GIUGNO 1998
Pubblicazione trimestraleAnno LVII - N. 2
Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b IcRgc 662/96 - Filiale di Varese
RIVISTA DI DIRITTO FINANZIARIO
E
SCIENZA
DELLE
FINANZE
Fondata da BENVENUTO GRIZIOTTI
(e
RIVISTA ITALIANA DI DIRITTO FINANZIARIO)
D I R E Z I O N E
EMILIO GERELLI - GIULIO TREMONTI COMITATO SCIENTIFICO
ENRICO DE MITA - ANDREA FEDELE - FRANCESCO FORTE AMEDEO FOSSATI - FRANCO GALLO - SALVATORE LA ROSA IGNAZIO MANZONI - GIANNINO PARRAVICINI - ANTONIO PEDONE
SERGIO STEVE COMITATO DIRETTIVO
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FRANCESCO TESAURO - ROLANDO VALIANI
Pubblicazione sotto gli auspici del D ipartim ento di Econom ia pubblica e territoriale d ell’Università, della Cam era di Commercio di Pavia e d ell’Istituto di diritto pubblico della Facoltà di Giurisprudenza d ell’Università di Roma. Questa Rivista viene pu bblicata con il con tribu to fin a n zia rio del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
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INDICE-SOMMARIO
P A R T E P R I M A
Ro se i.I.a Lk v a g g i - Allocazione di risorse e asimmetria informativa: il caso della spesa farmaceutica ... 155 Sim o n k Daga - Deficit di bilancio e crescita della spesa pubblica ... 173 Ang hia) M. Pe t r o s i - Effects o f Redistribution on Free Enterprise ... 200
A P P U N T I E RASSEGNE
Francesco Zacca r ia - Il risanamento dei conti pubblici: il ruolo della gestione di bilancio e della gestione di tesoreria ... 225
LEGGI E DOCUM ENTI
Onci) - Electronic Commerce: thè Challenges to T oc Authorities and Taxpayers 244 Co m m issio n e k c r o p k a - Un’iniziativa europea in materia di commercio
elettroni-co ... 280
N U O V I L IB R I ... .j u
RASSEGNA D I P U B B L IC A Z IO N I R ECEN TI ... 318
P A R T E S E C O N D A
SE N TE N ZE A N N O T A T EAccertamento delle imposte sul reddito - Art. 37, terzo comma, D.p.r. n. 6 0 0 /1 9 7 3 • Operazioni di dividend washing - Inapplicabilità (Comm. Trib. Provinciale di Milano, Sez. I I , 30 marzo 1998, n. 58) (con nota di G . Zo p- ,,,X I> ... 51 Gia n c a r l o Zo p p i s i - Note critiche sul sindacato fiscale delle c.d. operazioni di di-
GRUPPO GENERALI
RAFFORZATA PRESENZA INTERNAZIONALE
Nel 1997 raccolti premi
per 40.562 miliardi di lire
che saliranno a più
di 60.000 miliardi nel 1998
collocando il Gruppo
al terzo posto in Europa.
H Gruppo Generali:
presente in 50 Paesi con
109 compagnie di assicurazione e 62 società fi'
nanziarie, immobiliari ed agricole.
Premi 1997: 40.562 miliardi di lire (+16,1%),
di cui l'81,4% nell'Unione Europea; il 54%
proviene dalle assicurazioni vita.
Investimenti: 149.091 miliardi (27.391 miliardi
in più rispetto al 1996); 64,8% in titoli obbli
gazionari, 14,6% in azioni, 9,3% in immobili.
Reddito ordinario degli investimenti: 9.837,5
miliardi (+14,9%).
Plusvalenze realizzate: 2.104,1 miliar
di; plusvalenze latenti, solo su tito
li, 9.678,4 miliardi.
Utile del bilancio consolidato:
1.030,8 miliardi.
Redditività del capitale investito
(ROE): 10,1% (8,7% nel 1996).
H La Capogruppo Assicura
zioni Generali S.p.A. ha chiu
so il bilancio 1997 con un utile
di 560,7 miliardi di lire.
Dividendo unitario: 385 lire per
azione, di cui hanno beneficiato an
che le azioni emesse a seguito dell'au
mento di capitale del marzo 1998, per un am
montare complessivo di 394,9 miliardi (+19,4%).
Nei primi mesi del 1998 è stato assunto in
Germania il controllo (65,73% del capitale
con un esborso di 7.250 miliardi di lire) del
gruppo Aachener und Münchener Beteiligungs-
Aktiengesellschaft (AMB), al terzo posto sul
mercato tedesco, con premi per oltre 17.200
miliardi di lire. Il Gruppo Generali passa in tal
modo da una quota di mercato dell’ 1,5% a
quasi l'8% (10% nelle assicurazioni vita).
In Francia è stato rilevato l'intero capitale del
gruppo GPA e di Proxima (premi 2.100 mi
liardi di lire) con un costo di 1.500 miliardi
di lire.
Per finanziare questi progetti la Capogruppo
ha effettuato un aumento di capitale, intera
mente sottoscritto, per 4.000 miliardi di lire.
Nel luglio di quest'anno è stato acquisito l'inte
ro capitale della BSI - Banca della Svizzera Ita
liana (attivi gestiti 40.000 miliardi di lire) per
un prezzo di 2.240 miliardi di lire. L'o
perazione rientra nella strategia delle
Generali di rafforzare la propria
presenza nel settore del rispar
mio gestito e si aggiunge all'ac
quisizione in Italia del gruppo
PRIME e alla costituzione di
Banca Generali. Gli attiv:
complessivamente gestiti da
Gruppo Generali superane
ora i 300.000 miliardi di lire.
Nell'ambito del Gruppo impor
tanti interventi di riorganizzazio
ne sono stati avviati in Francia
Spagna, Germania, Italia e Gran Bre
tagna volti a garantire maggiore efficienz;
e redditività.
I Le acquisizioni concluse nel 1997 e nei pri
mi mesi del 1998 sono state espressione di una
strategia volta a rafforzare la presenza del Grup
po sul mercato internazionale.
Nel 1997 è stata perfezionata in Israele l'acqui
sizione del gruppo Migdal, che ha raccolto pre
mi per oltre 2.400 miliardi di lire, con una
quota di mercato del 24%.
■ Il Consiglio di Amministrazione eletto dal
l'Assemblea degli azionisti delle Assicurazion
Generali, svoltasi a Trieste il 27 giugno scorso
ha riconfermato
a Presidente Antoim
Bernheim, a Vicepresidente - Amministratore
Delegato Gianfranco Gutty, a Vicepresidente
Francesco Cingano e ad Amministratore Deh
gato Fabio Cerchiai.
G E N E R A L I. D O V E I SOLDI DIVENTANO
SOLIDI.
Compagnie del Gruppo Generali in Italia
AdriaVita, Agricoltura, Alleanza, AssiBa, Aurora, Casse e Generali Vita, La C arnica, La Venezia, Navale, Prime Augusta Vita, SIAD, TVieste e Venezia-Genertel, Risparmio Assicurazioni,
Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, L V I I , 2, I, 1 5 5-172 (1 9 9 8 )
A LLO C AZIO N E D I R ISO R SE
E A SSIM M E TR IA IN F O R M A T IV A :
IL CASO D E L L A SPESA FA R M A C E U TIC A
di
Ro s e l l a Le v a g g iUniversità degli studi di Genova
S
o.
mm.
uuo:
1 Introduzione. — 2. Il modello teorico di riferimento. — 3. Discussione. 4. Conclusioni. —- Appendice. -— Bibliografia.1.
Introduzione.
I sistemi di finanziamento e di fornitura dei servizi sanitari pos
sono essere molteplici e diversamente organizzati. Le diverse forme di
finanziamento rispecchiano ideologie e m odi diversi di interpretare il
ruolo della prestazione sanitaria. Per questo m otivo, si passa da siste
mi com e quello americano in cui il consumatore è sovrano e le scelte
vengono fatte attraverso il mercato; a sistemi com e quello svedese in
cui la fornitura di servizi pubblici è quasi interamente a carico dello
Stato. Diversa è, ovviam ente, l’ideologia alla base di queste scelte
pretta m en te politiche (1). Un sistema privato puro si basa sulla con ce
zione privatistica delle prestazioni sanitarie: in questo contesto si at
tribuisce al servizio la natura di bene privato il cui consum o aumenta
l’utilità del soggetto che se ne appropria. Un sistema basato sulla for
nitura pubblica delle prestazioni sanitarie è invece più orientato a
considerare tale servizio com e un bene pubblico impuro o com e un be
ne meritorio (2) il cui consum o entra nella funzione di utilità di tutti i
soggetti che appartengono ad una certa collettività. A parte questi ca
si estremi, possiamo affermare che il sistema misto di com partecipa
zione fra un mercato privato ed uno p ubblico rappresenta il modello
(1) A tale proposito si può consultare M
aynard(1994).
...
&}.^ concetto di bene pubblico impuro e di bene di merito vengono talvolta
utilizzata come sinonimi; esiste in realtà una profonda differenza dal punto di vista
dell'analisi economica.
A lriguardo si può consultare F
ossati(1994),
— 156 —
più comunemente adottato nei paesi industrializzati. Anche in questo
contesto, si osservano tuttavia delle marcate differenze nell’organizza
zione sia del mercato privato che di quello pubblico. In Italia, pur al
l’interno di un sistema di finanziamento misto, lo Stato interviene pe
santemente nella determinazione della spesa farmaceutica secondo lo
giche proprie del modello pubblico puro ed è forse a causa di questo
intervento che la spesa pubblica per il farmaco è cresciuta in misura
sensibilmente inferiore rispetto alla crescita della spesa sanitaria tota
le; al punto che nel corso dell’ultimo decennio si osserva una progres
siva riduzione della percentuale di spesa farmaceutica sul totale della
spesa pubblica totale.
Le restrizioni alla spesa farmaceutica sono diverse; ricorderemo
qui le principali:
— restrizioni sul prezzo dei farmaci;
— restrizioni sui farmaci che possono essere venduti;
— restrizioni sullo schema di partecipazione del SSN alla coper
tura del costo dei medicinali;
— vincoli di bilancio sull’acquisto o la prescrizione di farmaci,
che, di fatto, creano un doppio vincolo di bilancio per le prestazioni
sanitarie.
In Italia, così come in molti altri paesi occidentali, prima di auto
rizzarne il commercio, è necessario provare l’efficacia dei farmaci me
diante tests clinici da effettuare secondo norme ben precise ed inoltre
il loro prezzo può essere variato solo con approvazione governativa.
Queste due restrizioni sono giustificate da considerazioni circa la
protezione del consumatore in un cam po in cui esiste asimmetria in
formativa. Il consumatore che effettua una domanda di prodotti far
maceutici non è in grado di valutare da solo il costo efficacia della cu
ra a cui si deve sottoporre. La scelta può essere in parte effettuata dal
medico per il paziente come elemento del rapporto di agenzia che esi
ste fra le due parti, ma, soprattutto per i farmaci per cui non esiste
l’obbligo della prescrizione, occorre regolamentare tale mercato.
157 —
i farmaci per cui il consumatore deve pagare l’intero prezzo. A questo
sistema esistono delle deroghe: in particolare i farmaci prescritti a
bambini sotto
1
sei anni e per gli anziani sopra i 65 anni danno diritto
all esenzione parziale o totale del
ticket;
le stesse regole valgono anche
per i possessori di reddito al di sotto di un determinato ammontare.
La spesa farmaceutica totale
è
inoltre ulteriormente vincolata. Per
quanto riguarda il settore farmaceutico, infatti, in Italia esiste un li
mite alla spesa totale di ogni anno a livello regionale, ma il vincolo
non
è
stringente in quanto tale valore viene inteso in senso indicativo.
Il controllo sulla spesa farmaceutica viene di fatto svolto dalla Com
missione Unica del Farmaco
(C
u f)
che ha il potere di cambiare la ca
tegoria di appartenenza dei farmaci durante l’anno e quindi, in ulti
ma analisi, di determinare l’ammontare di risorse pubbliche da desti
nare al comparto della cura attraverso farmaci.
Queste due restrizioni altro non fanno che creare un doppio vin
colo di bilancio alla spesa sanitaria pubblica da destinare all’acquisto
di farmaci in quanto si viene a creare una situazione in cui la spesa è
limitata sia nell’ammontare totale che nella distribuzione fra i due di
versi tipi di spesa. Questo ulteriore vincolo alla destinazione delle ri
sorse viene da molti visto com e una restrizione troppo forte; il sistema
utilizzato è infatti da più parti criticato ed in molti chiedono che tu t
to il procedim ento di allocazione delle risorse venga rivisto.
In questo articolo cercheremo di esaminare il problema dal punto
di vista teorico cercando di individuare in quale contesto l’uso di un
doppio vincolo di bilancio potrebbe essere ottimo.
L ’obiettivo del nostro lavoro è quello di dimostrare che la scelta
di un doppio vincolo deve essere ispirata da criteri econom ici basati
sulla massimizzazione del beneficio che la collettività può ricevere
dalle prestazioni sanitarie.
La distinzione che viene qui effettuata è m olto importante: una
volta deciso, sulla base dell’ideologia politica della classe dominante
quale m odello adottare, tutte le altre decisioni circa il m etodo per rag
giungere l’obiettivo prefissato devono essere ispirate al criterio dell’e f
ficienza econom ica ed è sulla base di tale criterio che le scelte sul m e
todo utilizzato devono essere effettuate.
s m
—
2. Il modello teorico di riferimento.
In questa sezione cercheremo di tradurre le linee dell’organizza
zione del servizio sanitario descritte nella sezione precedente in termi
ni di un semplice modello in grado di giustificare la scelta fra i due di
versi sistemi alternativi di vincolo e cioè un vincolo di bilancio a livel
lo globale per le prestazioni sanitarie piuttosto che un sistema in cui
sia la spesa farmaceutica che quella per prestazioni ospedaliere viene
fissata a priori. La.scelta fra il sistema con doppio vincolo o con un
unico limite è determinata da un problema di osservata asimmetria di
informazioni fra i vari agenti che devono determinare la divisione del
budget sanitario. Per meglio inquadrare il problema occorre innanzi
tutto definire il quadro di riferimento e cioè l’ambiente economico in
cui le decisioni vengono prese. A tale fine, assumeremo che un’agenzia
governativa abbia a disposizione una quantità limitata di risorse con
cui deve massimizzare una funzione obiettivo servendosi di un inter
mediario (un livello ministeriale o governativo inferiore) per fornire
almeno uno dei due servizi. I tre attori del processo di allocazione del
le risorse sono rappresentati dal Ministero della Sanità, S, il
C
u f,
C ed
il settore ospedaliero, I.
Inquadriamo subito il fenomeno nei termini di budget farmaceuti
co ed ospedaliero e quindi diciamo che S deve allocare le risorse fra
due diverse spese, F che rappresenta il budget farmaceutico e 0 che
rappresenta il budget ospedaliero. La relazione fra i diversi soggetti
viene illustrata in Figura 1.
F
ig. 1. -
La struttura organizzativa del servizio.
rap-— 159 rap-—
porto fra S e le agenzie subordinate. Nel caso del budget farmaceutico
la cui gestione è affidata a C, S ha pieno controllo (3); ai fini del no
stro modello considereremo infatti questi due livelli come un unico
agente. Per quanto riguarda le prestazioni ospedaliere, la gestione del
budget spetta ad I. Tale organo, pur essendo subordinato ad S non ne
condivide gli obiettivi ed S non può esercitare pieno controllo sul suo
operato. La relazione fra S ed I può essere inquadrata nella più ampia
gamma dei rapporti di agenzia e l’allocazione ottima del budget ri
sponderà alle regole dettate da questa teoria. La giustificazione nel-
Fassumere questa differenza di obiettivi fra C ed I può essere facil
mente spiegata con considerazioni sul ruolo dei due agenti all’interno
del Servizio Sanitario Nazionale, soprattutto dopo la riforma operata
a partire dai primi anni
90.
Il
C
u f,
com e agenzia governativa è un or
gano su cui il Ministero della Sanità ha, almeno in teoria, pieno con
trollo. Il bvello I, che può essere per semplicità approssimato con gli
ospedali, gode nel nuovo sistema di una sua autonomia e, quindi, il
suo com portam ento non solo può essere determinato da obiettivi di-
\ ergenti rispetto alla funzione obiettivo di S, ma essendo un organo
autonom o, il suo consenso deve essere ottenuto con proposte in linea
con gli obiettivi di tale soggetto.
Definiamo adesso le variabili decisionali e le relazioni che inter
corrono fra di esse. I benefici derivanti ai pazienti dalle cure sanitarie
verranno indicati con Bp e B 0 rispettivamente.
Tali benefici possono essere misurati in termini di anni di vita
guadagnati da coloro che ricevono il trattam ento (Q A L Y (4)) o in ter
mini di altri indicatori. L ’im portante è che tali benefici siano osserva
bili, misurabili ed espressi nella stessa unità di misura per B F e B„ in
m odo da renderli comparabili. Nella nostra analisi, assumeremo che la
relazione esistente fra la spesa in farmaci e/o in cure ospedaliere possa
essere scritta in termini di pseudo funzione di produzione come segue:
B * = S f ( ^ P i )
B 0 = g o (O,?>2)
con:
¡E
- > o
dB
dF
’ d2F
h o
dO
’ d20
3é> O ;3
S
dBt n d B *.
— -> 0' = 0
ap,
' W i
i = F ,0
fii è una variabile casuale distribuita secondo una funzione di
proba-(8) Alternativamente possiamo considerare che C ed A abbiano lo stesso obietti vo in termine di massimizzazione della funzione di utilità sociale.
— ICO
bilità nota: fi-, ~ f(E (fii),
L ’aleatorietà del beneficio è determina
ta da elementi che interagiscono fra loro e cioè l’efficacia obiettiva di
determinati trattamenti e la risposta del singolo paziente a queste cu
re; da un punto di vista tecnico questa variabile assume il ruolo di un
parametro di scala. Tale elemento di incertezza può ovviamente esse
re più o meno ampio a seconda delle conoscenze che il decisore ha in
termini di studi di costo efficacia dei trattamenti e anche sulla base
del grado di decisione che si ha nella scelta del paziente a cui fare un
determinato trattamento (5).
È importante notare che le tecnologie produttive non sono posse
dute da nessuno degli agenti in gioco. Il controllo di C ed I sul tratta
mento farmaceutico ed ospedaliero viene esercitato sia sul piano della
conoscenza delle reali possibilità produttive che, entro certi limiti, sul
la forma funzionale di produzione (6).
Il ruolo giocato da S in questo contesto è quello di massimizzare
la propria funzione obiettivo. Supponiamo qui che S sia un massimiz-
zatore dell’utilità sociale, espressa in termini di miglioramento della
salute del gruppo di persone a cui i servizi sanitari (sia F che 0 ) ven
gono offerti. Tale funzione può essere scritta come:
Max
Bp. Bq
a BF+ (1 - a ) B 0
dove a rappresenta il peso relativo che viene dato al beneficio che si
ottiene dalle cure mediche e farmaceutiche rispettivamente. Se il deci
sore pubblico vuole massimizzare il beneficio totale delle prestazioni,
tale parametro dovrebbe essere uguale a 1/2, implicando cioè che lo
stesso peso viene dato ai due gruppi.
La letteratura teorica sui pesi da attribuire ai diversi trattamenti
è m olto ampia (7) e l’entrare nel merito specifico esula dagli obiettivi
del nostro lavoro. Possiamo qui osservare che la scelta di pesi diversi
per i trattamenti viene giustificata sulla base di principi di equità e
redistribuzione. Nel caso specifico preso qui in esame, i problemi sono
com unque minori in quanto la scelta avviene fra due diversi tipi di
(5) Sebbene, infatti, la capacità di rispondere alle cure mediche sia un fattore molto personale, il medico può prevedere in qualche misura l’efficacia delle cure aven do a disposizione la storia clinica del paziente.
(6) La determinazione della funzione di produzione viene esercitata in modo di verso. Come esempio si può citare il ruolo del Cui-’ nella scelta dei farmaci legali e nella loro classificazione che a livello aggregato determina la produzione dei benefici deri vanti dai farmaci. Allo stesso modo, a livello ospedaliero, il fornire o no certi tratta menti medici e/o chirurgici può cambiare la forma funzionale dei benefici.
— 161 —
curare una gamma m olto ampia di malattie ed infatti potrebbero es
sere gli stessi soggetti a beneficiare dei due trattamenti alternativi.
La quantità totale di prestazioni sanitarie è vincolata dalla pre
senza di un ammontare complessivo P che può essere speso, così che
valga la seguente relazione:
,F + 0 = P.
Definiamo adesso il com portam ento dei livelli subcentrali di deci
sione. Per quanto riguarda C, abbiamo già messo in luce come tale
soggetto possa essere considerato un agente perfetto di S che condivi
de con il livello superiore la funzione obiettivo. Per quanto riguarda I
il discorso è diverso. Il com portam ento di tale agenzia è la risultante
della massimizzazione della funzione di utilità di diversi soggetti quali
i
medici, i managers degli ospedali, gli amministratori di
A
sle R egio
ni. Diversi sono gli interessi che entrano in gioco in tale contesto (8);
nel presente lavoro assumeremo che questo livello massimizzi una
funzione del tipo:
M ax XB
f + (1 H X)B0.Anche il livello inferiore è, come quello superiore, interessato alla
tornitura di farmaci, ma l’importanza di tale trattamento potrebbe
non essere sempre dettata da criteri ispirati all’efficienza e all’equità.
II processo di derivazione di X può essere di natura politica, può tene
re conto di preferenze locali o può essere il risultato di un processo di
contrattazione fra i diversi attori che interagiscono a quel livello (per
esempio i medici degli ospedali con le lobbies dei farmaceutici (9)) per
cui, ovviam ente, X può essere diverso da a.
S osserva solo ex post il com portam ento di I in termini di alloca
zione di risorse, ma non può osservare X direttamente.
Al m om ento dell’allocazione del budget, S ha diverse alternative
possibili per operare le proprie scelte. Nel presente lavoro ne conside
reremo due soltanto e precisamente:
a) distribuire P fra F ed O lasciando poi al livello inferiore (1) il
com pito di fornire il servizio entro gli stretti limiti fissati da questo bi
lancio e controllando altresì direttam ente il rispetto del vincolo su F
tramite C;
b) lasciare ad / libertà di fissare quanto spendere in 0 in
162 S
bio di un prefissato livello di beneficio B 0 mentre il rimanente del
budget sarebbe poi speso nell’acquisto di F. In questo caso si lascereb-
be a I la decisione di come allocare il budget e tale allocazione potreb
be essere osservata solo ex post.
Le « regole del gioco » stabiliscono dunque che S possa decidere di
dare ad I un budget prefissato in termini di 0 e la rimanente quota a C
affinché i due livelli svolgano le proprie funzioni oppure che tale deci
sione viene lasciata ad I il quale, in cambio di poter utilizzare una
quota arbitraria e non osservabile ex ante del bilancio complessivo P,
si impegna a realizzare un certo livello di beneficio Bq
ed assicura inol
tre che con i fondi rimanenti sarà possibile ottenere un livello Bp dalle
cure farmaceutiche. La tesi sostenuta in questo articolo e che verrà
dimostrata in questa sezione è che la scelta fra queste due diverse tec
niche dipende dalla struttura assunta per l’informazione fra i due sog
getti economici chiamati a prendere decisioni e dal grado di divergen
za dei loro obiettivi.
Per illustrare questo meccanismo, partiamo dal caso più semplice
in cui non esiste incertezza. Assumiamo cioè che entrambi i 13 siano
conosciuti e fissati al livello J3p ; JÒ
Q prima che l’ allocazione delle risorse
venga effettuata. In questa situazione di perfetta conoscenza di tutti i
parametri è facile dimostrare che ad S conviene allocare il budget sepa
ratamente per F ed 0 . Questo infatti è il m odo più efficiente di spin
gere I a massimizzare la funzione obiettivo di S. L ’impostazione for
male del problema può essere scritta come:
Max
B0, Bp
oc Bq
+ (1—<x)Bp
s.t.
F + 0 = P_
b
J L (F M
Bo = g0
(0,p0).
— 163 —
Fi g. 2 . -
Allocazione di risorse in condizioni di certezza.
Sugli assi delle ascisse possiamo leggere i benefici ottenibili utiliz
zando B 0 mentre 1 benefici ottenibili con B,, possono essere letti sul
l ’asse delle ordinate. La retta SS deriva dalla mappa di curve di indif
ferenza rappresenta la funzione obiettivo di S; l’inclinazione di ta
le curva e data da - —
La curva T T rappresenta la funzione di
trasformazione fra F e O la cui form a è determinata dalle funzioni di
produzione e dalla presenza del vincolo di bilancio per S (10). La cur
va T T rappresenta dunque tutte le com binazioni possibili di B F e B„
fra cui S può scegliere; naturalmente la scelta ricadrà sulla com bina
zione che massimizza la funzione di utilità di tale ente. Le condizioni
di ottim o sono date dalla uguaglianza fra il saggio marginale di
— 164 —
tuzione fra B F e B„ e il saggio marginale di trasformazione (11). In F i
gura 2, tale uguaglianza viene raggiunta nel punto QP a cui corrispon
de il beneficio Bp e Bq rispettivamente. Invertendo le funzioni di pro
duzione sarà quindi possibile stabilire l’ allocazione del bilancio fra F
ed O. Se il livello inferiore potesse decidere l’allocazione delle risorse,
con un procedimento analogo a quello appena descritto, offrirebbe ad
S una allocazione dei benefici corrispondente al punto QF Tale punto
non verrà accettato, da S in quanto rappresenta un livello di utilità in
feriore. In questo caso, quindi, la regola del doppio vincolo di bilancio
è giustificata dal rapporto di agenzia in presenza di informazione
completa. L ’ente S può raggiungere una curva di indifferenza più alta
decidendo egli stesso l’allocazione delle risorse fra F ed 0; avendone il
potere imporrà quindi sia a C che ad I la sua decisione.
Introduciam o adesso l’incertezza nel problema. In particolare,
possiamo assumere che sia fiF che fio non siano conosciute al momento
in cui l’allocazione delle risorse viene decisa: sia S che I tuttavia cono
scono la distribuzione di probabilità delle due variabili casuali. Tale
informazione è comune ai due soggetti e in termini analitici ciò può
essere espresso nel m odo seguente:
V o = f(E ($ o ),
c\).
Supponiamo che entrambi gli agenti siano neutrali al rischio (12) e che
=
* = W
La soluzione a questo problema è analoga a quella presentata in
Figura 2. In questo caso, la curva T T è la funzione di trasformazione
attesa, ma siccome l’informazione è simmetrica i due punti di ottim o
non cambiano e S sceglie ancora di allocare il budget come in prece
denza.
(11) In termini analitici questa condizione può essere scritta come:
SMS=SMT
=À^ ~ •
1-a
dg_
dO
— 165 —
Esaminiamo adesso il caso più interessante in cui esiste asimme
tria informativa fra i due diversi livelli di governo. L ’asimmetria in
formativa può assumere diversi connotati. U n’ipotesi potrebbe essere
quella di considerare che il livello inferiore I sia in grado di osservare
la realizzazione d ifi¡ mentre C osserva fiF; alternativamente si potreb
be ipotizzare che solo uno dei d u e /i sia conociuto. Il caso più probabi
le sembra tuttavia essere il seguente: C osserva fip mentre I osserva la
realizzazione di entrambi i fi. La giustificazione di questa scelta sta
nel fatto che per I i farmaci sono spesso una cura complementare al
trattamento ospedaliero e, quindi, se l’informazione sulla loro efficacia
esiste, si può ipotizzare che ne sia a conoscenza. D ’altra parte, il pro
cesso stesso con cui i farmaci vengono immessi sul m ercato determina
la conoscenza dell’efficacia vera dei farmaci da parte di C. Come ab
biamo spiegato nella sezione precedente, S e C condividono la stessa
funzione obiettivo e, di conseguenza, fra i due soggetti esiste uno
scambio di informazioni e conoscenze: si può quindi assumere che an
che S sia in grado di osservare la realizzazione di f i F.
È facile dimostrare che in questo caso la scelta fra un vincolo di
bilancio semplice o doppio dipende dal tipo di allocazione offerto dal
livello inferiore.
In generale, non è possibile sapere quale sia la soluzione migliore.
Esaminiamo dapprima il caso in c\ iifi0 > E (fi0) . Il processo può esse
re espresso in forma matematica nel m odo seguente:
M ax E (a (30+ ( i - a ) / i ^
s.t.
F + 0 = P
BF - gp[F, P
f)
B<> = go (0,
166 —
Fig. 3. -
Allocazione delle risorse in condizioni di asimmetria informativa.
La curva di trasformazione vera è rappresentata dalla linea TT
ed è su questa linea che il livello di governo subcentrale massimizza la
sua utilità. Il livello superiore invece massimizza la sua funzione di
utilità lungo la linea T E T e sceglie il punto QT.
Come si può notare, nel caso della curva di trasformazione TT, il
livello inferiore sa che Fefficacia di 0 sarà superiore al valore atteso. A
seconda dell’ inclinazione delle proprie preferenze, offrirà a A un pun
to lungo la curva TT. Nel grafico in figura vengono nuovamente presi
in esame il livello Qz e Q2. che corrispondono ovviamente a una diver
sa distribuzione dei X. Se I offre il punto Qj al livello centrale conver
rà lasciare ad I la scelta dell’allocazione di P in quanto tale punto
rappresenta un livello di utilità superiore. Al contrario, se I offre Q2, il
livello superiore sceglierà di concedere ad I il budget fisso 0 che corri
sponde ai benefici attesi QT.
— 167 —
Supponiamo così che
S
sovrastimi l’efficacia del trattamento che
non conosce. In termini analitici possiamo scrivere che
J30 < E (fi0)
e
una possibile allocazione potrebbe essere quella rappresentata in
F i
gura
4.
F
ig. 4. -
Allocazione delle risorse se il centro si ritiene meglio informato.
Come possiamo notare dal grafico,
S
sovrastima il beneficio deri
vante da
0
e massimizza la propria utilità muovendosi lungo la curva
TET,
la massimizzazione avviene nel punto
QT
ed il bilancio fornito
ad
I
è ancora in termini fissi. Nel momento in cui il livello inferiore
I
offre 1 allocazione
Qr, S
dovrebbe rendersi conto del proprio errore e
avrebbe interesse a lasciare ad / la decisone di come allocare il
budget
in quanto a priori esiste la certezza che il punto
QT
non sarà raggiun
to (13). Tuttavia,
S
potrebbe anche non necessariamente credere che
I
sia meglio informato e possa osservare la realizzazione di
O. S
be infatti pensare che anche I faccia una stima su fio e potrebbe altre
sì ritenere che la propria stima sia migliore.
In questo caso, occorre notare che il punto QT non sarà ovvia
mente raggiunto ex post in quanto i benefici dei trattamenti verranno
correttamente « prodotti » seguendo la linea TT. Questo problema è
ovviamente comune a tutti i modelli: nel caso in esame viene esaspe
rato dal fatto che se il livello superiore avesse maggiore fiducia nelle
capacità del livello inferiore, si potrebbe raggiungere una allocazione
tecnica migliore delle- risorse, seppure mediata dalle preferenze di I
per quanto riguarda il punto di efficienza allocativa.
168 —
3.
Discussione.
Nella sezione precedente abbiamo illustrato i principali casi in cui
è efficiente dal punto di vista econom ico utilizzare il doppio vincolo di
bilancio. Passiamo adesso ad esaminare e comparare tali casi con la
realtà italiana.
Il primo punto importante di discussione che va sottolineato è
che imporre un doppio vincolo di bilancio non rappresenta in generale
una politica di allocazione delle risorse troppo restrittiva: tale metodo
è infatti ottim o nel caso in cui entrambe le parti abbiano le stesse in
formazioni. Lo strumento del doppio vincolo è quindi m olto efficace,
ma solo se le condizioni dell’ ambiente esterno sono tali da giustificare
il suo utilizzo. In condizioni di asimmetria informativa utilizzare il
doppio vincolo corrisponde ad almeno due tipi di considerazioni:
1) il livello superiore preferisce rischiare di non veder realizzate
le proprie aspettative piuttosto che lasciare il livello inferiore libero di
decidere. Questo tipo di atteggiamento potrebbe essere provocato da
una preferenza troppo spinta del livello inferiore verso un certo tipo
di trattamento;
— 169
che in un certo momento sono a sua disposizione per effettuare una
certa scelta.
Certamente il doppio vincolo di bilancio non può nel caso italiano
essere visto come un caso di allocazione ottima per un ambiente ca
ratterizzato da simmetria informativa. I due casi a cui si ispira il si
stema italiano sono quindi rappresentati dai due punti sopra esposti.
In entrambi i casi, lo Stato potrebbe effettivamente essere portato a
stimare in m odo errato beffi cadi) relativa dei due trattamenti, ma nel
caso italiano la scelta di un doppio vincolo di bilancio potrebbe essere
determinata da una precisa scelta politica. In Italia esiste da sempre a
livello governativo un certo m odo di vedere la politica e le scelte pub-
bbche in m odo m olto centralista e dirigista che di fatto sta ad indica
re che il governo non si fida dell’operato delle istituzioni e delle agen
zie a livello inferiore. Occorre tuttavia notare che questo tipo di atteg
giamento, se ingiustificato, porta a delle conseguenze m olto gravi: il
non utilizzare volutamente delle informazioni che sono a disposizione
al m omento dell’allocazione delle risorse equivale ad effettuare una
distribuzione che non è efficiente neppure ex ante.
Occorre inoltre notare che in Italia, se da un lato la ricerca in te
ma di costo efficacia dei farmaci ha subito un certo sviluppo, altret
tanto non si può dire per il com parto della medicina ospedaliera in cui
la scelta fra diversi trattamenti viene lasciata troppo spesso alla quasi
com pleta discrezionalità del medico.
Formulare una allocazione di risorse ottim a in questo contesto è
quindi m olto difficile in quanto mancano proprio gli elementi per ef
fettuare tali valutazioni. La scelta alternativa da parte dello stato p o
trebbe essere quella di lasciare libera l’allocazione delle risorse fra i va
ri tipi di trattamento; questa scelta è forse stata evitata per non in
correre nel problem a di avere una allocazione determinata solo dalla
forza contrattuale e politica delle due parti in gioco.
4.
Conclusioni.
circa il beneficio atteso delle cure mediche, il doppio vincolo di bilan
cio rappresenta il metodo efficiente di allocare le risorse fra i diversi
trattamenti.
In situazioni di asimmetria informativa, questo principio potreb
be non essere più valido; in questo contesto, infatti, diventa impor
tante il ruolo giocato dall asimmetria informativa e dalle preferenze
dei due attori. Se esistono due livelli di governo o di decisione, uno dei
quali ha maggiori informazioni dell’altro, concedere a quest’ultimo li
vello di allocare le «s o r s e fra due trattamenti consente di raggiungere
un punto di efficienza tecnica in quanto tale livello conosce la reale
curva di produttività; in questo caso tuttavia l’efficienza allocativa,
almeno con riferimento alla funzione obiettivo del livello superiore
non viene raggiunta. Sarà il livello centrale, sulla base delle proprie
preferenze a decidere quale m etodo di allocazione scegliere. Occorre
notare che non sempre il livello di governo superiore deve per forza
credere che un livello inferiore sia effettivamente meglio informato: in
questo caso tale livello protrebbe decidere di allocare le risorse egli
stesso anche quando le evidenze sono tutte contro questa soluzione.
In Italia il sistema utilizzato è quello di un doppio vincolo di bi
lancio. L analisi svolta in questo articolo, seppure non conclusiva,
propende per spiegare questo fenomeno nell’ottica di una politica cen
tralista che ha sempre un pò caratterizzato il nostro m odo di governa
re. Tale com portam ento probabilmente deriva dalla scarsa fiducia nei
mezzi e nelle informazioni che i livelli inferiori possiedono e nel tipo di
clima sociale e culturale che ha caratterizzato la gestione del settore
pubblico nel nostro paese. Da un punto di vista di politica economica,
il modello qui presentato offre due importanti spunti: da un lato l’os
servazione che il decentramento amministrativo, qualora effettuato
nei termini di un modello che preveda i giusti incentivi e controlli può
aumentare l’ efficienza del sistema; occorre tuttavia che il livello di g o
verno superiore sappia riconoscere i casi in cui i livelli inferiori sono in
grado di conoscere meglio le situazioni.
In questo contesto la riforma del sistema organizzativo del
S
snpotrebbe giocare un ruolo importante; da un lato il governo potrebbe
riconoscere la superiorità inform ativa degli ospedali per quanto ri
guarda la funzione della cura medica, ma allo stesso tem po si potreb
bero pensare a degli schemi di com petizione fra settore ospedaliero e
C
u fper quanto riguarda l’allocazione del budget totale sanitario. La
com petizione fra i due agenti potrebbe avere com e effetto il rendere
pubblica l’inform azione privata sull’efficacia dei trattamenti e, di
— 171
conseguenza, eliminare la rendita informativa come dimostrato in Le-
vaggi (1997). Questo compito potrebbe essere demandato in parte alle
nuove Agenzie Sanitarie Locali
(A
s l)
le quali potrebbero giocare un
ruolo importante sia nel controllo dell’informazione che nella defini
zione delle priorità.
Appendice: Derivazione delle condizioni di ottima allocazione
Esaminiamo il problema dapprima per S in condizioni di certez
za. In questo caso egli osserva la realizzazione dei fi, ed il problema
può essere scritto come segue:
Max aBF+ (l-a)B0
s.t.
F + o = r
s F =
sfSo
j j (0 ,pj.
Le condizioni del primo ordine, ottenute sostituendo i vincoli nel
problema possono essere scritte come:
dF
dg0
d()
a cui corrisponde il punto QT. Nel caso di simmetria informativa, il
problema per I è analogo: basta sostituire ad a À, e si ottiene la massi
mizzazione in Qj.
Nel caso di simmetria inform ativa in condizioni di incertezza, il
problema per S può essere scritto nei seguenti termini:
Max E( a B0 +
(1-oc )BF)
s.t.
F + 0 - P
Sp
- gF
So - So
(o,p0)
a
1-a
172 —
Max E [a gF(U,PF) + (1 -a ) g /0 ,P 0)]
s.t.
'
F
- 0 - /'.
Siccome S è neutrale al rischio e fi è un parametro di scala, pos
siamo riscrivere il problema nei seguenti termini:
Max
a
gF{F,E (P^) +
(1-a)
g0{0 ,E (P0))
s.t.
e
o - r.
Dalle condizioni del primo ordine si può ottenere che:
dE(go)
a
30
l - « ~
dE(gF)'
dF
Se si assume che E(J3¡) = fi, si avrà la massimizzazione nel punto
Q
t della Figura 1. Un analogo procedimento può essere ottenuto per ilpunto Qj.
Infine, nel caso di asimmetria informativa, S massimizza secondo
le regole del secondo modello proposto e / si basa invece sul modello
presentato nella prima massimizzazione.
Bibliografia
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D E F IC IT D I B ILA N CIO
E CRESCITA D E L L A SPESA PU B B L IC A
di
Si m o n e Da g a ( * )Università degli studi di Genova
So m m a r io: 1. Introduzione. — 2. Presentazione ed evoluzione del modello. — 3. L ’a nalisi di cointegrazione dei dati italiani. — 4. Discussione dei risultati acquisiti. — 5. Conclusioni. — Appendice. — Bibliografia.
1.
Introduzione.
La relazione empirica tra il deficit di bilancio e la crescita della
spesa pubblica è stata oggetto di molti studi in epoche diverse e per
differenti sistemi economici. Recentem ente la letteratura si è interes
sata in particolare alla verifica della validità dell’ipotesi di Buchanan
W agner (1977) sull’illusione fiscale. Secondo tale ipotesi, che si pone
antiteticamente rispetto alla teoria della neutralità del debito (1), il fi
nanziamento della spesa pubblica mediante il ricorso al debito p rov o
ca una diminuzione del prezzo che l’ elettore contribuente percepisce
di pagare attraverso le imposte per i beni e i servizi pubblici e, di con
seguenza, provoca un incremento nel livello di spesa pubblica dom an
dato, purché si verifichino una o più delle seguenti condizioni:
• l’ elettore non è consapevole dei debiti per le future imposte che
scaturiranno in conseguenza dell’attuale ricorso al debito;
• l’elettore sconta i debiti per le future imposte ad un tasso di in
teresse superiore a quello pagato sul debito;
• l ’elettore è consapevole di non vivere in eterno e attribuisce un
valore maggiore alle im poste che deve pagare egli stesso rispetto a
quelle che dovranno pagare le generazioni future. Il m odello di B .W .
deve essere tradotto in ipotesi testabili empiricamente per provarne la
validità. Il primo tentativo risale a Niskanen (1978) mentre le evolu
zioni più recenti di tale m odello sono dovute ad Ashworth.
(*) Desidero ringraziare la Dott.ssa Levaggi ed un anonimo referee per gli utili
suggerimenti.
(1) Originariamente dovuta a Ricardo, è stata successivamente rielaborata da
'sì«*'174 —
In questo lavoro si propone di applicare la metodologia proposta
da Ashworth per verificare empiricamente l’esistenza di una relazione
tra i deficit di bilancio e la crescita della spesa pubblica per i dati an
nuali italiani relativi al periodo compreso tra il 1960 e il 1994, ed in
particolare se il ricorso al finanziamento pubblico provoca un aumen
to della domanda di spesa pubblica. Il modello considerato presuppo
ne l’esistenza di un processo di determinazione della spesa secondo le
regole tipiche dei modelli di
Public Choice
; occorre pertanto notare che
le verifiche empiriche proposte sono valide nei limiti in cui un approc
cio di
Public Choice
interpreta la realtà italiana.
Tale articolo, in definitiva, non pretende né di fornire una spiega
zione definitiva di tutto quanto è avvenuto in Italia nel periodo 1960-
1994, né di esaurire l’argomento della causalità esistente tra le varia
bili considerate. D ’altro canto, però, la bontà statistica dei risultati
conforta la tesi sostenuta.e permette di considerare le relazioni trova
te come una spiegazione, con i limiti sopra detti, dei fenomeni econo
mici italiani di quegli anni.
L ’articolo consiste di una breve presentazione del modello e del
percorso evolutivo che ha subito (sezione 2), seguita dalla descrizione
prima del processo analitico che è stato adottato (sezione 3), poi dei
risultati cui si è pervenuti (sezione 4) e, in ultimo, delle principali con
clusioni che se ne possono dedurre (sezione 5). Tutti i passaggi econo
metrici che hanno portato alle valutazioni finali di questa ricerca sono
riportati in appendice
(A).
2.
Presentazione ed evoluzione del modello.
Adottando un approccio di
Public Choice
e basandosi su alcuni
lavori precedenti (2) Niskanen (1978) ha proposto un modello parten
do dalla quantità di servizi pubblici domandata dall’elettore-contri-
buente mediano:
Q = a ( F C ) b Yc A dj
[1]
dove:
Q
è il numero di unità del bene « servizi pubblici » domandato;
F
è la percentuale di costo unitario dei servizi pubblici che l’elettore-
contribuente mediano (3) percepisce di pagare;
C
è il costo unitario del bene « servizi pubblici »;
— 175 —
Y è il reddito delPelettore-contribuente mediano (4);
A sono le condizioni particolari (influenze « autonome » che caratteriz
zano la domanda di servizi pubblici.
In tal m odo il prodotto F C rappresenta il prezzo fiscale percepito
dall’elettore-eontribuente mediano per un’unità di bene « servizi pub
blici ». Le variabili Q e C spesso non sono direttamente osservabili;
ciononostante il prodotto QC non è altro che la spesa pubblica per
elettore-contribuente ed è misurabile, cosicché si può esprimere la
funzione di domanda per l’elettore-contribuente mediano:
Q C = a F C m Y A d.
[2]
La spesa pubblica totale a sua volta è il prodotto QCN, dove N è
il numero degli elettori-contribuenti, ottenendo così una funzione di
domanda di spesa pubblica totale:
QCN = a F CM Ye A d N.
[3]
La variabile F si può a sua volta esprimere com e funzione della
percentuale di spesa pubblica finanziata dagli introiti fiscali e del nu
mero di elettori-contribuenti, e cioè:
F = (T/E) ( 1/N),
[4]
dove T
rappresenta le entrate tributarie totali ed E
è la spesa pubbli
ca totale (= QCN).
Se il bilancio dello Stato fosse in pareggio il rapporto (T/E)
sareb
be pari a uno e la quota percepita sarebbe inversamente proporziona
le al numero di contribuenti.
La variabile C risulta spesso non misurabile, ma si può ovviare a
tale inconveniente considerandola come una funzione del saggio di sa
lario medio del settore privato e del numero di elettori-contribuenti,
secondo la seguente:
C = e W Nd,
[5]
dove IL è il saggio di salario medio del settore privato.
Sostituendo le equazioni [4] e [5] nella [3] Niskanen ottiene la
funzione da sottoporre a verifica:
QCN = a [ (T IE ) (1 / N )]b [ e W I »/** P A* N,
[6]
che, riordinata, diventa:
Poiché tali dati non erano disponibili Niskanen ha utilizzato la pressione fiscale media e il reddito della popolazione adulta.
ITO
QCN = (a eM) ( T jE )b
P
A"
(5).
Niskanen propone di stimare questa equazione sia in livelli, sia in
differenze di primo ordine, al fine di separare ed evidenziare le relazio
ni di lungo periodo rispetto a quelle di breve. Il modello ha goduto di
un notevole successo (6) anche nella sua forma originale. In tutte le
applicazioni i risultati ottenuti hanno permesso di affermare la validi
tà dell’ipotesi di Buchanan Wagner.
Nel corso degli anni, alcuni studiosi hanno proposto delle m odifi
che al fine di ottenere un modello che offrisse stime più efficienti.
Tridimas (1992) osserva che, se le intuizioni di Friedman circa il
fatto che la domanda di servizi pubblici potrebbe riflettere delle in
fluenze relative a maggiori lassi di tempo sono esatte, allora occorre
introdurre nella formula originale una definizione di
reddito permanen
te
(calcolato in funzione dei redditi passati e presenti) al posto del red
dito corrente e il
livello desiderato di spesa
(come funzione della spesa
effettiva presente e passata) al posto del livello effettivo attuale.
L ’autore osserva inoltre come sia necessario perfezionare l’analisi
prendendo in considerazione la possibilità di introdurre cambiamenti
strutturali nel sistema, al fine di evitare il problema di correlazioni
spurie. Per questo motivo, per esempio, l’inferenza sui dati britannici
viene effettuata inserendo due variabili binarie in corrispondenza dei
cambiamenti strutturali verificatisi (1967 e 1979). L ’analisi di Tridi
mas conclude così che è possibile individuare una struttura di risposte
differite più complessa di quella ipotizzata da Niskanen, e che le due
dummies
aiutano a meglio specificare il modello.
Craigwell (1991) ha invece criticato il fatto che il modello di Ni
skanen nella formulazione in livelli ignora qualsiasi effetto di breve ed
è fortemente soggetto al problema della regressione spuria (7), mentre
nella formulazione in differenze ignora qualsiasi effetto di lungo, e
può pertanto portare a risultati inefficienti (inferenza scorretta).
La risposta a questo problema è secondo Craigwell l’utilizzo di
una stima di un
modello con correzione dell’errore
secondo quanto pro
posto da Sargan (1964). Attraverso una semplice addizione e sottra
zione di termini Craigwell giunge a specificare un modello in cui sono
compresi sia i termini in differenze, sia quelli in livelli. Proprio questi
ultimi rappresenterebbero la regola di correzione dell’errore e
sarebbe-(5) Come detto, la variabile
Arappresenta le condizioni esterne autonome che
influiscono sulla domanda di servizi pubblici;
Niskanenadotta per tale variabile il nu
mero, per ciascun anno, di forze armate statunitensi impiegate oltreoceano.
— 177 —
ro legati tra loro da una relazione stazionaria. Tale nuovo modello è
statisticamente più adatto a spiegare le relazioni esistenti tra i dati,
che, ancora una volta, confortano l’ipotesi B W (8).
L ’ultimo sviluppo del modello è dovuto ad Ashworth
(1995).
L ’autore prende spunto dai lavori di Tridimas e di Craigwell in cui si
considera stazionaria la relazione tra le variabili in livelli che rappre
senta la regola di correzione dell’errore senza sottoporre a verifica em
pirica tale affermazione. Secondo Ashworth, invece, il requisito di sta
zionarietà è fondamentale e necessita di essere sottoposto ad una rigo
rosa verifica empirica. La presenza all’interno della relazione di una o
più variabili di per sé non stazionarie invaliderebbe tutti i test dia
gnostici standard segnalando di aver determinato un’equazione mal
specificata. Ashworth suggerisce di adottare un approccio di cointe
grazione che consente di superare tale problema. Infatti se la relazione
tra le variabili in livelli può essere considerata un vettore di cointe
grazione, allora si ha la certezza della stazionarietà di tale relazione e
si conoscono le caratteristiche delle serie implicate in essa. In effetti,
l'idea della cointegrazione consiste nella possibilità di trovare tra due
o più variabili non stazionarie, ma aventi lo stesso grado di integra
zione
(9),
una relazione stazionaria di lungo periodo (rappresentata
dal vettore di cointegrazione), alla quale sia associato, per il Teorema
di Rappresentazione di Engle e Granger
(1987),
almeno un meccani
smo di correzione dell’errore (E C M ), ovvero una relazione di breve pe
riodo che spieghi il percorso di correzione verso l’equilibrio di lungo
periodo.
A dottando tale approccio si possono così sfruttare alcuni im por
tanti vantaggi: primo, ogni risultato raggiunto per questa strada non
può essere inficiato da alcun problema di regressione spuria; secondo,
si possono testare le serie di breve e di lungo periodo e si può rendere
assolutamente chiaro il percorso delle correzioni verso l’equilibrio.
Ashworth procede con l’analisi di cointegrazione sui dati britan
nici ed ottiene dei risultati statisticamente soddisfacenti ed econom i
camente plausibili.
La principale indicazione dell’approccio di Ashworth è dunque
che la struttura dinamica che lega i deficit di bilancio alla crescita del
la spesa pubblica dovrebbe essere analizzata adottando un m etodo
basato sulla cointegrazione.
■ 178 i l
8.
L ’analisi di cointegrazione dei dati italiani.
Come noto, in qualsiasi analisi di cointegrazione si prende in con
siderazione un modello base autoregressivo p-dimensionale che si può
esprimere nella sua forma più semplice come:
Azt w fj. + ót + Ih , j + et,
t = 1,
T;
dove A è l’operatore che indica le differenze di primo ordine, zt, è un
vettore p
X1 di variabili stocastiche, e,, ..., eT sono white noises (10), g
è una costante, t è un trend lineare e T è il numero di osservazioni.
L ’ipotesi di cointegrazione è formulata come un rango ridotto
della matrice 77:
■ n
=
a/r.
dove a e fi sono matrici p
X r .L ’ipotesi II, implica che il processo Az,
sia stazionario, zt sia non stazionario, ma fi'z, sia stazionario. In altri
termini possiamo interpretare le relazioni flz t come relazioni staziona
rie di lungo periodo tra variabili non stazionarie.
Perché si possa procedere nell’analisi e si possa determinare alme
no una relazione stabile di lungo periodo è necessario verificare che al
meno due delle variabili incluse in z, siano non stazionarie ed abbiano
lo stesso grado di integrazione.
Punto di partenza per un’analisi di cointegrazione è dunque
quello di stabilire il grado di integrazione delle variabili implicate nel
modello che si vuole studiare, calcolando il valore del test Dickey-
Fuller (11) sulle radici unitarie (D F test) oppure, per evitare i proble
mi legati all’autocorrelazione dei residui il test Dickey-Fuller Aum en
tato (A D F test). Il numero di ritardi da inserire, va ricordato, deve
(10) Si definisce white noise il processo stocastico {fij formato dalla serie di va riabili casuali continue et (errori) distribuite in modo identico ed indipendente, con me dia nulla e scarto quadratico medio a; in simboli: se et ~ N II D (0 ,g) = $et è white noise.
N I I D significa normally indipendently identically distributed.
(11) Il test Dickey-Fuller, chiamato anche unit root test, è il test dell’ipotesi che in: Vi = PVt-i + st sia P ~ d . Tale test è basato sulla stima di una regressione equivalente:
Ayt = (1 + à )yt_j + eL in cui si verifica la negatività di S ( H 0: Ò < 0). Il valore che si ot tiene è una semplice t di Student la cui distribuzione non è però quella usata normal mente. Infatti nell’equazione in esame, per ipotesi, si fa regredire una variabile 1 (0) su una variabile 1 (1 ), e perciò i valori della coda sinistra della distribuzione di riferimen to dovranno essere minori di quelli della distribuzione della t di Student convenziona le. I valori critici non sono conosciuti precisamente, ma derivati analiticamente e quindi soggetti ad errore. Per tale motivo sono forniti due limiti (inferiore e superiore) entro i quali il test non può portare ad alcuna conclusione. Per una ricerca più accura ta di tali valori è consigliato il customized testing suggerito da Blandiewicz e Charemza