• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1408, 28 aprile

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1408, 28 aprile"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

L’ECONOMISTI

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIV A TI

i m m m - Voi. IIIII

Firm e, 28 Ajrile 1901

N. 1408

LA LESSE D’ ASSESTAMENTO DEL BILANCIO

La Giunta speciale del bilancio ha incaricato l’on. Guicciardini per la relazione sulla legge di assestamento del bilancio.

Si discute così poco alla Camera dello stato della finanza, che in questo momento nel quale i provvedimenti proposti dal Ministero circa il dazio di consumo obbligheranno ad un profondo esame della situazione, è molto interessante cono­ scere in qual modo, uno degli uomini più com­ petenti in materia finanziaria, esprima sulle con­ dizioni del bilancio il pensiero della Giunta generale.

Il bilancio di previsione viene modificato nella spesa per le seguenti cause:

L. 1,322,043 per le due nuove leggi: il do­ vario alla Regina Margherita, e la spesa di L. 400,000 per la linea telefonica internazionale fra l ’ Italia e la Francia;

L. 971,032.80 per prelevamenti dal fondo di riserva per le spese obbligatorie e d’ordine;

L. 953,375.38 per prelevamenti sul fondo delle spese impreviste;

L. 518,766 per modificazioni che non sono ancora state approvate dal Parlamento, ma che si dividono per 35,000 lire pel Ministero della Presidenza del Consiglio, per 175,000 lire al Mi­ nistero degli affari esteri, per 60,000 lire al Mi­ nistero dell’ interno, per L. 260,000 al Ministero dei lavori pubblici;

L. 427,790 per variazioni dipendenti da nuove occorrenze nelle spese obbligatorie e d ’ordine.

. Su questi aumenti di spese, d’altronde molto limitati, la Giunta generale del bilancio non fa alcuna osservazione.

Invece le proposte del Governo per modi­ ficazione nelle entrate effettive, subiscono per opera della Giunta alcune variazioni che sono suggerite dagli accertamenti conseguiti nei mesi trascorsi dell’esercizio corrente.

Così si hanno le seguenti differenze tra lo stato di previsione e l ’assestamento (in migliaia di lire) :

Parte effettiva :

Previsioni Assestamento Differenze Entrate 1,658,806 Spese 1,619,714 Avanzo 39,091 1,675,549 1,621,424 54,124 16,473 1,710 15,033

Costruzioni di Strade ferrate :

Previsioni Assestamento Differenze

Entrato 151 151 — Spese 18,578 18,578 . — Disavanzo 18,427 18,427 Movimenti capitali : Entrate 14,931 14,931 — Spese 23,941 23,796 - 145 —

---

.

-

--- - ■ Disavanzo 9,010 8,865 — 145 Partite di giro : Entrate 79,461 — — Spese 79,461 —

_

___ ___ Totale : Entrate 1,753,350 1,769,422 -+ 16,072 Spese 1,741,695 1,742,590 -1- 895 11,654 26,831 -e 15,177 Questo prospetto indicherebbe uno stato di cose veramente confortante. Mentre, come si è visto, le spese sono di poco aumentate dalle pre­ visioni, invece le entrate sono aumentate da 11 a 26 milioni; per 2 milioni sono concordi Mini­ stero e Commissione ad aumentare le imposte sui redditi di ricchezza mobile, e poi la Com­ missione porta da 4,5 ad 11,5 milioni il gettito delle dogane, da 1 a 2,5 i tabacchi, da 500,000 a 700,000 i sali; è pure concorde nella diminu­ zione di 1,6 milioni sul gettito delle tasse di fabbricazione, limita da 900,000 a 200,000 l’au­ mento proposto sulle poste, non accetta le 300,000 lire di aumento dei telegrafi e telefoni e propone altri aumenti per 400,000 lire.

Compless ivamente quindi mentre colla legge di assestamento proposta dal Ministero si avrebbe un avanzo complessivo di 11,6 milioni la Com­ missione lo porterebbe a 26,8 milioni, la quale conclusione è molto confortante, specialmente con­ siderato lo scrupolo sempre crescente col quale la Giunta generale del bilancio esamina le spese

e le entrate.

(2)

Così l’avanzo della parte effettiva del bi­ lancio si riduce da 54 a 22 milioni, e quindi l’avanzo finale di 26,8 milioni si trasforma in un disavanzo di 5,1 milioni.

Certo bisogna notare che il bilancio com­ prende in più 18 milioni di spese per costruzioni ferroviarie, ed 8 milioni di eccedenze di estin­ zione di debiti sulle nuove accensioni, ma co­ munque sta il fatto che il bilancio si chiuderà in pareggio, giacche è sperabile che qualche economia si possa fare.

La finanza dello Stato sarebbe quindi in condizioni soddisfacenti, perchè si avrebbe un avanzo di 54 milioni che si riducono a 26 spen­ dendone 18,4 nella costruzione di ferrovie ed 8,8 nel pagamento di debiti.

Sventuratamente sopravvengono le spese militari che assorbono in un solo esercizio 30,8 milioni e riducono l’ avanzo in un disavanzo di 5 milioni.

Bene osserva il relatore a questo proposito: « è adunque, l’ esercizio corrente, il terzo eser- « cizio che si potrà chiudere in pareggio. E que- « sto un fatto che merita di essere messo in ri- « lievo non solo per conforto del paese, ma « anche per tener alto il prestigio del nome ita- « liano. Ed in vero un paese che per dodici « anni di seguito lavora per restaurare la pro- € pria finanza, mosso dal proposito di non es- « sere travolto nella categoria degli Stati deca- « duti, e a questo fine altissimo sa imporsi « gravi sacrifici, sia in materia di imposte, sia in « materia di economie, e il fine altissimo non « perde mai di vista, nè per vicende politiche, « nè per cambiamenti di ministri, e finalmente « lo raggiunge, un siffatto paese merita davvero « il conforto dovuto ai popoli che seppero fare « il loro dovere ».

Ma mentre applaudiamo a queste parole del relatore della giunta generale del bilancio, non possiamo a meno di dolerci osservando, che il po­ polo italiano che lavora, non ha sopportato tutti questi sacrifizi perchè i risultati sieno rivolti con una ostinazione pericolosa ad aumentare le spese e sopratutto le militari, di cui tutti ricono­ scono lo spreco, perchè sono insufficienti, ma nella speranza che il Parlamento pensi finalmente, se non a diminuire, almeno a perequare i tributi.

Una seconda parte della notevolissima rela­ zione dell’ on. Guicciardini è dedicata ad esami­ nare il probabile prossimo avvenire della finanza e ad analizzare con molta accuratezza gli incre­ menti possibili delle entrate e delle spese; e di questo argomento cosi importante, specialmente in questo momento, ci occuperemo in un pros­ simo numero.

Non possiamo però fare a meno di ripor­ tare qui la conclusione molto ponderata deil’ono- revole Presidente della Giunta del bilancio.

Ecco le sue parole:

« L ’ esame della situazione del bilancio e l ’ esame della situazione del tesoro dicono che la finanza italiana è risanata, ma ripetono altresì che ha tuttavia bisogno di cure vigilanti ed as­ sidue, tanto più che lo Stato ha bisogno di una finanza sicura e forte per affrontare le gravi con­ tingenze che gli stanno di fronte, delle quali tre specialmente si impongono.

« La questione della circolazione è tuttavia aperta. L ’ avviarne la risoluzione è richiesto ad un tempo da necessità di finanza e da necessità di pubblica economia, inquantochè sia cosa vana sperare che si aprano nuovi orizzonti per la finanza e per i contribuenti, finché la manifesta­ zione patologica dell’ aggio indichi la persistenza di un male non conciliabile con il risorgimento economico del paese.

« Siamo prossimi alla scadenza delle conven­ zioni ferroviarie. E prematuro il fare progno­ stici circa i concetti che prevarranno in que­ st’ argomento: ma qualunque essi siano è ovvio che tanto migliore sarà la sistemazione del­ l’ esercizio delle strade ferrate quanto più lo Stato avrà libertà di scegliere fra i diversi par­ titi che gli si presentano.

« Siamo prossimi altresì alla scadenza dei trattati di commercio. E noto che i negoziati si presentano pieni di difficoltà di ogni genere. L ’ augurio che giungano a buon fine sorge spon­ taneo nella mente di chiunque; ma anche qui è ovvio che l’ augurio tanto più facilmente si at­ tuerà quanto meglio lo Statò si senta sicuro del fatto suo.

« Una finanza forte è pertanto una indeclina­ bile necessità dello Stato: mancandogli un sif­ fatto appoggio, esso non potrebbe, neppure nel campo economico, esercitare con efficacia l’azione che gli spetta; e il paese, privato della tutela di una vigorosa politica economica, si troverebbe esposto a danni gravi e non facilmente ripa­ rabili.

« Tre indirizzi di politica economica finanzia­ ria stanno oggi dinanzi a noi, dopoché il pareg­ gio del bilancio fu raggiunto e mantenuto : la po­ litica di sgravii, la politica di lavori pubblici e di premi, la politica di preparazione, intenden­ dosi per quest’ ultima quella tendente a prepa­ rare le condizioni economiche e morali che tut- t’assieme formano 1’ ambiente nel quale dall’ al­ bero della finanza matura spontaneamente il frutto della conversione della rendita.

« Ma qualunque sia l’ indirizzo che prevalga è indubitato che dovrà avere per fondamento e per condizione di buon successo un bilancio pareg­ giato che non abbia bisogno di rifornirsi con maggiori prelevamenti a carico dell’ economia nazionale nè sotto forma di aumenti di imposta, nè sotto forma di aumenti di debiti.

(3)

« Il bilancio pareggiato, dopo una lotta per­ tinace di dieci anni, lo abbiamo finalmente rag­ giunto : è un bene prezioso senza del quale nes­ suna politica economica può essere feconda: troviamoci tutti concordi nel difenderlo animati da una volontà pari a quella cbe ce lo fece con­ quistare.

« Con questo voto la Giunta generale del bi­ lancio chiede alla Camera che voglia approvare il disegno di legge per l’assestamento del bilan­ cio del corrente esercizio ».

E siamo d’ accordo coll’ on. Guicciardini nel domandare che il pareggio del bilancio sia rigo­ rosamente difeso ; ma in pari tempo ci doman­ diamo :

Si difende il bilancio e si consegue meglio l’au­ mento della entrata, mantenendo l’attuale iniquo si­ stema tributario, o lo si difende meglio cercando di correggerne gradualmente gli enormi difetti, diminuendo le aliquote o spostando gli aggravi da una ad altra classe dei contribuenti?

Questa è la attuale questione.

LA QUESTIONE DI NAPOLI

IL

L ’ inchiesta

(Nostra corrispondenza)

Nella mia precedente lettera *) dissi che ora è anzitutto da condursi bene a fondo l’ in­ chiesta in corso, aggiunsi le parole accordandole quanto altro tempo sia necessario.

Queste parole non le scrissi a caso, pur sa­ pendo che parranno una nota stonata in mezzo alle voci, non solo di quelli che combatterono l’ inchiesta e adesso cercano di screditarla perchè hanno ragione di temerla, ma anche di quegli altri che in buona fede reputano desiderabile affrettarne più che si può il compimento. Se il presto e il bene fossero conciliabili, mi unirei al coro anch’ io ; ma non lo sono, e questa volta più che altra mai, il secondo dei due caratteri è da preferirsi al primo.

Bene qui significa ampiamente, perchè tale è il mandato della Commissione ; profondamente, perchè quando può andarne di mezzo la riputa­ zione e forse la libertà di molti cittadini, la su­ perficialità, sempre biasimevole, va evitata con ogni scrupolo ; implica il fare risalire le indagini a parecchi anni addietro, perchè i fatti recenti hanno un necessario addentellato con altri più antichi e le responsabilità, fra gli uomini che si sono succeduti nelle amministrazioni pubbliche, si concatenano. A buon conto l’art. 1 del R. de­ creto 8_ novembre 1900 dice :

« E istituita una Commissione Reale con in­ carico di procedere alla più ampia inchiesta su tutti gli atti delle Amministrazioni comunali (al plurale) di Napoli. »

Non mancano coloro pei quali gli ampli po­ teri conferiti alla Commissione dal decreto che la istituisce sono.... et pour cause!.... un pruno negli occhi. Già due mesi addietro uno tra i

') Vedi Economista numero precedente.

giornali napoletani — e lascio stare quelli che per una certa maggior prudenza ne parlano più a denti stretti — fingeva di maravigliarsi che le cose andassero e promettessero di|andare tanto per le lunghe.... e per le larghe. « A noi pare, di­ ceva, esorbitante la latitudine che la Commis­ sione va dando all’opera sua e siamo convinti che quanto più si esagererà in estensione, tanto più si perderà in efficacia. Non sappiamo precisa- mente fino a quali epoche paleologiche della vita amministrativa di Napoli gli inquisitori siansi proposto di risalire ; ma abbiamo visto non senza stupore (? !) eh’ essi, varcata la cinta daziaria, vanno con le loro indagini dilagando pei Comuni vicini, con l’ intenzione evidente, non pur di fare il giro del golfo, ma di risalire il Vesuvio. » ') Lasciamo andare lo stile, che vorrebbe avere una disinvolura’ brillante, e non gli riesce. Allo scrit­ tore deve aver tatto comodo dimenticarsi d’aver letto il decreto, Riguardo al tempo su cui inda­ gare, si è visto ciò che dispone il suo primo articolo : vediamo un po’, riguardo allo spazio i due seguenti.

Art. 2. — « La Commissione Reale potrà estendere le sue indagini a tutte le altre pubbli­ che Amministrazioni di Napoli e della provincia. Essa avrà perciò facoltà di procedere a verifiche e richieste di documenti presso tutti gli Uffici governativi ed elettivi e ad interrogatori di cit­ tadini, privati o rivestiti di pubbliche funzioni. » Art. 3. — « Le indagini della Commissione Reale potranno estendersi a tutte le manifesta­ zioni della vita pubblica in Napoli ed ai rap­ porti dei privati cittadini con le pubbliche Am­ ministrazioni. »

*

* *

Non era poi necessario, od opportuno, un mandato così largo ? Assolutamente si.

Mormorare si mormorava da un pezzo e da tutti. Il brontolìo sommesso ma prolungato, il lamentarsi in forma di piccola maldicenza che non si vuole compromettere, le frecciatine indi­ rette e ripetute, lanciate con mano che poi su­ bito si nasconde, in luogo del reclamo alto e chiaro, dell’accusa cosciente, determinata, insi­ stente, come sono indizio, negli individui, d’animo piccino, così sono, nelle cittadinanze, indizio di debolezza, di immaturità, di mediocre e scarsa educazione civile. Di fatti, parve una notevole novità la campagna sostenuta dal giornale socia­ lista La propaganda contro il deputato Alberto Casale, che provocò, come è noto, la querela da parte di lui, il processo, l’assoluzione del perio­ dico e la condanna morale del querelante. Vorrei qui, io non socialista, che scrivo a voi non socia­ listi, tessere un elogio, motivato, degli uomini che dirigono e scrivono il predetto giornale, tanto virile e feconda mi parve, indipendente­ mente dai principii a cui non partecipo, la lotta ch’essi sostennero, e tanto utili opino ne siano state le conseguenze. Ma lo farò in seguito, quando dovrò riassumere varii concetti sul da fa r s i, in ordine alla questione morale di Napoli.

Ma su che cosa si mormorava ? Su tutto, o quasi, e non per nulla l’ on. De Martino, oggi

(4)

Sottosegretario di Stato, uomo d’ ordine, anche prima che gli uomini della Propaganda si moves­ sero, aveva proposta in Parlamento, benché in­ vano, una inchiesta su tutte le Amministrazioni napoletane. Sembra che al Municipio si traficas- sero impieghi.

Se il Casale, come è apparso dal processo, potè ottenerne per molti suoi protetti, vuol dire che un certo numero di Consiglieri comunali erano uomini corruttibili. Sembra sia stato me­ rito o meglio colpa dell’ intromissione di lui, se, moyennant jinance, il Comune concesse un anno o due fa un sussidio abbastanza cospicuo a quella mediocrissima Società Napoletana di Naviga­ zione a Vapore, che fa il servizio dei golfi di Napoli e Gaeta, il cui materiale navale era così scadente, pericoloso, inferiore ai requisiti voluti dai contratti, che una Commissione governativa, venendo a fare una ispezione seria, ebbe a scar­ tarne una buona metà. Sembra sia stato all'idea di quel metallo che in Consiglio Comunale potè determinarsi una maggioranza favorevole alla concessione, disapprovata da gran parte dei cit­ tadini, di nuove linee alla Società belga dei Tramways. Sembra poi evidentissimo che vi siano stati in gran numero irregolarità e favori­ tismo nella formazione del Corpo delle guardie municipali, da poco tempo riordinato sotto l’ul­ tima e non compianta Amministrazione; la quale poi procedendo a una inchiesta, dette indecente spettacolo di interrogare mezzo mondo, ma la­ sciare a lungo da parte, fino al momento in cui non le fu più possibile non ascoltarlo, l’ integro comandante Recchia, che agli abusi si era sempre opposto e invano si era adoperato a impedirli. Vi fu da dolersene, ma non da maravigliarsene, perchè qualche anno prima era stata condotta per volontà del Municipio, una inchiesta sugli impiegati comunali, ma poi i verbali e la Rela­ zione, che rivelavano molti abusi, erano stati messi a dormire senza che venisse preso nessun provvedimento ! Che ve ne pare?

Ma forse andavano bene le scuole ? Oibò ! Uno dei coadiutori del R. Commissario, prepo­ sto alle cose scolastiche, ha dovuto annullare una quantità di concorsi per maestri, banditi sotto l’ultima Amministrazione, perchè irregolarissimi; e ora pendono i reclami dei danneggiati ed è sub judice la questione se essi abbiano oramai dei diritti acquisiti. Intanto l’ex direttore d’una Scuola Tecnica pareggiata è sotto processo per furti qua­ lificati e appropriazione di tasse scolastiche. E poiché una scoperta ne tira un’altra, perfino pel Convitto Nazionale, che è governativo (ma che qui sia effetto dell’aria ? del clima ?) il Ministro della pubblica istruzione ha dovuto ordinare una inchiesta speciale.

Ma forse andava meglio il servizio dei Ci­ miteri? — La verità intera non è ancora emersa, perchè il principale responsabile trovasi ora rin­ viato dinanzi all’Autorità giudiziaria. Ma sappiate che l’ex Direttore dei cimiteri comunali, buona pasta di vecchio, impiegato da non so quanti anni, ora da qualche mese è revocato dall’ impiego per disposizione del R. Commissario, in base a una severa Relazione della Commissione d’ Inchiesta contenente non meno di quìndici addebiti, alcuni dei quali gravissimi.

Molto vi sarebbe da dire su altri Enti locali, per esempio sulle Opere Pie, la cui amministra­ zione, non ancora in tutto buona, senza dubbio è migliorata dopo l’energica riforma tenacemente eseguita, in mezzo a mille ostacoli, dell’ex pre­ fetto Cavasola; al quale però non fu lasciato il tempo di condurla a compimento. Ma per insi­ stere specialmente sulle cose del Comune, ricor­ derò che l’ultimo atto sciagurato della sua rap­ presentanza, quello che fece traboccare il vaso, ossia lo sdegno della cittadinanza onesta e intel­ ligente, fu il prestito di quattro milioni stipulato con ditte private a condizioni pessime ; atto che l’Autorità tutoria provvidamemte annullò, men­ tre fu poi facile concludere analogo affare con la Cassa Depositi e Prestiti a equi patti. Taccio poi, per non andare all’ infinito, della composi­ zione delle liste elettorali, nelle quali erano com­ presi molti che non ne avevano diritto, men­ tre ne erano esclusi molti altri che viceversa lo avevano.

* * *

Per fare la luce su tante irregolarità, su tanti abusi, su tante colpe, su tanta confusione, il Ministero presieduto dall’on. Saracco istituì l’ inchiesta, affidandola ad una Commissione Reale. L ’on. De Martino e altri avrebbero voluto un’ in­ chiesta parlamentare, ma il Decreto venne fuori mentre il Parlamento era in vacanza e quando questo si riaprì nessuno si fece più a proporre l’altra inchiesta. Non sto a indagare la causa di questo fatto negativo : dirò piuttosto quale dei due sistemi, nel mio parere, fosse prefe­ ribile.

Desideroso che la luce si faccia piena e vi­ vissima, avrei preferito un’ inchiesta parlamen­ tare. Avrebbe avuto difetti e inconvenienti, lo scommetto, ma non v’è cosa di questo mondo che non ne abbia. Sarebbe stata, dice qualcuno, opera di partito. E perchè? Per fortuna non mancano nel Parlamento uomini stimati da tutti per galantomismo e imparzialità.

Porse non risultarono, a suo tempo, supe­ riori a ogni sospetto la Commissione dei Sette e quella dei Cinque ? Che poi del loro lavoro non si sia abbastanza fatto prò, è un altro par di ma­ niche. Del resto, vi fosse anche entrato lo spi­ rito di partito, poiché la Commissione parlamen­ tare d’inchiesta avrebbe dovuto comporsi d’uomini di tutti i partiti, il male non sarebbe venuto per nuocere. I pareri e anche.... perchè no ?... gli interessi da loro rappresentati si sarebbero tro­ vati in contradittorio gli uni con gli altri ; per opera di una parte, nulla avrebbe potuto rimanere nascosto di compromettente per l’altra, e vice­ versa, e dal contrasto dei modi di vedere e di giudicare, d’ indagare e di riassumere, sarebbe emersa più intera e più limpida la verità, come dal ruvido sfregamento di due selci sprizza fuori la scintilla.

(5)

Invece una Commissione governativa, di per sè stessa, cioè astrazion fatta dagli uomini egregi e onorandi che la compongono, non può dare altrettale garanzia di indipendenza. Effettiva­ mente può averne quanta occorre, anzi, come dirò tra poco, credo che voglia e sappia averla, e però l’ abbia. Ma la prima impressione nel pubblico, quella d’ una inchiesta affidata a uo­ mini che non dipendono, sotto nessun rispetto, da nessuno, credo sarebbe stata anche migliore. La Commissione, non foss’ altro, sarebbe stata autonoma.

Viceversa, può sembrare che una Commis­ sione governativa, ricevendo un mandato dal Governo, a lui solo deva render conto dell’ opera propria. E infatti nell’ indole del mandato che il mandatario non risponda ad altri fuorché al man­ dante. E se il mandante, cioè il Governo, avesse creduto opportuno di non pubblicare le risul­ tanze dell’ inchiesta ? 0 di non pubblicarle su­ bito ? O di non pubblicarle genuine? O di non pubblicarle per intero ? Si osservi che sulla pubblicazione della Relazione che farà seguito all’ inchiesta il Decreto 8 Novembre 1900 non dispone proprio nulla

Ma oramai quello che è fatto è fatto ; e, incorreggibile nell’ opinione che non sia serio nè pratico trascurare il buono soltanto perchè poteva desiderarsi qualcosa di meglio, che la sola critica sottile non edifica mai nulla e che da ogni situazione si deve sempre cercare di trarre tutto il bene che si può, io credo che an­ che l’ inchiesta in corso abbia importanza gran­ dissima e che ne possano derivare preziosi ef­ fetti. Intanto fu buona la scelta del Saredo come capo della Commissione. Nessuno dubitava della sue integrità personale e della sua profonda competenza giuridica e amministrativa. Ma v’ è ora di più : sembra eh’ egli consideri la Commis­ sione come ente autonomo, nel senso che non deva dipendere in alcun modo dal Governo (i cui uomini sono nel frattempo cambiati) ma esercitare secondo il proprio libero giudizio i larghi poteri conferitile dal Decreto che la isti­ tuisce. Non vi so dire se a suo tempo essa me­ desima, all’ infuori del Governo, pubblicherà la propria Relazione. So che il fermo proposito dell’ onor. Saredo è di voler fatta piena luce su tutto e che egli, d’ altronde assai prudente e so­ brio nei colloqui relativi al lavoro a cui presiede, ha dichiarato a più d’ uno che la presente in­ chiesta uon è paragonabile a nessuna altra di quelle fatte finora per uso e consumo delle convenienze politiche e ministeriali In questo ordine di idee, la fiducia eh’ egli personalmente ispira è cresciuta non poco dal giorno nella sua nomina in poi. Nomi non voglio farne, altrimenti potrei citarvi qualche autorevole persona, anche di parte radicale, che ebbe a dirmelo sincera­ mente. Una cosa sola vi riferirò. A un egregio cittadino napoletano, fra i più a lungo interro­ gati dalla Commissione, estraneo alla v.ta pub­ blica militante e meritamente noto nell’ambiente scientifico, l’ onor. Saredo parlò a un dipresso così: Io sono vecchio, come presidente del Con­ siglio di Stato, occupo la più alta fra le cariche amministrative che siano in Italia, ho un nome e un passato onoratissimi, ho ricevuta una missione

delicata e di fiducia e, per rispetto a me stesso, non la avrei accettata se l’ inchiesta a cui pre­ siedo non dovesse riuscire per ogni riguardo seria e concludente.

A riprova di quello che dico, valga anche una recente dichiarazione del già nominato gior­ nale La Propaganda (14 Aprile), non sospetto davvero di tenerezza verso i personaggi del mondo ufficiale. Esso torna una volta di più sulla preferenza che avrebbe dovuto darsi a una inchiesta parlamentare, ma anche dice aperto di quella che è oggi in corso : « Abbiamo guardato e seguito con benevola attenzione l’ opera im­ proba della Commissione d’ Inchiesta, la quale, ad onore del vero, ci è parsa animata dal pro­ fondo e intimo desiderio di raggiungere le re­ sponsabilità. »

Concludo perciò nello stesso modo con cui ho cominciato: alla Commissione si deve lasciare quanto altro tempo le sia necessario. Il decreto di nomina del resto non le pone limiti di tempo.

Ricordiamoci che se le sue indagini sul Co­ mune di Napoli sono, per quel che si dice, quasi terminate, subito dopo essa dovrà iniziare quella sulle cose della Provincia e delle Amministra­ zioni che da quest’ ultima dipendono. E qui noto che quando, per connessione di cose, le sono ve­ nuti sotto’ occhio atti irregolari di enti posti fuori di questo Comune, ma entro questa Pro­ vincia, essa non ha mancato di provocare i prov­ vedimenti opportuni. Gli è in seguito alle sue denunzie che è stato sciolto il Consiglio del pros­ simo Comune di San Giovanni a Teduccio e sono stati deferiti all’Autoritàgiudiziaria i membri della Commissione per le imposte dirette del manda­ mento di Barra. Ricordiamoci altresì che i per­ sonaggi più gravemente indiziati, già apparte- tenenti alle Amministrazioni pubbliche di Na­ poli, hanno diritto di discolparsi e che la Com­ missione di Inchiesta deve ancora udirli, come essi ne hanno fatta istanza.

Tutti i pasticci in cui è indispensabile ve­ der chiaro una buona volta, tutte le brutture che si tratta di far venire a galla, hanno un de­ plorevole ma naturale e stretto nesso. Sono per­ ciò molto fuori di luogo e molto sospetti certi ipocriti pudori costituzionali certe interessate proposte di chi vorrebbe che la Commissione dividesse in più parti e in più stadi il proprio lavoro e pubblicasse fra breve ciò che ha rac­ colto riguardo al solo Comune napoletano, af­ finchè cessino i poteri del R . Commissario Guala, si facciano le elezioni e Napoli non sia più a lungo priva della sua legale rappresentanza!

(6)

ohe un regime eccezionale, oltre all’ essere ine­ vitabile finché l’inchiesta prosegue, sia provvi­ denziale come la manna, ne farò apposito tema d’ una prossima lettera.

E. Z.

FINANZA INGLESE

L ’ imperialismo portato alle sue più estreme conseguenze e snaturato dalla condotta politica del Chamberlain, produce e produrrà ancóra per un pezzo le più tristi conseguenze sulla finanza ingle­ se. La guerra nell’Africa meridionale avrà conse­ guenze molteplici per l’ Inghilterra, alcune delle quali non sono ancora nè determinabili esatta­ mente, nè intraviste in qualche misura; ma tra gli effetti ormai palesi è quello dell’aumento delle spese e del debito pubblico. Sono più miliardi che la guerra col Transvaal ha già costato e non è detto ancora quando questa guerra potrà cessare e con essa le enormi spese militari. Intanto occorre naturalmente provvedere al fabbisogno finan­ ziario e il Cancelliere dello Scacchiere sir Michele Hicks Beach ha dovuto stillarsi il cervello per poter trovare qualche aumento nelle imposte, onde non ancora far appello al credito pubblico per tutto il maggior fabbisogno che presenta in questo momento la finanza inglese.

Vediamo dapprima i risultati dell’esercizio chiuso col 31 marzo u. s. Il deficit dello scorso anno è salito a 53,027,000 di sterline, però se si ommettono le spese di guerra per 67,237,000, si trova che le entrate hanno superato le spese ordinarie dell’anno per 14,000,000 di sterline. Questo risultato sarebbe assai confortante, se non si dovesse tener conto del fatto che la spesa or­ dinaria era ridotta di 4,640,000 sterline in causa della sospensione dell’ammortamento e anche della circostanza che 3,000,000 di sterline pro­ venivano dalla anticipata introduzione di merci soggette a dazio. Sicché quei 14,000,000 si ridu­ cono propriamente alla metà.

Il disavanzo di 53,207,000 sterline è stato coperto nel seguente modo : Emissioni pel pre­ stito di guerra 29,969,000 ; buoni dello scacchiere emessi 20,194,000; buoni del tesoro 5,000,000 e prestiti provvisori 1,044,000.

Ora le spese per l’esercizio nuovo 1901-902 sono calcolate dal Ministro in 187,602,000 ster­ line, delle quali 127,372,000 per le spese ordina­ rie e il rimanente, ossia oltre 60,000,000, per gli oneri dipendenti dalla guerra. E poiché le entrate dell’esercizio testé chiuso ammontarono a 130 mi­ lioni e un terzo e pel nuovo esercizio possono essere prevedute al più in 132,255,000 sterline, si comprende che vi è un grosso disavanzo al quale bisogna provvedere.

Per coprire il deficit di 55 milioni e un terzo sir Michele Hicks Beach, fra varie proposte, anzi­ tutto ricorre a quella imposta veramente elastica che è la income tax e ne aumenta di 2 pence il tasso normale, il quale viene portato cosi da 1 scellino a 1 scellino e 2 pence. Questo vuol dire che normalmente, ossia quando non si faccia luogo a detrazioni, il reddito di una lira sterlina cioè 25 lire nostre devono pagare 1,45 di imposta pari al 5,80 °/0 di imposta. E pensare che in altri

tempi il Gladstone potè ridurre la income tax a 2 pence per sterlina ! La proposta del Cancelliere dello scacchiere a questo proposito non incontra certo molto favore nel pubblico; ma la Camera dei Comuni l’ ha già approvata. E troppo noto che anche coll’ income tax certi redditi sono gravati fortemente ed altri no, perchè si com­ prenda senza bisogno di dimostrazione che il saggio di 1 scellino e 2 pence riesce punto ac­ cetto al contribuente dell’ ¿«come tax, tanto più che non è possibile farsi illusione su una pros­ sima riduzione di esso, anche nelle migliori ipo­ tesi riguardo alla fine della guerra sud-africana. Coll’aumento dell’ income tax si calcola di ottenere 3,800,000 sterline. Occorre ben altro a colmare, anche in parte soltanto, il disavanzo. E infatti il Ministro vuol colpire con dazio di en­ trata gli zuccheri. Questo è meno male, dice in sostanza l’Economista poiché, se si colpisce il thè, si può ben colpire lo zucchero e se le classi la­ voratrici devono essere chiamate a contribuire nelle spese, come è giusto che lo siano, una im­ posta sopra un genere di consumo universale come 10 zucchero, offre il modo conveniente di farlo. Va notato che il dazio sullo zucchero venne ab­ bandonato 27 anni fa, perchè era difficile da ri­ scuotere e di impedimento alle transazioni. Il dazio dev’essere necessariamente graduato se­ condo il grado di purezza della materia sulla quale è imposto. Tassare Io-zucchero greggio, ad esempio, con la stessa imposta che colpisce il raffinato, sarebbe come voler distruggere la in­ dustria inglese della raffinazione degli zuccheri. 11 Ministro, com’è naturale, propone di applicare la imposta secondo i metodi migliori ora usati sul continente, il dazio sarà di 4 scellini e 2 pence per quintale raffinato 6d uno decrescente da 4 scellini e 2 pence pel greggio di 98 gradi di pola­ rizzazione fino a 2 scellini per quello di 76 gradi ; un dazio di 2 scellini al quintale sulla melassa e sugli sciroppi e 20 pence sul glucosio.

Così si calcola di ricavare oltre 5,000,000 di sterline.

Einalmente il Cancelliere dello scacchiere ha pensato di introdurre un dazio di esportazione sul carbon fossile.

(7)

È un tema che merita certo molta attenzione e sul quale avremo forse occasione di ritornare.

I nuovi aggravi procurerebbero così all’erario 11,000,000 di sterline e se a questi si aggiungono altri 2 milioni e mezzo per sospensione del fondo di ammortamento (Siriìcingfund) si ha che il di­ savanzo riducesi a 39,707,000.

A questo ed alle esigenze ulteriori della guerra viene provveduto con un prestito di 60 mi­ lioni di sterline. Ecco dunque come si presenta il bilancio 1901-1902:

Spesa...Lst. 182,962,000 Entrata (sulla base attuale d’imposte) » 132,155,000

Disavanzo Lst. 53,207,000 Si colma questo disavanzo con:

2 pence. di più d'income-tax che da­ ranno... ..L st. 3,800,000 4 scell. 2 penceperquin­

tale sullo zucchero raffinato — 2 scellini, id. sulle melasse, ecc. — 1 scellino, 8 pence

id. sul glucosio... » 5,100,000 1 scell. per tonnellata

sul carbone espor­

tato ... » 2,100,000 Totale Lst. 11,000,000

Il disavanzo è ridotto quindi a...Lst. 42,207,000 Colla sospensiva dello Sinking fund

viene ridotto ancora di Lst. 2,500,000

e resta quindi di... » 39,707,000 Però bisogna aggiungere l’ interesse

di nuovi prestiti in Lst. 1,250,000,

onde il disavanzo definitivo è di___ Lst. 40,957,000 al quale e ad altre contingenze il Cancelliere dello Scacchiere provvede con un prestito (emissione di Consolidati) di Lst. 60 milioni.

L ’ entrata, quindi, per l’ esercizio 1901-902 risulta formata dalle seguenti partite :

D o g a n e ...Lst. Tasse interne di cons. (Excise). » Tassa di successione... » Registro e Bollo... » Imposta terreni e fabbricati . . » Incom e-tax... ... . » Poste... » Telegrafi... » Altre entrate ... » 30.800.000 33.100.000 14,000,000 8,000,000 2.500.000 33.800.000 14.300.000 3.450.000 3.315.000 Totale Lst. 143,365,000 Questo bilancio venne detto straordinario nel senso che rimarrà uno dei più memorabili della finanza inglese. E infatti lo è, sia per le cifre, sia per la gravità delle proposte, alcune delle quali riconducono la finanza inglese in­ dietro di mezzo secolo. Ma questo è un primo conto e un primo effetto dell’ imperialismo. In verità il secolo nuovo pare destinato a vedere nuovi aumenti nelle spese pubbliche'; e questo è certo il maggior pericolo che sovrasti sulle finanze degli Stati civili.

U LOTTA COMMERCIALE INTERNAZIONALE

Come i secoli 16me e 17mo, — diceva un uomo di Stato austriaco, il conte Goluchowski, — furono caratterizzati dalle lotte religiose, il secolo 18° dalle idee liberali, e il secolo attuale dalle que­

stioni di nazionalità, così il 20° secolo si annunzia per l ’ Europa, come il secolo della lotta per la esistenza nel campo commerciale.

Vi sono molti segni che dimostrano quanto sia fondata questa profezia. La lotta commerciale non è certo un fatto nuovo, perchè da secoli essa va svolgendosi, or più vivace, or meno, nella Europa ; ma la fine del secolo X I X e il principio del nuovo sono due momenti storici che non tro­ vano, sotto questo aspetto, alcuna analogia col tempo passato. Lo svolgimento che hanno avuto le industrie manifatturiere in vari paesi, svol­ gimento determinato dall’aumento della popola­ zione, dall’aumento dei capitali, dalla stessa ten­ denza di rendersi industrialmente indipendenti dall’ estero, il nazionalismo riacutizzato, tutto un insieme di idee, di necessità vere o supposte, di condizioni speciali e di progressi incessanti, ha dato una impronta caratteristica alla lotta com­ merciale che si svolge fra gli Stati più civili. Il protezionismo più acceso e intenso, rendendo sempre più necessari i trattati di commercio, il cui scopo è appunto di attenuare le asprezze do­ ganali, ha dato nuovo alimento alle contesta­ zioni commerciali, ha resa più ardua la ricerca dei patti che valgano a conciliare gl’ interessi degli Stati contraenti ; ha creato nuovi pericoli per la pace commerciale e infine ha inasprita la lotta industriale.

(8)

sempre più per le bramosie smodate o degli agrari o degli industriali, un’opera difficile e non di rado contradittoria.

In tale condizione di cose diventa interes­ sante di conoscere quali sono i principali com­ battenti e rivali nella lotta commerciale interna­ zionale, la loro forza attuale, ossia lo sviluppo e il progresso che negli ultimi venticinque anni hanno contraddistinto le singole economie com­ merciali, oggidì lottanti per la conquista dei mercati esteri, la posizione dell’ Italia in mezzo a quelle e ciò che le conviene di fare per met­ tersi in grado di partecipare in misura maggiore al movimento commerciale mondiale

L ’argomento ha una portata molto maggiore di quella che di solito si è disposti a ricono­ scergli. Una infinità di questioni si collegano a quella della espansione commerciale. Tale espansione è veramente la risultante di un com­ plesso di forze, di condizioni, di istituzioni, di riforme, di provvedimenti, poiché è la esistenza o meno di tutto ciò che consente, o no, un dato grado di sviluppo commerciale, che determina un certo indirizzo nella espansione medesima, che permette di raccogliere frutti copiosi e ve­ ramente importanti o procura soltanto effimeri e non decisivi vantaggi.

La partecipazione delle grandi nazioni indu­ striali alla lotta della concorrenza commerciale sui mercati stranieri impone a ciascuna di esse il dovere di organizzare i mezzi di lotta sulla base più economica che è possibile. Questo richiede non soltanto la adozione di ogni congegno che risparmi il lavoro e la moneta nella, produzione, nello scambio e nel trasporto, ma l’ adattamento del sistema finanziario e fiscale in modo da im­ porre le minori restrizioni all’ industria. Quindi il vero problema da risolvere per ogni Stato mo­ derno, che voglia lottare per la supremazia sui mercati mondiali, è sempre quello di adattare ogni parte della sua vita industriale e commer­ ciale così da ottenere i maggiori risultati pos­ sibili colla più piccola spesa di lavoro.

Ma perchè questo fine possa raggiungersi occorre che il sistema bancario, come quello dei trasporti, l’ordinamento tributario come quello delle imprese industriali, concorrano a rendere agevole quest’ opera di progresso e di incremento delle industrie nel più lato senso della parola; progresso che è la condizione fondamentale del­ l’espansione commerciale.

Ne consegue che una parte attiva nella lotta commerciale internazionale mal può conciliarsi con una serie di ordinamenti economici antiquati o a lentissimo sviluppo e che la stessa necessità di quella lotta implica la necessità di riforme nei tributi o nel regime dei trasporti, in quello dei dazi di confine o nel sistema del credito, e via dicendo. La sovrabbondanza della produ­ zione di merci, cioè esuberante pel consumo in­ terno, spinge il produttore a tentare la via della concorrenza all’ estero e quanto più egli è co­ stretto a partecipare alla gara sul mercato estero, tanto più deve finire per volere, chiedere e cercare quei miglioramenti nell’ assetto econo mico e tecnico che valgano a metterlo in con­ dizioni sempre meno inferiori a quelle dei più forti rivali. Ecco, perchè alla lotta commerciale

internazionale si riannodano problemi di economia nazionale, ecco perchè la questione non è più di interesse limitato a un gruppo di produttori che esportano, ma ha ripercussioni su tutta la na­ zione e influisce sull’andamento della politica economica, sulle funzioni dello Stato, sulla s o ­ luzione che vien data a una infinità di problemi. Anche quelli che a primo aspetto sembrano estranei al movimento di espansione commerciale, come l’ istruzione pubblica, in realtà sono e sa­ ranno sempre più dominati dalle necessità della vita economica e in ispecie dalla lotta commer­ ciale internazionale.

L ’ imperialismo inglese e americano, lo svi­ luppo industriale della Germania e della Russia, la ricerca di nuovi mercati per la esportazione che è fatta assiduamente da questi Stati e dagli altri tutti, grandi e piccoli, hanno modificata, grandemente quella lotta commerciale e ormai non c’è paese che non senta la necessità di di­ fendere le posizioni già conquistate e di lottare per assicurarsi le nuove che si presentano. Paesi che un tempo dovevano ricorrere all’estero per procurarsi i capitali di cui avevano bisogno per le loro operazioni di credito, per le loro imprese, sono oggidì in grado di sovvenire di capitali altri paesi ; questo è ormai il caso degli Stati Uniti e, in più piccola parte, della Germania.

Ciascun paese, da un lato, e quindi portato a partecipare sempre più al movimento economico mondiale, dall’altro è spinto dagli interessi parti­ colari, da un nazionalismo economico gretto, a rin­ chiudersi entro i propri confini. Ma ormai la lotta commerciale si impone a tutti, nolenti e volenti, e noi la vediamo svolgersi, in grande e in piccolo, fra Stato e Stato, fra porto e porto, fra mercato e mercato. L ’aumento della popolazione, questo fatto grandioso che spicca sul quadro luminoso del secolo X IX , è stato il motore che incessante spinse e spinge l’ umanità non solo alla emigra­ zione e alla colonizzazione, ma a una continua ricerca di nuovi sbocchi, nei quali riversare il sovrappiù della produzione, ad ottenere la quale sono messi in opera troppo spesso mezzi artifi­ ciali, che procurano più mali che beni, ed ina­ spriscono maggiormente la lotta commerciale in­

ternazionale. . ,

Vedere adunque quali sono i combattenti, ì progressi che hanno compiuto nel campo com­ merciale, la causa di questi progressi o dell’ infe­ riorità in cui si trovano, la forza di cui ciascuno dispone e il posto che fra essi occupa 1 Italia, non sarà privo d’ interesse.

R. D. V.

INCREMENTO NATURALE ED ARTIFICIALE

delle entrate pubbliche

Molto si è parlato e molto si parla in que­ sti giorni sul modo di far fronte agli sgravi dei consumi.

(9)

ha torto è stata combattuta l’altra di aumentar le imposte di successione. *)

Taluni oppositori, hanno escluso l’ una e l’altra, ma non hanno saputo trovare nulla da so­ stituire e si sono contentati di indicare come mezzo di reintegrazione le risorse vive del bi­ lancio. Si capisce che non potendo — allo stato attuale delle cose — negar la riforma unanima- mente invocata, fanno le viste di non essere ad essa contrari ma di divergere solo nei mezzi d’attuarla : ma non v’ è chi non veda, come il met­ tere a partito sul serio le sole risorse vive del bilancio, equivalga ad opporsi all’attuazione delle riforme che a parole si invocano.

Ci troviamo di fronte al solito fenomeno, alla solita opposizione passiva che è pura emanazione del partito conservatore, il quale, vedendosi bat­ tuto nelle idee vuol riacquistare terreno in qua­ lunque modo, in un campo su cui esso possa fa­ cilmente sfruttare la ^strettezza dei mezzi finan­ ziari^

E sempre la tendenza conservatrice la quale mal s’adatta a desistere dai suoi studiosi conati, e facendo capolino ogni qualvolta l’occasione si presenti propizia, fa sì che perduri tuttora il conflitto tra essa e l’altra, che fatta di aspirazioni, riformatrici, alle riforme presto deve condurci.

Purtroppo oggi il conflitto è apertamente riacceso, ma l’esito non ne è più incerto: la vit­ toria dell’ indirizzo riformatore non è più se non che una questione di tempo ed il problema delle riforme tributarie non è più se non che una que­ stione di procedura, giacché la soluzione di esso è chiaramente e indubbiamente delineata nella coscienza pubblica e fortemente voluta dallo spi­ rito della Nazione.

La questione è sfrondata da tutti gli osta­ coli teoretici — che fin qui furon la causa non ultima e per taluni giustificante del diuturno temporeggiamento — ma è ristretta in confini che presentano ancora il lato difficoltoso, al punto da esser da molti considerata come insormon­ tabile.

Non si domanda più il perche delle invo­ cate riforme, ma si cerca il come ; il problema è divenuto meno complesso, che non fosse pel passato, perchè mentre prima due erano i ter­ mini di esso, oggi — posto da banda quello della dimostrazione, che è entrato nella coscienza pub­ blica sotto forma di assioma — rimane quello della soluzione o meglio della attuazione, onde, come dicemmo, tutto si riduce ad una questione di procedura.

Con la separazione netta dei due termini del problema si è troncata la via a disquisizioni giu­ ridiche e si è aperto l’adito all’esame dei rimedi finanziari ; l’attività dei riformatori si è rafforzata perchè concentrata tutta su questo secondo punto, e la soluzione conforme alle nuove tendenze non rimarrà vana speranza.

Con la esplicita dichiarazione sul primo ter­ mine si è però affermata la necessità dei ri­ medi radicali : non più i mezzucci che fin qui val­ sero a tenere a bada il popolo troppo buono; non più le riformette che fin qui lusingarono i

’ ) Si confronti il nostro articolo pubblicato nel- l'Economista del 7 Aprile.

poveri contribuenti; non più le pseudo-riforme che — se furon di pretesto a Governi ed a Mini­ stri per mostrarsi agli occhi della Nazione come animati da spiriti riformatori — nulla portarono nelle tasche dei contribuenti ; ma riforme radi­ cali, trasformazioni generali ed alleviamenti sen­ sibili. Con la formulazione del secondo termine non si è fatto quanto si doveva perchè al convin­ cimento della necessità di una soluzione seguis­ sero pronti i mezzi pratici.

Adunque, pur ridotta ad un problema di procedura, la questione è ancora molto spinosa e che non si sia di essa eliminata alcuna diffi­ coltà lo prova il fatto che, giunti alla ricerca della via da seguire, molti credono di potersi limitare ad impiegar in riforme quella sola parte di en­ trate pubbliche, la quale rappresenta 1’ incre­ mento annuo e naturale di esse.

Ora noi non esitiamo punto ad osservare che tale rimedio è insufficiente ad empire il vuoto lasciato dagli sgravi che, se si voglion fare in misura sensibile, sono ben superiori alle ri­ sorse vive del bilancio ; ed inoltre che esso solo è troppo lungi dal seguire l’ indirizzo, che oggi è inutil tìnger di non vedere, e che si impernia su due punti fondamentali :

1) riduzione delle spese pubbliche, in ispe- cial modo pei dicasteri della guerra e della ma­ rina.

2) aggravio di quelle categorie di redditi, che sieno trovate proporzionalmente poco tas­ sate, e capaci di sopportare un onere maggiore. Che si riconosca la convenienza di chia­ mare il contribuente a partecipare agli utili de­ rivanti dal patrimonio dello Stato, è lodevole ; che l’ incremento delle entrate pubbliche non venga più destinato a nuove spese ma utilizzato a prò di quegli stessi a cui esso si deve, è un buon affidamento per 1’ avvenire; ma una com­ partecipazione siffatta è ben lungi dall’essere sufficiente ad attuare lo sgravio reclamato ; po­ trà andar di pari passo con altri rimedi, ma agli sgravi radicali ed improrogabili, che oggi si invocano, essa non è adeguata.

Dire che alle riforme si farà fronte con le risorse vive del bilancio significa voler conser­ vare lo stato attuale del sistema tributario, e - quel che è peggio - non sapessi liberare dalle pastoie del passato, significa render subordinato

ciò che invece dovrebbe aver la prevalenza. E inutile far credere ai contribuenti che riforme saranno ad essi concesse, se si prende come unico o come principale rimedio il mag­ gior gettito delle imposte ; è inutile tentennare più a lungo, e se si è decisi a seguire la ten­ denza riformatrice, non si può non vedere le conseguenze logiche che sono : o ridurre le spese pubbliche o procedere ad »un rimaneggiamento di tributi in senso di aggravio per le classi capaci.

(10)

Se esaminiamo il periodo che va dal 1895-96 al 1899-900, attenendoci ai risultati dei bilanci consuntivi troviamo che le entrate effettive e fe r ­ roviarie accertate furono di

lire 1634,207,641.08 nel 1895-96 » 1615,635,571.06 » 1896-97 » 1629,932,141.41 » 1897-98 » 1659,383,075.— » 1898-99 » ' 1671,901,647 78 » 1899 900 e in tal modo, rispetto al 1895-96, variarono di milioni 18,6 in meno nel 2° esercizio; di milioni 4,3 in meno nel 3°; di milioni 25,2 in più nel 4°; e di milioni 37,7 in più nell’ ultimo ; onde la dif­ ferenza in più tra gli aumenti di milioni 62 e 869 444.62 lire e le diminuzioni (milioni 22 e 847'568.66 lire) fu di milioni 37 e 694,006.70 lire, che corrisponde appunto alla differenza tra gli accertamenti del 1899-900 e quelli del 1895-96 l’ incremento annuo ammonterebbe in media a lire 7,538,801.34.

Questo risultato potrà rappresentarci una tendenza, ma non e certo 1 ' espressione esatta dell’incremento che vogliamo determinare, perchè i bilanci consuntivi sono il risultato di un com­ plesso di circostanze in vario modo influenti sul gettito dei vari cespiti di rendita, e vanno quindi epurati dagli effetti da esse cause derivanti. É necessario adunque spogliare le cifre dall in­ fluenza di queste azioni estranee, al fine di met­ tere a nudo le forze, delle quali il bilancio in­ trinsecamente è dotato.

Questa indagine è di altissimo interesse, ma circondata da difficoltà assai gravi, dipendenti dall’ azione dei fatti nuovi e dalla loro reazione sugli esistenti : se fosse limitata agli accerta­ menti non offrirebbe alcuna garanzia di vero.

La Giunta generale del bilancio già nelle Relazioni sull’ assestamento 1896-97, 1897-98 e 1898-99 ed in quella sul preventivo 1899-900, iniziò la ricerca dell’ incremento effettivo delle pubbliche entrate riducendo all’omogeneità i bi­ lanci, ed epurandoli dalle registrazioni dovute a semplice diversità di metodo contabile e dagli effetti di cause transitorie, così da renderli per quanto è possibile, fra loro comparabili. Fu se­ guito il metodo dall’ on. Boselli, e da ultimo anche dall’on. Rubini, il quale completò l’ inda­ gine sul periodo 1899-900, risalendo non al di là del 1895-96, che è l’esercizio per il quale si può ritenere che abbiano avuto quasi completa esplicazione i provvedimenti dell’ on. Sonnino. Relativamente ai precedenti, il periodo 1895-900 può considerarsi come normale perchè poco nu­ merose e di piccola importanza furono le di­ sposizioni legislative che modificarono i cespiti dell’entrata, in parte trovarono compenso in loro stesse, in parte si bilanciarono con la spesa. Dopo le ricerche fatte, non sono grandi le dif­ ficoltà che si presentano a chi voglia, in base agli accertamenti suddetti, eliminare tutte le cause di effetto transitorio e mettere a nudo le forze vive del bilancio.

Quando diciamo che gli accertamenti del 1895-96 ammontarono a 1634 milioni e 207,641.08 lire non possiamo non tener presente che 22 mi­ lioni sono dati dalle reintegrazioni di fondi, 7 mi­ lioni da ricupero di interessi e spese di commis­ sione e cambio sui titoli emessi per conto delle

casse degli aumenti patrimoniali, e da 1 milione e mezzo all’ incirca dato insieme dai prodotti delle miniere dell’ Elba, da rimborso dall’ Am­ ministrazione della Cassa Depositi e Prestiti per le assegnazioni pagate per interessi della ren­ dita 4.50 per cento in seguito a conversione di titoli di debiti redimibili, e dal contributo del Comune di Cagliari per la costruzione di uno edifìcio ad uso della Dogana.

Di tutte queste circostanze, per la loro spe­ ciale natura, deve tenersi conto nel senso che i 30 milioni e più, i quali per esse furono accertati non possono essere calcolati come entrata ef­ fettiva naturale.

Non va d’altra parte dimenticato che nello stesso esercizio 1895-96 ben 9 milioni in meno furono accertati, i quali sarebbero figurati tra le entrate se dei titoli soggetti all’imposta di ric­ chezza mobile non fossero stati convertiti in nuovi titoli di 8 tato al netto.

Per conseguenza, sugli accertamenti vanno valutati gli effetti di queste cause ; e avremo trovato Ventrataeffettiva, che potremo prendere per punto di partenza nel calcolo dell 'incremento, solo quando avremo fatto la compensazione tra le varie circostanze transitorie agenti in senso contrario.

Il risultato è che Ventrata effettiva del 1895-96 da milioni 1634 e 207,641.08 lire va ridotta a milioni 1612 e 276,985.13 lire, come dimostriamo :

Entrate effettive e per costruzioni ferroviarie n e l l ’ e s e r c i z i o 1 8 9 5 - 9 6

Accertamenti come dal conto consuntivo. . . . L. 1 ,6 3 4 ,2 0 7 ,6 4 1 ,0 8

Rettifiche importanti

D N A D IM IN U Z IO N I': Reintegrazioni : nel capitolo delle Costru­

zioni ferrovia rie... — 16,313.42 nel capi delle Entrate, di­

verse ... ...— 22,055,231.48 — 22,071,544.90

— 22,071,544.90 Prodotti delle miniere dell’ Elba: nel

capitolo dei Redditi patrimoniali.. — 726,158.36 Ricupero di interessi e spese di eom;

missione e cambio sui titoli emessi per conto delle Casse degli aumen­ ti patrimoniali: nel cap. dei

Rim-borei e concorsi... — 7,719,198.9.) Rimborso dall’ Amministraz. della

Cassa dei depositi e prestiti delle assegnazioni pagate a tutto giu­ gno 1896 per interessi della rendita 4,50 Ofo inscritta nel Gran Libro in seguito a conversione di titoli di debiti redimibili nel capitolo dei ^

Rimborsi e concorsi... • — 738,305.00 Contributo del Comune di Cagliari

per la costruzione di un edificio per la Dogana : nel capitolo dei

Rimborsi e concorsi... — 30,000.00

Rettifiche importanti

U N A U M E N T O

Imposta di ricchezza mobile sugli interessi dei titoli convertiti : nel

capitolo delle Imposte dirette... 4- 9,354,551.24

L1 entrata epurata da cause estranee ammonta a Lì 1,6 1 2 ,2 7 6 ,9 8 5 .1 3

(11)

Rivista (Economica

Il ritorno del Brasile alla circolazione metallica. — É possibile che nella prossima ses­ sione legislativa il Congresso brasiliano adotti una misura, la quale, sebbene su piccola scala, sarà il preludio del ritorno del paese alla circolazione me­ tallica.

Si tratta della emissione di biglietti in oro, cor­ rispondenti al fondo metallico accumulato durante questi due ultimi anni, emissione che sarà fatta non in una proporzione multipla, ma per un ammontare equivalente esattamente alla somma in oro esistente nelle casse del Tesoro. La eventuale conversione ne sarà quindi perfettamente assicurata.

In tal guisa, il fondo in oro immobilizzate avrà una elasticità la quale verrà in aiuto alle transa­ zioni del paese. La emissione in discorso sarà cir­ condata di tali garanzie all’ interno e all’ estero, da esservi la -sicurezza assoluta che il biglietto in oro emesso, corrisponderà rigorosamente all’ oro in ¡spe­ cie, depositato.

Non bisogna farsi l ’ illusione che questi biglietti resteranno nella circolazione; è certo anzi che sa­ ranno conservati come una riserva sicura al coperto dalle oscillazioni del cambio. In ogni caso, però, essi eserciteranno una influenza benefica costituendo, per così dire, uno strumento di attrazione della massa di caria-moneta tenuta fuori dalla circolazione, ciò che costituisce la causa prima dei presenti imbarazzi. In pari tempo, come si è detto, daranno la dovuta elesticità a un deposito di fondi immobilizzato, che tende ad accrescersi ogni giorno.

Soltanto il Congresso potrà autorizzare questa misura. Una volta votata la legge relativa, la emis­ sione dei biglietti-oro potià sorpassare la somma di 20,000 contos (57 milioni circa di lire italiane).

Tutte le risorse provenienti dalla nuova emis­ sione saranno dedicate esclusivamente al riscatto della carta moneta.

IL DISCORSO DELL’On. LUZZATTI

sulla rinnovazione dei trattati di commercio in relazione alle esportazioni agrarie

Per la incontestata competenza dell’oratore Luzzatti, nelle questioni doganali, diamo un sunto del discorso da lui pronunciato a Bari sulla rin­ novazione dei trattati di commercio.

La guerra ai nostri prodotti.

L ’ oratore cominciò dicendo che le esportazioni agrarie italiane sono minacciate dappertutto : a que­ sto pandemonio di voci di agricoltori esteri urlanti addirittura contro di noi, l’ Italia deve contrapporre soltanto una serena fermezza. Dopo il Biasileche per aumentare i suoi dazi ci ha imposto di diminuire a forza la nostra tariffa e la nostra entrata del caffè, dopo i gravi e successivi inasprimenti dei dazi russi e rumeni, dopo i progetti di aumento della tariffa olandese, dopo le stipulazioni del trattato di com­ mercio tra la Francia e gli Stati Uniti che se fosse approvata dal parlamento americano senza un equi­ valente accordo coll’ Italia ci toglierebbe fuori dal mercato degli Stati Uniti, come l’oratore ha previsto nella sua relazione alla Camera dei deputati, dopo le ultime illegittime disposizion della Francia sui vini prese sotto l’ influenza degli agrari francesi, gli iniziatori in Europa di tutte queste forme strane di protezionismo, è noto ciò che ci stanno preparando gli agrari della Germania, della Svizzera e dell’Au- stria-Unheria. E’ una specie di rabbia universale e perfino negli Stati Uniti d’America che hanno gene­ rato in Europa una rivoluzione economica coi loro prodotti agrari, i frutticoitori della California e della Florida consentono ora a malapena che si ribassino i dazi sugli agrumi della Giamaica a condizioni che si escludano quelli dell’Italia, proibendo nelle trattative in corso fra gli Stati Uniti e l’ Italia al loro governo di concederci qualsiasi agevolezza.

Dobbiamo rassegnarci al duro destino di difen­ derci? E come deve difenderci l’ Italia? A queste gravi domande l’ on. Luzzatti diceche risponderà ne grande comizio degli agricoltori che si terrà a Fi­ renze in maggio, quantunque egli sia propenso a credere che la voce degli agrari non è quella dei loro governi, nè in Germania, nè in Austria-Ungheria, nè in Francia, nobilmente e giustamente preoccupati al pari dell’ Italia di non ritornare allo stato selvaggio delle tariffe generali rincrudite.

La questione dei vini.

Qui si restringerà il discorso a una sola analisi, quella del vino. Gli Stati concorrenti vanno cre­ scendo : alla Francia e alla Spagna si aggiungono ora la Grecia e la Turchia. Ma il nostro gran con­ corrente nei mercati esteri per somiglianze di pro­ dotti, è la Spagna, la quale come l’oratore dimostra ci ha superato pel vino dappertutto, tranne nell’ Ar­ gentina, dove ci sostiene il fior di nostra gente. L’ Au­ stria-Ungheria è il solo mercato provvisto quasi esclusivamente dall’ Italia, rappresentandovi il vino nostro più della metà all’ Incirca di tutta la nostra esportazione. Se nel 1887 assecondando i consigli dell’oratore, che era stato uno dei negoziatori del trattato coll’ Austria-Ungheria, si fosse applicata la clausola del vino si avrebbero subito attenuati e forse elisi, gli effetti della crisi violenta scoppiata dopo la sospensione delle tariffe convenzionali colla Francia. Fu il ministero Rudinì che, riottenuta, nei negoziati della fine del 1891 la clausola volle ferma­ mente applicarla coi salutari effetti che tutti sanno. Ora intere zone della Puglia e della Sicilia preparano vini per l’ Austria-Ungheria, e 1’ on. Luzzatti coglie l’ occasione per parlare dei piccoli vitlcultori di San Severo coadiuvati colla loro Banca popolare che gli ha efficacemente accreditati e che ugualmente pre­ parano i vini per le esportazioni austrongariche. Se si stesse alle notizie degli agrari austriaci e unghe­ resi parrebbe inevitabile un aspro conflitto doganale fra l’ Austria-Ungheria e l ’ Italia, ma questo conflitto escluso a priori dalle relazioni politiche dei due paesi è anche una impossibilità economica, poiché gli effetti suoi sarebbero di dividere in due campi ostili il mare Adriatico che la natura e la necessità vogliono unito.

L’on. Luzzatti non crede impossibile nè diffici­ lissimo che 1’ Austria-Ungheria, pur mantenendo i suoi impegni colla Francia nel 1896 pel trattamento della nazione più favorita anche sui vini in modo che si possa soddisfare la maggior parte dei legittimi interessi italiani.

E a questo punto l’ on. Luzzatti entra in partico­ lari tecnici commentando anche le conclusioni dello Camere di Commercio austriache epilogate dalla Ca­ mera di commercio italiana di Vienna coi competen­ tissimi enologi pugliesi che vennero cosi numerosi ad assistere all’adunanza.

Meno difficili paiono le questioni rispetto al vino che si paleseranno nelle negoziazioni colla Germania e colla Svizzera, quantunque questa, delusa negli ef­ fetti dell’ ultimo trattato, cominci a brontolare sin troppo. Del resto, l’ oratore che ha neggoziato dal 1874 fino al 1898, anno in cui prese la sua giubilazione, ha ben visto altre tempeste e altre difficoltà e con­ fida che come nel 1891, quando egli collaborava as­ sieme all’ on. di Rudinì in questa grande opera, la Italia e la Germania concordi salvino ancora il prin­ cipio dei trattati di commercio in Europa.

Per la nostra ditesa.

L ’ Italia, come ha fatto sempre sinora, e segna­ tamente nei negoziati del 1891 colle potenze centrali e in quelli del 1898 colla Francia, continuerà a di­ fendere le esportazioni agrarie con eque concessioni sulla propria tariffa industriale.

Riferimenti

Documenti correlati

E credo che la convinzione ornai si sia formata perocché mai come in questi ultimi momenti abbiamo visto un pentimento cosi generale e forte (e tanto da apparire

Ci auguriamo che la Commissione dei X V , come volle respingere le disposizioni riguardo alle quote minime, non lasciando inascoltate le nostre Osservazioni, voglia ora

Dopo ciò il Consiglio apprese che lo stesso Se­ gretario della Camera aveva proposto alla Presidenza di farsi promotrice della raccolta di un fondo da e-

Ludwig Stein.. della vita in comune; la seconda contiene una storia della filosofia sociale e la terza espone i principali tratti di un sistema di filosofia sociale.

Se i tre Stati coi quali è più imminente la sca­ denza delle attuali convenzioni chiedessero al nostro paese, p er conservare V attuale regime alle nostre

I canali, i docks, non sono al contrario rap­ presentati che dalle azioni ed obbligazioni di un numero ristretto di imprese, quali i docks delle Indie

Svizzera e l’ Italia per la linea Bruxelles-Na- mur-Lussemburgo ; alle ferrovie dell’ est e del nord della Francia con le numerose linee delle provinole di

Chiesa che egli non interveniva e non poteva inter­ venire se non in rappresentanza delle Leghe, e di fronte alla non meno recisa dichiarazione degli A r­ matori