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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1392, 6 gennaio

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(1)

i: ECONOMISTA

G A Z Z E T T A

SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Ann» XXVIII ■ Voi. XXXII

Domenica 6 Gennaio 1901

N. 1392

E LA QUESTIONE FINANZIARIA?

Non ci apponevamo male asserendo che j

l’on. Rubini era uomo di fermi convincimenti

e di decisa volontà ; circondato da pressioni di |

ogni sorta, perchè recedesse dalla rigidezza colla 1

quale voleva difendere il bilancio, egli ha ab- i

bandonato il potere piuttosto che oltrepassare

quei limiti che si era proposti. Fu una lotta di

molti mesi ; a noi pareva però che avesse troppo ;

ceduto, presentando un bilancio in cui le spese

erano in aumento ed in cui si applicavano nuovi

aggravi, ma egli, che lungamente ha lottato

per evitare più grandi errori che minacciavano,

aveva ragione di esclamare che il far quasi

nulla gli era costato immensa fatica.

Comunque sia, non possiamo che compiacerci

vedendo che l’on. Rubini dimesso piuttosto che

vinto ; per lui, non vi ha dubbio, sarà l’avvenire,

perchè ha dato prova di fermezza; e la pazienza

del paese potrà ancora tollerare per qualche

tempo la finanza in mano di uomini che si ac­

conciano a tutto e che sono bons à tout faire,

ma non è lontano il momento in cui vorrà es­

sere guidato da uomini il cui nome significhi

tutto un complesso di idee e di propositi.

Però la questione finanziaria incombe sempre;

invano la Camera la ha evitata e proposito

della relazione-programma di Governo per di­

scuterne dopo sentita la esposizione finanziaria;

e poi ne ha evitato

esame per trattarne a

proposito dei bilanci ; e poi ancora non se ne

occupò nella occasione dei bilanci, per aspettare

la decisione della Commissione dei quindici ; e

questa ha rimandato le discussioni fondamen-

mentali alla riapertura della Camera. Tutti que­

sti espedienti, coi quali si tenta di rimandare a

tempo più lontano una questione che sempre

più possente incombe sul paese, a nuli’ altro

servono che ad aggravare la situazione, perchè

è vano sperare che si possa trovar modo di

spendere di più e sgravare alcuni tributi e non

cadere nel disavanzo.

Chi non conosce quel tal signore che tratto

tratto pubblica un opuscolo dove è dimostrato

il modo per abolire le tasse ed arricchire il

Tesoro dello Stato ed il portafoglio dei citta

dini? E chi mai avrebbe pensato che qualche

cosa di simile sarebbe stato alla Camera Ita­

liana oggetto di ricerche e quasi programma

di qualche partito?

La finanza italiana è pur troppo minacciata

da due pericoli di indole diversa ma che in

talune circostanze possono accumulare le loro

conseguenze.

Da una parte, la pressione tributaria, specie

per alcune delle classi sociali, minaccia di es­

sere maggiore della capacità a resistervi, e ad

ogni modo la mancanza della giustizia distri­

butiva rende per molti meno sopportabile in

via relativa, ciò che potrebbe esser sopportato

in via assoluta.

Dall’altra vi sono molti indizi che qua e là

si manifestano all’ interno e all’estero, i quali

possono determinare qualche crise più o meno

estesa, la quale non mancherà di ripercuotersi

sul reddito dei tributi.

Se quindi vi è per tutti e due questi pericoli

necessità di vigilare con mano ferma, perchè

non si perda l’equilibrio finanziario e non ac­

cadano fatti che colgano e Governo e Tesoro

e Banche e cittadini impreparati ad ogni riparo;

vi è dall’ altro lato altrettanto dovere da parte

dei Governanti, subito che riconoscano la esi­

stenza delle cause di malessere, di dedicarsi

con tutte le forze a rimuoverle con criterio di

continuità.

La politica dello star a vedere, di rimandare

a tempo più o meno lontano le risoluzioni, del

nascondere a se stessi le difficoltà del momento

è ora più che mai politica delittuosa, perchè gli

estremi, com’ è loro dovere e diritto, vigilano

audaci, ed ora anche illuminati sufficientemente

e rilevano ogni prova di impotenza, Ogni segno

di titubanza, ogni manifestazione di trascura­

tezza.

Bisogna decidersi, ripeteremo ai diversi grup­

pi ; il ^tempo delle promesse è finito, bisogna

fare. E verissimo che la situazione è difficile,

intricata, senza uscita ; ma i partiti estremi

possono giustamente osservare che non ne sono

essi i, fattori. Meno il partito derisale, che non

è rappresentato apertamente alla Camera, e

meno l’Es trema sinistra, che non ebbe mai in

mano il Governo, tutti gli altri settori della Ca­

mera si alternarono il potere per una serie di

anni ormai lunga; e qùindi ad essi è il merito

se hanno fatto del bene, ma loro è la respon­

sabilità , per ciò che fu fatto di male.

E siamo venuti, se non erriamo, ai momento

decisivo o ci siamo molto vicini; — o voi tro­

vate il modo di uscire dalle difficoltà tra cui

si dibatte lo Stato ; — o dovete dar luogo ad

altri che tenti in vostro luogo e vece.

Est-ce elair?

■ 'CNPAZtere- = . L EINAUDI .

(2)

6 L’ E C O N O M I S T A 6 gennaio 1901

L’ abolizione del dazio di con solo'1

li

V.

Nello studio che abbiamo intrapreso per cer­

care se ed in qual modo sia possibile ottenere

la graduale abolizione del dazio consumo, ci

siamo sempre riferiti al dazio consumo comunale,

espressamente omettendo ogni considerazione

sul dazio governativo. Eravamo indotti a ciò

da più ragioni; e la prima sta nella scarsa anzi

nella nessuna fiducia che abbiamo della capa­

cità riformatrice dei legislatori, i quali da troppe

diverse e svariate aspirazioni, che consumano

le energie non abbondanti dei partiti sono agi­

tati, per sperare in qualche cosa di concreto

su un problema che esige costanza di propositi.

Ma siamo del pari convinti che dai Cpmuni,

dove pur si manifesta un certo movimento di

nuove energie e di propositi moderni, molto si

possa sperare ; e quando il dazio consumo fosse

limitato, anche per solò una parte di Comuni, al

solo dazio governativo, siamo d’avviso che esso

cadrebbe da se e forzerebbe la mano anche ai

più esagerati conservatori del male.

Con piacere quindi abbiamo pubblicata la, let­

tera dell’amico nostro V. R. che non solo spiega

più largamente di quello che noi non abbiamo

fatto le ragioni che consigliano la immediata

abolizione del dazio consumo nei Comuni aperti,

il quale punto noi avevamo messo in capite

delle nostre proposte, ina espone pure le con­

siderazioni per le quali, almeno per ora, non è

il caso di parlare della abolizione del dazio

consumo governativo.

Ritornando ora al nostro assunto, ricordiamo

che nei precedenti articoli abbiamo supposto che

siano presi provvedimenti i quali limitino il

reddito del dazio consumo comunale circa al

60 per cento delle entrate complessive per tri­

buti,

nei

comuni dovè quella percentuale è

sorpassata ; ed abbiamo in pari tempo^ ricono­

sciuto che sarebbe una illusione, dato il nostro

grado di civiltà, sperare che si possa ad^ un

tratto, e nemmeno in un periodo anche abba­

stanza lungo, trasformare il dazio consumo in

imposte dirette, come la tassa di famiglia o

quella sul valor locativo.

Conviene quindi prima apparecchiare gra­

dualmente la situazione tributaria così che sia

possibile una trasformazione ; ed una delle vie

che ci sembrano consigliabili al raggiungimento

di questo scopo la abbiamo sommariamente indi­

cata con queste parole : allargare il dazio con­

sumo così da comprendere in esso tutti i pro­

dotti che entrano nella cinta daziaria, esclu­

dendo quelli di prima necessità, ma limitando in

pari tempo le aliquote.

Abbiamo giustificata questa proposta, notando

che col sistema attuale, che limita le categorie

dei generi colpiti da dazio, non solo si ha una

inesplicabile ingiustizia, ma si disinteressa, o

peggio si rende ostile ad ogni riforma, una parte

ragguardevole di elettori, che temono di essere i)

i) Vedi i numeri 1389 e 1390.

colpiti da imposte dirette, quando fosse appro­

vata la abolizione del dazio consumo.

E veramente non si sa comprendere per quali

ragioni, che non sieno quelle della cieca tradi ­

zione fiscale, il legislatore abbia considerato

come

prodotti di consumo solamente o quasi i

prodotti alimentàri e vi abbia aggiunto per ana­

logia quelli delle costruzioni e non quelli del

vestimento.

.

Fatto è che in genere le tariffe del dazio con­

sumo comunale hanno forzato quasi a poco a

poco la mano allargando il numero dei generi

colpibili dal dazio, ma hanno trovato tali re­

sistenze, non ostante le disposizioni abbastanza,

larghe della legge, da dover lasciare esenti

categorie intere di prodotti che è ingiustificato

non considerare di consumo. E le autorità gover­

native hanno contribuito non poco in tale re­

strizione, includendo nel regolamento disposi­

zioni che sono, rispetto alla lettera ed allo spi­

rito della legge, veramente limitative.

Non possiamo intrattenerci qui ad esaminare

quelle disposizioni della legge e del regola­

mento, poiché per ragioni di giustizia distribu­

tiva ed anche nello scopo di cercare un mezzo

possibile che raggiunga 1’ abolizione del dazio,

domandiamo radicali modificazioni della, legge.

Anziché quindi discutere sulle contraddizioni

delle disposizioni vigenti, accenniamo subito al

concetto di riforma che vorremmo vedere at­

tuato, quello cioè che ammettesse tre punti

fondamentali direttivi per la tassa di consumo.

1. » Esclusione da ogni dazio sui generi ali­

mentari di prima necessità : — pane, farina e

paste; — ed applicazione di dazi mitissimi al vino

comune, alle carni, latte, uova e medicinali co­

muni.

.

2.

° Estensione del dazio ad ogni altro pro­

dotto che si introduca nella cinta daziaria in

date quantità

.

,

3. ° Limite massimo del dazio al 10 od anche

solo all’ 8 per cento sul valore dei generi intro­

dotti.

. . .

Prima di dire di alcune disposizioni colle

quali vorremmo accompagnata tale riforma,

perchè avesse le massime garanzie di equa ap­

plicazione, vediamo se, agli effetti finaziari, po­

trebbe attuarsi senza portare troppo gravi per­

turbazioni.

Prendiamo ad esempio il Comune di Firenze,

che, come si è visto, ricava dal dazio consumo

circa il 60 per cento delle totali entrate per

tributi, cioè in cifra tonda cinque milioni.

Secondo le indicazioni ufficiose, la somma

dei valori dei generi introdotti con dazio am­

montava a 45 milioni circa, cosi divisi :

Bestiame e c a r n i ... L. Farine... * Commestibili (agrumi, latticini, frutti,

pesce, riso, uova, ecc.) . . . . » Bevande ... * Alcool e liquori... Coloniali . . . ■ • • • • F o r a g g i...* Combustibili... J Materiali ... » Legnami e metalli

Generi diversi (amido, carta, cristal­ lami, porcellane, stoviglie, ecc.) . »

(3)

6 gennaio 1901 L’ E C O N O M I S T A 7

Se si dividono anche solo approssimativa­

mente queste categorie in due ordini e si limita

il dazio delle principali voci delle prime quattro

categorie al 4 per cento sul valore dei rispet­

tivi prodotti, ed all’8 per cento su tutte le altre

voci si può avere molto approssimativamente

per risultato:

1° una somma di prodotti per un valore di

20 milioni colpita col 4 per cento del loro va­

lore e che darebbe quindi un reddito di L. 800,000.

2° una somma di circa altri 25 milioni di

prodotti che sarebbero colpiti da un dazio del-

1’ 8 per cento del loro valore, e quindi un red­

dito di 2,000,000.

Nel totale si avrebbe un reddito di 2,800 000,

dividendo nelle due indicate categorie di tariffa

tutti i prodotti attualmente tassati, esclusi sempre

il pane e le farine.

Ora tutti gli altri generi che attualmente non

sono colpiti non vi ha dubbio che rappresentino

una somma anche maggiore di quella dei pre­

cedenti, ma ad abundantia vogliamo limitarla

a soli 30 milioni, che, colpiti tutti egualmente

coll’ 8 per cento di dazio, darebbero una entrata

di 2,400,000. Si avrebbe quindi nel complesso

una entrata non inferiore alla attuale e si con­

seguirebbero due vantaggi principali :

il primo; la quasi uniformità della tariffa,

che colpirebbe i prodotti con due sole aliquote

diverse e in ragione del valore dei prodotti.

il secondo, la più larga partecipazione di una

classe influente di cittadini, quale è quella degli

esercenti, ad ottenere la trasformazione del dazio.

Prima di procedere oltre su questa via, vo­

gliamo accennare alle basi, dalle quali dedu­

ciamo la probabilità che i prodotti oggi non

colpiti da dazio e che sono introdotti nella cinta

daziaria, rappresentino un valore non inferiore

a 30 milioni.

Una simile cifra, ammessa una popolazione

di 150,000 abitanti nel Comune chiuso, rappre­

senta un consumo annuo, tenuto conto anche del

diverso valore dei prodotti alla entrata in città

e all’atto della vendita al consumatore, di circa

250 lire per abitante, in ispese per vestito, or­

namento personale, ammobigliamento ed orna­

mento della casa ecc. ecc.

È molto diffìcile provare che queste cifre

sono vicine al vero, perchè mancano dati re­

centi che possano giustificarle, ma basandoci

su una vecchia statistica ferroviaria (purtroppo

le economie che si fanno nelle pubblicazioni

statistiche sono di imbarazzo ad ogni genere

di studio) e riferendola alla maggior popola­

zione che a' paragone di 15 anni or sono si

trova a Firenze ed allo sviluppo della ricchezza

della città, possiamo ammettere che le entrate,

soltanto per ferrovia a piccola velocità, rap­

presentino per le seguenti voci principali i se­

guenti valori :

Materie coloranti ... L. » tessili greggie... > Filati e t e s s u ti... ’ Pellami e lavori in pelle. . • • • _ • 3 Materie prime e prodotti metallurgici . » Macchine d meccanismi... » Vestimenti, mode, ecc...B D iverse... * 1,000,000 1,000,000 4.000. 000 4.000. 000 5.000. 000 2.000. 000 2,000,000 6,000,000

Si ha un totale di 26 milioni ed è presumi­

bile che altri cinque milioni di prodotti entrino

anno per anno a grande velocità e per lq, vie br-

dinarie.

.

Del resto ammettendo che il totale valore dei

prodotti di ogni specie, eccetto il pane e le fa­

rine, che entrano ogni anno in città rappre­

senti 75 milioni di lire circa in valore, vorrebbe

dire una quota media di consumo annuo di 500

lire per abitante; e, col dazio e con tutti gli

aggravi delle rivendite si arriverebbe à 600 od

a 650 lire per testa in media di spesa totale

per individuo ; la qual cifra non può parere ec­

cessiva.

(Continua).

LE LIN EE D’ACCESSO AL SEMPIONE

Nel fascicolo del 23 dicembre u. s. abbiamo

pubblicato in riassunto la discussione tra 1 ing.

Ferrucci e la Direzione (veneralo della* Medi­

terranea sulle linee d accesso ài Sempiono.

L’argomento è di troppa importanza e coin­

volge interessi che oltrepassano quelli locali

perchè non abbiamo a seguire, almeno entro

certi limiti, quanto viene scritto in proposito.

Così ora riassumiamo dal Corriere della Sera

l’articolo comparso nel numero del 24 decem-

bre, tanto più volentieri in quanto vi si ricor­

dano fatti e date che non è bene dimenticare ;

sopratutto se la dimenticanza vièn fatta ser­

vire per impicciolire la discussione e portarla

su un terreno che rasenta l’artifizio, o se, peg­

gio, viene quasi a mettersi in dubbio la impor­

tanza del nuovo valico.

(4)

8

h' E C ON OMI S T A

6 gennaio 1901 « Non si poteva ideare un invertimento di fatti

più radicale: Milano, vota fin dal 1885 un cospicuo concorso pecuniario ¡quando ancora fa questione del tunnel del Sempiane non solo non era risòlta, ma sembrava ancora molto, dubbia ¡..Milano riconferma, anzi, aceres,ce i propri impegni tosto che una Società estera si assume di compiere, senza sovvenzione del Governo itàliano, il traforo di 19 chilometri fra Briga ed Iselle : Milano domanda in conseguenza e a ter­ mini di 'legge la concessione della linea Arona-Gra- vellona, ed è solo dopo questo antefatto che il Go­ verno chiede alla Mediterranea se sia disposta a costruire e ad esercitare le linee d’accesso. Ebbene, per ring- Ferrucci tutto ciò viene esposto alla ro­ vescia: è la Mediterranea che con «sottili accorgi­ menti» tenta di costituirsi quasi di sorpresa e a proprio beneficio « una piccola rete subalpina molto produttiva» : è solo dopo questi studi che Milano si sveglia e domanda la concessione della linea Arona- Gravellona : i milioni votati dalla provincia e dalla città di Milano, sono un particolare insignificante, che può rimanere nella penna dell’ing. Ferrucci, troppo intento a stabilire un raffronto fra la linea Beìlinzona-Ohiasso e la Novara-Domodossola, per di­ mostrare la potenzialità di questo tronco ad un traf­ fico internazionale: ma quando si pensi che tale raf­ fronto si fonda sopra dati fallaci, come quello di far passare 74 treni al giorno sul tronco Bellinzona- Cbiasso, mentre in realtà sono 29, e quello di indi­ care in L. 80.000 il prodotto chilometrico di quel tronco, senza tenere conto che una gran parte del movimento merci che concorre a formare quel pro­ dotto, da Bellinzona si dirige a Genova per la linea di Pino, e senza tenpr conto della grande diversità dell’ armamento nei due tronchi raffrontati, per cui sul tronco svizzero possono correre locomotive di 100 tonnellate, e sul tronco italiano si debbono escludere dei tipi normali di locomotive, si comprenderà Fin- consistenza delta dimostrazione fatt,a_ dall’ing. Fer­ rucci, il quale, per meglio avvalorare il suo raffronto, non esita a deprezzare la. linea Bellinzona-Chiasso « che venne con tanta insistenza reclamata da Mi­ lano » movendo còsi un velato rimprovero alla nostra città per la inopportuna insistenza colla quale riusci a collegarsi alla linea del Gottardo.

« Davvero che, se gli oppositori alla soluzione più razionale sono ridotti a queste obbiezioni, ciò deve significare che siansi trovati a corto di argomenti positivi: il problema dello sbocco del Sempione nella grande vallata del Po è di quelli così semplici da poter essere affidati per la soluzione a qualunque persona di buon senso, la quale sia spoglia da pre­ concetti di interesse regionale. Infatti immaginiamo il caso che il treno inaugurale del grande tunnel del Sempione sboccando ad Iselle discénda sino a Do­ modossola ed arrivi a Gravellona prima ancora che sia risolta la questione della Gravellona-Arona ; il che, del resto, non è ormai troppo ardita supposi­ zione, anzi può già dirsi prevedibile conseguenza delle lungaggini per le quali burocrazia e parlamen­ tarismo si dànno Oggi la mano. Immagino quindi il treno giunto a Gravellona, e ohe ai viaggiatori affac- ciantisi agli sportelli si abbia a fare questo discorso noi siamo arrivati ad una quota di m. 212 sul li­ vello del mare, a circa quindici metri sul livello del lago Maggiore, di cui già intravvediamo lo specchio nello sfondo aperto di questo sbocco della valle: se la ferrovia si dirigesse verso questo lago potrebbe dopo circa venticinque chilometri, sempre in piano ar­ rivare ad Arona, stazione adatta per il_ razionale smistamento dei viaggiatori e delle merci nelle tre principali direzioni di Torino, Genova, Milano: in­ vece il nostro treno ha finito ora la discesa dalla valle dell'Ossola, per riprendere l’ascesa di quest’altra valle della Strona, dove affronterà subito una salita con pendenza del 16.50 0[Q, e con un tunnel artifi­

ciale, problemática difesa contro una più che P ro ­

babile ripetizione di quelle franò che già hanno di­ strutta, alcuni anni or sono, una tratta della ferrovia, poi continuerà sempre in ascesa per venti chiiometn con un tracciato a curva e controcurve di raggio ristretto, passando sopra una travata, metallica im­ postata su di una roccia in decomposizione,^ dove 1 treni debbono prudentemente rallentare, finche arrive­ remo ad una quota di 371 m. sul mare, vale a dire a 160 metri sopra il piano della stazione di Gravel­ lona: tutto ciò per ridiscendere a Novara alla quota di in. 150.

« Quale viaggiatore, nell’ apprendere questa con­ dizione di fatto, potrebbe rifiutarsi a ravvisarne l’assurdità? E come potrebbe spiegarsi che il pre­ cipuo vantaggio del traforo del Sempione, ìispetto agli altri valichi alpini, quello cioè della sua minore altezza sul livello del mare, debba trovarsi subito dopo distrutto dalle contropendenze del percorso da Iselle a Novara? I fautori colla linea Novara-Domo­ dossola dicono che questa, in confronto dell alti a linea, abbrevia di due chilometri la distanza da Gè- nova al Sempione; m a.la pendenza del lGTiO Off) Pimperfetto tracciato, la deficienza dei piazzali nelle stazioni, la maggiore salita di quasi duecento metii non sono forse circostanze che distruggono, non solo il vantaggio di due chilometri per Genova, ma anche un vantaggio maggiore per la direzione di Torino? E la possibilità di stabilire in Arona una stazione che riceva tutto il movimento del Sempione e quello lacuale, per ripartirlo ad un tempo nelle tre dile­ zioni di Torino, Genova, Milano, non costituisce forse- un sensibile vantaggio rispetto alla necessita, risul­ tante dal tracciato Domodossoha-Novara, di rare lo smistamento delle merci e dei viaggiatori in tre punti diversi del percorso ?

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6 gennaio 1901 V E C O N O M I S T A 9

il mercato finanziario francese ■

Il mercato di Parigi'occupa un pósto pre­

ponderante in Europa. Esso deve questo rango

alla ricchezza del paese, alla intelligenza dei

suoi finanzieri, all’ esistenza di grandi stabili­

menti di credito e di vecchie case di banca, la

cui riputazione è universale. Una delle sue forze

è sempre stato ciò che si dice nel linguaggio

di borsa il contante, cioè la presenza di capitali

disponibili, forniti dal risparmici e sempre prónti

a scambiarsi contro i titoli offerti. Accanto al

contante, al disopra di esso, la speculazione ha

spesso animato la borsa di Parigi, a volte fa­

cendo opera utile, come quando si occupò dei

prestiti nazionali emessi dopo la guerra del 1870,

a volte seminando le rovine intornó ad essa

quando si ostinava su questa o quella categoria

di valori e ne spingeva i corsi ad altezze esa­

gerate. Questi eccessi sono generalmente se­

guiti da cadute violenti e profonde che si è

preso l’abitudine di chiamare crac. Questo vo­

cabolo, adoperato la prima volta per indicare

gli avvenimenti di cui le piazze di Berlino e

di Vienna furono teatro nel 1873, ha finito per

essere accettato anche in Francia dove si parla

del crac della Union genérale del 1882, del

crac del rame nel 1889 e del crac delle miniere

d’ oro nel 1895,

Il mercato francese, come quello di Londra,

appartiene alla categoria di quelli che hanno

conservato la quasi totalità dei fondi pubblici

e dei valori nazionali e che posseggono inoltre

una grande quantità di titoli esteri. Lunga è la

lista degli Stati, di cui i prestiti figurano alla eote

di Parigi. Vi fu un’epoca in cui una gran parte del

debito italiano era in Francia ; ne rimane an­

cora una parte e lo stesso è a dire del debito

spagnuolo. Il debito esterno russo è venuto ad

aggiungersi a quelli o in certi casi a sostituirli

per una cifra di parecchi miliardi. Una parte

dei debiti turco, brasiliano, bulgaro, serbo, egi­

ziano, ellenico e finlandese sono nei portafogli

dei capitalisti francesi. Molte altre nazioni fi­

gurano nel numero di quelle le cui rendite sono

inscritte al listino della borsa parigina e la

quasi totalità di questi prestiti sono pagabili,

per l’interesse e pel capitale in oro, ossia in

moneta francese. Il capitalista francese cerca

infatti la stabilità nei suoi investimenti; non ama

le obbligazioni di cui i cuponi, pagabili in mo­

neta estera, possono in seguito ai movimenti del

cambio rappresentare una quantità variabile di

franchi e di centesimi ; è per questo che non

si vede figurare nelle due pagine consacrate

dal listino ufficiale ai fondi di stato estero che

un solo prestito interno: la rendita 4 per cento

spagnuola; quello che si chiamava l’ Oriente

russo, pagabile in passato in carta è diventato

un titolo in oro, dopo che la riforma monetaria

è un fatto compiuto nell’ impero degli Zar. *

V

4) Si vegga sul mercato finanziario germanico

V

Economista

dei 16 dicembre u. s.

Tra i fondi stranieri, gli uni, sonp stali degli

eccellenti impieghi pel risparmio francese* che *

vi trovava.;in generale un -reddito' supcriore- a <

quello che gli fornivano le rendite nazionali,

altri al contrario, in sèguito alla mala fede deL

governi, dèi loro errori ó delle lóro debolezze,

hanno subito'delle riduzioni che hanno inflitto,

perdite crudeli ai portatori. Noi crediamo tut-..

tàvia che in media il risultato non, è stato cab-,

tivo per costoro. Se del resto essi fossero

stati ccondannati a investire lo loro economie-

uniamente in fondi nazionali, ne avrebbero

spinti i corsi ad altezze ben superiori a quelli

ai quali -oggidì li veliamo; non Sarebbe più

il 3 per cento, ma il 2 por cento clic i francesi

ricaverebbero dalle loro rendite. Già queste

sono a un livello, elevato, ed esse sarebbero

meglio apprezzate se la politica delle speso ec­

cessive non obbligasse la Francia u prendere

a prestito e non annullasse gli ammortamenti;

il che dovrebbe essere severamente próibilo in

tempo di pace.

Le obbligazioni ferroviarie francesi 3 per cento,

pure favorite dal risparmio, erano quotate quasi

alla pari verso il 1897, mentre il 2 ‘/2 per cento

cominciava a entrare nei portafogli. Dopo

d’ allora esse hanno sensibilmente - retrocesso;•

sotto l’influenza del rincaro del danaro ; 1’ ob-

obbligazione 3 per cento di 509 franchi era nel

maggio 1900 intorno a 450 franchi e al' prin­

cipio di quest’ anno a 450 circa ; 1’ obbligazione

2 */a per conto al capitale (li 500 franchi oscilla

intorno-a 400 franchi.

La stabilità e la fermezza del reddito, sono

ottenuti a detrimento del suo auménto ; inoltre

le imposte di cui sono colpiti i valori mobiliari in'

(6)

10

L’ E C O N O M I S T A

6 gennaio 1901

riflusso al di fuori di molti titoli esteri che'i

capitalisti francesi vendevano per sottoscri­

vere rendite francesi. Inversamente, gli anni di

prosperità industriale e commerciale riconduce--

vano dal di fuori nuovi titoli sui mercati francesi.

Oltre a questi movimenti dovuti a cause fi­

nanziarie, bisogna ancora segnalare una certa

tendenza dei titoli esteri a esulare dal listino

francese, allo scopo di sottrarsi al rigore delle

leggi fiscali e alla necessità del pagamento di

tasse annuali per tutto ciò che è azione od

obbligazione di società private. Si potrebbe com­

pilare una lista relativamente lunga di società

che hanno cessato l’abbonamento stipulato col

Tesoro, di fronte al quale l’ impegno del rap­

presentante responsabile non è preso che per

tre anni. Questo ritiro ha un duplice inconve­

niente: esso priva il bilancio francese di un

elemento di entrata e nuoce agli interessi dei

portatori francesi, che vedono il mercato nazio­

nale, chiudersi ai loro titoli, ch’essi sono quindi

condannati a negoziare esclusivamente sulle

piazze estere.

Le azioni delle banche e delle società di cre­

dito francesi sono oggetto di transazioni impor­

tanti, e parimente quelle di stabilimenti di cre­

dito e di ferrovie estere. Una delle singolarità

del listino officiale di Pàrigi, che lo distingue

da quello di Londra e dalla maggior parte delle

altre piazze, è che esso è diviso in due parti:

il termine e il contante. Per parlare più esat­

tamente, esso contiene, nella sua prima metà,

i valori, rendite, azioni e obbligazioni, che si

negoziano, a un tempo, a termine e al contante

mentre nella seconda sono iscritte quelle che

non si negoziano che al contante. Non si com­

prende sempre chiaramente ciò che determina

la inscrizione nella prima o nella.seconda parte;

in linea generale si può tuttavia dire che i va­

lori contenuti nella prima sono quelli che danno

luogo alle maggiori transazioni, ad esempio le

azioni di Società che hanno più di 5000 titoli.

Le operazioni a premio hanno luogo a Parigi

come a Londra, ma esse vi sono più limitate

in questo senso che non si pratica a Parigi

sul mercato se non il cali o premio semplice,

cioè l’ operazione che consiste a pagare una

certa somma per avere il diritto, a una sca­

denza ulteriore, di prendere o di non prendere la

consegna di un valore a un determinato prezzo.

Al parquet il premio più lontano non può ne­

goziarsi che a tre liquidazioni di scadenza,

cosi al 10 gennaio non si potrà acquistare o

vendere premi che per le liquidazioni del 15 o

del 31 gennaio e per quella del 15 febbraio.

Accanto al parquet, mercato officiale nelle mani

di 70 agenti di cambio, investiti del monopolio

ha funzionato sino ad oggi un mercato libero

volgarmente designato col nome di coulisse,

nato dai bisogni delle transazioni alle quali 70

agenti non potevano manifestamente bastare.

l'decreti del 1898 hanno prodotto una modifi­

cazione profonda a questo stato di cose e ri­

stretto il campo di azione della coulisse interdi­

cendole la negoziazione di tutti i valori quotati

al parquet dagli agenti di cambio. Essa non ha

conservato all’infuori delle rendite francesi, che

gli sono state riservate per una singolare ano­

malia, che una grande varietà di valori non

quotati, fra i quali un certo numero non su­

scettibile di esserlo, come ad esempio le azioni

del capitala nominale di 115 franchi. 11 listino

ufficiale, non è aperto infatti che alle azioni di

società estere, il cui ammontare

è

conforme alla

legge francese, ossia di 100 franchi almeno

quando il capitale sociale è superiore a 200,000

franchi. La coulisse, a differenza del parquet,

non ha che una liquidazione mensile. _

Perdendo una parte del loro campo di azione,

i coulissiers hanno tuttavia guadagnato una

specie di consacrazione, e una esistenza legale;

essi si sono costituiti in due sindacati ; quello

dei banchieri in valori a termine e quello dei

banchieri in valori al contante. Questi sinda­

cati hanno ciascuno la loro organizzazione e

un regolamento interno che ha per iscopo di

dare delle garanzie ai clienti che loro affidano

ordini e di aumentare la sicurezza degli inter­

mediari gli uni di fronte agli altri col mettere

delle condizioni alla loro ammissione al sinda­

cato e imponendo loro il versamento di una

cauzione a profitto del gruppo.

Oltre il mercato di Parigi vi sono in Francia

parecchie borse, la cui importanza però è molto

inferiore, e fra queste vanno ricordate quelle

di Lione, di Lilla, di Marsiglia e di Bordeaux.

Ma per gli affari internazionali è su Parigi che

bisogna fissare lo sguardo, ed è quella Borsa

che offre materia di studio veramente

interes-Col massimo cordoglio annunciamo la morte,

avvenuta

quasi

improvvisamente l’altro giorno,

del conte

Tommaso Cambray Digny,

deputato al

Parlamento.

Uomo di molto ingegno, colto, [artista nel

senso più contemplativo che attivo, era anche

competente nelle discipline economiche e finan­

ziarie, a cui aveva dedicati studi accurati ed

intelligenti.

Alcuni anni or sono prese parte attiva an­

che a questioni che sull’ordinamento ferroviario,

sulla sistemazione delle Banche, sulle imposte,

così dette a larga base, si sono discusse nel

nostro periodico. E la sua parola ornata, ef­

ficace, era sentita con piacere'anche da coloro

che non dividevano completamente i suoi con­

vincimenti.

(7)

V E C O N O M I S T A

11

6 gennaio 1901

Rivista Bibliografica

Dr. Luigi Clerici. — Le idee economico-sociali di F i­

chte. — Modena, Direziono AeW Archivio O iuri- dico, 1900, pag. 71.

Questo studio su Fichte, il messia della ra ­

gion pura come lo chiamava il Jacoby, è un

dotto esame delle idee esposte nelle due opere |

10 Stato commerciale chiuso e i Fondamenti

del diritto naturale. L’importanza di queste due

opere e specialmente dell’ultima, scrive il dott.

Clerici, più che nel contenuto economico, deve

ricercarsi in quell’ ardente spirito umanitario

che doveva informare più tardi gli scritti di

Owen, di Saint-Simon, di Fourier e dei loro se­

guaci in Inghilterra e in Francia. Il Fichte ha

11 merito di aver spinto, prima che altri, il suo

acuto sguardo d’idealista entro i faticosi pro­

blemi della distribuzione della ricchezza. Ma

con tutto ciò anche nello « Stato commerciale

chiuso» il Fichte rimane sempre e sopratutto un

filosofo. Egli rifugge dal metodo dello Smith e

degli altri economisti inglesi, e seguendo in­

vece i dettami della dialettica idealista espone

dapprima le sue idee di riforma, vi contrappone

poi con intendimento critico le condizioni reali

della società, per ricercare infine la via di pas­

saggio da queste alle condizioni ideali prima

disegnate.

. . .

L’Autore esamina anzitutto le fonti e ì prin­

cipi fondamentali dello Stato commerciale chiuso,

ed espone poscia le idee di Fichte circa la pro­

duzione, il valore, i prezzi e la moneta, il si­

stema proibitivo nei rapporti commerciai, che

confronta col sistema nazionale del List e il

socialismo del Fichte. E’ un esame condotto

con molta dottrina e con grande chiarezza, cosi

da riescire assai istruttivo e qualche cosa di

più di un semplice cenno delle idee economico

esocialidi Fichte. Sarebbe desiderabile che l’Au­

tore ci desse un lavoro consimile anche su

Rodbertus, sul quale non ci pare che alcuno

in Italia abbia sinora scritto.

Dr. R. van der Borght. — Handel und Handelspoli-

tik. — Leipzig, 0. L. Hirschfeld, 1900, pag. xi-570

(m. 17,50).

Del voluminoso manuale di scienze di Stato fon­

dato da Kuno Frankenstein e dopo la morte di

questi diretto dal von Heckel, è uscito un grosso

volume dedicato al Commercio e alla politica

commerciale, che è dovuto al van der Borght,

già noto per altre pubblicazioni. Abbiamo qui

una larga trattazione della materia, più larga

certo che profonda e ciò si può comprendere

facilmente se si riflette che l’Autore ha dovuto

in poco meno di cinquecento pagine percorrere

tutto il vasto campo. Il concetto e la struttura

del commercio, la importanza economica, lo

sviluppo, la materia, il lavoro umano, il ca­

pitale, il credito, la concorrenza, l’esercizio e le

borse del commercio, sono gli argomenti svolti

nella prima parte, mentre nella seconda la

politica commerciale in generale, quella interna

e la esterna, sono pure temi trattati con

am-piezza. La importanza di cotesto libro appare

quindi evidente e la sua utilità è anche accre­

sciuta dalla ricca bibliografia, che occupa quasi

I cento pagine,, su tutti i punti svolti nel testo.

L’ autore ha cercato di dare una trattazione

chiara, semplice, accessibile anche a coloro che

non hanno cognizioni nell’argomento e ci pare

ch’egli sia riuscito nell’intento che si proponeva.

C. J. Bullock. — Essays on thè monetary history of

thè United States. — New York, Macmillan, 1900.

pag. 292.

Dr. Adolf Weber. — Die Geldqualitat der Banknote.

Eine juristisch-socialolconomische Untersachuv;¡r. —

Leipzig, Dunckerc und Ilumblot, 1500, pag. 84.

I tre saggi di storia monetaria degli Stati Uniti

pubblicati dal Bullock, al quale si deve già

un buon libro d’ introduzione allo studio del­

l’economia, presentano, dal punto di vista sto­

rico, un interesse indiscutibile. Il primo, di ca­

rattere generale, tratta di tre secoli di danaro

a buon mercato negli Stati Uniti. Si ha qui

una rapida ma succosa revisione di tutta la sto­

ria degli Stati Uniti, che dimostra come tutti i

vari esperimenti in fatto di circolazione tentati

da quel paese sono stati principalmente sforzi

per ottenere un mezzo di scambio a buon mer-

i cato. Questa monografia rende essa sola me­

ritevole di menzione cotesto volume di stona

monetaria nel quale si ammira una conoscenza

estesissima della letteratura che si possiede

sull’ argomento. Gli altri due saggi hanno^ ca­

rattere più speciale, ma confermano la tesi di­

mostrata nel primo saggio. L’ uno tratta della

circolazione cartacea della Carolina del Nord

e l’altro della circolazione cartacea nel New

Hampshire. Così, se manca in questo volume

l’ unità formale non si può negare che vi è

quella reale della materia, svolta con molta

erudizione.

La monografia del dottore Weber sulla

qualità monetaria del bigliétto di banca è una

ricerca giuridica ed economica che comprende

tré parti : nella prima l’Autore vuol stabilire

nettamente il concetto di moneta, nella seconda

l’essenza del biglietto di banca e nella terza il

nesso che passa tra l’una e l’altro. L’Autore

' combatte l’opinione che il biglietto non sia una

moneta o si debba ritenere una falsa ; moneta

e sostiene che economicamente e giuridicamente

è una specie di moneta.

Rivista Economica

La malaria nell’Agro romano — • L’arrotondamento delle

piccole proprietàLa produzione del grano nel

mondoLe mercedi agli operai degli arsenali.

La malaria nell*Agro romano. — La discussione

(8)

12

L’ E C O N O M I S T A 6 gennaio 1901

interesse ed attualità alle notizie, che pubblichiamo in appresso, sulle condizioni igieniche dell’Agro ro­ mano, in seguito ai lavori di bonificazione agraria che si sono venuti via via eseguendo in omaggio alla legge del luglio 1893.

Nel triennio 1897-99, sopra una superficie di 27,896 ettari con una popolazione di 39,979 abitanti si eb- nero 2220 colpiti da febbre, nella ragione di 74 per ogni 1Q00._; dei quali presentarono qualche gravità solo 218,, inclusi 8 casi di febbre perniciosa.

Nel triennio^1887-90, nella stessa zona, il rapporto

dei colpiti di febbre era stato di 216 per ogni 1000 abitanti, ossia quasi il triplo.

Dei 4995 colpiti da febbre, ben 1384 furono i casi ®* l 11 * * *riV1j e quelli di febbre perniciosa.

Onde nei rapporti della gravità della malattia, il miglioramento è anche più notevole,

roon ™ettif4mo in confronto l’anno 1888 con l’anno , i piimo cioè coll’ ultimo del dodicennio, si hanno questi termini :

Vale a dire che le febbri perniciose sono quasi intieramente scomparse e che le febbri discesero da 100 a 29, a poco più del quarto.

Onde, a buon diritto, la relazione ministeriale, da cui abbi imo tratte queste notizie, dopo avere rile­ vata la benefica azione avuta sulle condizioni igie­ niche degli operai della campagna dal più esteso prosciugamento dei terreni acquitrinosi, dal miglior ramento delle abitazioni e delle acque potabili, con­ chiude che «'il problema malarico si avvicina a grandi passi verso la sua compieta soluzione»

Il governo — continua la relazione — segue con particolare interessamento ed accompagna con aiuti, nei limiti del bilancio, gli utili esperimenti, che con intelligenza ed amore si ripetono nelle varie provin­ c e d’ Italia, più intensamente malariche; lieti che valenti scienziati italiani ed esteri sieno molto avan­ zati nello studio per accertare la causa efficiente dell’infezione malarica e pei' là consèg-uente applica­ zione di quei rimedi preventivi, che valgano a solle­ vare tanta parte dei nostri connazionali dalle tristi conseguenze di questo terribile flagello, il quale, come ricordava un oratore nelle recenti interpel­ lanze svoltesi alia Camera sulla malaria, miete tante vittime e sottrae tante braccia all’industria agricola,

L* arrotondamento delle piccole proprietà. —

Un altro provvedimento, che il Ministro delle Finanze annunziò, scrive 1’on. Luzzatti nell’Ora di Palermo; è quello che con espressione efficace i tedeschi chia­ mano V arrotondamento della piccola proprietà.

Al concetto della piccola proprietà, alla cui pre­ valenza il nostro paese è particolarmente indicato, non risponde, anzi contraddice, uno eccessivo smi­ nuzzamento del suolo, per effetto del quale s’introf duce lo strano connubio della proprietà col proleta­

riato agricolo. 1883 1899 Differ. Febbri leggere 1185 718 — 467 » gravi 472 16 — 456 » perniciose 37 2 — 35 Totale 1694 736 — 958

E la differenza aumenta ancora, se si tiene conto della diversa popolazione, che abitava la zona ma-lanca nei due anni.

Infatti il rapporto per ogni mille ibitanti è dato dalle seguenti cifre :

1888 1399 Di iier.

Febbri leggere 150.0 60.0 — 90.0

» gravi 60.0 2.0 — 58.0

» perniciose 4,6 0.2 — 4.4

Totale 214.6 62.2 — 152.4

Non di rado questi minimi proprietari e proletari nello stesso tempo, segnatamente in montagna e in collina, posseggono più di una particella in località lontane e diverse e il tempo che devono per portare dall una all altra lo sforzo della coltivazione si tra ­ duce in una grave imposta occulta, in depressione economica. Da^ ciò trae qualità e modo, all’estero, e segnatamente in Germania, una serie di provvedi­ menti legislativi intesi ad agevolare le permute delle piccole particelle di terreno col fine che ogni minuto proprietario possa, avere una sufficiente unità di cul­

tura. Stefano Iacini nella sua relazione sull’inchiesta

agraria, notava la necessità di abbandonare la tassa d V o s t r o per le permute delle piccole proprietà ru ­ rali. Conformandosi a questi precetti tecnici dell’eco­ nomia rurale, nel progetto di legge presentato alla Camera dal Ministero Budini il 16 giugno 1898 si provvedeva in modo equo a togliere l’inconveniente fiscale che oggi ancora esiste e che richiede 30 lire di spese notarili e tasse per una vendita o permuta di L. 100.

Le pioposte del ministero Rudinìle riduceva a lire otto, tenuto conto di ogni onere e diritto, e colle­ gato con quelle sulle piccole successioni delle quali si e pai lato e cogli sgravi dell’ imposta fondiaria delle piccole proprietà e dei piccoli fabbricati, dei quali parleremo un altro giorno, si dava un primo saggio efficace e completo di una legislazione econo­ mica e sociale a tutela della piccola proprietà. E poiché la piccola proprietà è diffusa in ogni parte d Italia, come si trae da un prospetto allegato in nota ) tutti ne sentivano vantaggio per la felice equità della distribuzione del beneficio. Ma in queste ritorme il bene del_ contribuente non doveva andare a scapito dell Erario e perciò in quello stesso disegno 1 egge si provvedeva a risarcirlo con una lieye e mite progressione sulle tasse di successione, colla ìegm dei fiammiferi e col marchio obbligatorio degli ghetti d oro e d argento. Cosi le riforme non infiac- chivano il bilancio, la cui solidità ò la prima delle ufoime e la guarentigia della loro durata.

La produzione del grano nel mondo. - Ulte­

riori valutazioni circa la produzione del grano nel mondo nell anno che muore tendono a dimostrare che la produzione stessa risulta — per quanto sem­ pre inferiore a quelle de! 1898 e del 1899 d’un poco superiore alle previsioni. L'Evening Corti Trade List porta la sua prima valutazione di 892 milioni di et­ tolitri a quella di 893 milioni 490,000 ettolitri.

Ili questo calcolo la produzione-degli ! Stati Uniti viene stabilita in 183 milioni 750,000 ettolitri contro 201 milioni 250,000 nello scorso anno a quella della Repubblica Argentina a 29 milioni di ettolitri

con-*) Quote minime di imposta sui terreni da L. 0.01 a L. lu : 1. Piemonte . , 2. L iguria. . , 3. Lombardia. . 4. Veneto . . , 5. Emilia . . . 6. Toscana . , 7. Marche . . . 8. Umbria . . . 9. Roma-Lazio . 10. Abruzzi e Molise 11. Campania . . 12. Puglie . . , 13. Basilicata . . 14. Calabrie . . 15. Sicilia . . . 16. Sardegna . .

Totale del Regno.

(9)

6 gennaio 1901 L’ E C O N O M I S T A 13 ti'o 36,260.000; il raccolto dell’Australia è portato a

1,290,000 ettolitri di più del precedente; quanto a quello della Russia, quest’anno, come nel 1899, ai ritiene di non valutarlo oltre i 130 milioni di etto- lijtrij malgrado i rapporti ufficiali.

Fatte queste riserve il giornale specialista inglese calcola, come abbiamo detto, la produzione univer­ sale del grano nel 1900 a 893,490,000 ettolitri e la confronta colle valutazioni seguenti:

Anni Ettolitri 1899... ... 1898... 1897... 959.465.000 1,036, 605,000 820.265.000 Media triennale... 1896... 1 8 9 5 ... 1894... 938.730.000 861.092.000 907, 700,000 928, 725,000 Media triennale.. . . 1893... 1892... 905.670.000 896.854.000 873, 973,000 861.300.000 1891... , ... Media triennale.. . . 877, 342,000

Come si vede la produzione del 1900 è inferiore alla media triennale dall’anno 1897 a 1899 di etto­ litri 45,240,000. Ma se si considera che la produzione universale del 1899 e quella del 1898 sopratutto fu­ rono le due più forti che siasi mai constatato, ne consegue che forti riserve furono riportate per la campagna in corso.

Sono questi riporti considerevoli che spiegano, del resto, l’aumento relativo degli stocks visibili e invi­ sibili,. quali, a loro volta, spiegano la ragione, per cui i corsi del grano, malgrado la produzione defi­ ciente, non hanno progredito e non potranno pro­ gredire, senza avvenimenti imprevisti, quali, ad esem­ pio, gravi intemperie, che danneggiassero i raccolti in terra.

l e mercedi agli operai degli arsenali. — La

Gazze.Ua Ufficiale pubblica il il. Decreto 22 novem­

bre 1900 col quale le mercedi dei lavoranti borghesi negli Arsenali sono distinte in otto classi, quelle delle operaie in tre, quelle dei manovali in tre e quelle dei garzoni pure in tre, salvo il periodo tran­ sitorio dell’ eliminazione delle mercedi attuali diffe­ renti di 25 centesimi per classi. Ecco le tabelle re­ lative : Op e r a i Classe I da L. 5 o più .

ff

a » 4.50 » III a » 4.— » IV a a 3.50 » V » a 3.— » VI » » 2.50 » VII » » 2.— V ili » » 1.50 Op e r a ie Classe I da L. 2.50 . II » » 2.— * III a a 1.50 Ma n d a l i Garzoni

Classe I da L. 3.— Classe I da L. i.—

» II » » 2.50 a II » a 0.80

a III » » 2.— a III a Q.60

» IV » » 1.50 a IV » a 0.40

Cassa di Risparmio dello Provincie Lombarde

L’Amministrazione della Cassa di Rispanato _ e ge­ stioni annesse, rende sin d’ora noti i risultati del­ l’ Esercizio 1900 riferentisi al servizio dei depositi à risparmio presso la Cassa principale in Milano, e le 117 Casse filiali, al Magazzino generale t delle Sete ad al Credito Fondiario.

Si fa per altro, avvertenza cbe le notizie riguar­ danti le Casse filiali non giungono clm al 20 Di- cambre, mancando ancora i dati per gli ultimi gior­ ni dell’anno.

Carsa di Risparmio di Milano.

Depositi sopra libretti al portatore e nominatimi

Al l.° gennaio 1900, erano in circolazione libretti N. 172,303 col credito d i... L. 206,163,502.40 I depositi dell’anno 1900 furono

Ni 175,183 per . . . ... » 60,601,621.62 Gli interessi maturati a favore

dei depositanti nello stesso

anno salirono a ... » 5,, 730,89 4. 47

L. 272,396,018.49

» 65, 427,197. 25

I rimborsi dell’anno 1900 furono N. 164,823 per l’importo di Al 31 dicembre 1900 quindi e- rano in circolaz. N. 175,194

libretti eoi credito di... L. 207,068,621.21

Casse Filiali.

Depositi sopra libretti al portatore e nominativi

Al l.° gennaio 1900, ereno in circolaz, libretti N. 389,320

col credito di... L. 379,198,685. 29 I depositi del 1900, fino al 20

dicembre, furono N. 294,346

p01. ..., . . . » 197,956,296,99 Gli interessi maturati a favore

dei depositanti dal 1° gen­

naio al 20 dicembre salirono a » 10,.387,918. 55

Sommano L. 497,542,09.74 I rimborsi del 1900 fino al 29

dicembre furono N. 289,887

per l’ importo d i ... » 107,272, 142.22 II c-iedito quindi al 20 dicem­

bre 1900 sa 399,989 libretti _____________

era d i... , . . . L. 390,270,758.52

Magazzino delle Sete.

Al 1° gennaio 1900 si trovavano custoditi nel Magazzino : Colli n.20,236(Seta K.195,782.70

Bozzoli K. 961,303.60) pel va-

lore d i ... . L. 10,275,000.— Durante l’anno entrarono: Colli

N. 58,582 (Seta K. 1,102.543.90

Bozzoli K. 2,420,176.19) per a 16,005,0000—

L. 85,280,000. —

Furono ritirati durante l’anno: Collin. 59,l47(Seta K.986,539.20

Bozzoli N. 2,530,265.30) per a 65, 789,000. —

e al 31 dicembre 1900 rima­ sero in Magazzino colli N. 19,671 (SetaK. 311,787.40

(10)

14 L’ E C 0 N 0 MI S T A 6 gennaio 1901

Credito Fondiario.

I prestiti in corso al 1° gennaio 1900 erano N. 834 al 5 °/#

per l’importo di... L. 17, 132,358. 31 N. 2,986 al 4 °/o per ... » 133,131,861.91 Durante 1’ anno si stipularono

L. 150,264,220. 22

prestiti al 4 0/0 N. 123 per. » 4,184,500.

-L. 154,448, 720. 22

Le restituzioni per quote d’am­ mortamento e le anticipazio- ui, compresa la estinzione di

N. 177 prestiti importarono » 9,918,735.33

Al 31 dicembre 1900 erano in in corso prestiti al 5 °/0 nu­ mero 758 p e r ...• L. 15,264,922. 50 N. 3,008 prestiti al 4 °/0 per » 129,265,062. 39 L. 144,529,984.39 L. 144,529,984. 89 rappresentati da cartelle N. 30,529 ai 5 °/0 » 258,535 al 4 % N. 289,059

Camera di Commercio di Trapani. — Nella

sua ultima seduta questa Camera confermando un antico suo voto, ed in adesione a quello odierno della consorella di Torino, fece istanza che la tassa per la corrispondenza postale, da centesimi 20 sia ri­ dotta a centesimi 15.

Indi venendo a trattare dell’ industria salinifera siciliana,la-Camera, confermandoli voto precedente, rivolto ad ottenere l’abolizione del dazio di espor­ tazione sul sale marino ; in occasione della presen­ tazione di un disegno di legge sulla fornitura del sale sofisticato, fece voti che la concessione che pro- poneai di accordare ai sali siciliani di concorrere alla fornitura del sale sofisticato per la fabbricazione della soda e la riduzione dei minerali, sia estesa a tutti i sali sofisticati che servono ad altre industrie, alla pastorizia ed alla salagione dei pesci.

¡Mercato monetario e Banche di emissione

Come è facile immaginare, le richieste di danaro sono state notevoli su tutti i mercati. A Londra il saggio dello sconto a tre mesi è ora al 4 Ij4 circa, e al 5 0[0 è stato elevato il saggio minimo ufficiale.

La Banca d’ Inghilterra al 3 corr. aveva l’incasso in aumento di 126,000 sterline e il portafoglio di 6 milioni e tre quarti ; sono cresciuti anche i depositi di quasi 9 milioni.

A Nuova York la situazione è ora ..meno buona: il saggio dei prestiti é a 4 Ii2 circa.

Sul mercato tedesco il danaro è quotato a 4 Ij4 per cento, saggio che non è certo anormale.

A Parigi lo sconto libero è intorno al 3 per cento, il cambio su Londra è a 25.11, sull’ Italia a 5.25.

La Banca di F rancia aveva l’ incasso in diminu­ zione di 15 milioni.

In Italia i cambi ebbero queste variazioni : su Parigi su Londra SU Berlino su Vienna

31 Lunedi.. 105. 425 26. 45 129. 65 110.— 1 Min-tedi . — — — — 2 Mercoledì 105. 45 26. 46 129. 50 1 1 0 . — 3 Giovedì . 105. 57 26. 42 129. 45 110. -4 Venerdì . 105. -45 26. 46 129. 55 110.10 5 Sabato.. 105. 52 26. 52 129. 60 110.10

Situazioni delle Banche di emissione estere

Attiro Passivo 3 gennaio differenza T \ o r o ....F r . 2,332,851.000 — 6,207.000 in casso argento. . , ,,097.853.000 - 9,629,000 Portafoglio... .. i . 099.021.000 + 251,237.000 A n ticip a zio n i...» 670 252.000 4- 23,205,000 Circolazione... » 4,694,626.000 4- 275,927.000 Conto cor. dello St. » 244,016,000 — 25,052-000 » » d eip riv . » 462.880,000 — 43,980,000 Rapp. tra la ris. e le pas. 76,87 0i0 — 6 45 0x0

3 gennaio

a

c. M Attivo

oi;

g i ( C ircolazion e...» 30,231,000 4-tg Oj \ Conti corr. dello Stato » 8,785,000 .$ PassivoJ Conti corr. particolari » 45,948,000 4-^3 V Rapp. tr a l’inc.e la cir. » 37 1 [2 OlO

4-( Incasso metallico Steri. 28,667,000

4-\ Portafoglio...» 35.779,000 4-( R iserva... * 16,212,000 — differenza 126,000 6.750.000 291.000 418.000 1.947.000 8.998.000

8 0i0

29 dicem bre di fferenza

( o r o Pesetas 350,027,000 4- 356,000 Incasso ^ argento . » 408,526,000 - 828,000 Portafoglio... » 1.126 399.000 4 - 3,462,000 A n tic ip a z io n i... * 246,114- 000 — 2,828,000 cq n . i Circolazione...» 1,586,012.000 4 - 10,427,000 PasslV0 [ Conticorr. e d e p . .. - 690,786,000 4- 3,203.000

ae=

g g> Attivo CJ CO 27 dicembre C O “

" l ì

Attivo ( Incasso ....F r a n c h i 106.622,000 — P o r ta fo g lio ,... » 514,173,000 4(■ A n ticip azion i...» 5 7 ,5 5 9 .0 0 0 4

-[ C ircolazione...» 596,386.000 ( Conti correnti...» 87,771,000 4-differenza 3 951.000 7.329.000 174,000 15,237,000 3.516.000

RIVISTA D E LLE BORSE

Firenze, 5 Gennaio 1901. L’anno 1900 si è chiuso senza lasciare dietro di se alcun rimpianto, e il nuovo anno è sorto per ora in condizioni poco propizie. Nei primi giorni della set­ timana vi è stato qualche tentativo di risveglio, asse­ condati in special modo da Pari gi che vorrebbe l’al­ legria ad ogni costo; ma alla noti zia dell’ aumento di sconto praticato dalla Banca d’ Inghilterra e por­ tante il tasso dal 4 al 5 per cento, siamo nuova­ mente ripiombati nella calma e nell’incertezza. D’al­ tronde chi l’avrebbe mai sognato che a quest’epoca si dovesse pensare ancora alla guerra Anglo-Boera come se le ostilità principiass ero ora! E gli av veni- menti cinesi!

(11)

6 gennaio 1901 L’ E C O N O M I S T A

15

prossimi risvegli. 1 prezzi di alcuni valori da noi si sorreggono ma sono per molti titoli nominali. La nostra rendita esordita a 100.90 per contanti si e portata successivamente a 99.22 ex 99.27 per chiu­

dere oggi a 99.35. m a il a

Il 4 1[2 per cento è stato fermo a 108, ed U o

per cento a 61.75. ,. ,.

Parigi come già abbiamo accennato e- dispostis­ simo agli aumenti non preoccupandosi per ora ne della Cina, ne del Transvaal. La nostra rendita an­ che nell’ottava attuale ha trovato il favore della speculazione francese e ben vista raggiunse pettino 96; o-J-gi in chiusura segna 95.90. Sostenutissime tro­ viamo pure le rendite interne francesi tanto 3 che 3 per cento antico ; la prima a 103,80 e la se­ conda a 102. Buone disposizioni riscontriamo pure nel Turco, nel Russo e nel Portoghese a Parigi nonché l’ Esteriore Spagnuolo sul corso medio di 71; oggi in chiusura segna in forte aumento 71.70. Deboli ma fermi i consolidati inglesi a 97.60 circa e pesanti si sono mostrate le Borse di Vienna e Berlino.

Diamo ora oltre ai soliti prospetti settimanali an­ che i prezzi dei diversi consolidati e valori in ge­ nere al 31 decembre 1899. TITOLI DI STATO © "" u a ® © CD 2 00 f i ­ co .g

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05 (fi L u n e d i 31 D ic em b r e 1 9 0 0 lj M er c o le 2 G e n n a io 19 01 ! i w O 1 3 ai e ® a «s- o ® a. o

Sa-d © 0 -> -e*

Rendita italiana 5 o/o 00.60 100.87 100.90 99.22 g99.27 99.3 . > 1 7 , » 09,85 109.10 109.20 1 0 8 . - 1 0 8 . - 108.2

» 9 3 » 62.25 61.75 61.75 61.75 61.78 61.7

Rendita Italiana 5 o/o :

a P a r ig i... 93.75 95>75 95.85 95.95 95,80 95. £ a Londra ... 9 3 . - 95.50 95.50 93.50ex 93.50 93. a B er lin o ... 93.20

-

95.10 95.40 95.30 95.1 Rendita francese 3 o/o

100.50 100.20 100., ammortizzabile... 99,10 100,70 Rend. frane. 3 ’/, ° /u --- 101.60 103.02 103.57 103.57 103.50 103. » » 3 °/0 antico 99.07 101.25 101.57 101.07 101.85 102. C o n so lid ato in g le s e 2

*/*

9 9 . - 97.60 97.60 97.55 97.65 97.

»

p ru s s ia n o 2 ’/i 97.70 97.

97.26 97.25 97.30 97. R e n d ita a u s tr ia c a in oro115.50 117.65 117.70 117.65 117.60 117.

»

»

in a rg . 98.75

98.60 98.40 98 40 98.

»

>

in c a rta 98.45 93.00 98.50 98 45 98.45 98. R e n d ita s p a g n . e s te rio re : a P a r i g i

...

66.15 7 0 - - 70.12 7 1 . - 70.90 71. a L o n d r a

...

64,85 69.75 69 ,BC 69. ex 69.20 69. R e n d ita tu r c a a P a r ig i. 22.70 2331 23.42 23.50 23.45 23,

»

*

a L o n d ra 2 2 . - 22.81: 22.81 22.85 22 .8b 23. R e n d ita r u s s a a P a r ig i. 8 6 . - 5,86. 4C

86 .8C 86,

»

p o rto g h e se 3 o

/

a P a r i g i

...

2 3 . - 86,80] 25.2 25.21 25 .7C| 25

V A PO RI BANCARI Dicem bre30

1899

30 5

D icem bre G ennaio

1900 1901

Banca d’Italia. . . 910.— 897.— 892.—

Banca Commerciale . . 730. — 698. — 704. —

Credito Italiano . . . 630.— 567.— 569.—

Banco di Roma . . . 119- — 132. — 140. —

Istituto di Credito fondiario 509. — 497. — 190. —

Banco di sconto e sete . 211-— 165.— 157.50

Banca Generale . . 84. — 52. — 51.50

Banca di Torino. . . 345,— 291.— 288.—

Utilità nuove . . . . 182. — 174. — 174. —

In settimana i valori bancari sono stati alquanto oscillanti ma con tendenze discrete. Al 31 dicembre 1899 la situazione di questi valori eccezione fatta per il Banco di Roma, era assai più florida di quella che resulta alla fine del 1900.

C A R T EL LE FO N D IA R IE istituto italiano. . 4 0/ o » » . . 4 '/«* Banco di Napoli. . 3 ‘/p Banca Nazionale. . 4 » » t> . . 4 '/» » Banco di S. Spirito . 5 » Cassa di Risp. di MilanoS »

¡> » » 4 »

Monte Paschi di Siena 5 »

»

»

»

4 »

Op. Pie di S. P.*° Torino! »

» 4 ‘

Dicem bre D icem bre G ennaio

1899 1900 1901 497. — 495.50 495.50 509. — 507.50 507.50 450.— 433.— 433.— 500. 50 501. — 501. — 508.50 506.25 506. 50 448. — 455, — 455. — 508.50 506.25 508.50 506.25 503.50 504.25 503. — 491. — 491. — 490. — 506. — 506. — 506. — 502. — 509. — 495. — 479. 50 479. 50

Im questi primi giorni dell’anno riscontriamo in discreto aumento le Cartelle fondiarie della Cassa di risparmio di Milano tanto 5 c h e 4 per cento

ed il 4 per cento delle opere di S. Paolo di Tonno. Al 31 decembre 1899 tutti i prezzi erano superiori a quelli corrispondenti alla fine del 1900.

P R E S T IT I M U N IC IPA LI 30 Dicembre 30 Dicem bre 5 G ennaio Prestito di Roma . . 4 % » Milano . . 4 » » Firenze . . 8 » » Napoli . • 5 > VALORI FERR O V IA R I _[ Meridionali, g l Mediterranee . £ j Sicule . _ . •4 [ Secondarie Sarde. Meridionali . 3 °/0 ! Mediterraneo . 4 » w Sicule foro) . 4 » § 1 Sarde C . . 3 » 3 ' Ferrovie nuove 3 » a : Vittorio Eman. 3 » j

I

Tirrene 5 » §f Costruz. Venete 5 » ° Lombarde. . 3 » \ Marmif. Carrara » 503. — 501. — 501. — 98.10 97.90 • 97.90 70. 50 70. 25 69.50 94 _ 90.75 88.75 30 30 o

D icem bre Dicem bre Gtennaio

1899 1900 1201 731.

_

713. 50 701exl2.50 549.

_

536.— 523eil2.50 720.

_

688.— 665.— 260.

_

235.— 232- — 318. 50 313.— 313.— 497.

_

484. - 484.— 514.

_

515.— 506. 50 314.

306.— 307. 50 308. 50 306.50 300. -346.

_

335.— 335.— 495.

_

495. - 485.—

i_

494. 50 494. — 372.

i_

312.75 312. 75 250. — 245.— 245. — Se confrontiamo i prezzi dei valori f errovian al 31 decembre 1899 con quelli attuali osse marno che que- st’ultimi hanno subito un indebolimento forte e ge­ nerale, specialmente nelle azioni. Anche in settimana si sono ’avute tendenze poco favorevo li.

VALORI IN D U ST R IA LI Navigazione Generale . Fondiaria Vita . » Incendi. Acciaierie Terni . Raffineria Ligure-Lomb. . Lanificio Rossi . Cotonificio Cantoni . » veneziano . Acqua Marcia. Condotte d’acqua ^ . . Linificio e canapificio naz, Metallurgiche italiane . Piombino

Elettile. Edison vecchie . Costruzioni venete G as... M o lin i... Molini Alta Italia . . Ceramica Richard.

Ferriere . . . • _ •

Off. Mec. Miani Silvestri.

Montecatini . . . .

22 30 0

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