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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.03 (1876) n.109, 4 giugno

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T TI MANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, RANCHI, FERROVIE. INTERESSI PRIVATI

Anno III - Voi. V

D om enica 4 g iu g n o 1876

N*. 109

Notizie etnografiche sul Brasile

De’ paesi oltre l’Atlantico, tranne gli Stati-Uniti dell’America del Nord, le cognizioni che si hanno nella comune degli italiani, sono scarse di molto. Alla California si associa per l’ordinario l’ idea delle miniere d’oro; il Perù, il Chili e tante altre repub­ bliche rammentano le continue rivoluzioni alle quali sono in preda ; qualche cosa più si conosce delle re­ pubbliche del Piata, a motivo degli italiani colà emi­ grati e che mantengono relazioni di famiglia e d’ in­ teressi colla patria; ma del Brasile si sa ben poco, non conoscendo di esso che imperfettamente la parte politica e quasi nulla la economica.

Per mala ventura l’Italia non è il centro mondiale delle transazioni commerciali, per cui ben pochi si danno il pensiero di indagare quello che sia la con­ dizione economica di un paese col quale scarsi sono ancora i rapporti e di recente data.

Però è nell’ interesse nostro che si diffondano co­ gnizioni maggiori intorno al Brasile, e ciò non solo perchè le nostre relazioni commerciali si allar­ gano sempre più, ma anche perchè gli emigranti che colà si rivolgono possano essere meglio illumi­ nati e consigliati.

Il Brasile è nell’America meridionale il paese più vasto ed arricchito dalla natura. La sua superfìcie secondo i calcoli di Humboldt sarebbe di 7,982,544 chilometri quadrati, ma il senatore Pompeu, scien­ ziato brasiliano, ne darebbe una di 12,634,447 chilo­ metri quadrati. Un calcolo però più recente limite­ rebbe ancora l’estensione ad 8,529,828 chilometri quadrati con uno sviluppo di coste per 7,920 chi­ lometri. Comunque sia, l’ estensione immensa di codesto impero sarebbe circa la quindicesima parte della superfìcie terrestre, la quinta del nuovo mondo e tre settimi dell’America meridionale. Paragonato alla Francia, il Brasile sarebbe più vasto almeno di quattordici volte.

Tuttavia la popolazione è ancora ben poca non dando le ultime statistiche che circa 12 milioni di abitanti dei quali 1,476,867 sono schiavi e un mi­ lione circa indigeni.

Ripartendo la superficie e la popolazione nelle

venti provincias dell’ Impero, si ha il seguente qua­ dro statistico, avvertendo però che la superficie è calcolata secondo i dati del Pompeu, e che la po­ polazione è indicata con cifre approssimative:

P ro v in c ie S u p erfic ie in c h il.q u a d . P o p o laz io n e

Am azzoni... . 2,874,960 100,000

P a ra ... . 1,742,400 350,000

M aranhào... . 696,960 500,000

P i a n b y ... . 457,580 230,000

C e a rà ... . 157,992 550,000

Rio Grande do Norte 87,120 240,000

Para hy h a ... . 113,256 300,000 P e rn a m b u c o ... . 194,582 1,220,000 Alagòas... 88,614 500,000 S erg ip e... 59,242 320,000 Bahia ... . 646,236 1,450,000 Espirito Santo . . . . 67,954 100,000 Rio de Janeiro . . . . 104,544 1,850,000 San P a o lo ... . 440,827 900,000 Paranà ... . 335,412 120,000 Santa Catterina . . . . 112,385 200,000

San Pedro do Rio

Grande do Sul . . . 358,499 580,000

Minas Geraes . . . 871,200 1,600,000

G o y a z ... . 1,132,560 250,000

Matto-Grosso . . . 2,090,880 100,000

Totali . . . 12,634,447 11,280,000

Ma di quanta popolazione non è capace un paese che ha provincie quasi tutte più grandi dell’ Italia, alcuna delle quali fino a cinque, sei e perfino otto volte! La popolazione è il bisogno primo di quella regione, ben poco giovando la estensione e le ric­ chezze naturali se la mano dell’uomo col lavoro non vi imprime il valore. E ben di ciò sentì la neces­ sita il governo brasiliano, che da parecchio tempo studia il metodo più efficace per attirare una c o r ­ rente spontanea di emigrazione la quale, se ben di­ retta, sarà di grande giovamento al Brasile e agli emigranti medesimi.

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666 L’ E C O N O M IS T A 4 giugno 1876 alle Amazzoni, cioè nella zona sotto al tropico, la

temperatura media è di 26 gradi, ma dalla capitale fino alla estremità meridionale del! impero, il calore decresce e il clima si fa sempre più dolce. ') Le provincie di S. Paolo, del Parana, di Santa Catte- rina, di S. Pedro do Rio Grande do Sul, e in parte quella di Minas-Geraes, sono pressoché uguali per clima alle nostre contrade, ed è pure colà che di preferenza si è rivolta in questi anni ! emigrazione europea. Ma non sappiamo per qual ragione, il più delle volte si fa del clima e della temperatura del Brasile un giudizio unico, inducendo confusione pari a quella che nascerebbe in noi se in un singolo giudizio si dicesse qual’è la condizione climaterica di quel tratto di regione che si estende dall’Egitto fino alla Russia. Nè minore confusione si fa riguardo alla salubrità, la quale in generale è perfetta e non è fatta eccezione che per le rive di alcuni fiumi e per qualche regionè bassa e paludosa, dove regnano le febbri. Anche la febbre gialla che venne impor­ tata nel 1849, non colpisce che qualche punto del litorale ed il rimanente del territorio è affatto im­ mune. ’)

R Brasile ha tre grandi bacini importanti e nu­ merosi secondari. Per estensione viene primo quello delle Amazoni, poi quello del Parana, indi quello di S. Francisco. Questi tre grandi fiumi coi loro tribù-, tari sono veri bracci di mare che si insinuano nel­ l’interno dell’America meridionale collegando fra loro vari Stati. Nel solo territorio del Brasile il fium e, delle Amazzoni coi suoi confluenti si presta alla na­ vigazione a vapore per 48,517 chilometri. Gli altri fiumi sono pure navigabili per centinaia e migliaja di chilometri. Il Tocantins e il suo tributario l’Ara- guàya sono navigabili per 5267 chilometri, e per 6,600 il ‘Madeira coi suoi confluenti. È facile il com pren­ dere come i mezzi naturali di comunicazione, che furono in ogni tempo le vie percorse dalla civiltà

e dal commercio, siano di immensa importanza eco­ nomica pel Brasile che per mezzo loro vede agevolato 10 sbocco di tanti prodotti che altrimenti non potreb­ bero essere trasportati dall’interno del paese.

Dato così un cenno generale della topografia dell’Impero, diremo ora brevemente delle ricchezze naturali del Brasile, passando in rapida rassegna i tre regni della natura, cioè l’animale, il vegetale ed 11 minerale.

Regno animale. — L ’immenso territorio dell’im­

pero, ricoperto da foreste vergini e di pascoli, è popolato da innumerevoli famiglie di animali, di cui parecchie servono al nutrimento dell’uomo. La fauna brasiliana è delle più ricche e svariate. Però le razze degli animali domestici non sono così sviluppate come in Europa e bisognano di miglioramenti. Incitamenti a ciò non mancano, e le frequenti esposizioni industriali hanno ccntribuito esse pure a migliorare la razza cavallina e 1’ allevamento delle più scelte razze di montoni. Il grosso bestiame potrebbe costituire una grande industria in tutte le provincie del Brasile, ma non ha preso ancora il suo principale sviluppo che nel Pianhy, Gearà, Rio Grande do Norte, Parahyba, S, Paolo, Parana, S. Pietro do Rio Grande do Sul, Matto Grosso, Goyas e nel sud di Minas-Geraes.

Si calcola che attualmente nell’ Impero vi sono 13,000,000 di capi di grosso bestiame rappresentante un capitale di 426 milioni, e la esportazione delle carni e del cuoio aumenta ogni anno.

Buona riuscita diede pure il baco da seta, da po­ chi anni introdotto nelle provincie meridionali, tan­ toché in quella di S. Pedro do Rio Grande do Sul già forma oggetto di esportazione.

Altro elemento di ricchezza non ancora sfruttato è quello della pesca. Le acque che bagnano il lito­ rale e quelle dei molti fiumi abbondano di pesci eccellenti, che servono al consumo ordinario di molte popolazioni, ma l’industria non se è ancora ') Nei luoghi dove ih calore è più forte, di rado si

eleVa al disopra di 36 gradi centigradi, ed è pure per eccezione se, nei luoghi più freddi, il termometro scende

a 3, gradi sotto zero. 1 < >•

*) Mentre noi scriviamo, la febbre gialla infierisce a Rio di Janeiro, ma è limitata a questa città, e a qualche altra del littorale, lasciando immune l ’interno del paese. E cotesto è l’andamento della febbre gialla c h e , originaria e endemica del golfo del Messico e delle grandi Antille, fu importata ad altri porti del- TAmerica del Sud , dell’Africa occidentale e talvolta perfino a Lisbona e Gibilterra. A Rio di Janeiro fu recata nel 1849 e d7allora in poi non si potè più estir­ pare radicalmente. Nel verno è latente, ma nella calda stagione cresce di ; intensità, degenerando poi, ogni 4 o 5 anni, in forte epidemia.: Quantunque malattia .cu- 1 rabile e non sia più tanto , micidiale come nelle prime invasioni, tuttavia flagella in.¡special modo le. classi;e• povere che abitano i porti di mare e che per l’o r i ­

nario vivono in luoghi malsani e si cibano male. Dai giornali che arrivano dal Brasile rileviamo però come il governo prese la lodevole misura di internare tutti gli emigrati che arrivano a R io, senza lasciarli comu­ nicare colla città. Stando alle ultime notizie, la ferro­ via don Pedro I I aveva, nel passato mese di marzo, trasportato nell’interno del paese circa 1500 emi­ grati.

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4 giugno 1876 L’ E C O N O M IS T A 667 impadronita in modo di farne un ramo importante

di commercio. Solo di recente si sono formate al­ cune società ed il Governo vien loro in ajuto accor­ dando alle Compagnie che esercitano la pesca i se­ guenti favori:

1° Una garanzia d’interesse non eccedente il 5 0[0 per un tempo non maggiore di 5 anni, sui capitali impiegati effettivamente nell’acquisito di barche, ed apparecchi necessari alla pesca, e nella erezione di locali destinati al servizio;

2° Una concesssione di terreni sulle rive del mare e nelle isole per costruirvi i locali;

3° Esonero per 10 fino a 20 anni : — da ogni tassa d’importazione sui materiali indispensabili al servizio delle Compagnie, — da ogni tassa di espor­ tazione e di consumo interno sul pesce salato o secco che sarà pescato e preparato dalla Compagnia,— dal servizio militare e marittimo per gli individui addetti al. servizio della Compagnia. Questo ajuto del Go­ verno ci pare anche soverchio.

.F ra gli animali selvaggi abbondano jaguar, scim­ mie, coccodrilli, serpenti a sonagli, struzzi, pappa­ galli e le più belle specie di farfalle e insetti.

Segno vegetale. — Per consenso generale, la ve­ getazione del Brasile è ammirabile e variatissima.

Nelle pianure, sulle montagne e sulle stesse sabbie delle coste si mostra vigorosa una flora che manda profumi di perpetua primavera e nelle foreste ver­ gini lussureggia una vegetazione di cui la penna male può descrivere le bellezze.

Gli Arabi del Golfo Persico dicono che colla pal­ ma si può costruire, approvigionare e caricare un bastimento; i brasiliani delle provincie di Cearà e di Rio Grande do Nord possono dire altrettanto di una specie di palma colà appellata carnaùba e nel linguaggio scientifico copernicia cerifera. Dalle ra­ dici di questa pianta si ha un medicinale simile a quello della salsapariglia ; il tronco fornisce legno buonissimo alla costruzione e agli strumenti musicali; il midollo ridotto in farina dà un alimento sostan­ zioso, e gustose sono le frutta ; si estraggono inoltre liquidi coi quali si formano gradite bevande; colle foglie si prepara una paglia che serve a parecchi usi e la cui produzione dà un valore di circa tre mi­ lioni all’anno, e finalmente le foglie producono una cera che si esporta pel valore di circa due milioni, oltre il consumo interno.

P e r le costruzioni navali e civili si trovano nelle foreste i legni più stimati, e per gli ebanisti i legni più belli e preziosi, quali il palissandro (Iacarandà) di cui si fa ìiha esportazione annua pel valore di più di tre milioni.

Ma è ben poca cosa in paragone della produzione. Il Prof. Agassiz, eminente naturalista svizzero che visitò il Brasile, scrisse che nel bacino delle Amazzoni la ricchezza di quelle foreste è qualche cosa di incal­

colabile che in uno spazio di terreno di mezzo mi­ glio contò ben H 7 specie di piante dal legno finis­ simo e dal colore più vivace. Ma che ne è di tanta dovizia? Ya quasi del tutto perduta per mancanza di industrie e di popolazione.

Abbondano le piante di cocco, di banano e altre che danno frutta deliziose e gomme elastiche. L’ espor­ tazione della gomma elastica ascese nel 1872 a 21,326,930 franchi, e questo è un prodotto il cui uso cresce ogni anno. Numerose sono le piante tes­ sili di ogni specie e così pure le medicinali, le oleose, le resinose ecc., che a volerle soltanto enumerare si occuperebbe troppo spazio.

Però la ricchezza maggiore del regno vegetale con­ siste ora nella cultura del caffè, della canna di zuc­ chero, del cotone, del tabacco, del grano e di pa­ recchi cereali sopra cui è nostro proposito di intrat­ tenerci parlando dell’agricoltura nel Brasile.

; Segno minerale. — Non Inferiore alla ricchezza degli altri regni di natura è pure quello minerale, trovandosi al Brasile le pietre più preziose ed i me­ talli più nobili. Inutile lavoro sarebbe però tanto a farne la enumerazione quanto a indicare i luoghi dove si trovano, per cui riteniamo più opportuno parlare di quei prodotti sopra cui l’ industria estrattiva è più sviluppata.

Il lavoro più importante nelle miniere del Brasile è quasi completamente limitato all'oro, ai diamanti e ad alcune pietre preziose che insieme a questi si trovano nei medesimi strati, come i topazi gialli, i berilli e alcune tormaline verdi conosciute col nome di smeraldi del Brasile. Il prezzo elevato di questi prodotti ne rende l’industria possibile nell’interno del paese, ma in generale la mancanza di via di comu­ nicazione si .oppone a che si estraggano ; altri mine­ rali è specialmente il ferro che abbonda in tutte le provincie.

L’ industria dei diamanti è estesa sopra parecchi punti dell’ Impero, ma in ispecial modo nell’ interno

della provincia di Bahia.

-Nondimeno anche questa industria è eccessivamente limitata quando si tenga conto della vasta estensione dei depositi diamantiferi. I diamanti di maggior va­ lore si trovano nella menzionata provincia di Bahia e in quella di Minas-Geraes; ma non mancano nelle provincie di Matto-Grosso, di Goyaz, del Pararla e di S. Paolo, quantunque quivi siano di minore gros­ sezza. Notisi però che l’estrazione dei diamanti è sot­ toposta alla concessione governativa ed è regolata dallo Stato.

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G68 L’ E C O N O M I S T A 4 giugno 1876 di Maranhao, di Bahia, di Fernambuco, di Parahyba,

di Cearà, e di S. Paolo; ed in questi ultimi anni il governo ha accordato parecchie concessioni per farne ricerca e cavarlo. Il sistema adoperato dalle compagnie inglesi e brasiliane per ottenere l’oro è di estrarlo dai fdoni; ma i particolari seguono an­ cora il metodo antico, cioè si accontentano di lavare le sabbie che provengono dalle roccie aurifere. Il Liais che scrisse di recente un opera voluminosa sulla geologia e sulla fauna del. Brasile, dice che è

enorme la quantità di filoni auriferi in tutto il ter­

ritorio, e se l’industria estrattiva non è sviluppata come lo potrebbe, è dovuto « all’incuria dell’ammi­ nistrazione, alla cattiva direzione dei lavori e alla mancanza di studi sull’ andamento dei filoni *). »

Noi crediamo pure che se l’ Industria mineraria fosse libera e non impastoiata a concessioni e rego­ lamenti governativi, si svilupperebbe più rapidamente e servirebbe anche di richiamo maggiore ai capitali esteri e ad un numero maggiore di braccia.

Senza parlare dell’argento, del mercurio, del ra­ me, del piombo e di tanti altri minerali, che pure vi sono iri grande copia, termineremo questa rapida descrizione con un cenno sul ferro e sul carbone fossile.

Senza tema di esagerazione si può dire che non vi è palmo di terreno che non contenga il ferro sotto alcuna delle sue molteplici combinazioni. Vi sono però luoghi dove questo metallo si rinviene , nella forma più stimata, come nelle montagne di Mi- nas-Geraes, dove miniereinesauribili contengono quello j magnetico e oligistico, reputato migliore anche di quello della Svezia e della Norvegia. In grossi filo­ ni si incontra pure nelle provincie di Alagoas, Cearà, Rio Grande do Norde, Parahyba e San Paolo ed in quest’ultima provincia il governo possiede il più im­ portante stabilimento metallurgico convertito in ¡scuola I industriale. Il ferro s’ottiene con metodo essai eco­ nomico a cagione delle vaste foreste che forniscono ( il combustibile e dei corsi d’acqua che danno la forza motrice 3). M a, come già si è detto, codesta industria del ferro, come quella degli altri metalli, j potrà raggiungere uno sviluppo importante solo quando ! si avranno maggiori e più rapidi mezzi comunica­ zione.

Il carbon fossile venne scoperto di recente nelle provincie di S. Pedro do Rio Grande do Sul e di Santa Catterina e già vi si costituirono alcune sob­ rietà inglesi per la sua estrazione. Però l’ industria

i) E. Liais. C lim ats, Gèologie, faune et gèogra- phie botanique du Brèsel. Paris, 1872, pag. 299.

s) Il summenzionato stabilimento metallurgico della provincia di S. Paolo, (Ipanema) possiede fo­ reste che misurano 66.51,5 ettari di superficie, le quali possono fornire 15 tonnellate metriche di car­ bone al giorno.

è ancora incipiente e dà solo la speranza che fra pochi anni codesto potente elemento d’industria con­ correrà ad aumentare la prosperità del Brasile. E a tal riguardo il Liais, parlando dell’utilità di que­ sta scoperta, scrive : Le fait essentiel est la quàlité et l’abondance du produit. La première, e’-est-à-dire la qualité, est pleinement satisfaisante, et l’abondance est tellement grande que le Brésil figurerà à l’ave­ nir parrai les pays les plus riches en houille » 1). Non dimenticheremo inoltre di notare che abbon­ dano nel Brasile gli schisti bituminosi, il salnitro, il salgemma, lo zolfo e numerose sorgenti di acque minerali e termali di diversa natura.

Da questo rapido cenno sulle ricchezze naturali del Brasile ognuno può convincersi che ben pochi paesi possono starvi a paro ; ma niuno poi deve cre­ dere che quello sia perciò un giardino delle Espe­ ridi, dove si colgano frutta d’oro senza fatica. E senza dire ora di alcuni difetti che possono essere nelle istituzioni e che certo influiscono a rendere lento lo sviluppo economico, termineremo con una osserva­ zione generale ed è che, per quanto la natura sia ricca, la famosa sentenza biblica che condanna l’uo­ mo a mangiare il pane col sudore della sua fronte non è convertita in sentenza di benedizione e di progresso se non quando colla fatica e col disagio l’uomo domina la natura.

’) Op. cit., pag. 206.

SITUAZIONE DEGLI ISTITUTI DI CREDITO

al 31 gennaio 1876

D al ministero di agricoltura e commercio ab­ biamo ricevuto il bollettino della situazione dei conti degli istituti di eredito pel mese di gennaio del corrente anno. Riassumiamo, secondo il con­ sueto, le cifre dei principali titoli di d ette situa­ zioni, distinte per ciascuna specie d’istituti, e m et­ tendole altresì in confronto con quelle corrispon­ denti alla fine di gennaio 1875.

Banche popolari. — A l 31 gennaio 1876 vi erano

in Ita lia 110 banche di credito popolare ; alla fine del mese stesso del 1875 non erano che 93. In un anno le banche popolari sono aum entate di 9. D u ra n te il mese di gennaio 1876 fu approvata la

Cassa di sovvenzione in Rieti, allo scopo di ese­

g u ire operazioni di credito popolare col capitale sociale di lire 65,000, diviso in 1300 azioni di lire 50 ciascuna.

Le cifre principali delle situazioni delle banche popolari al 31 gennaio degli anni 1875 e 1876 si riassumono come appresso :

1876 1875

Capitale nominale L. 37,819,380 L. 36,798,180

Capitale versato » 35,189,195 > 34‘232,280

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4

giugno 1876 L’ E C O N O M IS T A 669

Portafoglio L. 87,628,075 L. 74,986,407

Anticipazioni » 17,779,646 » 18,720,569

Titoli dello Stato » 22,833,505 » 16,818,483

Conti correnti attivi » 20,450,814 » 21,511,273

Conti correnti passivi » 87,183,113 » 99,595,731

Depositi a risparmio » 31,869,634 »

---Riserva » 9,152,762 » 7,832,269

Boni in circolazione » 707,129 » 7,313,068

Esam inando queste cifre si scorge facilm ente lo sviluppo delle nostre banche popolari. In fa tti nel capitale versato abbiamo nel gennaio 1876 un au ­ m ento di un milione di lire circa ; il portafoglio è cresciuto di quasi 13 milioni ; n ell’acquisto dei titoli dello Stato si riscontra un aum ento di oltre 4 milioni di lire. A riguardo dei conti correnti passivi è da osservarsi che nel bollettino del mese di gennaio del corrente anno si è tenuto conto separatam ente dei depositi a risparmio da quelli in conto corrente. Quindi riunendo pel 1876 le due cifre dei conti correnti e dei depositi a risparm io, si h a un totale che supera di circa 20 milioni di lire la cifra dei conti correnti del 1875. Il ritiro dei biglietti fiduciari ha progredito notevolmente e alla fine di gennaio del corrente anno le banche po ­ polari non avevano in circolazione che 707,129 lire di biglietti.

Società di credito ordinario. — Questi istitu ti di

credito che al 31 gennaio 1876 erano 114, alla fine del mese stesso del 1875 ammontavano a 121. Sono perciò dim inuiti in u n anno di 7. N el mese di gennaio scorso cessò di funzionare la Società

serica Comense, col capitale nominale di 2 milioni

di lire, che aveva sede in Como.

Ecco le cifre principali delie situazioni delle società di eredito ordinario al 31 gennaio de’ due anni in esame : Capitale nominale Capitale versato » Cassa » Portafoglio » Anticipazioni »

Azioni senza guarani. » Conti correnti attivi » Debitori senza class. » Conti correnti passivi » Depositi a risparmio » Riserva » Boni in cireolazione » 1876 L. 469,754,565 » 263,112,848 » 39,331,019 » 756,434,516 » 19,945,428 123,896,962 122,085,691 192,957,554 295,599,291 4,201,451 32,282,172 1875 L. 599,523,596 » 310,714,301 » 32,879,669 163,393,256 » 16,329,479 » 136,052,508 » 142,592,754 » 215,399,135 » 290,025,942 37,774,957 6,003,403 delle dimi-1,896,219

A lcune di queste cifre presentano

nuzioni nel gennaio 1876 a confronto del mese stesso del 1875. Le cause principali di questo fatto sono da attribuirsi, come è noto, ai falli­ m enti, alle liquidazioni ed alle riduzioni di capi­ ta le verificatesi nel corso dell’anno per diverse Società di credito ordinario. E da notarsi l’au ­ mento che si ha nel 1876 di oltre 3 milioni sulle anticipazioni, e quello di circa 10 m ilioni nei

conti correnti passivi, calcolando i depositi a ri­ sparmio. La cireolazione dei biglietti fiduciari è dim inuita di oltre 4 m ilioni di lire, ed alla fine di gennaio del corrente anno era ridotta a meno di 2 milioni.

Credito agrario. — A lla fine di gennaio 1876

vi erano nel Regno 14 Istitu ti autorizzati a fare le operazioni di credito agrario secondo la legge del 1869; all’epoca suddetta due però non fun­ zionavano. N el gennaio del 1875 erano pure 41 g l’istitu ti suddetti e parim ente due non opera­ vano.

Le cifre seguenti riassumono la situazione di queste istituzioni al 31 gennaio degli ultim i due anni. Capitale nominale L. Capitale versato » Cassa » Portafoglio » Anticipazioni ¡>

Boni agrari in circolaz. » Conti correnti passivi »

Biglietti a vista *> 1876 16,350,000 9,499,940 3,049,263 17,048,972 1,439,669 4,687,210 9,002,637 355,970 18 75 L. 16,250,000 » 8,827,185 » 4,700,350 » 14,064,437 » 1,911,698 » 4,537,130 » 8,165,781 » 2,317,529

Queste cifre confermano quello che più volte abbiamo accennato, che cioè il credito agrario non h a finora ricevuto alcun serio sviluppo fra noi, poiché l’operazione principale di questi Isti­ tu ti si riduce allo sconto delle cam biali, ed anzi si riscontra nel portafoglio u n aum ento di 3 m i­ lioni nel 1876. M erita di essere osservata la di­ minuzione di circa 2 m ilioni di lire che si ha nel 1876 nei b ig lietti a vista, e la cifra di lire 355,970 dim ostra a sufficienza come anche questi Istitu ti di credito abbiano proceduto con m olta attività al ritiro dei biglietti fiduciari che avevano messi in circolazione negli anni decorsi.

Credito fondiario. — L e operazioni di credito

fondiario sono eseguite da otto istitu ti. Le cifre seguenti riassumono le situazioni di questi istitu ti alla fine di gennaio dei due anni in esame :

1876 1875

Prestiti ipotecari L. 133,339,322 L. 116,188,899

Cartelle fond. in circol. » 133,680,500 » 116,479,500

Idem in deposito » 5,400,242 » 4,660,526

L’ aum ento di oltre 17 milioni di lire che a b ­ biamo nel 1876 sui p restiti ipotecari con am m or­ tam ento conclusi da questi istituti, accenna ad u n progressivo sviluppo nelle operazioni che h a n ­ no lo scopo di aiu tare la proprietà fondiaria.

Banche di emissioni. — Le situazioni delle sei

banche di emissione presentavano alla fine di gen­ naio le eeguenti cifre principali :

1876 1875

Cassa riserva L. 288,304,353 L. 332,851,281

Portafoglio » 302,935,113 » 378,410,983

Anticipazioni » 87,284,495 » 79,585,026

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670 L’ E C O N O M I S T A

A

giugno 1876 Nel portafoglio delle banche di emissione ab­

biamo nel 1876 una diminuzione di circa 76 mi­ lioni di lire e nel numerario in cassa e nella ri­ serva la diminuzione ascende a 44 milioni di lire. Nella circolazione si riscontra invece nel 1876 uno aumento di 47 milioni e nelle anticipazioni l’au­ mento è di 8 milioni di lire.

Società di Economia politica di Parigi

Adunanza del 5 Maggio 1876

Presidenza del Sig. G. Garnier segretario perpetuo.

Discussione sul sistema della tariffa generale, e su quello dei trattati di commercio.

Il signor Garnier Presidente dopo avere annun­ ziata la morte di Gabriello Lafond, uno dei più vecchi membri della Società, richiama 1’ attenzione dei due soci presenti alla riunione che fanno parte della Commissione del Bilancio sull’ insegnamento dell’Economia politica nella facoltà di diritto, e dice essere adesso giunto il momento favorevole di ripre­ sentare quest’affare nel seno della Commissione, per­ chè il signor Leone Say ministro delle finanze, non può esservi contrario, e il signor Waddington mi­ nistro dell’istruzione pubblica, che è animato dalle migliori intenzioni, non può non comprendere la portata dell’insegnamento economico.

I signori Vilson e Menier rispondono di farsi interpreti presso la Commissione del Bilancio, dei sentimenti della società, sentimenti che essi dividono completamente. Dopo altre comunicazioni di minore importanza si passa a discutere il regime della ta­ riffa generale, e quello dei trattati di commercio.

' Il signor Giorgio Renaud pone la questione che deve formare l’oggetto della discussione. Si tratta, egli dice,'di sapere se è preferibile di persistere nel sistema dei trattati di commercio ovvero se non sa­ rebbe meglio ritornare all’indipendenza delle tariffe. Si sa, egli soggiunge, che tutti i trattati di com­ mercio conchiusi dalla Francia vanno a cessare il 40 agosto 4877. Bisogna adunque rinnovarli. Ora tanto in Francia che in Italia vi sono degli spiriti illuminati, chè credono debbasi evitare di legarsi le mani, e conservare ciascuno la libertà di modificare le proprie tariffe secondo le proprie convenienze. M. Renaud non esita per altro a pronunziarsi categori­ camente in favore dei trattati di commercio, perchè secondo esso il più. gran bisogno del commercio estero sono la sicurezza, la certezza, e la stabilità. Il più piccolo cambiamento di tariffa, egli dice, può rapidamente trasformare un impresa vantaggiosa in disastro. Bisogna adunque mettere il commercio al coperto di queste variazioni che spesso dipendono dal capriccio di un ministro o dalla stanchezza delle assemblee. Terminando il suo discorso, il signor

Re-naud conclude, che v’è bisogno dei trattati di com­ mercio non‘fosse altro per garantirsi contro simili sorprese, che possono prodursi anche all’estero per ragioni analoghe. Bisogna, soggiunge, legarsi le mani, e legarle agli altri governi, sovente troppo avidi di fiscalità, e di tasse. Bisogna fare dei trattati per ga­

rantire al commercio esterno un certo numero di anni di stabilità, e di certezza, e per preservarsi dai tentativi dei protezionisti che si coprono adesso col pretesto dell’indipendenza delle tariffe per dissimu­ lare le loro speranze, e servirsi di questo sistema come di una arme potente per raggiungere se non la totalità, almeno una buona parte dei loro, desi­ dero.

Il signor M aurizio Block non crede che la que­ stione, sia tanto semplice, e che basti pronunziarsi in favore, o contro i trattati. Si è contrari ai trat­ tati di commercio sotto il pretesto che ciascun paese deve conservare la sua libertà, e che deve stabilire di preferenza una « tarifia autonoma » una « ta­ riffa generale » e ciò senza tener conto che dei propri interessi. La libertà è senza dubbio una bella cosa ma non bisogna dimenticare che la libertà della tariffa era domandata per l’addietro dai liberi scam­ bisti, mentre oggi è reclamata vivamente dai prote­ zionisti. Il signor Block, dopo avere osservato che ove i pubblici poteri sono animati da intenzioni li­ berali, la libertà è preferibile, mentre al contrario ove sono da temersi delle reazioni, il sistema dei trattati non deve dimenticarsi, conchiude dicendo che la questione dei trattati dipendendo dalle circostanze e dalle opinioni prevalenti, sia oggi il momento pro­ pizio di attuarli in quantochè il Governo francese è adesso eminentemente liberale, e la maggior parte degli altri Governi sono animati dalle medesime in­ tenzioni.

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4 giugno 1876 L’ E C O N O M IS T A

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contiene meno di 25 proibizioni. 11 signor Foucher

de Careib vuole frattanto che una tal tariffa generale antiquata venga messa in armonia con lo spirito più liberale dei trattati, e che vengano fatte alcune ri­ forme, abbastanza dimostrate, fra cui primeggia la sostituzione dei diritti specifici, o tariffe a peso, ai diritti ad valorem, sorgente di frodi.

Il signor Menier non è molto convinto di quello che è stato detto finora e vuole che le concessioni sieno fatte con benefizio d’ inventario, cioè che il li­ bero scambio sia bilaterale. Secondo esso, il mezzi più acconcio per indurre gli Stati Uniti a trattare sopra basi più liberali, si è dimostrar loro che si può fare a meno di essi.

Il signor Ernesto Brelay non è di questo avviso, perchè gli americani sono sicuri di avere altri sboc­ chi in Europa. Tuttavia spera che essi comprende­ ranno che le tariffe elevate sono loro dannose.

Il Signor Giuseppe Garnier osserva che se non vi fossero ragioni logiche, e veramente scientifiche da invocarsi, bisognerebbe pronunziarsi per una ta­ riffa generale, unica, uniforme da applicarsi a tutte le nazioni, più liberale che fosse possibile, cioè an­ tiprotezionista, e intelligentemente fiscale. Ma, sog­ giunge, bisogna tener conto dell’ opinione pubblica in generale, e di quella dei membri delle due Camere, la quale oggi è molto più avanzata di quello che fosse alla fine del Regno di Luigi Filippo, quando il protezionismo dominava il governo, e le assemblee, ed anco più spiccata di quello che era nel 1860, allorché l’ Imperatore praticò alcune riforme, che non mancarono di produrre affetti molto salutari. I pro­ tezionisti sono oggi contrarj al sistema dei trattati, e si pronunziano per una tariffa generale, e procla­ mano la libertà delle tariffe, cioè a dire la instabilità delle tariffe, fino al punto d’invocare « l’ indipendenza nazionale », per la ragione che ai nostri giorni, i trattati di commercio, anziché contrariare, sono favo­ revoli alla libertà commerciale. In questo stato di cose, egli soggiunge, i liberi scambisti debbono pro­ nunziarsi per il sistema dei trattati, perchè garantiscono la stabilità delle tariffe per un certo tempo, rassicu­ rano il commercio e impediscono le manovre, e i ritorni offensivi dei protezionisti. Quando i vantaggi della libertà commerciale, e gli effetti della riforma delle tariffe saranno meglio apprezzati, allorquando si sarà convinti che ciascuno Stato ha interesse a praticare la libertà commerciale con i paesi prote­ zionisti, anche al di fuori di ogni reciprocità, allora si potrà rinunziare ai trattati di commercio e far ritorno alla tariffa generale. Conclude finalmente col dire, che essendo diffìcile rendersi conto dello spirito che informa le due Camere recentemente elette, vai meglio attenersi al sistema generalmente accettato di rinnovare i trattati, anziché andare in traccia di una tariffa generale, unica, e uniforme.

Il Signor Federico Passy comincia col dire che qualunque sia lo scopo di un contratto, se limita per un certo tempo, e sopra alcuni punti la libertà dei due contraenti, non ne viene la conseguenza che quel contratto debba considerarsi come una abdica­ zione, una decadenza, da non permettere che un uomo geloso della propria dignità debba prendere impegni con altri, così prosegue : Avviene delle na­ zioni come degli individui. Non passa giorno che esse non compiano fra esse degli atti nel comune interesse. Esse regolano di comune accordo la pro­ prietà letteraria, l’ estradizione dei colpevoli, la po­ lizia dei m ari, la telegrafia, la moneta, i pesi, le mi­ sure e tante altre cose, eppure non se ne trovano male. Non vi è ragione, perchè esse non debbano regolare le questioni di dogana, e perchè fino al giorno in cui le frontiere saranno aperte a tutti, e la libertà dei forestieri definitivamente assicurata, esse non debbano con dei trattati in buona forma schivare degli attriti, che possono turbare le loro relazioni, e garantire reciprocamente gl’ impegni li­ beramente acconsentiti? Cobden, che non può essere sospetto di debolezza, non ha creduto rinunziare alla verità, facendola passare gradualmente nei fatti per questa via, e quindi senza peccare contro la fede libero-scambista, e neppure contro il patriottismo, si può seguire questa via, quando è buona a seguirsi. Il Signor Federico Passy dopo avere difeso i trattati di commercio da attacchi irreflessivi, e interessati, conchiude dicendo che nella negoziazione, e nella revisione dei trattati di commercio bisogna astenersi da ogni spirito meschino di gelosia, o di rappresaglia.

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672 L’ E C O N O M IS T A

4 giugno 1876 ha è vero diminuito, ma in proporzioni molto mi­

nori della bandiera Americana inquantochè la dimi­ nuzione è stata del 44 0|0, invece del 70, e oggi è di 35,75 invece di 31. L'inferiorità degli Stati Uniti deriva dal fatto che essi non possono costruire a così buon mercato come gl’inglesi, specialmente da che si è generalizzato l’uso delle navi ferrate. Il libero scambio permetterebbe loro di comprare a buon prezzo sia le navi, sia i materiali che servono alle costru­ zioni marittime. Il protezionismo toglie loro questa ri­ sorsa, e non permette dì mantenere la loro marina commerciale in quel grado di prosperità, che aveva raggiunto in un periodo precedente. Il signor Cla-

mageran, dopo aver notato che per una di quelle

alleanze contro natura, che sogliono spesso avverarsi nelle grandi crisi americane, la causa del libero scambio erasi trovata nel 1 860 collegata con quella della schiavitù, e la causa del protezionismo con quella della liberazione dei negri, conchiude dicendo doversi affermare sempre più sia per mezzo dei trat­ tati, sia per mezzo della tariffa generale, che la Francia persiste in quei principi liberali, frutto della esperienza, e della ragione, che danno sodisfazione a tutti gl’interessi legittimi, e contribuiscono alla buona armonia fra i popoli, e non fanno guerra che ai privilegi.

Il signor Rencmd dice che la marina francese non ha nulla che vedere con il libero scambio, Il male, secondo esso, sta nell’ iscrizione marittima, la quale durante trentacinque anni della loro esistenza, tiene tutti gli abitanti del littorule sotto la minaccia per­ petua di essere tolti ogni giorno ai loro affari, per servire sopra una nave dello Stato, e in tutte quelle formalità amministrative infinitamente mpltiplicate, che si collegano alla organizzazione stessa della iscrizione marittima.

Dopo avere notato che tutte queste formalità re­ cano ritardi più o meno deplorabili sia nella istru­ zione degli iscritti, sia nell’ esercizio delle loro fun­ zioni, e che un giorno di ritardo spesso per una nave vuol dire la perdila di una gran parte dei pro­ fitti realizzati nel corso del viaggio, il signor Rencmd così conchiude : 11 nodo della questione è questo. Bisogna abolire l’iscrizione marittima, e rimpiazzarla con alcuna di quelle combinazioni adottate per il reclutamento dell armata di terra. Se gli ammiragli grideranno che bisogna conservare l’ iscrizione marit­ tima, perchè necessaria alla salute del paese, e al mantenimento delle forze della marina militare, ri­ spondete di no, e dite loro che l’iscrizione marittima è un regolamento dei tempi passati, e che bisogna abolirla salvo a prendere quelle misure indispensa­ bili per assicurare l’esistenza di una armata di mare permanente, e delle relative riserve nel modo stesso che si pratica per l’ armata di terra. Come vedete il libero scambio non c’entra per nnlla, ed è affatto in­

nocente delle sofferenze della marina militare, che gli vengono imputate dai protezionisti, con uno scopo che i negoziatori nou debbono perdere di vista.

Fra i lavori presentati in questa riunione figura il seguente:

Società Adamo Smith. I l riscatto e l’esercizio delle strade ferrate. Prima serie di conferenze pub­

bliche.

RIVISTA ECONOMICA

P ro g e tto d i rifo rm a d e ll’ Incorni ta x a lia C am era d e i C o m u n i.— L a p ro d u zio n e d el c a rb o n fossile e d el ferro in F r a n c ia . — N u o v i ra g g u a g li in to rn o a l ce n sim en to d ella po p o lazio n e del- l ’ inpero tedesco. — I l m ovim ento d ella n a v ig a z io n e com m erciale m I ta lia n e l 1874. — U n a n u o v a p u b b licazio n e d el m in iste ro di a g r ic o ltu ra e com m ercio.

Nel piano finanziario del Gabinetto Disraeli fio-u-o rava un progetto inteso ad estendere le esenzioni

daìì’income ta x adesso esistenti, e questa proposta

fu discussa alla Camera dei Comuni nella seduta del 16 maggio. L’inconte ta x ha nel regime finanziario dell’ Inghilterra un gran numero di oppositori. Yi è una tendenza ad esagerarne gl’inconvenienti ed in ogni sessione parlamentare non si manca mai di re­ clamare delle riforme; ma i partiti sono così poco con­ cordi su questo argomento, e le lagnanze sono così poco concrete che non si giunge mai a capo di nulla e le cose rimangono sempre al loro posto.

Nello stato attuale delle cose Xincome t-ix esenta intieramente i redditi al di sotto di 100 lire sterline (2,500 franchi) quanto ai redditi da 100 a 300 lire sterline (2,500 a 7,500 franchi) li colpisce dopo una deduzione di 80 lire f2,000 franchi). Il progetto del signor Stafford Northcote cancelliere dello scac­ chiere in Inghilterra era di comprendere anco i red­ diti di 400 lire sterline o al disotto fra quelli che hanno diritto ad una parziale deduzione che egli vo­ leva si elevasse dalle 80 alle 120 lire sterline (5,000 franchi.

Questa proposta ebbe alla Camera dei comuni un’accoglienza molto fredda tanto sui banchi dei con­ servatori che sopra quelli dei liberali; la deduzione di 3,000 franchi dai redditi di 10,000 parve ec­ cessiva e la modificazione che si voleva introdurre nella legge fu respinta in seguito specialmente ad un discorso del signor Gladstone che dipinse con foschi , colori i pericoli politici delle esenzioni dall ’income ta x nelle quali sembravagli di percepire qualche cosa

J

che odorasse di socialismo. Quando verrà il giorno

per l’Italia di passar sopra a timori di questo ge­ nere che a dir vero non ci rendiamo conto come si possano concepire?

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rag-4 giugno 1876 L’ E C O N O M IS T A 673

giunse 17,039,547 onnellate. I bacini carboniferi

di Valenciennes nei dipartimenti del Nord e Pas-de- Calais occupano in questa produzione il primo posto avendo somministrato più di 6 milioni e mezzo di tonnellate ; vengono quindi i bacini della Loira che hanno dato 3 1[4 milioni, il bacino di Alais (Ardé- che e Gard) più di un milione é mezzo quello del Creuzot (Saone-et-Loire) e di Commentrie (Allier) ciascuno circa un milione. — La produzione del ferro greggio ha avuto invece un piccolo aumento avendo fornito 1,415,728 tonnellate nel 1875 contro 1,402,122 tonn. nel 1874.

Il dipartimento di Meurthe et Moselle in Lorena ne somministra una gran parte cioè un quinto circa della totalità: vengono quindi i dipartimenti della Sarthe del Nord e dell’Allier. La produzione del ferro lavorato variò dalle 768,436 tonnellate nel 1874 a 775,442 nel 1875. La manifattura dell’ acciaio aumentò da 214,457 a 231,637 tonnellate, questo aumento si verificò intieramente nell’ acciaio fabbri­ cato col processo Bessemer o Martin che sali da 194,276 a 231,467.

La popolazione dell' impero tedesco va assai ra­ pidamente aumentando come apparisce da un estratto dei resultati del censimento del 1875 testé pubbli­ cati dall’ ufficio centrale di statistica e di cui già facemmo cenno. ì) Al 31 dicembre 1875 il totale della popolazione ammontava a 42,757,812 abitanti. Al 51 dicembre 1871, epoca del censimento ante­ cedente erano stati contati 41,058,792 abitanti com­ prendendo le truppe allora stazionate in Francia. Si sarebbe dunque verificato in quattro anni un accre­ scimento di 1,699,020 abitanti ossia 1,01 per cento all’ anno. Nel quadriennio precedente cioè dal 1867 al 1871 la popolazione erasi accresciuta di 931,617 anime senza tener conto dell’ aumento avvenuto in conseguenza dell’ annessione dell’Alsazia Lorena e quindi in media l’ aumento era stato di 0,58 per cento all’ anno. Le ragioni principali di tale aumento consistono in una notevole riduzione dell’emigrazione e nell’accresciuta proporzione del numero dei nati sopra quello dei morti. L ’ aumento più notevole ebbe luogo in Sassonia dove la popolazione di due milioni e mezzo circa aumentò di 200,000 anime, con una media annua cioè di 1,92 per cento, in Prussia que­ sta media fu di 1,07. Una diminuzione nel numero degli abitanti ebbe luogo nel Meclemburgo in Lu- becca, Waldeck e nell’Alsazia-Lorena e ne fu cagione l’emigrazione che si effettuò quivi sopra una scala assai vasta, nell’Alsazia per motivi politici, negli altri luoghi a cagione dello stato assai depresso delle in­ dustrie.

*) V. Economista del 9 gennaio 1876, pag. 49.

L’ ufficio centrale di statistica presso il Ministero di agricoltura industria e commercio ha recentemente pubblicato un’importante volume statistico intorno alla navigazione dei porti del Regno durante Tannò 1874.

Il movimento della navigazione per operazioni di commercio nei porti del Regno fu rappresentato nel 1874 in cifre assolute da 235,456 navi della ca­ pacità complessiva di 24,029,473 tonnellate le quali si suddividono nel modo seguente; 57,560 navi di 7,580,317 tonnellate per la navigazione internazionale e 197,896 navi di 16,449,156 tonnellate per il ca­ botaggio interno. È naturale che quantunque il nù­ mero delle tonnellate di merci che hanno formato oggetto di commercio interno sia poco più del doppio di quelle relative al commercio internazionale il numero delle navi affetto al pr mo sia assai più del quintuplo di quelle consacrate al secondo. Nello stesso anno 1874 approdarono o partirono dai porti ita­ liani 1,136,987 passeggeri dei quali 137,549 prove­ nivano od erano diretti all’estero. Al numero sopra indicato di navi si deve aggiungere un’ altro movi­ mento di 27,648 arrivi e partenze per forza maggiore. Queste cifre raccolte con ordine, logicamente clas­ sificate, e analizzate in una serie di quadri e prospetti formati secondo un criterio molto razionale e molto chiaro danno con precisione la misura dell’impor­ tanza del movimento dei singoli porti italiani e del- Tentità del commercio fra l’Italia e le nazioni estere.

Al finire del dicembre 1874 èrano inscritti nei ruoli dei 22 compartimenti marittimi del Regno 199,240 uomini, dei quali 147,989 della categoria, dei marinai, e 51,251 degli applicati alle arti e in­ dustrie marinaresche. Durante Tanno 1874 il perso­ nale marittimo si è accresciuto di 5840 uomini.

Al cadere del 1874 le matricole del naviglio m er­ cantile italiano noveravano 10,929 bastimenti a vela ed a vapore della complessiva capacità di 1,031,889 tonnellate. Di essi i bastimenti à vapore erano 138; 34 in legno, 104 in ferro, di 52, 370 tonnellate e della forza di 21,811 cavalli.

Durante il 1874 si avevano 73 cantieri in attività, dai quali uscirono 413 bastimenti, dèlia capacità di 81,291 tonnel., del valore dichiarato di L. 26,467,706.

Riportando queste notizie non possiamo rispar­ miarci di encomiare la direzione generale di sta­ tistica per lo svolgimento che dà ai suoi studi e la cura che pone nelle sue nuove pubblicazioni.

E giacché siamo su questo argomento dobbiamo segnalare ai nostri lettori un altra pubblicazione pe­ riodica proveniente dal Ministero di agricoltura in­ dustria e commercio stata disposta dal nuovo ministro che regge quel dicastero. È il Bollettino bimestrale delle situazioni dei conti e del movimento dei

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674 L’ E C O N O M IS T A

4 giugno 1876 positi delle Casse di risparmio. Questo bollettino è |

diviso in tre parti.

La prima parte riproduce le situazioni generali dei conti alla fine del bimestre delle Casse di Risparmio tanto per le sedi principali, quanto per le succursali e per le affiliate. La seconda parte indica mese per mese il movimento dei depositi presso ciascuna delle Casse sopraenunciate. La terza parte comprende per provincie il sommario delle situazioni ed il riassunto del movimento dei depositi. Noi nutriamo piena si­ curezza che il dare pubblicità a queste cifre oltre ad offrire dei dati statistici assai interessanti non può mancare di giovare alla fiducia che è necessario godano presso il pubblico le nostre Casse di Risparmio.

SERVIZI POSTALI MARITTIMI D E L L A S O C I E T À ’ R U B A T T I N O La Società Rubattino, ha pubblicato il suo reso­ conto statistico del movimento merci e passeggieri nell’ anno 1875.

Detta Società esercita 5 linee, Mediterraneo, Egitto,

Indie. S

Sul Mediterraneo i battelli della Società fanno il servizio fra 14 porti, 12 italiani e 2 esteri Rastia e Tunisi, ed 8 scali.

Il movimento complessivo dell’ esportazione ed im­ portazione fra porto e porto fu di 52,858,604 kilo- grammi, del valore dichiarato, di L. 66,022,455 più 10,666,485 lire di numerario.

1 passeggieri imbarcati e sbarcati nei porti del Mediterraneo sommarono in totale a 73,572 dei quali 58,797 civili e 14,575 militari.

Sulla linea di Alessandria d’ Egitto i passeggieri in partenza dai porti di Genova, Livorno, Napoli, Messina sommarono a 1547, ed i ritornati a detti porti da Alessandria furono 1289, cosicché il movi­ mento complessivo dei passeggieri su detta linea fu di 2836.

Le merci esportate ed importate sulla linea di Alessandria di Egitto ammontarono a kil. 16,802,039.

La 3* linea dì navigazione alle Indie trasportò fra andata e ritorno 1176 viaggiatori e 22,313,495 kg. di mercanzia.

Da uno stato di confronto sul movimento comples­ sivo nel quinquennio 1871-1875 si rileva che sulla linea del Mediterraneo l'anno nel quale fu traspor­ tata maggior quantità di merci fu il 1874, l’ anno scorso scemava di 5,284,418 ki). e ia medesima di­ minuzione verificavasi quanto ai viaggiatori che fu­ rono 10,581 in meno.

Sulla linea dell’ Egitto T anno più prospero pel tra­ sporto delle merci fu il 1873, l’ anno decorso segnò però un aumento di 3,531,213 kil. sul 1874. I pas- seggieri scemarono di 16 rispettivamente al 1874.

La linea delle Indie ottenne invece il maximum nel quinquennio di movimento merci, ed un aumento sull’anno antecedente di 277 passeggieri, i quali però furono 65 in meno che nell’ anno 1872.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

L’Azione economica del Parlamento dal 23 Novembre 1874 al 25 Giugno 1875. — Studio li Eugenio Forti. Padova 1876.

È il terzo studio che l’egregio Forti va pubbli­ cando intorno all’ azione economica del Parlamento, e non possiamo non lodarlo di questo suo persistere in così utile impresa.

Egli incomincia dal riconoscere che le ultime elezioni politiche così combattute non potevano non esercitare una influenza grandissima non tanto sotto l’aspetto politico ed amministrativo, ma benanco, e forse più, sotto quello economico e finanziario. La pubblica opinione si era manifestata nel senso che non si avessero ad accrescere le angustie presenti e che le spese si avessero a considerare più con criteri fi­ nanziari che con criteri politici.

Di qui il concetto divenuto dominante che a ogni nuova spesa debba corrispondere una nuova entrata e che le imposte non si abbiano a moltiplicare, ma debbasi invece chiedere un aumento di entrate allo sviluppo naturale di quelle esistenti. Che se, stante il tempo perduto nella verifica delle elezioni, per ora T azione del Parlamento fu piuttosto negativa, l’egre­ gio A. confida che non mancherà in seguito l’opera paziente delle riforme, alle quali speriamo che si ponga mano senza precipitazione, ma senza indugio.

L’A, ritiene che da uno studio imparziale emerga la conseguenza che si è fatto un progresso verso l’unità morale ed intellettiva. Nella discussione dei bilanci la Camera mostrò maggior sobrietà e senno pratico che negli anni precedenti.

Premesse queste considerazioni, TA. passa, seguendo l’ordine consueto, a tener discorso della discussione relativa ai bilanci dei tre ministeri in cui prevale il carattere economico, quelli cioè dei Ministeri d’Agri­ coltura e Commercio, delle Finanze e dei Lavori pubblici, poi di quelli concernenti gli altri Ministeri nelle loro relazioni coll’economia nazionale; accenna infine alle principali leggi d’ indole economica de­ liberate nello scorso anno dal Parlamento.

Mano a mano che egli riferisce qualche proposta di legge, riporta anche i punti culminanti delle di­ scussioni relative, il che torna opportuno per tutti coloro che non le seguono regolarmente negli atti del Parlamento. Soltanto ci permettiamo di fare una

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4 giugno 1876

e anche del modo impiegato a raggiungerlo, non possiamo fare altrettanto della maniera colla quale talvolta espone le opinioni che non hanno il suo suffragio. Certo che siamo ben lungi dal contestar­ gli il diritto di scegliere fra le varie sentenze; però ci pare che alla serietà di un lavoro, che egli di­ chiara alieno da amori o da ire di parte, gioverebbe nna maggiore tolleranza verso le opinioni che l’ A. non divide. Diciamo questo in generale, anche quando si tratta cioè di opinioni che noi non sapremmo ac­ cogliere al pari dell’egregio autore.

Inutile il dire che su vari argomenti speciali non possiamo andare d’ accordo. Egli assume la difesa di tutte quelle proposte, che a senso nostro avevano il difetto di esagerare 1’ ingerenza dello Stato, e, per dirne una, si compiace che in materia di boschi l’on. Yalperga di Masino rincarasse sulle disposizioni ap­ provate dal Sanato del Regno e annunziasse che « le foreste formano una eccezione al principio univer­ salmente riconosciuto rispetto ad ogni altro genere di proprietà. » Peccato che egli alla pari dell’on. re­ latore non sappia darci alcuna spiegazione plausibile del fatto non impugnato nemmeno dall’on. di Masino, il fatto cioè che nelle provincie ove esiste il sistema della libertà, i boschi sono in miglior condizione che nelle altre, e non ci dimostri la seria applicabilità della proposta di legge colle sue disposizioni vessa­ torie e coi suoi eserciti di guardie e di ispettori.

Non rileveremo neppure le solite accuse ai seguaci della scuola liberale, dipinti sempre come gente che si compiace di starsene colle mani alla cintola, con­ tenta di lasciar fare e passare, e che ha un sacro orrore per lo Stato. Al giorno d’ oggi queste propo­ sizioni sentono troppo la rettorica.

Del resto si persuada l’ egregio Forti che noi siamo ben lungi dal contestare i pregi del suo lavoro, che anche altra volta abbiamo lodato. Abbiamo voluto soltanto dire aperto l’animo nostro, perchè amici come siamo innanzi a tutto del bene del paese e del progresso della pubblica economia, ci sembra che all’uno ed all’altro giovi il mantenere quella calma che non offusca il giudizio e il considerare le opi­ nioni avverse con quella temperanza e con quella imparzialità, che sono i caratteri della vera scienza.

RIVISTA PARLAMENTARE

---3 Giugno

Nell’ incertezza che regna tuttora circa alla gra­ vissima e capitale quistione dell’ assetto ferroviario, la Camera continuò nella decorsa settimana ad oc­ cuparsi con lodevole alacrità, di altri argomenti di minor rilievo ma pur sempre assai importanti.

Senza parlare di tutti, che troppo lunga e iuutile ne sarebbe 1' enumerazione, ci limitiamo a dire

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che coki di quelli che ne sono maggiormente me­

ritevoli, fra i quali non ultimo è certo il progetto modificativo della legge sui contratti di Borsa. Questo progetto, di cui abbiamo già dato un cenno ai nostri lettori, ispirato a principi più retti e più liberali di quelli contenuti nella legge del 1874, doveva incon­ trare ed incontrò di fatti l’approvazione della Camera del che siamo i primi a rallegrarci. Solamente la nostra gratitudine per Fon. Maiorana che fu l'in i­ ziatore di una così opportuna riforma sarebbe stata anche maggiore, ove col nuovo progetto, si fosse provveduto a colmare quelle lacune, che si lamen­ tavano nella antica legge, e che malgrado quella, sussisterebbero ancora per l’avvenire, ove a ciò non si rimedi, quando il progetto stesso verrà in discus­ sione davanti alla Camera Vitalizia. Ma di questo se ce lo consentiranno il tempo e lo spazio faremo oggetto di speciale studio.

Un altro progetto, importante e pure approvato, fu quello presentato dall’ on. Ministro dell’ Interno, per la pubblicazione di un Bollettino degli annunzi ufficiali, e giudiziari che dovrà farsi in ciascuna pro­ vincia, rimanendo in pari tempo abrogato 1’ attuale sistema, di concedere in appalto tali inserzioni ai vari giornali politici; riforma anche questa che l’ o­ pinione pubblica reclamava già da qualche tempo perchè evidentemente richiesta dalla stessa dignità ed indipendeuza della stampa politica qnotidiana.

Fu pure approvato con lievi modificazioni il pro­ getto per organizzare la milizia territoriale e comu­ nale e finalmente nella tornata i ’ ieri, fu aperta la discussione intorno al progetto dell’on. Negrotto per 1’ istituzione dei punti franchi. Noi abbiamo più volte manifestato il nostro modo di vedere, (e i let­ tori dell’ Economista sanno quale sia) circa a que­ sta grave questione.

Vedremo ora cosa deciderà il Parlamento. Oltre a queste poi, come già accennammo, furono trattate molte altre questioni di secondaria impor­ tanza e secondochè accade in tutti gli intervalli di tregua parlamentare furono, con varia sorte, svolti non pochi progetti dovuti all’ iniziativa dei singoli deputati.

Anche i gravi avvenimenti politici che si matu­ rano in Oriente, richiamarono come è ben naturale 1’ attenzione della Camera, senza però che l’on. Me- legari potesse (e ciò pure era previdibile) fare al­ cuna esplicita dichiarazione in proposito. Del resto ancorché lo avesse fatto noi avremmo dovuto limi­ tarci ad emettere il voto, che pur sempre espri­ miamo, quello cioè che gli interessi della civiltà e della umanità possano trovare la loro legittima sod­ disfazione in un pacifico componimento.

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67C L ’ E C O N O M IS T A

RIVISTA DELLE BORSE

F ir e n z e 3 Giugno

Nelle ultime ore del sabato dell’ antecedente set­ timana giungeva la grave notizia che la flotta in­ glese era partita per la baia di Besika, e contempo­ raneamente il listino di Parigi ci portava un ribasso di 50 centesimi sul 5 0|0, di 53 sul 5 0¡o e di altri 25 centerimi sul nostro consolidato, che era perciò tra­ collato a 71, 30. Le modificazioni al memorandum proposte al Ministero inglese dalle corti del Nord non avevano per nulla attenuata la tensione della situazione. Nè la mutarono i dispacci di Costanti­ nopoli i quali affermavano essere stati completamente sottomessi gl’ insorti Bulgari.

A queste complicazioni se ne aggiungeva un'altra speciale per l’Austria, cioè il provvedimento preso dalla Banca di Germania di escludere dallo sconto i valori austriaci ed ungheresi.

I rapporti tra Germania ed Austria essendo stret­ tissimi, negoziandosi alla Borsa di Berlino quasi tutti i principali valori austriaci ed ungheresi, ognuno può di leggieri scorgere, come a lungo andare, detti valori debbano rientrare nell’ impero austriaco, e subire perciò gravi deprezzamenti.

In questa speciale situazione politica economica, che venivasi delineando, la Borsa di Vienna segnava gravi ribassi sulle sue rendite, tanto metalliche come cartacee, cadute la prima a 68,60, la seconda a 64,60 ed un rincalzo nell’ aggio delle divise su Francia ed Inghilterra e sull’oro.

Sul 5 0[0 austriaco gravita una ritenuta del 46 0[0, 5 lire ragguagliano pertanto L. 4,20 nette, equiva­ lenti al prezzo di circa 70,88 della rendita italiana in oro, ed a quello di 66,75 per la nostra rendita quale si negozia sulle nostre piazze in carta. La rendita del giovane regno d’Italia si negozia pertanto con van­ taggio sul mercato di Parigi, Londra e Berlino e con un soprappiù di circa I I punti,sulla rendita austriaca, nel proprio territorio.

Riportandoci alla situazione politica della scorsa settimana, essa apparve subito meno tesa; le gravi depressioni dei valori francesi, non solo si fermarono, ma su di essi si appalesò alquanto di ripresa, in seguito alle speranze ridestatesi di un definitivo ac­ cordo delle Potenze e dell’adesione dell’Inghilterra, su­ bordinata alle modificazioni dal lei volute sui punti controversi, ed il ritardo frapposto alla presentazione del memorandum alla Porta, onde aspettare le de­ cisioni del gabinetto di S. Giacomo.

Miglioravasi ancor più la situazione nel martedì sera in seguito ad una grave notizia, la quale se non era affatto impreveduta, non si pensava potesse così

presto verificarsi.

La detronizzazione del Sudano e la proclamazione del suo nipote, si può considerare ora come un

col-4 giugno 1876 po di mano dell’Inghilterra. Quest’avvenimento non scioglie in modo alcuno la questione orientale, ma ne ritarda lo sviluppo. Le potenze sottoscriitriei del

Memorandum hanno infatti riconosciuto necessario

un nuovo scambio d’idee in merito a nuovi accordi. Il temporeggiare la soluzione di una così grossa questione, venne considerato dalle borse sotto il più lusinghiero aspetto. L’avvenire ci dirà se col ritardo frapposto alla presentazione del memorandum si tro­ verà modo di formulare proposte che possano riu ­ scire accettevoli all’Inghilterra, alla Turchia, ed alle insorte popolazioni cristiane.

Constatiamo frattanto che l’ elevazione di Murad effendi la quale, si crede non possa peggiorare la situazione della Turchia, venne salutata con un rialzo di 35 centesimi sul 3 per cento e di 60 sul 5 per cento francese alla Borsa di Parigi, e con un rialzo di 4 o 5 franchi sulla rendita Turca.. Le borse tutte accolsero con rialzi la diffusa notizia, tolta quella di Vienna, che non si commosse a gioia, anzi a tale notizia rispose subito con un pronunziato ribasso, l’indomani però obbediva anch’essa alla corrente ge­ nerale, seguendo gli impulsi del rialzo.

Il nuovo Sultano si vuole abbia acconsentito a ri­ formare radicalmente l’amministrazione, accordando una specie di costituzione, e di abolire la spesa in­ sopportabile per le finanze turche degli harem, ma sono buone idee che forse non potranno attecchire al presente, e che come già tante altre riforme pro­ messe dai suoi antecessori, verranno sbugiardate dai fatti.

Finora non ci consta altro di certo se non che, la ferma intenzione del nuovo governo di mante­ nere l’ integrità dell’ impero ed i poteri della Corona, perciò la ferma volontà di domare T insurrezione.

Fatte queste considerazioni, e riportandoci ai prezzi fatti nella borsa di Parigi sui vari valori, no- • tiamo che il 3 0|0 dal prezzo di sabato 27 marzo di 66,82 raggiunse quello di 67,80 nella riunione di giovedì e ieri di nuovo in ribasso, a 67,57.

Il 5 0[0 da 103,87 si elevava a 104,72 con ac­ centuazione al ribasso sul 104,57, sui prezzi di ieri. La rendita italiana che come sopra si disse era caduta in detto giorno a 71,30, otteneva quello di 71,90 giungendoci il suo prezzo di nuovo in ribasso a 71,50.

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