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Cronache Economiche. N.001, Anno 1982

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Corrispondenza, manoscritti, pubblicazioni debbono essere indirizzati alla Direzione della rivista. L'accettazione degli articoli dipende dal giudizio insindacabile della Direzione. Gli scritti firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano la Direzione della rivista né l'Amministrazione camerale. Per le recensioni le pubblicazioni debbono essere inviate in duplice copia. È vietata la riproduzione degli articoli e delle note senza l'autorizzazione della Direzione. I manoscritti, anche se non pubblicati, non si resti-tuiscono.

Editore: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino. Presidente: E n r i c o Salza

Giunta: Domenico Appendino, Mario Catella, Renzo Gandini Franco Gheddo, Enrico

Salza, Alfredo Camillo Sgarlazzetta, Liberto Zattoni.

Direttore responsabile: G i a n c a r l o B i r a g h i Vice direttore: F r a n c o A l u n n o

Redattore capo: B r u n o C e r r a t o Impaginazione: S t u d i o S o g n o

Composizione e stampa: Arti Grafiche V. B o n a - Torino

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(13)

ATLANTE

DEI MUSEI PIEMONTESI

Gianni Sciolla

Veduta del Museo didattico di Trino

IL MUSEO DIDATTICO

GIOVAIM ANDREA IRICO DI TRINO

1. A Trino, nel Vercellese, esiste un

piccolo museo, unico nel suo genere in

Piemonte: è infatti una raccolta

didat-tica che illustra, attraverso le sue tappe

più significative la storia artistica della

città'.

L'iniziativa di questo museo risale a

Vittorio Viale, che dopo aver donato

al comune la propria casa natale,

per-ché vi installasse questo Istituto, ha

provveduto a selezionare i materiali da

esporre, e ne ha curato personalmente

l'ordinamento museale. Il Viale,

indi-menticabile direttore dei musei torinesi

(dal 1930 al 1965), impareggiabile

pro-motore culturale (memorabili furono le

esposizioni da lui curate tra cui quella

su Gotico e Rinascimento, 1939; sul

Barocco Piemontese, 1963; Gaudenzio

Ferrari, 1956 e tante altre), autore di

fondamentali studi sull'arte piemontese

dall'antichità al Settecento

2

, era

in-fatti originario di Trino, e aveva

pen-sato, come atto di omaggio alla sua

città natale, a quest'ultima importante

iniziativa.

«Di consueto — scriveva il Viale nella

introduzione alla Guida del Museo di

Trino pubblicata nel 1978

3

— si

(14)

di-dattica un argomento, od una storia. È

la strada che si è seguita per la

forma-zione del museo di Trino, che sebbene

non manchi di reperti antichi, di opere

e di pezzi originali, anche di pregio, li

ha accolti ed esposti in quanto si

inse-rivano nel complesso museale rivolto a

presentare in forma metodicamente

di-dattica (sarà uno dei pochi, se non

l'u-nico esempio del genere che io conosca

in Italia), la storia di Trino e del suo

territorio, mettendone in luce le

princi-pali vicende, e soprattutto alcuni

mo-menti di gloria, di cui la città può

an-dare fiera».

Il risultato di questo allestimento

attra-verso un percorso in sette sale, che

espongono pannelli e riproduzioni

fo-tografiche di opere, di monumenti e di

documenti su Trino, alternati ad alcuni

reperti (specie archeologici), risulta

non solo utile dal punto di vista

didat-tico, ma anche affascinante e godibile,

perché permette di cogliere nelle linee

essenziali, e in modo piano e

facilmen-te percepibile, la realtà storica e

artisti-ca nelle sue molteplici sfaccettature di

una comunità padana tra le più vive,

dal Medioevo alla fine dell'Ottocento.

2. Le sette sale in cui si articola il

Mu-seo di Trino presentano la storia della

città in questa successione. Nella prima

sono illustrati i problemi e i

ritrova-menti archeologici; nella seconda la

vi-cenda artistica medioevale sino al

tre-cento inoltrato; nella terza la

situazio-ne tra quattro e cinquecento; situazio-nella

quarta e quinta l'affascinante

produ-zione degli stampatori trinesi; nella

se-sta lo sviluppo urbano e la storia delle

arti a Trino nel secolo XVII; infine,

nella settima, la produzione del Sette e

Ottocento.

La vita di Trino durante i periodi

oscuri della protostoria e della

preisto-ria vengono delineati nella prima sala.

Alcuni ritrovamenti recenti (1973-74) a

Montarolo, relativi ad un insediamento

umano di età paleolitica risalente a

200.000 anni a. C.

4

unitamente a

suc-cessivi rinvenimenti dell'età del bronzo

e del ferro, sono presentati con

abbon-danza di documentazione.

Successivamente, il territorio trinese,

come indicano altri pannelli fu abitato

da Liguri (IV secolo a. C.), dai Galli

(15)

Altra sala de! Museo didattico di Trino

(16)

creata nel 1260. Con la dinastia dei

Paleologi Trino riveste un'importanza

politica notevole. Teodoro I, in

parti-colare, dedica sollecite cure alla

fortifi-cazione della città e alla edififortifi-cazione

del Castello. Il Castello, come

mostra-no anche i pannelli del Museo è una

costruzione ormai fatiscente, dove

al-l'interno sono stati recuperati (e

sag-giamente staccati) preziosi resti di un

importante ciclo di affreschi che risale

alla fine del XV secolo e che

cultural-mente è da porre in area lombarda con

riferimenti stilistici alla corrente

bra-mantesca

8

. Nella sala dedicata alle

vi-cende storiche e artistiche di Trino

me-dioevale una parte è riservata infine

al-la importante abbazia di Lucedio,

fon-data dai cistercensi nel 1123, e di cui

rimane del tempo medioevale la sala

capitolare e il caratteristico campanile

poligonale, innestato sull'edificio della

chiesa abbaziale, ricostruita poi nel

set-tecento. Ancora relativamente alla

si-tuazione del territorio è l'interessante

riferimento all'istituzione della

cosid-detta Partecipanza dei Boschi, che

co-stituisce una tradizione medioevale

(se-colo XII), ancor oggi viva. Consiste

in-fatti nel privilegio che alcune famiglie

trinesi hanno sul legname di un bosco

prossimo alla città.

La sala quarta è rivolta a illustrare al

visitatore del museo le vicende

pittori-che trinesi specificamente dei secoli

XV-XV1, con riferimento anche alla

si-tuazione precedente (sono esposte qui

ad esempio le riproduzioni

fotografi-che degli affreschi di S. Mifotografi-chele in

In-sula e del Castello).

La presenza e l'attività di artisti quali

Macrino (autore di una pala per

Luce-dio), Spanzotti (che lasciò

un'impor-tante ancona per la chiesa gotica di

S. Caterina, la quale il marchese

Gu-glielmo Vili aveva voluto in forme «a

sala» secondo i modi del S. Domenico

di Casale), quindi di Gerolamo

Giove-none (Trittico delle Domenicane), di

Gaudenzio (documentato dalle fonti a

Trino, ma di cui non rimane nessuna

opera certa), dei gaudenziani Boniforte

Oldoni, Ottaviano Cane, Raffaele

Gio-venone, Ambrogio Oliva.

Nella gotica chiesa di S. Caterina va

segnalato infine, per la scultura, un

gruppo con il Calvario, conservato

nel-la prima cappelnel-la di sinistra, in

terra-cotta policroma, sul quale la

letteratu-ra e gli studi anche recenti, pur con

pretesa di esaustivi e conclusivi

in-ventari, hanno tranquillamente

sorvo-lato

9

.

Un realismo dolente e accentuato

coin-volge le varie parti del gruppo costituito

dal Cristo Crocifisso e in basso dalle tre

pie donne. L'accentuato realismo delle

sculture conduce immediatamente, pur

nelle ridipinture odierne, che rendono

difficile la lettura dell'opera, alla

conce-zione del «gran teatro montano» dei

Sacri Monti e in particolare a quello di

Crea, che ebbe, nei gruppi plastici,

protagonista Jan Wespin detto il

Taba-chetto

10

. Penso infatti da tempo che

anche il gruppo trinese possa essere

studiato nell'ambito della produzione

scultorea dei Wespin. Penso in

partico-lare a Nicola Wespin, il quale figura a

Crea a partire dal 1597, quando si

stabilisce a Salabue presso il fratello e

che risulta attivo in seguito anche al

sacro monte di Graglia". A Crea, è

probabile che Nicola intervenga

nell'an-cona della Giuditta nella cappella

del-l'Annunciazione, quindi nell'angelo e

nei quattro evangelisti della cappella del

Paradiso, infine in talune parti delle

Nozze di Cana

12

. A Nicola, ancora, la

critica ha riferito, pur dubitativamente,

la Discesa dalla Croce di Saluzzo

(Duo-mo)

13

e la Deposizione conservata in S.

Maria di Castello di Alessandria

14

,

offi-ciata dai Canonici Lateranensi di Crea.

Le convergenze di stile e di cultura che si

colgono nelle opere citate e nel gruppo

di Trino andranno verificate con

oppor-tune indagini d'archivio per confermare

o smentire questa ipotesi, per chiarire

inoltre se la cappella, dove si trova

questo gruppo, corrisponda a quella dei

De Pagave, ristrutturata alla metà del

Cinquecento.

Trino tra il quattro e Cinquecento fu

sede di importanti stamperie, che

ebbe-ro fama euebbe-ropea

15

.

Le sale IV e V del museo Irico offrono

al visitatore una abbondante

documen-tazione in merito. Edizioni originali e

pannelli fotografici con didascalie

illu-strano con dovizia di particolari le

pre-ziose stampe dei tipografi Giolito,

Ta-cuin da Trino, Animamia, Portonari,

Comin da Trino e tanti altri editori che

lavorarono tra Trino, Venezia, la

Francia e la Germania.

(17)

que-C. Morello, Pianta di Trino t1656t. Torino, Biblioteca Reale. Pietro Arduzzi, Pianta di Trino. Torino, Biblioteca Reale.

sta vigorosa ripresa a indurre il re

Car-lo Emanuele III, che avendo nel 1745

dimorato per quasi un mese a Trino

dove aveva posto il quartier generale

del suo esercito nella guerra contro i

gallo-ispani, aveva avuto certamente

modo di riconoscere l'alacrità e la fede

dei Trinesi, a concedere, o meglio a

confermare ufficialmente a Trino, con

patenti sovrane del gennaio 1763, delle

quali è qui esposta la riproduzione, il

titolo e la dignità di 'Città'»

1 8

.

La riconquistata sicurezza sociale che

informa la vita della città nella prima

metà del settecento si riflette anche su

nuove iniziative artistiche. Gli episodi

più rilevanti sono la sistemazione della

sacrestia di S. Francesco con gli arredi

lignei eseguiti nel 1728 da frate Ottavio

Zoppi; quindi il ripristino della

Colle-giata completata nel 1733 a cura della

municipalità; la realizzazione delle

chiese di S. Giovanni Evangelista

(1743) e di S. Lorenzo (1737-49), per le

quali lavorò l'architetto luganese

Mar-tino Donati (documentato però

sicura-mente solo a S. Lorenzo).

Il casalese Guala ebbe a Trino, in

que-sti anni, numerose commissioni: per

la chiesa parrocchiale la pala di S.

Bar-tolomeo (1743) e gli affreschi della

cappella del beato Oglerio (questi

ul-timi oggi scomparsi); per S.

Giovan-ni Evangelista la pala con tre santi

in adorazione del sacro Cuore del

1743-45, i Tre domenicani per la chiesa

delle Terzine. 11 Crosato inviava nel

(18)

Il programma di fervore edilizio non si

arresta con la metà del secolo, anzi,

dopo la creazione di «Città» di Trino

da parte di Carlo Emanuele III,

sorgo-no nuovi cantieri. I Domenicani

am-pliano il loro convento poco dopo la

metà del Settecento, ottenendo anche

un progetto da Vittone. Le Terzine

proseguono nella costruzione del loro

Monastero. Tra il 1775 e il 1782 si

am-plia anche l'Ospedale ad opera di

Fer-dinando Bianchi dapprima

(capoma-stro Pietro Tricerri) e di Michele

Ri-chiardi dal 1775 al 1782.

A proposito degli interventi di

Riccar-di che figura come l'architetto più

attivo a Vercelli e nel vercellese nella

seconda metà del settecento e per il

quale sarebbe opportuno un completo

lavoro filologico, nell'archivio

dell'O-spedale che riordinai alcuni anni fa,

rintracciai anche una serie di disegni

tuttora inediti che ritengo utile

presen-tare ora, e che attestano l'intervento

dell'architetto per le riparazioni della

chiesa di S. Lorenzo, tra il 1788 e il

1791 attestati anche dai documenti

del-l'archivio stesso

20

.

Un primo disegno è datato da Vercelli

1788; riproduce una cornice con il

rive-stimento marmoreo di una finestra

del-la chiesa

2

'.

Il disegno reca la seguente scritta:

«Ri-parto delli marmi, n. 1 cinerino, n. 2

a comprese le volute giallo di Verona,

n. 3 bradiglio di Vodié, n. 4 compreso

il fileto curvo, verde di Susa, n. 5

Se-raveza, li due pendoni di fiori,

modi-glione sotto la medaglia compresa

que-sta sarà alabastro, le volute n. 6

rissal-zi 7 e listello giallo di Verona, li due

chiodi delli pendoni, e li due fioroni,

sotto li rissalti 7 e listello 8 saranno

bronzati. La cornice n. 9 giaio di

Ve-rona, ed il zocholo n. 10, sarà

bradi-glio di Vodié, e l'arma delle

decorazio-ni sarà giallo di Verona».

Tre altri disegni sono datati 10 agosto

1791. Raffigurano rispettivamente: la

«Pianta regolare della chiesa di S.

Lo-renzo annessa all'Ospedale S. Antonio

Abate della città di Trino»

22

; lo

«Spaccato (della chiesa di S. Lorenzo)

sopra la linea CD segnata in pianta,

elevato dal architrave del ordine

inter-no della chiesa al colmo del coperto

della medesma»

23

; infine lo

«Spacca-to (della chiesa di S. Lorenzo) sopra la

linea AB segnata in pianta per

l'eleva-zione interna cioè dal architrave del

or-dine della chiesa al colmo del coperto

della medesma»

24

. L'ultimo disegno

tra questi inediti, infine, si riferisce

l'intervento che il Richiardi fece per

al-leggerire il peso che il campanile aveva

sulla chiesa e che avrebbe nuociuto a

lungo andare sulla statica della stessa.

Il disegno si riferisce strettamente alla

relazione datata 10 agosto che il

Ri-chiardi aveva indirizzato ai preposti

amministratori della fabbrica

(Istruzio-ne di S. Lorenzo

25

): «Progetti cioè

uno per riparare l'attuale campanile

della chiesa di S. Lorenzo segnato

nel-la pianta A dalli danni che

produrreb-be gli archi e volte di essa chiesa e

al-tro per ricostruere il medesmo della

so-mità delle muraglie della sudetta chiesa

in su» (Vercelli 1 ottobre 1791).

Il disegno rappresenta nella parte

de-stra del foglio le due soluzioni del

campanile prima e dopo l'intervento,

in alzato e in pianta. Tra le due

raffi-gurazioni grafiche l'architetto ha

scrit-to: «Dalle ricognizioni fatte sopra il

luogo del campanile sud. o per

rilevar-ne se la strutura di esso avesse in parte

contribuito alle ruinarie degli archi e

volte della chiesa sudetta, mi è

risulta-to come in sia essere il Campanile di

base presso che quadrilonga sino al

colmo muraglie della chiesa, e da ivi

sino alla sua sommità di base quadrata

costituito da due muraglie di essa

chie-sa cioè la segnata in pianta n. 1 a che

forma introduzione avanti il

presbite-rio e quella n. 3 che serve di laterale

alla Capela; nel ridurlo di figura

qua-drata era duopo oltrepassare il piombo

della sud. a muraglia 1 a per cm. 8

verso la chiesa come al 4 e ritagliarla

per aprire nel interno del campanile

come al n. 5 per regere l'accrescimento

delle sudette oncie 8 si è formato

l'ar-cheto 6 il quale ha per contegno il

spe-rone del archo, che rege il bacile della

chiesa n. 7 e il sodo del archone del

presbiterio 8 per suplire al angolo del

Campanile al n. 9 si è sottoposta la

banchina di legno n. 9 apoggiata su gli

speroni degli archi della chiesa n. 7 e

10 a tale stato non si può ignorare che

11 peso di questi speroni aggravati non

possa anche nuocere agli archi della

Trino, Chiesa di S. Caterina: interno (sec. XV). Trino, Palazzo Pugiella: veduta dei cortile (sec. XV/).

(19)

Scultore detta fine del sec. XVI tarte dei Wespin?): particolari del Calvario.

(20)

chiesa, per andare al più certo e men

spendioso riparo conviene praticarsi il

mettodo d'infiggersi li quattro ligati e

sian modiglioni con le due banchine di

miavolo o sarizzo cioè il primo

angola-re n. 11 li tangola-re paratelli n. 10 e le due

banchine 13 della longhezza, altezza

spessore e modo disegnato nella pianta

ed alzata bene inteso che il primo ad

infiggersi sarà l'angolare per il quale si

avrà la precauzione di armarsi due

pontetti uno per caduna faccia del

an-golo e assicurati sopra agli archi 7-10

colocati che sarano li sudeti legati e

banchine e bene rinserati, si procederà

ad alzare in buona costruzione sopra il

dettaglio 5 la muraglia grossa oncie 13

ben coligata con le muraglie del

cam-panile sino sotto al solaro delle

campa-ne; indi si distrugerà l'arco n. 16 in

modo che resti disgionto dalli

modi-glioni m e si toglierà la banchina q in

tal modo la ragione dal peso al

contra-peso starà come 1 a 3 e gli archi della

chiesa veranno liberi dalla pressione

sudetta. Stimandosi poi di ridurre il

campanile per tutta la sua alteza sul

sodo delle muraglie che la

costituisco-no, non vi resta che distrugerle alla

sommità delle muraglie della chiesa in

su, e rieddificarlo a norma del

proget-to B proposproget-to per il caso di

ricostru-zione».

«La popolazione di Trino dopo la

Re-staurazione è in netta ascesa-'

6

. Nel

1837 si registrarono, nel Comune, 8217

abitanti. La situazione economica e

so-ciale è stabile e nuove iniziative

artisti-che vengono intraprese, soprattutto

con il ritorno delle confraternite e delle

compagnie religiose, avvenuto nel

1816. I Domenicani e i Francescani,

ri-preso possesso dei loro conventi e delle

rispettive chiese, li restaurano a

dove-re; la Parrocchia ripristina la

Collegia-ta e il vetusto S. Michele; Collegia-talune

con-fraternite rendono più funzionali e

de-corosi i loro oratori; anche il

Munici-pio infine, nel 1828-29, sistema la

piaz-za nuova, centro dei traffici cittadini,

ad opera del capomastro Giuseppe

Bazzano, su disegni dell'architetto

Ignazio Castelli. Questo fervore è ben

sintetizzato nella scheda dedicata a

Tri-no dal Casalis nel 1837, che per

preci-sione documentaria e vivacità di

osser-vazioni vale la pena di ricordare nei

suoi tratti salienti. Lo storico sabaudo

dichiara esplicitamente: 'la città di

Tri-no Tri-non cessa di essere il primo luogo

della vercellese provincia, dopo il suo

capoluogo; e ciò non tanto pel numero

e per l'eleganza delle sue chiese, e per

l'ordine delle contrade principali,

quanto per la popolazione assoluta, e

per i suoi pii istituti e stabilimenti'.

Al-la base di questo primato è 'l'industria

e la vita laboriosa'. 1 trinesi, infatti,

'durante l'inverno traggono profitto

dalla canapa; le donne col fuso e con

la conocchia, gli uomini col pettinarla,

col tesserne il filo; ed alcuni attendono

a fare funi, e specialmente lo spago,

che è rinomato, ed esportasi nelle

prin-cipali città di Piemonte e degli altri

stati d'Italia. Vi sono inoltre numerosi

gli ortolani, i pescatori, ed i manovali

che lavorano nei boschi privati e nei

comunali, che sono di una grande

estensione e a grande vantaggio

pubbli-co vengono diretti da

un'amministra-zione chiamata la partecipanza: nelle

altre stagioni si procacciano il vitto

coll'agricoltura e cogli altri lavori nelle

risaie e nelle praterie'. Il suolo di

Tri-no infatti produce 'in copia riso

(so-prattutto nella zona delle Grange),

fru-mento, segale, barbariato, gran turco,

avena, civaje, canapa e fieno'. Tre

fie-re che si tengono annualmente, un

mercato settimanale, oltreché uno

quo-tidiano, 'favoriscono il commercio dei

trinesi'.

Questa situazione è alla base di una

città che agli occhi dello storico si

pre-senta nel suo insieme, secondo una

forma compositiva netta e ben

ordina-ta, intessuta di monumenti ricchi di

storia, dalle vie regolari, illuminate la

notte dai suoi 'ventisei lampioni, il cui

numero va aumentando a benefizio de'

cittadini'. Alla città si accede ancora

attraverso quattro porte. Queste si

chiamavano (e il loro nome simbolico

è stato tramandato sino a oggi): Porta

Vercelli, Po, Casale e Torino. La città

è ancora strutturata nelle contrade.

'Adunque da porta Vercelli a

tramon-tana sino a quella Po ad ostro, vi corre

la contrada di mezzo, che suole

chia-marsi dei portici, dai quali è

fiancheg-giata, ad eccezione di tre chiese, che vi

hanno il loro prospetto, e degli edifizi

dell'albergo della Corona Reale e dello

Spedale [...]. Circa alla metà di questa

contrada ci si presenta la chiesa

colle-giale e parrocchiale [...]. Chiude la

contrada di mezzo la piccola chiesa di

M.V. Addolorata, il cui simulacro è

assai commovente ed espressivo: ha

annessa la confraternita delle Umiliate.

A poca distanza vi ha l'ufficio della

posta delle lettere.

Di qui comincia il pubblico viale di

passeggio, che conduce sino alla chiesa

di N.D. del Buon Consiglio,

interna-mente fregiata di eccellenti pitture;

de-gna di essere visitata si per la sua

bel-lezza, come per la sorprendente vista

delle colline del Monferrato, che vi si

gode da quel lungo passeggio.

Nella contrada di mezzo s'incontra

an-che la principale piazza rettangolare,

adorna di portici dai due lati paralleli.

Il lato destro, da tramontana a

mezzo-di, è la continuazione dei portici della

contrada medesima, ed il sinistro è

in-tieramente il nuovo palazzo del signor

Ferruti, al quale palazzo il municipio

uni i portici, dando facoltà al detto

si-gnore di fabbricarvi sopra, com'egli

fece.

In questa via trovasi pure il ghetto,

abitato da un centinajo d'israeliti quasi

tutti negozianti. Le botteghe sono

spe-cialmente situate lungo questa

contra-da, corrispondenti quasi sempre a

cia-scun arco dei portici. Le orificerie, le

farmacie, i fondachi, le botteghe da

caffè, le accense ed alcune botteghe di

pizzacagnoli, pristinai, vermicellai,

cappellai, parrucchieri, come pur

quel-le di artigiani di lavori in quel-legno ed in

ferro, possono sostenere il confronto

di quelle, che esistono nelle città

secon-darie.

Tranne i nuovi portici della suddetta

piazza, gli altri sono per lo più stretti,

ma nitidi, quasi tutti con abside, ed

al-cuni a colonnati di pietra: e sebbene i

portici rendano la contrada, ch'è

mes-sa a rotaje in pietra, alquanto angusta

anche essa, tuttavia sono comodissimi

per le passeggiate nei giorni

d'intempe-rie, potendosi al coperto, con poca

ec-cezione, percorrere un tratto di circa

700 metri.

(21)

rog-Michele Richiardi, Progetto per la riparazione del campanile di S. Lorenzo. Trino, Archivio dell'ospedale.

Michele Richiardi, Particolare di finestra. Trino, Archivio dell'ospedale. Michele Richiardi,

Spaccato della chiesa di S. Lorenzo. Trino, Archivio dell'ospedale.

già Stura, che da ponente la percorre a

levante, come se fosse la settima

con-trada trasversale. Quattro ponti

uni-scono il lato settentrionale della città

coll'australe: il più osservabile è

soste-nuto da macigni di pietra ottangolari,

e congiunge la contrada di mezzo, per

dove gli edifizi ed i portici, non

essen-do interrotti, impediscono agli sguardi

del viandante di scorgere la corrente.

Siffatte trasversali contrade sono

an-ch'esse interrotte da alcuni viottoli, che

danno adito comunicativo tra di loro,

e dividono i fabbricati in trenta isole di

disuguale grandezza. Questi viottoli

non si corrispondono se non verso la

parte occidentale della città, ove una

contrada continuata ed irregolare si

ve-de quasi parallela alla via di mezzo.

Cosi Trino forma un parallelogramma

più largo, che lungo; giacché la

contra-da trasversale del commercio ha circa

900 passi di lunghezza; quindi al

recin-to di questa città si può dare un miglio

di circonferenza, ancorché alla pianta

manchino gli angoli a greco ed a

mae-C/jM/rnt» /turo fa A >. segnata [jrrrnfn r/rfate Jj/ af/A/teate de/orine /u/erna òe/te clesa al sa/ma ìe/ ta/M,U I/te snehn»

'llfnrirt—'

/ìfi-fn- rene mira /e >u,if*j/ia *//arelu Va/ee ìe/te fles* e. e/t,/yae,//'ytt/tafe /ieyien),/e/af,,unfi a/te /Ja/te t,

\ ' t»" /tete/'te StT/p , /e. et/, a/efe ajm Senti 'la/fanèa trans/, tene fan* /a U/n/na'/t Ja//,'/ef*,Larati/1/v/ter/0 7,9*Y%/eaa il't .Iti/u/tai't Or/ art,ir i*/efrtt /',. '1 .'. ./. .. , v »

// /. ar/te/nw. ne/ arti» " Ji.-jvf O- Cernire Spitieesi/a

(. 6'. >. ar/At ete retane /SìariA fii/ritt'i*/* i./p nigelle fye/U

iVuraj/m 2/ fiuta a/Se ••»•' 'C. n. fta/ilt myjraaetrs affarsi stanti /a

t /ft fu urna /e/ aSr//entt

Al'te. freme*'}rincarta */Su?/>„«/, segnate * t.,,e//f atra/a A..b. l'O. f/t/zt n/ ee/rnt /»/ /SarA/t Oruefre

//,. /t>ea/i r//e cy/fra/e jynnti /ifit. uri yiarral» A8 -/>'- desta Iti /a/me asar/a/rSt'//> .no//ua.ysa/raf* !<?• P.'areAa mi umi-unr

s>. Va/ea àe/St . *ui//a /$. /uJfreuUshL-it/js** rtssi/a-'.. HJ - Ite/ea >// tu retina

Jj^t/ih sali* Ve/a , II. fMiifnj/im ìr^enìe a/ Ab ne

(22)

-stro. Entrandosi da porta Casale per la

provinciale via tendente a Torino da

levante a ponente, nella contrada del

commercio, ivi detta anche grande, e

di S. Domenico, sino al crocicchio dei

portici, scorgonsi ancora gli avanzi dei

vetusti baluardi e la cittadella, che è un

vastissimo fabbricato, ora convertitosi

nella caserma de' carabinieri a cavallo,

nelle prigioni, nelle beccherie, ed anche

in collegio'.

Nel secondo Ottocento altri

'stabili-menti' arricchiranno il nucleo urbano

trinese, che nel 1879 raggiunge i 9980

abitanti. Tra i più significativi: il

Pa-lazzo di Città, con la sistemazione dei

portici circostanti (1852), e

l'Orfano-trofio Casalegno (1879)».

NOTE

' Il Museo di Trino è stalo inaugurato nel 1978. Su questa raccolta cfr.: V. VIALI:, // Museo didattico di

Trino e Museo Civico Gian Andrea Irico, Trino, 1978; Regione Piemonte. Guida ai Musei del Piemonte,

Tori-no, 1977, n. 110, pp. 53-54; Capire ITlaliu. 1 Musei,

schede, Touring Club Italiano, Milano, 1980, p. 29.

Gian Andrea Iricq, storico trinese. a cui il Museo è intitolato, è autore della storia di T r i n o Rerum patriae

libri, Milano, 1745 (cfr. D. BIGINELLI, Di Gian Andrea

Irico storico trinese, in «V Centenario della

introduzio-ne della stampa in Italia. Celebrazioni in o n o r e degli antichi editori e stampatori trinesi». Trino. 1965; R. OLIVERO, // fondo « Tommaso Bazzacco» della

Bibliote-ca CiviBibliote-ca di Trino, Trino, 1980, p. 14).

2 Sulla benemerita attività culturale di Vittorio Viale cfr. G. C. ARGAN, Vittorio Viale, in «Studi di storia dell'arte in onore di Vittorio Viale», T o r i n o , 1967, pp. 5-8; N. CARBONERI, Vittorio Viale.

Commemora-zione tenuta presso la Biblioteca Civica di Trino il 25 febbraio 1978, Trino, 1978; A. GRISERI, Vittorio Viale

(1891-1977), in «Stucli P i e m o n t e s i » , 1978, I,

p p . 1 9 0 - 1 9 5 .

! V. VIALE, Il Museo, 1977, ci!., pp. 7-8. Sulla storia

artistica di Trino mi permetto di rinviare al mio volume del 1977; L'arte a Trino e nel suo territorio, al quale ha fatto seguito come sostanziale ripresa delle mie ricerche il catalogo della mostra: Inventario trinese. Ponti e

do-cumenti figurativi, a cura di A. BARBERO e C.

SPANII-GATI, Torino. 1980, che a schede corrette dal punto di vista scientifico, ne presenta altre insufficienti critica-mente. Dal 1977 a oggi sono uscite altre ricerche stori-che su Trino. Tra queste: R. OLIVERO, itinerario

archi-vistico trinese. Trino, 1978; A. A. VARI, Studi trinesi,

Trino, 1979; B. BORLA, Noie di storia e d'arte di Trino, Trino, 1979; A. DI RICALDONE, Gli Archivi

dell'Ospe-dale S. Antonio Abate e di altre opere pie di Trino,

Trino, 1981. Q u e s t ' u l t i m o è nato per iniziativa dell'Am-ministrazione dell'Ospedale a seguito del recupero e dei-la prima sistemazione del materiale archivistico dovuto al sottoscritto, che ne ha curato anche un p r i m o inven-tario manoscritto depositato presso l'archivio stesso.

4 Su questi ritrovamenti, cfr. P. FEDELE, Scoperte

Pa-letnoìogiche a Trino, in «Studi trentini di scienze

natu-rali», 1974, pp. 175-183.

5 Per la situazione di Trino nell'antichità f o n d a m e n t a l e

è: V. VIALE, Vercelli e il Vercellese nell'antichità, celli, 1971; Id., Recenti ritrovamenti archeologici a

Ver-celli e nel Vercellese. Il tesoro di Desana, in «Bollettino

storico bibliog. subalpino», 1941, p. 150 sgg.

6 Sugli scavi di S. Michele cfr. M. M. NEGRO PONZI, in

«Inventario», cit., pp. 241-243.

7 Per le vicende di Trino-Borgo franco cfr. F. PANERÒ,

Due borghi franchi padani. Popolamento ed assetto ur-banistico e territoriale a Trino e Tricerro nel secolo XIII, Vercelli, 1979.

8 Per questo ciclo di affreschi cfr. F. MAZZINI, Opere

d'arte a Vercelli e nella sua provincia. Recuperi e re-stauri 1968-1976, Vercelli, 1976, p. 16 sgg.

9 Su questo g r u p p o cfr. G. C . SCIOLLA, L'arte a

Tri-no, 1977, cit., p. 25.

10 Per l'attività di J. Wespin cfr. L. MALLÉ, Le arti

figurative in Piemonte, Torino, s. d., p. 126.

11 Sull'attività di Nicola Wespin c f r . F. NEGRI, Il

San-tuario di Crea in Monferrato, Alessandria, 1902,

pp. 72-76.

19 C f r . VIALE FERRERÒ, Ritratto dì Casale, Torino,

1966, tav. X V I .

13 C f r . L. MALLÉ, Le arti figurative, cit., p. 148 14 C f r . L. MALLÉ, Le arti figurative, cit., p. 129. 13 C f r . E. MASSA, in «V centenario», 1965, cit. 16 Questi dati f u r o n o dallo scrivente resi noti

parzial-mente in: L'arte a Trino, 1977, cit., pp. 28-30 e in

Dossier trinese: Alcuni documenti inediti del secolo XVII per la cittadella, «Studi trinesi», 1979, p. 17 sgg.

Colgo l'occasione per segnalare anche due incisioni che riproducono Trino nel Seicento con il suo impianto ur-b a n o e fortificato, conservate nella raccolta Bertarelli di Milano, sin'ora trascurate dagli studiosi. Si tratta: a) della ristampa eseguita fra i! 1691 e il 1698 di un originale p r e p a r a t o tra il 1595 e il 1631 della « N o v a carta della Savoia e M o n f e r r a t o Stato di Milano», che reca nel perimetro della carta stessa, tra le altre vedute prospettiche, anche quella di Trino (cfr. P. ARRIGONI, A. BERTARELLI, Le carte geografiche dell'Italia

conser-vate nella raccolta delle stampe e dei disegni. Catalogo descrittivo, Milano, 1930, p. 88, n. 803; b) « T r i n o

preso dal generale Marchese Villa alli 22 di luglio 1658

G . B o u t t a t s i n e . » ( c f r . P . ARRIGONI, A . BERTARELLI, Le

stampe storiche conservate nella raccolta del Castello Sforzesco. Catalogo descrittivo, Milano, 1932, p. 25).

" C f r . G. C . SCIOLLA, L'arie a Trino, 1977, c/7., p. 12.

" C f r . V. VIALE, 11 museo didattico, 1978, cit., p. 31.

19 II Richiardi, approvato misuratore a T o r i n o nel

1747 fu ingegnere della città di Vercelli nella seconda metà del XVIII secolo. Esegui, tra l'altro, la facciata del collegio dei Gesuiti (1773-76); la pianta della chiesa e del convento dei Cisterciensi (1801); la planimetria del monastero di S. Margherita (1769); il disegno dell'ospe-dale Maggiore (1772). C f r . BRAIDA, COLI, SESIA,

inge-gneri e architetti dei sei e settecento in Piemonte,

Tori-no, 1963, p. 60; Storia e architettura di antichi

conven-ti, monasteri e abbazie della città dì Vercelli, Vercelli,

1976.

20 C f r . G. C . SCIOLLA, L'arte a Trino, 1977, cit.,

p. 22.

21 11 disegno è a penna e acquerello. Reca la data e la

firma in basso a destra. Sopra la scritta, la scala in « P i e d i » Liprandi.

22 II disegno è a penna e acquerello. Reca la data e la firma in basso a destra. Inoltre a sinistra, in alto la scritta: «Plancia E » e a destra, in alto, «Indice».

23 11 disegno è a penna e acquerello. Reca la data e la

firma in basso a destra. In alto a sinistra è scritto: «Plancia G » . Nella parte alta del foglio reca l'Indice relativo e in basso a destra la scala in « Piedi Piemon-tesi ».

24 In basso a destra, questo disegno, a penna e

acque-rello, reca la d a t a e la firma. A sinistra, in basso, la scala; in alto (a sinistra) la scritta «Plancia F » e l'Indi-ce relativo.

23 II disegno è a penna e acquerello. In basso a destra

reca la data e la firma, a sinistra la scala di «piedi dodeci Liprandi». Per il d o c u m e n t o c f r . G. C . SCIOLLA,

L'arte a Trino, 1977, cit., p. 22.

26 C f r . G. C . SCIOLLA, L'arie a Trino. 1977, cit.,

pp. 14-16.

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iti. ,fest urie areAe /sa rfferiti Si fare e r/fere ìre/a ?(/ fere , ' ne- fisit/e />»,r,/. nj trin-1 A .ut i -m.

n. làuti.f. t, ltMtt ai in.

.l'iti " • ilitf/iutll'h.

Michele Richiardi,

(23)

L'IMPRESA PIEMONTESE

DI FRONTE ALL'ESPORTAZIONE

Giuliano Venir

Su iniziativa dell'Unione regionale

del-le Camere di commercio del Piemonte

è stata condotta nel corso del 1980

un'indagine presso un campione di

pic-cole-medie imprese manifatturiere allo

scopo di verificare il loro

comporta-mento in relazione al fenomeno

espor-tazione. Quest'ultimo è stato indagato

in un arco di tempo (dal 1973 al 1979)

particolarmente significativo per

verifi-care l'insorgere di eventuali

modifica-zioni strutturali dell'export piemontese.

Nel corso della rilevazione sono state

raccolte, mediante l'invio di un

que-stionario postale, le risposte di 706

im-prese manifatturiere con un totale di

55.331 addetti. Tali aziende

apparten-gono alla fascia dimensionale 11-499

addetti e nel loro insieme

costituisco-no, in termini occupazionali, circa il

16% dell'universo delle imprese

pie-montesi (11% per la fascia tra 11 e 99

addetti e 20% per quella 100-499).

Il questionario è stato spedito

innanzi-tutto alle 400 imprese che vengono

re-golarmente intervistate ogni tre mesi

per l'effettuazione delle indagini

con-giunturali condotte dall'Unione

regio-nale delle Camere di commercio. In

occasione di questa indagine il

«fo-rum» delle aziende da intervistare è

stato quasi triplicato, cioè portato a

1.150 aziende.

Il già preesistente rapporto di

collabo-razione con parte delle imprese

intervi-state ha consentito il ritorno di una

percentuale accettabile di questionari

(quasi il 62%, 706 su 1.150).

La tab. 1 riporta i dati relativi alle

im-prese intervistate, suddivise per settore

merceologico e per fasce dimensionali.

Inoltre, si è operata la ripartizione tra

aziende esportatrici e non.

Sono state considerate non esportatrici

le imprese che hanno dichiarato di non

aver mai esportato in nessuno dei tre

anni considerati (1973, 1976, 1979).

Tutte le altre sono state classificate

esportatrici, anche se lo sono state solo

saltuariamente o occasionalmente.

Quest'ultima ripartizione mette subito

in rilievo alcuni aspetti interessanti, in

primo luogo l'esistenza di una

«barrie-ra» di carattere dimensionale

all'espor-tazione. Infatti, si può subito osservare

che le aziende con più di 100 addetti

esportano quasi tutte (139 su 156).

Quanto a quelle con meno di 100

lavo-ratori impiegati, le 224 non esportatrici

sono mediamente più piccole (29,4

ad-detti pro-capite) di quelle che vendono

all'estero (326 aziende con una media

di 42,6 addetti a testa).

Una differenza significativa esiste del

resto anche nella fascia dimensionale

con oltre 100 addetti, ove le imprese

che esportano hanno mediamente

229,2 addetti a testa, mentre le altre

sono solo a quota 175,3.

Le cose non cambiano molto neppure

tra i vari comparti. Il settore

alimenta-re evidenzia nello strato di impalimenta-rese al

di sotto dei 100 addetti una forza

lavo-ro media di 38,9 unità tra le aziende

esportatrici e di 25,4 tra le altre, quello

tessile e dell'abbigliamento 46,8 e 36,1

rispettivamente, il legno 43,9 e 21,2, le

metalmeccaniche 43,3 e 28,1, le

chimi-che, gomma, ecc. 37,3 e 27,9, le

carta-rie e editoriali 37 e 25,6, le vacarta-rie 41,8 e

31,4. Quello delle aziende cartarie e

editoriali è uno dei pochissimi casi in

cui le unità con meno di 100 addetti

non esportatrici sono più numerose

(12) di quelle esportatrici (9).

L'altro è costituito dalle industrie

ali-mentari, in cui 17 esportano e 21 no.

Tra le imprese della fascia

dimensiona-le più bassa, la percentuadimensiona-le più alta di

ditte esportatrici sul totale spetta al

settore chimico e della gomma con

cir-ca il 75%, seguito da un gruppo di

comparti operativi piuttosto ravvicinati

(61,7% il ramo manifatturiero vario,

59,8% il metalmeccanico, 57,3% il

tes-sile e dell'abbigliamento, 55% il legno

e mobili) e con in coda l'alimentare

(44,7%) e il cartario (42,9%).

FATTURATO, INVESTIMENTI E

ANDAMENTO DELL'OCCUPAZIONE

DELLE IMPRESE CON MENO

DI 100 ADDETTI

Si è visto in precedenza che le ditte

esportatrici, sia quelle con meno di 100

addetti sia quelle appartenenti alla

fa-scia dimensionale più alta, occupano

mediamente un maggior numero di

la-voratori. Appare quindi ovvio che

an-che in termini di fatturato si verifichi

un analogo scarto. Dalla tab. 2 si può

notare che la classe di fatturato

«mo-dale», cioè quella nella quale si trova il

più alto numero delle frequenze (98

aziende pari al 30,2% del totale), è

quella «1-2 miliardi» per le ditte

espor-tatrici, mentre per quelle che non

ven-d o n o o l t r e c o n f i n e s ' a b b a s s a a

«201-600 milioni», alla quale

appartie-Tabella 1. I m p r e s e i n t e r v i s t a t e

IMPRESE ESPORTATRICI NON ESPORTATRICI IMPRESE TOTALE Settori < 1 0 0 addetti > 1 0 0 addetti < 1 0 0 addetti > 1 0 0 addetti < 100 addetti > 1 0 0 addetti TOTALE GENERALE Alimentare e tabacchi Tessile, abb., calz. e cuoio Legno e mobilio

Metalmeccanico

Chimico, gomma, cellulosa e plastica Carta e editoria

Vario TOTALE

(24)

T a b e l l a 2 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di f a t t u r a t o a n n o 1 9 7 9 Settori s 2 0 0 milioni 201 6 0 0 milioni 601 1 miliardo 1-2 miliardi Alimentare e tabacchi 0 0 4 4 Tessile, abbigl.. calz. e cuoio 1 18 8 19 Legno e mobilio 1 2 3 1 Metalmeccanico 4 24 29 42 Chimico, gomma, cellulosa

e plastica 2 5 3 14 Carta e editoria 0 1 1 5 Vario 0 9 3 13 TOTALE 8 59 51 98 (2.5%) (18.2%) 115.7%) 130.2%) CLASSI DI FATTURATO 2-5 5-8 8 - 1 1 11-15 15-20 2 0 - 3 0 + 30 miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi

2 5 1 0 1 0 0 12 4 1 0 0 0 0 4 0 0 0 0 0 0 39 6 1 0 0 0 0 13 2 1 1 0 1 0 1 0 1 0 0 0 0 10 1 0 0 0 0 1 8 1 18 5 1 1 1 1 (25,0%) 15.6%) 11.6%) (0,3%) (0.3%) (0,3%) (0,3%) T a b e l l a 3 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di f a t t u r a t o a n n o 1 9 7 9 Settori s 2 0 0 milioni 2 0 1 - 6 0 0 milioni Alimentare e tabacchi 1 4 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 2 23 Legno e mobilio 1 4 Metalmeccanico 5 39 Chimico, gomma, cellulosa

e plastica 0 4 Carta e editoria 0 5 Vario 1 5 TOTALE 10 84 (4.4%) 137.5%) CLASSI DI FATTURATO 6 0 1 1-2 2-5 5-8 8-11 11-15 miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi

2 4 8 2 0 0 11 5 6 0 0 0 3 1 0 0 0 0 23 19 9 3 0 0 6 1 2 0 1 0 2 1 3 1 0 0 6 9 2 0 0 0 53 4 0 30 6 1 0 3.7%) 117.9%) (13.4%) 12,7%) 10,4%) 15-20 2 0 - 3 0 + 3 0 miliardi miliardi miliardi

0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0

ne il 37,5% delle imprese (tab. 3). Si

può anche osservare che il 71% delle

ditte esportatrici ha fatturato nel 1979

tra i 601 milioni e i 5 miliardi, mentre

il 79% di quelle non esportatrici si

col-loca tra i 201 milioni e i 2 miliardi. È

quindi lecito ritenere che le ditte

espor-tatrici abbiano un fatturato

mediamen-te superiore alle altre non solo in mediamen-

ter-mini assoluti, ma anche relativi, cioè

per addetto. Una valutazione di larga

massima fornirebbe una media di 1,2

miliardi di fatturato per azienda non

esportatrice e di 2 miliardi per te altre,

il che significherebbe ne! primo caso

circa 40 milioni di fatturato per

addet-to e nel secondo quasi 47 milioni.

È interessante vedere se un fenomeno

analogo si osserva anche nei confronti

degli investimenti. La tab. 4 riporta

quelli al 1979 delle aziende esportatrici

con meno di 100 addetti. In questo

ca-so il valore con il più alto numero di

frequenze (27% del totale delle

azien-de) è quello della classe «11-50

milioni» e il 71% delle imprese investe

meno di 200 milioni (inoltre il 9,4%

non investe per nulla).

Quanto alle aziende non esportatrici

(tab. 5), il 35% ha investito nel 1979

tra gli 11 e i 50 milioni, e il 74% ha

oscillato tra la classe «meno di 10

mi-lioni» e quella «101-200 mimi-lioni». Si

noterà che la differenza tra i due

grup-pi di imprese (esportatrici e non) è nel

caso degli investimenti assai meno

ac-centuata rispetto al fatturato. Quelle

che vendono all'estero non sembrano

distanziare di molto le altre. La fascia

centrale («meno di 10 milioni - 200

mi-lioni») è abbastanza simile nei due

gruppi. Le ditte esportatrici

dimostra-no una midimostra-nore presenza nelle fasce

estreme, in quanto da un lato sono

meno numerose in seno alle aziende

che non hanno investito (9,4% contro

14,7%) e dall'altro sono chiaramente

maggioritarie (19,7% a fronte

del-l'I 1,1%) nelle classi più elevate

d'inve-stimento (oltre 200 milioni).

Tutto fa pensare che il livello medio di

investimenti-anno per addetto non sia

apprezzabilmente diverso tra i due

rag-gruppamenti di imprese, o comunque

di poco più alto tra le aziende non

esportatrici. Un calcolo di larga

ap-prossimazione stimerebbe un valore di

investimenti per addetto per l'anno

1979 di 2,4 milioni per le imprese non

esportatrici e di L. 2,6 milioni per

quelle esportatrici.

(25)

T a b e l l a 4 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i d i i n v e s t i m e n t o n e l l ' a n n o 1 9 7 9 ENTITÀ DEGLI INVESTIMENTI

Settori Settori

Nessun < 10 11-50 5 1 - 1 0 0 1 0 1 - 2 0 0 2 0 1 - 3 0 0 3 0 1 - 5 0 0 501- 1-5 oltre 5 invest. milioni milioni milioni milioni milioni milioni 1 miliardo miliardi miliardi

Alimentare e tabacchi 2 0 3 4 2 2 2 2 0 0

Tessile, abbigl., calz. e cuoio 13 12 17 5 9 2 3 0 0 0

Legno e mobilio 1 3 3 1 2 1 0 0 0 0

Metalmeccanico 9 17 44 29 16 18 8 4 0 0

Chimico, gomma, cellulosa e plastica 2 2 7 12 7 5 2 1 3 0

Carta e editoria 0 1 2 1 1 2 2 0 0 0 Vario 3 7 10 4 4 1 2 2 0 1 TOTALE 30 42 86 56 41 31 19 9 3 1 (9,4%) (13,2%) (27,1%) (17,6%) (12,9%) (9.7%) (6,0%) (2,8%) (1,0%) (0,3%) Tabella 5. D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di i n v e s t i m e n t o n e l l ' a n n o 1 9 7 9 Settori Settori Nessun < 10 11-50 invest. milioni milioni Alimentare e tabacchi 3 3 9 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 9 6 15

Legno e mobilio 3 1 4

Metalmeccanico 8 19 35 Chimico, gomma, cellulosa e plastica 3 2 3 Carta e editoria 2 1 6

Vario 4 0 4

TOTALE 32 32 76

(14,7%) (14,7%) (35,0%)

ENTITÀ DEGLI INVESTIMENTI

5 1 - 1 0 0 1 0 1 - 2 0 0 2 0 1 - 3 0 0 3 0 1 - 5 0 0 501- 1-5 oltre milioni milioni . milioni milioni 1 miliardo miliardi miiiar

1 1 3 0 1 0 0 5 4 0 5 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 16 9 4 4 0 0 0 2 3 1 0 0 0 0 3 0 0 0 0 0 0 2 7 2 2 1 0 0 29 24 10 11 3 0 0 113,4%) (11.1%) 14,6%) (5,1 %) 11,4%) UT- T a b e l l a 6 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e nel p e r i o d o 3 1 / 1 2 / 1 9 7 3 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 6 Settori > + 1 0 % + 5 - 1 0 % Alimentare e tabacchi 3 2 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 6 4 Legno e mobilio 0 0 Metalmeccanico 41 15 Chimico, gomma, cellulosa e plastica 11 3 Carta e editoria 2 0 Vario 4 2 TOTALE 67 26

122,3%) (8.6%)

PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'dCCUPAZIONE

+ 2 - 5 % ± 2 % - 2 - 5 % - 5 - 1 0 % > - 1 0 % 4 4 1 1 1 11 22 7 6 1 2 4 0 3 2 15 37 8 8 12 4 10 3 3 5 3 2 0 0 1 4 16 4 3 1 4 3 95 23 24 23 (14,3%) (31,6%) (7,6%) (8,0%) (7,6%) T a b e l l a 7 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) p e r c l a s s i di v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e nel p e r i o d o 1 / 1 / 1 9 7 7 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 9

PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'OCCUPAZIONE

> + 1 0 % + 5 - 1 0 % + 2 - 5 % ± 2 % - 2 - 5 % - 5 - 1 0 % > - 1 0 %

Alimentare e tabacchi 1 3 1 8 0 1 3

Tessile, abbigl.. calz. e cuoio 6 3 8 27 5 3 10

Legno e mobilio 1 1 1 2 2 2 2

Metalmeccanico 29 11 11 4 8 1 1 12 21

Chimico, gomma, cellulosa e plastica 14 1 2 5 4 7 9

Carta e editoria 2 2 0 2 1 0 1

Vario 3 0 4 13 9 2 5

TOTALE 56 21 27 105 32 27 51

(26)

fare è il netto peggioramento della

si-tuazione occupazionale tra i due

perio-di considerati. Tra le imprese

esporta-trici con meno di 100 addetti la

percen-tuale di quelle che nel primo triennio

(31/12/1973-31/12/1976) hanno

accre-sciuto i propri organici di più del 10%

è stata del 22,3%. Nei tre anni

succes-sivi (1/1/1977-31/12/1979) erano scese

al 17,5%. Sul fronte opposto, cioè

re-lativamente alle unità produttive con

un calo occupazionale superiore al

10%, si è nel frattempo saliti dal 7,6%

al 16%.

Anche tra le imprese con un

incremen-to medio dell'occupazione (tra il 5 e il

10%) le cose si sono deteriorate, in

quanto il loro peso sul totale delle

aziende intervistate è sceso dall'8,6%

al 6,6%. Sono invece rimaste

pratica-mente invariate quelle con un regresso

occupazionale compreso tra il 5 e il

10% (dall'8% all'8,5%). Inoltre,

men-tre in entrambi i casi quasi un terzo

delle imprese è rimasto stazionario

nel-la quantità di mano d'opera impiegata

(31,6% nel primo periodo e 32,9% nel

secondo), un ulteriore segno di

degra-do si denota sia tra le aziende in

legge-ra espansione occupazionale (scese dal

14,3% del totale all'8,5%), sia tra

quelle in lieve involuzione (salite dal

7,6% al 10%).

Quanto alle imprese non esportatrici,

la situazione appare sostanzialmente

diversa da quella vista a proposito

del-le ditte che vendono all'estero. Infatti,

esse sembrano aver retto meglio tra un

periodo e l'altro e, pur segnando

an-ch'esse un peggioramento di tendenza,

hanno evidenziato una maggiore

tenu-ta. Sono cosi lievitate le imprese

ap-partenenti alla classe più elevata di

in-cremento occupazionale (dal 16,7% al

18,4%), mentre sono leggermente

di-minuite quelle nella situazione opposta

(dal 10,2% al 9,8%). Nelle classi di

variazione, in più o in meno, tra il 5 e

il 10% l'andamento è parso costante e

caratterizzato da oscillazioni quasi

im-percettibili.

Meno bene si è presentato il gruppo di

imprese con variazioni più modeste, in

quanto quelle in sviluppo

occupaziona-le sono scese (dal 10,2 all'8,5%) e

quelle in flessione si sono viceversa

ac-cresciute (dall'8,8% al 13,2%). Quanto

alle aziende in situazione di stallo, esse

si sono nel frattempo ridotte dal

38,3% al 34,6%.

Se poi si raffrontano le due

distribu-zioni, cioè quelle delle aziende

esporta-trici e non, tra di loro nei due

interval-li temporainterval-li considerati, si osserva che

nel triennio iniziale le prime si sono

comportate decisamente meglio,

supe-rando le seconde in tutte le classi di

segno positivo e rimanendone al di

sot-to nelle altre, salvo in quella con calo

tra il 5 e il 10%. Viceversa, nel

trien-nio 1977-1979 la situazione si è

pratica-mente rovesciata: nelle classi favorevoli

sono ora le aziende non esportatrici a

primeggiare, e cosi in quelle negative,

salvo il caso della fascia relativa a

fles-sioni tra il 2 e il 5%.

In breve, le aziende esportatrici con

meno di 100 dipendenti hanno

incre-mentato la loro occupazione

esclusiva-mente nel primo triennio (1974/1976).

Quelle non esportatrici hanno pure

es-T a b e l l a 8 . D i s t r i b u z i o n e d e l t o t a l e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i p e r c l a s s i di v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e nel p e r i o d o 3 1 / 1 2 / 1 9 7 3 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 6

Settori

> + 1 0 % + 5 - 1 0 % Alimentare e tabacchi 2 3 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 7 5 Legno e mobilio 0 0 Metalmeccanico 17 9 Chimico, gomma, cellulosa e plastica 2 1 Carta e editoria 3 1 Vario 5 1

TOTALE 36 20

116,7%) (9,3%)

PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'OCCUPAZIONE

+ 2 - 5 % ± 2 % - 2 - 5 % - 5 - 1 0 % > - 1 0 % 1 7 2 2 2 3 19 5 4 4 1 5 1 0 1 13 32 2 5 12 2 4 2 0 0 0 6 2 2 1 2 10 5 1 2 22 8 3 19 14 22 ( 1 0 , 2 % ) ( 3 8 , 3 % ) (8,8%) (6,5%) (10,2%) T a b e l l a 9 . D i s t r i b u z i o n e d e l t o t a l e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i per c l a s s i dì v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e n e l p e r i o d o 1 / 1 / 1 9 7 7 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 9 Settori Alimentare e tabacchi Tessile, abbigl., calz. e cuoio Legno e mobilio

Metalmeccanico

Chimico, gomma, cellulosa e plastica Carta e editoria Vario TOTALE > + 1 0 % 4 4 1 27 3 3 1 43 (18,4%)

PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'OCCUPAZIONE

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