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DEI MUSEI PIEMONTESI
Gianni Sciolla
Veduta del Museo didattico di Trino
IL MUSEO DIDATTICO
GIOVAIM ANDREA IRICO DI TRINO
1. A Trino, nel Vercellese, esiste un
piccolo museo, unico nel suo genere in
Piemonte: è infatti una raccolta
didat-tica che illustra, attraverso le sue tappe
più significative la storia artistica della
città'.
L'iniziativa di questo museo risale a
Vittorio Viale, che dopo aver donato
al comune la propria casa natale,
per-ché vi installasse questo Istituto, ha
provveduto a selezionare i materiali da
esporre, e ne ha curato personalmente
l'ordinamento museale. Il Viale,
indi-menticabile direttore dei musei torinesi
(dal 1930 al 1965), impareggiabile
pro-motore culturale (memorabili furono le
esposizioni da lui curate tra cui quella
su Gotico e Rinascimento, 1939; sul
Barocco Piemontese, 1963; Gaudenzio
Ferrari, 1956 e tante altre), autore di
fondamentali studi sull'arte piemontese
dall'antichità al Settecento
2, era
in-fatti originario di Trino, e aveva
pen-sato, come atto di omaggio alla sua
città natale, a quest'ultima importante
iniziativa.
«Di consueto — scriveva il Viale nella
introduzione alla Guida del Museo di
Trino pubblicata nel 1978
3— si
di-dattica un argomento, od una storia. È
la strada che si è seguita per la
forma-zione del museo di Trino, che sebbene
non manchi di reperti antichi, di opere
e di pezzi originali, anche di pregio, li
ha accolti ed esposti in quanto si
inse-rivano nel complesso museale rivolto a
presentare in forma metodicamente
di-dattica (sarà uno dei pochi, se non
l'u-nico esempio del genere che io conosca
in Italia), la storia di Trino e del suo
territorio, mettendone in luce le
princi-pali vicende, e soprattutto alcuni
mo-menti di gloria, di cui la città può
an-dare fiera».
Il risultato di questo allestimento
attra-verso un percorso in sette sale, che
espongono pannelli e riproduzioni
fo-tografiche di opere, di monumenti e di
documenti su Trino, alternati ad alcuni
reperti (specie archeologici), risulta
non solo utile dal punto di vista
didat-tico, ma anche affascinante e godibile,
perché permette di cogliere nelle linee
essenziali, e in modo piano e
facilmen-te percepibile, la realtà storica e
artisti-ca nelle sue molteplici sfaccettature di
una comunità padana tra le più vive,
dal Medioevo alla fine dell'Ottocento.
2. Le sette sale in cui si articola il
Mu-seo di Trino presentano la storia della
città in questa successione. Nella prima
sono illustrati i problemi e i
ritrova-menti archeologici; nella seconda la
vi-cenda artistica medioevale sino al
tre-cento inoltrato; nella terza la
situazio-ne tra quattro e cinquecento; situazio-nella
quarta e quinta l'affascinante
produ-zione degli stampatori trinesi; nella
se-sta lo sviluppo urbano e la storia delle
arti a Trino nel secolo XVII; infine,
nella settima, la produzione del Sette e
Ottocento.
La vita di Trino durante i periodi
oscuri della protostoria e della
preisto-ria vengono delineati nella prima sala.
Alcuni ritrovamenti recenti (1973-74) a
Montarolo, relativi ad un insediamento
umano di età paleolitica risalente a
200.000 anni a. C.
4unitamente a
suc-cessivi rinvenimenti dell'età del bronzo
e del ferro, sono presentati con
abbon-danza di documentazione.
Successivamente, il territorio trinese,
come indicano altri pannelli fu abitato
da Liguri (IV secolo a. C.), dai Galli
Altra sala de! Museo didattico di Trino
creata nel 1260. Con la dinastia dei
Paleologi Trino riveste un'importanza
politica notevole. Teodoro I, in
parti-colare, dedica sollecite cure alla
fortifi-cazione della città e alla edififortifi-cazione
del Castello. Il Castello, come
mostra-no anche i pannelli del Museo è una
costruzione ormai fatiscente, dove
al-l'interno sono stati recuperati (e
sag-giamente staccati) preziosi resti di un
importante ciclo di affreschi che risale
alla fine del XV secolo e che
cultural-mente è da porre in area lombarda con
riferimenti stilistici alla corrente
bra-mantesca
8. Nella sala dedicata alle
vi-cende storiche e artistiche di Trino
me-dioevale una parte è riservata infine
al-la importante abbazia di Lucedio,
fon-data dai cistercensi nel 1123, e di cui
rimane del tempo medioevale la sala
capitolare e il caratteristico campanile
poligonale, innestato sull'edificio della
chiesa abbaziale, ricostruita poi nel
set-tecento. Ancora relativamente alla
si-tuazione del territorio è l'interessante
riferimento all'istituzione della
cosid-detta Partecipanza dei Boschi, che
co-stituisce una tradizione medioevale
(se-colo XII), ancor oggi viva. Consiste
in-fatti nel privilegio che alcune famiglie
trinesi hanno sul legname di un bosco
prossimo alla città.
La sala quarta è rivolta a illustrare al
visitatore del museo le vicende
pittori-che trinesi specificamente dei secoli
XV-XV1, con riferimento anche alla
si-tuazione precedente (sono esposte qui
ad esempio le riproduzioni
fotografi-che degli affreschi di S. Mifotografi-chele in
In-sula e del Castello).
La presenza e l'attività di artisti quali
Macrino (autore di una pala per
Luce-dio), Spanzotti (che lasciò
un'impor-tante ancona per la chiesa gotica di
S. Caterina, la quale il marchese
Gu-glielmo Vili aveva voluto in forme «a
sala» secondo i modi del S. Domenico
di Casale), quindi di Gerolamo
Giove-none (Trittico delle Domenicane), di
Gaudenzio (documentato dalle fonti a
Trino, ma di cui non rimane nessuna
opera certa), dei gaudenziani Boniforte
Oldoni, Ottaviano Cane, Raffaele
Gio-venone, Ambrogio Oliva.
Nella gotica chiesa di S. Caterina va
segnalato infine, per la scultura, un
gruppo con il Calvario, conservato
nel-la prima cappelnel-la di sinistra, in
terra-cotta policroma, sul quale la
letteratu-ra e gli studi anche recenti, pur con
pretesa di esaustivi e conclusivi
in-ventari, hanno tranquillamente
sorvo-lato
9.
Un realismo dolente e accentuato
coin-volge le varie parti del gruppo costituito
dal Cristo Crocifisso e in basso dalle tre
pie donne. L'accentuato realismo delle
sculture conduce immediatamente, pur
nelle ridipinture odierne, che rendono
difficile la lettura dell'opera, alla
conce-zione del «gran teatro montano» dei
Sacri Monti e in particolare a quello di
Crea, che ebbe, nei gruppi plastici,
protagonista Jan Wespin detto il
Taba-chetto
10. Penso infatti da tempo che
anche il gruppo trinese possa essere
studiato nell'ambito della produzione
scultorea dei Wespin. Penso in
partico-lare a Nicola Wespin, il quale figura a
Crea a partire dal 1597, quando si
stabilisce a Salabue presso il fratello e
che risulta attivo in seguito anche al
sacro monte di Graglia". A Crea, è
probabile che Nicola intervenga
nell'an-cona della Giuditta nella cappella
del-l'Annunciazione, quindi nell'angelo e
nei quattro evangelisti della cappella del
Paradiso, infine in talune parti delle
Nozze di Cana
12. A Nicola, ancora, la
critica ha riferito, pur dubitativamente,
la Discesa dalla Croce di Saluzzo
(Duo-mo)
13e la Deposizione conservata in S.
Maria di Castello di Alessandria
14,
offi-ciata dai Canonici Lateranensi di Crea.
Le convergenze di stile e di cultura che si
colgono nelle opere citate e nel gruppo
di Trino andranno verificate con
oppor-tune indagini d'archivio per confermare
o smentire questa ipotesi, per chiarire
inoltre se la cappella, dove si trova
questo gruppo, corrisponda a quella dei
De Pagave, ristrutturata alla metà del
Cinquecento.
Trino tra il quattro e Cinquecento fu
sede di importanti stamperie, che
ebbe-ro fama euebbe-ropea
15.
Le sale IV e V del museo Irico offrono
al visitatore una abbondante
documen-tazione in merito. Edizioni originali e
pannelli fotografici con didascalie
illu-strano con dovizia di particolari le
pre-ziose stampe dei tipografi Giolito,
Ta-cuin da Trino, Animamia, Portonari,
Comin da Trino e tanti altri editori che
lavorarono tra Trino, Venezia, la
Francia e la Germania.
que-C. Morello, Pianta di Trino t1656t. Torino, Biblioteca Reale. Pietro Arduzzi, Pianta di Trino. Torino, Biblioteca Reale.
sta vigorosa ripresa a indurre il re
Car-lo Emanuele III, che avendo nel 1745
dimorato per quasi un mese a Trino
dove aveva posto il quartier generale
del suo esercito nella guerra contro i
gallo-ispani, aveva avuto certamente
modo di riconoscere l'alacrità e la fede
dei Trinesi, a concedere, o meglio a
confermare ufficialmente a Trino, con
patenti sovrane del gennaio 1763, delle
quali è qui esposta la riproduzione, il
titolo e la dignità di 'Città'»
1 8.
La riconquistata sicurezza sociale che
informa la vita della città nella prima
metà del settecento si riflette anche su
nuove iniziative artistiche. Gli episodi
più rilevanti sono la sistemazione della
sacrestia di S. Francesco con gli arredi
lignei eseguiti nel 1728 da frate Ottavio
Zoppi; quindi il ripristino della
Colle-giata completata nel 1733 a cura della
municipalità; la realizzazione delle
chiese di S. Giovanni Evangelista
(1743) e di S. Lorenzo (1737-49), per le
quali lavorò l'architetto luganese
Mar-tino Donati (documentato però
sicura-mente solo a S. Lorenzo).
Il casalese Guala ebbe a Trino, in
que-sti anni, numerose commissioni: per
la chiesa parrocchiale la pala di S.
Bar-tolomeo (1743) e gli affreschi della
cappella del beato Oglerio (questi
ul-timi oggi scomparsi); per S.
Giovan-ni Evangelista la pala con tre santi
in adorazione del sacro Cuore del
1743-45, i Tre domenicani per la chiesa
delle Terzine. 11 Crosato inviava nel
Il programma di fervore edilizio non si
arresta con la metà del secolo, anzi,
dopo la creazione di «Città» di Trino
da parte di Carlo Emanuele III,
sorgo-no nuovi cantieri. I Domenicani
am-pliano il loro convento poco dopo la
metà del Settecento, ottenendo anche
un progetto da Vittone. Le Terzine
proseguono nella costruzione del loro
Monastero. Tra il 1775 e il 1782 si
am-plia anche l'Ospedale ad opera di
Fer-dinando Bianchi dapprima
(capoma-stro Pietro Tricerri) e di Michele
Ri-chiardi dal 1775 al 1782.
A proposito degli interventi di
Riccar-di che figura come l'architetto più
attivo a Vercelli e nel vercellese nella
seconda metà del settecento e per il
quale sarebbe opportuno un completo
lavoro filologico, nell'archivio
dell'O-spedale che riordinai alcuni anni fa,
rintracciai anche una serie di disegni
tuttora inediti che ritengo utile
presen-tare ora, e che attestano l'intervento
dell'architetto per le riparazioni della
chiesa di S. Lorenzo, tra il 1788 e il
1791 attestati anche dai documenti
del-l'archivio stesso
20.
Un primo disegno è datato da Vercelli
1788; riproduce una cornice con il
rive-stimento marmoreo di una finestra
del-la chiesa
2'.
Il disegno reca la seguente scritta:
«Ri-parto delli marmi, n. 1 cinerino, n. 2
a comprese le volute giallo di Verona,
n. 3 bradiglio di Vodié, n. 4 compreso
il fileto curvo, verde di Susa, n. 5
Se-raveza, li due pendoni di fiori,
modi-glione sotto la medaglia compresa
que-sta sarà alabastro, le volute n. 6
rissal-zi 7 e listello giallo di Verona, li due
chiodi delli pendoni, e li due fioroni,
sotto li rissalti 7 e listello 8 saranno
bronzati. La cornice n. 9 giaio di
Ve-rona, ed il zocholo n. 10, sarà
bradi-glio di Vodié, e l'arma delle
decorazio-ni sarà giallo di Verona».
Tre altri disegni sono datati 10 agosto
1791. Raffigurano rispettivamente: la
«Pianta regolare della chiesa di S.
Lo-renzo annessa all'Ospedale S. Antonio
Abate della città di Trino»
22; lo
«Spaccato (della chiesa di S. Lorenzo)
sopra la linea CD segnata in pianta,
elevato dal architrave del ordine
inter-no della chiesa al colmo del coperto
della medesma»
23; infine lo
«Spacca-to (della chiesa di S. Lorenzo) sopra la
linea AB segnata in pianta per
l'eleva-zione interna cioè dal architrave del
or-dine della chiesa al colmo del coperto
della medesma»
24. L'ultimo disegno
tra questi inediti, infine, si riferisce
l'intervento che il Richiardi fece per
al-leggerire il peso che il campanile aveva
sulla chiesa e che avrebbe nuociuto a
lungo andare sulla statica della stessa.
Il disegno si riferisce strettamente alla
relazione datata 10 agosto che il
Ri-chiardi aveva indirizzato ai preposti
amministratori della fabbrica
(Istruzio-ne di S. Lorenzo
25): «Progetti cioè
uno per riparare l'attuale campanile
della chiesa di S. Lorenzo segnato
nel-la pianta A dalli danni che
produrreb-be gli archi e volte di essa chiesa e
al-tro per ricostruere il medesmo della
so-mità delle muraglie della sudetta chiesa
in su» (Vercelli 1 ottobre 1791).
Il disegno rappresenta nella parte
de-stra del foglio le due soluzioni del
campanile prima e dopo l'intervento,
in alzato e in pianta. Tra le due
raffi-gurazioni grafiche l'architetto ha
scrit-to: «Dalle ricognizioni fatte sopra il
luogo del campanile sud. o per
rilevar-ne se la strutura di esso avesse in parte
contribuito alle ruinarie degli archi e
volte della chiesa sudetta, mi è
risulta-to come in sia essere il Campanile di
base presso che quadrilonga sino al
colmo muraglie della chiesa, e da ivi
sino alla sua sommità di base quadrata
costituito da due muraglie di essa
chie-sa cioè la segnata in pianta n. 1 a che
forma introduzione avanti il
presbite-rio e quella n. 3 che serve di laterale
alla Capela; nel ridurlo di figura
qua-drata era duopo oltrepassare il piombo
della sud. a muraglia 1 a per cm. 8
verso la chiesa come al 4 e ritagliarla
per aprire nel interno del campanile
come al n. 5 per regere l'accrescimento
delle sudette oncie 8 si è formato
l'ar-cheto 6 il quale ha per contegno il
spe-rone del archo, che rege il bacile della
chiesa n. 7 e il sodo del archone del
presbiterio 8 per suplire al angolo del
Campanile al n. 9 si è sottoposta la
banchina di legno n. 9 apoggiata su gli
speroni degli archi della chiesa n. 7 e
10 a tale stato non si può ignorare che
11 peso di questi speroni aggravati non
possa anche nuocere agli archi della
Trino, Chiesa di S. Caterina: interno (sec. XV). Trino, Palazzo Pugiella: veduta dei cortile (sec. XV/).
Scultore detta fine del sec. XVI tarte dei Wespin?): particolari del Calvario.
chiesa, per andare al più certo e men
spendioso riparo conviene praticarsi il
mettodo d'infiggersi li quattro ligati e
sian modiglioni con le due banchine di
miavolo o sarizzo cioè il primo
angola-re n. 11 li tangola-re paratelli n. 10 e le due
banchine 13 della longhezza, altezza
spessore e modo disegnato nella pianta
ed alzata bene inteso che il primo ad
infiggersi sarà l'angolare per il quale si
avrà la precauzione di armarsi due
pontetti uno per caduna faccia del
an-golo e assicurati sopra agli archi 7-10
colocati che sarano li sudeti legati e
banchine e bene rinserati, si procederà
ad alzare in buona costruzione sopra il
dettaglio 5 la muraglia grossa oncie 13
ben coligata con le muraglie del
cam-panile sino sotto al solaro delle
campa-ne; indi si distrugerà l'arco n. 16 in
modo che resti disgionto dalli
modi-glioni m e si toglierà la banchina q in
tal modo la ragione dal peso al
contra-peso starà come 1 a 3 e gli archi della
chiesa veranno liberi dalla pressione
sudetta. Stimandosi poi di ridurre il
campanile per tutta la sua alteza sul
sodo delle muraglie che la
costituisco-no, non vi resta che distrugerle alla
sommità delle muraglie della chiesa in
su, e rieddificarlo a norma del
proget-to B proposproget-to per il caso di
ricostru-zione».
«La popolazione di Trino dopo la
Re-staurazione è in netta ascesa-'
6. Nel
1837 si registrarono, nel Comune, 8217
abitanti. La situazione economica e
so-ciale è stabile e nuove iniziative
artisti-che vengono intraprese, soprattutto
con il ritorno delle confraternite e delle
compagnie religiose, avvenuto nel
1816. I Domenicani e i Francescani,
ri-preso possesso dei loro conventi e delle
rispettive chiese, li restaurano a
dove-re; la Parrocchia ripristina la
Collegia-ta e il vetusto S. Michele; Collegia-talune
con-fraternite rendono più funzionali e
de-corosi i loro oratori; anche il
Munici-pio infine, nel 1828-29, sistema la
piaz-za nuova, centro dei traffici cittadini,
ad opera del capomastro Giuseppe
Bazzano, su disegni dell'architetto
Ignazio Castelli. Questo fervore è ben
sintetizzato nella scheda dedicata a
Tri-no dal Casalis nel 1837, che per
preci-sione documentaria e vivacità di
osser-vazioni vale la pena di ricordare nei
suoi tratti salienti. Lo storico sabaudo
dichiara esplicitamente: 'la città di
Tri-no Tri-non cessa di essere il primo luogo
della vercellese provincia, dopo il suo
capoluogo; e ciò non tanto pel numero
e per l'eleganza delle sue chiese, e per
l'ordine delle contrade principali,
quanto per la popolazione assoluta, e
per i suoi pii istituti e stabilimenti'.
Al-la base di questo primato è 'l'industria
e la vita laboriosa'. 1 trinesi, infatti,
'durante l'inverno traggono profitto
dalla canapa; le donne col fuso e con
la conocchia, gli uomini col pettinarla,
col tesserne il filo; ed alcuni attendono
a fare funi, e specialmente lo spago,
che è rinomato, ed esportasi nelle
prin-cipali città di Piemonte e degli altri
stati d'Italia. Vi sono inoltre numerosi
gli ortolani, i pescatori, ed i manovali
che lavorano nei boschi privati e nei
comunali, che sono di una grande
estensione e a grande vantaggio
pubbli-co vengono diretti da
un'amministra-zione chiamata la partecipanza: nelle
altre stagioni si procacciano il vitto
coll'agricoltura e cogli altri lavori nelle
risaie e nelle praterie'. Il suolo di
Tri-no infatti produce 'in copia riso
(so-prattutto nella zona delle Grange),
fru-mento, segale, barbariato, gran turco,
avena, civaje, canapa e fieno'. Tre
fie-re che si tengono annualmente, un
mercato settimanale, oltreché uno
quo-tidiano, 'favoriscono il commercio dei
trinesi'.
Questa situazione è alla base di una
città che agli occhi dello storico si
pre-senta nel suo insieme, secondo una
forma compositiva netta e ben
ordina-ta, intessuta di monumenti ricchi di
storia, dalle vie regolari, illuminate la
notte dai suoi 'ventisei lampioni, il cui
numero va aumentando a benefizio de'
cittadini'. Alla città si accede ancora
attraverso quattro porte. Queste si
chiamavano (e il loro nome simbolico
è stato tramandato sino a oggi): Porta
Vercelli, Po, Casale e Torino. La città
è ancora strutturata nelle contrade.
'Adunque da porta Vercelli a
tramon-tana sino a quella Po ad ostro, vi corre
la contrada di mezzo, che suole
chia-marsi dei portici, dai quali è
fiancheg-giata, ad eccezione di tre chiese, che vi
hanno il loro prospetto, e degli edifizi
dell'albergo della Corona Reale e dello
Spedale [...]. Circa alla metà di questa
contrada ci si presenta la chiesa
colle-giale e parrocchiale [...]. Chiude la
contrada di mezzo la piccola chiesa di
M.V. Addolorata, il cui simulacro è
assai commovente ed espressivo: ha
annessa la confraternita delle Umiliate.
A poca distanza vi ha l'ufficio della
posta delle lettere.
Di qui comincia il pubblico viale di
passeggio, che conduce sino alla chiesa
di N.D. del Buon Consiglio,
interna-mente fregiata di eccellenti pitture;
de-gna di essere visitata si per la sua
bel-lezza, come per la sorprendente vista
delle colline del Monferrato, che vi si
gode da quel lungo passeggio.
Nella contrada di mezzo s'incontra
an-che la principale piazza rettangolare,
adorna di portici dai due lati paralleli.
Il lato destro, da tramontana a
mezzo-di, è la continuazione dei portici della
contrada medesima, ed il sinistro è
in-tieramente il nuovo palazzo del signor
Ferruti, al quale palazzo il municipio
uni i portici, dando facoltà al detto
si-gnore di fabbricarvi sopra, com'egli
fece.
In questa via trovasi pure il ghetto,
abitato da un centinajo d'israeliti quasi
tutti negozianti. Le botteghe sono
spe-cialmente situate lungo questa
contra-da, corrispondenti quasi sempre a
cia-scun arco dei portici. Le orificerie, le
farmacie, i fondachi, le botteghe da
caffè, le accense ed alcune botteghe di
pizzacagnoli, pristinai, vermicellai,
cappellai, parrucchieri, come pur
quel-le di artigiani di lavori in quel-legno ed in
ferro, possono sostenere il confronto
di quelle, che esistono nelle città
secon-darie.
Tranne i nuovi portici della suddetta
piazza, gli altri sono per lo più stretti,
ma nitidi, quasi tutti con abside, ed
al-cuni a colonnati di pietra: e sebbene i
portici rendano la contrada, ch'è
mes-sa a rotaje in pietra, alquanto angusta
anche essa, tuttavia sono comodissimi
per le passeggiate nei giorni
d'intempe-rie, potendosi al coperto, con poca
ec-cezione, percorrere un tratto di circa
700 metri.
rog-Michele Richiardi, Progetto per la riparazione del campanile di S. Lorenzo. Trino, Archivio dell'ospedale.
Michele Richiardi, Particolare di finestra. Trino, Archivio dell'ospedale. Michele Richiardi,
Spaccato della chiesa di S. Lorenzo. Trino, Archivio dell'ospedale.
già Stura, che da ponente la percorre a
levante, come se fosse la settima
con-trada trasversale. Quattro ponti
uni-scono il lato settentrionale della città
coll'australe: il più osservabile è
soste-nuto da macigni di pietra ottangolari,
e congiunge la contrada di mezzo, per
dove gli edifizi ed i portici, non
essen-do interrotti, impediscono agli sguardi
del viandante di scorgere la corrente.
Siffatte trasversali contrade sono
an-ch'esse interrotte da alcuni viottoli, che
danno adito comunicativo tra di loro,
e dividono i fabbricati in trenta isole di
disuguale grandezza. Questi viottoli
non si corrispondono se non verso la
parte occidentale della città, ove una
contrada continuata ed irregolare si
ve-de quasi parallela alla via di mezzo.
Cosi Trino forma un parallelogramma
più largo, che lungo; giacché la
contra-da trasversale del commercio ha circa
900 passi di lunghezza; quindi al
recin-to di questa città si può dare un miglio
di circonferenza, ancorché alla pianta
manchino gli angoli a greco ed a
mae-C/jM/rnt» /turo fa A >. segnata [jrrrnfn r/rfate Jj/ af/A/teate de/orine /u/erna òe/te clesa al sa/ma ìe/ ta/M,U I/te snehn»
'llfnrirt—'
/ìfi-fn- rene mira /e >u,if*j/ia *//arelu Va/ee ìe/te fles* e. e/t,/yae,//'ytt/tafe /ieyien),/e/af,,unfi a/te /Ja/te t,
\ ' t»" /tete/'te StT/p , /e. et/, a/efe ajm Senti 'la/fanèa trans/, tene fan* /a U/n/na'/t Ja//,'/ef*,Larati/1/v/ter/0 7,9*Y%/eaa il't .Iti/u/tai't Or/ art,ir i*/efrtt /',. '1 .'. ./. .. , v »
// /. ar/te/nw. ne/ arti» " Ji.-jvf O- Cernire Spitieesi/a
(. 6'. >. ar/At ete retane /SìariA fii/ritt'i*/* i./p nigelle fye/U
iVuraj/m 2/ fiuta a/Se ••»•' 'C. n. fta/ilt myjraaetrs affarsi stanti /a
t /ft fu urna /e/ aSr//entt
Al'te. freme*'}rincarta */Su?/>„«/, segnate * t.,,e//f atra/a A..b. l'O. f/t/zt n/ ee/rnt /»/ /SarA/t Oruefre
//,. /t>ea/i r//e cy/fra/e jynnti /ifit. uri yiarral» A8 -/>'- desta Iti /a/me asar/a/rSt'//> .no//ua.ysa/raf* !<?• P.'areAa mi umi-unr
s>. Va/ea àe/St . *ui//a /$. /uJfreuUshL-it/js** rtssi/a-'.. HJ - Ite/ea >// tu retina
Jj^t/ih sali* Ve/a , II. fMiifnj/im ìr^enìe a/ Ab ne
-stro. Entrandosi da porta Casale per la
provinciale via tendente a Torino da
levante a ponente, nella contrada del
commercio, ivi detta anche grande, e
di S. Domenico, sino al crocicchio dei
portici, scorgonsi ancora gli avanzi dei
vetusti baluardi e la cittadella, che è un
vastissimo fabbricato, ora convertitosi
nella caserma de' carabinieri a cavallo,
nelle prigioni, nelle beccherie, ed anche
in collegio'.
Nel secondo Ottocento altri
'stabili-menti' arricchiranno il nucleo urbano
trinese, che nel 1879 raggiunge i 9980
abitanti. Tra i più significativi: il
Pa-lazzo di Città, con la sistemazione dei
portici circostanti (1852), e
l'Orfano-trofio Casalegno (1879)».
NOTE
' Il Museo di Trino è stalo inaugurato nel 1978. Su questa raccolta cfr.: V. VIALI:, // Museo didattico di
Trino e Museo Civico Gian Andrea Irico, Trino, 1978; Regione Piemonte. Guida ai Musei del Piemonte,
Tori-no, 1977, n. 110, pp. 53-54; Capire ITlaliu. 1 Musei,
schede, Touring Club Italiano, Milano, 1980, p. 29.
Gian Andrea Iricq, storico trinese. a cui il Museo è intitolato, è autore della storia di T r i n o Rerum patriae
libri, Milano, 1745 (cfr. D. BIGINELLI, Di Gian Andrea
Irico storico trinese, in «V Centenario della
introduzio-ne della stampa in Italia. Celebrazioni in o n o r e degli antichi editori e stampatori trinesi». Trino. 1965; R. OLIVERO, // fondo « Tommaso Bazzacco» della
Bibliote-ca CiviBibliote-ca di Trino, Trino, 1980, p. 14).
2 Sulla benemerita attività culturale di Vittorio Viale cfr. G. C. ARGAN, Vittorio Viale, in «Studi di storia dell'arte in onore di Vittorio Viale», T o r i n o , 1967, pp. 5-8; N. CARBONERI, Vittorio Viale.
Commemora-zione tenuta presso la Biblioteca Civica di Trino il 25 febbraio 1978, Trino, 1978; A. GRISERI, Vittorio Viale
(1891-1977), in «Stucli P i e m o n t e s i » , 1978, I,
p p . 1 9 0 - 1 9 5 .
! V. VIALE, Il Museo, 1977, ci!., pp. 7-8. Sulla storia
artistica di Trino mi permetto di rinviare al mio volume del 1977; L'arte a Trino e nel suo territorio, al quale ha fatto seguito come sostanziale ripresa delle mie ricerche il catalogo della mostra: Inventario trinese. Ponti e
do-cumenti figurativi, a cura di A. BARBERO e C.
SPANII-GATI, Torino. 1980, che a schede corrette dal punto di vista scientifico, ne presenta altre insufficienti critica-mente. Dal 1977 a oggi sono uscite altre ricerche stori-che su Trino. Tra queste: R. OLIVERO, itinerario
archi-vistico trinese. Trino, 1978; A. A. VARI, Studi trinesi,
Trino, 1979; B. BORLA, Noie di storia e d'arte di Trino, Trino, 1979; A. DI RICALDONE, Gli Archivi
dell'Ospe-dale S. Antonio Abate e di altre opere pie di Trino,
Trino, 1981. Q u e s t ' u l t i m o è nato per iniziativa dell'Am-ministrazione dell'Ospedale a seguito del recupero e dei-la prima sistemazione del materiale archivistico dovuto al sottoscritto, che ne ha curato anche un p r i m o inven-tario manoscritto depositato presso l'archivio stesso.
4 Su questi ritrovamenti, cfr. P. FEDELE, Scoperte
Pa-letnoìogiche a Trino, in «Studi trentini di scienze
natu-rali», 1974, pp. 175-183.
5 Per la situazione di Trino nell'antichità f o n d a m e n t a l e
è: V. VIALE, Vercelli e il Vercellese nell'antichità, celli, 1971; Id., Recenti ritrovamenti archeologici a
Ver-celli e nel Vercellese. Il tesoro di Desana, in «Bollettino
storico bibliog. subalpino», 1941, p. 150 sgg.
6 Sugli scavi di S. Michele cfr. M. M. NEGRO PONZI, in
«Inventario», cit., pp. 241-243.
7 Per le vicende di Trino-Borgo franco cfr. F. PANERÒ,
Due borghi franchi padani. Popolamento ed assetto ur-banistico e territoriale a Trino e Tricerro nel secolo XIII, Vercelli, 1979.
8 Per questo ciclo di affreschi cfr. F. MAZZINI, Opere
d'arte a Vercelli e nella sua provincia. Recuperi e re-stauri 1968-1976, Vercelli, 1976, p. 16 sgg.
9 Su questo g r u p p o cfr. G. C . SCIOLLA, L'arte a
Tri-no, 1977, cit., p. 25.
10 Per l'attività di J. Wespin cfr. L. MALLÉ, Le arti
figurative in Piemonte, Torino, s. d., p. 126.
11 Sull'attività di Nicola Wespin c f r . F. NEGRI, Il
San-tuario di Crea in Monferrato, Alessandria, 1902,
pp. 72-76.
19 C f r . VIALE FERRERÒ, Ritratto dì Casale, Torino,
1966, tav. X V I .
13 C f r . L. MALLÉ, Le arti figurative, cit., p. 148 14 C f r . L. MALLÉ, Le arti figurative, cit., p. 129. 13 C f r . E. MASSA, in «V centenario», 1965, cit. 16 Questi dati f u r o n o dallo scrivente resi noti
parzial-mente in: L'arte a Trino, 1977, cit., pp. 28-30 e in
Dossier trinese: Alcuni documenti inediti del secolo XVII per la cittadella, «Studi trinesi», 1979, p. 17 sgg.
Colgo l'occasione per segnalare anche due incisioni che riproducono Trino nel Seicento con il suo impianto ur-b a n o e fortificato, conservate nella raccolta Bertarelli di Milano, sin'ora trascurate dagli studiosi. Si tratta: a) della ristampa eseguita fra i! 1691 e il 1698 di un originale p r e p a r a t o tra il 1595 e il 1631 della « N o v a carta della Savoia e M o n f e r r a t o Stato di Milano», che reca nel perimetro della carta stessa, tra le altre vedute prospettiche, anche quella di Trino (cfr. P. ARRIGONI, A. BERTARELLI, Le carte geografiche dell'Italia
conser-vate nella raccolta delle stampe e dei disegni. Catalogo descrittivo, Milano, 1930, p. 88, n. 803; b) « T r i n o
preso dal generale Marchese Villa alli 22 di luglio 1658
G . B o u t t a t s i n e . » ( c f r . P . ARRIGONI, A . BERTARELLI, Le
stampe storiche conservate nella raccolta del Castello Sforzesco. Catalogo descrittivo, Milano, 1932, p. 25).
" C f r . G. C . SCIOLLA, L'arie a Trino, 1977, c/7., p. 12.
" C f r . V. VIALE, 11 museo didattico, 1978, cit., p. 31.
19 II Richiardi, approvato misuratore a T o r i n o nel
1747 fu ingegnere della città di Vercelli nella seconda metà del XVIII secolo. Esegui, tra l'altro, la facciata del collegio dei Gesuiti (1773-76); la pianta della chiesa e del convento dei Cisterciensi (1801); la planimetria del monastero di S. Margherita (1769); il disegno dell'ospe-dale Maggiore (1772). C f r . BRAIDA, COLI, SESIA,
inge-gneri e architetti dei sei e settecento in Piemonte,
Tori-no, 1963, p. 60; Storia e architettura di antichi
conven-ti, monasteri e abbazie della città dì Vercelli, Vercelli,
1976.
20 C f r . G. C . SCIOLLA, L'arte a Trino, 1977, cit.,
p. 22.
21 11 disegno è a penna e acquerello. Reca la data e la
firma in basso a destra. Sopra la scritta, la scala in « P i e d i » Liprandi.
22 II disegno è a penna e acquerello. Reca la data e la firma in basso a destra. Inoltre a sinistra, in alto la scritta: «Plancia E » e a destra, in alto, «Indice».
23 11 disegno è a penna e acquerello. Reca la data e la
firma in basso a destra. In alto a sinistra è scritto: «Plancia G » . Nella parte alta del foglio reca l'Indice relativo e in basso a destra la scala in « Piedi Piemon-tesi ».
24 In basso a destra, questo disegno, a penna e
acque-rello, reca la d a t a e la firma. A sinistra, in basso, la scala; in alto (a sinistra) la scritta «Plancia F » e l'Indi-ce relativo.
23 II disegno è a penna e acquerello. In basso a destra
reca la data e la firma, a sinistra la scala di «piedi dodeci Liprandi». Per il d o c u m e n t o c f r . G. C . SCIOLLA,
L'arte a Trino, 1977, cit., p. 22.
26 C f r . G. C . SCIOLLA, L'arie a Trino. 1977, cit.,
pp. 14-16.
cJ^M'tnf. ..firn /n Tini mjHMifn ••/Ira::
iitf/i Jt"i /%1'IHV- F.
' a.''./" .//.UtA, 7 Crii, r./tn , tu .e nl'tt. Militi,fi .ti 1. imi ut,..,.,. • "...nfn in-it. il.
• I ila). a . 'l étn/fl'" » l'iffn àiferi»: ,,,i»:/j».'t j, • f. fi. :/.-,/.. iT.-Off.ll. ir fin. t:—"i. "Ili-f iiima Finn "Ili-fri ri U"Ili-f"Ili-f.
$ • ìtf/a ey/e/a ./i.ìf/t'rit
if'.r H. /Smt'ft r/lt- Si rtiriKJfft» - a f/ttVt m JMif err/Stn/f mretaeimeU ueneMeaeUi m'iita.» ti- rj e Uffy* ),//, c/e iriffne i/tJufrfe
àe/CeUrA-f'V
•fJm.'
t'l'cflt />*,///, .rftac,afej/rytfttìr.-e/asmettfe sfa etJtfa Ansa, te ri MO/usu. urf/t Jfijm pffM/ }p//'iìy*rff» , t riffa zA'ffaJ
MT/n. '7/'a*'i e Ara re Atte 2 e/ t'er/erfe
!•}. f'As/e. .>/ re/: ne },/rfr'O» -faifa
ri,- (Imefuvette eeuttieUi ttf». mutui jfet r/ln-c sM. /f •pefta Atf /tee/tèe iifrf/ejeene
'•'• (enne tu e A* af jjresft/rne /A Ve/a ì'elprtefrOnt
iti. ,fest urie areAe /sa rfferiti Si fare e r/fere ìre/a ?(/ fere , ' ne- fisit/e />»,r,/. nj trin-1 A .ut i -m.
n. làuti.f. t, ltMtt ai in.
.l'iti " • ilitf/iutll'h.
Michele Richiardi,
L'IMPRESA PIEMONTESE
DI FRONTE ALL'ESPORTAZIONE
Giuliano Venir
Su iniziativa dell'Unione regionale
del-le Camere di commercio del Piemonte
è stata condotta nel corso del 1980
un'indagine presso un campione di
pic-cole-medie imprese manifatturiere allo
scopo di verificare il loro
comporta-mento in relazione al fenomeno
espor-tazione. Quest'ultimo è stato indagato
in un arco di tempo (dal 1973 al 1979)
particolarmente significativo per
verifi-care l'insorgere di eventuali
modifica-zioni strutturali dell'export piemontese.
Nel corso della rilevazione sono state
raccolte, mediante l'invio di un
que-stionario postale, le risposte di 706
im-prese manifatturiere con un totale di
55.331 addetti. Tali aziende
apparten-gono alla fascia dimensionale 11-499
addetti e nel loro insieme
costituisco-no, in termini occupazionali, circa il
16% dell'universo delle imprese
pie-montesi (11% per la fascia tra 11 e 99
addetti e 20% per quella 100-499).
Il questionario è stato spedito
innanzi-tutto alle 400 imprese che vengono
re-golarmente intervistate ogni tre mesi
per l'effettuazione delle indagini
con-giunturali condotte dall'Unione
regio-nale delle Camere di commercio. In
occasione di questa indagine il
«fo-rum» delle aziende da intervistare è
stato quasi triplicato, cioè portato a
1.150 aziende.
Il già preesistente rapporto di
collabo-razione con parte delle imprese
intervi-state ha consentito il ritorno di una
percentuale accettabile di questionari
(quasi il 62%, 706 su 1.150).
La tab. 1 riporta i dati relativi alle
im-prese intervistate, suddivise per settore
merceologico e per fasce dimensionali.
Inoltre, si è operata la ripartizione tra
aziende esportatrici e non.
Sono state considerate non esportatrici
le imprese che hanno dichiarato di non
aver mai esportato in nessuno dei tre
anni considerati (1973, 1976, 1979).
Tutte le altre sono state classificate
esportatrici, anche se lo sono state solo
saltuariamente o occasionalmente.
Quest'ultima ripartizione mette subito
in rilievo alcuni aspetti interessanti, in
primo luogo l'esistenza di una
«barrie-ra» di carattere dimensionale
all'espor-tazione. Infatti, si può subito osservare
che le aziende con più di 100 addetti
esportano quasi tutte (139 su 156).
Quanto a quelle con meno di 100
lavo-ratori impiegati, le 224 non esportatrici
sono mediamente più piccole (29,4
ad-detti pro-capite) di quelle che vendono
all'estero (326 aziende con una media
di 42,6 addetti a testa).
Una differenza significativa esiste del
resto anche nella fascia dimensionale
con oltre 100 addetti, ove le imprese
che esportano hanno mediamente
229,2 addetti a testa, mentre le altre
sono solo a quota 175,3.
Le cose non cambiano molto neppure
tra i vari comparti. Il settore
alimenta-re evidenzia nello strato di impalimenta-rese al
di sotto dei 100 addetti una forza
lavo-ro media di 38,9 unità tra le aziende
esportatrici e di 25,4 tra le altre, quello
tessile e dell'abbigliamento 46,8 e 36,1
rispettivamente, il legno 43,9 e 21,2, le
metalmeccaniche 43,3 e 28,1, le
chimi-che, gomma, ecc. 37,3 e 27,9, le
carta-rie e editoriali 37 e 25,6, le vacarta-rie 41,8 e
31,4. Quello delle aziende cartarie e
editoriali è uno dei pochissimi casi in
cui le unità con meno di 100 addetti
non esportatrici sono più numerose
(12) di quelle esportatrici (9).
L'altro è costituito dalle industrie
ali-mentari, in cui 17 esportano e 21 no.
Tra le imprese della fascia
dimensiona-le più bassa, la percentuadimensiona-le più alta di
ditte esportatrici sul totale spetta al
settore chimico e della gomma con
cir-ca il 75%, seguito da un gruppo di
comparti operativi piuttosto ravvicinati
(61,7% il ramo manifatturiero vario,
59,8% il metalmeccanico, 57,3% il
tes-sile e dell'abbigliamento, 55% il legno
e mobili) e con in coda l'alimentare
(44,7%) e il cartario (42,9%).
FATTURATO, INVESTIMENTI E
ANDAMENTO DELL'OCCUPAZIONE
DELLE IMPRESE CON MENO
DI 100 ADDETTI
Si è visto in precedenza che le ditte
esportatrici, sia quelle con meno di 100
addetti sia quelle appartenenti alla
fa-scia dimensionale più alta, occupano
mediamente un maggior numero di
la-voratori. Appare quindi ovvio che
an-che in termini di fatturato si verifichi
un analogo scarto. Dalla tab. 2 si può
notare che la classe di fatturato
«mo-dale», cioè quella nella quale si trova il
più alto numero delle frequenze (98
aziende pari al 30,2% del totale), è
quella «1-2 miliardi» per le ditte
espor-tatrici, mentre per quelle che non
ven-d o n o o l t r e c o n f i n e s ' a b b a s s a a
«201-600 milioni», alla quale
appartie-Tabella 1. I m p r e s e i n t e r v i s t a t e
IMPRESE ESPORTATRICI NON ESPORTATRICI IMPRESE TOTALE Settori < 1 0 0 addetti > 1 0 0 addetti < 1 0 0 addetti > 1 0 0 addetti < 100 addetti > 1 0 0 addetti TOTALE GENERALE Alimentare e tabacchi Tessile, abb., calz. e cuoio Legno e mobilio
Metalmeccanico
Chimico, gomma, cellulosa e plastica Carta e editoria
Vario TOTALE
T a b e l l a 2 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di f a t t u r a t o a n n o 1 9 7 9 Settori s 2 0 0 milioni 201 6 0 0 milioni 601 1 miliardo 1-2 miliardi Alimentare e tabacchi 0 0 4 4 Tessile, abbigl.. calz. e cuoio 1 18 8 19 Legno e mobilio 1 2 3 1 Metalmeccanico 4 24 29 42 Chimico, gomma, cellulosa
e plastica 2 5 3 14 Carta e editoria 0 1 1 5 Vario 0 9 3 13 TOTALE 8 59 51 98 (2.5%) (18.2%) 115.7%) 130.2%) CLASSI DI FATTURATO 2-5 5-8 8 - 1 1 11-15 15-20 2 0 - 3 0 + 30 miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi
2 5 1 0 1 0 0 12 4 1 0 0 0 0 4 0 0 0 0 0 0 39 6 1 0 0 0 0 13 2 1 1 0 1 0 1 0 1 0 0 0 0 10 1 0 0 0 0 1 8 1 18 5 1 1 1 1 (25,0%) 15.6%) 11.6%) (0,3%) (0.3%) (0,3%) (0,3%) T a b e l l a 3 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di f a t t u r a t o a n n o 1 9 7 9 Settori s 2 0 0 milioni 2 0 1 - 6 0 0 milioni Alimentare e tabacchi 1 4 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 2 23 Legno e mobilio 1 4 Metalmeccanico 5 39 Chimico, gomma, cellulosa
e plastica 0 4 Carta e editoria 0 5 Vario 1 5 TOTALE 10 84 (4.4%) 137.5%) CLASSI DI FATTURATO 6 0 1 1-2 2-5 5-8 8-11 11-15 miliardo miliardi miliardi miliardi miliardi miliardi
2 4 8 2 0 0 11 5 6 0 0 0 3 1 0 0 0 0 23 19 9 3 0 0 6 1 2 0 1 0 2 1 3 1 0 0 6 9 2 0 0 0 53 4 0 30 6 1 0 3.7%) 117.9%) (13.4%) 12,7%) 10,4%) 15-20 2 0 - 3 0 + 3 0 miliardi miliardi miliardi
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
ne il 37,5% delle imprese (tab. 3). Si
può anche osservare che il 71% delle
ditte esportatrici ha fatturato nel 1979
tra i 601 milioni e i 5 miliardi, mentre
il 79% di quelle non esportatrici si
col-loca tra i 201 milioni e i 2 miliardi. È
quindi lecito ritenere che le ditte
espor-tatrici abbiano un fatturato
mediamen-te superiore alle altre non solo in mediamen-
ter-mini assoluti, ma anche relativi, cioè
per addetto. Una valutazione di larga
massima fornirebbe una media di 1,2
miliardi di fatturato per azienda non
esportatrice e di 2 miliardi per te altre,
il che significherebbe ne! primo caso
circa 40 milioni di fatturato per
addet-to e nel secondo quasi 47 milioni.
È interessante vedere se un fenomeno
analogo si osserva anche nei confronti
degli investimenti. La tab. 4 riporta
quelli al 1979 delle aziende esportatrici
con meno di 100 addetti. In questo
ca-so il valore con il più alto numero di
frequenze (27% del totale delle
azien-de) è quello della classe «11-50
milioni» e il 71% delle imprese investe
meno di 200 milioni (inoltre il 9,4%
non investe per nulla).
Quanto alle aziende non esportatrici
(tab. 5), il 35% ha investito nel 1979
tra gli 11 e i 50 milioni, e il 74% ha
oscillato tra la classe «meno di 10
mi-lioni» e quella «101-200 mimi-lioni». Si
noterà che la differenza tra i due
grup-pi di imprese (esportatrici e non) è nel
caso degli investimenti assai meno
ac-centuata rispetto al fatturato. Quelle
che vendono all'estero non sembrano
distanziare di molto le altre. La fascia
centrale («meno di 10 milioni - 200
mi-lioni») è abbastanza simile nei due
gruppi. Le ditte esportatrici
dimostra-no una midimostra-nore presenza nelle fasce
estreme, in quanto da un lato sono
meno numerose in seno alle aziende
che non hanno investito (9,4% contro
14,7%) e dall'altro sono chiaramente
maggioritarie (19,7% a fronte
del-l'I 1,1%) nelle classi più elevate
d'inve-stimento (oltre 200 milioni).
Tutto fa pensare che il livello medio di
investimenti-anno per addetto non sia
apprezzabilmente diverso tra i due
rag-gruppamenti di imprese, o comunque
di poco più alto tra le aziende non
esportatrici. Un calcolo di larga
ap-prossimazione stimerebbe un valore di
investimenti per addetto per l'anno
1979 di 2,4 milioni per le imprese non
esportatrici e di L. 2,6 milioni per
quelle esportatrici.
T a b e l l a 4 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i d i i n v e s t i m e n t o n e l l ' a n n o 1 9 7 9 ENTITÀ DEGLI INVESTIMENTI
Settori Settori
Nessun < 10 11-50 5 1 - 1 0 0 1 0 1 - 2 0 0 2 0 1 - 3 0 0 3 0 1 - 5 0 0 501- 1-5 oltre 5 invest. milioni milioni milioni milioni milioni milioni 1 miliardo miliardi miliardi
Alimentare e tabacchi 2 0 3 4 2 2 2 2 0 0
Tessile, abbigl., calz. e cuoio 13 12 17 5 9 2 3 0 0 0
Legno e mobilio 1 3 3 1 2 1 0 0 0 0
Metalmeccanico 9 17 44 29 16 18 8 4 0 0
Chimico, gomma, cellulosa e plastica 2 2 7 12 7 5 2 1 3 0
Carta e editoria 0 1 2 1 1 2 2 0 0 0 Vario 3 7 10 4 4 1 2 2 0 1 TOTALE 30 42 86 56 41 31 19 9 3 1 (9,4%) (13,2%) (27,1%) (17,6%) (12,9%) (9.7%) (6,0%) (2,8%) (1,0%) (0,3%) Tabella 5. D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di i n v e s t i m e n t o n e l l ' a n n o 1 9 7 9 Settori Settori Nessun < 10 11-50 invest. milioni milioni Alimentare e tabacchi 3 3 9 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 9 6 15
Legno e mobilio 3 1 4
Metalmeccanico 8 19 35 Chimico, gomma, cellulosa e plastica 3 2 3 Carta e editoria 2 1 6
Vario 4 0 4
TOTALE 32 32 76
(14,7%) (14,7%) (35,0%)
ENTITÀ DEGLI INVESTIMENTI
5 1 - 1 0 0 1 0 1 - 2 0 0 2 0 1 - 3 0 0 3 0 1 - 5 0 0 501- 1-5 oltre milioni milioni . milioni milioni 1 miliardo miliardi miiiar
1 1 3 0 1 0 0 5 4 0 5 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 16 9 4 4 0 0 0 2 3 1 0 0 0 0 3 0 0 0 0 0 0 2 7 2 2 1 0 0 29 24 10 11 3 0 0 113,4%) (11.1%) 14,6%) (5,1 %) 11,4%) UT- — T a b e l l a 6 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) per c l a s s i di v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e nel p e r i o d o 3 1 / 1 2 / 1 9 7 3 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 6 Settori > + 1 0 % + 5 - 1 0 % Alimentare e tabacchi 3 2 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 6 4 Legno e mobilio 0 0 Metalmeccanico 41 15 Chimico, gomma, cellulosa e plastica 11 3 Carta e editoria 2 0 Vario 4 2 TOTALE 67 26
122,3%) (8.6%)
PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'dCCUPAZIONE
+ 2 - 5 % ± 2 % - 2 - 5 % - 5 - 1 0 % > - 1 0 % 4 4 1 1 1 11 22 7 6 1 2 4 0 3 2 15 37 8 8 12 4 10 3 3 5 3 2 0 0 1 4 16 4 3 1 4 3 95 23 24 23 (14,3%) (31,6%) (7,6%) (8,0%) (7,6%) T a b e l l a 7 . D i s t r i b u z i o n e d e l l e i m p r e s e e s p o r t a t r i c i ( c l a s s e 1 1 - 9 9 a d d e t t i ) p e r c l a s s i di v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e nel p e r i o d o 1 / 1 / 1 9 7 7 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 9
PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'OCCUPAZIONE
> + 1 0 % + 5 - 1 0 % + 2 - 5 % ± 2 % - 2 - 5 % - 5 - 1 0 % > - 1 0 %
Alimentare e tabacchi 1 3 1 8 0 1 3
Tessile, abbigl.. calz. e cuoio 6 3 8 27 5 3 10
Legno e mobilio 1 1 1 2 2 2 2
Metalmeccanico 29 11 11 4 8 1 1 12 21
Chimico, gomma, cellulosa e plastica 14 1 2 5 4 7 9
Carta e editoria 2 2 0 2 1 0 1
Vario 3 0 4 13 9 2 5
TOTALE 56 21 27 105 32 27 51
fare è il netto peggioramento della
si-tuazione occupazionale tra i due
perio-di considerati. Tra le imprese
esporta-trici con meno di 100 addetti la
percen-tuale di quelle che nel primo triennio
(31/12/1973-31/12/1976) hanno
accre-sciuto i propri organici di più del 10%
è stata del 22,3%. Nei tre anni
succes-sivi (1/1/1977-31/12/1979) erano scese
al 17,5%. Sul fronte opposto, cioè
re-lativamente alle unità produttive con
un calo occupazionale superiore al
10%, si è nel frattempo saliti dal 7,6%
al 16%.
Anche tra le imprese con un
incremen-to medio dell'occupazione (tra il 5 e il
10%) le cose si sono deteriorate, in
quanto il loro peso sul totale delle
aziende intervistate è sceso dall'8,6%
al 6,6%. Sono invece rimaste
pratica-mente invariate quelle con un regresso
occupazionale compreso tra il 5 e il
10% (dall'8% all'8,5%). Inoltre,
men-tre in entrambi i casi quasi un terzo
delle imprese è rimasto stazionario
nel-la quantità di mano d'opera impiegata
(31,6% nel primo periodo e 32,9% nel
secondo), un ulteriore segno di
degra-do si denota sia tra le aziende in
legge-ra espansione occupazionale (scese dal
14,3% del totale all'8,5%), sia tra
quelle in lieve involuzione (salite dal
7,6% al 10%).
Quanto alle imprese non esportatrici,
la situazione appare sostanzialmente
diversa da quella vista a proposito
del-le ditte che vendono all'estero. Infatti,
esse sembrano aver retto meglio tra un
periodo e l'altro e, pur segnando
an-ch'esse un peggioramento di tendenza,
hanno evidenziato una maggiore
tenu-ta. Sono cosi lievitate le imprese
ap-partenenti alla classe più elevata di
in-cremento occupazionale (dal 16,7% al
18,4%), mentre sono leggermente
di-minuite quelle nella situazione opposta
(dal 10,2% al 9,8%). Nelle classi di
variazione, in più o in meno, tra il 5 e
il 10% l'andamento è parso costante e
caratterizzato da oscillazioni quasi
im-percettibili.
Meno bene si è presentato il gruppo di
imprese con variazioni più modeste, in
quanto quelle in sviluppo
occupaziona-le sono scese (dal 10,2 all'8,5%) e
quelle in flessione si sono viceversa
ac-cresciute (dall'8,8% al 13,2%). Quanto
alle aziende in situazione di stallo, esse
si sono nel frattempo ridotte dal
38,3% al 34,6%.
Se poi si raffrontano le due
distribu-zioni, cioè quelle delle aziende
esporta-trici e non, tra di loro nei due
interval-li temporainterval-li considerati, si osserva che
nel triennio iniziale le prime si sono
comportate decisamente meglio,
supe-rando le seconde in tutte le classi di
segno positivo e rimanendone al di
sot-to nelle altre, salvo in quella con calo
tra il 5 e il 10%. Viceversa, nel
trien-nio 1977-1979 la situazione si è
pratica-mente rovesciata: nelle classi favorevoli
sono ora le aziende non esportatrici a
primeggiare, e cosi in quelle negative,
salvo il caso della fascia relativa a
fles-sioni tra il 2 e il 5%.
In breve, le aziende esportatrici con
meno di 100 dipendenti hanno
incre-mentato la loro occupazione
esclusiva-mente nel primo triennio (1974/1976).
Quelle non esportatrici hanno pure
es-T a b e l l a 8 . D i s t r i b u z i o n e d e l t o t a l e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i p e r c l a s s i di v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e nel p e r i o d o 3 1 / 1 2 / 1 9 7 3 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 6Settori
> + 1 0 % + 5 - 1 0 % Alimentare e tabacchi 2 3 Tessile, abbigl., calz. e cuoio 7 5 Legno e mobilio 0 0 Metalmeccanico 17 9 Chimico, gomma, cellulosa e plastica 2 1 Carta e editoria 3 1 Vario 5 1
TOTALE 36 20
116,7%) (9,3%)
PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'OCCUPAZIONE
+ 2 - 5 % ± 2 % - 2 - 5 % - 5 - 1 0 % > - 1 0 % 1 7 2 2 2 3 19 5 4 4 1 5 1 0 1 13 32 2 5 12 2 4 2 0 0 0 6 2 2 1 2 10 5 1 2 22 8 3 19 14 22 ( 1 0 , 2 % ) ( 3 8 , 3 % ) (8,8%) (6,5%) (10,2%) T a b e l l a 9 . D i s t r i b u z i o n e d e l t o t a l e d e l l e i m p r e s e n o n e s p o r t a t r i c i per c l a s s i dì v a r i a z i o n e d e l l ' o c c u p a z i o n e n e l p e r i o d o 1 / 1 / 1 9 7 7 - 3 1 / 1 2 / 1 9 7 9 Settori Alimentare e tabacchi Tessile, abbigl., calz. e cuoio Legno e mobilio
Metalmeccanico
Chimico, gomma, cellulosa e plastica Carta e editoria Vario TOTALE > + 1 0 % 4 4 1 27 3 3 1 43 (18,4%)
PERCENTUALI DI VARIAZIONE DELL'OCCUPAZIONE