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Cronache Economiche. N.001-002, Anno 1975

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(1)

CAMERA DI COMMERCIO SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE

INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA * - <'v GRUPPO, / 7 0 S E M

Ol TORINO I / ^ ANNO 1975

(2)

Le preoccupazioni

sono il peggior compagno di viaggio.

Non guastatevi il più bel

programma di viaggio con la preoccupazione di portarvi dietro tutto, o di ricordare se avete chiuso bene la porta di casa. Ci sono ladri specializzati in scippi, ed altri che emergono nel furto d'appartamenti.

Meglio affidarsi alle nostre Cassette di sicurezza, perfette per proteggere il vostro tesoro di famiglia:

argenteria, gioielli, documenti Depositateli da noi e partite leggeri.

Con un modesto canone, metterete al sicuro i vostri valori e sarete assicurati contro l'ansia da furto.

È il nostro modo di augurarvi "buone vacanze!'.

vediamoci più spesso.

la banca aperta.

CASSA DI RISPARMIO

DI TORINO

(3)

131 mira fiori

La nuova 1300/1600

Bella e con tanta sostanza

Robusta e sicura perchè semplice

Qualunque meccanico ci sa mettere le mani

Ha molta ripresa e consuma poco

Tra 10 anni la cambierete con un'altra 131 mirafiori

Se lo chiedete a qualcuno, vi dirà: la 131!

Una macchina così sono soldi spesi bene

Nella 131 mirafiori i più avanzati risultati della tecnologia Fiat nel

campo della economicità di consumo, della protezione antiruggine,

della sicurezza, della facilità di manutenzione e di riparazione.

Le 11 versioni

2 porte, 4 porte, familiare 5 porte,

in allestimento normale o Special,

con motore "1300" o "1600".

Vasta scelta di optional.

Le prestazioni

Motore "1300":

65 CV (DIN) - 150 km/h.

Motore "1600":

(4)

Banco Ambrosiano

SPORTELLI NELLE SEGUENTI CITTÀ S O C I E T À P E R A Z I O N I F O N D A T A N E L 1 8 9 6 S E D E S O C I A L E E D I R E Z I O N E C E N T R A L E : M I L A N O - V I A C L E R I C I . 2 I S C R I T T A A L T R I B U N A L E DI M I L A N O A L N . 3 1 7 7 C A P I T A L E L. 1 0 . 0 0 0 0 0 0 . 0 0 0 . R I S E R V E L. 3 3 . 9 7 5 . 0 0 0 . 0 0 0 BOLOGNA FIRENZE ^GENOVA MILANO ROMA TORINO VENEZIA ABBIATEGRASSO ALESSANDRIA BERGAMO BESANA CASTEGGIO COMO CONCOREZZO ERBA FINO MORNASCO LECCO LUINO MARGHERA MONZA PAVIA PIACENZA PONTE CHIASSO SEREGNO SEVESO VARESE VIGEVANO AFFILIATE E COLLEGATE: BANCA DEL GOTTARDO S.A. Lugano

COMPENDIUM SOCIÉTÉ AN. HOLDING Lussemburgo LA CENTRALE FINANZIARIA GENERALE S.p.A. Milano TORO ASSICURAZIONI S.p.A. Torino

BANCA CATTOLICA DEL VENETO S.p.A. Vicenza CREDITO VARESINO S.p.A. Varese

BANCA MOBILIARE PIEMONTESE S p A. Torino BANCO D'IMPERIA S.p.A. Imperia

BANCA PASSADORE & C. S.p.A. Genova

BANCA ROSENBERG COLORNI & Co. S.p.A. Milano CISALPINE OVERSEAS BANK LIMITED Nassau LA CENTRALE FINANCE LIMITED Nassau CENTRALFIN INTERNATIONAL S A. Lussemburgo ULTRAFIN A G. Zurigo

ULTRAFIN INTERNATIONAL CORPORATION New York IL PIEMONTE FINANZIARIO S p A. Torino

FORNACI RIUNITE S.p.A. Torino

VITTORIA ASSICURAZIONI S.p.A. Milano LA VITTORIA RIASSICURAZIONI S p A. Milano ALLEANZA SECURITAS ESPERIA S.p.A. Roma PRESERVATRICE ASSICURAZIONI S p A. Roma LE CONTINENT Parigi

LE CONTINENT VIE Parigi

Il Banco Ambrosiano fa parte del

composto dalle seguenti banche: Gruppo di Banche Inter-Alpha "

Pratiche di finanziamento a medio termine

quale Banca partecipante ad INTERBANCA S.p.A. Milano

BANCO AMBROSIANO Milano

BERLINER HANDELS G ESELLSCH AFT-FR AN KFU RTER BANK Francoforte

CRÉDIT COMMERCIAL DE FRANCE Parigi KREDIETBANK S A Bruxelles

NEDERLANDSCHE MIDDENSTANDS BANK N.V. Amsterdam PRIVATBANKEN A.S. Copenhagen

WILLIAMS & GLYN'S BANK LTD Londra

Uffici di Rappresentanza a Tokio, Singapore e San Paolo.

SEDE DI TORINO

VIA XX SETTEMBRE, 37 - TELEFONO 57731

Agenzie di città

a ) Corso Racconigi, 2 - telefono 779.567

(5)

cronache

economiche

rivista d e l l a camera di commercio industria artigianato e agricol-tura di forino numero 1 / 2 anno 1 9 7 5 C o r r i s p o n d e n z a , m a n o s c r i t t i , p u b b l i c a z i o n i d e b b o n o e s s e r * i n d i r i z z a t i alla D i r e z i o n e d e l l a R i -v i s t a . L ' a c c e t t a z i o n e d e g l i a r t i c o l i d i p e n d e d a l g i u d i z i o i n s i n d a c a b i l e d e l l a D i r e z i o n e . G l i s c r i t t i f i r m a t i o s i g l a t i r i s p e c c h i a n o s o l t a n t o il p e n -s i e r o d e l l ' A u t o r e e n o n i m p e g n a n o la D i r e z i o n e d e l l a R i v i s t a n é l ' A m m i n i s t r a z i o n e C a m e r a l e . P e r le r e c e n s i o n i le p u b b l i c a z i o n i d e b b o n o e s s e r e i n v i a t e i n d u p l i c e c o p i a , t v i e t a t a la r i -p r o d u z i o n e d e g l i a r t i c o l i e d e l l * n o t e s e n z a l ' a u t o r i z z a z i o n e d e l l a D i r e z i o n e . I m a n o s c r i t t i , a n c h e s e n o n p u b b l i c a t i , n o n si r e s t i t u i s c o n o .

sommario

S . B a s s i

3 La Biblioteca Nazionale di Torino

G . C a n s a c c h i

25 L'arbitrato internazionale e i ceti industriali

F . A l u n n o

32 Per un nuovo ordinamento delle Camere di commercio

G . T a g l i a c a r n e

39 A proposito del futuro sviluppo demografico

G . B o n a z z i

45 L'organizzazione del lavoro tenta nuove strade

G . F . M i c h e l e t t i

50 Verso un codice internazionale di regolamentazione dei trasferimenti di tecnologie e know-how produttivi

A . B o r g a n i

55 Appunti sul credito agevolato al commercio

A . L o f a r o

62 Prezzi e riorganizzazione del sistema distributivo

C . C o s t a n t i n o

68 Linee generali della riforma tributaria 1971

L. J o n a C e i o s i a

73 Considerazioni sul Piano regionale piemontese '74/'78

F . F o x

76 Note sugli inquinamenti atmosferici in Piemonte 84 Tra i libri

92 Dalle riviste

Figura in copertina :

La nuova sede della Biblioteca Nazionale di Torino.

D i r e t t o r e responsabile:

Francesco Sarasso

Vice d i r e t t o r e :

Franco Alunno

Direzione, redazione e a m m i n i s t r a z i o n e

Redattore capo: 10123 T o r i n o • Palazzo dogli A f f a r i - Via S. Francesco da Paola, 24

(6)

C A M E R A D I C O M M E R C I O

I N D U S T R I A A R T I G I A N A T O E A G R I C O L T U R A

E U F F I C I O P R O V I N C I A L E I N D U S T R I A C O M M E R C I O E A R T I G I A N A T O

Sede: Palazzo degli Affari - Via S. Francesco da Paola, 24

Corrispondenza: 10123 Torino - Via S. Francesco da Paola, 24

10100 Torino - Casella Postale 413.

Telegrammi : Camcomm. Telefoni : S7I6I (10 linee). Telex: 21247 CCIAA Torino.

C/c postale: 2/26170.

Servìzio Cassa: Cassa di Risparmio di Torino

- Sede Centrale - C/c 53.

B O R S A V A L O R I

10123 Torino - Via San Francesco da Paola, 28.

Telegrammi: Borsa.

Telefoni: Uffici 54.77.04 - Comitato Borsa 54.77.43

- Ispettore Tesoro 54.77.03.

B O R S A M E R C I

10123 Torino - Via Andrea Doria, 15.

Telegrammi: Borsa Merci - Via Andrea Doria, 15. Telefoni: 55.31.21 (5 linee).

G A B I N E T T O C H I M I C O M E R C E O L O G I C O

(presso la Borsa Merci) - 10123 Torino - Via Andrea Doria, 15.

(7)

La Biblioteca Nazionale di Torino

Stelìo Bassi

Il 15 ottobre 1973 è stata aperta al pubblico la nuova sede della Biblioteca Nazionale di To-rino, nel cuore della città, in Piazza Carlo Alberto chiusa al traffico e trasformata a giar-dino. Tutto il patrimonio libra-rio (850.000 volumi, 12.000 pe-riodici, 3700 manoscritti, 1600 incunabuli, 15.000 disegni e in-cisioni, 5000 carte geografiche) vi è stato trasferito e tutti i ser-vizi pubblici (informazioni bi-bliografiche, cataloghi, distribu-zione, prestito, sale di lettura, sale di consultazione specializ-zate, sala manoscritti e rari, sala periodici, sala mostre bibliogra-fiche, servizi di fotoriproduzione e restauro, sale per conferenze e riunioni) sono entrati in funzio-ne funzio-nella nuova sede: sono in gra-do di soddisfare le esigenze di lettura, ricerca e aggiornamento di 400.000 persone all'anno.

La Biblioteca Nazionale ha cosi lasciato definitivamente la sede ove era stata allogata per 250 anni dal 1723, quando Vit-torio Amedeo If attuò l'unione della Biblioteca Reale e della Bi-blioteca Civica alla BiBi-blioteca Universitaria nel nuovo palazzo della Regia Università, che ave-va fatto edificare negli anni 1713-1715 tra Via della Zecca (Via Verdi) e Via Po dagli ar-chitetti Michelangelo Garove, Giovanni Antonio Ricca e Anto-nio Bertola e al cui compimento

aveva contribuito dal 1716 in poi l'architetto Filippo fuvarra, che tra l'altro disegnò nel 1721 gli ornati della « libreria » ossia biblioteca, secondo quanto atte-sta il suo scolaro e biografo G. B. Sacchetti.

L e origini: la Libreria ducale (1563-1713).

Liberata Torino dall'assedio francese (1706), Vittorio Ame-deo II si era dedicato con ener-gia e chiarezza di vedute alla riorganizzazione e al rafforza-mento dello Stato, preoccupan-dosi anche della rinascita degli studi, del rinnovamento dell'Uni-versità, del riordino della Bi-blioteca e degli Archivi di Cor-te: diede quindi incarico nel 1709 all'abate savoiardo Filiber-to Amedeo Machet di provve-dere alla risistemazione della Li-breria sabauda, che era in uno stato di caotico disordine.

Il riordino fu attuato con la collaborazione del teologo pro-testante tedesco Christoph Mat-thias P f a f j . Insieme al PfafJ col-laborò a quel riordino il medico e botanico torinese Lorenzo Ter-raneo, per quanto concerneva la filosofia e la storia naturale. Ven-ne redatto un voluminoso Index

Alphabetique des livrcs qui se trouvent en la Bibliothèque Ro-yale de Turiti en cette année

1713, di notevole importanza per

conoscere la consistenza della biblioteca ducale, che nel 1713 era divenuta reale, avendo Vitto-rio Amedeo II assunto quell'an-no il titolo di Re di Sicilia, mu-tato poi in quello di Re di Sarde-gna. La nuova sistemazione era stata fatta usufruendo di una galleria del Palazzo Reale desti-nata dal sovrano a sede della bi-blioteca; i libri erano stati dispo-sti in scaffali alle colonne della galleria.

Oltre diecimila volumi sono elencati sommariamente nell'In-dex, manoscritti e stampati (una sezione è dedicata ai disegni e alle incisioni) : diciamo ora co-me si formò questa raccolta, che costituisce la ricchezza della Bi-blioteca Nazionale.

(8)

tra i quali uno splendido esem-plare stampato su pergamena dei 13 volumi dell'edizione plan-tiniana della Bibbia poliglotta

(Anversa 1569-73), donato al duca nel 1573 da Filippo li re eli Spagna, tuttora conservato nella Biblioteca Nazionale di Torino.

Emanuele Filiberto, mente particolarmente aperta alla cul-tura scientifica con orientamen-to pratico, curò che la biblioteca non si sviluppasse come raccolta di carattere letterario e artistico

soltanto. Questa apertura verso le scienze, che interpretava il nuovo spirito elei tempi, fu certo mantenuta da Carlo Emanuele I, il cui matematico, il nizzardo Bartolomeo Cristini, tenne l'uf-ficio di bibliotecario dal 1585 al 1608. La biblioteca tanto si ac-crebbe, e con essa le raccolte archeologiche e artistiche, insie-me a quelle di scienze naturali e di strumenti matematici, da ren-der necessaria una nuova siste-mazione. Carlo Emanuele I prov-vide quindi tra il 1606 e il 1608

a far allestire una galleria splen-didamente decorata, che colle-gava il Castello (Palazzo Mada-ma) con il Palazzo del Vescovo, residenza ducale. Nella galleria vennero riuniti i manoscritti e gli stampati che il duca riusci ad acquistare in gran numero du-rante il suo regno, suscitando l'ammirazione degli studiosi.

(9)

e greci era già divenuto noto ai dotti del tempo e costituiva una delle caratteristiche della biblio-teca. Nel 1622 al Rovani succe-deva, sia nella cattedra all'Uni-versità sia nell'incarico di Bi-bliotecario del Duca di Savoia, il friburghese Bartolomeo Sovero

(Schouwey) passato poi nel 1624 all'Università di Padova, a coprire la cattedra di matematica già tenuta da Galileo Galilei.

Al regno di Carlo Emanuele I devono assegnarsi gli acquisti: dei codici dell'Abbazia di Staf-farda, dei codici ed incunabuli del Cardinale Domenico della Rovere torinese (il pronipote Gerolamo della Rovere mori nel 1592 arcivescovo di Torino), di alcuni codici della famiglia Gon-zaga ceduti da Carlo I di Gonza-ga Nevers (tra i quali il celebre

Plinio, con miniature di scuola

del Mantegna) e di numerosi al-tri codici, acquisiti isolatamente, od anche a gruppi, come il

Bea-tus miniato nel sec. XI in

Catalo-gna, il Messale Rosselli — capo-lavoro della miniatura spagnola nel sec. XIV —-, il gruppo dei codici giuridici miniati a Bolo-gna tra il '200 e il '500, ecc.

Confluirono nella libreria du-cale, fin dai tempi di Emanuele Filiberto, libri pregevoli, quasi tutti manoscritti e molti con mi-niature, che si trovavano nei ca-stelli, case o cappelle ducali del-la Savoia e del Piemonte, come testimoniano alcuni inventari del '400 e '500 conservati nell'Ar-chivio di Stato e pubblicali dal Vajra e da altri. Codici miniati per i duchi di Savoia (ricordia-mo ad es. i codici della Bibl. Naz. D.VI.2 ed E.IV.13, miniati per Filiberto I e per Carlo I I I ) , ovvero acquistati per via di pa-rentele o portati in dono dalle consorti (come: Bianca di Bor-gogna e Bona di Berry, che ci

fanno ricordare mirabili cimeli come Les Heures de Savoie e

Les Heures de Turin; Anna eli

Lusignano che portò da Cipro il famoso manoscritto musicale con notazione mensurale franco-ci-priota, noto come ms. I.II.9 della Biblioteca Nazionale; Io-landa di Francia, che pure arric-chì la biblioteca ducale di 89 mss. francesi miniati e favorì l'introduzione della stampa in Torino nel 1474), incunabuli stampati su pergamena e minia-ti, esemplari speciali riservati ai re di Francia, raggiunsero man mano la libreria ducale. Si formò lentamente un altro gruppo im-portante, non meno caratteristi-co di quello grecaratteristi-co ed orientale: il gruppo francese, nel quale me-ritano particolare menzione i nu-merosi romanzi francesi miniati del sec. XV, rispecchianti l'es-senza della cultura cortigiana, mentre è di non minore interesse il complesso elei codici latini mi-niati di sicura origine francese, dei secc. XIV-XV.

Vale la pena di ricordare che durante il periodo di reggenza di Madama Reale, Cristina di Francia, somme ingenti non ven-nero più spese per la cultura, ma per feste, ricche e sontuose: tut-tavia nella libreria ducale ne ri-mase uno splendido ricordo, mo-numento caratteristico dell'epo-ca, nella serie elei grandi, ma-gnifici album dei Balletti capi-lavori della miniatura e della calligrafia del '600, eseguili dal cartografo Tommaso Borgogno. Di alcuni di questi Balletti si conservano anche le musiche, che si aggiungono ed complesso eli codici musicali, già notevole nella libreria ducale, aumentato poi successivamente con acquisti di cui diremo.

Nel 1667 accadde una cala-strofe: un incendio distrusse la

Galleria ducale: gran parte dei volumi fu salvata, gettata alla rinfusa dalle finestre nella piaz-za sottostante. Ammucchiati in alcune stanze i libri salvati vi rimasero, senza più aspetto di biblioteca, anche se fu mantenu-to l'ufficio elei bibliotecario, fino al riordino disposto da Vittorio Amedeo II nel 1709.

L a Libreria pubblica e la Regia Biblioteca universitaria (1714-1876).

Nel 1713 ebbero inizio e fu-rono condotti avanti rapidamen-te, affidati a Michelangelo Geiro-ve e Giovanni Antonio Ricca, i lavori di costruzione del nuovo edificio dell'Università, cioè l'at-tuale tra Via Verdi e Via Po.

Nel 1720 venne inaugurata la nuova sede dell'Università e in-sieme Vittorio Amedeo II ne pro-mulgò le Costituzioni nelle quali si legge (§§ 17): «Ed avendo noi determinato, che dentro la stessa Università si stabilisca un'ampia e scelta Biblioteca per comodo sì degli Studenti che del Pubblico... ». Queste parole ci ri-cordano quelle usate dal Manzo-ni nel cap. XXII dei Promessi

Sposi per illustrare la direzione

della Biblioteca Ambrosiana fon-data un secolo prima dal Cardi-ned Federigo Borromeo: in realtà erano ispirate da Scipione Maf-fei che rispondendo alla richie-sta di Vittorio Amedeo di un Parere per la riforma dell'ordi-namento dell'Università eli Tori-no, gli eiveva indirizzato da Ve-rona il 20 febbraio 1718, un am-pio studio nel quale, dopo aver ricordalo l'elogio della Bibliote-ca duBibliote-cale espresso nella lettera pubblicata sul Giornale de'

Let-terati di Venezia del 1711 (VI,

(10)

Sala di l e t t u r a .

per suggerire ancora ciò, che può esser corona di tutta l'opera, e che può finire di render Torino un seminario eli dotti, e un em-porio di buoni studi. Ciò sarei con instituire una insigne e

Re-gia Libreria pubblica...».

Fu l'idea di questa « insigne Regia Libreria pubblica » ad ispi-rare Vittorio Amedeo. Il 17 mag-gio 1723 il Consiglio Generale della Città di Torino deliberava che poiché « S. M. haveva dato ordine eli far trasportare la sua libraria nel grein vano della pub-blica biblioteca della Regia Uni-versità delle Scienze quali eremo in numero di 10.000 e più volu-mi e che desiderava pure di far trasportare quelli della libraria

aperta dalla Città a beneficio pubblico nell'anno 1714 in una sala dello studio » si procedesse alla consegna della Biblioteca civica con i relativi inventari, poiché il re riteneva che « uniti i libri della sua libraria e quelli della suddetta della Città si com-porrà un'ottima libraria».

Alle Regie Costituzioni per l'Università del 1720, segui su-bito, con regia patente del 15 novembre 1720 la nomina del primo prefetto della Biblioteca. Le Costituzioni del 1729 stabili-rono l'obbligo per tutti gli stam-patori degli Stati del Re eli Sar-degna eli consegnare una copia degli stampati e l'obbligo ai pro-fessori dell'Università di

conse-gnare una copia elei loro scritti ed termine dei corsi « sotto pena della perdita dello stipendio per mesi sei »: stabilirono inoltre un organico del personale, un orario invernale eli sei ore ed estivo di sette ore al giorno, le modalità per la lettura, gli obblighi dei let-tori e rigide limitazioni per la consultazione dei manoscritti e per la loro custodia. Questo re-golamento venne poi ripetuto tal quale nelle R. Costituzioni del 1771.

Nel 1745 diventava prefetto l'abate Giuseppe Pasini, padova-no, che tenne l'incarico fino al

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famoso catalogo Codices

manu-scripti Bibliothecae Regii Tauri-nensis Athenaei, che fece

cono-scere in tutto il mondo i mano-scritti di Torino e costituisce an-cora oggi base fondamentale della ricerca degli studiosi. Man-cò, come notò poi Girolamo Ti-raboschi nella sua Storia della

letteratura italiana,

un'introdu-zione storica che servisse a far conoscere come si era formato il fondo manoscritti della biblio-teca.

La biblioteca si veniva intanto arricchendo. Nel 1753 aveva già superato i 52.000 volumi, secon-do la Guida di Torino di quel-l'anno. Passarono alla biblioteca i libri di Pietro Giannone, mor-to nella Cittadella il 1748, i libri del Castello d'Agliè, passato ai Savoia nel 1764, i libri della soppressa Abbazia cistercense di Casanova nel 1782. Andarono invece dispersi i mss. dell'Abba-zia della Novalesa, soppressa prima della rivoluzione francese, regnando Carlo Emanuele IV: i monaci donarono o vendettero a religiosi e privati quanto resta-va di quella preziosa biblioteca, come più tardi fecero i monaci dell'Abbazia di Bobbio, nel 1803.

Occupato il Piemonte dai Francesi, il 18 luglio 1801 (28 messidoro dell'anno I X ) la Bi-blioteca Universitaria fu dichia-rata « Nazionale », poi « Impe-riale » sotto Napoleone. Ricevet-te 30.000 volumi delle corpora-zioni religiose e conventi sop-pressi. Bibliotecario nel periodo napoleonico fu Carlo Denina, uno dei letterati più noti del tempo, membro di diverse acca-demie scientifiche, cui Napoleo-ne affidò la sua biblioteca pri-vata: il bibliotecario reggente era Giuseppe Vernazza, barone di Freney, che insieme al

Diziona-rio dei tipografi in Piemonte,

pubblicato postumo, ci ha lascia-to interessante materiale stam-pato e manoscritto ad illustra-zione della biblioteca.

Con il rientro del re di Sarde-gna nei suoi stati, la biblioteca tornò ad essere Regia Biblioteca Universitaria. Assistente, con l'incarico d'insegnare le lingue orientali, era Amedeo Peyron, al-lievo di Tommaso Valper gei di Caluso, che alla sua morte, nel 1815, legò alla Biblioteca del-l'Università oltre 1600 mano-scritti, incunabuli e pubblicazio-ni, testi e studi delle lingue orientali e più particolarmente della lingua ebraica. Il catalogo del fondo Caluso venne pubbli-cato dal Peyron a Lipsia nel 1820, l'anno in cui giungeva a Torino, all'Archivio delle RR. Finanze, l'archivio elei soppresso Monastero di Bobbio, la cui ce-lebre biblioteca, dopo le varie note dispersioni (tra le quali gli acquisti per le biblioteche Am-brosiana nel 1606 e Vaticana nel 1618), era andata venduta al-l'asta per quanto restava nel 1803. Amedeo Peyron si era già interessato ai codici bobbiesi che la Biblioteca Universitaria posse-deva, provenienti dalla Libreria elucale (il Lattanzio, il

Sedulio-Cereale e tre codici che

riconob-be come palinsesti, le cui scrit-ture del IV-VI sec. ci restano nei facsimili ben noti ai paleografi, poiché gli originali anelarono miseramente distrutti nell'incen-dio del 1904): grazie al conte Prospero Balbo egli ottenne di vedere subito le carte bobbiesi e il 15 aprile 1820 ne ebbe in con-segna diversi fascicoli, tra i quali parte di due codici di S. Ci-priano del sec. V e di un codi-ce di S. Ambrogio del sec. VI, ma so preti tulio /'Inventari um del 1461 della Biblioteca di

Bob-bio, che — perduto ormai l'anti-chissimo ceitalogo del sec. X pub-blicato dal Muratori —- costitui-sce il più antico inventario che attualmente si possegga di quel-la antica e famosa biblioteca. Questi cimeli, presi in consegna dal Peyron tre einni prima della consegna delle carte bobbiesi agli Archivi di Corte (Archi-vio di Stato) sono oggi con-servati nella Biblioteca Naziona-le. L'esame dell'inventario del 1461 convinse Amedeo Peyron a solleciteire dal Conte Bedbo l'in-carico di fare un viaggio a Bob-bio, per cercare di recuperare, se fosse stato possibile, l'ultima parte della biblioteca bobbiese, andata all'asta nel 1803. L'esito del viaggio fu quanto meli fortu-nato: il 2 settembre 1820 il Pey-ron rientrava a Torino con più eli trenta manoscritti e venti in-cunabuli, nonché altri cimeli tro-vati altrove. Successivamente, tra il 1823 e il 1824, più di trenta coelici bobbiesi furono ulterior-mente acquisiti, secondo la noti-zia elata dallo stesso Peyron, nel-l'opera M. Tulli Cieeronis

ora-tionum prò Scauro, prò Tullio et in Clodium fragmenta inedita,

da lui pubblicata a Stoccarda e Tubinga nel 1824, con quella magistrale introduzione De

Bi-bliotheea Bobiensi Commenta-rius, che resta il primo

stu-dio ancora in gran parte valido sulla biblioteca del Monastero di S. Colombano. Con i manoscritti bobbiesi la Biblioteca Universi-taria acquisiva un fondo eli stra-ordinario valore, in gran parte salvato dall'incendio del 1904, compreso il codice k degli

Evan-geli (G.VII. 15) del sec. IV, il

(12)

ante-riore alla introduzione del rigo musicale.

Il Pasini nel suo catalogo del 1749 aveva descritto 2104 ma-noscritti: 169 ebraici, 369 greci, 1184 latini, 210 italiani, 172 francesi. Nel 1818 sappiamo che il loro numero era già salito a 3153 complessivi; nel 1898, alla vigilia dell'incendio del 1904, il loro numero era eli 4138: 378 orientali, 401 greci, 1608 lettini, 816 italiani, 269 francesi, 64 palinsesti. Gli incunabuli nel 1818 sommavano a 958 e nel 1898 erano saliti a 1095. Il pa-trimonio librario che nel 1818 aveva supereito i 106.000 volu-mi nel 1898 aveva superato il numero di 250.000 stampati. 1 lettori che nel 1818 erano un numero assai limitato, nel 1898 erano stati 108.000. Nel corso del secolo la Biblioteca Universi-taria divenne sempre più impor-tante nella vita culturale torine-se e piemontetorine-se: cosi possiamo leggere nell'Opinione del 31 ot-tobre 1849 un articolo polemico

di Aurelio Bianchi-Giovani,

per-ché la biblioteca non spenda la

sua dotazione acl acquistare sol-tanto incunabuli, aldine, elzevi-riane e simili, ma acquisti più largamente opere moderne utili agli studi. Certo la biblioteca, con il progredir delle scienze e con il diffondersi degli studi e in particolare dell'istruzione su-periore, si rendeva sempre più necessario, direi anzi insostituibi-le, fondamento di quell'istruzio-ne, per la quale si sviluppavano le facoltà e si moltiplicavano gli istituti. Questo spiega il patri-monio veramente notevole della biblioteca anche nelle scienze matematiche e naturali (ricor-diamo per inciso che "ono di proprietà della Biblioteca Nazio-nale Universitaria i 64 grandi volumi in folio della Botanica

Taurinensis, depositati

tempora-neamente dopo l'incendio del 1904 nell'Orto Botanico: si trat-ta eli un esemplare unico, che venne appositamente eseguito per la Regia Biblioteca Univer-sitaria, con pregevoli disegni bo-tanici acquerellati dal vero da valenti artisti). Anche nelle scienze umane gli acquisti di

fi-lologia e linguistica furono no-tevoli. Naturalmente non man-carono cloni, tra i quali merita-no ricordo: i mamerita-noscritti del conte Cesare di Saluzzo, com-prendenti miscellanee eli storia patria (1853), la biblioteca del Prof. Giuseppe Biamonti perve-nuta nel 1863 dalla famiglia So-maglia, la biblioteca del Princi-pe Carlo Emanuele Del Pozzo della Cisterna (1864) e il mi-gliaio di edizioni aldine donate dal Marchese Carlo Alfieri di Sostegno (1872).

La biblioteca in questo perio-do fu retta da due valenti stu-diosi quali Costanzo Gazzera

(1844-1859), egittologo, i cui mss. sono conservati all'Acca-demia delle Scienze, e il senato-re Gaspasenato-re Gorsenato-resio ( 1859-1891), professore di sanscrito all'Università di Torino, ed eb-be inizio una vasta opera di de-scrizione sistematica e scientifi-ca del patrimonio bibliografico dell'istituto per merito di Ber-nardino Peyron, nipote di Ame-deo, al quale si devono due im-portanti cataloghi: quello dei codici ebraici pubblicato nel 1880 e quello dei codici italiani pubblicato postumo nel 1904, pubblicazioni notevoli per com-pletezza di descrizione. Al Pey-ron dobbiamo anche l'ottimo ca-talogo generale alfabetico per classi, a volumi, iniziato nel 1864, che nel 1898 aveva rag-giunto la consistenza di 107 vo-lumi.

L a Biblioteca N a z i o n a l e Univer-sitaria dal 1876 al 1957.

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indici speciali, per l'assunzione del personale e per il funziona-mento: era negli interessi degli studi e della ricerca che si par-lasse un linguaggio comune. Il R.D. 20 gennaio 1876 n. 2974, distinse le biblioteche in autono-me e in biblioteche connesse ad altri istituti: erano autonome quelle costituenti un istituto au-tonomo ed erano divise in due gradi, di cui il primo fu costi-tuito dalle biblioteche nazionali. Tutte le biblioteche universita-rie furono considerate bibliote-che connesse ad altri istituti, cioè le università, con il compito di provvedere dei mezzi necessari eli studio professori e studenti: solo la Biblioteca Universitaria di Torino fu inclusa nel gruppo delle biblioteche « autonome » di primo grado e dichiarata

Bi-blioteca Nazionale Universita-ria: questo titolo e questa

carat-teristica le sono poi stati conser-vati inalterati e riassumono insie-me la sua storia e la sua odierna funzione, che non è soltanto quella di servire professori e stu-denti, ma « di rappresentare,

nel-la sua continuità e generalità, il progresso e lo stato della cultura italiana e straniera ».

La Biblioteca Nazionale Uni-versitaria rappresentava anche egregiamente la cultura piemon-tese in quanto, in conformità dell'Editto Albertino del 26 mag-gio 1848 riceveva per diritto di

stampa le pubblicazioni uscite dalle tipografie di tutti i circon-dari comprendenti le quattro Pro-vincie del Piemonte.

Nel 1892 assumeva la direzio-ne dell'istituto Francesco Carla, dopo una breve reggenza di Giu-seppe Ottino, che aveva fruttato un mediocre catalogo dei codici bobbiesi (1890). Fu il Carta ad istituire nel 1895 le sale di con-sultazione riservate ai professori

dell'Università e agli studiosi dei manoscritti: accanto ad esse la sala delle riviste, con le ultime annate di 375 riviste scientifiche. Da numerose università straniere pervenivano regolarmente le dis-sertazioni accademiche, che oggi costituiscono un fondo cospicuo e importante della Biblioteca Na-zionale. L'illustrazione del patri-monio bibliografico proseguiva, per settori, accuratamente: Fran-cesco Rossi pubblicava l'illu-strazione dei manoscritti copti

(1893), lo Zuretti l'indice dei manoscritti greci non contenuti nel catalogo del Pasini (1898), il Nallino il catalogo dei mano-scritti arabi, persiani e turchi

(1900). A seguito dell'Esposi-zione Nazionale di Torino del 1898 venne pubblicato il catalo-go dei mss. e libri a stampa mu-sicali e l'anno successivo la de-scrizione di numerosi cimeli del-la Biblioteca nei Monumenta

laeographica sacra, atlante pa-leografico artistico... a cura di

F. Carta, C. Cipolla e C. Frati. Il conte Alessandro Baudi di Vesme aveva compilalo fin dal

1882 un catalogo manoscritto delle incisioni (circa 15.000, le-gate da Giovanni Volpato in 52 volumi, più 27 volumi del Pira-nesi), Paul Durrieu pubblicava

Les Heures de Turin, libro d'ore

del duca di Berry (1902) e Carlo Cipolla aveva fatto eseguire i cli-chés (che poi si rivelarono pre-ziosa memoria dei manoscritti andati bruciati) per l'opera mo-numentale sui Codici bobbiesi

della Biblioteca Nazionale Uni-versitaria di Torino, uscita a

Mi-lano nel 1907, dopo l'incendio. La notte tra il 25 e il 26 gen-naio 1904 accadde il doloroso evento cui abbiamo già ripetuta-mente accennato: un terribile in-cendio devastava cinque sale del-la biblioteca, contenenti i mano-scritti, gl'incunabuli piemontesi, le aldine e la consultazione, com-presa la bibliografia generale. Circa 2000 manoscritti andarono distrutti, parecchi incunabuli piemontesi ed edizioni aldine e circa 30.000 volumi di consulta-zione. Andarono perduti i famo-si palinsesti bobbiefamo-si, gran parte dei manoscritti orientali,

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rosi manoscritti greci, latini, ita-liani e francesi, « Les Heures de Turin » miniato tra il 1404 e il 1413 da Van Eyclc per il duca Jean de Berry e appena pubbli-cato dal Durrieu, diversi mano-scritti bobbiesi e gonzagheschi: molti si salvarono in condizioni pietose, avendo subito l'azione del fuoco e dell'acqua di spegni-mento, buttati poi alla rinfusa nella strada, come nell'incendio del 1667, per salvarli dalla totale distruzione.

L'opera eli restauro ebbe ini-zio immediatamente dopo il di-sastro, ad opera di due laboreitori dell'Università: il laboratorio di chimica elei Prof. Icilio Guare-schi e il laboratorio di materici medica del Prof. Piero Giocosa, che nello stesso anno 1904 pub-blicarono due interessanti rela-zioni nelle Memorie e negli Atti dell'Accademia delle scienze eli Torino. Il Guareschi segui un indirizzo prevalentemente chimi-co, che non riscosse interamente il consenso del Prof. Giacosa, nel cui laboratorio venne impiantato nel 1905 il laboratorio di

restati-ro affidato a Carlo Marre, resteiu-ratore della Biblioteca Vaticana, inviato a Torino dal padre Fran-cesco Ehrle, prefetto di quella bi-blioteca, che aveva una partico-lare competenza in materia di re-stauro. I problemi del restauro erano gravissimi: i coelici perga-menacei sotto l'azione dell'acqua e del fuoco si erano ridotti di di-mensioni e avevano fatto massa: l'azione di distacco con tratta-mento umido pose subito il pro-blema di combattere i batteri del-la putrefazione, che corrodevano e distruggevano i fogli distaccati, e per ovviarvi fu utilissima la ca-mera umida suggerita da padre Ehrle insieme a opportune disin-fezioni. Occorreva poi fissare gli inchiostri, spianare le membreine, riordinare e ricomporre il ma-noscritto.

Ai problemi elei restauro si aggiungevano quelli della rico-gnizione del materiale salvato: era andato malauguratamente di-strutto anche l'inventario topo-grafico manoscritto, compilato da Bernardino Peyron, che vi aveva registrato 4138

manoscrit-ti, aggiornato poi da Carlo Frati due anni prima dell'incendio, con l'aggiunta di oltre 500 mano-scivtti, che non figuraveino nel catalogo del Peisini e nemmeno nell'Appendice manoscritta eli tale catalogo. Si identificarono 1765 manoscritti, saliti poi in successive ricognizioni ad oltre duemila, ma moltissimi mano-scritti sono ancora da identifica-re, cosa molto diffìcile perché sono spesso mutili, parzialmente illeggibili e manca qualsiasi rife-rimento essendo andato distrutto l'inventario che li registrava.

La commozione per la sciagu-ra fu gsciagu-rande: numerosi doni af-fluirono e somme notevoli fu-rono spese per reintegrare par-zialmente le perdite subite. Me-rita particolare menzione il dono del Barone Alberto Lumbroso

(1904) della sua raccolta di 26.000 volumi, stampe, manife-sti ecc. relativi all'epoca napo-leonica. L'episcopato piemontese inviò in dono 110 volumi, quasi tutti incunabuli: opere notevoli per valore furono donate da uni-versità, biblioteche, istituti e go-verni di diverse nazioni per un complesso di oltre 20.000 vo-lumi.

Seguirono i doni della biblio-teca Cavaglià-Cossato, ricca an-che di incisioni e carte geografi-che, pervenuta nel 1908. poi nel 1917 la raccolta del geografo Guido Cora con una copiosissi-ma cartoteca, aggiornata di re-cente con l'acquisto di numerose carte geografiche tra cui tutte le tavolette a scala 1:25.000 (oltre 4000) che costituiscono la Car-ta d'ICar-talia ediCar-ta dall'Istituto geo-grafico militare.

L'aumento del patrimonio li-brario e la difficoltà di contener-lo nell'edificio dell'università, il problema sollevato dall'incen-dio, la necessità di reperire

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Sala c a t a l o g h i .

cali nuovi, più idonei ai servizi di biblioteca, avevano convinto il Governo ad emanare la legge 581 del 23 agosto 1907 per la costruzione della nuova sede del-la biblioteca in piazza Carlo Al-berto, di fronte al palazzo Cari-gnano, nell'area già occupata dalle scuderie dei Carignano, costruite nel 1790 dall'architetto Filippo Castelli. Un'area idonea, perché centrale e nello stesso tempo fuori dalle grandi diret-trici del traffico cittadino, sulla quale avrebbe dovuto essere co-struito l'edificio che avrebbe do-vuto ospitare la Biblioteca Nazio-nale e la Biblioteca civica, fun-zionalmente unite. Ma quello che era riuscito a Vittorio Amedeo II nel 1725, di riunire le bibliote-che regia, civica e universitaria in un unico corpo a vantaggio evidente degli studi, non poteva ripetersi per un semplice dispo-sto di legge nella grande Torino del sec. XX, ove le due bibliote-che, Nazionale e Civica, dove-vano svilupparsi indipendenti, con pubblico e compiti diversi. Si fecero progetti, finché soprag-giunse la prima guerra mondiale e la « pratica » venne archiviata fino al 1936, anno in cui il De-manio fece la consegna alla Bi-blioteca Nazionale dell'area de-stinata alla costruzione, senza però che ne seguisse l'inizio.

La biblioteca intanto cresceva di anno in anno. Le sale di stu-dio, riservate ai professori erano salite ad otto, oltre la sala per i manoscritti e i rari. Tra la prima e la seconda guerra mondiale tre raccolte importanti entrarono in biblioteca: Foà, Giordano e Chianlore. Le raccolte Foà e Giordano, inlegruntesi a vicen-da, pervennero nel 1927 e 1970, sotto la direzione di Luigi Torri, con la collaborazione del Mae-stro Alberto Gentili e del

biblio-tecario Faustino Curio: insieme le due raccolte, donate dalle fa-miglie Foà e Giordano successi-vamente, costituivano in origine una raccolta formata dal conte Giacomo Durazzo, di origine ge-novese, ambasciatore cesareo a Venezia nel 1765; si tratta di un complesso di 696 manoscritti e 422 stampati di musiche del '500, '600 e '700, divenuti pre-sto noti in tutto il mondo mu-sicale perché comprendono autografi o inediti di Antonio Vivaldi, Stradella, Gabrieli, Me-nilo, Frescobalcli e molti altri: questo complesso aggiuntosi al fondo musicale formatosi in precedenza ne ha accresciuto straordinariamente l'importanza. Quanto alla raccolta Chianlore, donata nel 1934, di stampe e opere illustrate sul costume e il Risorgimento, essa ha arricchito il complesso storico-artistico che si era venuto formando nella bi-blioteca regia ed era stato accre-sciuto dal dono Lumbroso.

Man mano che la biblioteca si accresceva (150.000 unità bi-bliografiche dal 1920 al 1940)

la sede diventava palesemente insufficiente: si attendeva, si spe-rava la nuova sede. La Direzio-ne GeDirezio-nerale delle Accademie e Biblioteche creata nel 1926 pro-cedeva spedita al rinnovamento delle strutture della maggior par-te delle bibliopar-teche nazionali e universitarie, sostituendo ai vec-chi scaffali lignei grandi magaz-zini con scaffali metallici funzio-nali, meglio rispondenti alle ne-cessità di flessibilità e converti-bilità di una grande biblioteca moderna e nello stesso tempo più igienici e offrenti maggior sicu-rezza contro i pericoli d'incen-dio. A Torino, sempre in attesa di una imminente sistemazione definitiva nella nuova sede, gli scaffali rimasero di legno e nel disastroso incendio seguito al bombardamento dell'8 dicembre

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Il salone magazzino crollato nel 1942 venne ricostruito e tra-sformato in una grande sala di consultazione (1954) in sostitu-zione delle sale di studio che non furono riaperte al pubblico, ma il problema dello spazio —• ve-nuto a mancare un cosi grande magazzino — si aggravò, tanto più che nel decennio 1946-1955 entrarono in biblioteca 90.000 nuove unità bibliografiche, che riportarono il patrimonio a 550.000 unità: si dovette ricor-rere a due magazzini succursali, in Via Plana e Via Roma, umidi e malsani oltre che insufficienti, mentre acquisti importanti come quelli della biblioteca del duca di Genova e dell'Archivio Pro-mis (1952-53), pur essendo in-ventariati nel patrimonio della Biblioteca Nazioncde dovettero essere depositati nella Biblioteca Reale, alla quale rimasero.

Costruzione e allestimento della nuova sede: preparazione del trasferimento (1957-1973).

La necessità della nuova sede, stabilita con legge fin dal 1907, divenne urgente. Nuovi progetti erano stati preparati tra il 1936 e il 1940: la seconda guerra mondiale aveva però troncato quelle speranze eli una soluzione del problema. I danni della guer-ra avevano reso la situazione in-sostenibile e a mezzo secolo di distanza dalla decisione di legge un concorso per il progetto ven-ne finalmente bandito dal Mini-stero dei Lavori pubblici nel

1956. Nel 1957 lo scrivente ve-niva nominato Direttore della Biblioteca Nazionale di Torino e veniva dato l'incarico agli archi-tetti Pasquale Carbonara, Italo Insolera, Aldo Liviadotti, Anto-nio Quistelli e Massimo Amodei — vincitori ex aequo del

con-corso — di presentare un pro-getto definitivo che rispondesse alle esigenze funzionali della bi-blioteca in rapporto alla sua po-sizione nel centro storico della città e alla capacità dell'edificio costruibile, limitato sia in area

(3500 mq) sia in altezza e in-terramento (m 21 +6) con un volume utile di 75.000 me. In questo edificio unico la bibliote-ca doveva avere una bibliote-capacità funzionale di 1.500.000 volumi in piani magazzino di altezza netta m 2,25 ciascuno e 8000 mq eli superficie complessiva e ne do-veva essere assicurata la funzio-nalità verticale, cosi come dove-va essere assicurata la funziona-lità verticale degli uffici. I ser-vizi pubblici di informazioni bi-bliografiche, catalogo, distribu-zione, prestito, sala di lettura, sala principale di consultazione, sala manoscritti e rari, dovevano essere sullo stesso piano insieme alla direzione, in modo da rende-re facili le ricerche e i necessari spostamenti elei lettori, e questo doveva essere il secondo piano ai fini di una maggiore lumino-sità e un minor disturbo elei ru-mori elei traffico: il piano terre-no doveva invece essere destina-to alla sala mostre e all'audidestina-to- all'audito-rium, in modo da potersi subito effettuare una distinzione tra pubblico occasionale (visitatori di esposizioni e uditori di confe-renze o lezioni) e il pubblico formato da lettori, studiosi o ri-cercatori, riservando a questo pubblico la sala periodici al pri-mo piano, in quanto la lettura dei periodici è una ricerca d'in-formazione che presuppone una diversa esigenza funzionale.

Tra il dicembre 1957 e il giu-gno 1958 fu cosi portato a ter-mine il progetto definitivo che riuniva in un unico edificio tre settori distinti: 1) il magazzino

che comprendeva tutta l'ala ver-so Via Bogino; 2) gli uffici che comprendevano tutta l'ala verso Via Cesare Battisti; 3) i servizi pubblici che comprendevano le due ali verso Piazza Carlo Al-berto e Via Principe Amedeo. Questo progetto venne approva-to dal Consiglio Superiore dei lavori pubblici il 19 giugno 1958, per la spesa globale di un miliardo. I leivori per il primo stralcio di 200 milioni ebbero inizio il 4 agosto 1959, a conclu-sione dell'appalto. Questa data segnò l'inizio di una via crucis di 21 streilci, perché l'opera non ebbe fin dall'inizio un suo finan-ziamento intero, ma venne fi-nanziata per la maggior parte sui fondi straordinari per la manu-tenzione degli edifici pubblici a disposizione del Provveditorato alle OO. PP. per il Piemonte, in una successione di 21 stralci per una spesa globale di 2 miliardi e 150 milioni da parte del Ministe-ro dei Lavori pubblici, cui si de-vono aggiungere gli 850 milioni spesi dal Ministero della Pubbli-ca Istruzione per arredamento e attrezzature, tra le quali quella per il trasporto automatico dei libri.

La costruzione procedette len-tamente, con forzate interruzio-ni, man mano che i fondi neces-sari per proseguire si ottenevano, di anno in anno, a gran fatica. Il rustico dell'edificio fu portato a termine nel 1966. Nel 1967 la Direzione della Biblioteca avan-zava la richiesta di quattro mi-glioramenti funzionali che il li-mite di spesa aveva impedito di inserire nel progetto originario:

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C e n t r o c a t a l o g a z i o n e e a u t o m a z i o n e c a t a l o g o .

un impianto di circuiti televisivi chiusi per il controllo delle sale di lettura, consultazione e mano-scritti; 4) di un'adeguata attrez-zatura antincendio non soltanto di segnalazione ma anche di estinzione automatica. Le richie-ste ottenevano il consenso del Ministero dei Lavori Pubblici e del Ministero della Pubblica Istruzione.

Nel 1968 la Direzione della Biblioteca programmava l'arre-damento essenziale della nuova sede. Veniva prevista la sistema-zione dell'Ufficio informazioni bibliografiche insieme alla pub-blica consultazione dei grandi cataloghi collettivi, bibliografìe nazionali e cataloghi di grandi biblioteche.

Nel 1969 e 1970 venivano realizzati gli impianti tecnici: centrali termica e di condizio-namento (1.600.000 cali ora; 505.000 Koal/ora); centrale elettrica (500 KWA) con im-pianto autonomo automatico per illuminazione di sicurezza dei punti chiave in caso di mancan-za di corrente; centrale telefoni-ca abilitata per 5 linee urbane e 60 apparecchi interni; impianto interfonico nei magazzini; im-pianto di posta pneumatica; 8 ascensori e montacarichi; 2 cir-cuiti televisi chiusi; servizi igie-nici.

Nel 1971 e 1972 veniva posta in opera la scanalatura metallica del magazzino, della sala mano-scritti e rari, delle sale di consul-tazione e della sala periodici

(40.000 mi ca, capaci di 1 mi-lione e 500 mila volumi). Veni-vano portali a termine gli im-pianti antincendio (di segnala-zione e di estinsegnala-zione automatica) e gli impianti elettrici. Le sale per il pubblico venivano arreda-te dei tavoli, sedie, armadi,

sche-dari, bacheche vetrine, banconi e scrivanie necessari per il catalo-go, la distribuzione e il prestito e il comodo servizio di 500 let-tori simultanei.

Tutte le forniture e gli impian-ti erano staimpian-ti studiaimpian-ti e realizzaimpian-ti avendo presenti le necessità fun-zionali della biblioteca e i testi più aggiornati sull'argomento quali i manuali dell'ALA e del-l'ASLIB, di P. Carbonara

(Ar-chitettura pratica: Voi. Ili t. II: Edifìci per la cultura, Torino

1958), di A. Thompson

(Libra-ry buildings of Britain and Euro-pe, London 1963) e di K.D.

Metcalf (Planning academic and

research libraries buildings, New

York 1965).

Il 20 luglio 1971 veniva ban-dito l'appalto concorso per l'im-pianto di trasporto automatico dei libri dai magazzini alla sala di lettura, alla sala periodici e al prestito: viene scello un im-pianto Siemens di nastri traspor-tatori collegati con un pater no-ster a catena continua. La posa in opera della fornitura, divisa in due lotti, per una spesa

comples-siva di 454 milioni viene iniziata nel 1974 a conclusione dell'ap-palto concorso e dell'iter ammi-nistrativo di approvazione, con-tratto e decreto ministeriale, e viene terminata nel 1975.

La Gazzetta Ufficiale del 12 maggio 1972, n. 125 pubblicava il

bando di concorso per l'esecuzio-ne delle opere di abbellimento ar-tistico che la legge stabilisce nel-la misura del 2% del costo del-l'edifìcio. Vince il concorso l'ar-chitetto Giovanni Regosa, che ri-solve degnamente il problema della decorazione e ornamenta-zione dell'atrio d'ingresso e della corte principale: la posa in opera viene iniziala nel 1974, al ter-mine del concorso e dell'iter am-ministrativo necessario, e viene terminata nel 1975.

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Pubblica Istruzione nella perso-na del Direttore della Biblioteca Nazionale cui lo stabile era de-stinato.

Dal 1957, anno d'inizio della progettazione definitiva al 1972, anno della consegna dell'edificio sostanzialmente compiuto corro-no 16 anni. In questi 16 anni la Biblioteca si era accresciuta, rinnovata, attrezzata, preparata convenientemente al ruolo che doveva assumere necessariamen-te nella nuova sede che si veniva preparando: di biblioteca a livel-lo europeo, largamente dotata in modo da documentare nel modo più largo possibile la cultura ita-liana e la cultura straniera, cen-tro d'informazione bibliografi-ca e di ricerbibliografi-ca scientifibibliografi-ca.

Dal 1957 al 1972 le unità bi-bliografiche documentate dal re-gistro d'entrata sono state esat-tamente 171.171 (200.000 nel ventennio 1955-1974), portando la Biblioteca ad oltre 750.000 unità. Il valore patrimoniale di questo aumento è stato di 661 milioni. In questo periodo gli acquisti sono stati orientati verso le grandi opere di consultazione, bibliografie, enciclopedie, dizio-nari, repertori e grandi trattati soprattutto scientifici, raccolte eli fonti e grandi collezioni, secondo un piano organico rispondente alle necessità e ai compiti di una grande biblioteca nazionale e in-sieme una grande biblioteca cen-trale universitaria, punto d'in-contro comune dei ricercatori sia

nel campo umanistico sia nel campo scientifico e tecnico, cen-tro eli aggiornamento e perfezio-~aumento per studenti laureati e

professori, indispensabile in una città culturalmente e tecnologi-camente avanzata come Torino. A questo fine sono stati incre-mentati anche i periodici sia ac-quistando serie complete, sia cer-cando di completare molte di quelle possedute parzialmente, sia contraenelo oltre 600 nuovi abbonamenti particoleirmente nei settori scientifico e tecnico. Già nel 1970 il test proposto da A. Hamlin ne/rinternational

Libra-ry Review (n. 2, 1970, pp.

135-179) ci portava alla conclusione che la Biblioteca Nazionale Uni-versitaria di Torino si trovava ad

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essere, per grandi opere di con-sultazione possedute, ad un li-vello non inferiore a quello della Biblioteca Universitaria di Cam-bridge, che con due milioni di volumi e il diritto di stampa di tutta l'Inghilterra è una delle piti grandi biblioteche inglesi dopo il British Museum.

Devo dire che negli acquisti è stato trascurato il settore di anti-quariato e bibliofilia, ma non sono mancati acquisti di mano-scritti, libri rari e biblioteche private quando si trattava di completare fondi già esistenti. Entrarono cosi in biblioteca ma-noscritti orientali e greci, scritti latini e italiani, scritti francesi miniati e mano-scritti interessanti la storia del ducato di Savoia e del regno sdo, appartenenti ad un vasto ar-co di tempo dal VI al XIX sear-co- seco-lo. Merita particolare menzione l'acquisto della Biblioteca Pey-ron, già notificata dalla Soprin-tendenza Bibliografica per ecce-zionale interesse, conservata in casa Peyron a Cavour, iniziata da Amedeo Peyron, che aveva con-servato numerosi manoscritti au-tografi del maestro Tommaso Valperga di Caluso, raccolti in 16 cartelle: a questo fondo calu-siano si unirono 102 cartelle di manoscritti autografi, sia defini-tivi sia minute e appunti, di Ame-deo Peyron e del nipote Bernar-dino Peyron, interessanti soprat-tutto le loro ricerche nei mano-scritti e nei papiri della Biblio-teca Universitaria e del Museo Egizio. Si devono aggiungere, per quanto concerne i manoscrit-ti, cinque papiri copti in scrittu-ra onciale e in scrittuscrittu-ra comune dei secc. VI-VI II, sette mano-scritti ebraici, dodici manomano-scritti greci, latini e italiani, dei secc. XV-XIX e un notevole gruppo di lettere autografe di

orientali-sti e studiosi corrispondenti con Amedeo Peyron.

La sezione manoscritti e rari fu curata anche con una vasta opera di restauri, nel periodo dal 1957 al 1973. Vennero restau-rati in quel periodo 713 mano-scritti, 405 disegni, 1998 incisio-ni e 42 edizioincisio-ni e legature eli gran pregio, come si rileva dal registro dei restauratori della biblioteca; vennero inoltre rilegati e parzial-mente restaurati 422 manoscritti musicali del periodo Foà-Giorda-no. In particolare vennero restau-rati all'Abbazia di Grottaferrata 297 manoscritti di cui 136 greci e 43 arabi, persiani e turchi; al-l'Abbazia di Praglia 190 mano-scritti; alla Certosa eli Pavia, a S. Giorgio di Venezia, a S. Maria di Rosano e all'Abbazia della Novalesa 43 manoscritti; ai la-boratori torinesi di restauro Chiodò e De Filippi vennero re-staurati i disegni e le incisioni, che si presentavano in gran parte dei casi incollate su fogli, adot-tando la sistemazione consigliata dal Gabinetto Nazionale delle stampe; infine 190 manoscritti, quasi tutti membranacei e in pes-sime condizioni, vennero restau-rati al Laboratorio di restauro della Biblioteca Nazionale di To-rino, che abbiamo già ricordato come istituito nel 1904 subito dopo l'incendio e che dopo esse-re stalo ospitato dal Museo Egi-zio ritorna nel 1975 alla Biblio-teca Nazionale nella nuova sede, con attrezzature per il lavoro di restauro completamente rinnova-te, diretto da Amerigo Bruna ora succeduto ad Erminia Ceiuelana

(t 1973) che l'aveva diretto per oltre cinquanta anni, dal 1918, restaurando 625 manoscritti del-la biblioteca.

All'opera di acquisti e di re-stauro si accompagnò quella del-la catalogazione dei fondi e deldel-la

loro illustrazione. Occorreva sa-nare la grave perdita del catalogo alfabetico e per soggetto distrut-to nel 1942, nell'incendio segui-to al bombardamensegui-to: senza ca-talogo la biblioteca non era uti-lizzabile. Nel 1958 aveva inizio il rinnovamento del catalogo adottando la scheda di formato internazionale secondo le istru-zioni ministeriali che seguivano con mezzo secolo di ritardo le raccomandazioni che per la sua adozione aveva già fatto fin dal 1910 la Commissione parlamen-tare d'inchiesta sulle biblioteche. Nel 1960 si iniziava la ricostru-zione del catalogo distrutto pro-cedendo topograficamente, sezio-ne per seziosezio-ne, seguendo un pro-gramma di lavoro stabilito nei particolari: in dieci anni dal 1960 al 1969 furono prodotte 564.479 schede principali e 541 mila e 273 schede secondarie, copiate, ordinate e inserite a ca-talogo. Restano ancora 160.000 unità da schedare, lavoro che rientra in un programma di com-pletamento del catalogo che do-vrà necessariamente essere rea-lizzato appena terminata la siste-mazione della nuova sede.

Insieme ai cataloghi alfabetici generali degli autori e elei sog-getti è slato ricostruito il catalo-go dei periodici e sono stati costi-tuiti i cateiloghi speciali degli stampati musicali e delle carte geografiche, che non esistevano, ed è stato costituito e tenuto ag-giornato dal 1958 in poi il cata-logo sistematico decimale, cosi come il catalogo dei recenti ac-quisti e il cateilogo delle sale di consultazione: sempre su schede formalo internazionale.

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Foà-Gior-A u d i t o r i u m .

ciano, la Riserva Musicate, i ma-noscritti musicali del fondo bob-biese e parte degli altri mano-scritti musicali latini, mentre so-no stati meglio individuati i ma-noscritti musicali bizantini del fondo greco. Vennero anche pub-blicati cataloghi a stampa dei manoscritti, in parte autografi, di Antonio Vivaldi a cura di Piero Damilano (1968) e di Antonio Fanna (1968) per l'Istituto

An-ionio Vivaldi che ha curato l'edi-zione del grande corpus delle opere di Antonio Vivaldi, alcu-ne delle quali sono state oggetto anche di altre edizioni come La

fida ninfa (ms. Giordano 39 bis),

pubblicata nel 1964.

Delle musiche dell'intavolatu-ra tedesca per organo, 16 volumi manoscritti (Foà 1-8; Giordano 1-8), contenenti un corpus con-siderevole di musiche italiane e

straniere dei secoli XVI-XVII, in gran parte inedite, venne pub-blicato il catalogo a cura di Oscar Mischiati (1963), oltre a trascrizioni e facsimili come per il canzoniere franco-cipriota con-tenuto nel manoscritto 1.11.9 del sec. XV in notazione mensurale, pubblicato nel 1968 da Richard Hoppin in 4 volumi per VAme-rican Institut of Musicology.

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Ricerche patrocinò anche un pro-gramma di catalogazione dei di-segni e delle incisioni affidando-ne la direzioaffidando-ne allo scrivente e l'esecuzione a Gianvittorio Dil-lon, che curò contemporanea-mente il restauro del complesso. La biblioteca possiede infatti una raccolta di stampe e disegni che, sebbene gravemente depau-perata nel corso dell'ultima guer-ra, resta tuttavia una delle più ragguardevoli fra quante esisto-no presso le biblioteche pubbli-che statali. Si conservano attual-mente circa 15.000 pezzi: una splendida serie di disegni di Fi-lippo fuvarra e disegni di altri architetti e scenografi che lavora-rono per Casa Savoia; incisioni di grandi maestri da Mantegna al Diirer e al Cranach, da Luca di Leida a Brueghel, dal Parmi-gianino ai Carocci, da Callot a Van Dyck, da Rembrandt a Pira-nesi e di molti altri artisti rappre-sentativi come Marcantonio Rai-mondi, Agostino Veneziano, Il Mestro del dado, Marco Dente da Ravenna, H. Aldegrever, F. Parmigianino, F. Barocci, i Ca-rocci, A. Tempesta, G. Reni, G. Boetto, S. Della Bella, G. B. Castiglione, S. Rosa ecc. Il cata-logo dei disegni è stato quasi ul-timato.

Altri cataloghi vennero por-tati a termine tra il 1952 e il 1973: quello dei manoscritti di Staffarda a cura di Carla Berardi che ne pubblicò un inventario sommario nel 1969; quello delle edizioni stampate a Torino e in Piemonte nel sec. XVI registrale nel catalogo delle cinquecentine piemontesi pubblicato tra il 1961 e il 1966 da Marina Bersano Be-gey, Giuseppe Dondi e Augusta Griffa.

Di gran parte dei manoscritti e rari è slato eseguito il micro-film negativo e positivo.

Il trasferimento alla nuova sede (1973).

Dal 15 giugno 1972 data del-la consegna provvisoria dell'edi-ficio della nuova sede al 15 otto-bre 1973, data di apertura al pubblico della nuova biblioteca, venne condotto un continuo la-voro di revisione e completamen-to dello stabile, mettendo a pro-va il funzionamento di tutti gli impianti tecnici di sicurezza.

Il trasferimento del materiale librario dalla vecchia sede e dal-le succursali alla nuova sede eb-be inizio il 27 novembre 1972. Era stato accuratamente prepa-rato in tre anni di lavoro, duran-te i quali si provvide ad inscato-lare i libri per segnatura, ordina-tamente (previa disinfestazione, spolveratura e pulizia) entro con-tenitori appositi di cartone robu-sto, misuranti cm 50x58x35, sigillati, con l'indicazione preci-sa del contenuto e la numera-zione progressiva della senumera-zione relativa: alla data d'inizio del trasferimento erano pronti 8200 contenitori, che nel giro di un mese vennero trasferiti negli in-terrati della nuova sede. I con-tenitori vennero ordinati alfabe-ticamente per segnatura e nume-ricamente nell'ambito di ogni se-gnatura negli spazi già previsti e segnati negli interrati della nuo-va sede.

Dal disordine nacque l'ordi-ne: segnature spesso divise in tre tronconi tra il magazzino cen-trale della vecchia sede e le due succursali, ritrovarono la loro unità. Il volume uguale di tutti i contenitori consenti di pro-grammare la loro sistemazione nel nuovo magazzino librario, nel quale le 175 segnature diver-se — che rapprediver-sentavano sim-bolicamente la collocazione del materiale — vennero ordinale

alfabeticamente e la loro siste-mazione pianificata su piante planimetriche predisposte per ogni piano del nuovo magazzino. In quattro mesi gli 8200 conteni-tori salirono con gli ascensori dagli interrati ai piani di magaz-zino loro assegnati, vennero aper-ti, i volumi controllati e collocati ordinatamente negli scaffali loro assegnali.

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La sala di consultazione e il prestito restavano aperti fino al 1° settembre: dal 1° al 15 settem-bre aveva luogo la chiusura an-nuale regolamentare. Dal 16 set-tembre al 13 ottobre la biblioteca restava chiusa al pubblico 28 giorni per preparare il trasferi-mento del materiale librario che era ancora rimasto alla vecchia sede. Il trasferimento veniva con-dotto con lo stesso metodo rigo-roso e alla sua conclusione 12 mila contenitori erano stati tra-sferiti dalla vecchia alla nuova sede.

Al 13 ottobre 1973 erano stati trasferiti anche i cataloghi e gli uffici ed erano pronti a funziona-re il magazzino librario, la distri-buzione, il prestito, la sala di let-tura, la sala manoscritti e rari,

l'ufficio informazioni bibliografi-che e l'annessa consultazione bi-bliografica, la consultazione en-ciclopedie e dizionari, poiché al-l'arredamento si era tempestiva-mente provveduto già negli anni precedenti. Tutto questo lavoro era stato condotto senza che fos-se stato posto alcun rimedio alla cronica carenza di personale: l'organico di complessivi 92 im-piegati stabilito per la biblioteca nel 1967 non era mai stato co-perto, 40 posti almeno erano sempre rimasti vacanti e 50 im-piegati dovevano affrontare i compiti del funzionamento di una nuova, grande sede, le cui possibilità meritavano di essere utilizzate appieno a vantaggio degli studi e della ricerca scien-tifica.

L a Biblioteca Nazionale nella nuova sede (1973-75).

L'edificio della nuova sede detta Biblioteca Nazionale, che si affaccia su Piazza Carlo Alberto sistemata a giardino e preclusa al traffico automobilistico, occu-pa l'intero isolato delimitato da Piazza Carlo Alberto, Via Cesare Battisti, Via Bogino e Via Prin-cipe Amedeo. Del primitivo edi-ficio, opera di Filippo Castelli nel 1790, sede di Ministeri Pie-montesi nell'800, resta la faccia-ta antisfaccia-tante Palazzo Carignano, sede del primo Parlamento ita-liano nel 1861, facciata conser-vata per vincolo della Soprinten-denza ai Monumenti e incorpo-rata nel nuovo edificio della Bi-blioteca Nazionale, che occupa un'area di 3300 mq. In questa area la Biblioteca dispone di sale, uffici, magazzini e servizi aventi una superficie di 15.000 mq, una capienza di 75.000 me, una capacità di 1.500.000 volu-mi (aumentabile ad oltre 2 volu- mi-lioni), un complesso di 500 posti a sedere nelle sale di lettura e di consultazione, più 250 posti ne-gli ambienti destinati ad attività eli promozione culturale: è quin-di in grado eli sodquin-disfare in Tori-no le esigenze di lettura, ricerca e aggiornamento di 400.000 per-sone all'anno, ad un livello su-periore, restando compito di al-tre biblioteche il soddisfacimen-to di esigenze a livello medio ed elementare od a livello sperimen-tale e di specializzazione.

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