuntiva del bene. Per i secondi, invece, il beneficio marginale sociale da confrontare con il costo marginale di produzione è dato dalla somma dei benefici che tu tti gli individui conseguono dalla utilizzazione della unità aggiuntiva del bene.
Come sottolinea Samuelson, vi è anche un’altra differenza, questa volta sotto il profilo distributivo, tra i due tipi di beni fin qui con siderati. Ad una data allocazione che soddisfa le condizioni di
(4) In sostanza, nel caso di beni pubblici puri l’insieme delle possibilità di consumo degli N individui nella economia è ora espresso dalla uguaglianza
xh = X per h = 1, 2, ..., N, indicando con X la disponibilità totale del bene
e con xh la sua utilizzazione da parte delVindividuo h.
— 166
efficienza Paretiana per i beni privati, corrisponde un’unica distri buzione dei beni stessi nelle dotazioni degli individui, quindi un’unica distribuzione del benessere. Nel caso dei beni pubblici puri una data allocazione che soddisfa le condizioni di efficienza di Samuelson si può ottenere con ogni possibile distribuzione dei beni privati nelle dotazioni degli individui, quindi con ogni possibile distribu zione del benessere. Da questa osservazione si trae la conseguenza che ogni meccanismo di allocazione dei beni pubblici puri deve pre vedere esplicitamente anche il metodo di finanziamento dei costi di produzione, ossia la struttura dei trasferimenti tra gli individui. Solo così, per una data distribuzione dei beni privati nelle dota zioni iniziali degli individui, risulta determinata la distribuzione del benessere (dei surplus per gli individui).
2.3. Generalizzazione della categoria dei l>eni pubblici.
Fin dalla pubblicazione dell’articolo di Samuelson, la defini zione di beni pubblici puri vista in precedenza ha sollevato molte critiche (Ente, 1955; Margolis, 1955). Viene fatto rilevare che nella realtà pochissimi beni, ammesso che qualcuno ne esista, possiedono le caratteristiche di non-rivalità nel consumo e di impossibilità di esclusione richieste dalla definizione di Samuelson. Lo stesso Sa muelson in un secondo articolo sull’argomento del 1955 e poi in un terzo articolo del 1958, riconosce la fondatezza di questa critica; ammette in sostanza che nel suo modello sono contemplati soltanto due casi polari, i soliti beni privati e i beni pubblici puri. Tuttavia esprime la congettura che quasi tutte le attività di governo possano essere analizzate come un blend di questi due casi polari.
Gli studiosi di Finanza Pubblica già alla fine degli anni cin quanta fino ai giorni nostri si sono mossi lungo la strada suggerita da Samuelson non senza evidenti difficoltà ed errori di percorso (6).
(6) Sarebbe troppo lungo ricostruire in questa sede anche soltanto i più seguiti filoni interpretativi delle caratteristiche dei beni pubblici. Quello che ricorre al concetto di « offerta congiunta » alla fine degli anni sessanta
( Bu c h a n a n (1966) ; Head (1968) ). Il filone che si riallaccia alla macchinosa tassonomia proposta da Musgrave (1959, 1969a) basata su tutte le possibili gradazioni di parziale rivalità nel consumo e parziale possibilità di esclusione, senza però trarne le logiche conseguenze per la derivazione delle condizioni di efficienza. E ancora l’introduzione di una categoria di m ixed goods da parte dello stesso Musgrave (1969b), senza avvedersi della impossibilità di una coesistenza delle caratteristiche di entrambi i beni privati puri e pubblici puri
( Bu uc k a en, 1971). Infatti, nel 1973 Musgrave corregge la mira e considera i
m ixed goods come un caso diverso da quello originario, ossia di beni privati
Del resto non sono pochi coloro che hanno continuato a manifestare il loro scetticismo circa la possibilità di generalizzare i risultati della analisi di Samuelson e quindi sulla loro rilevanza concreta (De Clercq, 1985). A torto però, tali risultati essendo applicabili per la generalità dei beni pubblici senza bisogno di sostanziali emen damenti (forse anche aldilà delle congetture dello stesso Samuelson).
2.3.1. Beni pubblici con possibilità di esclusione. — A ben vedere le critiche più severe si appuntano proprio sulla seconda parte della definizione di Samuelson (1954) che, come abbiamo visto, richiede la caratteristica della impossibilità di esclusione dal con sumo di un bene pubblico puro. Effettivamente, se l’impossibilità di esclusione si interpreta in senso tecnico o anche economico, ossia, in termini di costi di esclusione proibitivi (rispetto ai benefici
se ne può trarre), non è facile pensare a beni che possiedono caratteristica. La difesa nazionale, ma forse neppure quella, hanno rilevato Olson e Zeckhauser (1966), e Sandler (1977) della cosiddetta « teoria delle alleanze ».
Comunque, la rilevanza di queste critiche è tutto sommato piuttosto modesta, la seconda parte della definizione di essendo nella generalità dei casi superflua.
La via più diretta per chiarire questa affermazione è quella di ammettere senz’altro la possibilità di esclusione degli individui dalla utilizzazione del bene pubblico (poniamo ancora non rivale nel con sumo), a costi di esclusione zero o, comunque, non proibitivi (7).
La domanda a questo punto è: cosa cambia per le condizioni di efficienza di Samuelson? E la risposta che si può dare è: in ge nerale nulla.
Per verificare questa risposta dobbiamo distinguere prima di tutto due casi.
(7) Questa ammissione implica che l’insieme delle possibilità di consumo del bene pubblico (quindi, non più puro) sia ora definito dalla disuguaglianza
x ‘ < X per i — 1, 2, ..., N. Sul piano analitico, anziché inserire il vincolo
uguaglianza direttamente nelle funzioni di utilità degli individui (come fa Samuelson ricorrendo alla caratteristica della impossibilità di esclusione), questa disuguaglianza deve figurare esplicitamente tra i vincoli del problema. Inoltre, nel modello di Samuelson, nel vincolo che definisce 1 insieme delie possibilità di consumo dei beni privati occorre inserire un’appropriata fun
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I caso: il bene pubblico è utile per tu tti gli individui.
In questo caso, tu tti gli individui devono ugualmente utilizzare per intero la disponibilità totale del bene pubblico e nessun emen damento deve essere apportato alla condizione di efficienza di Sa- muelson. La ragione di questa conclusione è subito chiara se si tiene presente che il costo marginale per consentire l’utilizzazione del bene ad un individuo addizionale è sero, per la caratteristica della non-rivalità nel consumo. Così, se il bene pubblico fa aumentare l’utilità di tu tti gli individui, escluderne anche uno soltanto dal suo consumo, anche se ciò fosse possibile a costi di esclusione zero, non sarebbe comunque una soluzione efficiente. Un miglioramento Paretiano sarebbe sempre possibile ammettendo al consumo del bene pubblico anche queirindividuo escluso. A maggior ragione se l’esclusione dell’individuo comportasse dei costi. Questi costi di esclusione sarebbero essi stessi un’ulteriore causa di inefficienza.
Così, in questo caso in cui tu tti beneficiano del bene pubblico, anche se possibile, l’esclusione non è economicamente desiderabile, continuando a valere la condizione derivata da Samuelson per de terminare il livello di fornitura efficiente. Può forse essere utile sottolineare che si conferma anche l’idea che per la efficiente for nitura di un bene pubblico (non-rivale nel consumo), non è più richiesta la funzione del prezzo come strumento per razionarne la disponibilità tra i consumatori, escludendo coloro che, avendo be nefici marginali inferiori al costo marginale, non sarebbero disposti a pagare il prezzo. Funzione che, come abbiamo rilevato è invece essenziale per un’efficiente allocazione dei beni privati.
I I caso: il bene pubblico non è utile per qualche individuo. In questo caso, nel quale il bene pubblico lascia invariata l’uti lità di qualche individuo o la fa diminuire, diviene rilevante l’entità dei costi di esclusione.
Se i costi di esclusione sono zero, ancora continua a valere la condizione di Samuelson senza alcun emendamento. Gli individui che non traggono alcuna utilità, possono semplicemente astenersi dal suo consumo senza che questo implichi alcun costo. Nella con dizione di Samuelson, i termini della sommatoria che determina il beneficio marginale sociale da confrontare al costo marginale di produzione saranno per questi individui uguali a zero.
ridu-zione di utilità a causa di tale bene, occorre confrontare il loro sacrificio marginale (sempre in termini del bene privato numerario) con il costo marginale di esclusione. Allora, gli individui per i quali il sacrificio marginale è inferiore al costo marginale di esclu sione devono ugualmente consumare per intero il bene pubblico, in quanto la loro esclusione comporterebbe per la società degli incre menti di costo superiori agli incrementi dei benefici. Continua a tenere la condizione di Samuelson, solo che ora nella sommatoria che esprime il beneficio marginale sociale vi saranno anche dei termini negativi. Viceversa, gli individui per i quali il sacrificio marginale è maggiore o uguale al costo marginale di esclusione dovranno consumare una quantità inferiore del bene rispetto alla disponibilità. Più esattamente, l’esclusione efficiente di questi indi vidui dal consumo del bene pubblico si verifica allorché il loro sacrificio marginale è uguale al costo marginale di esclusione. An cora, comunque tiene la condizione di Samuelson per la fornitura efficiente del bene pubblico. Solo che, ora, deve essere integrata da questa ulteriore condizione che determina la esclusione efficiente di quegli individui che subiscono dal bene pubblico un sacrificio mar ginale maggiore o uguale al costo marginale di esclusione. Natu ralmente, nella sommatoria che al solito esprime il beneficio mar ginale sociale figureranno i termini negativi relativi a questi indi vidui (i loro sacrifici marginali al livello di esclusione efficiente).
Diviene così chiaro il senso della risposta che ho dato alla domanda posta all’inizio di questo paragrafo. In generale, la con dizione di Samuelson continua a valere pienamente anche am mettendo la possibilità di esclusione degli individui dal consumo del bene pubblico. Si dimostra così inutilmente restrittiva la se conda parte della definizione di Samuelson e irrilevanti molte delle discussioni che ha sollevato. Solo nel caso in cui vi siano degli individui che vedono ridursi la loro utilità a causa del bene pub blico e, al margine, questo loro sacrificio è maggiore del costo di esclusione, la condizione di Samuelson (che continua a tenere per la fornitura efficiente del bene pubblico) deve essere opportunamente integrata con la condizione per la loro utilizzazione efficiente.
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certo livello di utilizzazione individuale, possono manifestarsi fe nomeni di congestione. Nel senso che, oltre un certo punto, l’utiliz zazione del bene pubblico da parte di un individuo causa una ridu zione della possibilità di utilizzazione dello stesso bene da parte degli altri individui. Si può anche dire che oltre un certo punto, le uti lizzazioni individuali del bene pubblico cominciano a divenire par zialmente rivali. L’esempio di un’autostrada con un certo numero di corsie (con una certa capacità di traffico) fatto inizialmente, può essere considerato emblematico per questa categoria di beni. Nella autostrada possono transitare allo stesso tempo più autoveicoli. Ma quando il traffico diviene molto intenso e cominciano a manifestarsi fenomeni di congestione, il transito di un ulteriore autoveicolo può ostacolare e rallentare il transito degli altri.
Vorrei rilevare, a questo punto che, ammettendo la possibilità di esclusione secondo quanto detto in precedenza e ora anche una parziale rivalità nella utilizzazione di beni che possono essere uti lizzati allo stesso tempo da più individui, si completa la caratteriz zazione di tali beni ai fini della derivazione delle condizioni di effi cienza. A questo risultato, forse ancora non sufficientemente apprez zato, si è arrivati grazie alle ricerche sulle condizioni di efficienza per beni particolari. I primi contributi infatti su questi problemi si possono fare risalire ai lavori di Olson (1965) e di Buchanan (1965) nell’ambito della « teoria dei beni di club », successivamente estesa alla « teoria del federalismo fiscale » (Pauly, 1970 ; Sandler e Cauly, 1976; Berglas e Pines, 1981) e ai modelli dell’« ottima dimensione delle città » (McGuire, 1974). Ma forse le premesse più rilevanti si trovano negli studi di specifici problemi di congestione e di diseconomie esterne causate dalla utilizzazione di un bene da parte di più individui (Rothenberg (1970), Oakland (1972), Kamien, Schwartz e Roberts (1973), De Serpa (1978), Ebrill e Slutsky (1982) (8) ).
L’impostazione più generale del problema della derivazione delle condizioni di efficienza per i beni pubblici, ammettendo possibilità di esclusione e parziale rivalità nel consumo, si ha ponendo che la funzione di utilità di ogni individuo dipenda, oltre che dai beni privati e dalla quantità totale del bene pubblico (la sua « capacità »
(8) Per una rassegna più approfondita dei modelli che considerano il problema della allocazione efficiente dei diversi tipi di beni indicati nel testo
si possono vedere il manuale di Tr e s c h (1981), la monografia di Cornes e
data), anche dalla utilizzazione della « capacità » del bene pubblico da parte di ogni altro individuo. Per cui, ogni individuo ottiene dei benefici dalla utilizzazione del bene pubblico, ma subisce delle perdite di utilità (dei sacrifici) a causa della utilizzazione contem poranea della « capacità » da parte degli altri individui. A bene ve dere il modello in questa forma non è altro che un modello generale con effetti esterni nel consumo di un bene pubblico, del tutto analogo a quello con effetti esterni nel consumo di un bene privato. La sola differenza consiste nella presenza tra gli argomenti della funzione di utilità degli individui della quantità totale del bene pubblico (appunto della «capacità») (Tresch, 1981; Oakland, 1987). La carat terizzazione dei beni di consumo nella economia può così essere com pletata in un quadro costituito dai beni privati e dai beni pubblici, con e senza esternalità.
Ancora continua a tenere la condizione di Samuelson per la efficiente quantità del bene pubblico (la efficiente « capacità »), se la sua utilizzazione non risulta vincolata dalla « capacità » stessa per qualche individuo (9). Per la utilizzazione efficiente della « capacità » da parte di ciascun individuo (per la quale il beneficio diretto che ogni individuo ottiene da un aumento (marginale) della sua utiliz zazione del bene pubblico è uguale alla somma dei sacrifici che questa sua utilizzazione addizionale causa a tu tti gli altri individui), la condizione di Samuelson ora indica fino a che punto aumentare la « capacità » : fino al punto in cui i costi marginali di produzione sono uguali ai benefici marginali aggregati della maggiore utiliz zazione efficiente della « capacità » consentita da un suo aumento marginale (in altri termini, ai benefici marginali aggregati della decongestione).
Si può osservare che, ammettendo la possibilità di esclusione e considerando i fenomeni di congestione nella utilizzazione in comune di un bene pubblico, si prospetta la possibilità di usare un sistema di prezzi per razionare l’uso del bene congestionabile. Come rileva Oakland (1987), i ricavi così ottenibili potrebbero servire per il finanziamento dei costi di produzione della « capacità ». Si prospetta così una situazione apparentemente analoga a quella tipica per i beni privati. Ma è una falsa impressione perché per poter fissare un
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sistema di prezzi efficiente occorrerebbe conoscere per ogni utente della « capacità » (ad es., della autostrada) la somma dei sacrifici causati a tu tti gli altri. Ancora, la determinazione del sistema di prezzi personalizzati efficienti pone un problema di incompletezza di informazioni che per certi aspetti si può ricondurre a quello tipico dell’area dei beni pubblici.
Tuttavia, mi pare di poter anche dire che il problema della incompletezza delle informazioni si pone nel caso di questi beni in termini in parte diversi da quelli che sono propri dell’area dei beni pubblici non congestionabili. Questo è ancora più evidente se si considera proprio l’esempio fin qui considerato, l’autostrada. Si può ammettere che per il singolo automobilista in generale non faccia differenza l’identità della persona che utilizza l’autostrada in sieme a lui (10). Per cui è in generale possibile semplificare l’analisi facendo dipendere l’utilità di ogni individuo, oltre che dai beni privati e dalla sua utilizzazione del bene pubblico, anche da una « funzione di congestione » (la stessa per tu tti gli utenti) che a sua volta dipende direttamente dalla utilizzazione aggregata della « capacità » e inversamente dalla « capacità » stessa. Ancora la con dizione di Samuelson per la efficiente « capacità » continua a valere, tenendo naturalmente conto del ruolo di tale « capacità » sulla riduzione della congestione. L’efficiente utilizzazione della « capa cità » per ogni individuo è determinata dalla condizione che richiede l’uguaglianza del beneficio marginale della sua utilizzazione con la somma dei sacrifici marginali che questa sua utilizzazione aggiuntiva causa a tu tti gli altri individui. Però, ora, questa somma è uguale per tu tti gli utilizzatori della « capacità », la congestione aumen tando in relazione all’aumento della utilizzazione aggregata. Così, ponendo che l’individuo nello scegliere la sua utilizzazione della « capacità » non consideri l’effetto della sua scelta sulla congestione, è possibile determinare un unico prezzo uguale per tu tti gli utiliz zatori in modo da assicurare un efficiente razionamento della « ca pacità » : un unico prezzo uguale alla somma dei sacrifici marginali che tu tti gli individui sopportano per una maggiore utilizzazione aggregata della « capacità » (Oakland, 1987). Chiaramente, il pro blema delle richieste sul piano delle informazioni per fissare il prezzo efficiente si semplifica notevolmente, ma ancora non si può
certo considerare di facile soluzione (11) (12). Ancora si pone un problema di incompletezza delle informazioni che assume i connotati caratteristici dell’area dei beni pubblici.
3. Meccanismi di allocazione delle risorse in ambienti classici con beni pubblici.
3.1. Introduzione.
Abbiamo visto i criteri che consentono di caratterizzare i beni secondo le diverse modalità di utilizzazione da parte degli individui e, quindi, di derivare correttamente le condizioni per una alloca zione efficiente delle risorse. Su questa strada il passo successivo da fare è nella direzione della ricerca dei meccanismi istituzionali in grado di assicurare allocazioni di equilibrio con le proprietà richieste sul piano normativo.
Nel contesto dei più recenti orientamenti della teoria degli incentivi (13), per meccanismo di allocazione delle risorse deve in tendersi una astrazione della grandissima varietà di istituzioni che possono essere usate per rendere operativa la trasmissione dei mes saggi con le informazioni necessarie per selezionare le allocazioni con le proprietà desiderate. In sostanza, nella « forma normale » un meccanismo di allocazione delle risorse può essere descritto :
— dal linguaggio, ossia, dallo spazio dei messaggi che ogni indi viduo può usare per comunicare le informazioni sulle sue caratteri stiche (funzione di utilità e dotazione di beni) o sulle sue scelte (a
(11) Oakland (1987) dimostra che se la funzione di congestione è omo genea di grado zero nei suoi argomenti, (per cui, se l’utilizzazione aggregata
J,x‘ e la « capacità » X aumentano nella stessa percentuale, la congestione
non varia), il prezzo efficiente fatto pagare agli utilizzatori consentirebbe di coprire esattamente i costi di produzione. In generale, comunque, i risultati finanziari dipenderanno dalle caratteristiche di questa funzione.
(12) Le indicazioni per l ’efficiente fornitura dei beni pubblici, ammet tendo la possibilità di esclusione e la parziale rivalità nel consumo, sono immediatamente estensibili anche ai cosiddetti beni di club. In questi casi però, poiché la popolazione degli individui si può dividere in gruppi per la utilizzazione in comune di un bene con tali caratteristiche, diviene rilevante determinare anche la condizione per la dimensione efficiente del club (ossia, per il numero efficiente di soci), oltre alle condizioni per l’efficiente « capacità » e l’efficiente utilizzazione da parte di ogni socio. La letteratura su questo tema, peraltro già discusso da T’ioou (1924) e da Kn ig h t (1924), è ormai vastissima. Per una rassegna recente si può vedere Cobnes e Sandleb (1986).
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seconda dei casi: funzioni di domanda/offerta, variazioni delle quan tità dei beni, curve di reazione, ecc.);
— dalla regola del meccanismo che associa le allocazioni pos sibili ai messaggi trasmessi dagli individui.
Per valutare le performance dei meccanismi, per verificare cioè, se l’allocazione di equilibrio del meccanismo soddisfa le condizioni di efficienza indicate dalla teoria economica normativa, occorre pre cisare la regola di comportamento degli individui self-interested.
Qui, per regola di comportamento s’intende la regola in base alla quale gli individui associano alle loro caratteristiche (funzioni di utilità e dotazioni), i messaggi da comunicare al Centro o agli altri individui.
Tradizionalmente, gli studi sui meccanismi di allocazione delle risorse in ambienti classici con solo beni privati (14), davano per scontato che i messaggi degli individui esprimessero sempre le loro vere caratteristiche. Sulla base di questa congettura, poi, il primo Teorema Fondamentale della Economia del Benessere è la dimo strazione della convinzione pacificamente accolta fin dai tempi di Adam Smith, che il meccanismo dei mercati concorrenziali assicura una allocazione di equilibrio Pareto-efficiente. Anche se ogni ope ratore economico si comporta secondo il proprio interesse personale, questo meccanismo istituzionale renderebbe dunque compatibili gli interessi dei singoli con quello della collettività (espresso in questo caso in termini Paretiani).
Secondo una tradizione che ha forse radici meno lontane nel tempo, comunque già chiaramente espresse nei lavori di Wicksell (1896) e poi di Samuelson (1954), e ancora oggi fortemente conso lidata tra gli studiosi di economia pubblica, in ambienti classici con beni pubblici (15), si pone invece in modo esplicito la congettura che gli individui possano trarre vantaggio dalla scelta di messaggi
(14) Per ambiente classico con solo beni privati qui intendiamo una economia di puro scambio con N consumatori aventi una funzione di utilità monotona crescente, almeno due volte differenziabile e strettamente quasi- concava, e una data dotazione iniziale dei beni privati.
falsi (tali, cioè, da non rispecchiare le vere caratteristiche). Questa congettura sul comportamento degli individui nel caso dei beni pubblici (cosiddetto comportamento free-riding) ha tradizionalmente gettato un’ombra di pessimismo su tutte le ricerche volte a dise gnare meccanismi di allocazione delle risorse efficienti in economie, appunto, con beni pubblici. Pessimismo che, per molto tempo, ha significato la rinuncia a priori ad ogni tentativo di impostare cor rettamente il problema della efficienza nell’ambito del settore pub blico della economia.
Ebbene, la moderna teoria degli incentivi, uscendo dalle sempli cistiche congetture e specificando con maggior rigore le regole di comportamento degli individui nell’economia, ha chiarito che, se da un lato l’ottimismo sulle performance del meccanismo dei mercati concorrenziali in ambienti con solo beni privati è forse eccessivo; dall’altro lato il pessimismo con il quale sono guardati gli sforzi per disegnare meccanismi di allocazione delle risorse efficienti in am bienti con beni pubblici non è del tutto giustificato.
3.2. Meccanismi efficienti a strategia dominante.
3.2.1. Ambiente classico con un numero finito di individui.
Un meccanismo di allocazione delle risorse è a strategia dominante se per ogni individuo esiste un messaggio che, quali che siano i messaggi degli altri individui, porta secondo la regola del mecca nismo ad una allocazione possibile (16) che gli consente almeno la stessa utilità di ogni altra allocazione ottenibile con ogni altro suo messaggio.
Per l’assioma del comportamento non-cooperativo, escludendo cioè che gli individui possano influire formando delle coalizioni sulle
performance del meccanismo, un agente self-interested che ha a di sposizione una strategia dominante la usa. Per cui, possiamo atten derci che l’individuo sceglierà questo messaggio che gli consente almeno la stessa utilità di ogni altro messaggio, secondo la regola
(16) Nelle ricerche sulla esistenza di meccanismi di allocazione delle risorse in condizioni di first-best, qui considerate, una allocazione è possibile se la quantità dei beni nei piani di consumo degli individui sono non negative e se tiene la identità contabile delle risorse disponibili. Diversamente da questa definizione standard, alcuni autori (Myebson (1981, 1983), Hammond
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del meccanismo, sulla base delle sue caratteristiche, senza alcuna più o meno sofisticata congettura circa i messaggi che potranno essere scelti dagli altri individui. È anche chiaro, che se anche per un solo individuo non esiste una strategia dominante, la scelta del messaggio da parte sua dipendendo dai messaggi che potranno essere scelti dagli altri, occorre passare a meccanismi che operino secondo regole di comportamento degli individui diverse (ad esempio, di equilibrio di Nash; di equilibrio Bayesiano; di equilibrio di Nash con manipolazioni; ecc.) (17).
Le ricerche sulla esistenza di meccanismi a strategia dominante che assicurino allocazioni di equilibrio efficienti hanno dato esito negativo. Già alcune indicazioni in questa direzione si trovano nel l’articolo seminale di Yickrey (1961), che ha anticipato per diversi aspetti, la moderna teoria degli incentivi e dei meccanismi d’asta. Hurwicz (1972), ha provato formalmente che in ambienti classici con solo beni privati e almeno due individui (ma un numero finito) non esistono meccanismi non-parametrici (18) efficienti a strategia dominante individualmente razionali (19). In particolare, il teorema di Hurwicz consente di dimostrare che il meccanismo dei mercati concorrenziali per i beni privati, essendo efficiente e individualmente razionale, non è un meccanismo a strategia dominante: nel senso che, diversamente dalle opinioni correnti, gli individui non hanno gli incentivi a comunicare le loro vere caratteristiche (Groves e Ledyard, 1987).
(17) Groves e Ledyard (1987) mostrano che i meccanismi che operano con una regola che impone lo status quo (cioè, scambi netti zero per ogni insieme dei messaggi individuali) sono a strategia dominante. Comunque questi meccanismi sono banali, in quanto ogni messaggio per gli individui è una strategia dominante, e non presentano altre proprietà interessanti.
(18) Hu r w ic z (1972) ha definito meccanismi parametrioi quei mecca
nismi la cui regola si serve di ulteriori informazioni, oltre quelle ottenibili dai messaggi inviati dagli individui. Ad esempio, opinioni comuni sull’ambiente reale, come nella letteratura sull’ottima asta (Myerson, 1981) ; conoscenza comune della distribuzione di frequenza delle caratteristiche individuali nei meccanismi di equilibrio Bayesiano ( D ’Aspr em o n t e Gerard-Varet, 1979 ;
Arrow, 1979) ; dotazioni iniziali degli individui nei meccanismi di equilibrio di Nash ( Hu r w ic z, Ma s k in e Postlew aite, 1982). In particolare, la proposi zione nel testo non tiene più se si ammette che la regola dei meccanismi dipenda anche dalla conoscenza a priori delle dotazioni iniziali degli individui (secondo la precisazione di Posti.ew a ite alle conclusioni di Groves e Ledyard,
1987).
In ambienti classici con beni pubblici e almeno due individui (ma un numero finito), Ledyard e Roberts (1974) arrivano alle stesse conclusioni : non esistono meccanismi non-parametrici efficienti a strategia dominante individualmente razionali.
Il problema di accertare le possibilità di queste ricerche abban donando la richiesta della razionalità individuale è stato risolto da Hurwicz (1975) per ambienti con beni pubblici e poi in generale da Hurwicz e Walker (1983). In ambienti classici, sia con solo beni privati che con beni pubblici, e un numero finito di individui non esistono meccanismi non-parametrici efficienti a strategia dominante.
3.2.2. Ambienti classici « ristretti » con un numero finito di in dividui. — Come già abbiamo sottolineato, questi risultati, forse sor prendenti per quanto riguarda le performance dei mercati concor renziali nella allocazione dei beni privati, erano invece certamente attesi dagli studiosi dei problemi della efficienza allocativa nell’am bito del settore pubblico. Semmai, in quest’area di ricerca possono essere considerati incoraggianti alcuni risultati ottenuti lungo un percorso diretto a verificare la possibilità di disegnare meccanismi efficienti a strategia dominante in ambienti classici « ristretti ». In ambienti classici, cioè, con individui con funzioni di utilità quasi- lineari rispetto al bene privato scelto come numerario (20). Come è noto, questa restrizione sulla funzione di utilità degli individui im plica che gli effetti di reddito sono uguali a zero per tu tti i beni, privati e pubblici, diversi dal bene privato numerario. In altri ter mini, questa restrizione richiede che le elasticità delle funzioni di domanda per tu tti i beni privati e pubblici rispetto ai trasferimenti del bene privato numerario siano uguali a zero. Evidentemente, con questa restrizione, le curve di domanda per i beni diversi dal nume rario coincidono con le curve delle disponibilità marginali a pagare per gli stessi beni.
Le ragioni che hanno portato le ricerche sulla esistenza di mec canismi efficienti a strategia dominante ad esplorare le possibilità consentite dalle restrizioni alle funzioni di utilità degli individui, possono essere forse intuite considerando che, uscendo dai meccanismi « banali », la scelta del messaggio da parte di un individuo dipende
(20) Indicando con x l il vettore delle quantità dei beni privati, con z il vettore delle quantità dei beni pubblici e con u l (x ‘, z) la funzione di utilità dell’individuo iesimo, la sua forma quasi-lineare può essere scritta come:
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anche dai trasferimenti in termini del bene privato numerario che lo riguarderanno in base alla regola del meccanismo : dipende cioè dai messaggi che saranno scelti da tu tti gli altri individui. In ge nerale quindi, non esiste per l’individuo un messaggio che gli assicuri almeno la stessa utilità di ogni altro messaggio possibile, quali che siano le scelte degli altri individui.
Viceversa, se le funzioni di utilità degli individui sono quasi- lineari, allora le variazioni della utilità dovute a variazioni nelle quantità dei beni privati e pubblici sono indipendenti dai trasferi menti del bene privato numerario, quindi, dalle scelte degli altri individui. In ambienti classici ristretti, si prospetta così la possi bilità di disegnare meccanismi efficienti nei quali la scelta del mes saggio che rispecchi fedelmente le caratteristiche personali sia per ogni individuo la strategia dominante (Groves, 1982; Inman, 1987).
In questa direzione, ponendo funzioni di utilità quasi-lineari, Vickrey (1961) ha dimostrato graficamente che scambiando i beni privati nei mercati concorrenziali, gli individui possono ottenere nella allocazione di equilibrio un surplus più elevato scegliendo mes saggi falsi, cioè, mascherando le loro vere caratteristiche. Per spie gare ciò, basta considerare che i mercati concorrenziali pongono l’in- dividuo di fronte ad una curva di spesa media per il bene. Infatti, l’individuo è chiamato a pagare per tutte le unità del bene che acquista lo stesso prezzo che deve pagare per l’ultima unità. Ma l’individuo nel decidere la quantità del bene privato da acquistare per massimizzare la sua utilità pone a confronto la sua curva del benefìcio marginale (per l’ipotesi di quasi-linearità della funzione di utilità coincidente con la sua curva di domanda), con la curva della spesa marginale. Poiché la curva della spesa marginale è superiore a quella della spesa media, nel caso normale di andamento crescente di quest’ultima, l’individuo ottiene un maggiore surplus dichiarando una curva di domanda inferiore a quella effettiva, e tale da assicu rargli la quantità del bene che massimizza la sua utilità con una minore spesa.
l’aggregazione delle curve di domanda degli altri individui, ossia la curva di offerta del bene pubblico per l’individuo considerato, è otte nuta per somma verticale. E di nuovo, l’individuo ottiene un surplus
più elevato dichiarando una funzione di domanda per il bene pubblico inferiore a quella che riflette il suo vero beneficio marginale. Già per questa via si può dare una dimostrazione più rigorosa della congettura sul cosiddetto comportamento free-riding che gli individui adottano se chiamati a esprimere la loro disponibilità a pagare per un bene pubblico.
Comunque, Vickrey (1961), sempre riferendosi ad ambienti clas sici ristretti con solo beni privati, indicava già la via da seguire per cercare di disegnare meccanismi capaci di incentivare gli indi vidui a dichiarare le loro vere caratteristiche. Più esattamente, il problema nel disegnare questi meccanismi è quello di mettere gli individui che devono scegliere il messaggio non più di fronte alla curva della spesa media (come nei meccanismi dei mercati concor renziali), bensì di fronte alla curva della spesa marginale. In questo modo ogni individuo potrà acquistare la quantità del bene che mas simizza la sua utilità solo se dichiara la sua vera curva di domanda, ossia la sua vera curva del benefìcio marginale da confrontare ap punto con la curva della spesa marginale.
Una decina di anni dopo l’articolo di Yickrey (1961), Groves (1973) ha scoperto una classe generale di meccanismi a stra tegia dominante che in questi ambienti ristretti con beni pubblici e un numero finito di individui hanno successo nel soddisfare la condizione di Samuelson. Nel 1971, indipendentemente, Clarke ha scoperto un particolare meccanismo della classe di Groves che pre senta interessanti proprietà. In particolare consente di minimizzare i trasferimenti del bene privato numerario tra gli individui, assicu rando nella soluzione di equilibrio la fattibilità individuale (ossia, che le imposte che gli individui sono chiamati a pagare in base alla regola del meccanismo non eccedano mai la loro dotazione iniziale). Questo meccanismo di Vickrey-Clarke-Groves, altrimenti noto nella letteratura sui beni pubblici come meccanismo di rivelazione della domanda per i beni pubblici, viene anche detto pivotal in quanto i trasferimenti tra gli individui operano solo quando la scelta del l’individuo comporta una variazione nel livello di fornitura del bene pubblico determinato sulla base dei messaggi di tu tti gli altri.