PAROLE DELL'AB
GIO. CANNELLA
LETTE LA SERA
DEL 28 MARZO
1 870 ALL'ARRIVO...
Gio Cannella
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PAROLE
Dell' Ab. GIO. CANNELLA
lette
la sera del
28 marzo 1870
ALL'ARRIVO DEL FERETRO
INBOLZANELLA
DI8. B.IL CONTE
ANDREI CITTADELLA VIGODARZERE
fiO*TIPI DI A. BURCHI
al Santo
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Queste Parolesipubblicano perrichiesta dimol-
ti a favore degli Asili, dedicandole al
Commenda-
tore Geresolimitano ConteGino,figliodell'onorevole defunto chevorrà,speriamo,accoglierlebenevolmen- te inunione a tutta quanta la cara di lui famiglia.
Dopo
tante dotte lallazioni di scelti ingegni, che miprecedettero nell'arduoarringo,com'iopotrei adesso rendere tributo di funebre encomio airotti-mo
cittadino,alCommendatoreGerosolimitanodistin- tissimo, all'ornamento di Padova sua patria, al lu- minare dell'italiana letteratura, al scienziato legista, alfilosofo della cristiana virtù, all'uomo
tuttocuore, al padre dei poveri,al deputato del Parlamento, al senatore del Regno, celebratissimo stimatissimo?E
come aver pronte ed acconce parole dimeritata e degna laudazione per Sua Eccellenza il ConteANDREA CITTADELLA VIGODARZERE
chi a milledramme
è lungi dal vastissimo ingegno suo? A de- gnamente lodare il Cittadella vorrebbesi un Citta- della suo pari.Ad
ognimodo
però, siccome per cuore non la cedo a nessuno,così ciòche dettommi4
il cuore,dirowi;certo cheper quelPaffetto che ho sempre sentito per lui e che sento, le mie parole avranno peso dalcuore. Per ilche nella benevolen- za vostra, o Signori, fidandomi, del nostro Conte, pel quale qua raccolti ci siamo a desiderargli la pace eterna, alcune cose uarrerovvivenutemidall'af- fetto a lode del vero.
Nato col secolo, non s'avvolse coi vizj del se- colo. Sortìda naturaingegnovastissimo,pronto,
men-
te elevata, gran cuore, estremamente sensibile e generoso. Fin dalla prima età mostrò amore som-
mo
allo studio, e corso in famiglia ilperiodo degli elementari principii mercè le diligenti cure di otti-mi istitutori, si diede alle lettere
amene
intensa- mente, e con molto profitto poscia applicossi alle leggi, e in esse prese con onore la laurea nella nostra Università.E
amante com'era di studj, spe- cialmente della nostra letteratura, addentratosi in essaperVottimaistituzione,cheinpropria casaebbe dall'allora celebrassimo nostro professore ab. Giu- seppe Barbieri(ilcantoredelle Stagioni, Yautore dei sermoni alla Gozziana, e piùtardiil ristoratore del- la sacra italiana eloquenza) ilnostroContepiùtardi diede luminose prove del suo progresso, publican- do molteplici scritti sì in verso che in prosa che fecero e fanno testimonianza quant'egli valesse in5 letteratura, sui classici modellata.
Né
per quella tra- scurò lo studio delle leggi; ch'ansi iu esse fat*tosisacerdote profondo,alTribunaledella patria,per più inoltrarsi nella pratica, volle esser ascrittoalun- no. Se non che dopo qualche anno d'impratichita sperienza della legislatura, mercè i sapienti inse- gnamentiancodelnostro concittadinoGirolamo Conte Trevisan, in alto posto locato pel suo molto sapere, Antonio conte Vigodarzere cugino ali
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illustre nostro legista l'adottò per suo figlio, e toltolo in seguito dal Tribunale, lo
mandò
a viaggiare la nostra pe- nisola onde s'avesse più ricco tesoro d'utili cogni- zioni;chè il viaggiare per chi èd'ingegnosveglia- to, aggiunge coltura alla copia delle cognizioni e sperienza insieme del mondo, e conoscenza degli uomini distinti per più arricchire la mente e svi- luppar l'intelletto. Cosi il nostro Andrea addivenne pel suo sapere quel colto letterato, quel dotto sa- piente che in seguito presiedettea congressi scien- tifici; e coi nostrali i forastieri instituti fecero a gara per averlo lor socio corrispondente, altri ac- contentandosi d'averlo onorario; e i Governi pure, conosciutolo, il decorarono d'araldiche insegne, in- segne però ch'egli mai portava godendo del sa- pere e dello studio, non gloriandosi punto di ef- fimere decorazioni.E
la nostraAccademia padovana6
di scienze, lettere ed arti, Y ebbepure presidee se- gretario ancora.
Le
sue accademiche relazioni pub- plicate invogliano i lettori a rileggerle; che sono scrittecon gusto e squisitezza di lingua econgarbo di sentenziose maniere. Così il Cittadella passava i suoipiùbegliannifralo studio;ma
lamorte chegli tolse dai fianchi l'unico amato fratello Antonio, e l'età che andava al dechino,de'suoi genitori loim- pensierivono, tanto più che si vedeva privo di due oggetti carial suo cuore,ilfratelloeYaddottivo pa- dre. Per il che dopo mature e serie riflessioni si decise di rinnovare Yantica casa,imparentandosicon una delle più distinte Damigelledel patriziatopado- vano. Ei sapeva che la buona moglie descritta da Salomone può felicitare il marito ed accrescere di virtù e consolanti gioje la famiglia, e la rinvenne in Maria Contessa Arpalice Papafava, che gli fece gustarelematrimoniali durevoli dolcezze,rendendolo felicissimo padre a molti figli, de1quali otto sopra- vivono tuttavia, ottogemme
di domestica figliai ita,che educati con
somme
cure materne e paterne erano la delizia dell'illustre Conte, e che saranno, io ritengo, veri erediedimitatori delle distinte virtù delpadre. Addivenutoegli il nostroConte marito e padre, passavagranpartedelsuo tempoin famiglia, edilresto Y occupava nello studio, ne'pubblici isti-7
tati di beneficenza, e nel conlinovo sovvenir a bi- sogni di decadute vergognose famiglie, di desolate vedove madri,di orfani figli,diindividui tantimise- rabilissimi.
Né
solo dedicossi alle lettere allabene- ficenza edalle scienze, cheestimatorecom'era delle arti belle e degli artisti, quelle e questi ebbe in molto pregio, e in quelle alargamano
spendeva, e aquesti profusesomme
e gli sostenne anco conin- gratitudine alcuna volta corrisposto, lietissimo però quando ad essi poteva dare lavoro.Ne
alle arti so- lamente pensava,ma
ai mestieriancora e airindu- stria cercando rianimare colla solitasua splendidez- za i mestieranti, rialzandoli caduti e facendoli en- trare nel commercio; e nessunletterato«odotto, ar- tista o mestierante ricorse a lui che non partisse consolato, animato ed ajutato in denari e consigli.E
Tindustria agricola pure coltivòsommamente
in una sua possessione e la sorresse, congrave spesa enessunguadagno quiviunafilanda istituendoa dar lavoro adonne campestri ed a fanciulle; e persino la tessitura in filo nella detta villavolle fosseman-
tenuta.
Non
parlo dellagenerosissima beneficenzacoi poveri accattoni,che soleva direilpovero averdirit- to alla carità del ricco, e per carità il ricco non immiserire, ed essere il ricco Tamministratore del povero; ed egli ne diede bell'esempio a doviziosi8
per imitarlo: tuttoquestoeidiceva, per aver appreso
il vero principio religioso dal Vangelo che nelasciò Gesù Cristo. Tale, finché visse, fu il Cittadella e a Padova e in Campagna, e quivi a Bolzanella. Co- priva molti poveridi vesti a ripararsi dal freddo, soccorrendo a famiglie ricorrenti necessitose, e a Firenze pure mostrossi un continuo miracolo di evangelicacarità.
Fu
per questa sua generosità chetutti i
1amavanoene sentirono dolorosamentelaper- dita. Così stimato il nostro Conte da tutti, in pa- tria ebbe onorevoli uffizj,che adempiè lodevolmen- te con premura. Il cessato Governo lo tenne per un tempo in considerazione e l'onorò di titoli, lo consultò più volte inmomentisupremi,difficilissimi
;
ma
poipe'suoi franchi eleali assennati consiglive- nutogli in sospetto di liberale l'abbandonò. Perciò alcuni inconsapevoli del suo retto pensare ed agire glifecerocaricod'essersiavvicinatoaCasad'Austria, avvicinamento delquale reputava doversi giovare per migliorare allora le condizioni del lombardo«veneto, avvicinamentochefruttòamaredoglianzeal sensibile edaffettuososuo cuoreeperpartedell'Austria iste*»sa, e per parte d'alcuni o avidi, o gelosi, o invi- diosi delle molteplici qualità del nostro Conte.
Nè
si creda per questo che egli pel suo fermo carat- tere inverso al Governo dell'Austria non avesse a
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cuore ilbenedella patria,chè l'ebbepiùassai d'alcu- ni esagerati Durante il breve Governo provvisorio del 1
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molti dinari somministrò pelbene di essa e molti altri ne fornì a tanti fuggiaschi al ritorno dell'Austria nelLombardo
-veneto.£
il 13 Giugno di detl'anno non la salvò dall'anarchia e dal sac- cheggiod'alcune ordepopolari,che aveanoincomin- ciato a derubarla?K
poi al ricomparire in Padovadell'austriaca milizia seppe eglicosì calmarneil fu- rore co' suoibei modi, che Padova non ebbe a pro- vare nessun militare sopruso. Nelle circostanze si
conosconogliuominipatrioti,edinquella
come
sem- pre ebbe il Cittadella amostrare qualedebbaessere il vero patriotismo; nè in quella solama
inmolte altre ancora, ove spassionatamente sivoglia guardare algeneroso candido e lealesuo cuore, sempre inchi- natoalbenfare atutti,e specialmentea'suoi concittadi- ni.Perilche, cangiato finalmentegovernonel 1866, non ricusò pel publico bene d'accettare la nomina di deputato al Parlamento, ch'anzi comprendendo l'importanza del carico, nè volendo abbandonare la famiglia, con essa recossiadabitare aFirenze,anco a proprio disagio, per essere sempre pronto atutte le legislativesedute,asserendo che, quandos'abbiaun dovere assunto, devesi nel migliormodo
cercare di adempierlo; ed egli così fece tantocome
deputatoIO
quanto poi anco
come
senatore.Ed
egli sapiente nella legislatura, netto e candido, di retto pensa- re propose nella Camera, e trattò il benedella na- zione, quantunque spesso inascoltato, ed ove oc- corse, oppugnò leggi avverse al publico interesse, né s1astenne dal votar controancoraallemedesime, sempre eguale a sé stesso eguidatodarettacoscien- za nel suo sapere, per cuitantastimameritossiche venne eletto Senatore del regno; e della stima di lui n'è prova Vaverlo il Re nostro Galantuomonel decorso autunno dichiarato Eccellenza, titolo sola- mente conferitoa Generalid*esercito,eda chi è Mi- nistro, del quale peraltro o per ignoranza o per ge- losia dei maligni, nessun nostro Giornale fece men- zione, e solamente orail sappiamo cheilConte non è più fra noi. Altra pruova che il
Re
Vittorio E- manuele II fece calcolo di Sua Eccellenza,come
ilconobbe,sièchetre giorni innanziammalasse,Vin- vitò ad uno stretto colloquio che duròperdueore.
11 dì istesso che posesi a letto dovea il Cittadella tornare aCorte a mensa del Re, ilquale ogni gior- no mandava a informarsi dell'ammalato; tanta sti-
ma
ne avea presa per averlo una sola volta con- sultato in affari della nazione.Fu
sciagura e som-ma
che ilRe
l'abbia tardi conosciuto pei suoi as- sennati consigli e providi ritrovali al nostro benii nazionale.
Da
ciò adiritto puossi dedurre che sefu amatoe rispettatodapoveri,stimatodaletterati e sa*pienti,vennericercoancoradi consiglio daregnanti, echenimico delsimulatoe delmentito,sapea trovar mezzipronti a giovare governi e governantionde il
meglionevenisse ai governati. Eglichetuttalavita logorònegli studid'ognifatta,perquestivenivasem- preconsultato.
A
luiavvocati, leggisti, giudici, lettera- ti,scienziati,artisticommercianti, accorrevano;edegli a tutti aperto tenea ilsuo gabinetto,tuttiascoltava, e tutti partivano contenti d'averloconsultato, e tut- to il tempo del viver suo l'occupò più al bene al- trui che al proprio, e Padovastessasua patria può•
testimoniare se pel publico bene la sua casa era ogni giorno affollata di chiedenti consiglio, obiso- gnevole sovvenimento, né Padovasolamente,
ma
Fi- renzealtresì,doveappenafuconosciuto, piùepiùcit- tadini dellamedesimaaccorrevano alui,altridel pari•
perconsiglioedaltriper sovvenzioni.
E
seper Firen- zefuunagraziacheilnostroContesirecasseadabi- tarla,perPadovaunasomma
sventura,undolorecon- tinuo che fossesi da Lei allontanato pel suo nuovo posto;chè raancavale il cittadino utile nei consigli, il padre della patria nei suoi molti bisogni,benché disoccorrerlanonabbiamaicessatoanchelontano, e siasisempreprestatoe molto per essaancheinnazio-42
iiali interessi
come
prestavasi pel collegiocheil no*minò Deputato.
E
quante volte oda sèocolmezzo*
di altri non ottenne egligraziee favori dalMiniste- ro pei suoi raccomandati? Egli mai diede il niego a chichessia e
manco
ai bisognevoli di ajuti pecu- niario morali. Appena,ahi dolorosa nostra sciagura!l'inesorabile morbo lo colpì, il nostro Conte s'av- videches'avvicinava iltempodidoverlasciareques- ta terra di miserie e di travagli angosciosi. Chiese ericevetteiconforti di quellafedecheebbevivente, e duranteil fatalemorbovolle essere sempre circon- dato dalla sua amata compagna, la donna forte, quella donna chefornì le sue preziose delizie nella vita conjugale, dagli otto figli amatissimi e dal ge- nero e cognato Alberto ContePapafava,dandoa tutti sapientie splendidi ammonimenti di cristiana rasse- gnazione,veroesempio di maritale e paternoaffetto, regole di ben vivere che avea apprese dalRempis, che seco sempre tenea,e dicuiaveva amenteper- fino oltreil contenuto, le sentenziose istesse parole.
Egli ebbea dirmi spesso che questo libro era stato la normadi sua vita Cristiana. Pieno lamente edil
cuore pertanto delle massimedella religione e della cristiana morale e ascoltando pertutta lasua breve malattiala lettura dei salmie deldetto libro fattegli dasuoifigli,ilnostroConteparlavadimorte
come
chi13
s'avvia a solenne banchetto,eavea ragione;che an- dava alle nozze celesti. Tranquillo incoscienza per- chevisse sempre da vero cattolico, sereno in volto perchè nessuna cosa il tarbava,collapace del giusto in sulle labbra,con assenati ricordipertuttiisuoi e amicieconoscenti,raccomandandoallamoglie,ai figli rassegnazione, religione e carità agli indigenti
come
avea egli praticato vivendo, epregandopeicari suoi tutti dicendo che sarà sempre con loro in ispiritoe verità, lasciava la terraaluioralieta,edora ingra- ta, e fidentissimo in quell'Uno
e Trino che sempre amò, diede l1ultimo respiro di vita, e ilsuomorire fu la vera morte del giusto.
Anima
benedetta,eh'ora godi V immancabilepre- mio di tante e sì sublimi meritevoli azioni esercita- te vivendo,racconsolaadesso dilassù colpietoso tuo guardo la desolata tua moglie, gliangosciosi e in- consolabili tuoi figli etutticheti appartengono che non sanno darsitregua nel dolore,sommo
dolore, e Padova pure rammenta allo Iddio,Padovatuapatria, che volle un non ultimo tratto del tuo affetto per quell'amore ch'ebbe sempreperte, eperquella stima cheserbòeche eterna manterrà ne'suoi fasti ascri- vendoti ben conscia che, se di lei alcun suo figlio inversotemostrossitraviato, ciò fuper aberrazione o per efiìmere viste di gelosia momentanea;ma
essa14
tuttaquantatiamò,edera dolente nelTavertilontano daleieloèpiù adesso nell'estremo funebre addioche mestissima diede alla tua salma pria che venisse in questa dimora degli avi deposta, incontrandola consegni i piò manifesti di un vero sentito cordo- glio.
Ecco, o Signori, in pochi cenni, per quanto ha potuto latenuità delloingegno mio, descrittovi Vot- timo cittadino operoso, ilriccoevangelico, il lettera- to sublime, il cavaliere nobilissimo, il dotto, il sa- piente, il terso scrittore, il poeta multiforme,il be- nefico senza confine, ilprotettore eVanimatore del- le arti e degli artisti, il padre deipoveri, degli or- fani e delle vedove, l'aiutatore dei mestieri e dei • mestieranti, il publicista legale,il consigliereassen- nato, il marito affettuoso, ilpadreintrovabile,ilpa- trizio più grande di Padova, Vattivissimo deputato inParlamento,il senatoreveramenteassenato,Vastro splendidissimodiEuganea cherecava luceall'Italia.
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Sua Eceelenza il Conte
ANDREA CITTADELLA VIGODARZERE
ingegno vasto penetrante negli scritti terso facile concettoso
trattò multiforme poetico metro
socioanazionali e straniereaccademiediscienzeedarti appassionato cultore d'ogni letteraria disciplina
assennato ne1consigli in patria ebbe onorevoli uffici generoso cogli istituti di publica beneficenza
miracolo di carità agli indigenti marito padre aiTettuosissimo introvabile
deputato* e senatore attivissimo di privati e publici interessi propugnatore
vittima d'inesorabile morbo nel sessantesimo quinto anno di vita il 19 Marzo
1870
defunse in Firenzelasciando a'suoi agli amici alla patria ricca eredità di affetti
sommo
desiderio inenarrabile luttoI
*
I
taro
*
I
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