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DANTE E BEATRICE CANTI DUE DI CATERINA BON BRENZON. Caterina Bon Brenzoni, Eugenio. Rezza III. Digitized by Google

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(1)

DANTE E

BEATRICE CANTI

DUE DI

CATERINA BON BRENZON

I

Caterina Bon Brenzoni, Eugenio Rezza

III

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(2)

OPUSCOLI

It ACCOLTI DALL' ABATE DOMENICO CAPRETTA

DI

Volume 32

(3)

iciuU w V "12,2,r- 44, 13,

(4)

DANTE e BEATRICE

I CIELI

A M. M MARY SOMERVILLE

«•OC-

CANTI

Dr

due\

CATERINA «n\ BBEMIOW

1

D/ VERONA

SECONDA EDIZIONE ILLUSTRATA

IN CASALE

DALLATIPOGRAFIA.CORRADO DIRETTA DAC.«CR1VARO

1854

(5)

all'onorando dottore

ALESSANDRO TORRI

VERONESE

*

OPEROSO EINTELLIGENTE PROPAGATORE

DE'PIÙ ELETTI STUDIDANTESCHI

QUESTASECONDA EDIZIONE

DEGLI ELEGANTI

E

SPLENDIDI CARMI

DELLA SUAILLUSTRE CONCITTADINA

CATERINA RON RREMOM

COME

PEGNODI AFFETTUOSA RIVERENZA INTITOLANO

FRANCESCO CALANDRI

EUGENIO REZZA.

(6)

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(7)

LETTERA

delProfessore

EICSEMIO REZZA

alPadre

4.1 UHI VI

I

IM % GIULIANI

CHERICOIlECOLAUESOIUSCO.

(8)

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(9)

Chiarissimo P. e

Amico

carissimo.

A

voiapplaudito sposilore dellaDivina

Commedia,

a voicuilapropostadi

un

nuovocontentoprocacciòsìbella

fama

ein Italiaefuoripressoi piùeruditi dantisti, io intitoloquesta rapidarivistadel

Canto

Dantescorecente-

mente

pubblicatodallaContessa Caterina

Bon

Brenzoni, gentildonnaVeronese;sìperchèio

non

potreia piùlo- dato studioso del grande Allighicri raccomandarla;si perchèemolto piùiodesidero ancorché con cesa te-

(10)

-

8

-

nuissima dimostrarvil'altissima stima in cui tengo il

vostronobileingegno, el'amiciziasincerac affettuosache a voi

mi

stringe,ela

mia

riconoscenza perlecortesi espressionieperleonorevoli paroleondevipiacquefi- nora parlare escriveredeimicipicciolistudii.Voi già conoscete il poemetto, che

ho

toltoad illustrare,

ma non

delpari,equi singolarmentefra noi,èconosciuto da molli.

E una

dellepiùgentiliispirazionidellaItalianapoesia;

cnon saràcertodiscaroa quanti

hanno

ingegno nodritodi buonistudiiecuore bennato chenoicifacciamo adiscor- rerne,eprocacciamodimetterein

mano

singolarmente allastudiosa gioventùquestoCanto, chenoicrediamo

uno

deipiùvaghisertiche sieno

mai

staliintrecciatiintorno allafronte delloimmortalepoeta.Giàlaillustreautrice è conosciutaalla Italiaper l'altrosuo stupendo e splen- dido

carme

dei Cieli;c questo suo

nuovo

e leggiadro lavoro noi

dobbiamo

allo intelligentee operosopropa- gatorede'piùelettistudiidanteschi,che èilVeronese AlessandroTorri, concittadinodella Contessa Brenzoni.

E

ioriferirò tostole parole con cui egli

accompagna

la pubblicazionedi questo Canto. Questo poemettodovea far partediunofragli Aneddoti Danteschi, chesiri- ferisceallepoesieediscrizionivarie pubblicate o inedite in onore di Dante, da

me

raccolte(V. L. Etruria

Fi- renze an.

4852 —

pag.

kkZ-kS). Ma

ilritardoche av- vennedi altrocomponimento, ilquale pure eradestinato pertaleaneddoto,eilnon volersida

me

defraudare più alungoil pubblicodelcantovenuto in

mio

possessoper

tjortesedonodellaillustre

mia

concittadina,

mi

determinò a non indugiaredicommetterlo alleslampe; persuasoche saràfattafestosaaccoglienzaainuoviversi,compagni

non

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(11)

meno

splendidiedegni di

oppiamo

alparidiquelliche di recenteinnalzaronoilvoloa narrare lemeraviglie dei cielielegloriediDio,e che giustamente meritaronoalla esimiaautrice i piùlusinghevoli encomii tributatiledai principali letterali d'Italia(

V.

I

Cieli— Carme

a

M."

Mary

Somervìlle, diCaterina

Bo* Brenzom.

Milano, 4835).

Ma

achiarirela indoleelaoccasionediquesto poe- mettoioadopreròleparoledellagentildonnaVeronese:

tantosonbellee improntatediquellaingenuitàediquel fineedelicatosentimentooide sono adorniisuoi versi.

«

La prima

volta che inlesi, elladice,aver datoagli

eruditicagionedilunghe disputeil dubbio,severa o

» ideale fosselaesistenza dellaBeatricedeldivino

poema,

»altri

non

risguardandola se

non comò un

simbolodella

» filosofia,altridellateologia,

non

seppiriavermidallo

»stupore,

parendomi

impossibilcosachesiavesse afar

»

tema

diseriaquistiono

un

soggettoditanta evidenza.

»

Le

replicale letture dellaDivina

Commedia

e dellaVita

Nuova mi

raffermarono

sempre

piùnellacredenza,che

»Beatricefosse laimaginc di

donna

veramente

amata da

»Dante;

dialtropercertoerabisogno a convincer-

li

mene,

perchè iocredoche insiffattecoseleragioni

»delsentimento possanotal fiatavalere

almeno

quanto

»quelle,

che

vienesottilmenteindagandola erudizione.

»

Parvenu

altresìche quesla verità,

onde

la

mia anima

»

andava

presasì forte, potesse dar

argomento

ad

un

»canto,nelquale ildivino Poeta, depostalaghibellina

» fierezza,civenisse piuttosto ritratto nello

amore

e nella

»costantegentilezzadelcuor suo, aquellaguisachele

»sembianzedi luieffigiale

da

Giotto edirecente sco-

»perte, collalortantadolcezzacitraggonoatemperare

» nelnostro pensierolaausteritàdi

un

aspetto,cheera-

(12)

-10-

jivaroousia credereilsolodanlesco.*»

E

iversi della signoraBrekzoni, meglioancora cbele sembianzeeffi- giateda Giotto, riuscironoa

stamparmi

nello

animo

la dolcissima imaginc del

grande

Allighiem.

E

siccomela poesia, giustaquantodice ella stessalapreclaraautrice,

non

debbo

mai

scompagnarsi dalla verità,

ma

farne

ami

maggiormenterifulgerelosplendore;cosiellaincomincia

ilsuopoemettodaldipingerecon graziae leggiadria,che io

chiamerò

antica.e greca, la origine delloinfantile

amore

diDante, siccomecivien narrata dagli storici, esingolarmente dalBoccacciolà ove dice: erausanza nellanostracittàdegliuominiedelle donne,comeildolce tempodellaprimavera nevenia nelle loro contrade,cia- scuno perdistintecompagniefesteggiare. Perlaqualcosa fra gli altriFolcoPortinari, onorevoli cittadino,il

primo

dimaggioaveva isuoivicininellapropriacasarauolti a festeggiare,infra liqualierailsopradettoAllighieri (Boccaccio,vita diDante, giustaloanticocompendio pub- blicato la

prima

voltadal Mussi inMilano nel

1809).

E

che laveronese poetessa con graziaeleggiadria tutta

*Peril ritrattodiDabtbdipinto da Giottoecopiatocon raraperiziadalLivorneseG.Uzielli

,giovanettodianni li,c figliodell'egregiasignora Recisa Vitta-Uzielli,perfarnegentil donoalnostroamicoilP.F.Calardki,questidettò laseguente iscrizione,lacuivenustàcgrazianonisfuggiraanessuno chesia difinegustofornito.Si leggeadunquea caratterid'oro»ottola venerataeffigie

EQCEST1 DABTBALLICMIKM COI DBV0TASIBMT8»'IHCKMAV

TBTTS OBBTIBOETÀ*

LA FAMA DBLSCOPOEMA

«FBI L'oaiVBBSOFESBTBA lUSPLEBDE»

Del P. F. Calandri

(13)

greca dipingaildolcetempodellaprimaveraelaorigine dello

amore

diDante, potranno giudicarei lettoridai versi seguenti:

Oh!

veramenteilluoleggiadro

nome Ben

tislavainqueldi,Cittàdeifiori,

E

pareanperincantotrasmutarsi Inroseigiardinileluevie;

E

vaghiintreccidinoiellefronde Fioriauletuemagioni, ederanfiori,

Ed

eransertiinterpretid'amore,

Che

idolciarcaninesvclavan. Trepide Atlendeanoqueldilegiovinette

E

ledesertesoglieerancompiante!

E

piùsottoove descrivelafestivaeinfantilebrigata dicasa iPorlinari.

Han

seguilogiocondiiviilorpadri Fanciulleltee fanciulli,einsiemsi danno

A

trastullaramabilmente.

Un

d'essi (Gravepiùchel'etàsua noicomporli.

Novenne appcua)siataciloe immolo Contemplando da lunge unaleggiadra Più teneradilui,cara fanc'ulla.

Biondaeraebella, edigentileaspetto,

E

negliattisoave e nella voce:

Ma

ilsuo sguardo,oh!ilsuosguardoeraceleste,

E

parteviluteadiquellapossa,

Che

poidicicloincicll'inclitoamante FinoalIronodiDiotraggerdovea.

E

diquicon vaghissimo passaggio aprendosilastrada aragionaredello altissimodestinodella

Donna,

diquesto

Sipovero,sifragilestrumento,

lesgorgacosì facile ed elegante

una

venadiversi, e

(14)

-12-

cosl nobilie santi pensieri,chein leggendo

non

si

può

a

meno

che sciamare: ecco la sola, la verapoesia:

quella, che giustail pensiero diPlatone,èideale per l'oggettoondepigliale mosse,e morale e civile per loscopo acuis'indirizza:poesia

veramente degna

di...

quel

Divo

Spirto,

Che

alt'Italiadonòfavellaecanto.

E

ben questiversi parvero ritrarreal

mio

pensiero lesconosciute sembianzedella valorosapoetessa: tanto essa

mi

si mostra gentile enodritadiogni più cara eleganzaeinformatadi ognipiù santavirtù.

Eccone

alcuni versi:

Siaclicalguardomisplendailcaro volto D'innocentefanciulla,acuilavita Diroseigiorniintrecciasi,giocondi Alpar delle ghirlande,ond'hannofregio

Le

moltissimechiome;osiach'iomiri Verghi pensosaergere alcieloilguardo, Quasiragiondellamestizia arcana

Chiedendo, oun gaudioch'ellabramae ignora;

O

cintealcrinlenuzialirose

Muoverlaveggiotrepidanteall'ara:

Sempre

nelcor misteriosoungrido Misuona,semprenelpensiermitorna L'alto destin,a cuichiamala haIddio Questadell'

uom

compagna

E

poco appresso quindi sclama:

Pensandoilcarco di cotantoufficio.

Ahi!chinon trema?

-

E

subitocon slancioinatteso,

ma

naturale e sublime 0 j^issiooft loootuosu^j^jdlflilvileseduttordoll^ doni^^i

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(15)

Oh!

sciagurato!oh!sceso Dall'uteromaternoentrolatomba,

Oh!

folleTuoni,chetraviars'attenta Costei,ch'èl'angioldellaterra!Guai

A

luicheildubbioentrosuamentegitta,

A

chilospirtone depravaeilcore!

Oh!

l'abominio dellaterraepoco Percostordell'infernomessaggicri!

Ma

soprumana,assiduaunafuria Liturbisi,chedel posarsianulla:

Ma

perenne,crudel, misteriosa Liseguaunapaura, e a sé d'intorno LadifTnndancosì, qualsedifoco Lorsegnasselafronteun marchio infame:

Ognun

li pensitraditori,e vadano Errabondi; eneldìdellebattaglio Segnodischernosialalorvilladc!

maisorrisodiveraceamore Mainonliallegri

E

rivolgendosiagli uomini checogliscrutatoridubbii avvelenano l'anima innocentedella donna, che ètutta fede e

amore

csperanza, conquantaverità

c

con quanta bellezzadi verso

non

priega!

Deh!neltumulto Divostre insaniescrutataci,inquelle Gelate ore del dubbio,oh!danoi(unge Pietàdivoi...dinoivitenga!...

Un

giorno Anelanti divita,ahivanamente Queirapititesornechiedereste!

E

seguitandopoia descrivereildolce

amore

elesoavi lagrime del gran Fiorentino, c dopo averlo esso stesso introdottoa narrare

La

virtùdelmirabiU«liuto;

(16)

-14-

traducendo in versi con vaghissimoartifizio

un

passo della Vita

Nuova,

in cui lutta ne si rivela l'anima innamoraladelpoeta,esceimprovviso,equanto oppor-

tunamente

in questariflessione:

Sei, tugigante delpeniier,chenarri?

Oggi ipigmei, chedancarcoallaterra, Arrossiriendi*ìgentiliepure Confcssion.

-

Ahid'innocenticose Troppa nevince alolidavergogna!

Feliciidi, cheverginie possenti Alpar dellaparola,aveaugliaffetti!

E

quilo splendido

carme

veste le lugubri emeste spogliedellaelegia;elagentile

anima

dellaBrenzonh tuttasi versainpiantoaivedere

ildolceriso

Dellasperanxa disparirsìratto!

Oh!

gliaffettuosiecariversi! Giudichinoilettori.

Ma

sonpurbrevi,e quasierbacaduchi, Fuggevoli com'

ombra

ididell'oomo;

E

soventelospirto, chepiùtraggo Dallesferesublimi,ondeinpriamosse, Mal reggeaqueste graviaureterrene!

Ellamoria!... Degliannisuoinelfiore.

Già maturapelciclo...Ellamoria!

Oh!

come

ilcor s'aggela,e

come

piange, Oh! come tremaquestafragilcreta, Beltàvedendoegiovinezzaeamore Discenderenelsepolcro,eildolceriso Dellasperanzadisparirsiratto!

Bellooltreogni direpoiciparve quello

immaginare

chelo

umano

spirilonello affacciarsi allasecondavita, enelrivolgere

un

pietosoe ultimo addioaimestigiorni

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(17)

IM

-1 o-

che furono, divenga, acosidire,veggente,e prelibi di quellaluceimmortale cheIoattende:equindibellac di moltissimoeffettolavisionediBeatricein quelleore estreme, in cui

Forseallorailtuosguardo,o Beatrice, Sccurosceseperlaprimavolla Neglioccullidel corealluo poeto:

Forsetiparveallorsoloqualera Sublimeegrandel'amor suo,qualera La memoriaeildolorchetiseguì*!

Vedestiil

nome

luo dìgloriacinto Confondersi neisecolifuturi

DiDanteal

nome

e diFiorenza,euneco Amorosaridirlotiparca,

InGn chel'aurainquesta dolceterra Rispondaalcanto, inGn chescaldiamore Negliitalicipettiuncor gentile!

E

gentileperveritàdimostra averlolaContessaBren- zoni,eisuoi versisaranno oggimai l'eco amorosa che ridiràil

nome

di

Dante

edi Beatrice.

Abbracciainseguito il Canto levarie epochedella vitadel sovrano poeta, e

prima

laguerriera,

quando

anch'egli, il grandenel niinosoturbinedelleirecivili efaziosefu travolto, egiovinettoancora

PugnarIra'primiCampaldinlovide.

E

chi

non

vorrà applaudirea*seguentiversi,dove

non mi

sobene, sepiùammirabilesia lasplendidezzadella poetica elocuzione, o laforzaela evidenzadel civile concetto!

Oh! chetivalgonlefioriterive D'Arno,elefontide' tuoiverdicolli, VagaFiorenza,eicenilioliveli.

(18)

-16- E

lagioiade' (noisplendidisoli, Sea(ed'intornosìcrude!s'addensa Buiod'affetli,edivendelte e d'odii Cotantamole?

Deh!quandofiacheamore, Dall'unoall'altrodc'confinisui, (dell'Italia)

Veracementeregni,etalche adegui Degliodiiilpondo? Forseallorasolo Espiatesaran lecolpeantiche!

E

questiultimi versi

mi

fecero pensarealla opera giàpervoi divisata,

Della

Civile Sapienzadegli Italiani:

eio

mi

faròcarico, oEgregio

Amico,

di

rammentarvi

clicvoi sietein debito di compirla, csoddisfarecosì allesperanzedegli amici che vi conoscono davicino, cdiquantisono buoniItaliani (esono moltissimi)ebe aspettanocondesiderio altrifruttidelvostronobilissimo ingegno.

iocosi ragionandotemeròdioffendere la vostra modestia: sapete

che

sonuso per indoleeper consuetudinead esporfrancamente, qual ch'egli sia,

il

mio

pensiero,e tantopiùincosachetocchida vicino

un

amicoillustre evenerato.Cosìla

mal

ferma salute vibasti, ed ioson certo che voi

non

verrete

manco

allaaspettazionedeivostriamiciedella Italia.

Viene appressoil

tempo

depravagli cdellepassioni, edella

brama

tremenda della felicità,che fa correre

l'uomo

dietroa vanifantasmi, egli rapisceben molte voltefinoilpiù gentilde'vanti,

Ilserbarfedeauna memoria!

Ma

Dantetrionfò di queste ore della febbre inerti, equale dopo queste

Ilsignor deldesertosirisenlc,

E

iceppiinfranti, ondePavvinsertrepidi

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(19)

Icacciatoi",cheilguatanodalunge, Fulminaintornode'grand' occhiillampo,

E

quasi dellabreveonta aristoro.

Inlunghecorsedellesabbie ardenti Divoraicampi,edagitapiòbalda Lagagliardacerviceinfacciaalsole;

Talesiscossel'Allighicr,tal surse.

Tal dielagenerosa animailvo?o,

E

sfolgoròdella virludealraggio, Relladellavittoriaemaggiorfalla.

Ma

intantosiavvicinaegiàè arrivatoilgiorno,in chesiaddensaintero

Degli odiiil

nembo

sulsuo capo,e invidia IIsuotrionfosquallidaconsuma.

E

il fiero Ghibellino allora sen va, e

abbandona

la dolceterra

Ove

eglinacque,oveleluciaperse, Lei,che ebbedelsuocorla migliorparte.

Ma

nelvolgerelespalleallaingratacittà, Vivaglisurseinnanziuna memoria, Neldesertoorizzonteunicastella:

Eilemosseall'incontro,einleifidando

Fu meno

amaroilpianto

~

ohBeatrice!

E non

èa direquantilumiequanta dolcezzadipoesia abbiaritrattolaillustre gentildonna nel descriveregli erranti passi dello Allighierte seguirlo sullo

amaro

calle delloesiglio, dallamobil Siena

Allarecente GhibellinaArezzo:

e nel dipignerloora meditabondoetacito

DellachinataGarisendaall'ombra;

(20)

-18-

ora

Ospiteambiloalleleggiadrecase DeiMalaspioa:

cadditandocelopoi dilàdallealpi nellefamotedi

Lu-

tezioscole, dove

Sillogiuò invidiosiveri.

-

Ma

dal nordicocielgiù calan l'aquile D'Arrigo,lungamentedisiale

E

loesuleei pureesulta, evaneggianellasperanzae ritorna,se

mai

aspirar possaancora

una

volta l'acre nativo:

ma ben

tostofuvollo

negliamari Peusier del disinganno

callorariparaun'altra voltaa

Verona

patria dell'au- tricedi questo Canto,allaquale parve(efuveramente) leggiadro pensiero immaginare, chealloesule

magnanimo

giovassericomporre entroil pensieroquelche

Verona

ritraggo

DellaperdutasuaFiorenza aspetto.

Grande

gentilezza diaffettie di pensieri rivelainvero l'animadellaBbenzoni,e

non

vilascia Gbradel cuore che

non

vi siacosidolcementericerca.

Ma

eccoche dall'alpial

mare un

fremito corre, cparean gemereintornol'aure Consapevoliahi! quasiedolorose

Che

ditantaarmonia, disidivina, Piùnonsaricnoinc eloapportatrici!

E

il granpoeta

muore,

e la pittriceelegantissimadel suoineffabile

amore

concbiudeil poemetto, sciogliendo

(21)

-19-

alui

una

invocazione,che iodovreituttain

mezzo

re- care, tantoèsplendente dimaraviglio^ bellezzaedi inimitabileaffetto!

Ma

io

non

tacerò i seguentiversi, ne' quali ellacombattelaopinioneche Beatrice

non

fosse veramente imaginedi

donna amata da

Dante.

....oh!siveracemente Di sèfc'lietequcslcbasse ajuole Coleichelanioamasti!

oh!chiilcontende, Mai non conobbe amor;e 'perluimula

È

del corlaparola, eperluispenta L'armoniad'ognibello,eilfreddo spino.

Innebbia avvoltodieruditeambagi.

Piùil vernon sceme!

oh!chemaidelloavria Danteilluq cor?Forse cheaccettoilsolo Vantodell'iraavresti,o

Tu

fraquanli Sciolserlavoceagliinniilpiùgentile?

E

non saràpiùalcunclicnedubitidopoquesti versi, nèio,nèvoi,o

mio degno Amico,

ne dubiteremo nocerio.

Ora ditemi ingrazia: aveva io ragione di dirvi in principio, che questo canto era

una

dellepiù gentili ispi- razioni della italianapoesia?

Che

loingegnodellasignora Brexzonisi mostrava nodrito di lutte lepiù care ele- ganze,el'anima sua informata ad ognipiùelettavirtù?

Che

differenzacicorre, caro Padre,da questo poemetto alle sonore ciancierimaleche ci tocca leggere oggi- giorno, nellequali non sai sesia maggiorelostento, laesagerazione, ilcorroltissimogusto, olaampollosità della fraseeil disprezzo de' nostri grandi Poeti!

Oh!

prosegua adunque, prosegua la Contessa

Brenzom

ad arricchire leitalianelettereditalibellissimi doni,che alei ne porgerannograzieelodiquanti

hanno

in

amore

ibuoni ed eleganti sludi, edesiderano vivamente che

(22)

-So-

lagloriadellaitalianapoesia

non venga

pertuttocol falsoorpelloguastae offuscata.

So

chequestisentimenti visono

comuni

con

me, amico

dolcissimo, eperciò della autoritàdel

nome

vostro ioli avvaloro, nè so

come

meglio darfinea questaletterache citandoin proposito lenubiliesaggie parolechevoi

mi

scrivesteorfa poco

tempo

a confortode'mieipoveristudi.

L'Italiaorsi

può

direche smarriscelasualetteratura,e con essai

benimaggiori,se

non

lasostanzadellasuanazionalità.

— E

perciòvidiròconDante:

Che

selavoce tua saràmolesta Nel primogusto,vilalnutrimento Lasceràpoi,quandosaràdigesla.

Conservatevi, caro P.

Giuliani,

a sostegno e con- fortodelle

buone

lettere, callo

amore

degliamici,fra iqualisapeteche è

uno

de'piùschiettiesinceriil

t Vostro

Prof. E.

Rkza.

'

*Questaletterafustampalanel numero59delloSfittai ;

dei

Monna**™,

giornale chesipubblicainCasale:efucreduto noninopportuna cosa premetterla a questa edizione.

(23)

DANTE e BEATRICE.

(24)

La prima

volta che intesi aver auto aglieruditi ca- gionedi lunghedisputeildubbio,severaoideale fosse resistenzadellaBeatrice del Divino

Poema,

altri non risguardandolase non

come un

simbolo della filosofia, altridella teologia, non seppi riavermi dallostupore, parendomiimpossibilcosache s'avesse a far téma di seriaquistioneun soggettoditanta eviden:a.

Le

replicate letture dellaDivina

Commedia

e della Vita

Nuova mi

raffermaronosempre piùnellacredenza, cheBeatricefosse litnaginedidonnaveramente

amala da

Dante;nèd'altroper certo

m'era

bisognoa convin- cermene, perchèio credoche insiffattecosele ragioni delsentimento possanotal fiata valerealmeno quantoquelle, chevienesottilmenteindagandoCerudizione.

Parvemialtresì che questaverità,ondela

mia

anitna andava presas)forte,potessedar argomento

ad

un Canto, nelqualeil DivinoPoeta,depostalaghibellinafierezza,

(25)

civenisse piuttosto ritrailo nelf

amore

e nella costante gentilezzadelcuorsuo,

a

quellaguisache lesembianze di Luieffigiate da Giottoedi recente scoperte, colla lor tanta dolcezza ci traggonoa temperare nelnostro pensierol'austeritàdiunaspetto,cheeravamousia cre- dereilsolodantesco.

Persuasache lapoesianon debba

mai

scompagnarsi dallaverità,

ma

farne anzi maggiormente rifulgere lo splendore;neiversi,che oraoffro al pubblico, cercai diattenermi fedelmente allastoria; e se alcuna lieve licenza

mi

presi,non

mancai

digiustificarlanellenote.

Sareiben contentase timagine che ivi tentairi- trarredi Dante ediBeatrice, tornar potessefeconda dialcungentilee nobile sentimento.

Veron»90 agoito1853.

Caterina

Bw

Brenzoni.

(26)

DANTE e BEATRICE.

i.

«

Era

di

maggio

un bel matti» sereno,

E

parea più giocondi isuoi zaffiri Stendereilciel sopraFiorenza.

— Un

D'augurj edisaiuti

mormorio Risuonava

per l'aere

sema nube A

festeggiar la

nòva

primavera.

Oh veramente

ittao leggiadro

nome Ben

ti slava in quel di,città de' n'ori;

E

|)arcan

per

incanto trasmutarsi Inrosei giardiniletuevie;

E

vaghiintreccidi novellefronde Fiorianletuemagioni, ed eran fiori,

Ed

cran serti interpreti

d'amore,

(27)

Che

i dolciarcani

ne

svelavan... Trepide Altendeano quel dì le giovinette,

E

le deserte soglie erancompiante!

Oh

dell'anticaetà semplici, schiette, Liberegioje!

Oh quanta

incor dolcezza

Mi

scendesolo in

rammentarvi! — Oh degno Ben

era

che

in tal dì la

prima

volta, A'tenerianni suoi,quel divo Spirto,

Che

airItalia

donò

favellaecanto, Vedesse Lei,

che

gli guidò le

penne

Agliardui voli,cui

nessuno

aggiunse,

E

piùtardi nell'aili: fantasie (ìli

apparve

«entro

una

nuvola difiori,

»

Che

dalle

mani

angeliche saliva,

»

E

ricadea!»>

Fervono

allegriballi,

E musiche

soavi entro lacasa Di FolcoPortinari. Incoronate

Son

dirose le

mense,

e lietamente Lospitai tazza

propinando

gira;

Ch'Eile gentili

costumanze ha

sacre,

Onde

s'allieta lacittà natia.

Uan

seguito giocondi ivi i lor padri Fanciulletteefanciulli, einsicm si

danno

A

trastullaramabilmente.

Un

d'essi (

Grave

più

che

l'età

sua

noicomporti,

Novenne appena

) statacitoe

immoto

Contemplando da

lunge

una

leggiadra, Più teneradi lui,carafanciulla.

(28)

-27-

Bionda era, ebella, edi gentile aspetto,

E

negli attisoave enellavoce;

Ma

il

suo

sguardo,oh!il suosguardo eraceleste.

E

partevi lucea diquella possa,

Che

poi di cielo inciell'inclito

amante

Fino altrono di Dio traggerdovea.

Oh

il

primo

punto,

quando amore

il vinse,

Oh

sol puote Ei narrar, sol Egli ilpuote;

SI fu nòvomiracolo egentile!

a

Lo

spirtodella vita,

che dimora

*

» Nelprofondo delcor, nel piùsegreto,

»

Tremò

si forte,allor com'io la vidi

»

La prima

volta, che difuori

apparve

»Finnei

menomi

polsi orribilmente.»

»

Ecco, egli grida,

un

Dio di

me

più forte

»

Sen

vienea possedermi!

Occhi

beati,

»

Ecco

già parvelaletiziavostra!»

Disposata ad

amor

l'anima

sua Fu da

quelgiorno

con

eterni nodi;

E

quellagiovenissima Angioletta Cresceacosì,

che d'un

mortai lafiglia

Non

parca,

ma

di Dioveracemente.

IL

Sia

che

al

guardo mi

splenda il caro volto D'innocentefanciulla,

a

cuilavita Di rosei giorni intrecciasi,giocondi Al pardelle ghirlande,ond'

hanno

fregio

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(29)

Le

molliasime

chiome; o

sia ch'io miri VergiD pensosa erger al cielo il guardo,

Quasi

ragiondellamestizia

arcana

Chiedendo, e

un

gaudio ch'ella

brama

e ignora;

0

cinle alcrin le nuaialirose,

Muover

laveggia trepidanteall'ara;

Sempre

nelcor misterioso

un

grido

Mi

suona,

sempre

nel pensier

mi

torna L'altodestiu, acui

chiamata ha

Iddio

Questa

dell'

uom compagna,

e

quanto

chieggia Dal

suo

cor,c dall'opra, edall'intera

Sua

vitalaprogenie,ond'ella è

madre. —

Perchè, Signore, statuir ti

piacque

Sì povero,sì fragilestromento All'opra

grande? E

noi

de

sacri affetti, Noi farcustodi? Serbalrici noi Di quel sìcaroa

Te

consorrio santo,

Che

famiglia si

noma,

e

d'onde

surge,

Qual da

piantaimmortai

ramo

fecondo, Della patriaedegli

uomini l'amore? —

Fiamme

divine,ilfocolai paterno Solo

v'accende

di

perenne

vita!

Oh

se

dovunque

sisospira e

prega Questo

infallibilver splender potesse,

E

suscitarsid'ogni

donna

incore, Forte e fecondo dellaluce al paro,

Oh

di

nòva

virtode allorlaterra Avviveriesi,

ed

inattese glorie Ricopririenole

vergogne

antiche!

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(30)

Pensando

ilcarcodi cotantoufficio Ahi! chi

non trema?

— Oh

sciagurato!

oh

sceso Dall'utero

materno

eutro la

tomba,

Oh

fosse

Tuoni, che

traviar aattenta Costei,

che

èl'angiol della terra!

Guai A

lui

che

il

dubbio

entro

sua mente

gilta,

A

chilo spirto

ne deprava

e ilcore!

Oh

l'abominiodella terraè

poco

Per costordell'inferno mcssaggieri!

Ma soprumana,

assidua

una

forza Liturbi sì,

che

del posarsia nulla,

Ma

perenne, crudel misteriosa Li

segua una

paura, e

a

séd'intorno

La

diffondan così, qual sodi foco

Lor

segnasse lafronte

un marchio

infame.

Ognun

li fugga; del terreonatio

Ognun

li pensi traditori,e

vadane

Errabondi; enel dìdelle battaglie

Segno

discherno sialalor viliade!

Nè mai

sorriso di verace

amore, Mai non

li allegri;e

a

lor dipadri il

nome

Nieghi natura

....

Ahi! son questo dipace,

D'amor

parole?

— Se a femmineo

labbro, Più

che

di giusto

sdegno

edi santaira, Vocisi addicondi preghiera epianto,

Deh non

vogliale anoi rapire inostri Soli tesori!

A

noila fede,a noi

(31)

-30-

La

speranzael'amor!

— Deh

nel tumulto Di vostreinsaniescrulatrìci, inquelle Gelate oredeldubbio,

oh da

noi lunge, Pietàdi noi divoi vi tenga!

... Un

§ Anelanti divita,ahi

vanamente

Quei

rapiti tesor

ne

chiedereste!

Restila

donna

sacerdoteal

tempio

Degli

umani

conforti.

Iddiosipiacque

D'arcana fona

rivestir lo spirto Dellafralcréatura; eov'ellai passi

A

luid'innanzi intemerati

muova,

Soli' osso ilcarco

non

avvien

che

pieghi.

Egli un'aureoladibellezza

ha

cinto Al suo voltod'intorno; Ei nel

suo

core

Permise

di bontà,

d'amore

abissi,

Perchè

ilconforto alcun paraggioavesse Collasventura;e quella

man che

all'uomo

Prima

profferseil

mal

gustato frutto,

A

luisull'ormedell' esigilo infide

E

fiori

spanda,

egli sia guidaalcielo.

Tal

Tu

fosti per Lui,

che t'amò Unto,

0

Beatrice!

— E

all'animagagliarda Del tuo Poetala tuadolce

imago Confusa

hai sì,

che

ingigantì

con

ella.

Einell'ebbrezza dell'amor

suo

vide Splendere

un

raggiodibeltàceleste

Sovra

iltuo volto, ea

un

trattodiscoverto Glifu novelloe

immensurato un mondo

Di

forme

leggiadrissimeedivine.

(32)

Forse senzaquel tuosguardo pietoso, Tutto spezzatoavria V

impeto immane

Diquell'ira indomata,

ed

arsii

germi

D'ogni bell'opra; l'altaeardimentosa

Anima

forse naufragatoavria In quell'oceano

da

cotantee fiere

Tempeste

esagitato,

e

labollente

Sua

giovinezzasi saria

consunta

Anzi l'ora immortaidellasua gloria.

III.

*

0

dolce

amor, che

diriso ti

ammanti,

E

selagrime bai pur,son piùsoavi Dell'acrigioje,

che

a'suoi schiaviappresta Quella

che usurpa

in terrail locotuo,

La

voluttade;o

puro amor,

qual

voce

Ridiràdell'altissimo Poeta

Gl'ineffabili sensi,equel soverchio Didolcezza,ond'egli era

ebbro

econquiso,

Per

virtùdel mirabilesaluto?

«Nullo

nimico

rimaneami,

Ei dice,3

»Di quelsaluto nella

speme

sola;

E quand'EUa

apparta

da

parte alcuna,

» Taledicarità

giugneami fiamma,

»

Che ad

inchiestee

ad

offese,

a

tuttie sempre,

»

Con

volto umileavrei risposto

-

amore.

-

»

Ma

poi ch'Ella il

mi

tolse, iodalle genti

» Partiimi,e inloco solitario trassi,

(33)

-32-

» I)a

mar

issi

me

lagrime la terra

»

Bagnando,

qua!battuto pargoletto.

»

E

allora

amor,

il

mio

dolcesignore,

»Tuttala

mia

beatitudinpose

»In ciò

che mai non

puomini venir

meno,

» Nelleparole

a

laudar Lei rivolte;

»

Ond'io

promisi

a me, che sempre e

solo

» Di quellaGentilissima lalode

»

Segno

fosse al

mio

dir.

Ma

poi

che

Ialina

»

A

lungointesa inquel pensiersi tenne,

»

Parvemi

troppo

da

terrenconcetto

»Dissimil

téma,

ealle

mie

forze impari;

»Perchè, d'ogni valorvóto, per lunghi

»Giornistetti del diringrandisio,

»

E

dell'incominciaringran paura.» Sei

Tu,

gigante delpensier,

che

narri?

Oggi

i pigmei«

che dan

carco alla terra, Arrossirien di sigentili e

pure

Confession.

Ahi

d'innocenti cose

Troppa ne

vincestolida vergogna!

Felici idì,

che

vergini e possenti, Al par della parola,

avean

gii affetti!

Ella intantoincedealabenedetta,

Ornata

e chiusa nella

sua

umiliate, Divina cosa aglialtrui sguardi, e solo

Di

sè inconsapevolea se stessa.

Ma

son

pur

brevi,e quasi erba caduchi, Fuggevoli

com' ombra

i dell'uomo;

(34)

-33-

E

soventelo spirto,

che

piùtraggo Dalle sferesublimi,

onde

in priamosse,

Mal

regge a queste gravi aure terrene!

Ella moria! ...Deglianni suoinel fiore,

Già matura

pelcielo, Ellamorìa!

Oh come

il cors'aggela, e

come

piange,

Oh come trema

questafragilcreta, Bella

vedendo

egiovinezzae

amore

Discender nelsepolcro, eildolce riso Dellasperanza disparir sìratto!

Un

velcoperse la pietosa luce Del cileslrosuo sguardo, e sul suovolto, Pallido e

calmo,

sioscurò per

sempre

L'imagineviventedella

pura Anima

sua,

che

dalle belle

membra

Al dipartirsi, illuminarle parve

D'un

1aureola divina, esiconfuse Coisiderei splendori.

Inqueiristante

Ineffabile, in oui

l'umano

spirto S'affacciaalla seconda eterna vita, S'egliavvien che

un

pietosoultimo addio Rivolgaai mestigiorni che fuggirò,

Sembra

veggentefarsi,e che prelibi Diquella

che

l'attende immortailuce.

Forseallora il tuo sguardo oBeatrice,

Securo

scese per la

prima

volta Negliocculti del coreal tuo Poeta;

Forseti parveallorsolo qualera

Sublime

e

grande

Iunior suo,qual era

(35)

-34-

La memoria

e il dolorche li seguìa!

Vedesti il

nome

tuodi gloriacinto Confondersi nei secoli futuri

Di Danteal

nome

edi Fiorenza, e

un'eco Amorosa

ridirlo ti parca,

Infìn

che

laura in questadolce terra

Risponda

al canto, infili che scaldi

amore

Negliitalici petti

un

corgentile!

Salve, oDivina;

e

Tu

per Lui pregasti,

Che

virtù tanta illanguidir

non

(loggia;

Che

scortafossea Lui d'opreleggiadre

La

purissimaidea,conforto quella

Speme

chesi

matura

oltrele stelle.

Ed

Egli allorsentì farsi più

grande

11 core; nella

mente

glidiscesq Eterealuce; al suo sguardo siaprirò

Dell'umano

destin gli ascosiabissi,

E

mirabili Ei vide visioni. 1

IV.

Frenica Fiorenza: diflidente etiero Del parteggiarIo spirto

avea

disgiunte

Le

menti, e chiusialla pictade icori.

E

allor che discorrealeallegre vie Delladiscordiail

demone

feroce,

" Atre farsi pareaoo; ed eran truci

Pensieri evolli; ela gentil favella Mutarsiudivi in minacciosi accenti.

(36)

-35-

Disconosciuto dal fratelloallora

Era

il frale!, dalfiglio il padre; spesso Contaminato dellefeste il gaudio Dall'improvviso balenar dell'armi;

E

la squilladiguerra annunziatrice Col (ier rintoccosovente

rompea

Il dolce mattinar, edei giocondi Sereni estivigli amorosi canti.

Oh

che tivalgon le fioriterive

D'Arno

ele fonti de' tuoi verdi colli,

Vaga

Fiorenza,e iceruli uliveti,

E

lagioiade' tuoifulgidi soli,

Se

ate d'intornosì crudel siaddensa Bujo d'affetti, edi vendette ed'odj Cotanta

mole

?

— Ah

te, te

pur

trascina

La

riavertigin, che d'eterni duoli Fe' Italiaostel!

— Deh quando

ila che

amore,

Dall'unoall'altro de' confinisui,

Veracemente

regni, e tal che adegui Degli odj il

pondo

?Forseallorasolo Espiate saran le colpo antiche!

Tu pur

fosti inquel turbine travolto,

Tu

pure,o

Grande;

egiovinetto ancora, Della tuapatria frale equestrischiere,

Pugnar

traprimi

Campaldin

tivide, Anelantedigloria.6

— Oh

spentoallora

Non

eraancordellatuavita il raggio!6 Forse il piùardente allorde'tuoisospiri

(37)

-36- Era

che a Lei, d'ognivirtùreina,

Gon

quelde'prodi il tuo

nome

giugnesse;

Ed

esultavi ne'perigli,eassiduo Ti

premea

d'opree divalordesìo, Desìo

tremendo

ai dì ch'agitail fato Deltuo dolce terreo lidubbj

eventi.—

Ahi, iroppo èvero, erafraterno il

sangue Che

sotto i colpidella

man

gagliarda Irrigavail terren!...

E

della

cruda

Necessitàcerto frenica quelcore,

Donde primo

e s)forte il grido uscio,

Che

all'eterno abominio,all'onta

Dannava

l'irefratricide eil

V.

Dunque

gli è

ver? povero umano

core,

Sempre

il disio diesser felice,

sempre Fu

il piùcrudel

de

tuoi tiranni;

espesso Fin l'harapilo il piùgentil deivanti, Il serbar fedea

una memoria!

— È

vero,

Dunque

gli èver!

Poléo più

che

il dolore

Questa brama

tremenda; e

Tu,

odivino,

Quasi

ti fossetroppo grave ilcarco

D'un

affanno immortai, e

Tu

tentasti

Un

istantedeporlo 7

Alme amorose

,

Oh non

piangete!... d'estàbassa valle S'Eitoccò ilfango, Ei

pur;...

seil divin

lume

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(38)

Di quello spirtosi offuscò

un

istante Nell'ombravii diquesta frale argilla;

Se

afarlo salvo,del terreo natio

Non

bastò ileultoe l'almadisdegnosa,

Ben

il potéo l'imagine, che

amore

Sì profondanelcor gliavea scolpita. 8

Qual dopo

l'ore dellafebbre inerti Ilsignor del desertosi risente,

E

iceppi infranti,

onde

l'avvinsertrepidi Icacciator',

che

il guatano

da

lunge,

Fulmina

intorno de'grand'occhiil

lampo, E

quasi dellabreve onta aristoro, In lunghecorse dellesabbieardenti Divorai campi,

ed

agita piùbalda

La

gagliardacervice infaccia al sole;

Tale siscosse l'AUighier, talsurse, Tal die lagenerosa

anima

ilvolo,

E

sfolgoròdellavirtudc al raggio, Belladellavittoria,e

maggior

fatta.

'

Intorno aLui si alzar grandi le lulte, Grandial par disua possa;

ogni pensiero,

Ogni

desir,ogn' impeto

divenne

Espiazion dellacolpa,

ammenda

Dell'obbllo, pentimento

che non muore.

Di Beatrici.! ediFiorenza i santi

Amori

siconfusero inquel petto,

L'un

dell'altro conforto ed alimento;

II coraggiodelverl'unagì'infonde,

(39)

-38-

1/altra quel dellagloria.

Incede, e ilguardo Implacabilefulmina

dovunque

I codardi;agl'ipocriti nel core,

Siccome

slral

da

esperta

man

scoccalo, Fiero, imprevisto, acuto egli penetra,

E ne scompon

le mire, e

ne

disvela

Le

libidini.

Tuona

in fieri accenti

La sua

parola, e dindclcbil

marchio

Molte frontiella

imprime

e molte vite.

I)innanzi a Lui,dall'oprereerimorsi, Arrossan volti, cui'I

pudore

è ignoto, Si chinan guardiinverecondi eaudaci;

Parli

nemiche

econgiurate al

saugue Franco

il veggion tra lor

movere

il passo, Però che

da

sè stesso Ei sifé' parte; 9 Infine al giorno

che

siaddensi intero Degli odj il

nembo

sulsuo capo, e invidia IIsuo trionfo squallidoconsumi.

VI.

Egli allora no andò.10

— La

dolce terra, Ov'Egli

nacque, ove

le luciaperse, Lei,

clfebbe

del suo corla miglior parte,

Che

d'ognisuo pensier sublimeesanto

Fu

la

prima

radice, il caro spirto;

La

dolce terra,ch'Ei

d'amor

sìforte

Ama,

elo cui disdoro,elicui vanti Gli stanno in cor, quai della

madre; —

dessa,

(40)

-39-

Crudcl noverca dalsuo seno il caccia!

E

pur, Fiorenza, tanto onorti serba

La

tua fortuna

(oh

forsecri

veggente?), Che

dicotantocsiglio la

vergogna

Esser

dovrà da

quellaluce vinta,

Che

a torrenti su te fia

che

riversi L'ira el'amor del tuo proscritto figlio!

Egli

ne

andò.

Pei cieli,

onde

ripiove Tanto sulei sorriso, Ei

lungamente

Errò col guardo; iverdeggianti colli,

Che

alei fan chiostra,Ei ricercò

da

lunge;

Videifastigi de1suoi tempi,

muto,

Palpitante ascoltò l'eco deimonti

11

suon

ripeter delle squille usato.

I viandanti, che

moveano

il passo In ver'Fiorenza, Egli scguiacol core,

Da

sauta invidiapunto;

aoh, dicea,-

quell

Yarcheran

le tuesoglie!

io forse,

mai!» Cieca, ingratachiamolla,e nel gran petto Si

commosse

di forteira l'incendio;

Ma

dalduolo fu vinto edall'amore.

«

Cara

città, poiche quelcener chiudi!»

Proruppe, e

larghe disgorgaro eardenti

Le

lagrimea solcarquel voltoaustero.

Viva

glisurse innanzi

una memoria,

Nel deserto orizzonteunicastella;

Ei le

mosse

all'incontro, e inlei fissando,

Fu meno amaro

il pianto;

— oh

Beatrice!

Andonne,

ed ogni terra ov'Eis'accolse,

(41)

-40-

Sacra

ha

l'improntadegli erranti passi.

Quale un

dì per la culladi «quel

Sommo

«D'occhicieco, edivinraggio di

mente,

»

Tra

le grechecittà snrsecontesa;

E

in simil guisaoggi d'illustrigare Cagioneèilvanto d'aver pòrtoalcuno Kefrigcrio del

grande

Esule aidanni.

VII.

Eccolo addursidalla mobil Siena Allarecente ghibellinaArezzo.

Ivi schietta amistadein fortenodo

Ad Uguccion

lo stringe11 (era

una

sola

La

lorbandiera, efu questa,e fìa

sempre D'amor

cagion

non

lieve).

Alta la

fama

D'

Uguccion

suona; 11

che tremendo

egli era

Tra

i guerrierpiùprestanti, evalea solo

La

foga asostener

d'una

battaglia;

Impetuoso

nellazuffa, e

immoto,

Di vastissime

membra

agli altri tutti Ei sovrasta delcapo,ealla gagliarda Personainusitate armifand'uopo:

Ma

il fiero aspetto

temperava un

raggio Difrancagioia, ed al sottile ingegno L'artedel favellarvenia seconda.

E

aluid'intorno s'accogliealo sforzo Dei profughi,e

fremeano arme

lementi, Neldesio delritorno esagitate.

(42)

E mentre

l'ardue s'apprestavan luttc, Della partecornuti nunzio

ne venne

Ai Signor dellaScala

rAUighiero;

E

gli aiutichiedeane,e n'ottenea.

u

(

Chè

se il forte

Uguccion

erasiccome )e Ghibellini il braccio,Ei l'AUigbiero N'erala

mente) — ma

fuinvano; avverse Degliesuli all'ardir volscrlesorti Combattute al Mugello:

— ondei

redla Deluso,

non

istanco; ete lasciava Tosto,o

mia

patria, cuigentile

un

fato

Prepara

accòrtoa'di piùtardi, e icanti Ascoltarneammirata.

— Oh non

precorra L'indocil

Musa

i fasti alei sìcari!

La

gran ruinach'Adige percosse Vide, evarj

mutò

lochi csoggiorni.

DellachinataGarisenda all'ombra Ei stette

meditando,

e largo attinse Dell'

Antenorea

sapienzaai rivi.

U,

fra i

monti

di Luni, e

dove

alberga Trabianchi

marmi

il Carrarese, Ei

venne

Ospite

ambito

alleleggiadrecase Dei Malaspina;

ma

piùassai diletto

Amico,

e sacro ai lorocuori; e tanta S'ebbetra lordolcezza etanta pace,

Che

ripigliò laquasiobblìtacetra,

E, premio

invidiato, icari

nomi

Vesti di gloria;

chè

del par gli fervono, Suggello aiforti ed ai gentiliaffetti,

(43)

-42-

Nell'acceso pensier gli estridivini.

"

L'AlpiEi varcò; l'avaraBabilonia,

.

Ove

il gran seggio trasmutassi, Ei vide;

E

poi

che

solo all'animaaffannata Figgergli avidi sguardi eraconforto Nelvolto austerodi scienza, eall'ardue

Palme

aspirar;delle

memorie

in fuga, Corse di Franciail suol, e le

famose

DiLuleziacercò scòle,,s ov'Ei pure,

Povero

egrande, edistupore obbietto,

«Sillogizzòinvidiosi veri.

» E

veleggiar aquella Isolavolle, 10

Che

sovra l'onda Atlantica siasside,

E

le lutteveder,

onde matura

In find'allor le sue splendidesorli Dei Britanni laliberacontrada.

Vili.

Ma

dal nordicociel giùcalan l'aquile D'Arrigo,

lungamente

disiate.

Venne

invocatoa por sul fulvo crine

La

coronad'Italia. 17

— Ah

l'infelice Fatta era

a

quell'inferma simigliante,

«

Che non può

trovar posa insulle

piume,

»

E con

dar volta ilsuo dolorescherma!» L'Esule ei

pure

esulta, ei

pur

vaneggia Nellasperanza,

evisi affida,

e riede.

All'aspirardel dolce aérnatio

(44)

-43-

Fassipiùforte il battitodel core.

E

didolor, digaudio lo pcrcole

Un

brivido indistinto esentaposa;

E

diebbrezza ineffabile

compreso,

Riudi dellasua.terragli accenti.

Ma

dall'ospite Pisa invano Ei volge

Cupido

il

guardo

diFiorenza ai colli;

Che

l'incautafidanza ghibellina Ahi!

ben

tosto fuvòltanegli

amari

Pcosier'deldisinganno; eallor

che

sparve L'estremo raggiodi silunga

speme, E

piùcocentee piùcrudel divenne Di quell'almal'assiduo tormento.

E

tuallorl'accogliesti un'altravolta,

0 mia

patriadiletta.

Eccolo, il veggio Aggirarsi pensoso,

ove

più lieto

De

1tuoi cicli e

de

1tuoicolli il sorriso Si svéla;

.... ah

forse

ricompor

gli giova, Entroil

mesto

pensier, quelche rilraggi Della perduta sua Fiorenza aspetto! 11 E, sefama,

non

erra, 19 udisti in

prima Tu

, patriamia-, la piùsoave parte Delsuo

Carme

divin; quellache tutta Della speranza nellaluce brilla;

Che

del

perdon

diDio si dolce parla;

Che

dicelesti

musiche

epietosi Voti risuona;

ove

sì spesso

han

loco Gentiliaffetti etenere

memorie;

Dove

alfin lasua

Donna

Ei vede,Egli ode,

(45)

-44- E

alfin

disbrama

la

decenne

sete.

Forse

che

il liropid'aer ei rosei vesperi,

E

il verde sertodelle tuependici,

E

i giocondidel tuo fiume susurri,

Le

fragrante,isilenzj, l'armonia.

Entro quelcordall'iraioacerbato, Dall'angoscia trafitto,indusser

nace?

Ma

difformeEgliè troppo, il disdegnoso, Dalla turba dei

mimi

edei giullari,

Onde

sipiace

H

Sir,

che

asé lo accolse.

L'oscenacelia, il folle risoabborre,

E

l'adulataregia;e

un

benefìcio, Cui

non sempre

circonda ilvel pietoso Dell'amistade,in peso è

per

Lui vòlto.

Ond'Ei

si tolse dell'csiglio i danni,

E

povertà riabbracciò volente, Anzi

che

traquel vulgo umiliarsi.

Ah

s'egli, loScaligero, se avesse Riveritanell'ospite

sublime

.

Sempre

l'animaaltera,

ah

forse

mai Da

lui partito

non

sarial'acerbo!.

Forse di

qua

spiegato avrial'estremo

Suo

voloal ciel,

qua

forse poserìa

La

spoglia,

che ombra

fece a tantospirto.

Ove l'umbro Àpennino

è piùdeserto, Misero, èver,

ma

sol disesignore,

Vagar

fu visto, e d'Avellanaaiclaustri Chiederpace,sublime pellegrino.

(46)

-io-

La.

maggior

della sorte,Egli ricusa Rientrarin Fiorenzaal

duro

prezzo

D'una

viltade; *'ela gigantevetta Del Catriaforse teslimon fu soia Di tantalotta;

...

e si

banda

Egli stesso.

Quante

volleerrabondo

ove

il sentiero

È

piùselvaggio, dellestelleal

lume, E

sotto i dardidei merìggio, Ei

Iunga- -mentc

rapito stassi,edei sublimi Pensierparte dal

voUo

gli traluce! .

Speme

terrenaor piùnoi

punge;

è solo, Solcontra tutto;

ma che

vai?

niegata

Se

gliè la terra, ccieli eabissi Eicorre

E

vive nella

mente

créatrice

Arcana

vita, e piàlibero intende

La

pupillapossentein quel«sereno,

Che non

si turbamai! »

— Le sue memorie A

quel

lume

s'informano;

ildisio Di mortale inceleste ètrasmutalo;

Già

sciolto èilvoto dell'amor;

l'antico Diquel pettosospiro

ha posa

alane;

Dellesue vision la più sublime Ei

compie: — Oh

Paradiso!

Oh

Beatrice!

Ben

Ei dissedi

Te

quelche d'alcuna

Donna

quaggiuso non fu delio

mai! u —

Improvviso dall'Alpial

mare un

fremilo Corse,e parean

gemere

intorno l'aure Consapevoli, ahi quasi,e dolorose

Che

ditanta armonia,di sìdivina,

(47)

-iG-

t*iù

non

sarieno in cielo apportatrici!

Di

benigna

letizia diffuso, Inatto pio chinòla*fronte altera;

E

alito

veracemente

ivi fu tratto,

Ove

si spesso

da

quest'

ima

valle Deldesirosui vanni era salito.

«Volgi, Beatrice, volgi gli occhisanti Al tuo fedel! »

— Oh

viva luceeterna,

Oh

qualnota

che

d'angelo

non

sia, Tenterà render

Te

qual

Tu

paresti

Lampeggiando

suLui V immortairiso?

IX-

0

\ipiùgranded'Italiacittadino,

0

pregio eternosuo, per cui

dapprima

«Mostròciò

che

poleala linguanostra, Dante,signordell'altissimocanto,

Oh

narrarle tueglorie io

ben

vorrei;

.

Ma ove

parlano i secoli,

che

vale

La mia

debile

voce? — E

disser mille Dell'ire tue

magnanime,

edel canto,

E

della

mente

a trasvolar sortita Deimortali i confini e gli ardimenti;

«

Me degna

aciònò io,

altricrede.

Tu

misurigli abissi, edelcreato Nellelatebre

Tu

lo sguardo figgi;

D'invisibili

mondi

nel mistero Penetri, e scruti indagatoraudace

(48)

-47-

FinlaGiustiziaeterna!

Oh

la

mia Musa

Miti

armonie

sol tenta, e

mal

potria Dell'aquilaseguir glialteri voli, Tortore nataa

mormorar d'amore

Intorno al proprio nido!

— Oh donna

io sono,

E

sol

mi

giovalapiù ascosaparte,

La

piùgentil dell'anima tua

grande Trepidando indagar;—

*ol questoiochiesi,

E non

fu il voto lievemente

audace;

Dell'alto

amor, che

Cavea

trafittOs Ridir tentai la possa, e qualeei fosse Al tuo genioimmortai fonte di vita Unico, primo.

Oh

si

veracemente

Di sè fe'lietequeste basse ajuole

Colei

che

tanto amasti!

Oh

chi 1 contende,

Mai non conobbe amor;

e.perlui

muta

.. .

È

delcorla parola, e perlui spenta

L'armonia

d'ogni bello, eilfreddo spirto, .

In nebbia avvolto d'erudite.

ambagi,

.

Più il ver

non

scerne!

— Oh che mai

dettoavria, Dante, iltuo cor?Forse

che

accettoil solo

Vanto

dell'iraavresti, o

Tu

fra quanti

Sciolser lavoceagl'inni il piùgentile?

Tu che

d'antico

amor

lagran potenza.

Dopo

tantie silunghianni e dolori

,

Sentivi quale ai primidi sereni;

E

all'acerba pietàde'suoirichiami Ti

moria

la-parola, erispondevi, . .

(49)

-48-

«Fuorisgorgando lagrime c sospiri

?» —

Ih Tu ben

sai

che non

è tuttaspenta )ei gentili lafede, equal s'onori

.ci cbe

Te

ritraeadella selvaggia Vita, eadduceali al dilettoso

moole

Della virtù; Lei

che

dalsuo beato Scanno scende pietosa,e piange,e

trema

ionforse tardo sia 1soccorsoe il volo;

Ine

amico

suo ti

chiama,

ed obbliando Quasid'esser feliceeternamente,

Manda

questo

d'amor

teneroprego:

«

Lo

ajutasì ch'io

ne

siaconsolata. »

Povero

il cor che qui

non

senteil vero!

Fu

all'immaginesua, che

Tu

creasti

Le

più gentili epellegrine

forme

Deltuo pensier;efu diLeil'aspetto,

Che adombrar

ti piacesti in tantee tante Soavi e

pure

d'angeli sembianze;

Furo armonie d'amor

quelle,

onde

lieti FeslideiSanti i radiosi alberghi;

E

il portento

d'un

guardo,

che

sfavilla DiDio nel

lume,

elo rivibra,evinta

Tua

fralezzamortai, ti fapossente, Possente a sostener l'eternoriso

....

Oh

quel portento chiconcetto avria,

Se

dellospirto

un

di le piùriposte Sedi agitate

non

gliavesse

un

guardo, Specchio ad

un'alma

dicelesti,

tempre?

E

chi velatoavriasotto i sembianti

(50)

D'una

mortai l'altissima scienza,

Che

di Dio parla,

ove

di Dio l'imago, Più manifesta

che non

suolsi in terra,

D'amor

airaggi visto

non

avesse Splender

da un

caro evenerato volto?

Povero ilcor

che

qui

non

sente il vero!

Cosi ritrar diLei la

pura imago

Sapesseil canto, e risuonar

dovunque Amore

i petti affanna! e

a

voi su tutti

Soave

torni ebenedetto,o figlie Della

mia

terra, odel

mio

cor sorelle!

Forse, o

m'inganno? ma

talorper

meizo

Ai misteridell'alma ilver balena, Quasi dell'avvenir

segno

e

promessa

...

Deh

chi sa quanti

mai

gentili spirti,

A

medesmi

inconscii, estanchi, e offesi, Scioglierpotrieno avoi

sublime

l'ali,

Miseramente

inerti e

a

terra prone, Sol

che un

angiol scontrassero pietoso,

A

leisimile,ond'ionarrar tentai?

Forse,o

m'inganno?

Vaticinj

ha

ilcore;

L'aura

di Dio talorglispira intorno,

E

ignote cosegli rivela

....

0

voi, Voi quante siete, cuiconcesse Iddio Altrevitenutrir nellefeconde Viscere;se talornella segreta

Alma

vicorse di quell'aurail fremito,

E

se

una brama

trepida,

una

gioja,

(51)

-50- Una

speranza v'assali,

non

forse

A magnanimi

sensi, ad opre sante,

A nóva

vita per noi surger

debba La

Progenie

che

è nostra,

oh

ci conforti Alla

una

fede!

Yaticinj

ha

ilcore;

Fra

i misteridell'alma il ver balena,...

Forsedell'avvenirsegno e

promessa! —

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(52)

NOTE

1 «Era manianellanostracittàdegliuominiedelledonne, comeildolcetempodellaprimaverane venianellelor contrade, ciascuno perdistintecompagniefesteggiare.Perlaqual cosafragli altriFolco Portinarì, onorevole cittadino,ilprimodimaggioaveva iannivicininellapropriacasaraccoltiafeateggiare,infraliquali erailsopradetto Allighieri...«--Boccaccio,Vita di Dante, giusta l'anticocompendiopubblicatolaprima volta dalMusaiinMilano nel1809.

9 Allighieri Dante,l'itaNuova, Partt,$il.

3VitaNuo»a%Part.1,$$xi-xn-xvm.

4« Apparvea

me

una mirabilevisione,nellaqualeiovidr cose,che mifecero proporredinondirpiùdiquesta benedetta, inlinoaUntocheiononpotessipiùdegnamentetrattaredilei.

E

divenireaciòiostudioquanto poaso, aiocom'ellaaaveramente.» VitaNuova,ParkM,%xuii.

.... Iotan toctu-in qoella battagliamemorabileegrandissima, chefuaCampaldino,luigiovine e bene stimatoaitrovò nell'armi, combattendovigorosamenteacavallo nellaprimaacbiera,dove portò gravissimo pericolo. LeonardoAretino,VitadiDanteAllighieri.

Quellabattaglia,incuifualtuttomortaedisfatta laparte ghi- bellina,fudataa'di18digiugno nel 1S89,comeriferisceDino

Com-

pagni.

6LabattagliadiCampaldinoè,comesidisse,del1389.Beatrice moriil9digiugno del 1190. VitaNuova,Part.n, $ x»x.

(53)

-52-

7FilaNuova,Part.D,$xxxvi, esegg.--Purgatorio,Cantoxxx, cosiBeatricerimprovera Dante:

«Alcuntempoil«ottenni colmiotolto

;

Mostrandogliocchigiovinettialui, Meco'1menavain dritta partevolto.

SI tottocomeinsullasogliafui Dimiasecondaetade, emutaivita, Questisitolseame,e diessialtrui.

Quandodicarne a spirto erasalita,

E

bellezza e «irti cresciutam'era, Fu*ioalui

men

cara e

mcn

gradita;

E

volseipassisuoipervianonvera, Imaginidibenseguendofalse, Chenullapromissiourendonointera.

8« Si levònodi unaforteimaginazioneioma:

cW

miparca vedere questa gloriosa Beatriceconquelle vetlunenta san- guigne, colle qualiprimaapparveagliocchi miei;epanamigiovane insimileetade a quella, incheprimalaridi Alloraincominciai a pensare dilei;ericordandomenesecondo l'ordine deltempopassato, ilmiocuorecominciòdolorosamente a pentirsideldesiderio,al qualesivilmente t'era lasciato possedere alquantidicontroallaco- stanza della ragione.

E

discacciatoquesto colai malvagiodesiderio, sirivolserolimìeipensamentituttiallaloro gentilissimaBeatrice.

E

dico,ched*allorainnanzi cominciaiapensaredilei sicou tuttoil vergognoso cuore, chelisospirimanifestavano ciò molle volte...»--

VUa

Nuova,Pari, u,$xt.

9Paradiso, Cant.xvii,v.68.

A

tela bello

«Averlifattapartepertestesso. »

Queste parolediCacciaguida,sebbeneaccennino propriamenteal tempodell' csigliodiDante,miparve poterriferireanchealtempo anteriore,siccome quellechebene rispondonoallasdegnosaed in-

10Dantefucondannatoaperpetuobandodallapatrianel1309, mentreera ambasciatore a Roma. Misembrò tuttavialicenzanon soverchia l'imaginarlo inveceinFirenze, nell'altodiuscirne esule;

comesperononavràUcciadipresunzione l'aver cercatodiadombrare

isentimenti,che dovettero alloracommuoverequellagrande anima.

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(54)

-53-

IlV.ilBalbo,Vita diDante, Lib. u, Cap i.

Ho

iogenerale seguitoquesto celebrescrittorenelnarrareicaai diDantein esiglio.

13V.ilFeltro allegorico di Carlo Troia, citato ancheinBalbo, Lib. U, Cap.L

13 V.il Pelli,Memoriesloricheper servire alla vita diDante AUighieri, citatoancheinBalbo, Lib. u,Cap.I.

DantefuunaprimavoltainVerona; pressoBartolomeodella Scala;e,per quello chepare,come ambasciatore della sua parte, Tersoil1303;viritornò piùtardipressoCan Grande.

14V.ilPurgatorio,Cant Tilt,t.191elegg.

15 V.ilBoccaccio,Vita diDante,ilquale parla purediquistioni di filosofìaedi teologia,cheDantesostenne, con uniTersale applauso, allascuoladiParigi.

1GChe Dante abbia Tisitalo l'Inghilterra,nefafede ancorail Boccaccio,cheinnn'epistolapoeticaalPetrarcascrive,averDante Teduto Parisiosdudum,extremosque Britanno!.

17Arrigoviiimperatore preselacorona ferreaildidell'Epifania del1311, emoriin

Maremma

diToscananell'agostodel1313.

Le

speranzeeidisinganni deiGhibellinisono narraliinDinoCompagni eGiovanni Villani. Della parte chev'ebbe Danteèmemoriain Boccaccio(filadiDante),einunaepistolalatinacheDanteme- desimoscrissead Arrigoil16diagosto del1311. --V. Epistole di DanteAUighieri editeeinedite,per curadiAlessandro TorriVero- nese,Livorno,1848,Epùt.tu.

18

È

generale osservaiione de'viaggiatori,chel'aspetto diVerona moltissimoricordiquellodiFirente;eda

me

certo èassaicaroil fareco all'opinionediquestarassomigliantafralapatria nataledi Dante, e quella eh'eglisitolsein patriaadottiva.

19 L'epocaprecisa,incuifucominciatoilPoemasacro,e incui fucompiuta ciascunadelleticCantiche,èassai dubbiaedisputala fraglieruditi.Laquale incerteua,rispettoallavrra cronologia del poema, sembraavere aTuto origine pelfallorifirilodalBoccaccio, che Dante, compostiappenaalcuniCanti, e prima ebe ciascunaCan-

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