DESCRIZIONE DEL
DITTICO DELLA
CATTEDRALE DI
PADOVA
PUBBLICATA...
Antonio Cornino
OPUSCOLI
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DOMENICO CAPRETTA
DI
C E N E D A
Volume 280
DESCRIZIONE
DEI.
DITTICO
DELLA CATTEDRALE DI PADOVA
PUBBLICATA NELL*OCCASIONE
CHE CELEBRA
ILSUO PRIMO
SACRIFIZIOIL SIGNOB
D. GIOVANNI MARCONI
CAPPELLANO
DIDETTA
BASILICA1
I
Pregiatissimo mimico
Fino dal primo
istante, nelquale per
effetto del vostro
cuore siamo
stati fatti partecipi,che
ornai eravateper
esserea Dio
consecrato tra'suoi Ministri,abbiamo sommamente goduto
, che ci sipresentasseuna
propizia occasione , in cui la nostra amicizia viemaggiormente a Voi
sistringes- secon un pubblico
contrassegno diamore.
Ne
sia egli pertanto questo erudito libret- to,che, con
la giustaapprovazione
di au-DigitizedbyGoogle
4
torevolipersonaggi, e in siffatte cose ottimi giudici, vi offriamo;
ed
èuna
Illustrazioneche
ilcomun
nostro carissimoamico
, ilSignor D. Antonio
Cornino,maestro
delleCerimonie
diquesta insigne Cattedrale^giu- dicobene
difare
del Dittico,che
nelBat-
tisterio della stessa conservasi.
In
esso viha
descrittaper mano
di esperto pittore la vita di S.Giovanni
Batista, di cuiVoi pure ne
portate ilnome
, e sotto il cui va»levolepatrocinio
pietosamente
vi datea
se- guitarnegliesempj
coldedicarvi al ministe- ro dell'annunziare
laparola
divina, scor- to dagli egregi insegnamenti di quel dotto Precettore,che
rfat^prowido e sapientissi-mo
nostro Prelato funovellamente con-
dottoa
recar lustroed onore a
quel ve»nerabile asilo, che
veramente
sipub
chia-mar Seminario
d'ognisapienza
e virtù .Accogliete questo
pegno
,che
ci èsem-
bratodovere
di presentarvi,con
quella cortesia, chefu sempre propria
del vostro beli'animo
, e teneteci quali noisiamo
AIchhìVostri AffezionatisumiAmici.
T-Ttilissima fu in ogni
tempo
«indicata la illustrazione de*vetustimonumenti
e delle an- tichememorie, ed
a'giorni nostri principal-mente un
tale studioebbe
coltivatori e pernumero
e per erudizione chiarissimi.Che
se poi aggiungasinuovo lume
o ai sacri fasti della religione,o
alla particolare istoria di qualche città, o finalmente al risorgimento eai progressi delle belle arti,
molto
più allo- ra siaumenta
il pregio dello studio medesi-mo'
Egli è per questo che a descrivere quis'imprende
un' antica Tavola d'altare, detta volgarmentePala con
la mira di ottenere i fini sopra indicati,potendo
questasommini-
strar cognizioni e lumi per il culto de'santi Cittadini padovani in essa dipinti, o per le
memorie
della munificenza de'signori Carra-0
resi, Principi
un tempo
di questa città, e perun
contrassegno finalmente della Pittura tranoicoltivata felicemente unsecolo innanzi
che
gli Squarciooi
ed
iMantegna
la riducessero A quella perfezione,che
a tutti è già nota.Questa
Tavola, oPala,
detta ancora con greconome Ancona,
ossiacurvaturao incavo,
è
uno
de'pochissimimonumenti
dell'antica nostra Cattedrale ( se sene
eccettui qualche vetusta lapide,oltre i pregevoli codicimano-
scritti ) che ci
rimangono,
eche
forsemeno
d'ogn'altro
ha
sentitii danni della lunga età, e si vede collocata sopra l'Altare del Batti-sicrio di detta Chiesa.
Non
è già questa da porre a confronto per la antichitàcon
quel- la,che
fu descritta e illustratapochi
anni addietro dal Signor FrancescoGirolamo
Boc- chi, pubblicata nell'ingresso diMona. Molin
alla sede di
Adria;
nè per il pregioed
ec- cellenzacon
quella del celebreAndrea Mau-
tegna, la quale ammiravasiun tempo
neimonastero
di S. Giustina,ed
ora nella ira- per. R. Pinacoteca di Milano, ricordata dal Rossetti e dal Brandolese, e riconosciuta peruno
dei capi d'opera di quell'egregio nostro pittore:nondimeno
per la varietà delle cose in essa rappresentatepuò
con la primamet-
tersi a paraggio, e per la loro distribuzione supera la seconda sì nella quantità
de'com-
7 parti, altresì nell'antichità, poiché nella ta- vola del
Man
legna tredici soli sono i quadri distinti, eneUa
nostra oltrepassano ilnume*
ro di cinquanta compresi gli ornati e la
La*
se, e quanto all'età cent'anni più. vecchia senza
dubbio
riconoscer si deve, poiché,co-me
più sotto si dirà, questa fu eseguita ai più tardi circa ali36o,ed
ilMan
Legna, na- to deli43o,e morto
nell'annoi5o6,
fioriva oltre lametà
del secolo quintodecimo.Non
havvi tra gli storici padovani stampati chi di essa
ne
faccia particolarmenzione: nò
recardeve
stupore,poiché
assaipoco
dissero del- le stesse pitture a freseo del Battisterime- desimo
.Tra
imoderni
scrittori il solo Bran- doIcse la ricordacon poche
parole bensì,ma
però bastevoli a farne
comprendere
il pre- gio, dicendo egli ( Pitture ec. diPadova
pag. 121. )
che
sipuò contare per un
belmonumento
pittoricodel
secoloXIV.,
e dal- l'ottima relazioneappunto
di questo intelli- genteAutore ebbe
orìgine la determinazione diprodurne
al pubblico la descrizione,non che
il disegno,che dà a
vedere la distiina- zione de' suoi comparti,e che
si avrà infina della presentememoria.
La
pittura è sopra la tavola, assaibene
condotta in ogni sua parte.
Non
si potrebbe determinare così facilmente in qnalmodo
sia stataeseguita,perciocché visonoalcuni,i qua-li vogliono far credere
che anche
gli antichi dipingesseroad
olio;ad
altri poi ora par di- mostrato abbastanza, che solamente oltre allametà
del secoloXV
si cominciasse adado-
perar l'olio ne'quadri, secreto portato aVe-
nezia dalla Fiandrada
Antonello da Messina circa al 1470.Sembra
aprima
vista di gu- sto greco, e potrebbe anco esserlo;nondime- no
sapendosi che fra noinon
infelicemen- te a quell'epoca coltiva vasi questa bell'arte, già migliorata dalnostro Guariento,che ( co-me
notò il lodato Biaudolese pag. 21$.)fe-ce
ogni' sforzoper
iscostarsi dallagreca maniera, éd
introdurviqualche
altitudine,qualche
piega,ed una
regelata composizio-ne
, sipuò con
tutta ragionead un
italiano pittore attribuirla,come
senzadubbio
alcuno losono
tutte quelle intorno la cappella, e la chiesa del celebre Giusto, riconosciuto e da- gli storici e dalla tradizione per veroAutore
di esse. In fatti le figure della nostraPala
sono per lo piùbene
espresse;non
ingrate le fattezze de*loro volti; a sufficienza conser- vate le proporzioni, a riserva di qualcheluo-*
1
9
go, e finalmente di ottimo gusto tutte le ve- sii e loro panneggiamenti; caratteristiche tutte, che
ognuno
in questa pitturapuò
ri- scontrare, e che fanno certa testimonianza( per servirsi dell'espressione del citato
Au-
tore, che parla d'altre simili opere di quell*età pag. 219. ) del
grado, a
cuiera
giun- ta tra noi la pittura inun tempo
,che per
molti altriera ancor
tenebroso.La
sualar- ghezza è di piedi otto circa padovani•> l'al- tezza poi di piedi cinque emezzo, non com-
preso ilcomignolo,
che sopravanza tutto ilquadro
di quasidue
piedi.Il celebre Filippo Buonarruoti illustrando tre antichi Dittici nella sua rinomata
Opera
sopra alcuni frammenti di vasi antichi di ve- tro, stampata in Firenze l'anno1716,
cidà
alcune precise nozioni intorno alle tavole d*altare fatte a questa foggia, le quali sarebbe troppa negligenza
ommettere
in questo pro- posito, e servono a meraviglia per introdu- zione alla nostra descrizione. »Che
nella» Chiesa costumati si sieno i Dittici colle
» sacre
Immagini
per quell'uso stesso, per» cui servono presentemente le nostre tavole
* dipinte da altare, le quali
sembrano
esser* succedute a quelli, anzi per parlare pht
DigitizedbyGoogle
IO
» propriamcate, nate da essi, ella è opinio-
ni
ne
del nostroAutoro
nell'operamentova-
li ta
( pag.
a53
) il quale continua a dir-» oi, che simili tavole si facevano a foggia
» di piccoli armadi
da
aprirsi e serrarsi in» più parti,
che non
con altronome
eme-
» glio e più giustamente si possono chiama-
li re che di Dittici, o piuttosto per aver nu-
»
mero maggiore
di sportelli, di Polittici.Da
» questi si passò a
poco
apoco
all'odierna»
forma
delle tavole, posciachè inprima
si» cominciarono a tenere quegli armadi,
o
» Dittici tutti aperti e distesi, dipoi si fece-
» ro
non
più da serrare,ma come
tutti di»
uu
pezzo,con
ritenere però qualche cosa» dell'antica figura e della primiera origine,
»
mentre
erano distribuiti in molte parti o» nicchie, ciascheduna delle quali finiva di
» sopra nel suo particolar frontespizio a sesto
» acuto
o
triangolare, a guisa degli antichi» armadi; e queste parti le facevano distinte
» l'una dall'altra, frapponendovi in
mezzo
» per separazione qualche colonna
od
orna-li
mento;
e quegli antichi,che
fatti erano* per serrare ( e si
deduce
da' segni, e resi-» dui de'gangheri )
come ho
osservato, gli*
andarono accomodando con
regolifissi,che
» stessero
sempre
aperti, riducendoli in tal» maniera all'usanza,che in quei tempi cor-
>» re va,la qual continuò
anche dopo
il 1400.»Tutte le caratteristiche fin qui assegnate dal Buonarruoti per istabilire la vera idea di
un
Dittico sacro
da
altareognuno può
riscontrar- le nella nostra anticaPala;
ècon
la scorta delmedesimo Autore anche
il dotto P.Abb.
Costadoni diede in luce
ed
illustròuna
si- mile tavola d'avorio, esistente nel suomo-
nastero di S.
Michele
diMurano
(Raccolta
d'opuscoliscientificiec-Tom. XL.pag.
391.)
con
dotta lettera descrivendoquanto
in essa si conteneva.Lo
stesso P. Costadoni asseri- sco,che nella celebreun tempo
Abbazia del- la Vaogadizza fino dal secoloXIII
sivedeva
un'antichissima tavola dipinta in legnocon
la B. V.
Maria
nelmezzo,
e nei compartila- terali eravi la storia del B. NiccolòMonaco Camaldolese
di quel monastero. Simile a que- sta era la tavola dell'aitar maggiore dell'Ab- bazia di S.Michele
di Pisa, ove era descrit- ta la vita della B. Gerardesca oblata dell' ordine stesso: permezzo
della qual pittura,che
al secoloXIV
fu giudicata appartenere dal P.Abb. Grandi
( DissertaCamald.
I.pag.
n
3. ),ilPapebrochio
,uno
de'coutinua-!11
tori del Bollando (
Acta SS.
29.Maji
)
prova
il cultoimmemorabile
di quellaBea-
ta.
Anche
il Signor Gio:Lami,
nella sua ope- ra che porta il titolo S. FlorentinaeEc-
clesiae
monumenta
(Tom.
ILp. 104
+)1de- scriveuna
tavola pentepticha,nella quale in otto riparti siveggono
leImmagini
dipinte di otto Santi. Finalmente il eh. Muratori nelle Antichità delmedio
evo(Tom.
IV.p.768
), tra i molti doni fattida Teobaldo Abbate
diSan
Liberatore nella Diocesi di Chieti, in comitatu Theatino,al suo monastero nel- l'anno 1019., annoveraunam iconem ebur~
neam,
inqua
caelata estimago
sanctissi*in
ae Dei
GenitricisMariae
, et hinc indeimagincs sanctorum Martjrrum, dove ognu- no può
riconoscereun
sacro Dittico da al- tare.Ma
dalle città lontanetenendo
alla nostra patria, oltre alla presente tavola, cheforma
il soggetto delle nostre ricerche, e che al secolo
XIV
appartiene,come
diceasi,ne
ab-biamo
delle altre anco del secoloXV
, incui,siccome già avvertìil Buonarruoti,si
man*
tenne quest'uso; 6 tali
sono
la rinomata ta- vola delMantegna,
ove s*hanno
le gesta di S.Luca
di sopra accennata, e quella del*i5 lo Squarcio ne divisa in cinquo comparti
con
S.Girolamo
nelmezzo,
edue
Santi per parte, la quale dalla Chiesa de*Carmini pas- to alla famìglia de'Signori Lazara diS. Fran- cesco,come
ne assicura il citato Brandulese( pag. 187. ). Un'altra simile esisteva nella nostra Cattedrale verso ilfinedel secolo
XV.,
lavoratada
certo Francesco dalDuomo
,del- la qualeabbiamo
tracce nelle spese dellamag-
gior Sagrestia, dove.si legge all'anno i.'r 2.
Exposui
( diceV
Amministratore )prò una Pala ad
AltareMajus
inChoro
,deaurata cum
tresdecim Sanctiscurri Intanine B. Vir- giniscum duobus
Angelis,de concordia Ducatos
novera, videlicet habuit Magister, Franciscus Victora Domo
libr. 55. io.Itevi die 17.
Augusti
1492. habuitFranci-
scus Pictorprò
resto sui creditiprò ornala Palae Major
is L 12.E
assai probabile che questo pittore fosse della scuola dello Squar- cione, e condiscepolo del nostroMantegna,
che a tale scuola appartenne,come
egregiaHmente
lo prova il lodato Brandolese nelleTestimonianze
dellaPatavinitàdelMantegna
(
Padova
i8o5. pag. 10.),e perciò scelto fos- se a formare questaRata
pel nostro altare deiCoro
, della quale ora piùnon
evvi trac-;U
eia alcuna, e probabil
mente
è peritacon un-
te altre reliquie della venerabile antichità, di cui andare
doveva
ricca e doviziosa questa insigne Basilica.E
per venire al nostro Dit- tico|questoiudue
classipuò
considerarsidi- stribuito ediviso,contenendo una
i fattiprin- cipali,ed
i ripartidimaggior
grandezza,la se-conda
poi formandosi delle figure sparse negli ornamentisuperiori,e nellabase;quindinell'in- dicatodisegno sarannoiprimi disumi colle let- tere dell'alfabeto,ed
isecondicolnumero
pro- gressivo.La
vita diS.Giovanni
Battista è ilsoggetto della pittura;
ma
il luogo primario è occupato dalla BeataVergine
9- tuttoil restan- tesipuò
considerarecom
e accessorio,e quel- la e questomostrano
quanto saggiamentesia stato il pittore indirizzato nellaesecuzione del quadro. Vedesi la vitamedesima
descritta nelle pitture a fresco della chiesa sopra ilmuro
posto amezzo
giorno;e perònon
sarà fuor di proposito il notare le differenze trar una
eV
altra pittura ,sebbene
sono in,
2a •
i5
A. La
B.Vergine
sedente colBambino
alla parte sinistra, vestita di tonaca rossa, e coperta dimanto
azzurro, senza corona io capo, bensì fregiata dinimbo, come
lo è
anche
il Signore;non
glimancano
nelle dita annulari gli anelli posti dal capriccioso artefice.
B. Nei
riparto sopra la B. V. vedesi il bat- tesimo del Redentore -, 5.Giovanni
Ba-tista alla sinistra di G.
C
gli versa so- pra ilcapo un
vasoo coppa
d'acquacbe
tiene collaman
destra( sostenendo-si colla sinistra le vesti ), e N. S. è im-
merso
nelleacque
delGiordano
sinoa mezza gamba,
nel restante è quasi ignu-do,
e stende la destramano
in atto di benedire;V
EternoPadre
è nella parte superiore, e lo Spirito santo informa
dicolomba
sta a mezz'aria.Tutto
que- sto pensiero è espressoanco
nel quadro dimezzo
sul dettomuro, ed
è affatto simile nella condotta al sin qui de- scritto.C Due
Angeli informa umana tengono
la veste azzurra del Signore alla destra.D. Due
altri simili a sinistratengono laros- sa. Nella pittura a fresco veggonsidue
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i6
discepoli del Batista ,
che
fannoque-
sto ufficio.
E. Nel primo comparto
superiore evvi S.Francesco d' Assisi, che inginocchiato
con un
solo ginocchio riceve le sacre stimmate,che
partono daun
serafino informa d'uomo,
fornito di otto aleal ca-po,
allemani,
alle spalleed
ai piedi.Nella cupola
maggiore
,ove è dipinto,ha
le stimmate raggianti d'oro.
F.
S.Amhrogio
Arcivescovo diMilano
e dottore, cestito di pianeta e di pallio, colla mitra in capo, sedente in atto di scrivere,cou
lapenna
nella destra,ed
uno
stiloo
ferro nella sinistra. Nella detta cupolaha
la sf rza nella destra,ed un
lihro nella sin;stra.Veramente
par tuperfluo lo stilo o, ferro per distin- guereuno
scrittore,quando può
esser bastantemente caratterizzato dalla pen-na
; convien dirche
i pittori d'allora permaggiormente
determinare la quali-"7 S. Agostino,
come vedremo
più sotto.- lo stesso doppio segno è inmano
di S-Matteo
tra iquattro Evangelisti dipinti in figura piucchè ordinaria ne'quattro angoli della Chiesa,come
sipuò"vedere nell'an- golo posto fra mezzodì e ponente-, all'incontro S.
Marco
ha il solo stilo, co-me
S.Luca
lapenna
soltanto e cosianco
S. Giovanni.G.
S. GregorioMagno
Pontefice e Dottore apparato di piviale si distingue dagli al- tri per lacolomba,
che gli sta presso all'orecchia destra, e pel triregno orna- to di tre corone, tiene epenna
e stilocome
S.Ambrogio.
Ilprimo
Ponteficeche
abbia usato la tiaracon
tre corone per testimonianza degli storici ecclesia*stici, e degli Autori Liturgici fu Pp.
Urbano
V.eletto nel dia8
Ottobre 156a, siccome gli altri Pontefici dipinti in que- sto Dittico sono tutti ornati di tiaracon una
sola corona, così è probabileche
quellamano
recente, che aggiunse a S.Girolamo
il cappello rosso(come
vedre-mo
) abbia fattoanche
nella tiara di S.Gregorio le
due
corone, oltre quella alla basecomune
cogli altri, permag-
18
giormente distinguerlo ; di fatto esami-
nando
attentamente cade qualche so- spetto di alterazione, e se verificar si po- tesse, che questa fosse un' aggiunta ar- bitraria, vi sarebbeun
maggiorargomen-
to per provare la data della pittura an- teriore al 15C>2, e il nostro Dittico più, antico de'quadri a fiesco, tra i quali nella gloria dipinta nella cupola già
men-
tovata si vede S. Gregorio ornato del triregno colle tre corone, ed è a creder- si, che ivi difficilmente sia stata postamano,
giacche quello che avesse aggiun- te ledue
corone al S. Pontefice, avreb-be
anco,come
fece nel Dittico, a S.Girolamo
dato imprestito il cappello car- dinalizio.H. Segue
S. Agostino vestito di abito nero ad uso degli Eremitani, con piviale, econ
la mitra in capo, tiene egli purelapenna
g lo stilo. Nella giuriaha
di piùil libro.
.
I. S.
Girolamo
DottorMassimo
succede a S.Agostino,
ed
è cipiuto con abitomona-
stico talare; ha
una
bella testacon
co- rona francescana ,ebarba lunga, tiene lajenna
nella destra, e culla sinàti a so-»
*9
sticne il capo ( nella stessa forma c di- pinto nella gloria ); quivi fu aggiunto
,
come
diceasi poc' ansi, damauo
recen- te ii cappello di color rosso sospeso so- pra il capo, e fu capriccio di qualche Pittore recente.K.
Nell'ultimocomparto cwi
laImmagine
di
un
Sapto vestito di abito corto coi calzari alla militare ne' piedi, con spadaal lato sinistro. e lien nella destra alcu- no frecce, dalle quali
sembra
indicarsiil Martire S. Sebastiano.
L. Comincia
in quest'ordine la descrizione della vita del Precursore, e rappresenta- si in primo lungo l'apparizione dell'Ar- cangelo Gabriele che tieneun
giglio r.clla sinistra, e colla destra sta in atto d' in- dicare qualche cosa relativa al suo di- scorso. S. Zaccaria genuflesso conun
ginocchio offre l'incenso nel turibolo dinanzi all' Altare , figuratocome uno
de'nostri odierni con tovaglia e pailiotto senza caudclabri. Simile in tutto è la pittura a fresco, che esibiscequesto fat- to nel
primo
de'quadri dell'ordine su- periore, dove l'arteficeavendo
più spa- zio da dilatarsi dipinseV
Altare ed ilDigitizedbyGoogle
Sacerdote separato dal popolo per
mezzo
d'alia parete, nella quale sta apertauna
finestra, per cui il popolo mira il Sa- cerdote,
che
offre l'incenso al Signore.M. La
B.V. Maria s'incontracon
Elisabetta, e sono in atto di abbracciarsi, veggonsi decorate delnimbo
a distinzione di altredue femmine
ivi presemi. Tal visita è nel terzocomparto
dell'ordinesuperiore sulmuro
a ponente simile a questa, e di più evviuna
delledue donne
che portaun
canestro coperto, così presso la porta della casa altrafemmina
siede lavorando, e scorgonsi ancorabene
e- spressi i primi gradinid'una
scala, che alle stanze superioriconduce:
R. S. Elisabetta è dipinta a letto, e la B.
Vergine
le dà l'acqua allemani,
pres- so alla quale stannodue
fanteschecon
vivande: il natoBambino
è nellemani
della balia, che sta in atto di lavarlo nel sottoposto vaso,
ed una donna
laai
O.
Zaccaria sedente scrive le paroleJoan-
nes estnomea
per rispondere adue
di- stinti personaggi (uno
de'quali lien fra le braccia ilBambino) cbe sono
ivi in atto di ricercarlo delnome-
Nella pit- tura sulmuro
è rappresentato cbe sie-de
sopra eminente cattedra,ed ba
già scrittoJoannes
estnomea
ejus; qui la interrogazione gli vieu fatta dalla B. V.,che
tieneV
Infante;molta gente circon-da
l'una eV
altro in atto di ascoltare?
e vedere ciò cbe succede
.
P. La
Circoncisione del Precursore eseguitada un
Sacerdote della legge antica in presenza di molte persone è espressa nel penultimocomparto
di questa por- zione del Dittico.Q
.Quantunque
S.Girolamo
abbia rimanda- to tra le cose apocrife il martirio di S.Zaccaria padre di S. Gio: Batista (Lib.
IK comment
in Matth. cap. a3.),non- dimeno
il pittore adottò questa opi- nione nel presentecomparto
» ove simira S. Zaccaria situato fra il tempio
e
raltare, che stende lemani
in atto supplichevole, essendo già ferito dauna
pietra nel capo,e spargendo sangue per**
33
il colpo, sei persone gli stanno intorno in atto dilapidarlo.Nostro Signore avea già detto nell' Evangelio ( Matth. cap.
XXIII
)usque ad
sanguinariZacha-
riaefilli
Barachiae
,quem
occidislis in-ter
templum
et altare.R. Tra
luoghimontuosi
dipinta si vede S.Elisabetta col pargoletto Batista fra le braccia; questi tre ultimi fatti
(P.QR)
mancano
nelle pitturo a fresco.S.
La
predicazione di S.Giovanni
in luogo deserto è nelquadro
seguente, egli par-la a molta gente, tien nella destra la
coppa,
e colla sinistra fa vedere il ruo- toiocon
le paroleEgo vox clamant
.Più
in grande è espresso questo fatto sulmuro
, ove il Precursore sivede co- perto di rozza pelliccia, sopra la qualeha
la tonaca rossa, tiene Jamano
de- atra alzata in atto di predicare, e nella sinistraha
il motto:Ego vox claman-
lis in deserto.
T.
Dalla prigione, nella quale fu rinchiusoil Balista per
comando
diErode,
simira il Santo, che alla finestra, difesa dall' inferriata, dà
commissione
adue
discepoli di portarsi al Redentore per1- chiedergli, se era egli il Messia. Nella stessa
forma
è rappresentato nella pit- tura a fresco.
U. Erode
seduto a tneusacon
altri trecom-
mensalisi vede nel primoriparto dell'or- dine inferiore, la figlia danza nppresso la tavola,ed un
suonatore d'arni la tiaccompagnando
jun
ministro nresonta a Principe la testa di S. Gio: Barista or- nata delnimbo
sopraun
bacino .La cena d'Erode
dipinta sulmuro
osibiseesette persone a tavola oltre quella del
Re,
e tre suonatori,due con
cetraed uno con
piccolo organo',oltre la danza- trice; vicino adErode
stauno
scudie- re, e quivi pure vien presentata latesta del Martire,come
nel Dittico,da uno
de' ministri
.
X.
11 carcere,dove
fu decollato il S. Pre- cursore, sta espresso nel penultimo de' compartij il carnefice è in atto di ri-porre laspada
dopo
di averlo decapitato,ed
il corpo ancora genuflesso collema-
ni giunte è colà,
mentre uno
de'mini-stri prende per i capegli la sacra testa stillante di sangue. Nella pittura a fre- sco si rappresenta la stessa azione, e vi
è aggiunto il carceriere
coUe
chiavi iomano,
oltre aduna donna, che
tiene permano un
fanciullo, e tre soldati,
che
possono considerarsi quai spettatori della tragica scena:una
seconda parte del quadromedesimo
mostra la figlia di Erodiade ,che
genuflessa porge il capo del Santo allamadre,
la quale re- galmente vestita si tro?a colà, seguita da tre fantesche, edun uomo
inpoca
distanza è intento a cavar terracon
pic- cola vanga,forse perseppellire il corpo del Martire, oalmeno
il di lui capo;ma
questodeve
essereun
capriccio del pittore•Z.
Nell'ultimo riparto del Dittico veggonsii pietosi discepoli del Batista, che ri-
pongono
la sacra sua spoglia nelmo- numento
ivi dipinto,con
molta gente air intorno, chepiangendo
assiste al re- ligioso uffìzio.Segue
ora la descrizione degli ornati su- periori, indi della hase delia nostra Ta-che
siveggono
nelle colonnette in fi-gura intera.
a.
Un
Santo Pontefice vestitocon
pianeta, collemani
giunte,ed ha
la tiara papaleall'antica, cioè
con una
sola corona.3. S. Pietro Apostolo colle
due
chiavi inma- no
:quantunque
inun
mosaico del V.secolo,
che
èa Sant'Agata in Suburra aRoma
, abbia S. Pietro la chiave perdi- notare lasuprema
dignità, eV
autorità concedutagli daGesù
Cristo,nondimeno
assicura il lodato Buonarruoti, che isim- boli
nou
furono dati agli Apostoli senon che
assai tardi, e la più anticaTavola, che
abbia egli vedutacon
tai distinti- vi, è solo del 1564
i di fattoanco
nel- ledue
cupole del Battistcrio, nellequa-li sono dipinti gli Apostoli, bella mi- nore sopra
T
Altare nessunoha
partico- lar contrassegno, eccetto il libro cbiusoo
aperto, e nella maggiore sopra ilFon-
te cinque soli
hanno
i rispettivi simbo-li, cioè, S. Pietro le chiavi, S.
Paolo
la spada, S.Andrea una
piccola croce,
S.
Giacomo
ilbordone
e S.Bartolam- meo
il coltello*4- Altro S. Pontefice
con un
libro nellama-
DigitizedbyGoogle
no
sinistra(vestitocome
quello al n.a 2.)e colla destra in atto di benedire.
•5. Il
Leone
alato, simbolo dell'Evangelista S.Marco
tiene il libro aperto tra lezampe
dinanzi.6. Altro S. Pontefice (in atteggiameuto co-
me
al n.°4
) dov* è da avvertire,che
nellembo
della veste interiore, o dal- matica si legge in carattere antico la pa- rolaANN...,
eseguono
alcuue cifre, che indicavano probabilmente la età del- la pittura,ma
a riserva didue CC
tuttoil restante difficilmente
può
rilevarsi.7. L' \ quila che posa gli aitigli sul codice aperto, simbolo dell'Evangelista S. Gio- vanni.
8. S. Stefano Protomartire, vestito da
Le-
vita colla
palma
del martirio nella de-stra, e col libro uella sinistra.
9. 11
Bue
alato, simbolo dell'Evangelista S.Luca,
tiene il libro apertocome
al n.°5.10. S.
Lorenzo
martire vestito daDiacono
con la graticola nella destra,ed un
li-bro
nella sinistra.11. L'
Angelo
coinimbo
dorato informa
umana,
tiene lapenna ed
il libro, sim- bolo di S.Matteo
Evangelista.12. S. Pietro Martire cou
V
abito domenica-no
ha lapalma
nella destra,ed
il libro nella sinistra.13. S. Paolo Apostolo colla spada nella de- stra,
ed
il libro nella sinistra.i4- Altro S. Pontefice in piviale (
come
ainumeri
2, 4,6)
tiene la destra alzatain atto di benedire, e colla sinistra so- stenta la veste talare.
x5.
Un
S. Apostolo(come
al n.° 1. ) tiene colla sinistra il libro, e colla destraun
coltello, o
penna,
che sia.16. Altro S. Pontefice
(come
al n.° i4)con
la
palma
del martirio nella destra,ed
il libro nella sinistra.
NB. Siccome non
possono determinarsi quali sieno idue
Apostoli indicati al• n.° 1, e i5, e per tali si
conoscono
dal pallio o abito all' orientale, simile a quello de*due
altri al n.• 5 e i3; cosi pe' Santi Pontefici potrebbonsi esibire inomi
de'SantiUrbano, Clemente,
Silve- stro, Sisto eFabiano
, de' quali inPa- dova
facevasi la festa,come
neirantico Ordinario di questa Cattedrale del seco- loXIII
sipuò
vedere.17. Il
primo
nella base del Dittico compari-t 1DigitizedbyGoogle
*3
sce il B. Crescenzio Camposarapiero,ve- stito da ecclesiastico,
cou
particolar ber- retta in capo,tenendo
inmano
la caz- zuola, e sta in atto di fabbricare.18. Il B.
Compagno
priore di Porcigiia, ve- stitodibianca cocollacon
tonsuramona-
stica
ha
la destra al petto e il libro nel- lamano
sinistra: meritavano essere incisi inrame
c pubblicati questidue
ritratti in occasione,che
furono date in luce lememorie
sì di questo,come
del pre- cedenteBeato
nostro cittadino diPa-
dova.19. S.
Antonio
diPadova
con abito fran- cescano col libro nella sinistra, econ
la destra in atto di predicare. Simile in tutto l'atteggiamento, e nella figu- ra a quello,che
si venera in coro al Santo , inciso inrame due
lustri ad- dietro.20.
Un
Santo nobilmente vestitocon
la pen-na
nella destra, e col libro aperto nella sinistra .ai. S. Giustina V. Mart. colla corona in ca- po, tien nella destra la
palma
delmar-
tirio, e nella sinistra il libro.
22. S.
Prosdocimo Vescovo
diPadova
vestito"a
9
con pianeta, mitra e pastorale, e nella destra
ha
il solito vaso,a3. S. Daniele Martirein abito di Levita por- tinellasinistrala città di
Padova,
e nel- la destra tiene la bandiera biancacon
la Croce rossa, che è l'insegna della
medesima.
*4- S.
Massimo Vescovo
diPadova
in pia- neta colla mitra e col pastorale nella destra, e col libro nella sinistra.*5.
Un
Santo nobilmentevestito(come
quello alnum.
ao. ) tieneun
libro chiuso nel- la sinistra,ed ha
ilpugno
della destra in atto di tenere stretta qualche cosa (*).
(*) Quantunque i due Santi, che si veggono nelle nicchie al n.° ao e a5,determinar con sicurezzanon
si possano,nondimeno si può congetturare,chesieno Padovani, come lo sono tolti quei dellabase del Dit- tico; il B. Giordano priore di S. Benedetto, ed il B.
Arnaldo Abbate 4> S.Giustina furono celebri in Pa- dova nel corso del secolo XIII, e potrebbe averlive-
ititi in tal foggia il Pittore, perchè erano di nobile estrazione, e rinomati per le pubbliche commissioni loro più volte affidate dallaRepubblicaPadovana; per altro alpallio ed al libro,che tiene ciascunodi essi
,
potrebbero riconoscersiper altridneApostoli,giacché sono assai somiglianti a quegli accennati di sopra ai
numeri i, 5, i3, l5<
a6.
Un
santoVescovo
(come
alnumero
) e deve essere S. Fidenzio,
eh»
giusta1'antica tradizione
ebbe sempre
culto presso di noi: ed è da notarsicome
que-sti
due
santi Vescovi, egualmente che isanti quattro Protettori di
Padova,
veg- gonsi dipinti a fresco tanto nella cu- pola^ maggiore d Ila Chiesa,come
an- co sotto l'arco posto nelmuro
a po- nente.37. Il B.
Antonio Manzoni
detto il Pellegrino in abito di pelliccia, e col cappello tatto a guisa dicono
, tieue ilbordone
nellamano
destra. Simile a questo èil ritrat- to premesso allasua vita pubblicatal'an-no
1774* presso il Couzutti , il quale vien detto essereuna
copia della suaImmagine
dipinta nel secoloXV.
28.
La
B. Beatriced'Estcvestitad'abitomo-
nastico bianco
con
velo nero in capo, c collemani
giunto(*).\ • •
(*) La base di queMo Dittico sul finire del secolo XVII. fu esaminata e studiata da que'soggetti ch«
proinovcano il cullo dolia B. Llena Eruel.nini,« vol- lero chedipintaellaìoììc nellaultima nicchia{n.28.) e quiudi ne provavano la vcuerazionc introdótta si»
2Q- Nel piccolo
comparto
sotto la B. Vergi-ne
siyede
N. S. deposto dallaCroce
dalla metà del secolo XIV. L*argomento uon poteva essere più a proposito,se quellaImmagine avesse ve- ramente rappresentala la B. Elena, c non la B. Bea- trice d'Eitc, afavor dellaquale milita l'abito bianco proprio delle monache di Gemola, che all'Istituto de'monaci Albi appartenevano, come mostra ad evi- denza il nostro Brunacci ( Vita della B. Beatrice Cap.IX. pag.86. 87.). Di fatto chei promotori di quella causa siansi ingannati nel riconoscere laB.Ele- na, ove non era dipinta, lo provano i molti sbaglj da essi presi nello stesso documento rapporto ad al- tri Santi; così per esempio al n. 17. posero il B.
Marco Boato col fuoco in mano, mentrequel ritratto tien la cazzuola e sta fabbricandoj ed inoltre il Boa- to per testimonianza dello Scardeone ( pag. 114- ) finì di vivere nell'anno
1^0
f e però su questa Pa- la non potea aver luogo: così al n. 18. videro il B.Arnaldo da Limena, che ognun sa esser egli stato abbate di S. Giustina, e quindi Monaco di abito ne- ro, e non bianco, come è vestilo il* B. Compagno priore Camaldolese; finalmente la incertezza nella quale si trovarono Dell'assegnare S. Massimo al num.
a4, da essi pure in dubbio; nel por S. Bellino al
ti. aG. senza alcuna insegna del suo martirio,mentre ogni ragione vuole che sia S. Fidenziojnello stabili- re il B. Crescenzio al n. a5, dove si vede uno de*
due ignoti Santi sopra indicali e ntl dare il pallio
\ ignudo, colle
mani
legate,ed ha
alla destra la B. V.Maria
,ed
a sinistra S.Giovanni
Evangelista in atto di so- stenerlo.5o»
La
insegna Carrarese, cioè Tasse del car- rocon
le quattromote.
Si.
Lo stemma
della famiglia Buzzacarini, cioèmezzo scudo
verdecon
la fascia superior bianca, e l'altromezzo
bianco colla fascia verde.Queste due arme
so-no
statenuovamente
dipinte,ma
però sudue
scudi intagliati a rilievo nella basemedesima,
indizio sicuro chesem-
pre vi furono; e di fatto lo stesso pit- tore, che tutto il Dittico rinovò negli ornati, assicurache
le rifece sulla vec- chia pittura.Che
il presente Dittico finora descrittosia stato fatto per l'altare di questa cappella è assai probabile, giacché nientepuò
esservi piti a proposito peruna
chiesa, che servir» S. Prosdocimo, che mai lo ebbe, sono lotte ma.
nifeste prove della poca o nessuna cognizione della nostra stori* patria di quei che in ul guisa fecero uso di questo per altro pregevolissimo ed autentico Documento
.
53 dovca
dì Batùsterio, e perun
Altare dedica- to a S. Giovanni Bautta, quantouua Pala, dove
le gloriose sue gesta si vedessero rap- presentate.Che
f>oi sia stata eseguita tal pit- tura percomando
della celebre FinaBusza-
carìna consorte a Francesco il vecchio da Carrara Signor diPadova,
sipuò con
tutta ragione congetturarlo dal vedervi lostemma
de'Buzzacaiini dipinto oltre al Carrarese;
ed
èben
a supporre checome
del Dittico la stessa nobil Signora, così della cappella tuttai
medesimi
Carraresi abbiano avuto il merito principale: di fatti più di trentaben
conserva- te insegne di quella principesca famiglia tut- tora si mirano ne*luoghi specialmente più ai- tidella cappella, e però dir si dovrà,checon
tanto rigorenon
siasi eseguitala deliberazio- ne di distruggere tutte lememorie
Carraresi, che esistevano nell'anticoDuomo,
della qua- le siha
traccia ne' registri delle spese appar- tenenti allaCane
va maggiore, ove nelmese
diMarzo
degl'anno 14 io si legge: solvimus magistroStephano
Pictoriprò
parte solu- tionis sui laboris indestruendo plaustra de- pictainEcclesiaMajori
librasXVH1
',e po- co più sotto:item solvimus magistroStepha-
no
Pictoriprò complemento
solutionis de-0
slructionis
plaustrorum
libr.X. Combina
con queste notizie la tradizione conservata sinoal- lamela
del secoloXVI,
poichéY Anonimo
pubblicato dai chiar. Siguor CavaliereAbb.
Morelli (i) racconta che
sopra
laporta che
va ìieWinclaustro...v'erano quattro versiora
spegazzati:credo contenevano memoria
deltis Signori
de Carrara, che ave ano
fattafar
quell'opera.Però
li SignoriVeneziani
fe- cero levar lamemoria de
quelliSignoriquan-
to piùpoteno
. (Notizieec.pag.28)Che
final-mente
appartenga il nostro Dittico allametà
circa del secoloXIV.
è ragionevole il cre- derlo,sì perchè tal pittura,come
diceasi po- canzi, eseguita fu per ordine della mentovata Tina, che sin dall'anno i558. era moglie del Carrarese, altresì per le osservazioni fatte di sopri ( leti G. ) parlando di S. Gregorio, e del ttircgnoche
lo distingue, eaccennando
le reliquie del millesimo, che si
veggono
alnum.
6, e finalmente perchè il giudizio de-gli intendenti a tale età lo reputa appartene-
(0
Notìzia di opere di disegno nella prima metàdd
secolo XVI. esistenti in Tadova, Cremona ec.Bacano 1800.
55
re.
Non
e poi a supporre che questa pittu- ra (sebbene più d'una volta ritoccata giustail parere de'
medesimi
periti neli' arte) sia incorsa nella sorte di quelle a fresco; delle quali ne'citati registri dellaSagrestia si legge airanno
i443. Solvi dieXIV. Augusti
Pi- ctoribus qui devastavevunt fìguras Baptiste- rii, etnon mondaverunt
,de mandato
Iiev.D. Episcopi
librasXX. Non
sarà fuor di proposito ricordare il vecchio Altare,sul qua- le poggiava il nostro Dittico; afferma chi lo vide esistere, che era diuna forma
assai an- tica, eche
il palliotto di legno,che lo ador-nava
era dipinto ad oliocon
pitture di datanon molto
recente, sebbene danon
parago- narsi a quelle dellaPala;
questo che pro- babilmente era ancora il vecchio Altare già consacrato dai Patriarca diGrado
siti dall'an-no 1281, come
ci avverteil mentissimo,no- stroMonsignor VescovoVOrològio
(1), fu po- chi lustri addietro totalmente distruttoperso- stituirviuna
stipite, omensa
di niun pregio..Servirà di conchiusione,
ed
anco di appcu-^^^
(1) Due lettere sulla fabbrica della Cattedrale di Padova pag. i5.
36
dice alla sin qui fatta descrizione del Ditti- co ( la quale se
non ad
altro oggetto, permancanza
delle cognizioni di chi la estese, potràalmeno
servire di eccitamento a taluno per darneuna
più esatta ed erudita relazio- ne, enon
di questo pezzo soltanto,ma
di tutte le pitture a fresco altresì djquesta pre- gevole Chiesa )una memoria, che
sepolta giacque per più di tre secoli, casualmente scoperta pochi anni addietro, e che ora sta collocata nelmuro
dietro il Battisterio verso. levante, e contiene la notizia di
un
fratelloe
diun
figlionon
che lostemma
del valen- te nostro Pittore Giustode'Menahuoi, ed
è questa:Hic
jaeetDominicus
etDaniel
fratris et filiiq
m Magistri JustiPictorìs qidfuit
de
Florencia migrartiad Dominum
die S.MichaelisMilli,
dieXXyiIIL
mensis septembris. Sotto la Iscrizioneewi un Bue
rampante, insegna della famigliade'Menahuoi.
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