• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1398, 17 febbraio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1398, 17 febbraio"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L ’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , INTERESSI PRIVATI

Anno XXVIII - Voi. XXXII

Domenica 17 Febbraio 1901

H. 1398

NOTE SULLA CRISE MINISTERIALE

: _____ __

Il Ministero che deve succedere a quello pre- j sieduto dall’ on. Saracco è già fatto, annuncia il telegrafo, e non è il caso di discuterne il co - j lore, perchè, come si costuma ormai da vario i tempo, uomini di opposto colore politico pos­

sono trovarsi assieme nello stesso Gabinetto ; non è nemmeno il caso di prevedere un pos­ sibile programma sui principi professati dagli uomini chiamati al Governo, perchè è ugual­ mente da lungo tempo costume che, tra le idee del deputato e quelle di lui stesso diventato ; ministro, corra talvolta enorme differenza, non pur nei particolari, ma nella stessa sostanza.

D’altra parte VEconomista ha sempre usato giudicare dai fatti più che dalle persone e dalle promesse, ed attendiamo cbe il nuovo Mini­ stero estrinsechi l’ opera propria nella azione per la quale, a dir vero non gli manca ma­ teria urgente ed importante, ed auguriamo che sappia superare le molte difficoltà che lo cir­ condano, e dare al paese, almeno quel tanto di bene che le circostanze permettono.

Ma il modo col quale si è designata e svolta la crise, permette di fare qualche riflessione che non ci sembra inopportuna.

E prima di tutto va notato 1’ atteggiamento della Camera, la quale ha cercato più che di af­ fermare una tendenza, di mostrarsi, nella sua maggioranza contraria, ad una tendenza.

Noi non abbiamo nessun preconcetto contro l’on. Sonnino, che anzi non crediamo peggiore di molti altri dei suoi colleghi ministeriabili ; ma dobbiamo riconoscere che egli, forse pep. successivi errori di tattica e per fallace previ­ sione dello svolgersi degli eventi, ha fatto tutto il possibile per apparire, se non altro, molto peggiore di quello che certo non sia. La sua condotta quale sostenitore del Ministero Pelloux, la sua attitudine di fronte al famoso decreto- legge per i provvedimenti politici; la posizione che egli ha preso nel conflitto tra una parte della Camera e la Presidenza di essa, pro­ vocando o parendo provocare le dimissioni dell’on. Colombo; una certa rigidezza di forma nei suoi programmi, mentre la sostanza evi­ dentemente si piegava agli eventi, hanno fatto di lui qualche cosa di temibile nella opinione di molti. E non valgono nemmeno per farlo ap­ parire meno ostinato, le prove che hi. dato nel

Ministero Crispí di una adattabilità, che

giudi-cammo eccessiva, sui punti sostanziali del suo programma.

A molti è sembrato che il nome dell’ on. Son­ nino volesse dire reazione — e questo crediamo veramente erroneo — e contro di lui perciò, non ostante le furberie dell’ ultima ora, fu il voto di una grande maggioranza della Camera.

Che se può dispiacere che le circostanze, più forse che la verità dei fatti, abbiano imperniato nell’on. Sonnino tutto un complesso di timori per la libertà, è sempre consolante che a difendersi, magari da una reazione solo immaginaria, in­ sorgano tanti deputati e da cosi opposti settori della Camera.

E non è a dire se di questa manifestazione VEconomista si compiaccia, giacché nulla noi crediamo preferibile al rispetto alla libertà.

Per lo stesso motivo, VEconomista si com­ piace anche dell’ atteggiamento della Corona, la quale ha chiamato un uomo, che potrà es­ sere diversamente giudicato nei suoi atti, ma che certo rappresenta idee profondamente libe­ rali, e contro il quale molte volte si sono al­ zate le grida dei reazionari e mezzi-reazionari. E si compiace pure che, mediante frequenti colloqui coll’ uomo politico designato, la Corona si tenesse in contatto continuo coi diversi par­ titi politici e seguisse le discussioni e le trat­ tative necessarie alla formazione del Ministero. Gli Stati del continente sono in genere ancora troppo legati al passato, che va rapidamente sfasciandosi, perchè non si vegga con com­ piacimento il giovane Re vincere gli ostacoli della situazione e lasciar arrivare le trattative sino alle intese colla Estrema Sinistra, senza quel senso di orrore che vorrebbero manifestare coloro, che pur si dichiarano devotamente mo­ narchici. Checché si dica, l’ avvenire politico della nazione sta appunto nel cancellare il passato, nel senso che dobbiamo tutti ammi­ rare la virtù dei nostri padri che hanno fatto la unità della patria, ma dobbiamo riconoscere che vi è molto da riformare negli ordinamenti che le hanno dato.

(2)

L ’ E C O N O M I S T A 17 febbraio 1901

fatto argomento di discussione con coloro che, sarebbero diventati loro Colleglli; è le tratta­ tive durarono a lungo, e furono più volte ab­ bandonate e riprese, la qual cosa lascia logi­ camente presumere che non fosse posto nè dal Re, nè dall’on. Zanardelli, che aveva rice­ vuto il mandato della Corona, nessun veto a priori e che forse la intelligenza sulla que­

stione non si sia ottenuta, non tanto per que­ stione di principio, quanto per questione di misura.

■ È un passo grandissimo quello fatto in questa circostanza in una questione che, voglia o non voglia, si imporrà certamente e si imporrà in modo tanto più imperioso, quanto più se ne procrastina una logica soluzione. In quanto che molti, anche tra coloro che, senza voler discu­ tere sui mezzi, vogliono innanzi tutto un e- sercito forte e quindi nessuna riduzione di spese, si convertiranno o presto o fardi, quando i fatti andranno fatalmente dimostrando che col si­ stema attuale si ha una forte spesa ed un e- sército che non può corrispondere a quello che la sua teorica organizzazione promette. Sobbar­ carsi ad una spesa eccessiva per avere un e- sercito bene organizzato in tutti i suoi bisogni, può essere un ideale ; ma sopportare la spesa per avere quello che gli stessi competenti de­ plorano, non può essere da nessuno desiderato. Comunque, la questione è certamente com­ plessa, ma è confortante che abbia potuto es­ sere portata finalmente cosi in alto da poterne

fare una discussione di possibile attuazione. La recente crise da questo lato ha aperto una buona breccia, e se uh partito farà suo il con­ cetto di avere un esercito modesto, ma com­ pleto in tutto ciò che gli può occorrere, siamo sicuri che non troverà all’ atto pratico nessuna opposizione dalla Estrema sinistra.

E chiudiamo queste brevi note rilevando che quasi da ogni parte si elogia il contegno della Estrema Sinistra che, si assicura, fu sempre cor­ rettissimo e sopratutto coerente.

E per il bene del paese è da augurarsi che anche l’Estrema Sinistra diventi partito di Go­ verno, cosi che finalmente si possa inaugurare quella divisione tra le diverse parti della Ca­ mera che corrisponda ad effettivi diversi inten­ dimenti.

Ed o ra i Attendiamo i fatti per giudicare degli uomini chiamati a governarci.

Gli avversari delle riforme postali

Sulla opportunità di mitigare le tariffe postali, affinchè ne tragga vantaggio immediato il pub­ blico che paga e dopo non molto tempo anche lo Stato che incassa, abbiamo tante volte espo­ sto considerazioni motivate, che non torneremo sul tema, neanche in questo momento in cui si

va dicendo che al Ministero si studia il

modo di portare da 20 a 15 centesimi la tassa pel trasporto delle lettere. Invece a riparlarne ci sentiamo indotti e quasi trascinati da giudizi

erronei espressi su questa desiderata riforma da un giornale autorevole,, avvezzo ad occu­ parsi con diligente sollecitudine anche di que­ stioni economiche. Siffatti giudizi, quando par­ tono da voci ascoltate, producono effetti dan­ nosi, perchè cooperano a ritardare sempre più l’ applicazione, che nel nostro paese stenta.già tanto a venire, di sistemi amministrativi e fi­ nanziari razionali e liberali.

Alquanti giorni addietro il Corriere della Sera in un articolo un po’ tirato via e riuscito su­ perficiale (e qui ci sembra giusto aggiungere contro il suo solito) dopo riferita la notizia degli Studi a cui il ministro attende, commentava: « Noi però crediamo che studi invano ; nessun ministro del tesoro, con tante necessità impel­ lenti, con tante domande di sgravi, si azzar­ derebbe a cominciare da alleggerimenti a fa­ vore di chi scrive lettere o manda telegrammi per quanto si possa dire che forse nessun al­ tro cespite al pari di qtìesto avrebbe probabi­ lità di aumento, se si avesse il coraggio di diminuire i prezzi. Si può presumere che dopo due o tre anni lo Stato sarebbe risarcito della perdita... ».

Tronchiamo la citazione e facciamo una os­ servazione. E purtroppo vero che vi sono altri sgravi più urgenti da attuare, ed oggi che siamo coll’acqua alla gola e la questione degli sgravi è diventata imperiosa ci si accorge che alcuni di essi, su cose meno indispensabili del pane, si sarebbero potuti disporre ad eseguire pian piano e con prudente gradazione già da più anni. A quest’ ora ne risentirebbe già un be­ nefizio, oltre ai cittadini, anche la pubblica finanza. Ma non è ragionevole inferirne che non si possano anche tentare adesso ; benin­ teso, purché si tratti di quelli che potrebbero dirsi d’ indole rimunerativa. Tutti quégli sgravi sulla cui possibilità vanno oggi, un po’ a ta­ stóni, affaticandosi e Governo e Commissione dei Quindici, sono ottimi in sè stessi e l’ uno e l’altro fanno bene non a andare a tastoni, ma ad occuparsene.

Se non che rappresentano tutti un sacrifizio, magari provvido, ma immancabile, da farsi ai contribuenti, gli effetti del quale, se altro non viene a compensarli, l’erario dovrà risentire per non pochi anni.

Invece l’ amministrazione delle poste, che eser­ cita un servizio pubblico, ma anche una azienda di carattere commerciale, può trovar, come quelle dei sali o dei tabacchi, il proprio vantaggio nel procedere con prudenti e tempestive arditezze, può fare che si verifichi una volta di più il detto che nello spaccio sta il guadagno, può procacciare insieme il tornaconto della clien­ tela, aumentandola, e il proprio. E il giornale milanese, colle sue parole dianzi riferite, rico­ nosce che, se si avesse il coraggio di dimi­ nuire i prezzi, nessun altro cespite di introiti dello Stato avrebbe altrettanta probabilità d’au­ mento. Ma se è così, nessun momento do­ vrebbe ritenersi disadatto per decidersi a una riforma su cui si abbia la quasi certezza che alla perdita momentanea farà seguito contro non lungo tempo un abbondante compenso.

(3)

17 febbraio 1901 L ’ E C O N O M I S T A 99

anche sulla riduzione della tassa telegrafica, da L. 1, cioè, a centesimi 50 pel telegramma di 15 parole, lo stesso giornale osservava :

« La sola riduzione postale importerebbe una perdita di 4 milioni; per quella telegrafica, non soltanto c’è da tener conto della perdita imme­ diata, ma anche di spese per attuarla. Poiché è evidente che da questi alleggerimenti l’ammi­ nistrazione spera un auménto nella corrispon­ denza postale e telegrafica, che dopo breve tempo risarcisca ad usura l’erario della perdita immediata cui si espone. Ora molte linee tele­ grafiche sono già insufficienti alla domanda odierna. Se questa domanda aumentasse, biso­ gnerebbe di molte linee aumentare la poten­ zialità, o ampliando con nuovi fili, o perfezio­ nando con apparecchi più produttivi gli impianti esistenti. Sicché nuove spese. »

La distinzione è giusta. Se pel servizio tele­ grafico il materiale è già insufficiente, si ca­ pisce che convenga andare un po’ più adagio nell’apparecchiargli, col ribasso del prezzo, un lavoro maggiore e nel deliberare, per più larghi incassi sperabili, una forte spesa certa e imme­ diata. Veramente si potrebbe opporre che se si prevedono necessari molti nuovi fili e molte nuove macchine, vuol dire si prevede anche molto più attivo l’ uso che del telegrafo il pubblico sa­ rebbe per fare e quindi notevolmente più larghi gli introiti dell’ Amministrazione. Ma lasciamo andare, supponiamo pure che per un pezzo non arrivino a pareggiare la maggiore spesa che fosse già stata fatta, e rinunziamo per ora alla riduzione della tassa telegrafica ; anche perchè essa è meno urgente di quella postale, 1’ uso del telegrafo non essendo frequente nelle classi meno agiate e presupponendo sempre interessi materiali, epperò anche mezzi pècuniari, di qual­ che entità.

Ma appunto questa distinzione mette più che mai in rilievo l’opportunità della riduzione nella tassa postale, dacché per la corrispondenza epi­

stolare siffatte spese preventive d’impianto non vi sono. E allora perchè il Corriere la reputa imprudente ? Perchè dice che importerebbe un immediato minore introito di quattro milioni di lire. E lo dice accettando a occhi chiusi la cifra indicata dalle notizie ufficiose. Certo, non ab­ biamo modo neanche noi di discuterla, perchè non risulta da quali calcoli emerge.

Ma in proposito dobbiamo ripetere quello che abbiamo detto altre volte: nè noi nè nessuno può istituire calcoli molto attendibili in una materia sulla quale mancano i dati di fatto. Forse i quattro milioni vengon fuori dalla dif­ ferenza tra il prezzo del francobollo a cente­ simi 20 e quello a centesimi 15 moltiplicato pel numero di lettere che le statistiche accertano trasportate negli ultimi anni? Eh, via! Qui ba­ stano, è vero, due delle prime quattro opera­ zioni aritmetiche ; ma un calcolo cosi gretta­ mente computistico omette un elemento dal quale non si deve prescindere : 1’ aumento di corrispondenze postali che avrebbe luogo dopo il ribasso della tariffa. Di quale entità sarebbe e in che misura compenserebbe il ¿ ’ minuito prezzo del francobollo ? Nessuno lo può dire, perchè in Italia aumenti di imposte, di tasse,

di prezzi, di tariffe, se - ne sono sperimentati molte volte, ma diminuzioni no. Ecco perchè abbiamo detto che su questo punto i dati di fatto mancano. E finché un qualche esperi­ mento non si faccia, non vi’ è sapienza mini­ steriale o di chicchesia che possa crearne di veramente attendibili.

Dovremo per questo andare alla ventura, ope­ rare a occhi chiusi? No, una particella di ri­ schio v’ è in qualunque atto umano; ma che gli introiti tendano a crescere quando il prezzo d’ un servizio pubblico diminuisce, lo provano e i risultati delle più floride e meglio condotte aziende commerciali e l’ esperienza già fatta, anche in materia postale, da altri Stati civili amministrati non meno bene del nostro e an­ che meglio.

I propalatori della fortunata notizia che nel 1899-900 le poste e i talegrafi hanno dato 3,270,000 di più che nell’ anno precedente, dice il Corriere della Sera, tacciono sul fatto che anche le spese sono cresciute di L. 3,370,000 che per l’esercizio in corso superano di L. 2,292,386 quelle dell’ esercizio passato, e che pel futuro esercizio 1901-902 la previsione, che in sede di assestamento potrà anche ingrossare, supera ià di L. 3,505,086 la previsione del 1899-900. embra dunque pur troppo, osserva malinconi­ camente, che un aumento di mille lire negli introiti non possono avvenire se non con un aumento di mille lire nella spesa, mentre parrebbe che ciò non dovesse essere, perché uffici e per­ sonale non crescono con eguale intensità del numero delle corrispondenze, anzi in qualche caso non crescono affatto.

La quale osservazione è ragionevolissima. Perchè dunque il Corriere si ferma a una con­ clusione che riconosce con tradittoria e invero­ simile ? Per lo meno sarebbe il caso di porgere indicazioni numeriche più particolareggiate. Le cifre di cui sopra sono complessive, riguardano cioè insieme le poste e i telegrafi, e si è già notato che questi richiedono per ogni aumento di lavoro impianti costosi e quelle no. Potrebbe dunque consentire con noi nel giudicare che se amiche la riduzione della tassa telegrafica non fosse del tutto prudente eseguirla adesso, per quella della tassa postale (non guasta mai fare una cosa alla volta) non vi sono pericolose difficoltà. E perchè non tener contro inoltre dei ritocchi che si sono fatti agli organici del per­

sonale e di quegli altri che sono tuttora da farsi ? La è cosa che dà luogo a spese, ma che non dura perpetua: gli organici, una volta si­ stemati, si fermano.

(4)

100 i ; E C 0 N 0 M I S T A

17 febbraio 1901

e quando e come l’ aspetta cotesta precisa di­ mostrazione? Un altro fatto ba trascurato quello che l’azienda postale italiana, qualunque siano le sue maggiori entrate e maggiori spese negli ultimi esercizi, da anni e anni chiude con una eccedenza attica. Da quali amministrazioni dello Stato si cominceranno mai le riforme, se non da quelle che, isolatamente considerate, pre­ sentano sempre un annuo avanzo netto?

Siffatti avanzi, > si ;sà, vanno a, colare nel grande crogiuolo del Bilancio unico, epperò ì risultati dell’amministrazione postale sono finan­ ziari. Ma i suoi procedimenti sono e devono es­ sere tecnici, e 1’ amministratore, pur mirando a riscuotere lire e centesimi, non deve ignorare nè trascurare i più diversi modi di riuscirvi, compreso quello di spendere a tempo e anche a tempo e momentaneamente rinunziare a qual­ che lira e qualche centesimo.

Diversamente, il grosso proprietario di tondi rustici, per non crescere il capitolo della spesa, non si deciderebbe all’acquisto di letame o di concimi chimici, e il piccolo possidente, per non diminuire qualche staio di grano che ha rac­ colto pel suo consumo di quest’ anno, non met­ terebbe neanche da parte la semema per la raccolta dell’ anno venturo.

Il mercato finanziarlo inglese

Nel listino di Londra vengono in seguito le azioni ideile strade ferrate inglesi. Il solo esa­ me, di,, questo capitolo è_ veramente istruttivo. Vi vediamo figurare varie serie di titoli, perchè l’ Inghilterra non ha concentrato le sue linee nelle mani ,di un piccolo numero di compagnie. La concorrenza, quindi, esiste anche in questa materia.

Le azioni ferroviarie sono in generale quotate a prezzi assai elevati in rapporto ai dividendi che esse pagano ; il che si spiega da una parte per l’assimilazione, più o meno completa, che tende a stabilirsi fra il reddito dei fondi na­ zionali e quello dei titoli ferroviari; in secondo luo^o pel fatto che le concessioni sono per­

petue. Le Compagnie inglesi non sono, come le francesi e le italiane, semplici locatane a tempo determinato delle linee che esercitano ; esse ne hanno la proprietà assoluta, indefinita, sicché l’azionista è in diritto di credersi assi- curato un reddito di una durata illimitata, il che aumenta il valore del capitale, dal quale

scaturisce. . t , ...

Un altro effetto curioso di questa perpetuità delle concessioni si fa sentire nella quotazione delle obbligazioni ferroviarie (Railway deben- ture stock)) esse non sono per la maggior parte oggetto di alcun ammortamento. Mentre in Fran­ cia .le grandi compagnie giunte, press’ a poco

a l l a .metà della loro corsa :e non avendopiù

che 50 anni di esercizio,davanti a sé medesime, rimborsano annualmente quasi tante

obbhga-i) Continuazione, vedi il numero 1391.

zioni quante sono quelle che emettono pei nuovi bisogni, le compagnie inglesi lasciano per la maggior, parte: il loro debito; in pbbligaziòni sussistere nella sua integrità. E per questo che nelle due- colonne del listino che indicano A m ­ montare originario del prestito e la parte; di esso che non è ancora ammortizzata si nota la identità delle due cifre. Il Great Eastern ha emesso per 14 milioni di obbligazioni 4 per cento che sussistono ancora per la cifra me­ desima della emissione. Le obbligazioni non essendo generalmente rimborsabili prima di un’epoca lontana, o non essendolo affatto, ne risulta che quelle che sono state emesse ad epo­ che in cui l’interesse del capitale era più alto di oggi hanno sorpassato la pari in forti propor­ zioni. Così le obbligazioni 4 per cento del Great

Western sono quotate a 138 per cento. Quelle 5 per cento South Eastern, a 1(0 per cento, quelle 4 1[2 per cento del North London 153. Lo stesso è a dire delle azioni che hanno un reddito garan­ tito e delle azioni di preferenza che formano una . particolarità del listino inglese. Quelle 4 per cento Caledonian sono a 136, quelle 6 per cento Great Northern a 199, quelle Great Central 6 per cento preferenza a 172, quelle 4 lj2 West

Corniciali a 150.

Vi sono delle eccezioni alla non rirnborsa- bilità dei titoli ferroviari ; così le Hall and Barnsleij 4 per cento preferenza possono essere rimborsate a 115 dopo 6 mesi di preavviso. Solo un atto del Parlamento potrebbe autoriz­ zare l’ammortamento là dove non è stato p re­ veduto dalla concessione originaria. Conven­ zioni di varia natura sono intervenute fra le diverse compagnie e hanno dato origine a una molteplicità, di titoli: preferenza, nuova prefe­ renza, preferenza perpetua, consolidato, conso­ lidato preferito, preferenza convertibile, vested companies stock, rent charge minimum Consoli­ dated, station rent charge, guaranteed annuities

stock, preferenee stock ecc. _

Il dipartimento delle strade ferrate indiane presenta pure una grande varietà di titoli. Vi si trovano’ le cumulative» preferenee shares cioè azioni che hanno diritto di preferenza a un certo reddito e che se le entrate di un e - Sercizio non bastano ad assicurarlo loro in tutto o in parte, ricuperano la differenza.o la totalità sui prodotti dell’ anno successivo. Alcune di quelle azioni, ad esempio il Bengal Central, il Burma ecc., ricevono un interesse fisso più una frazione degli utili netti. Q u i. si trovano delle annualità dovute dal governo che ha dato sov,- venzioni per molte linee, mentre non ne ha concesse nella madre patria. Esso ha la facoltà di riscattarne un certo numero ad epoche deter­ minate. E quindi molte obbligazioni di questa categoria sono rimborsabili a data fìssa.

Il listino di Londra registra pure molte a- zioni ed obbligazioni ferroviarie dei possedi­ menti inglesi, specie del Canadà.

(5)

17 febbraio 1901 L ’ E C O N O M I S T A 101

del suo sviluppo, F audacia colla quale i pro­ getti delle più vaste costruzioni sono stati at­ tuati, la concorrenza sfrenata che ha fatto tal­ volta lavorare a perdita le reti meglio situate Sono altrettanti, motivi di: instabilità pei corsi dei titoli di queste imprese. Ma la potenza e- conomica del paese è così grande, la sua forza di produzione è tale che la maggior parte di quelle creazioni sono rimaste in vita od almeno hanno ritrovato una vita nuova dopo la riorga­ nizzazioni di varia natura. Del resto, il regime ferroviario va sempre più riordinandosi negli Stati Uniti ; si conoscono ormai parecchie com­ pagnie che sono amministrate ai nostri giorni in .modo prudente come le migliori linee europee.

Gli anni 1899 e 1900 sono stati contraddistinti da un aumento prodigioso della maggior parte delle azioni, e dal fatto che sono state riprese dallo Stato le rare reti che erano di sua pro­ prietà o che erano a lui ipotecate, come l’Union Pacific, il Central Pacific, il Kansas Pacific. E’ avvennuto cioè F opposto di quello che si è verificato in più di un paese europeo, dove lo Stato ha invece riscattato un certo numero di linee private, ad esempio in Prussia, in Austria- Ungheria, in Italia, nel Belgio, in Russia, in Olanda.,

Le obbligazioni di queste ferrovie sono ri­ partite nel listino di Londra in tre categorie secondo che gli interessi e il capitale sono pa­ gabili in moneta legale americana (currency) in oro o in moneta inglese (sterling). E’ noto che più volte sono stati sollevati dei dubbi sul me­ tallo nel quale sono esigibili i debiti degli Stati Uniti, anche senza parlare del periodo di corso forzato che i loro biglietti hanno subito durante la guerra di successione. Una grande differenza è dunque stata fatta a certe epoche, quando ad esempio nel 1893 si è potuto temere che il tipo monetario americano diventasse l’ argento fra le obbligazioni « currency » e le altre. Quanto alle obbligazioni in oro e sterline non c ’è pra­ ticamente fra esse alcuna differenza, tanto è grande presso i capitalisti la certezza che il tipo inglese non cesserà mai d’essere Foro. La legge del marzo 1900 ha consacrato del resto definitivamente questo metallo come tipo mo­ netario degli Stati Uniti.

Le obbligazioni ferroviarie americane non sono perpetue come quelle delle ferrovie inglesi, quantunque le compagnie americane siano esse pure proprietarie in perpetuo delle loro reti. Esse non sono ammortizzabili per mezzo di estrazioni a sorte annuali, come quelle delle compagnie francesi ; sono invece rimborsabili nella loro totalità a una data determinata per ciascun prestito. Il listino di Londra indica in una colonna Fanno del rimborso, spesso assai lontano; molti di questi titoli non scadranno che verso la fine del 20 secolo. Le obbligazioni 4 per cento prima ipoteca del W estshore sono rimborsabili nel 2361 !

Le azioni e obbligazioni di strade ferrate estere quotate a Londra danno F idea del nu­ mero di paesi in cui il capitale ing.ese è in­ tervenuto, specialmente fuori d’Europa.

Gl’ inglesi non si accontentano di prestare milioni a dei governi che hanno poi qualche

difficoltà a restituirli ; essi mirano a trarre par­ tito dal paese, a crearvi delle industrie e incas­ sarne i redditi, così che, anche quando i fondi di Stato propriamente, detti non danno piena soddisfazione al portatore, F Inghilterra nel suo insieme ha quasi sempre tratto vantaggio dal suo intervento. Se i fondi argentini hanno su­ bito, a certe epoche, dei ribassi violenti ed

hanno avuto il loro cupone parzialmente in sofferenza, le ferrovie, le compagnie del gas ed altre hanno ottenuto dividendi importanti; in molti casi, un aumento di capitale è stato il risultato del rialzo dei loro titoli.

Ci rimangono da esaminare altre parti del listino inglese e l’ordinamento della borsa di Londra.

(L a fine al prossimo numero).

L’ IMPOSTA SOLLA RICCHEZZA 1BÍLÉ

nella odierna riforma tributaria

Ci domandammo ') quale fosse l’entità del be­ neficio portato ai contribuenti dalla futura legge e tracciammo le linee fondamentali del nostro studio.

Oggetto dei provvedimenti ministeriali sono le tre categorie B, C, D : il provvedimento prin­ cipale è F elevazione del minimo imponibile, fatta eccezione per la categoria D , perché — dice il progetto del Governo — il minimo in questa categoria è già abbastanza elevato. A che cosa si riduce F elevamento ' del minimo nelle categorie B e C ?

Per 98,000'contribuenti ha luogo l’esenzióne, ma siamo di parere che il numero degli eso­ nerati è troppo limitato relativamente al bene­ ficio che ad essi ne viene.

Quando si dice che nella categoria B al mi­ nimo attuale di L. 400 si è sostituito quello di L. 600, può parere che ai contribuenti sia per derivarne un vantaggio non indifferente, rap­ presentato dalla differenza che corre tra L. 600 e 400: ma va riflettuto che le 400 lire, a cui oggi si commisura l’ imposta, non sono affatto paragonabili alle 600 della futura legge : in­ fatti in conformità dell’art. 2 della legge 22 lu­ glio 1894 2) — i redditi della categoria B sono r idotti ad imponibili con la riduzione a 20 qua­ rantesimi del loro v a lore, integrale : il che ó quanto dire che Ventrata in tassa ha luogo con L. 531 lorde: invece il nuovo minimo di L. 600 è un reddito lordo e nello stesso tempo impo­ nibile perchè ad esso è commisurata l’imposta senza la detrazione dei 2% o ; dunque le 200 lire, che sembravano rappresentare il beneficio per il contribuente di categoria B, non sono altro che apparenti, perchè il nuovo minimo di L. 600 lorde va paragonato non al minimo attuale di L. 400 nette, ma a quello di L. 534. Ondé la

*) Vedi fascicolo del 20 gennaio.

(6)

102 L ’ E C O N O M I S T A 17 febbraio ,1901

differenza di L. 200 discende a lire 66 : nè il benefìcio pei contribuenti va rappresentato da L. 66 perchè questa somma indica non già la minore imposta che il contribuente pagherebbe, ma il minore imponibile al quale l’ imposta verrebbe commisurata : onde, applicata I’ ali­ quota, si troverà che al reddito mimmo attuale corrisponde il tributo di L. 20.02 ; al reddito minimo futuro corrisponde il tributo di L. 18 ; ossia il guadagno pel contribuente consiste in L. 2.02.

A conti fatti, l’ elevazione del minimo di esen­ zione, che apparentemente porta un beneficio di L. 200 ai contribuenti minimi di categoria B, porta il vantaggio reale della n o n imponibilità

di L. 66, cui corrisponde il condono dell’ im­ posta di L. 2.02.

Per la categoria C l’ elevazione del minimo da L. 400 a 700 porta un grande benefìcio ap­ parente, ma un insensibile benefìcio reale. In­ fatti il vantaggio dei contribuenti non è rap­ presentato da L. 300, ossia dalla differenza tra il nuovo minimo e l’ attuale, perchè - agli effetti dello stesso art. 2 - l’ imponibile di L. 400 porta l’ entrata in tassa con L. 641 lorde, dal mo­ mento che prima di sottoporlo all’ imposta lo si è ridotto a 18/40: ora se il nuovo minimo di L. 700 paga l’ imposta senza la detrazione dei 22140, non varrà quanto quello di L. 400, cui furon tolti i 18/40, ma dovrà esser com­ misurato al valore integrale di L.' 641. Quindi non più 300 lire rappresentano il benefìcio pei contribuenti, ma solo 59 (700-641), anzi la im­ posta che a questo reddito imponibile di L. 59 dovrebbe corrispondere: ossia L. 4.16.

A conti fatti il contribuente minimo di ca­ tegoria C che secondo l’ attuale legge pagava L. 21.66, per la futura legge ne dovrebbe pa­ gare 17.50 ; onde V elevazione del minimo di esenzione, che apparentemente g li porta un be­ neficio di L. 000, gli porta il vantaggio reale della non imponibilità d i L. 59. cui corrisponde il condono dell’ imposta di L. 4.16.

Quanto alla categoria D - che comprende i redditi dipendenti da stipendi, pensioni ed as­ segni pagati dallo Stato, dalle Provincie e dai Comuni - l’ on. Ministro non propone alcun ac crescimento del minimo imponibile, perchè lo si ritiene abbastanza elevato. Certo è che se si considera questa categoria rispetto alle due precedenti, si deve riconoscerne il miglior trat­ tamento perchè l’ entrata tn tassa - che per la B corrispondeva a L. 534 e per la C a L. 641 - per questa corrisponde a L. 800 essendo am­ messa la deduzione maggiore.

Inoltre anche con la non elevazione del mi­ nimo, questa categoria viene a godere di un miglior trattamento perchè l’aliquota è tenuta in una misura proporzionalmente più bassa, ossia al 2 per cento, laddove per la categoria B era del 3 per cento e per la C del 2.50 : in conclusione l’ imposta corrispondente al minimo imponibile discende a L. 16, mentre attualmente

è di L. 44.96. . _ .

Questo benefìcio reale di L. 28.96, di fronte a quello di L. 4.16 e 2.02 corrisponde al cri­ terio economico-giuridico che vuole gravata meno la categoria D che la C, meno questa

che la B. Però, anche tenuto conto di questo criterio, sembra a primo aspetto che i vantaggi fatti alla categoria D non sieno proporzionali rispetto alle altre categorie: infatti salta agli occhi la sensibile discesa della quota d’ imposta da L. 44.96 a L, 16. Ma se si guarda a fondo, si vedrà che le cose procedono assai diversa- mente da quel che appare. Infatti il minimo contribuente di categoria D rimane tassato in base alle L. 800 senza variazione; invece quelli che sono ora i minimi contribuenti di B e C sono del tutto affrancati; sicché mentre al primo si accorda un abbuono di L. 28.96 di imposta, i secondi godono là esenzione completa.

In ogni modo, siccome alla categoria D è fatto attualmente un trattamento meno favorevole di quello accordato alle altre categorie, il maggior beneficio che le si accorda è una giusta pere­ quazione.

Ma vi è di più : la giustificazione si trova t nel fatto che gli stipendi pagati dallo Stato ordinariamente sono più bassi di quelli pagati sul mercato libero ; e nella impossibilità che i pubblici ufficiali sottraggano una parte dei loro redditi all’accertamento del fisco.

Adunque è fondato il miglior trattamento della categoria B , relativamente alle categorie B e C, ma quando lo si consideri per sè stesso non si può negarne la irrisoria entità. Lo di­ mostriamo con le seguenti cifre :

o

•H -ti Q) tn •H in m m r—i o J * * À * O 0 H H O M co (M 05 O "r-<D tM lO iO ©5 ©4 r-H Q «H a 8 O -g 0 53 <3

(7)

. rTr

17 febbraio 1901 L ’ E C 0 N O Al I S T A 103

imposta sul magro- stipendio di L. 800, vedrà migliorata d’ un tratto la sua. condizione pel solo latto di ,dover pagare L. 5.22 di meno ad ogni.scadenza ? 0 quello che percepisce L. 1000 si sentirà alleggerito per il non dover più pa­ gare L. 6 e 12 centesimi ?

A noi pare che dal momento che qualche cosa si vuol fare, sia prudente di abbandonare le mezze misure e non fermarsi alla esenzione di sole, L. 800 ; si elevi questo minimo sino a L. 1200 acciocché si possa cominciare ad avere il coraggio di dire che il minimo d’ esistenza è libero da imposta.

In fondo sono 799 mila lire di più che lo Stato perde, e non è questa perdita largamente compensata dall’effetto morale — diciamo mo­ rale più che economico — che produce su qual­ che diecina di migliaia di contribuenti ? Pur che si giungesse ad un provvedimento siffatto, chi oserebbe affermare che grave danno sof­ frirebbe la finanza o che lo Stato non avesse modo di rifarsi di una somma così piccola 1

Esentando i redditi non superiori a L. 1200 ed applicando Valiquota del 6 per cento a quelli tra L. 1201 e 1300 sarebbe iniziata la riforma dell'imposta di ricchezza mobile.

Abbiam detto : iniziata perchè rimangono

altre categorie, le quali non possono esser la­ sciate allo stata quo.

Accennammo al beneficio fatto dalla futura legge alle categorie B e C : per la prima — redditi temporari misti, nei quali il capitale e l’opera dell’ uomo concorrono : industrie e com­ merci — esso consiste nella elevazione del mi­ nimo d'esenzione per L. 2.02 d’ imposta ; con ciò non si ha un’ idea sufficiente degli effetti reali, essendo necessario di conoscere non solo la condizione della categoria minima, ma bensì quella di tutte le altre categorie che sono og­ getto della nuova riforma.

E detto infatti che oltre alla elevazione del minimo imponibile sono concesse notevoli di­ minuzioni delle aliquote attuali : così per i red­ diti compresi tra 700 ed 800 lire le aliquote del 4.48 per cento e del 6.65 sono rispettivamente ri­ dotte al 3 e al 4 per cento; così per quelli com­ presi tra le 1000 e le 1100 lire le aliquote del 7.84 e dell’ 8.70 per cento sono rispettivamente ridotte al 6 ed al 7 per cento. Lo stesso si dica ap­ prossimativamente per le altre categorie sino alle 1300 lire. Ma a conti fatti qual è questo vantaggio reale % in quanta imposta di meno esso si risolve? A tal uopo distinguiamo le và­ rie classi :

c a t e g o r i a

B

Numero dei redditi... Redditi netti... Aliquo a attuale <*/« . . . . IAliquota futura » '... Imposta attuale . . . .

Imposta’ futura... Perdita dello Stato... per ogni anno .2 tè q

tic.rt a

i

g o n i <v o \

a ® \ per ogni ra ta..

Classi di reddito

’Sotto tra tra tra tra tra tra tra tra

L . 534 e L. 601 e L. 701 e h . 801 e L. 901 e. L. 10 0 1 e L. 1101 L. 1201 e L . 534 » GOO » 700 » : 800 * 900 »jgnooo V 1100 » 120 » 132,850 83,000 77,000 .38,000 11,800 15,500 13,550 6,700 7 880 49,000,000 47.000.0«) 50,000.000 28,500,000 10.000,000 14,750.000 14,250,000 7,600,000 10,000,000 mista 3 ,7 5 -4 . 44 4,48—6,19 6 ,2 2 -6 ,6 5 7 ,5 0 -7 ,7 7 7 ,8 4 -8 ,6 0 8 ,7 0 -1 0 10 10 o/o — — 3 4 5 6 7 8 9 °/o 3,984,000 1.937.660 2,625.250 1,838,250 765,000 1,234,575 1,332,375 760,000 1,000,000 — — 1,515,000 1,140,000 500,000 885,000 997,500 608,000 900,000 ’ ) 291.170 1,937,660 1,110,250 698,250 265,000 340,575 334,875 152,000 100,000 2,02 23,34 14,41 18,37 23,30 22,48 24,71 22,68 12,69 0.33 3,89 2,41 3,61 3,71 3.74 4,15 3,78 2.11

’ ^Questa perdita è stata calcolata tenendo conto che, se da una parte i redditi attualmente inferiori al minimo imponibile tassabili per il cumulo con altri redditi, risentiranno anch’es si gli effetti delle riduzioni d’aliquota; d’ al’ ra parte un numero considerevole di redditi fra 534 e 609, che verranno esentati, saranno a loro volta tassabili per ef­ fetto del cumulo stesso. D’onde una parziale compensazione nella perdita totale.

Un commerciante, che alla scadenza delle singole rate d’ imposta tornerà dall’ Esattoria con 33 centesimi di più di oggi, potrà ringra­ ziare il Governo di tanto beneficio o non piut­ tosto rimarrà ad esso completamente indiffe­ rente ?

Valeva la pena che tutti gli studi del Mini­ stero si concentrassero su questo punto e per tanto tempo, quando poi non si doveva giun­ gere alla concessione di sgravii non irrisori ? Non possiamo non ripeter lo stes. o per la Categoria C. Essa comprende i redditi temporari

(8)

104 L ’ E C O N O M I S T A 17 febbraio 1901

tale, in tutte lo categorie, dimostriamo qui sotto :

Logicamente, adunque, concludiamo coll’ in­ vocare un miglior trattamento ed una eleva­ zione del minimo non imponibile.

Due sono le ragioni su cui fondiamo la nostra conclusione :

1 ) l’ esigenza di lasciar libero da imposta un reddito che veramente basti ai bisogni della esistenza, il che abbiam dimostrato non essere stato bastantemente osservato ;

2) la necessità che le leggi dello Stato sieno in armonia con le leggi dell’ economia.

Spenderemo due parole su questo secondo punto, allo scopo di mettere in evidenza un fenomeno economico della massima importanza la tendenza cioè alla diminuzione dell' impo­ nibile di categoria A ed all’aumento dell’ im­ ponibile delle categorie B, C, D.

Questo fenomeno è indice di risveglio eco­ nomico e - nei suoi effetti finanziario - si risolve in spontaneo aumento di imposta : l’azione dello Stato si dovrà, adunque, tutta rivolgere a se­ condare questo indirizzo, accordando maggiori riduzioni d’ imposta, le quali non si risolve­ ranno in corrispondenti perdite erariali.

Per dare una spiegazione meno incompleta che sia possibile,' terremojdistinti, i redditi imr ponibili tassati a nome degli enti collettivi, e quelli dei contribuenti privati.

Ove si mettano in confronto gli imponibili dell' esercizio finanziario 1898-99 con quelli del 1897-98, si vedrà che ¡ redditi tassati a nome degli enti collettivi sono in aumento in tutte le categorie, meno nella A! in cui si presenta nel 1898 una diminuzione abbastanza forte :

CATEGORIE « 8 0 8 l § 9 9 Differenze nel 1898 sul 1897 Categoria A ' 64,757,369.24 66,395,185.62 — 1,637,816.38 » B* 95.548,476.22 94.467,057.39 4 - 1,081.418.33 . « 0 54,945,328 71 52,551,133.17 -1- 2,394,195 54 » D 32,730,848 22 31,837,683.78 •4“ 843,164. 44 33,498,757.33 33,114,543.02 -+- 384,214.71 281,480,780.12 278.415,603,48 + 3,065,176.64

La categoria A ' è costituita dagli interessi e dai premi dei prestiti delle Provincie e dei Co­ muni, dai titoli al portatore ad interesse defi­ nito (obbligazioni) di Società che hanno per base garanzie e sovvenzioni dello Stato, e dai premi delle lotterie di ogni specie. Poiché non pare che la riduzione dell’ imponibile avutasi nel 1898 possa essere interamente la conse­ guenza di una diminuzione nei titoli di credito comunale e provinciale o di Società non sem­ bra lontano dal vero il supposto che la dimi­ nuzione nell’imponibile sia conseguenza del tra­ mutamento dei titoli stessi dal portatore in no­ minativi allo scopo di sfuggire alla legge 22 luglio 1894. E’ presumibile infatti che stabi­ lendo la legge stessa la discriminazione del reddito a 30i40 e quindi la aliquota ridotta al 15 per cento per gli interessi di titoli nomina­ tivi, mentre quelli di titoli al portatore sono tassati al valore integrale e perciò con 1’ ali­ quota del 20 per cento — si possa essere in­ dotti al tramutamento in titoli nominativi per assicurare il risparmio del 25 per cento d’ im­ posta. E il supposto potrebbe trovare una certa conferma nel fatto che alla diminuzione nella categoria A ', il 1898 contrappone 1’ aumento nella categoria A 2, degli interessi di titoli no­ minativi e di altri crediti ordinari.

Ma quel che più interessa al nostro scopo è l’ incremento dato dagli enti collettivi negli im­ ponibili della categoria B , C, D , della prima specialmente in 2 milioni e 394,195 lire.

Si noti che già nel 1898 si era rilevato un incremento di oltre 5 milioni d’ imponibile, che segnava evidentemente un risveglio economico nel ramo della grande industria e del com­ mercio, esercitati dagli enti collettivi: l’aumento ottenuto anche nel 1898 vale a rafforzare que­ sta tendenza, che si può esprimere : aumento spontaneo del gettito dell’ imposta.

(9)

17 febbraio 1901 L’ E C O N O M I S T A 105

si consideri in rapporto ai contribuenti privati, perchè qui l’aumento degli imponibili non ha luogo nella categoria A 2, ma solo in B e C. infatti : CATEGORIE *s a s 1 9 9 9 Differenza nel 1898 sul 1897 Categoria A2 106,297,119-29 110,797,350.69 — 4,500,231.40 » B 201,044,903.75 197,047,227.69 -p 3,997,676.06 » C 59,183,014.85 57,829,778.24 4 - 1,353,236.61 4L D 3,267,285.97 3,354,812- 34 — 87,526.37 Totale 369,792,323.86 369,029,168.96 — 763,151.90 (Continua) . L . Nin a

Rivista Bibliografica

Alfredo Angiolini. — B ei delitti colposi. Stadio socio­ logico giurìdico. — Torino, Fratelli Bocca, 1001.

Con questo studio veramente originale l’ A. porta un prezioso contributo allo svolgimento delle scienze positivo nel campo penale. Poche regole esistono sui delitti colposi nella legisla­ zione attuale, e poco se ne parla dagli scrit­ tori della scuola classica, i quali non potendo annoverare questi fatti tra i delitti veri e pro­ pri, sono costretti a trascurarli.

Partendo da questo punto e dimostrando in­ vece come oggi col crescere della vita sociale, e colla larga applicazione delle macchine i delitti colposi siano divenuti numerosissimi e sia necessario e doveroso 1’ occuparsene, lo scrittore li esamina dal punto di vista della scienza sperimentale antropologica e dal punto di vista della scienza sociale; e, studiatene le cause e costatato il loro manifestarsi, non trascura di dettare le norme e i principi diret­ tivi che dovrebbero regolare non tanto la re­ pressione quanto la prevenzione dei reati col­ posi, solitamente trascurata.

In tutto il suo scritto, diretto allo scopo prin­ cipale - che viene riassunto poi nella Conclu­ sione - di dimostrare cioè come al sistema della pena individuale debba sostituirsi quello della di­ fesa sociale anche nei reati colposi, 1’ Autore, mentre abbonda di applicazioni ed esempi pratici che ne rendono la forma semplice e limpida, dimostra una sana cultura giuridica e speri­ mentale, accompagnata da una vasta conoscenza delle opere che sono state scritte in materia, opere che egli esamina imparzialmente, qualun­ que opinione vi si trovi sostenuta, c ’’mostrando un fermo convincimento nelle proprie idee su tale proposito.

Ogni penalista che voglia dedicarsi sul se­

rio a tal. genere di questioni, dovrà necessa­ riamente prendere nella considerazione dovuta il libro in discorso, il quale non potrà a meno di dare forte eccitamento allo studio dell’argo­ mento importantissimo dei reati colposi.

Rivista Economica

La crisi industriale in Germania - H commercio

del-/ ’ Inghilterra nel 1900 - 11 credito agrario nella

Italia meridionale.

La crisi Industriale in Germania. — L’afferma­ zione, fatta recentemehte al Reichstag dal ministro del tesoro, che la Germania stia attraversando, o meglio, stia entrando in una grave crisi industriale, va pur troppo mostrandosi sempre più conforme al vero, ed un autorevole giornale — il Berliner Ta­ geblatt — pubblicò su quell’argomento un lungo stu­

dio, che è un vero grido d’allarme.

Tutto concorre a provare che 1’ industria tedesca si avvicina ad un periodo di grave discesa : la pro­ duzione viene già fortemente limitata ; molti, che fino a ieri investivano i loro capitali in azioni di imprese industriali, si sentono oggi assaliti da gran diffidenza e preferiscono contentarsi del modesto interesse che offrono loro i titoli di Stato.

Non importa che in alcuni rami, come ad esempio nell’industria tessile, continui quella floridezza avu­ tasi finora. E non importa neppure che esistano an­ cora in Germania molte imprese ip cui il danaro è altrettanto sicuro, quanto quello investito in titoli dello Stato. Occorre non illudersi, esclama quel gior­ nale, e nessuno può dire adesso, per quanto tempo ancora quella sicurezza potrà durare.

Dappertutto si ha limitazione di produzione con relativo licenziamento di operai; e ciò per mancanza di commissioni. Dove queste non mancano, si è co­ stretti a diminuire la giornata di lavoro, per non far abbassare i prezzi delle merci con eccessiva offerta. Troppo essi sono già calati negli ultimi tempi !

In tutta l’industria del ferro regna sconforto. L i­ cenziamenti d’ operai, diminuzioni di paghe, riposi forzati, sono all’ ordine del giorno, i depòsiti riboc­ cano di merci; e quanto minore é la domanda tanto più gli imprenditori cercano di rimediare ■ al male con una limitazione del lavoro. Ora si cominciano a sentire le conseguenze della iperproduzione degli anni scorsi; moltissimi operai sono adesso disoccu­ pati, molti imprenditori rimettono ora i guadagni delle annate precedenti.

Ed i primi effetti di un tale stato di cose si fanno sentire naturalmente, prima di tutto, sull’ industria delie macchine.

Anche qui frequenti licenziamenti d’ operai, dimi­ nuzioni di salari e cessazioni dal lavoro.

Persino alcune tra le principali case durano fatica ad evitare licenziamenti. Ed ora possono forse evi­ tarli, perchè hanno anche vecchi incarichi,, special- mente per le ferrovie. Ma che avverrà poi quando anche quelle costruzioni saranno finite?

Nelle stesse costruzioni navali vi ha diminuzione di lavoro; e solo per le costruzioni della flo tta 'd i guerra, viene alquanto lenita la grave crisi.

(10)

106 L ’ E C O N O M I S T A 17 febbraio 1901

nel quale pure cominciano a succedersi, con dolorosa

j

frequenza; i licenziamenti di operai e commessi.

« Per quanto tempo a n cora ?» chiede il Berliner Tageblatt.

Èd ei risponde alla grave domanda con questa ; dolorosa constatazione : che « la Germania è ora solo ali’ inizio d ’ una crisi industriale che durerà molto tempo, e la situazione è già oggi grave ».

11 commercio dell’ Inghilterra nel 1900. — Il

movimento del commercio inglese con l’ estero du­ rante il mese di dicembre dell’anno scorsi', presenta un notevole miglioramento rispetto a quello del 1899. L e importazioni aseesero a Ls. 46*446,662 con un au­ mento di Ls. 5,707,766 ossia del 14 per cento ; l’espor- tazioni ammontarono a Ls. 26,611,972 guadagnando Ls. 1,573,483 ossia 7 per cento. Soltante le riespor­ tazioni, ragguagliatesi a Ls. 5,087,220, furono in di- [ minuzione di Ls. 538,671 o del 9.6 per cento. E’ però da avvertire che questo aumento degli scambi deriva in gran parte dal rialzo dei prezzi del cotone, del carbone e dei metalli.

Il movimento complessivo dell’ intero anno 1900 è rappresentato dalle cifre seguenti :

anno 1900 diff. sul 1899 Importazioni... Ls. 523,633,486 -f- 38,597,903 Esportazioni... » 291,451,306 -j- 26,959,095

Ls. 815,08-1,792 •+ 65,556,998 Notiamo le più rimarchevoli differenze rispetto al­ l ’anno precedente. A ll’ importazione, tra i generi ali­ mentari, sono in diminuzione il caffè nella misura del 21.7 per cento e il vino del 7.6 per cento. Ma queste diminuzioni sona largamente compensate dai notevoli aumenti che si riscontrano negli altri prin­ cipali articoli. Cosi le carni sono in aumento del 10.7 per cento, il burro peli’ 1.3 per cento, il formaggio del 24.5 per cento, lo zucchero raffinato del 10.2 per cento, lo zucchero greggio di 0.9 per cento, il thè del 2.9 per cento, e i celeali dell’ 1.4 per cento, in so­ stanza, le importazieni di generi alimentari presen­ tano un aumento di 1 >> 1|2 milioni di lire sterline, in ragione del 5 15 per cerno.

Riguardo alle importazioni delle inateri ■ prime, che sono aumentate di quasi 20 milioni di lire ster­ line, ossia del 13.89 per cento, è da notarsi special- mente, l’aumento del 48.3 per cento verificatosi pel cotone, ciò eh’ è dovuto sopratutto al grande aumento dei prezzi.

Nella categoria degli oggetti fabbricati, presentano aumento i tessuti di cotone, i cuoi, le carte e car­ toni ; hanno invece piegato le importazioni di tessuti di seta e di tessuti di lana.

In quanto alle esportazioni, il più grosso aumento riguarda le materie prime e particolarmente il car­ bone, che segna un aumento di oltre 15 1[2 milioni di lire sterline rimpetto al 1899 ; aumento _ anche questo che deriva principalmente, daH’accresciinento dei prezzi.

Nella categoria dei metalli, che segna un aumento di oltre 5 milioni, notiamo che il rame c i lavori in rame hanno piegato da un anno all’alro nella misura del 2L7 per cento e le macchine in ragione di 0.2 per cento ; la chincaglieria e la coltelleria restano stazionarie; mentre i ferri e gli acciai e i lavori in ferro ed acciaio sono in aumento del 7 per cento circa.

L ’esportazione dei prodotti tessili, che presenta un , aumento di milioni 2.7 lo deve in gran parte al_ rialzo dei prezzi, il quale anzi maschera in alcuni casi, specialmente per i tessuti di cotone e di lana petti­ nata, delle reali diminuzioni nelle quantità asportate.

Il credito agrario nell’ Italia meridionale.

-Il testo di progetto sul credito agrario, compilato

dall’on. Codacci-Pisanelli per incarico dei colleghi pugliesi, dispone che la Cassa di risparmio del Banco di Napoli sia autorizzata ad impiegare dapprima un quarto, e due anni dopo un terzo delle sue attività in anticipazioni a Consorzi e Istituti agrari legal­ mente costituiti e riconosciuti idonei allo scopo dal Ministero di agricoltura, industria e commercio: i quali abbiano sede ed operino nelle provincie di Na­ poli, Caserta, Salerno, Avellino. Csmpobasso, Bene- vento, Poggia, Bari, Lecce, Potenza, Catanzaro, Co- sena, Reggio Calabria, Aquila, Chieti, Teramo, Ca­ gliari e Sassari.

Il saggio dell’ interesse in tali operazioni dovrebbe essere eguale a quello pagato dalla Cassa di rispar­ mio ai depositanti, aggiungendovi soltanto la quota per spese d’amministrazione e fondo di riserva.

Inoltre il progetto stabilisce che il privilegio san­ cito al n. 5 dell’art. 1958 dei Codice civile sia esteso allo somme dovute per i concimi chimici e per le materie anticrittogamiche, occupando il posto imme­ diatamente successivo a quello dei crediti per le se­ menti.

Il commercio deH’Àrgentina nel 1900

Dai dati raccolti dai cav. Nagar, r. console in La Piata, deduciamo le seguenti cifre ohe dimostrano come la vita economica della repubblica Argentina abbia avuto un notevole incremento durante l’ ul­ timo decennio, magrado la crisi monetaria ed^ i pe riodi minacciosi di complicazioni internazionali.

Molte riforme vennero iniziate per migliorare la produzione in genere, e segn ata m ele i prodotti agri­ coli, che costituiscono la principale parte di ricchezza del paese

Modificati gli antichi sistemi consuetudinari, gli agricoltori si trovarono in grado di acquistare ie necessarie conoscenze scientifiche e pratiche.

Alla ricchezza delle produzioni locali si aggiunse lo sviluppo progressivo di parecchie industrie, am­ pi! ¡untosi special tóente quelle che usano le materie, prime fornite dalla pastorizia, dall’agrcoltura, dalla viticoltura; le concerie di pelli, le fabbriche di tes­ suti, i mulini a vapore, gli stabilimenti vinicoli, le distillerie, le manifatture di amido, colla, olii, ver­ nici, saponi, candele, fiammiferi, ecc.

Dalla tabella che segue rilevasi T importanza del movimento commerciale, durante l’ultimo decennio e i primi nove mesi del 1900.

Im portazione Esportazione. T otale

(m ilioni di lire) 1 8 9 0 . . . . 710 500 1210 1 8 9 1 . . . . 335 515 850 1892 . . . . 455 565 1020 1 8 9 3 . . . . 480 470 950 1 8 9 4 . . . . 560 505 965 1895 . . . 175 600 1075 1 8 9 6 . . . . 560 580 1140 1 8 9 7 . . , . 495 505 1000 1898 . . . . 400 600 1090 1 8 9 9 . . . . 584 924 1508 1900 (sei mesi) 537 611 1148

(11)

'■ ' '•'A ' -v *. f ■■' V ~ \

17 febbraio 1901 L’ E C O N O M I S T A 107

esportazione nei e 1900.

primi nove mesi degli anni 1899

Importazione

1900 Diff. sul 1899

Percentuale

Provenienze Scudi sul totale Scudi Inghilterra.. 30,141,521 34.5 — 2,620,074 Germania.. . 12,556,877 14.3 + 2, 532,366 I t a l i a ... 11,699,364 13.4 -1- 1,032,754 Stati Uniti. . 9,321,475 10.7 1,479,351 Francia... 8, 724, 739 10.0 + 330,134 Belgio... 6,985,158 8 .0 76,935 B rasile... 2,882,373 3.3 — 705, 744 Spagna... 2,854,622 3.3 + 499,025 Paraguay. .. 1,371,337 1. 6 -1- 251,367 U ruguay.. . . 385,011 0 .4 6,953 Olanda... 136,317 0. 1 + 28, 952 C h ili... 114,465 0. 1 7,345 B oliv ia ... 92,042 6,1 + 33,156 A n tille... 17,830 14,895 Altre... 117,641 0 .2 — 34,-718 T ota le.. . 87,461,371 100,0 — 209,565 Esportazione 1900

Perce ntuale Diff. sul 1899 Scudi — 1,081,469 + 886,269 + 318,613 — 7,086, — 55,528 — 995,678 + 2,227,-172 + 407,821 + 2,105,993 — 1, 175, 777 + 578,482 + 351,287 + 230,610 + 98,983 — 3,087 — 359,378 + 8,382,218 + 4,909,495 I progressi del lavoro italiano ed il conseguente risveglio del nostro paese hanno aumentato progres­ sivamente nell’ ultimo decennio, i nostri scambi con l’ Argentina. Ed è con soddisfazione che si constata la perseverante attività con la quale il commercio italiano si è fatto strada in quei mercato, soste­ nendo vantaggiosamente la concorrenza dei prodotti similari importati dagli altri Stati di Europa e dal Nord America.

Ne esamineremo partifamente i risultati in un prossimo articolo; intanto giova cuneludere che nel movimento commerciale annuale di importazioni, di circa 600 milioni di lire, e di esportazioni per oltre 900 milioni, l’Argentina presenta all'attività italiana un mercato meritevole d’ attenzione, poiché in quel movimento, il commercio italiano concorre per 11.8 per cento nelle importazioni e 20.7 per cento nelle esportazioni.

Destinazione Scudi t_del totale Germ ania. . , , 16,511,128 13.5 Inghilterra. . 16,432,653 13.4 Belgio]... . 16,169,445 13.2 Francia... 14,550,856 11.9 Stati Uniti. 4, 733,185 3.9 Brasile . . . . 4, 045,250 3.3 Olanda . . '. . . 3,515,111 2.9 I t a l i a ... 3,213,665 2.6 A fr ic a ... 2,518,388 2 .0 U rugu ay.. . 1,728,415 1.4 Spagna . . . . , 1,722,681 1.4 Chili . . . 574, 968 0.5 Bolivia . . . . 530,368 0.4 Antille... 246,438 0.2 P arag u ay .. 134,082 0. 1 Altri paesi. 5,625,345 4 6 A ll’ordin e.. . 30,266,312 24.7 T ota le... 122,518,293 100.0

BANQJIE POPOLARI COOPERATIVE

n ell’ ese rcizio 1 9 0 0

Banca popolare di Bologna. - Questa Banca, che convocò i suoi azionisti domenica scorsi, ha presentato il suo bilancio 1900 con utili netti per L. 233,900.88.

Fedele ai suoi antichi principi di previdenza e di cautela, essa ne portò notevole parte alla riserva ; ma ciò non ostante distribuì ai suoi soci Lire 136,558.50, cioè L. 6.50 per ogni azione, il che rap­ presenta il dividendo massimo fin qui distribuito; e rimasero ancora L. 7,595.50 da largire ad istitu­ zioni di previdenza e di beneficenza.

Banca popolare friulana In Udine. — G li utili netti dell’annata furono di L. 59.563.40, dei quali 12,000 vanno al fondo di riserva, 19,000 come divi­ dendo agli azionisti in ragione di L. 8.50 per azione, mentre nel passato anno fu di L. 7.50.

Banca cooperativa commerciale di Alessandria.

— Domenica scorsa ad Alessandria si tenne l’assem­ blea generale ordinaria degli azionisti di questa Banca.

Dalle cifre esposte nella relazione del presidente, rilevasi che il movimento di cassa fu di 4,812,225.96 e gli effetti scontati aumentarono a 5458 per un importo di L. 1,912,570.30 con una media di 350 per ogni cambiale.

Il riparto utili 1900 in lire 7,757.99 fu ripartito nel modo seguente : L. 6,205.99 agli azionisti, Lire 775.76 al fondo riserva, L. 387.87 al Consiglio d’ Am­ ministrazione, 387.87 agli impiegati.

U'LLli

M E Di

Camera di Com m ercio di M ilano. — Tra i nu­ merosi affari trattati nell’ultima adunanza il Con­ siglio ebbe dalla Presidenza comunicazione dulia let­ tera-circolare dalla Presidenza stessa diretta alle principali ditte del distretto, allo scopo di raccogliere diretti e preziosi elementi di fatto per lo studio delle questioni che hanno attinenza coi trattati di com­ mercio.

Per la importanza dell’argomento crediamo oppor­ tuno di riprodurne il testo :

« Questa Camera, sin dallo scorso anno — riaf­ fermata la propria convinzione pienamente favorevole al sistema dei trattati di commercio — deliberava, in visti, della imminente scadenza delle convenzioni commerciali con l ’Austria, la Germania e la Svizzera, di assumere l’ iniziativa degli studi opportuni a ben risolvere il problema del nuovo regime doganale che dovrà regolare, dal 1903, in poi, i commerci inter­ nazionali dell’ Italia.

La Camera senti essere debito del proprio ufficio di valutare gli effetti, nell’ ultimo decennio, del re­ gime convenzionale, di apprezzare con nuove inda­ gini lo stato tecnico ed economico della produzione paesana, di determinare se e quali modificazioni al vigente ordinamento dei diritti di confine siano even- tualme opportune,.infine di segnalare al Governo le condizioni sotto cui dovrebbero stabilirsi i nuovi accordi commerciali.

(12)

10S L ’ E C 0 N 0 M I S T A 17 febbraio 1901

Essa però ha dov u to. anche rilévar che in questi Stati i nostri progressi sono lenti ed incerti che le nòstre esportazioni vanno bensì crescendovi, ma in mezzo a continue oscillazióni. Inóltre, sul totale, delle importazioni di qu-lle nazioni, noi contiamo per una parte modesta; — nella Germania, ‘su quàsi 6 mi­ liardi, noi introduciamo appena intorno a 18J mi­ lióni, e siamo fra le., nazioni concorrenti — al­ l’ottavo posto; nella Svizzera su Uri m iliardo circa di importazioni, la nostra parte è appetta di 150 mi­ lioni di lire, e siamo al terzo posto; — nell’Austria, dove, pure solo due altre nazioni ci precedono, su quasi due miliardi di importazioni, i prodotti italiani non Contano ohe per circa 140 milioni di lire.

Occorre che questa condizione di cose migliori. E, all’uopo, importa determinare in quanto eventual­ mente i dazi doganali stranieri possano essere con­ siderati come una delle cause che difficultano la no­ stra espansione in quei mercati,

Deh pari ritiene la Camera, che importi conoscere se e .come gli ordini doganali vigenti in Italia ri­ spondano alle esigenze del. momento, specialmente per valutare con precisione quali confini ad even­ tuali concessioni siano seguati dai legittimi interessi niella produzione nazionale.

A questo compito, la Camera ha ritenuto e ri­ tiene necessaria la cordiale.e larga cooperazione dei produttori, volendo essa attingere a viva fónte pre­ cisa notizia dei bisogni e delle aspirazioni della in- dustia nazionale.

La scrivente rivolge pertanto a codesta onorevole Ditta, particolare ihvito c preghièra,' perche essa vo­ glia farle conoscere il suo autorevole avviso in ar­ gomento, e più specialmente su questi due punti della grave questione.:

1°..Come si (sompprti,l’ industria da codesta Ditta esercitata di fronte al regime doganale vigente; se Cioè abbisogni di qualche modificazione nei dazi ita­ liani di confine;

2°. Quirii ostacoli incontrino i prodotti di code­ sta onor, Ditta alla esportazione, specialmente nella Germania, nell'Austria e nella Svizzera.

Su questi e su tutti gli altri punti, connessi con l’argomento, che codesta on. Ditta credesse di toc­ care, la Camera desidera informazioni, quanto più é possibile jpàrtfcolàreggiate.; concrèta, non genèriche, attinte alla vita quotidiana degli affari e corredate di tutti i dati tecnici opportuni. j>

Successivamente il V. Presidente sig. Vanzetti svolse una interpellanza sull’ argomento delle gare internazionali per le forniture ferroviarie.

Deplorò che col sistema attuale delle licitazioni si ponga sempre ¡’ industria nazionale nella dolorosa condizione di dover abbandonare il lavoro a qualche D itta estera, la quale, per ragioni sue particolaris­ sime e temporanee, offra dei prezzi ..che non sono in relazione con quelli generali del mercato internazio­ nale.

Iticordò che più di 120 milioni di lavori ferro­ viari emigrano all'estero e come anche nell’ ultima gara del lfi gennaio, una fornitura di parecchie lo­ comotive sia stata aggiudicata ad una Ditta estera per lieve differenza di prezzo, in un concorso nel quale le Ditte italiane concorrenti avevano offerto prezzi uguali ed anche notevolmente inferiori a tutte le altre Ditte estere.

Dopo ampia disdussione, alla quale presero parte il cons. Gondrand insistendo perchè siano meglio ri­ partite, per il tempo e quantità, le forniture,_ e i consiglieri Romanoni, Semenza e Richard, tutti af­ fermanti il concetto di eontemperare i principi della concorrenza coi legittimi interessi dell’ industria na­ zionale; la Camera, su proposta dell’ on. V ice-P re­ sidente, pregò unanime ia Presidenza perche voglia far studiare il quesito e presentare proposte concrete in argomento.

Camera di Commercio di Mantova. — Nell’ ul­ tima adunanza, tra gli affari trattati, il Consiglio discusse sulla questione del voto da rivolgersi al Governo per l’abolizione o mitigazione del dazio do­ ganale di entrata sui grani, sul quale argomento venne letta la relazione dèlia Presidenza.

Dopo e lunga discussióne, fu votato un ordine del giorno così concepito:

« Il Consiglio Camerale di Mantova, rilevando che l’enorme dazio protettore del grano costituisce un balzello il quale colpisce specialmente le classi più povere della società, per le quali dato il nostro or- | dinamento tributario che coàsente tanta parte alle imposte sul consumo, vige un iniquo sistema di pro­ gressione inversa; considerando che della protezione traggono precipuo vantaggio i grandi proprietari ed i latifondisti; rilevando infine che, come per ógni in­ dustria, anche per l’agricoltura, il regime che meglio ne assicura lo sviluppo ed il progresso è quello della libera concorrenza; fa voti per l’abolizione completa del dazio doganale che grava oggi sul frumento. »

In seguito, tra le altre comunicazioni fatte dalla Presidenza, questa riferì al Consiglio che il ministero dell’ industria e commercio, avuta comunicazione del­ l ’attività spiegata dall’ Ufficio di consulenza gratuita in materia commerciale e industriale, istituito presso quella Camera, si compiacque colla Presidenza per l ’utile istituzione, incaricandola di esprimere vivi elogi al Segretazio della Camera prof. rag. Archinto Berni, che con tanto zelo la dirige ; elogi che il Con­ siglio fu lieto di tributargli pubblicamente.

Dopo ciò il Consiglio apprese che lo stesso Se­ gretario della Camera aveva proposto alla Presidenza di farsi promotrice della raccolta di un fondo da e- rogarsi sotto forma di premio al compilatore del mi­ gliore e più completo inventario delle forze idràuliche nella provincia di Mantova.

La Presidenza, avendo trovato che 1’ oggetto me­ rita di essere discusso, lo propose perciò alla trat­ tazione del Consiglio.

E il Consiglio, ritenuto che là proposta è degna di grande considerazione e che, dato lo scopo di alto interesse generale per le industrie locali ed il m o­ mento favorevole al risveglio industriale in genere, non dovrebbe mancare l’appoggio pecunario di altri Enti, chiamati a concorrere alla formazione di un fondo da servire per premio all’ autore di un inven- ventario delle forze idrauliche nella Provincia di Mantova, sia già in uso, sia ricavabili in seguito a lavori di adattamento e di migliore utilizzazione e quindi disponibile a scopo industriale nei vari paesi della provincia, determinò di approvare in massima la costituzione del fondo stesso, e di officiare la P re­ sidenza di rivolgersi al Comune ed alla Provincia di Mantova, al Governo e ad altri Enti interessati, per ottenere l’assegnazione di un concorso pecunario nella formazione del premio succitato.

Infine il Consiglio, dopo lunga discussione, deli­ berò di aderire in massima al concetto di una Fede­ razione delle Camere di Commercio Italiane allo scopo di studiare i problemi che più interessano l’economia nazionale; e di farsi rappresentare al con­ vegno preparatorio che si terrà a Milano od altrove, nell’ intento di stabilire i particolari per attuare la proposta nuova istituzione.

Cercato monetario e Banche di emissione

Riferimenti

Documenti correlati

E credo che la convinzione ornai si sia formata perocché mai come in questi ultimi momenti abbiamo visto un pentimento cosi generale e forte (e tanto da apparire

Ci auguriamo che la Commissione dei X V , come volle respingere le disposizioni riguardo alle quote minime, non lasciando inascoltate le nostre Osservazioni, voglia ora

Ludwig Stein.. della vita in comune; la seconda contiene una storia della filosofia sociale e la terza espone i principali tratti di un sistema di filosofia sociale.

Se i tre Stati coi quali è più imminente la sca­ denza delle attuali convenzioni chiedessero al nostro paese, p er conservare V attuale regime alle nostre

I canali, i docks, non sono al contrario rap­ presentati che dalle azioni ed obbligazioni di un numero ristretto di imprese, quali i docks delle Indie

Ohi rifletta all’ attuale indirizzo della politica commerciale, alle tendenze che si manifestano ogni qualvolta si avvicina la scadenza di un trattato di commercio

Svizzera e l’ Italia per la linea Bruxelles-Na- mur-Lussemburgo ; alle ferrovie dell’ est e del nord della Francia con le numerose linee delle provinole di

Chiesa che egli non interveniva e non poteva inter­ venire se non in rappresentanza delle Leghe, e di fronte alla non meno recisa dichiarazione degli A r­ matori