DANTE E
BEATRICE CANTI
DUE DI
CATERINA BON BRENZON
I
Caterina Bon Brenzoni, Eugenio Rezza
III
Digitizedby
OPUSCOLI
It ACCOLTI DALL' ABATE DOMENICO CAPRETTA
DI
Volume 32
iciuU w V "12,2,r- 44, 13,
DANTE e BEATRICE
I CIELI
A M. M MARY SOMERVILLE
«•OC-
CANTI
Dr
due\
CATERINA «n\ BBEMIOW
1
D/ VERONA
SECONDA EDIZIONE ILLUSTRATA
IN CASALE
DALLATIPOGRAFIA.CORRADO DIRETTA DAC.«CR1VARO
1854
all'onorando dottore
ALESSANDRO TORRI
VERONESE
*
OPEROSO EINTELLIGENTE PROPAGATORE
DE'PIÙ ELETTI STUDIDANTESCHI
QUESTASECONDA EDIZIONE
DEGLI ELEGANTI
ESPLENDIDI CARMI
DELLA SUAILLUSTRE CONCITTADINA
CATERINA RON RREMOM
COME
PEGNODI AFFETTUOSA RIVERENZA INTITOLANOFRANCESCO CALANDRI
EUGENIO REZZA.
Digitizedby
LETTERA
delProfessore
EICSEMIO REZZA
alPadre
4.1 UHI VI
IIM % GIULIANI
CHERICOIlECOLAUESOIUSCO.
Digitizedby
Chiarissimo P. e
Amico
carissimo.A
voiapplaudito sposilore dellaDivinaCommedia,
a voicuilapropostadiun
nuovocontentoprocacciòsìbellafama
ein Italiaefuoripressoi piùeruditi dantisti, io intitoloquesta rapidarivistadelCanto
Dantescorecente-mente
pubblicatodallaContessa CaterinaBon
Brenzoni, gentildonnaVeronese;sìperchèionon
potreia piùlo- dato studioso del grande Allighicri raccomandarla;si perchèemolto piùiodesidero ancorché con cesa te--
8-
nuissima dimostrarvil'altissima stima in cui tengo il
vostronobileingegno, el'amiciziasincerac affettuosache a voi
mi
stringe,elamia
riconoscenza perlecortesi espressionieperleonorevoli paroleondevipiacquefi- nora parlare escriveredeimicipicciolistudii.Voi già conoscete il poemetto, cheho
toltoad illustrare,ma non
delpari,equi singolarmentefra noi,èconosciuto da molli.E una
dellepiùgentiliispirazionidellaItalianapoesia;cnon saràcertodiscaroa quanti
hanno
ingegno nodritodi buonistudiiecuore bennato chenoicifacciamo adiscor- rerne,eprocacciamodimettereinmano
singolarmente allastudiosa gioventùquestoCanto, chenoicrediamouno
deipiùvaghisertiche sienomai
staliintrecciatiintorno allafronte delloimmortalepoeta.Giàlaillustreautrice è conosciutaalla Italiaper l'altrosuo stupendo e splen- didocarme
dei Cieli;c questo suonuovo
e leggiadro lavoro noidobbiamo
allo intelligentee operosopropa- gatorede'piùelettistudiidanteschi,che èilVeronese AlessandroTorri, concittadinodella Contessa Brenzoni.E
ioriferirò tostole parole con cui egliaccompagna
la pubblicazionedi questo Canto. Questo poemettodovea far partediunofragli Aneddoti Danteschi, chesiri- ferisceallepoesieediscrizionivarie pubblicate o inedite in onore di Dante, dame
raccolte(V. L. Etruria—
Fi- renze an.4852 —
pag.kkZ-kS). Ma
ilritardoche av- vennedi altrocomponimento, ilquale pure eradestinato pertaleaneddoto,eilnon volersidame
defraudare più alungoil pubblicodelcantovenuto inmio
possessopertjortesedonodellaillustre
mia
concittadina,mi
determinò a non indugiaredicommetterlo alleslampe; persuasoche saràfattafestosaaccoglienzaainuoviversi,compagninon
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meno
splendidiedegni dioppiamo
alparidiquelliche di recenteinnalzaronoilvoloa narrare lemeraviglie dei cielielegloriediDio,e che giustamente meritaronoalla esimiaautrice i piùlusinghevoli encomii tributatiledai principali letterali d'Italia(V.
ICieli— Carme
aM."
Mary
Somervìlle, diCaterinaBo* Brenzom.
Milano, 4835).Ma
achiarirela indoleelaoccasionediquesto poe- mettoioadopreròleparoledellagentildonnaVeronese:tantosonbellee improntatediquellaingenuitàediquel fineedelicatosentimentooide sono adorniisuoi versi.
«
La prima
volta che inlesi, elladice,aver datoagli>»eruditicagionedilunghe disputeil dubbio,severa o
» ideale fosselaesistenza dellaBeatricedeldivino
poema,
»altri
non
risguardandola senon comò un
simbolodella» filosofia,altridellateologia,
non
seppiriavermidallo»stupore,
parendomi
impossibilcosachesiavesse afar»
tema
diseriaquistionoun
soggettoditanta evidenza.»
Le
replicale letture dellaDivinaCommedia
e dellaVita•
Nuova mi
raffermaronosempre
piùnellacredenza,che»Beatricefosse laimaginc di
donna
veramenteamata da
»Dante;
nè
dialtropercertoerabisogno a convincer-li
mene,
perchè iocredoche insiffattecoseleragioni»delsentimento possanotal fiatavalere
almeno
quanto»quelle,
che
vienesottilmenteindagandola erudizione.»
Parvenu
altresìche quesla verità,onde
lamia anima
»
andava
presasì forte, potesse darargomento
adun
»canto,nelquale ildivino Poeta, depostalaghibellina
» fierezza,civenisse piuttosto ritratto nello
amore
e nella»costantegentilezzadelcuor suo, aquellaguisachele
»sembianzedi luieffigiale
da
Giotto edirecente sco-»perte, collalortantadolcezzacitraggonoatemperare
» nelnostro pensierolaausteritàdi
un
aspetto,cheera--10-
jivaroousia credereilsolodanlesco.*»
E
iversi della signoraBrekzoni, meglioancora cbele sembianzeeffi- giateda Giotto, riuscironoastamparmi
nelloanimo
la dolcissima imaginc delgrande
Allighiem.E
siccomela poesia, giustaquantodice ella stessalapreclaraautrice,non
debbomai
scompagnarsi dalla verità,ma
farneami
maggiormenterifulgerelosplendore;cosiellaincominciailsuopoemettodaldipingerecon graziae leggiadria,che io
chiamerò
antica.e greca, la origine delloinfantileamore
diDante, siccomecivien narrata dagli storici, esingolarmente dalBoccacciolà ove dice: erausanza nellanostracittàdegliuominiedelle donne,comeildolce tempodellaprimavera nevenia nelle loro contrade,cia- scuno perdistintecompagniefesteggiare. Perlaqualcosa fra gli altriFolcoPortinari, onorevoli cittadino,ilprimo
dimaggioaveva isuoivicininellapropriacasarauolti a festeggiare,infra liqualierailsopradettoAllighieri (Boccaccio,vita diDante, giustaloanticocompendio pub- blicato laprima
voltadal Mussi inMilano nel1809).
E
che laveronese poetessa con graziaeleggiadria tutta*Peril ritrattodiDabtbdipinto da Giottoecopiatocon raraperiziadalLivorneseG.Uzielli
,giovanettodianni li,c figliodell'egregiasignora Recisa Vitta-Uzielli,perfarnegentil donoalnostroamicoilP.F.Calardki,questidettò laseguente iscrizione,lacuivenustàcgrazianonisfuggiraanessuno chesia difinegustofornito.Si leggeadunquea caratterid'oro»ottola venerataeffigie
EQCEST1 DABTBALLICMIKM COI DBV0TASIBMT8»'IHCKMAV
TBTTS OBBTIBOETÀ*
LA FAMA DBLSCOPOEMA
«FBI L'oaiVBBSOFESBTBA lUSPLEBDE»
Del P. F. Calandri
greca dipingaildolcetempodellaprimaveraelaorigine dello
amore
diDante, potranno giudicarei lettoridai versi seguenti:Oh!
veramenteilluoleggiadronome Ben
tislavainqueldi,Cittàdeifiori,E
pareanperincantotrasmutarsi Inroseigiardinileluevie;E
vaghiintreccidinoiellefronde Fioriauletuemagioni, ederanfiori,Ed
eransertiinterpretid'amore,Che
idolciarcaninesvclavan. Trepide AtlendeanoqueldilegiovinetteE
ledesertesoglieerancompiante!E
piùsottoove descrivelafestivaeinfantilebrigata dicasa iPorlinari.—
Han
seguilogiocondiiviilorpadri Fanciulleltee fanciulli,einsiemsi dannoA
trastullaramabilmente.Un
d'essi (Gravepiùchel'etàsua noicomporli.Novenne appcua)siataciloe immolo Contemplando da lunge unaleggiadra Più teneradilui,cara fanc'ulla.
Biondaeraebella, edigentileaspetto,
E
negliattisoave e nella voce:Ma
ilsuo sguardo,oh!ilsuosguardoeraceleste,E
parteviluteadiquellapossa,Che
poidicicloincicll'inclitoamante FinoalIronodiDiotraggerdovea.E
diquicon vaghissimo passaggio aprendosilastrada aragionaredello altissimodestinodellaDonna,
diquestoSipovero,sifragilestrumento,
lesgorgacosì facile ed elegante
una
venadiversi, e-12-
cosl nobilie santi pensieri,chein leggendo
non
sipuò
ameno
che sciamare: ecco la sola, la verapoesia:quella, che giustail pensiero diPlatone,èideale per l'oggettoondepigliale mosse,e morale e civile per loscopo acuis'indirizza:poesia
veramente degna
di...quel
Divo
Spirto,Che
alt'Italiadonòfavellaecanto.E
ben questiversi parvero ritrarrealmio
pensiero lesconosciute sembianzedella valorosapoetessa: tanto essami
si mostra gentile enodritadiogni più cara eleganzaeinformatadi ognipiù santavirtù.Eccone
alcuni versi:Siaclicalguardomisplendailcaro volto D'innocentefanciulla,acuilavita Diroseigiorniintrecciasi,giocondi Alpar delle ghirlande,ond'hannofregio
Le
moltissimechiome;osiach'iomiri Verghi pensosaergere alcieloilguardo, Quasiragiondellamestizia arcanaChiedendo, oun gaudioch'ellabramae ignora;
O
cintealcrinlenuzialiroseMuoverlaveggiotrepidanteall'ara:
Sempre
nelcor misteriosoungrido Misuona,semprenelpensiermitorna L'alto destin,a cuichiamala haIddio Questadell'uom
compagnaE
poco appresso quindi sclama:Pensandoilcarco di cotantoufficio.
Ahi!chinon trema?
-
E
subitocon slancioinatteso,ma
naturale e sublime 0 j^issiooft loootuosu^j^jdlflilvileseduttordoll^ doni^^i•Digitizedby
Oh!
sciagurato!oh!sceso Dall'uteromaternoentrolatomba,Oh!
folleTuoni,chetraviars'attenta Costei,ch'èl'angioldellaterra!GuaiA
luicheildubbioentrosuamentegitta,A
chilospirtone depravaeilcore!Oh!
l'abominio dellaterraepoco Percostordell'infernomessaggicri!Ma
soprumana,assiduaunafuria Liturbisi,chedel posarsianulla:Ma
perenne,crudel, misteriosa Liseguaunapaura, e a sé d'intorno LadifTnndancosì, qualsedifoco Lorsegnasselafronteun marchio infame:Ognun
li pensitraditori,e vadano Errabondi; eneldìdellebattaglio Segnodischernosialalorvilladc!Né
maisorrisodiveraceamore MainonliallegriE
rivolgendosiagli uomini checogliscrutatoridubbii avvelenano l'anima innocentedella donna, che ètutta fede eamore
csperanza, conquantaveritàc
con quanta bellezzadi versonon
priega!Deh!neltumulto Divostre insaniescrutataci,inquelle Gelate ore del dubbio,oh!danoi(unge Pietàdivoi...dinoivitenga!...
Un
giorno Anelanti divita,ahivanamente Queirapititesornechiedereste!E
seguitandopoia descrivereildolceamore
elesoavi lagrime del gran Fiorentino, c dopo averlo esso stesso introdottoa narrareLa
virtùdelmirabiU«liuto;-14-
traducendo in versi con vaghissimoartifizio
un
passo della VitaNuova,
in cui lutta ne si rivela l'anima innamoraladelpoeta,esceimprovviso,equanto oppor-tunamente
in questariflessione:Sei, tugigante delpeniier,chenarri?
Oggi ipigmei, chedancarcoallaterra, Arrossiriendi*ìgentiliepure Confcssion.
-
Ahid'innocenticose Troppa nevince alolidavergogna!Feliciidi, cheverginie possenti Alpar dellaparola,aveaugliaffetti!
E
quilo splendidocarme
veste le lugubri emeste spogliedellaelegia;elagentileanima
dellaBrenzonh tuttasi versainpiantoaivedereildolceriso
Dellasperanxa disparirsìratto!
Oh!
gliaffettuosiecariversi! Giudichinoilettori.Ma
sonpurbrevi,e quasierbacaduchi, Fuggevoli com'ombra
ididell'oomo;E
soventelospirto, chepiùtraggo Dallesferesublimi,ondeinpriamosse, Mal reggeaqueste graviaureterrene!Ellamoria!... Degliannisuoinelfiore.
Già maturapelciclo...Ellamoria!
Oh!
come
ilcor s'aggela,ecome
piange, Oh! come tremaquestafragilcreta, Beltàvedendoegiovinezzaeamore Discenderenelsepolcro,eildolceriso Dellasperanzadisparirsiratto!Bellooltreogni direpoiciparve quello
immaginare
cheloumano
spirilonello affacciarsi allasecondavita, enelrivolgereun
pietosoe ultimo addioaimestigiorniDigitizedby
IM
-1 o-
che furono, divenga, acosidire,veggente,e prelibi di quellaluceimmortale cheIoattende:equindibellac di moltissimoeffettolavisionediBeatricein quelleore estreme, in cui
Forseallorailtuosguardo,o Beatrice, Sccurosceseperlaprimavolla Neglioccullidel corealluo poeto:
Forsetiparveallorsoloqualera Sublimeegrandel'amor suo,qualera La memoriaeildolorchetiseguì*!
Vedestiil
nome
luo dìgloriacinto Confondersi neisecolifuturiDiDanteal
nome
e diFiorenza,euneco Amorosaridirlotiparca,InGn chel'aurainquesta dolceterra Rispondaalcanto, inGn chescaldiamore Negliitalicipettiuncor gentile!
E
gentileperveritàdimostra averlolaContessaBren- zoni,eisuoi versisaranno oggimai l'eco amorosa che ridiràilnome
diDante
edi Beatrice.Abbracciainseguito il Canto levarie epochedella vitadel sovrano poeta, e
prima
laguerriera,quando
anch'egli, il grandenel niinosoturbinedelleirecivili efaziosefu travolto, egiovinettoancoraPugnarIra'primiCampaldinlovide.
E
chinon
vorrà applaudirea*seguentiversi,dovenon mi
sobene, sepiùammirabilesia lasplendidezzadella poetica elocuzione, o laforzaela evidenzadel civile concetto!Oh! chetivalgonlefioriterive D'Arno,elefontide' tuoiverdicolli, VagaFiorenza,eicenilioliveli.
-16- E
lagioiade' (noisplendidisoli, Sea(ed'intornosìcrude!s'addensa Buiod'affetli,edivendelte e d'odii Cotantamole?Deh!quandofiacheamore, Dall'unoall'altrodc'confinisui, (dell'Italia)
Veracementeregni,etalche adegui Degliodiiilpondo? Forseallorasolo Espiatesaran lecolpeantiche!
—
E
questiultimi versimi
fecero pensarealla opera giàpervoi divisata,Della
Civile Sapienzadegli Italiani:eio
mi
faròcarico, oEgregioAmico,
dirammentarvi
clicvoi sietein debito di compirla, csoddisfarecosì allesperanzedegli amici che vi conoscono davicino, cdiquantisono buoniItaliani (esono moltissimi)ebe aspettanocondesiderio altrifruttidelvostronobilissimo ingegno.Nè
iocosi ragionandotemeròdioffendere la vostra modestia: sapeteche
sonuso per indoleeper consuetudinead esporfrancamente, qual ch'egli sia,il
mio
pensiero,e tantopiùincosachetocchida vicinoun
amicoillustre evenerato.Cosìlamal
ferma salute vibasti, ed ioson certo che voinon
verretemanco
allaaspettazionedeivostriamiciedella Italia.Viene appressoil
tempo
depravagli cdellepassioni, edellabrama
tremenda della felicità,che fa correrel'uomo
dietroa vanifantasmi, egli rapisceben molte voltefinoilpiù gentilde'vanti,Ilserbarfedeauna memoria!
Ma
Dantetrionfò di queste ore della febbre inerti, equale dopo questeIlsignor deldesertosirisenlc,
E
iceppiinfranti, ondePavvinsertrepidiDigitizedby
Icacciatoi",cheilguatanodalunge, Fulminaintornode'grand' occhiillampo,
E
quasi dellabreveonta aristoro.Inlunghecorsedellesabbie ardenti Divoraicampi,edagitapiòbalda Lagagliardacerviceinfacciaalsole;
Talesiscossel'Allighicr,tal surse.
Tal dielagenerosa animailvo?o,
E
sfolgoròdella virludealraggio, Relladellavittoriaemaggiorfalla.Ma
intantosiavvicinaegiàè arrivatoilgiorno,in chesiaddensainteroDegli odiiil
nembo
sulsuo capo,e invidia IIsuotrionfosquallidaconsuma.E
il fiero Ghibellino allora sen va, eabbandona
la dolceterraOve
eglinacque,oveleluciaperse, Lei,che ebbedelsuocorla migliorparte.Ma
nelvolgerelespalleallaingratacittà, Vivaglisurseinnanziuna memoria, Neldesertoorizzonteunicastella:Eilemosseall'incontro,einleifidando
Fu meno
amaroilpianto~
ohBeatrice!E non
èa direquantilumiequanta dolcezzadipoesia abbiaritrattolaillustre gentildonna nel descriveregli erranti passi dello Allighierte seguirlo sulloamaro
calle delloesiglio, dallamobil SienaAllarecente GhibellinaArezzo:
e nel dipignerloora meditabondoetacito
DellachinataGarisendaall'ombra;
-18-
oraOspiteambiloalleleggiadrecase DeiMalaspioa:
cadditandocelopoi dilàdallealpi nellefamotedi
Lu-
tezioscole, doveSillogiuò invidiosiveri.
-
Ma
dal nordicocielgiù calan l'aquile D'Arrigo,lungamentedisiale—
E
loesuleei pureesulta, evaneggianellasperanzae ritorna,semai
aspirar possaancorauna
volta l'acre nativo:ma ben
tostofuvollonegliamari Peusier del disinganno
callorariparaun'altra voltaa
Verona
patria dell'au- tricedi questo Canto,allaquale parve(efuveramente) leggiadro pensiero immaginare, chealloesulemagnanimo
giovassericomporre entroil pensieroquelcheVerona
ritraggoDellaperdutasuaFiorenza aspetto.
Grande
gentilezza diaffettie di pensieri rivelainvero l'animadellaBbenzoni,enon
vilascia Gbradel cuore chenon
vi siacosidolcementericerca.Ma
eccoche dall'alpialmare un
fremito corre, cparean gemereintornol'aure Consapevoliahi! quasiedoloroseChe
ditantaarmonia, disidivina, Piùnonsaricnoinc eloapportatrici!E
il granpoetamuore,
e la pittriceelegantissimadel suoineffabileamore
concbiudeil poemetto, sciogliendo-19-
alui
una
invocazione,che iodovreituttainmezzo
re- care, tantoèsplendente dimaraviglio^ bellezzaedi inimitabileaffetto!Ma
ionon
tacerò i seguentiversi, ne' quali ellacombattelaopinioneche Beatricenon
fosse veramente imaginedidonna amata da
Dante.....oh!siveracemente Di sèfc'lietequcslcbasse ajuole Coleichelanioamasti!
—
oh!chiilcontende, Mai non conobbe amor;e 'perluimulaÈ
del corlaparola, eperluispenta L'armoniad'ognibello,eilfreddo spino.Innebbia avvoltodieruditeambagi.
Piùil vernon sceme!
—
oh!chemaidelloavria Danteilluq cor?Forse cheaccettoilsolo Vantodell'iraavresti,oTu
fraquanli Sciolserlavoceagliinniilpiùgentile?E
non saràpiùalcunclicnedubitidopoquesti versi, nèio,nèvoi,omio degno Amico,
ne dubiteremo nocerio.Ora ditemi ingrazia: aveva io ragione di dirvi in principio, che questo canto era
una
dellepiù gentili ispi- razioni della italianapoesia?Che
loingegnodellasignora Brexzonisi mostrava nodrito di lutte lepiù care ele- ganze,el'anima sua informata ad ognipiùelettavirtù?Che
differenzacicorre, caro Padre,da questo poemetto alle sonore ciancierimaleche ci tocca leggere oggi- giorno, nellequali non sai sesia maggiorelostento, laesagerazione, ilcorroltissimogusto, olaampollosità della fraseeil disprezzo de' nostri grandi Poeti!Oh!
prosegua adunque, prosegua la Contessa
Brenzom
ad arricchire leitalianelettereditalibellissimi doni,che alei ne porgerannograzieelodiquantihanno
inamore
ibuoni ed eleganti sludi, edesiderano vivamente che
-So-
lagloriadellaitalianapoesia
non venga
pertuttocol falsoorpelloguastae offuscata.So
chequestisentimenti visonocomuni
conme, amico
dolcissimo, eperciò della autoritàdelnome
vostro ioli avvaloro, nè socome
meglio darfinea questaletterache citandoin proposito lenubiliesaggie parolechevoimi
scrivesteorfa pocotempo
a confortode'mieipoveristudi.—
L'Italiaorsipuò
direche smarriscelasualetteratura,e con essaibenimaggiori,se
non
lasostanzadellasuanazionalità.— E
perciòvidiròconDante:Che
selavoce tua saràmolesta Nel primogusto,vilalnutrimento Lasceràpoi,quandosaràdigesla.Conservatevi, caro P.
Giuliani,
a sostegno e con- fortodellebuone
lettere, calloamore
degliamici,fra iqualisapeteche èuno
de'piùschiettiesinceriilt Vostro
Prof. E.
Rkza.
'*Questaletterafustampalanel numero59delloSfittai ;
dei
Monna**™,
giornale chesipubblicainCasale:efucreduto noninopportuna cosa premetterla a questa edizione.DANTE e BEATRICE.
La prima
volta che intesi aver auto aglieruditi ca- gionedi lunghedisputeildubbio,severaoideale fosse resistenzadellaBeatrice del DivinoPoema,
altri non risguardandolase noncome un
simbolo della filosofia, altridella teologia, non seppi riavermi dallostupore, parendomiimpossibilcosache s'avesse a far téma di seriaquistioneun soggettoditanta eviden:a.Le
replicate letture dellaDivinaCommedia
e della VitaNuova mi
raffermaronosempre piùnellacredenza, cheBeatricefosse litnaginedidonnaveramenteamala da
Dante;nèd'altroper certom'era
bisognoa convin- cermene, perchèio credoche insiffattecosele ragioni delsentimento possanotal fiata valerealmeno quantoquelle, chevienesottilmenteindagandoCerudizione.Parvemialtresì che questaverità,ondela
mia
anitna andava presas)forte,potessedar argomentoad
un Canto, nelqualeil DivinoPoeta,depostalaghibellinafierezza,civenisse piuttosto ritrailo nelf
amore
e nella costante gentilezzadelcuorsuo,a
quellaguisache lesembianze di Luieffigiate da Giottoedi recente scoperte, colla lor tanta dolcezza ci traggonoa temperare nelnostro pensierol'austeritàdiunaspetto,cheeravamousia cre- dereilsolodantesco.Persuasache lapoesianon debba
mai
scompagnarsi dallaverità,ma
farne anzi maggiormente rifulgere lo splendore;neiversi,che oraoffro al pubblico, cercai diattenermi fedelmente allastoria; e se alcuna lieve licenzami
presi,nonmancai
digiustificarlanellenote.Sareiben contentase timagine che ivi tentairi- trarredi Dante ediBeatrice, tornar potessefeconda dialcungentilee nobile sentimento.
Veron»90 agoito1853.
Caterina
Bw
Brenzoni.DANTE e BEATRICE.
i.
«
Era
dimaggio
un bel matti» sereno,E
parea più giocondi isuoi zaffiri Stendereilciel sopraFiorenza.— Un
D'augurj edisaiutimormorio Risuonava
per l'aeresema nube A
festeggiar lanòva
primavera.Oh veramente
ittao leggiadronome Ben
ti slava in quel di,città de' n'ori;E
|)arcanper
incanto trasmutarsi Inrosei giardiniletuevie;E
vaghiintreccidi novellefronde Fiorianletuemagioni, ed eran fiori,Ed
cran serti interpretid'amore,
Che
i dolciarcanine
svelavan... Trepide Altendeano quel dì le giovinette,E
le deserte soglie erancompiante!Oh
dell'anticaetà semplici, schiette, Liberegioje!Oh quanta
incor dolcezzaMi
scendesolo inrammentarvi! — Oh degno Ben
erache
in tal dì laprima
volta, A'tenerianni suoi,quel divo Spirto,Che
airItaliadonò
favellaecanto, Vedesse Lei,che
gli guidò lepenne
Agliardui voli,cuinessuno
aggiunse,E
piùtardi nell'aili: fantasie (ìliapparve
«entrouna
nuvola difiori,»
Che
dallemani
angeliche saliva,»
E
ricadea!»>Fervono
allegriballi,E musiche
soavi entro lacasa Di FolcoPortinari. IncoronateSon
dirose lemense,
e lietamente Lospitai tazzapropinando
gira;Ch'Eile gentili
costumanze ha
sacre,Onde
s'allieta lacittà natia.Uan
seguito giocondi ivi i lor padri Fanciulletteefanciulli, einsicm sidanno
A
trastullaramabilmente.Un
d'essi (Grave
piùche
l'etàsua
noicomporti,Novenne appena
) statacitoeimmoto
Contemplando da
lungeuna
leggiadra, Più teneradi lui,carafanciulla.-27-
Bionda era, ebella, edi gentile aspetto,
E
negli attisoave enellavoce;Ma
ilsuo
sguardo,oh!il suosguardo eraceleste.E
partevi lucea diquella possa,Che
poi di cielo inciell'inclitoamante
Fino altrono di Dio traggerdovea.Oh
ilprimo
punto,quando amore
il vinse,Oh
sol puote Ei narrar, sol Egli ilpuote;SI fu nòvomiracolo egentile!
a
Lo
spirtodella vita,che dimora
*» Nelprofondo delcor, nel piùsegreto,
»
Tremò
si forte,allor com'io la vidi»
La prima
volta, che difuoriapparve
»Finnei
menomi
polsi orribilmente.»»
—
Ecco, egli grida,un
Dio dime
più forte»
Sen
vienea possedermi!Occhi
beati,»
Ecco
già parvelaletiziavostra!»—
Disposata ad
amor
l'animasua Fu da
quelgiornocon
eterni nodi;E
quellagiovenissima Angioletta Cresceacosì,che d'un
mortai lafigliaNon
parca,ma
di Dioveracemente.—
IL
Sia
che
alguardo mi
splenda il caro volto D'innocentefanciulla,a
cuilavita Di rosei giorni intrecciasi,giocondi Al pardelle ghirlande,ond'hanno
fregioDigitizedby
Le
molliasimechiome; o
sia ch'io miri VergiD pensosa erger al cielo il guardo,Quasi
ragiondellamestiziaarcana
Chiedendo, e
un
gaudio ch'ellabrama
e ignora;0
cinle alcrin le nuaialirose,Muover
laveggia trepidanteall'ara;Sempre
nelcor misteriosoun
gridoMi
suona,sempre
nel pensiermi
torna L'altodestiu, acuichiamata ha
IddioQuesta
dell'uom compagna,
equanto
chieggia Dalsuo
cor,c dall'opra, edall'interaSua
vitalaprogenie,ond'ella èmadre. —
Perchè, Signore, statuir ti
piacque
Sì povero,sì fragilestromento All'opragrande? E
noide
sacri affetti, Noi farcustodi? Serbalrici noi Di quel sìcaroaTe
consorrio santo,Che
famiglia sinoma,
ed'onde
surge,Qual da
piantaimmortairamo
fecondo, Della patriaedegliuomini l'amore? —
Fiamme
divine,ilfocolai paterno Solov'accende
diperenne
vita!—
Oh
sedovunque
sisospira eprega Questo
infallibilver splender potesse,E
suscitarsid'ognidonna
incore, Forte e fecondo dellaluce al paro,Oh
dinòva
virtode allorlaterra Avviveriesi,ed
inattese glorie Ricopririenolevergogne
antiche!Digitizedby
Pensando
ilcarcodi cotantoufficio Ahi! chinon trema?
— Oh
sciagurato!oh
sceso Dall'uteromaterno
eutro latomba,
Oh
fosseTuoni, che
traviar aattenta Costei,che
èl'angiol della terra!Guai A
luiche
ildubbio
entrosua mente
gilta,A
chilo spirtone deprava
e ilcore!Oh
l'abominiodella terraèpoco
Per costordell'inferno mcssaggieri!Ma soprumana,
assiduauna
forza Liturbi sì,che
del posarsia nulla,Ma
perenne, crudel misteriosa Lisegua una
paura, ea
séd'intornoLa
diffondan così, qual sodi focoLor
segnasse lafronteun marchio
infame.Ognun
li fugga; del terreonatioOgnun
li pensi traditori,evadane
Errabondi; enel dìdelle battaglieSegno
discherno sialalor viliade!Nè mai
sorriso di veraceamore, Mai non
li allegri;ea
lor dipadri ilnome
Nieghi natura....
Ahi! son questo dipace,
D'amor
parole?— Se a femmineo
labbro, Piùche
di giustosdegno
edi santaira, Vocisi addicondi preghiera epianto,Deh non
vogliale anoi rapire inostri Soli tesori!A
noila fede,a noi-30-
La
speranzael'amor!— Deh
nel tumulto Di vostreinsaniescrulatrìci, inquelle Gelate oredeldubbio,oh da
noi lunge, Pietàdi noi divoi vi tenga!... Un
§ Anelanti divita,ahivanamente
Quei
rapiti tesorne
chiedereste!—
Restila
donna
sacerdotealtempio
Degliumani
conforti.—
IddiosipiacqueD'arcana fona
rivestir lo spirto Dellafralcréatura; eov'ellai passiA
luid'innanzi intemeratimuova,
Soli' osso ilcarconon
avvienche
pieghi.Egli un'aureoladibellezza
ha
cinto Al suo voltod'intorno; Ei nelsuo
corePermise
di bontà,d'amore
abissi,Perchè
ilconforto alcun paraggioavesse Collasventura;e quellaman che
all'uomoPrima
profferseilmal
gustato frutto,A
luisull'ormedell' esigilo infideE
fiorispanda,
egli sia guidaalcielo.Tal
Tu
fosti per Lui,che t'amò Unto,
0
Beatrice!— E
all'animagagliarda Del tuo Poetala tuadolceimago Confusa
hai sì,che
ingigantìcon
ella.Einell'ebbrezza dell'amor
suo
vide Splendereun
raggiodibeltàcelesteSovra
iltuo volto, eaun
trattodiscoverto Glifu novelloeimmensurato un mondo
Diforme
leggiadrissimeedivine.Forse senzaquel tuosguardo pietoso, Tutto spezzatoavria V
impeto immane
Diquell'ira indomata,ed
arsiigermi
D'ogni bell'opra; l'altaeardimentosaAnima
forse naufragatoavria In quell'oceanoda
cotantee fiereTempeste
esagitato,e
labollenteSua
giovinezzasi sariaconsunta
Anzi l'ora immortaidellasua gloria.—
III.
*
•
0
dolceamor, che
diriso tiammanti,
•E
selagrime bai pur,son piùsoavi Dell'acrigioje,che
a'suoi schiaviappresta Quellache usurpa
in terrail locotuo,La
voluttade;opuro amor,
qualvoce
Ridiràdell'altissimo PoetaGl'ineffabili sensi,equel soverchio Didolcezza,ond'egli era
ebbro
econquiso,Per
virtùdel mirabilesaluto?«Nullo
nimicorimaneami,
Ei dice,3»Di quelsaluto nella
speme
sola;•
E quand'EUa
appartada
parte alcuna,» Taledicarità
giugneami fiamma,
»
Che ad
inchiesteead
offese,a
tuttie sempre,»
Con
volto umileavrei risposto-
amore.-
»
Ma
poi ch'Ella ilmi
tolse, iodalle genti» Partiimi,e inloco solitario trassi,
-32-
» I)a
mar
issime
lagrime la terra»
Bagnando,
qua!battuto pargoletto.»
E
alloraamor,
ilmio
dolcesignore,»Tuttala
mia
beatitudinpose»In ciò
che mai non
puomini venirmeno,
» Nelleparole
a
laudar Lei rivolte;»
Ond'io
promisia me, che sempre e
solo» Di quellaGentilissima lalode
»
Segno
fosse almio
dir.Ma
poiche
Ialina»
A
lungointesa inquel pensiersi tenne,»
Parvemi
troppoda
terrenconcetto»Dissimil
téma,
eallemie
forze impari;»Perchè, d'ogni valorvóto, per lunghi
»Giornistetti del diringrandisio,
»
E
dell'incominciaringran paura.» SeiTu,
gigante delpensier,che
narri?Oggi
i pigmei«che dan
carco alla terra, Arrossirien di sigentili epure
Confession.— Ahi
d'innocenti coseTroppa ne
vincestolida vergogna!Felici idì,
che
vergini e possenti, Al par della parola,avean
gii affetti!—
Ella intantoincedealabenedetta,
Ornata
e chiusa nellasua
umiliate, Divina cosa aglialtrui sguardi, e soloDi
sè inconsapevolea se stessa.Ma
sonpur
brevi,e quasi erba caduchi, Fuggevolicom' ombra
i dìdell'uomo;-33-
E
soventelo spirto,che
piùtraggo Dalle sferesublimi,onde
in priamosse,Mal
regge a queste gravi aure terrene!—
Ella moria! ...Deglianni suoinel fiore,
Già matura
pelcielo, Ellamorìa!—
Oh come
il cors'aggela, ecome
piange,Oh come trema
questafragilcreta, Bellavedendo
egiovinezzaeamore
Discender nelsepolcro, eildolce riso Dellasperanza disparir sìratto!—
Un
velcoperse la pietosa luce Del cileslrosuo sguardo, e sul suovolto, Pallido ecalmo,
sioscurò persempre
L'imagineviventedellapura Anima
sua,che
dalle bellemembra
Al dipartirsi, illuminarle parveD'un
1aureola divina, esiconfuse Coisiderei splendori.—
InqueiristanteIneffabile, in oui
l'umano
spirto S'affacciaalla seconda eterna vita, S'egliavvien cheun
pietosoultimo addio Rivolgaai mestigiorni che fuggirò,Sembra
veggentefarsi,e che prelibi Diquellache
l'attende immortailuce.Forseallora il tuo sguardo oBeatrice,
Securo
scese per laprima
volta Negliocculti del coreal tuo Poeta;Forseti parveallorsolo qualera
Sublime
egrande
Iunior suo,qual era-34-
La memoria
e il dolorche li seguìa!—
Vedesti il
nome
tuodi gloriacinto Confondersi nei secoli futuriDi Danteal
nome
edi Fiorenza, eun'eco Amorosa
ridirlo ti parca,Infìn
che
laura in questadolce terraRisponda
al canto, infili che scaldiamore
Negliitalici pettiun
corgentile!—
Salve, oDivina;
—
eTu
per Lui pregasti,Che
virtù tanta illanguidirnon
(loggia;Che
scortafossea Lui d'opreleggiadreLa
purissimaidea,conforto quellaSpeme
chesimatura
oltrele stelle.Ed
Egli allorsentì farsi piùgrande
11 core; nella
mente
glidiscesq Eterealuce; al suo sguardo siapriròDell'umano
destin gli ascosiabissi,E
mirabili Ei vide visioni. 1IV.
Frenica Fiorenza: diflidente etiero Del parteggiarIo spirto
avea
disgiunteLe
menti, e chiusialla pictade icori.E
allor che discorrealeallegre vie Delladiscordiaildemone
feroce," Atre farsi pareaoo; ed eran truci
Pensieri evolli; ela gentil favella Mutarsiudivi in minacciosi accenti.
-35-
Disconosciuto dal fratelloallora
Era
il frale!, dalfiglio il padre; spesso Contaminato dellefeste il gaudio Dall'improvviso balenar dell'armi;E
la squilladiguerra annunziatrice Col (ier rintoccosoventerompea
Il dolce mattinar, edei giocondi Sereni estivigli amorosi canti.
—
Oh
che tivalgon le fioriteriveD'Arno
ele fonti de' tuoi verdi colli,Vaga
Fiorenza,e iceruli uliveti,E
lagioiade' tuoifulgidi soli,Se
ate d'intornosì crudel siaddensa Bujo d'affetti, edi vendette ed'odj Cotantamole
?— Ah
te, tepur
trascinaLa
riavertigin, che d'eterni duoli Fe' Italiaostel!— Deh quando
ila cheamore,
Dall'unoall'altro de' confinisui,Veracemente
regni, e tal che adegui Degli odj ilpondo
?Forseallorasolo Espiate saran le colpo antiche!—
Tu pur
fosti inquel turbine travolto,Tu
pure,oGrande;
egiovinetto ancora, Della tuapatria frale equestrischiere,Pugnar
traprimiCampaldin
tivide, Anelantedigloria.6— Oh
spentoalloraNon
eraancordellatuavita il raggio!6 Forse il piùardente allorde'tuoisospiri-36- Era
che a Lei, d'ognivirtùreina,Gon
quelde'prodi il tuonome
giugnesse;Ed
esultavi ne'perigli,eassiduo Tipremea
d'opree divalordesìo, Desìotremendo
ai dì ch'agitail fato Deltuo dolce terreo lidubbjeventi.—
Ahi, iroppo èvero, erafraterno il
sangue Che
sotto i colpidellaman
gagliarda Irrigavail terren!...E
dellacruda
Necessitàcerto frenica quelcore,Donde primo
e s)forte il grido uscio,Che
all'eterno abominio,all'ontaDannava
l'irefratricide eilV.
Dunque
gli èver? povero umano
core,Sempre
il disio diesser felice,sempre Fu
il piùcrudelde
tuoi tiranni;—
espesso Fin l'harapilo il piùgentil deivanti, Il serbar fedeauna memoria!
— È
vero,Dunque
gli èver!—
Poléo piùche
il doloreQuesta brama
tremenda; eTu,
odivino,Quasi
ti fossetroppo grave ilcarcoD'un
affanno immortai, eTu
tentastiUn
istantedeporlo 7Alme amorose
,
Oh non
piangete!... d'estàbassa valle S'Eitoccò ilfango, Eipur;...
seil divinlume
Digitizedby
Di quello spirtosi offuscò
un
istante Nell'ombravii diquesta frale argilla;Se
afarlo salvo,del terreo natioNon
bastò ileultoe l'almadisdegnosa,Ben
il potéo l'imagine, cheamore
Sì profondanelcor gliavea scolpita. 8Qual dopo
l'ore dellafebbre inerti Ilsignor del desertosi risente,E
iceppi infranti,onde
l'avvinsertrepidi Icacciator',che
il guatanoda
lunge,Fulmina
intorno de'grand'occhiillampo, E
quasi dellabreve onta aristoro, In lunghecorse dellesabbieardenti Divorai campi,ed
agita piùbaldaLa
gagliardacervice infaccia al sole;Tale siscosse l'AUighier, talsurse, Tal die lagenerosa
anima
ilvolo,E
sfolgoròdellavirtudc al raggio, Belladellavittoria,emaggior
fatta.'
Intorno aLui si alzar grandi le lulte, Grandial par disua possa;
—
ogni pensiero,Ogni
desir,ogn' impetodivenne
Espiazion dellacolpa,
ammenda
Dell'obbllo, pentimento
che non muore.
Di Beatrici.! ediFiorenza i santi
Amori
siconfusero inquel petto,L'un
dell'altro conforto ed alimento;II coraggiodelverl'unagì'infonde,
-38-
1/altra quel dellagloria.
—
Incede, e ilguardo Implacabilefulminadovunque
I codardi;agl'ipocriti nel core,
Siccome
slralda
espertaman
scoccalo, Fiero, imprevisto, acuto egli penetra,E ne scompon
le mire, ene
disvelaLe
libidini.Tuona
in fieri accentiLa sua
parola, e dindclcbilmarchio
Molte frontiellaimprime
e molte vite.—
I)innanzi a Lui,dall'oprereerimorsi, Arrossan volti, cui'I
pudore
è ignoto, Si chinan guardiinverecondi eaudaci;Parli
nemiche
econgiurate alsaugue Franco
il veggion tra lormovere
il passo, Però cheda
sè stesso Ei sifé' parte; 9 Infine al giornoche
siaddensi intero Degli odj ilnembo
sulsuo capo, e invidia IIsuo trionfo squallidoconsumi.—
VI.
Egli allora no andò.10
— La
dolce terra, Ov'Eglinacque, ove
le luciaperse, Lei,clfebbe
del suo corla miglior parte,Che
d'ognisuo pensier sublimeesantoFu
laprima
radice, il caro spirto;La
dolce terra,ch'Eid'amor
sìforteAma,
elo cui disdoro,elicui vanti Gli stanno in cor, quai dellamadre; —
dessa,-39-
Crudcl noverca dalsuo seno il caccia!
—
E
pur, Fiorenza, tanto onorti serbaLa
tua fortuna(oh
forsecriveggente?), Che
dicotantocsiglio lavergogna
Esserdovrà da
quellaluce vinta,Che
a torrenti su te fiache
riversi L'ira el'amor del tuo proscritto figlio!Egli
ne
andò.—
Pei cieli,onde
ripiove Tanto sulei sorriso, Eilungamente
Errò col guardo; iverdeggianti colli,Che
alei fan chiostra,Ei ricercòda
lunge;Videifastigi de1suoi tempi,
— muto,
Palpitante ascoltò l'eco deimonti
11
suon
ripeter delle squille usato.I viandanti, che
moveano
il passo In ver'Fiorenza, Egli scguiacol core,Da
sauta invidiapunto;—
aoh, dicea,-—
quellYarcheran
le tuesoglie!—
io forse,—
mai!» Cieca, ingratachiamolla,e nel gran petto Sicommosse
di forteira l'incendio;Ma
dalduolo fu vinto edall'amore.—
«
Cara
città, poiche quelcener chiudi!»Proruppe, e
larghe disgorgaro eardentiLe
lagrimea solcarquel voltoaustero.Viva
glisurse innanziuna memoria,
Nel deserto orizzonteunicastella;Ei le
mosse
all'incontro, e inlei fissando,Fu meno amaro
il pianto;— oh
Beatrice!—
Andonne,
ed ogni terra ov'Eis'accolse,-40-
Sacra
ha
l'improntadegli erranti passi.Quale un
dì per la culladi «quelSommo
«D'occhicieco, edivinraggio di
mente,
»Tra
le grechecittà snrsecontesa;E
in simil guisaoggi d'illustrigare Cagioneèilvanto d'aver pòrtoalcuno Kefrigcrio delgrande
Esule aidanni.VII.
Eccolo addursidalla mobil Siena Allarecente ghibellinaArezzo.
Ivi schietta amistadein fortenodo
Ad Uguccion
lo stringe11 (erauna
solaLa
lorbandiera, efu questa,e fìasempre D'amor
cagionnon
lieve).—
Alta lafama
D'Uguccion
suona; 11che tremendo
egli eraTra
i guerrierpiùprestanti, evalea soloLa
foga asostenerd'una
battaglia;Impetuoso
nellazuffa, eimmoto,
Di vastissimemembra
agli altri tutti Ei sovrasta delcapo,ealla gagliarda Personainusitate armifand'uopo:Ma
il fiero aspettotemperava un
raggio Difrancagioia, ed al sottile ingegno L'artedel favellarvenia seconda.E
aluid'intorno s'accogliealo sforzo Dei profughi,efremeano arme
lementi, Neldesio delritorno esagitate.E mentre
l'ardue s'apprestavan luttc, Della partecornuti nunzione venne
Ai Signor dellaScalarAUighiero;
E
gli aiutichiedeane,e n'ottenea.u
(
Chè
se il forteUguccion
erasiccome )e Ghibellini il braccio,Ei l'AUigbiero N'eralamente) — ma
fuinvano; avverse Degliesuli all'ardir volscrlesorti Combattute al Mugello:— ondei
redla Deluso,non
istanco; ete lasciava Tosto,omia
patria, cuigentileun
fatoPrepara
accòrtoa'di piùtardi, e icanti Ascoltarneammirata.— Oh non
precorra L'indocilMusa
i fasti alei sìcari!—
La
gran ruinach'Adige percosse Vide, evarjmutò
lochi csoggiorni.DellachinataGarisenda all'ombra Ei stette
meditando,
e largo attinse Dell'Antenorea
sapienzaai rivi.U,
fra imonti
di Luni, edove
alberga Trabianchimarmi
il Carrarese, Eivenne
Ospiteambito
alleleggiadrecase Dei Malaspina;ma
piùassai dilettoAmico,
e sacro ai lorocuori; e tanta S'ebbetra lordolcezza etanta pace,Che
ripigliò laquasiobblìtacetra,E, premio
invidiato, icarinomi
Vesti di gloria;chè
del par gli fervono, Suggello aiforti ed ai gentiliaffetti,-42-
Nell'acceso pensier gli estridivini.
"
L'AlpiEi varcò; l'avaraBabilonia,
.
Ove
il gran seggio trasmutassi, Ei vide;E
poiche
solo all'animaaffannata Figgergli avidi sguardi eraconforto Nelvolto austerodi scienza, eall'arduePalme
aspirar;dellememorie
in fuga, Corse di Franciail suol, e lefamose
DiLuleziacercò scòle,,s ov'Ei pure,Povero
egrande, edistupore obbietto,«Sillogizzòinvidiosi veri.
» E
veleggiar aquella Isolavolle, 10Che
sovra l'onda Atlantica siasside,E
le lutteveder,onde matura
In find'allor le sue splendidesorli Dei Britanni laliberacontrada.Vili.
Ma
dal nordicociel giùcalan l'aquile D'Arrigo,lungamente
disiate.—
Venne
invocatoa por sul fulvo crineLa
coronad'Italia. 17— Ah
l'infelice Fatta eraa
quell'inferma simigliante,«
Che non può
trovar posa insullepiume,
»
E con
dar volta ilsuo dolorescherma!» L'Esule eipure
esulta, eipur
vaneggia Nellasperanza,—
evisi affida,—
e riede.All'aspirardel dolce aérnatio
-43-
Fassipiùforte il battitodel core.
E
didolor, digaudio lo pcrcoleUn
brivido indistinto esentaposa;E
diebbrezza ineffabilecompreso,
Riudi dellasua.terragli accenti.—
Ma
dall'ospite Pisa invano Ei volgeCupido
ilguardo
diFiorenza ai colli;Che
l'incautafidanza ghibellina Ahi!ben
tosto fuvòltanegliamari
Pcosier'deldisinganno; eallorche
sparve L'estremo raggiodi silungaspeme, E
piùcocentee piùcrudel divenne Di quell'almal'assiduo tormento.—
E
tuallorl'accogliesti un'altravolta,0 mia
patriadiletta.—
Eccolo, il veggio Aggirarsi pensoso,ove
più lietoDe
1tuoi cicli ede
1tuoicolli il sorriso Si svéla;.... ah
forsericompor
gli giova, Entroilmesto
pensier, quelche rilraggi Della perduta sua Fiorenza aspetto! 11 E, sefama,non
erra, 19 udisti inprima Tu
, patriamia-, la piùsoave parte DelsuoCarme
divin; quellache tutta Della speranza nellaluce brilla;Che
delperdon
diDio si dolce parla;Che
dicelestimusiche
epietosi Voti risuona;ove
sì spessohan
loco Gentiliaffetti etenerememorie;
Dove
alfin lasuaDonna
Ei vede,Egli ode,-44- E
alfindisbrama
ladecenne
sete.Forse
che
il liropid'aer ei rosei vesperi,E
il verde sertodelle tuependici,E
i giocondidel tuo fiume susurri,Le
fragrante,isilenzj, l'armonia.Entro quelcordall'iraioacerbato, Dall'angoscia trafitto,indusser
nace?
Ma
difformeEgliè troppo, il disdegnoso, Dalla turba deimimi
edei giullari,Onde
sipiaceH
Sir,che
asé lo accolse.L'oscenacelia, il folle risoabborre,
E
l'adulataregia;eun
benefìcio, Cuinon sempre
circonda ilvel pietoso Dell'amistade,in peso èper
Lui vòlto.Ond'Ei
si tolse dell'csiglio i danni,E
povertà riabbracciò volente, Anziche
traquel vulgo umiliarsi.Ah
s'egli, loScaligero, se avesse Riveritanell'ospitesublime
.Sempre
l'animaaltera,ah
forsemai Da
lui partitonon
sarial'acerbo!.Forse di
qua
spiegato avrial'estremoSuo
voloal ciel,qua
forse poserìaLa
spoglia,che ombra
fece a tantospirto.Ove l'umbro Àpennino
è piùdeserto, Misero, èver,ma
sol disesignore,Vagar
fu visto, e d'Avellanaaiclaustri Chiederpace,sublime pellegrino.-io-
La.
maggior
della sorte,Egli ricusa Rientrarin Fiorenzaalduro
prezzoD'una
viltade; *'ela gigantevetta Del Catriaforse teslimon fu soia Di tantalotta;...
e sibanda
Egli stesso.Quante
volleerrabondoove
il sentieroÈ
piùselvaggio, dellestelleallume, E
sotto i dardidei merìggio, EiIunga- -mentc
rapito stassi,edei sublimi Pensierparte dalvoUo
gli traluce! .Speme
terrenaor piùnoipunge;
è solo, Solcontra tutto;ma che
vai?—
niegataSe
gliè la terra, ccieli eabissi EicorreE
vive nellamente
créatriceArcana
vita, e piàlibero intendeLa
pupillapossentein quel«sereno,Che non
si turbamai! »— Le sue memorie A
quellume
s'informano;—
ildisio Di mortale inceleste ètrasmutalo;Già
sciolto èilvoto dell'amor;—
l'antico Diquel pettosospiroha posa
alane;Dellesue vision la più sublime Ei
compie: — Oh
Paradiso!Oh
Beatrice!Ben
Ei dissediTe
quelche d'alcunaDonna
quaggiuso non fu deliomai! u —
Improvviso dall'Alpial
mare un
fremilo Corse,e pareangemere
intorno l'aure Consapevoli, ahi quasi,e doloroseChe
ditanta armonia,di sìdivina,-iG-
t*iù
non
sarieno in cielo apportatrici!—
Di
benigna
letizia diffuso, Inatto pio chinòla*fronte altera;E
alitoveracemente
ivi fu tratto,Ove
si spessoda
quest'ima
valle Deldesirosui vanni era salito.—
«Volgi, Beatrice, volgi gli occhisanti Al tuo fedel! »
— Oh
viva luceeterna,Oh
qualnotache
d'angelonon
sia, Tenterà renderTe
qualTu
parestiLampeggiando
suLui V immortairiso?•
IX-
0
\ipiùgranded'Italiacittadino,0
pregio eternosuo, per cuidapprima
«Mostròciò
che
poleala linguanostra, Dante,signordell'altissimocanto,Oh
narrarle tueglorie ioben
vorrei;.
Ma ove
parlano i secoli,che
valeLa mia
debilevoce? — E
disser mille Dell'ire tuemagnanime,
edel canto,E
dellamente
a trasvolar sortita Deimortali i confini e gli ardimenti;«
Me degna
aciònò io,nò
altricrede.Tu
misurigli abissi, edelcreato NellelatebreTu
lo sguardo figgi;D'invisibili
mondi
nel mistero Penetri, e scruti indagatoraudace-47-
FinlaGiustiziaeterna!
Oh
lamia Musa
Miti
armonie
sol tenta, emal
potria Dell'aquilaseguir glialteri voli, Tortore nataamormorar d'amore
Intorno al proprio nido!
— Oh donna
io sono,E
solmi
giovalapiù ascosaparte,La
piùgentil dell'anima tuagrande Trepidando indagar;—
*ol questoiochiesi,E non
fu il voto lievementeaudace;
• • Dell'altoamor, che
sìCavea
trafittOs Ridir tentai la possa, e qualeei fosse Al tuo genioimmortai fonte di vita Unico, primo.—
Oh
siveracemente
Di sè fe'lietequeste basse ajuoleColei
che
tanto amasti!•— Oh
chi 1 contende,Mai non conobbe amor;
e.perluimuta
.. .È
delcorla parola, e perlui spentaL'armonia
d'ogni bello, eilfreddo spirto, .In nebbia avvolto d'erudite.
ambagi,
.Più il ver
non
scerne!— Oh che mai
dettoavria, Dante, iltuo cor?Forseche
accettoil soloVanto
dell'iraavresti, oTu
fra quanti• Sciolser lavoceagl'inni il piùgentile?
Tu che
d'anticoamor
lagran potenza.Dopo
tantie silunghianni e dolori,
Sentivi quale ai primidi sereni;
E
all'acerba pietàde'suoirichiami Timoria
la-parola, erispondevi, . „.-48-
«Fuorisgorgando lagrime c sospiri
?» —
Ih Tu ben
saiche non
è tuttaspenta )ei gentili lafede, equal s'onori.ci cbe
Te
ritraeadella selvaggia Vita, eadduceali al dilettosomoole
Della virtù; Leiche
dalsuo beato Scanno scende pietosa,e piange,etrema
ionforse tardo sia 1soccorsoe il volo;
Ine
amico
suo tichiama,
ed obbliando Quasid'esser feliceeternamente,Manda
questod'amor
teneroprego:«
Lo
ajutasì ch'ione
siaconsolata. »Povero
il cor che quinon
senteil vero!Fu
all'immaginesua, cheTu
creastiLe
più gentili epellegrineforme
Deltuo pensier;efu diLeil'aspetto,Che adombrar
ti piacesti in tantee tante Soavi epure
d'angeli sembianze;Furo armonie d'amor
quelle,onde
lieti FeslideiSanti i radiosi alberghi;E
il portentod'un
guardo,che
sfavilla DiDio nellume,
elo rivibra,evintaTua
fralezzamortai, ti fapossente, Possente a sostener l'eternoriso....
Oh
quel portento chiconcetto avria,Se
dellospirtoun
di le piùriposte Sedi agitatenon
gliavesseun
guardo, Specchio adun'alma
dicelesti,tempre?
E
chi velatoavriasotto i sembiantiD'una
mortai l'altissima scienza,Che
di Dio parla,ove
di Dio l'imago, Più manifestache non
suolsi in terra,D'amor
airaggi vistonon
avesse Splenderda un
caro evenerato volto?Povero ilcor
che
quinon
sente il vero!—
Cosi ritrar diLei la
pura imago
Sapesseil canto, e risuonardovunque Amore
i petti affanna! ea
voi su tuttiSoave
torni ebenedetto,o figlie Dellamia
terra, odelmio
cor sorelle!Forse, o
m'inganno? ma
talorpermeizo
Ai misteridell'alma ilver balena, Quasi dell'avvenirsegno
epromessa
...Deh
chi sa quantimai
gentili spirti,A
sèmedesmi
inconscii, estanchi, e offesi, Scioglierpotrieno avoisublime
l'ali,Miseramente
inerti ea
terra prone, Solche un
angiol scontrassero pietoso,A
leisimile,ond'ionarrar tentai?—
Forse,o
m'inganno?
Vaticinjha
ilcore;L'aura
di Dio talorglispira intorno,E
ignote cosegli rivela....
0
voi, Voi quante siete, cuiconcesse Iddio Altrevitenutrir nellefeconde Viscere;se talornella segretaAlma
vicorse di quell'aurail fremito,E
seuna brama
trepida,una
gioja,-50- Una
speranza v'assali,non
forseA magnanimi
sensi, ad opre sante,A nóva
vita per noi surgerdebba La
Progenieche
è nostra,oh
ci conforti Allauna
fede!—
Yaticinjha
ilcore;Fra
i misteridell'alma il ver balena,...Forsedell'avvenirsegno e
promessa! —
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NOTE
1 «Era manianellanostracittàdegliuominiedelledonne, comeildolcetempodellaprimaverane venianellelor contrade, ciascuno perdistintecompagniefesteggiare.Perlaqual cosafragli altriFolco Portinarì, onorevole cittadino,ilprimodimaggioaveva iannivicininellapropriacasaraccoltiafeateggiare,infraliquali erailsopradetto Allighieri...«--Boccaccio,Vita di Dante, giusta l'anticocompendiopubblicatolaprima volta dalMusaiinMilano nel1809.
9 Allighieri Dante,l'itaNuova, Partt,$il.
3VitaNuo»a%Part.1,$$xi-xn-xvm.
4« Apparvea
me
una mirabilevisione,nellaqualeiovidr cose,che mifecero proporredinondirpiùdiquesta benedetta, inlinoaUntocheiononpotessipiùdegnamentetrattaredilei.E
divenireaciòiostudioquanto poaso, aiocom'ellaaaveramente.» VitaNuova,ParkM,%xuii.
5«.... Iotan toctu-in qoella battagliamemorabileegrandissima, chefuaCampaldino,luigiovine e bene stimatoaitrovò nell'armi, combattendovigorosamenteacavallo nellaprimaacbiera,dove portò gravissimo pericolo. LeonardoAretino,VitadiDanteAllighieri.
Quellabattaglia,incuifualtuttomortaedisfatta laparte ghi- bellina,fudataa'di18digiugno nel 1S89,comeriferisceDino
Com-
pagni.6LabattagliadiCampaldinoè,comesidisse,del1389.Beatrice moriil9digiugno del 1190. VitaNuova,Part.n, $ x»x.
-52-
7FilaNuova,Part.D,$xxxvi, esegg.--Purgatorio,Cantoxxx, cosiBeatricerimprovera Dante:
«Alcuntempoil«ottenni colmiotolto
;
Mostrandogliocchigiovinettialui, Meco'1menavain dritta partevolto.
SI tottocomeinsullasogliafui Dimiasecondaetade, emutaivita, Questisitolseame,e diessialtrui.
Quandodicarne a spirto erasalita,
E
bellezza e «irti cresciutam'era, Fu*ioaluimen
cara emcn
gradita;E
volseipassisuoipervianonvera, Imaginidibenseguendofalse, Chenullapromissiourendonointera.8« Si levònodi unaforteimaginazioneioma:
cW
miparca vedere questa gloriosa Beatriceconquelle vetlunenta san- guigne, colle qualiprimaapparveagliocchi miei;epanamigiovane insimileetade a quella, incheprimalaridi Alloraincominciai a pensare dilei;ericordandomenesecondo l'ordine deltempopassato, ilmiocuorecominciòdolorosamente a pentirsideldesiderio,al qualesivilmente t'era lasciato possedere alquantidicontroallaco- stanza della ragione.E
discacciatoquesto colai malvagiodesiderio, sirivolserolimìeipensamentituttiallaloro gentilissimaBeatrice.E
dico,ched*allorainnanzi cominciaiapensaredilei sicou tuttoil vergognoso cuore, chelisospirimanifestavano ciò molle volte...»--VUa
Nuova,Pari, u,$xt.9Paradiso, Cant.xvii,v.68.
A
tela bello«Averlifattapartepertestesso. »
Queste parolediCacciaguida,sebbeneaccennino propriamenteal tempodell' csigliodiDante,miparve poterriferireanchealtempo anteriore,siccome quellechebene rispondonoallasdegnosaed in-
10Dantefucondannatoaperpetuobandodallapatrianel1309, mentreera ambasciatore a Roma. Misembrò tuttavialicenzanon soverchia l'imaginarlo inveceinFirenze, nell'altodiuscirne esule;
comesperononavràUcciadipresunzione l'aver cercatodiadombrare
isentimenti,che dovettero alloracommuoverequellagrande anima.
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IlV.ilBalbo,Vita diDante, Lib. u, Cap i.
Ho
iogenerale seguitoquesto celebrescrittorenelnarrareicaai diDantein esiglio.13V.ilFeltro allegorico di Carlo Troia, citato ancheinBalbo, Lib. U, Cap.L
13 V.il Pelli,Memoriesloricheper servire alla vita diDante AUighieri, citatoancheinBalbo, Lib. u,Cap.I.
DantefuunaprimavoltainVerona; pressoBartolomeodella Scala;e,per quello chepare,come ambasciatore della sua parte, Tersoil1303;viritornò piùtardipressoCan Grande.
14V.ilPurgatorio,Cant Tilt,t.191elegg.
15 V.ilBoccaccio,Vita diDante,ilquale parla purediquistioni di filosofìaedi teologia,cheDantesostenne, con uniTersale applauso, allascuoladiParigi.
1GChe Dante abbia Tisitalo l'Inghilterra,nefafede ancorail Boccaccio,cheinnn'epistolapoeticaalPetrarcascrive,averDante Teduto Parisiosdudum,extremosque Britanno!.
17Arrigoviiimperatore preselacorona ferreaildidell'Epifania del1311, emoriin
Maremma
diToscananell'agostodel1313.Le
speranzeeidisinganni deiGhibellinisono narraliinDinoCompagni eGiovanni Villani. Della parte chev'ebbe Danteèmemoriain Boccaccio(filadiDante),einunaepistolalatinacheDanteme- desimoscrissead Arrigoil16diagosto del1311. --V. Epistole di DanteAUighieri editeeinedite,per curadiAlessandro TorriVero- nese,Livorno,1848,Epùt.tu.18
È
generale osservaiione de'viaggiatori,chel'aspetto diVerona moltissimoricordiquellodiFirente;edame
certo èassaicaroil fareco all'opinionediquestarassomigliantafralapatria nataledi Dante, e quella eh'eglisitolsein patriaadottiva.19 L'epocaprecisa,incuifucominciatoilPoemasacro,e incui fucompiuta ciascunadelleticCantiche,èassai dubbiaedisputala fraglieruditi.Laquale incerteua,rispettoallavrra cronologia del poema, sembraavere aTuto origine pelfallorifirilodalBoccaccio, che Dante, compostiappenaalcuniCanti, e prima ebe ciascunaCan-