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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.03 (1876) n.121, 27 agosto

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECO N O M ICA , F IN A N Z A , CO M M ERCIO , BA N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno III - Voi. VI

Domenica 27 agosto 1876

N. 121

L a S c h i a v i t ù n e l B r a s i l e

E

LE LEGGI DI EMANCIPAZIONE

(C ontinuazione e fine. Vedi \ 120 )

Colla legge del 7 novembre 1831 furono dichia­ rati liberi tutti gli schiavi che fossero stati impor­ tati nell’Impero, e comminate pene a coloro che aves­ sero fatto la tratta dei negri. Ma questa legge, al pari di tante altre di ugual' natura promulgate in quell’epoca da molti Stati, approdò a ben poco, e la tratta continuò come prima non mancando i mezzi per introdurre di nascosto i nuovi schiavi nelle pian­ tagioni.

A mettere riparo a tale stato di cose fu mestieri dell’altra legge del 4 settembre 1850, colla quale si vietò più efficacemente il traffico degli schiavi africani. E, se devesi giudicare dai risultati, è piut­ tosto da questa legge che ebbe principio la gra­ duale estinzione della schiavitù, poiché, fatta ese­ guire con maggior vigilanza e severità, riuscì infatti a troncare una delle radici principali della istitu­ zione. Però dobbiamo anche dire che verso il 1850 l’opinione pubblica aveva già cominciato a mostrarsi seriamente avversa alia tratta, mentre prima le era favorevole; e ciò spiega, più che ogni altro argo­ mento l’efficacia diversa delle leggi del 1831 e del 1830, poiché, come ben disse Tacito » quid leges sine moribus?

Impedita l’importazione, il numero degli schiavi diminuì rapidamente e mentre nel 1850 c’ erano, come si disse, più di 3 milioni di schiavi, nel 1871 non se ne calcolavano più di due milioni.

Ma, se il Brasile si fosse fermato a questa legge chi sa per quanto tempo la schiavitù sarebbe con­ tinuata, alimentata dalle nascite; anzi si avrebbe potuto credere che le leggi del 1831 e del 1830 non avessero avuto altro scopo che di proteggere la procreazione e l’allevamento locale. E ciò fu scritto da taluno. Ma a tal proposito è forse opportuno ri­ levare come fenomeno dello Stato servile che le morti superano di gran lunga le nascite anche dove il trattamento degli schiavi è più umano che altrove.

AI Brasile, mentre le nascite non erano che del 2, 3 per cento, le morii salivano al 4, -1 per cento. Nell’occasione che si discusse al Brasile l’ultima legge del 1871 fu notato che le schiave non erano più così ignoranti come quelle che per l’addietro veni­ vano dall’Africa; ora aspiravano tanto alla libertà che, reputando infelicità la schiavitù dei loro figliuoli cercavano abortire o li trascuravano nelle malattie, preferendo l’ ira del cielo a quella del servaggio loro. E le cose giunsero a tal punto che nel 1834 parecchi proprietari invocarono provvedimenti dal Governo. Altri però, ebbero la felice ispirazione di dichiarare formalmente alle loro schiave che avreb­ bero emancipato i loro figliuoli quando fossero per­ venuti ai 25 anni, e con ciò ottennero una notevole diminuzione nella mortalità dei bambini.

Tuttavia, ammesso pure che, per le scarse nascite in confronto delle morti, la schiavitù s’andasse stre­ mando, essa avrebbe durato ancora per molti e molti lustri se colpo più efficace non fosse venuto dalla menzionata legge del 28 settembre 1871.

Tutti gli uomini più eminenti del Brasile, e l’Im­ peratore più che ogni altro, vedevano che nell’abo­ lizione della schiavitù era impegnata la dignità del paese. E nelì’intendimento di trovare una soluzione all’arduo ploblema, D. Pedro II inaugurando il Par­ lamento, tanto nel 1867 che nel 1868, insistè nel richiamare l’attenzione delle due Camere sul modo di abolire graduatamente la servitù. Nel medesimo anno 1867 fu posto allo studio un progetto di eman­ cipazione del quale si era occupato il Consiglio di Stato; ma, qnando quel progetto si doveva pre­ sentare alle Camere, avvenne un mutamento mini­ steriale che ritardò ogni cosa. Frattanto nel 1869 per tutelare le famiglie degli schiavi, fu proibito me­ diante legge, ai padroni di separare i coniugi ed i figli minori dei 15 anni.

Finalmente nel 1871 venne presentato dal mini- - stero, presieduto dal sig. Visconte di Rio Branco, un progetto che divenne poi la legge colla quale venne proclamato il ventre libero, ovvero, la libertà dei

nasctiuri. *

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258 L’ E C O N O M IS T A 27 agosto 1876 sero anche agli argomenti più strani, sia per soste­

ner una causa già perduta per sempre; sia per ri­ tardare ogni provvedimento. Alcuni dissero perfino che lTmperatore, coi discorsi del 1867 e del 1868 e col progetto presentato nel 1871, avesse voluto esercitare una pressione illegale sul Parlamento ; ma a costoro ben fu risposto dall’ eloquente senatore Salles Torres Homem col dire che se ciò fosse stato, il Brasile si avrebbe potuto paragonare ad uno Stato asiatico e semibarbaro cui fosse stato mestieri di un genio superiore per trascinarlo alla libertà. Il dispetto dei nemici della riforma non lasciava loro vedere come la censura fatta a quel dotto Monarca pel so­ stegno morale dato ad un grande progresso, non faceva che innalzarlo maggiormente nella pubblica estimazione, mentre gettava un disprezzo non meri­ tato nel popolo brasiliano.

È riconosciuto infatti che Tanima deli’emancipa zione servile nel Brasile fu l’Imperatore, il quale con indefessa perseveranza si pose a capo di questa grande riforma; ma vi cooperò efficacemente anche ì’opinione del paese sostenuta da valenti oratori.

Leggendo la discussione avvenuta nel Parlamento brasiliano nell’occasione di tal legge, non si può a meno di sentire simpatia per quegli uomini illustri che combatterono tutti i sofismi posti in campo dai bassi interessi camuffati dallo sterile desiderio del meglio per respingere il buono. Essi avevano un buon argomento fra le mani e, quantunque si po­ trebbe ripetere quanto disse Alessandro Magno al­ l’oratore Callistene il quale parlava eloquentemente del valore dei soldati macedoni « la vostra elo­ quenza non mi sorprende, le buone cause offrono sempre buoni argomenti » il merito però non è con ciò diminuito, poiché il più delle volte non riesce facile alla verità di vincere l’errore.

L’articolo 1° della legge del 28 settembre 1871 dichiara liberi tutti i figliuoli di donna schiava nati dopo la data di quella legge. Questo principio della libertà del ventre, adottato già in altre colonie prima dell’abolizione definitiva della schiavitù, preclude ogni adito all’accrescimento degli schiavi e tutte le ge­ nerazioni venture saranno libere per diritto. E quale risultato siasi ottenuto da questo articolo primo, si vedrà dalla seguente tabella che indica il numero dei nati da madri schiave nel periodo che corre dal 28 settembre 1871 al 50 aprile 1871; avver­ tendo però ebe diamo il resultato di sole dieci pro- vincie :

Provincie Maschi Femmine Totale

Capitale 1,511 1,509 5,020 Amazoni 49 oO 99 Cearà 1,924 1,935 5,859 Alagoas 1,698 1,672 3,370 Sergi pe 1,894 2,032 3,926 Espirito-Santo 1,198 1,249 2,448 Rio de Janeiro 15,899 15,990 51,888 San Paolo 9,307 9,252 18,559 Paranà 525 484 1,009

Rio Grande do Sul 4,781 4,757 9,538

Matto-Grosso 226 243 469

39,012 39,173 78,185

Però come modificazione all’ articolo primo è detto

che i nascituri rimarranno sotto l’autorità del pa­ drone delle loro madri fino agli anni 8, coll’obbligo in costui di mantenerli. Raggiunta questa età, il pa­ drone avrà la scelta o di approfittare del lavoro di questi minori fino agli anni 21, ovvero di accettare un indennizzo corrispondente a 1500 lire italiane circa; ed in quest’ultimo caso i minori passeranno sotto la protezione dello Stato che li avvierà a qualche in­ dustria. È facile il vedere come in questa facoltà lasciata al padrone di godere del lavoro del minore fino a 21 anni è racchiuso un vero indennizzo, uguale per natura a quello che col nome di tiro­ cinio era stato imposto nelle colonie inglesi. Inten­ dimento del Governo brasiliano fu anche di prepa­ rare per tal modo buoni agricoltori dei quali è difetto nel Brasile.

Dopo aver così provveduto alle generazioni ven­ ture, la legge del 1871 si occupa di coloro che in­ felicemente nacquero prima della data di essa, e cerca di contribuire alla loro emancipazione con mi­ sure diverse. Queste consistono : nel fondo di eman­ cipazione, nel peculio, nelle donazioni, nei legati ed in qualunque altra liberalità che provenga dallo Stato, dalle Provincie, dalle Società e dai privati.

Il fondo di emancipazione che lo Stato ha stabilito per legge riesce composto : 1° dalla tassa sugli schiavi; 2 ' dall’imposta generale sopra la trasmissione di proprietà degli schiavi ; 3" dal prodotto di sei lotte­ rie annuali e dalla decima parte del prodotto netto di tutte le lotterie concesse (1); 4° dalle multe im­ poste in virtù della legge; 5° dalle quote assegnate nei bilanci dello Stato, delle Provincie e dei Muni­ cipi ; 6° dalle sottoscrizioni o da altre liberalità fatte per tale scopo. Fissato ogni anno il fondo disponi­ bile per le emancipazioni, in tutte le provincie si devono liberare tanti schiavi quanti corrispondono alla quota assegnata a ciascuna di esse. E siccome per far ciò con ordine fu mestieri di formare un elenco o matricola generale di tutti gli schiavi, la­ voro che richiedeva molto tempo, così non si potè principiare che nell’anno passato a distribuire il fondo di emancipazione, che intanto, accumulando tre annualità, era salito alla ragguardevole somma di circa 11,200,000 lire. Questo fondo di emanci­ pazione poteva nello scorso anno dare di un tratto la libertà a ben 11,200 schiavi; ma non abbiamo

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27 agosto 1876 L’ E C O N O M IS T A 259 dati sicuri per dire il numero delle emancipazioni.

Leggemmo soltanto nei giornali brasiliani, come alle prime manomissioni si è data una certa solennità, col concorso delle principali autorità del luogo dove avvenivano.

Dobbiamo inoltre notare come, per virtù dell’ar­ ticolo sesto della legge, furono manomessi tutti gli schiavi appartenenti alla Nazione, alla Corona e alle eredità giacenti.

Altro elemento potente di liberazione è il pecu­ lio, diritto che ben difficilmente era conceduto agli schiavi di altri paesi, ma che al Brasile era con­ suetudine, garantita ora dalla legge del 1871. Il pe­ culio rappresene la fatica'senza il riposo, la notte senza il sonno, la vita senza il piacere di vivere; rappresenta insomma la privazione, l’economia e la moralità nella stessa miseria. Questo peculio fu ora elevato a diritto e dichiarato trasmissibile; e noi ri­ teniamo che a questo peculio debbansi ascrivere i buoni rapporti esistenti fra i padroni e gli schiavi e l’indole laboriosa di costoro. Alcuni padroni dei più umani usano lasciare allo schiavo un giorno della settimana a suo vantaggio, ma anche senza questo giorno speciale, è avvenuto prima della legge del 1871 che molti schiavi riscattarono sè stessi e le loro famiglie col lavoro dei soli giorni festivi e delle ore notturne. Ciò ci fa sovvenire di aver letto in una Rivista inglese di parecchi anni addietro la osservazione che i negri lavoravano più nella mezza giornata, che in alcune colonie era accordata ogni settimana pei loro bisogni personali, che in un giorno intero pei loro padroni.

Concorrono inoltre ad aumentare ogni anno il nu­ mero degli emancipati, le provincie, le associazioni ed i privati, sia cogli assegni nei bilanci, sia colla generosità. L’anno precedente alla legge del 1871, quindici provincie nell’ impero avevano votato com­ plessivamente 576,000 franchi per emancipare donne e ragazzi, ed anche ora iscrivono annualmente una ragguardevole somma per tale scopo.

Le manifestazioni fatte dai privati si fanno anche esse sempre più numerose e dalle ultime notizie ufficiali che abbiamo potuto consultare risulta che dal 28 settembre 1871 a tutto il 1874 in 9 prò vincié furono liberati 5,984 schiavi.

Per quello che sia delle associazioni costituite per l’emancipazione, sappiamo che la Società Libera­ trice, fondata a Bahia, dal 7 settembre 1869 a tutto il 1873, liberò 237 schiavi, dei quali 182 femmine e 55 maschi, 111 maggiori e 126 minori dei 12 anni. La Società Ventotto Luglio della provincia di Maranhao ne manomise pure 49. Omettiamo d’enu­ merarne altre.

Riproduciamo poi dal diario ufficiale del Brasile, che porta la data del 25 febbraio 1876, notizie re­ centissime sullo stato servile nella provincia di

Mi-nas-Geraes. Esse possono fornire un criterio abba­ stanza esatto per giudicare, delle condizioni della schiavitù nelle altre provincie. Nella provincia di Minas-Geraes risultavano matricolati 326,530 schiavi dei quali 177,512 maschi e 149,018 femmine. I figli liberi di donna schiava, nati dal 1872 a tutto il 1874 ascendevano a 29,409, di cui 14,781 ma­ schi e 14,628 femmine. Nello stesso periodo erano stati manomessi 1224 schiavi.

Stando alle previsioni fatte dal Governo nella di­ scussione della legge del 1871 la schiavitù, dimi­ nuendo ogni anno, sia per la moralità, sia per le manomissioni, sia per il fondo di emancipazione sta­ bilito annualmente in 3,075,000 lire, sarebbe ces­ sata completamente entro 49 anni. Ma si noli che a base del calcolo fu presa la cifra di due milioni di schiavi e che si suppose che non fosse aumen­ tato neppure di un centesimo il fondo di emanci­ pazione iscritto nel bilancio. Dopo 30 anni, diceva il ministro di agricoltura e commercio, non vi sa­ rebbero stati che 192,597 schiavi da potersi allora manomettere facilmente con una legge definitiva. Però le cose sembrano avviate in modo che fra un decennio o poco più, potrà essere compiuto questo atto finale di giustizia.

Frattanto si osserva anche nel Brasile un fatto che pur successe negli Stati Uniti, ed è che le prime provincie che si sbarazzano degli schiavi sono quelle dove la zona temperata ha già attirato una potente emigrazione spontanea ; la schiavitù va restringen- gendosi allora nelle contrade più calde che, per gli Stati Uniti erano quelle del sud, e pel Brasile, a cagione della linea equatoriale, sono quelle del nord. Intanto per avere un’ idea come la popolazione ser­ vile sia distribuita nel Brasile, diamo qui sotto un prospetto degli schiavi che il 31 dicembre 1874 erano già posti a matricola, avvertendo che non si conosceva ancora il numero degli schiavi di 49 mu- nicipii: Amazzoni... 1,883 P a r à ... ' . . 14,611 Maranhao... 74,939 P i a n h y ... ‘ 23,533 C e a rà ... 33,409

Rio Grande do Norte . . . 13,484

Parahyba... 26,023 Fernambuco... 92,835 Alagòas ... 33,242 S e r g i p e ... 32,974 Bahia . , ... 173,639 Espirito S a n t o ... 22,738

Municipio neutro (Capitale) . 47,260

Rio de Janeiro... 304,744 San P a o l o ... 169,964 Paraná ... 10,715

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260 L’ E C O N O M IS T A 27 agosto 1876

Rio Grande do Sul . . . 69,566

M in as-G eraes... 235,115 Goyaz... 10,174 Matto-Grosso... 6,932

Totale 1,409,448(1)

Abbiamo già notato come la ragione precipua della Legge del 1871 sulla graduale abolizione della schia­ vitù, fondasse sui bisogni dell’agricoltura, affidata in grande parte agli schiavi ; però questa ragione po­ litica ed economica non altera per nulla il giudizio intorno alla minore efficacia del lavoro servile in confronto del lavoro libero e molto meno attenua i danni morali che derivano dalla schiavitù. A tal pro­ posito ripeteremo collo Stuart-Mill che è inutile dire di più sopra una causa così completamente giu­ dicata e risoluta. Però al Brasile non mancano ancora coloro (ma sempre più pochi) che si fanno patroci­ natori del lavoro servile reputandolo più vantaggioso all’agricoltura. Forse l'interesse ci entra un poco in questa opinione, poiché del resto un distinto scrit­ tore americano, il Gairnes, per non dire di parecchi altri, nel suo libro intitolato The Slave Power, aveva dimostrato coll’esperienza che il lavoro dello schiavo « it ìs given reluctant/y; it is unshiìful ; it is wan- ting in versatility » (2).

Per quello poi che sia degli effetti prodotti dalla schiavitù nel Brasile, questi furono esposti dal sul- lodato senatore Salles Torres Homem in un eloquen­ tissimo discorso che pronunziò nel Senato brasiliano nella tornata del 5 settembre 4871, e di cui amiamo riprodurre alcuni periodi.

« L’uomo, egli diceva, perdendo la libertà perde il potere fecondatore che ha sulla natura ed il di­ sprezzo con cui egli è trattato, trasmesso a tutto il lavoro, dissecca la fonte dell’ attività e infrena il genio industriale delle nazioni. Se noi ci facciamo ad indagare l’origine del lento sviluppo di un paese come il nostro, al quale pure la Provvidenza fu larga dei più splendidi suoi doni, noi la troveremo appunto in questa fatala istituzione che il sistema coloniale trapiantò sul nostro vergine suolo. È la schiavitù che, reagendo contro noi colla sua malefica influenza, ci rende sterili depositari dei tanti tesori dei tre regni della natura, che eccitano T ammira­ zione del viaggiatore, non altrimenti che destavano meraviglia negli inviati di Mosè le ricchezze della terra di Canaan. È dessa che, sviando la corrente dell’ emigrazione europea a regioni più felici dove

(1) Relatorio, presentato all’Assem blea L egislativa dal m inistro di A g rico ltu ra e Commercio nel 1875; pag. 7.

(2) Y. anche in F aw cett, M anual o f politicai Eco- nomy, Ch. X I, Book II, riassunto dottam ente quanto si scrisse in A m erica sul lavoro degli schiavi.

regna il lavoro libero, impedisce che siano popolate le nostre vaste solitudini e coltivato l’immenso nostro territorio. È la schiavitù che oppone una barriera alle arti e alle applicazioni della scienza moderna che perfezionerebbero i nostri prodotti e aprirebbero nuove fonti di produzione. È alla schiavitù cui è dovuta questa mostruosa costituzione economica per la quale in un paese nuovo accumula estese pro­ prietà rurali nelle mani di pochi, come il medio-evo, escludendo sempre più dai lavori la popolazione li­ bera che, per la concorrenza del lavoro servile, è posta in disparte.

« Il segreto della ricchezza non istà solo nella varietà del clima, nella ubertà del suolo, nei van­ taggi naturali ; ma consiste principalmente nell’uomo interiore, nella sua attività protetta dalle leggi. L’or­ dine morale crea l’ordine materiale a sua somiglianza. Il Brasile, rallentato dalla schiavitù nella via della prosperità, non ripiglierà il cammino alla sua futura grandezza ed opulenza cui è destinato, se non quando sul libero suo suolo non crescerà pianta bagnata dal sudore o dal sangue dello schiavo. »

A queste verità manifestate allora nel Parlamento brasiliano dai più eminenti uomini di Stato, corri­ spose ben tosto l’evidenza dei fatti, tanto che nel Relatorio presentato al Parlamento dal ministero di Agricoltura e Commercio nell’ anno 1875, leggiamo queste poche, ma eloquenti parole :

« L’esportazione, nella quale si specchia il risul­ tato del lavoro agricolo del paese, presenta un pro­ gressivo sviluppo a partire dall’ epoca memorabile dell’estinzione del traffico degli schiavi (1). »

Non è però raro il caso di leggere in alcuni pe­ riodici, anche italiani, come la produzione agricola nel Brasile sia ancora dovuta nella maggior parte al lavoro servile. Quanto questa asserzione sia lon­ tana dal vero lo dimostreremo ora con alcune cifre. Teniamo sott’ occhio alcuni quadri statistici di cin­ que delle principali provincie del Brasile e questi metteranno meglio in grado di giudicare quale sia il lavoro che concorra di più alla produzione.

Nella provincia di S. Paolo la produzione della grande cultura fu nel 4874 come segue :

C a f f è ... 40,572,339 chil. Cotone... 47,000,538 » Il numero degli agricoltori impiegati in essa, come pure nella coltivazione dei cereali e nella piccola cultura fu di

L ib e ri... 254,552 Schiavi... 70,647 La provincia di Pernambuco produsse:

Cotone... 42,299,484 chil. Z u cch ero ... 80,683,280 »

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27 agosto 1876 L’ E C O N O M IS T A 201 A cquavite... 1,834,991 litri

e gli agricoltori sono così distinti: Liberi . . . 180,769 Schiavi...58,714

Nella provincia di Bahia si ebbe la produzione seguente : Cotone . ...1,874,410 chil. Z u c c h e ro ... 29,314,778 » T a b a c c o ... 11,736,947 » agricoltori : L i b e r i ... 368,281 Schiavi... 88,984

La quantità dei prodotti nella provincia di Cearà fu così calcolata :

C o to n e ... 4,878,044 chi]. Z u c c h e r o ... 2,082,601 » C affè... 967,188 » gli agricoltori si suddivisero in

L i b e r i ... 178,478 S c h ia v i... 7,338

La produzione agricola della provincia di Ala- gòas fu:

C otone... 8,943,778 chil. Z u cch ero ... 14,920,181 » e gli agricoltori erano:

L i b e r i ... 76,618 S c h ia v i... 11,628

In queste 8 provincie si hanno quindi 999,948 agricoltori liberi e 216,278 schiavi, cioè quasi cin­ que agricoltori liberi per uno schiavo. Ed uguale proporzione trovasi pure nelle altre provincie.

Da questi pochi dati statistici la conclusione' che se ne deve trarre è che il lavoro libero è più pro­ duttivo in ogni cultura, anche in quella del caffè, del cotone e dello zucchero, dove pure il lavoro dello schiavo era lodato e, certo, era il meno im­ perfetto. Solo il sofisma od il basso interesse fecero rinascere nei tempi moderni la schiavitù col carat­ tere della sua barbarie primitiva, quasi che nell’an­ tico tempo non si fosse pure arrivati a scoprire i danni morali ed economici di tale istituzione, come ne fanno fede parecchie sentenze di Aristotele e di Columella.

Se poi si considera l’immensa estensione del ter­ ritorio brasiliano lasciato in abbandono, la neces­ sità dell’ emancipazione si faceva sentire ancora più urgente, poiché per popolare quel territorio e col­ tivarlo era mestieri del soccorso del lavoro libero. Ma F emigrante, apportatore di questo lavoro in un paese dove allignava la schiavitù, avrebbe avuto sempre uno spauracchio innanzi a se, quello di di­ ventare uno schiavo bianco accanto ad un negro, colla peggio di non essere, alla pari del negro, un capitale di cui o poco o molto il padrone doveva pure prendersene cura. Linguet aveva detto che in un esercito si stima meno un fantaccino che un

buon cavallo da tiro, perchè il cavallo costa caro ed il fantaccino si ha per niente. Il lavorante libero avrebbe proprio nel caso attuale tenuto il posto del fantaccino, e ciò non poteva invogliare nessun emi­ grante.

Ecco perchè al Brasile, dopo l’ultima legge del 1871, crebbero di molto gli emigranti, e come nelle provincie meridionali dell’impero dove questi afflui­ scono, la schiavitù è quasi scomparsa, o sta per fi­ nire del tutto.

Ristabilito dunque l’impero delle leggi di natura e di morale, non solo si afforzano i politici ordina­ menti, ma ne avvantaggiano gli interessi materiali e le istituzioni economiche di uno Stato.

I L G O B D E N -C L U B

E LE PUBBLICHE SPESE NEI YARII STATI

Pubblicammo in uno degli ultimi numeri (1) una circolare diretta dal sig. Th. Bayley Potter segre­ tario del Cobden-Club ai membri esteri di quell’as­ sociazione, in cui si chiedevano dettagli intorno alla formazione, alla presentazione ed alla discussione dei pubblici bilanci in ciascuno dei paesi di cui il socio poteva fornire esatte informazioni.

A questa circolare sono già pervenute un gran numero di risposte, fra le quali voglionsi frattanto notare quella del sig. Leone Say ministro delle fi­ nanze in Francia, quelle del sig. Lehardy de Beaulieu sul Belgio, e del prof. Yissering sull’Olanda ed altre

dagli Stati Uniti d’America e dalla Danimarca. Il sig. Leone Say ha dato un amplissimo svolgi­ mento alle sue risposto di cui ci piace qui riportare alcuni punti principali.

In Francia il bilancio è presentato alla Camera dei Deputati un anno, circa, innanzi 1’ epoca a cui esso è destinato e ne viene distribuita una copia ad ogni deputato in un grosso volume che entra in minuti dettagli enumerando tutti i varii capitoli delle entrate e delle spese, quest’ultime venendo presen­ tate separatamente per ciascuno dei dicasteri mini­ steriali. Questo volume comprende inoltre un com­ mento fatto dal ministro delle finanze intorno al bilancio dell’anno scorso, le schedule di tutte le tasse e di tutti i dazi che devono esigersi e l’ammontare previsto del loro importo, un confronto di queste cifre con quelle degli anni precedenti ed un pro­ spetto di tutte le entrate e le spese straordinarie. Il progetto di bilancio, come tutte le altre leggi, viene passato agli undici uffici in cui è divisa l’Assemblea, i quali non entrano in nessuna discussione intorno

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262 L’ E C O N O M IS T A 27 agosto 1876 ad esso, ma non fanno che nominare membri per

ciascuno ufficio, destinati a comporre la Commissione del bilancio.

Questa Commissione si divide in altrettante sotto­ commissioni quanti sono i dicasteri, il cui bilancio deve essere preso in esame, e ciascuna delle sotto­ commissioni vota il bilancio del dipartimento ad essa assegnato capitolo per capitolo, ed ha la facoltà di fare intervenire nel suo seno il ministro o qualunque dei suoi dipendenti se ha bisogno di ottenere da essi degli schiarimenti.

La sotto-commissione finiti i suoi studii ne fa una- relazione alla Commissione intiera, la quale a sua volta include il contenuto di questa relazione nell’in­ tiero rapporto che presenta all’Assemblea sopra il bilancio complessivo, rapporto che viene stampato e distribuito ad ognuno dei membri della Camera. Le decisioni della Commissione del bilancio sono per altro presentate come semplici raccomandazioni e proposte, sulle quali l’Assemblea discute pubblica­ mente ed il Governo può benissimo riuscire nel corso della discussione ad ottenere da questo corpo deliberante quei crediti che la Commissione del bi­ lancio abbia proposto di sopprimere, come può la Camera decidere anco intorno a spese che vengono raccomandate dalla Commissione. Il bilancio adottato dalla Camera dei Deputati è quindi passato al Senato dove è soggetto ad un simile corso d’investigazioni, salvo che nel Senato la Commissione che lo esamina è composta di soli diciotto membri. Riguardo agli effetti di questo sistema per impedire l’esagerazione delle spese il sig. Say dice : « Il sistema francese assoggetta il Governo ad un serio controllo per ciò che riguarda la necessità e 1' utilità dei crediti ri­ chiesti. Sfortunatamente però i membri del Parla­ mento iti Francia non sono, come in Inghilterra, privi del diritto di prendere l’iniziativa nel proporre per mezzo di mozioni o di emendamenti nuovi ca­ pitoli di spesa o aumenti nei capitoli proposti. L’equi­ librio cercato dal Governo è per tal modo in pericolo di esser distrutto da quelle stesse persone il cui dovere sarebbe di vegliare a che le pubbliche am­ ministrazioni non eccedessero nelle spese e non già di incoraggiarle all’aumento dei loro bilanci. »

Il signor Lehardy de Beaulieu fornisce interessanti dettagli riguardanti il corso della procedura adottata nel Belgio. La legge belga esige che il bilancio sia posto sui banchi della Camera dei Rappresentanti non più tardi del 1° marzo, e che contenga ogni capitolo della spesa e dell’entrata tanto ordinaria che straordinaria, mostrando separatamente ed in dettaglio l’ammontare richiesto da ciascuno dei pubblici dica­ steri. Per prima cosa l’intiero bilancio è portato di­ nanzi a ciascuna delle sei sezioni in cui la Camera è divisa por scrutinio segreto al principio di ogni mese. Ognuna di queste sezioni ha facoltà di sug­

gerire emendamenti, di proporre il rigetto di alcuni capitoli e di promuovere l’aggiunta di nuovi crediti. Un rapporto essendo redatto del resultato di questo esame, ogni sezione elegge uno dei suoi membri coll’incarico di svolgere e sostenere questo rapporto in seno alla sezione centrale che è composta da sei delegati di ciascuna sezione e presieduta dal Presi­ dente o dal Vice-presidente della Camera.

Questa commissione prende prima in esame i singoli emendamenti proposti da ciascuna sezione, quindi discute le proposte del bilancio capitolo per capitolo, e finalmente decide quale degli emenda­ menti delle varie sezioni debba essere appoggiato. Ha anco facoltà di proporre nuovi emendamenti e delle sue conclusioni finali se ne forma un rapporto che vien presentato e distribuito alla Camera dei Rappresentanti, e sopra il quale essa discute e si pronunzia adottandone le proposte o rigettandole in tutto od in parte. Alla fine della discussione si pro­ cede alla votazione per appello nominale dell’intiero bilancio, nel modo come è riuscito modificato dalla discussione, e nessun membro può_ astenersi dal vo­ tare senza esporne i motivi. Il bilancio vien quindi passato mediante un messaggio al Senato il. quale ha pure la facoltà di rigettare e di emendare qua­ lunque delle proposte che contiene, ma non può come la Camera dei Rappresentanti prendere l’ini­ ziativa nel proporre nuove spese o nuovi cespiti di entrata. Il Senato esamina il bilancio con un pro­ cesso analogo a quello dell’altra Camera, ma non è per esso in gran parte che una semplice formalità giacché nelle ultime quattordici sessioni la Camera Alta non ha suggerito la più piccola modificazione alle proposte che le venivano presentate.

Il signor Beaulieau venendo a parlare del resul­ tato pratico di questo sistema allo scopo d’impedire l’elevazione del livello delle spese confessa che esso ha a tal riguardo completamente fallito. La spesa che nel 1835 era di 87,000,000 di franchi ha in 30 anni, cioè nel 1875, raggiunto la cifra di 256,000,000 di franchi e tende rapidamente ad aumentare. Le ra­ gioni di questo insuccesso il signor de Beaulieu la trova per altro nel non aver mai questo sistema ricevuto un’applicazione sincera in conseguenza delle particolari condizioni politiche del Belgio. È talmente disuguale ed illogica la divisione elettorale nel Belgio, e regna fra gli elettori una tal corruttibilità che una piccola minoranza di essi è stata per molti anni capace di conseguire una forte maggioranza in Par­ lamento. Questa minoranza ha un interesse affatto opposto ad una riduzione delle spese.

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27 agosto 1876 L’ E C O N O M IS T A 263 come adesso, la rappresentanza del paese è nelle

mani di questi funzionari e dei cattolici romani i quali di regola votano ciecamente secondo i sugge­ rimenti dei loro preti, e ambedue queste categorie di cittadini spingono il governo a resistere nella Camera dei Rappresentanti a qualunque riduzione di spesa possa venire raccomandata dalla sezione centrale. Con una migliore ripartizione del diritto elettorale ed un poco più di moralità nelle elezioni il signor de Beaulieu crede che il sistema adottato in Belgio potrebbe funzionare in modo assai soddi­ sfacente.

Il corso della procedura che vige in Olanda e di cui dà contezza il prof. Vissering è quasi identico al precedente. Il bilancio che deve essere completo, dettagliato e distinto per ogni singolo dicastero è esaminato dapprima dalle cinque sezioni in cui si divide la Camera, ciascuna delle quali nomina un relatore.

I relatori nominati formano insieme una Commis­ sione che studia i varii emendamenti proposti dalle sezioni e adottano quelli che sembrano meritevoli di essere sostenuti. Le decisioni di questa Commis­ sione sono comunicate al ministro che regge il di­ castero che queste modificazioni riguardano, il quale replica, mantenendo le proprie proposte o aderendo agli emendamenti suggeriti, e questa corrispondenza viene quindi portata dinanzi al Parlamento, il quale discute con la più ampia libertà tanto le proposte della Commissione quanto quelle che possono par­ tire dal seno dell’ intiera Assemblea. Le decisioni del secondo ramo passano quindi al primo ramo degli Stati Generali dove per altro nessun nuovo emendamento può essere proposto. Il prof. Vissering ritiene che questo sistema abbia senza dubbio l’effetto non solo di limitare ma di prevenire gli abusi nel­ l’amministrazione finanziaria. Se è vero che non ha impedito un grande aumento annuale nella pubblica spesa, durante gli ultimi 25 anni, quest’aumento ha avuto luogo col pieno assentimento degli Stati Ge­ nerali, e spesso anche dietro la loro istigazione. Le maggiori spese sono del resto sufficientemente com­ pensate da un accrescimento costante delle pubbliche entrate derivante da varii cespiti, senza però che ne venisse accresciuto con nuove tasse 1 aggravio della nazione.

Dagli Stati Uniti di America sono pervenute da un gran numero di ragguardevoli pensonaggi dettagli assai particolareggiati intorno alla procedura ivi adot­ tata per l’approvazione dei bilanci delia Confedera­ zione da cui si raccoglie che innanzi T apertura di ciascuna sessione i varii dicasteri del Governo fede­ rale formano e sottopongono al segretario della Te­ soreria le previsioni particolareggiate della loro spesa per l’anno finanziario avvenire, il quale comincia col 1° di luglio. Questi crediti richiesti da ciascun di­

castero sono chiamati Bills of appropriation e for­ mano uniti insieme l'intiero bilancio di previsione a cui si da il nome di Extimates of Appropriation il quale dal segretario della Tesoreria che non ha seggio in nessuna delle due Camere del Congresso viene trasmesso, ordinariamente nella prima setti­ mana della sessione, al presidente della Camera dei rappresentanti.

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264 L’ E C O N O M IST A 27 agosto 1876 provato in ciascuna delle due Camere da una mag­

gioranza non minore dei due terzi ; altrimenti è ne­ cessario il formare un nuovo bilancio che si conformi alle vedute del Presidente.

Finora per altro non si è mai dato il caso che il Presidente della Repubblica non abbia accettato il preventivo, che ha ricevuto l’approvazione delle due Camere del Congresso.O

Con questi provvedimenti sembrerebbe che fossero state rese molto efficaci le misure per esercitare sopra le spese il controllo del Parlamento, ma pare altresì che la consuetudine abbia sanzionato delle infrazioni alla legge, le quali viziano in pratica questo controllo, ed infatti i signori Wells e Poster dicono in un rap­ porto fatto in comune, che è dalla legge proibito ad ogni dicastero di fare altre spese al di fuori di quelle che sono sfate per legge autorizzate, ma queste dispo­ sizioni sono quasi sempre più o meno eluse e dei

Ulls d ’indennità per cuoprire spese non autorizzate formano quasi invariabilmente in ogni sessione parte della legge con cui si approva il bilancio.

Ciò apre certamente la porta a molti abusi e de­ riva da questo probabilmente la poca concordia che vi ha fra le persone che hanno trasmesso al Cobden- Club le loro notizie nel rispondere alla domanda se questo sistema giovi a mantener basso il livello delle spese raccomandate dal Governo. È un fatto pertanto che delle notevoli riduzioni vengono tal­ volta fatte al bilancio di previsione presentato dal Governo, e nel momento attuale specialmente vi è nella Camera bassa che è in opposizione col Pre­ sidente e col Senato una marcata tendenza a tagliare materialmente le spese proposte ; tendenza che si è manifestata con una riduzione di oltre 29 milioni di dollari sul bilancio del 1875. Ma la minoranza della Camera dei Rappresentanti si esprime aperta­ mente in modo da * dimostrare che questo non ò altro che uno strattagemma politico. I democratici essi dicono desiderano di apparire come i sostenitori della riduzione delle spese e sapendo che in ogni caso, vi è sempre il modo di ricorrere all’espediente dei bill d ’indennità hanno, di deliberato proposito, omesso dal voto parecchi necessari capitoli della spesa. Comunque sia è un fatto constatato dai si­ gnori Wells e Foster menzionati di sopra che il sistema adottato dagli Stati Uniti in fatto non contribuisce molto a reprimere la tendenza d’ingrossare i bilanci, tendenza che dal 1861 in qua si è manifestata in ogni ramo delle sfere governative agli Stati Uniti non eccettuate le due Camere del Congresso e non solo nel governo federale, ma anco nel governo dei singoli Stati.

In nessun paese il bilancio riceve maggior atten­ zione che in Danimarca. II suo studio è infatti la operazione principale del Parlamento danese e la Commissione finanziaria a cui essò è deferito viene

designata come il più influente Corpo del regno. I signori conte Sponnech ed R. C. Frederiksen espon­ gono il corso della procedura in quel paese adot­ tata per l’esame delle spese, la quale così stretta- mente assomiglia a quella usata nel Relgio che è appena necessario lo aggiungere intorno ad essa qualche breve parola. Al principio di ogni sessione i bilanci di previsione che sono redatti con i più minuti particolari sono posti sulla tavola del Folke- thing, o Camera bassa. Yi è allora ciò che potrebbe chiamarsi una prima lettura in cui i membri discu­ tono i tratti generali del bilancio alla fine della quale vien nominata una Commissione finanziaria di quin­ dici membri destinata ad eseguire le più accurate investigazioni. Questa Commissione si divide in se­ zioni ciascuna delle quali prende in esame le pre­ visioni di un dicastero ed entra, all’uopo, relativa­ mente ad esse in corrispondenza per iscritto con i funzionari chelo reggono. La sezione ne riferisce quindi all’intiera Commissione che, dopo ulteriori informa­ zioni prese dai capi dei dicasteri governativi, stende un rapporto sull’intero bilancio che viene quindi distribito fra i membri del Folkething.

In piena assemblea, ove modificalo od esteso nelle sue previsioni, b finalmente votato sopra una terza lettura è rinviato quindi al Lcmdsthing, o Camera alta. Quivi deve ancora passare attraverso la prova di tre letture e nel caso di dissenso fra le delibe­ razioni delle due Camere, dissenso facile a verifi­ carsi perchè il Governo esercita una influenza pre­ dominante sopra la Camera alta e quivi ottiene facilmente i crediti che possano dall’altra essergli stati negati, vien formata una Commissione promi­ scua di membri delle due Camere per trovare un accomodamento nei punti che formano oggetto di disputa. Il conte Sponnech esprime l’opinione che questo processo si è mostrato molto efficace è tal • volta financo troppo efficace nel tenere basse le spese raccomandate dal Governo e che è stato molto salutare per limitare gli abusi neH’amministrazione. A questo modo di pensare si associa il sig. Frederiksen, il quale, nel corso di un interessante sommario sulle condizioni politiche della Danimarca, mostra come la costituzione estremamente demagogica del Folke­ thing abbia avuto una grande influenza sopra l’am­ ministrazione e l’economia del paese. Un suffragio quasi universale pone la rappresentanza parlamen­ tare in grandissima parte in mano della classe agri­ cola o piuttosto dei contadini proprietari molti dei quali, hanno seggio in Parlamento ed essi come classe votano facilmente le grandi spese per le fer­ rovie e per lé scuole per il popolo, ma sono po­ chissimo disposti a votare pensioni e salari che eccedano la loro propria rendita assai modesta.

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ca-27 agosto 1876 L’ E C O N O M IS T A 265 rattere degli elettori, è pertanto da ritenersi che la

spesa della Danimarca non manifesta quella pronun­ ziata tendenza all’aumento che caratterizza gli Stati vicini.

Se potremo aver notizia di altri ragguagli perve­ nuti da altri paesi alla direzione del Cobden-Club sopra lo stesso argomento non mancheremo di farne cenno sembrandoci materia degna certo di partico­ lare attenzione e di non lieve interesse questi raffronti fra la legislazione e le abitudini finanziarie dei princi­ pali Stati del mondo civile.

L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI PARIGI

nel 1878.

Il Journal officiél ha pubblicato in questi giorni i motivi ed il testo del progetto di legge relativo al­ l’esposizione universale del 1878. Essendo lunghis­ simo questo documento, ci limitiamo a darne qualche estratto.

La prima questione trattata dalla commissione superiore è stata quella della località. Il governo aveva dichiarato fin dal primo giorno, che gli stava molto a cuore che il palazzo della futura esposizione, fosse collocato nell’interno stesso di Parigi. Esso pensava che dopo la gloriosa prova della quale la nostra capitale aveva subito i dolori durante l’assedio, era più che giusto di offrirle il compenso della futura gran festa della pace.

Il campo di Marte avendo riuniti tutti i suffragi, la commissione domandò a se stessa, quale doveva essere la superficie da coprire, e quale disposizione d’assieme, conveniva adottare sotto il doppio punto di vista dell’architettura del palazzo e della classifi­ cazione degli oggetti esposti.

Sul primo punto e dopo essersi reso conto dei bisogni dell’estensione della produzione, la quale tende ogni giorno, a maggiormente svilupparsi, dopo avere con­ siderate le dimensioni dei palazzi recentemente co­ struiti a Vienna ed a Filadelfia, essa ha deciso, che la superficie coperta al campo di Marte, dovrà es­ sere di metri 24,000,000.

Come dovrà essere costruito questo recinto? Do­ vevasi comporlo per mezzo di padiglioni separati, contenenti ciascuno i prodotti di una stessa natura e di qualsiasi provenienza, o gli svariati prodotti dello stesso popolo? Conveniva all’opposto ripigliare il sistema di distribuzione melodica così felicemente inaugurata nel 1867, che permetteva al visitatore di trovare raggruppati nello stesso recinto i prodotti classificati per natura e nazionalità? Quest’ ultima soluzione più adatta di qualsiasi altra a dare all’Espo­ sizione, un carattere serio e veramente utile, perchè essa è eminentemente propria a facilitare gli studi e paragoni, doveva ottenere la preferenza.

La grande estensione data alla parte coperta del campo di Marte, avrà per conseguenza di diminuire d’un terzo l’estensione consacrata al paroo nel 1867, e già a quest’ epoca questo parco non era bastato a tutti i bisogni e si era dovuto esiliare a Billancourt una parte dell’Esposizione agricola. Si era inoltre nel 1867 rimpianto di non potere esporre, per mancanza di un locale conveniente, ciò che si può chiamare l’arte vivente, cioè le società musicali, co­ rali e strumentali, oggi tanto gustate in Francia, alla prova del concorso di cui l’esposizione è in tal qual modo la messa in azione. Di faccia al campo di Marte sulla riva destra della Senna havvi una vasta esten­ sione di terreni fabbricati, che "appartengono alla città di Parigi, le cui pendenze ripide si prestano maravigliosamente ai concetti decorativi. Se ne po­ teva cavar partito per 1’ Esposizione essendo possi­ bile di riunirla abbastanza strettamente al campo di Marte in guisa da dare all’Esposizione del 1878 un carattere di perfetta unità?

La combinazione alla quale ci si è decisamente fermati coll’adesione della prefettura della Senna e di quella della polizia, abbandona il ponte di Jena, ed i due quais della Senna, dinanzi al campo di Marte al pubblico dell’Esposizione, mantiene la via di circo­ lazione dei quais per mezzo di due curve di raccor- ciamento, che attraversano il campo di Marte ed il Trocadero in trincea ed isola così questa circola­ zione regolare del pubblico dei visitatori, senza im­ barazzo di alcuno. Una chiatta a vapore porterà da una parte all’altra della Senna i pedoni, certo poco numerosi, che si servono abitualmente del ponte di Jena, per recarsi ai loro affari o lavori.

Gli edilìzi costruiti al Trocadero e che fanno parte dell’ Esposizione del 1878, consistono in una grande sala centrale costruita nel punto culminante della piazza e che può contenere un’ assistenza di 6000 ad 8000 persone sedute. Questa sala deve essere consacrata a concerti, a concorsi musicali, all’ascoltazione dei grandi strumenti e alle riunioni pubbliche in occasione di solennità motivate dalla Esposizione.

La sua costruzione studiata secondo le più favo­ revoli disposizioni acustiche, potrà essere perma­ nente e rimanere dopo l’esposizione. Un largo ve­ stibolo la precede dal lato della piazza del Troca­ dero regolarizzata e da ogni lato due peristili permettono ai visitatori di entrare, sia nei giardini delle salite del Trocadero, compreso nel perimetro dell’Esposizione, sia in due gallerie semicircolari fronteggianti la Senna e destinate a ricevere le espo­ sizioni retrospettive ed archeologiche della storia del lavoro e delle scienze geografiche.

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266 L ’ E C O N O M IS T A 27 agosto 1876 Il Consiglio superiore per illuminarsi, non solo

si giovava della grande esperienza di molti dei suoi membri nelle diverse specialità dell’arte di costruire, ma anche dei conti del regolamento definitivo della Esposizione del 1867. Egli potè così prendere una determinazione che egli considera come degna di tutta fiducia e che occasiona la spesa totale di costruzione, di mantenimento e di distribuzione dell’ esposizione nella somma di Fr. 32,515,500, cioè:

Per le costruzioni... Fr. 23,228,000

Per il parco e la cascata. . . . )) 5,265,000

Per mettere in moto le macchine . )> 1,500,000 Per le trincee in continuazione dei

quais . . . *... » 500,000 Per l’acqua ed il g a z ... » 950,000 Per spese speciali dell’Esposizione di

belle a r t i ... » 100,000 Per le esposizioni temporarie di

ani-m a li... » 500,000 Per i r e c in ti... » 370,000

Per amministrazione, gratificazioni e

spose diverse ... » 1,800,000 Per rimessa nello stato primitivo del

Campo di M a rte ... » 500,000 Totale> L, 52,313,000 Aggiungendo a questa somma:

Per medaglie da distribuire come

ri-co m p en se... Fr. 1,500,000 Per spese di f e s t e ... » 500,000 Per spese im p re v is te ... > 1,000,000 Si giunge al totale di Fr. 35,315,000 Nel 1867 la stessa spesa era stata di 23 milioni ; il soprappiù preveduto pel 1878 risulta dall’au­ mento della superficie da coprire.

Ma se le necessità che s’impongono ad ogni nuova esposizione esigono un aumento di spesa, l’espe­ rienza dimostra che le spese seguono ugualmente una progressione commerciale per l’accrescimento del benessere, per l’estensione quotidiana delle vie di trasporto.

Crediamo dunque rimanere nei termini più mo­ derati, valutando pel 1878 a 14 milioni il prodotto delle entrate, che non era stato che di fr. 10,765,000 nel 1867.

In detto anno le spese diverse per affitto ai trat­ tori vendite di cataloghi, ecc., si elevarono a fran­ chi 1,235,000, riproduciamo la stessa somma per il 1878.

Al totale dell’entrata propriamente detta bisogna aggiungere il prezzo della rivendita dei materiali dopo la fine dell’ Esposizione.

Il Consiglio superiore non ha creduto poter por­ tare al disotto di 4 milioni la valutazione della ces­

sione dei materiali. Rispetto ad una spesa totale di franchi 55,513,000 abbiamo pertanto un’ entrata quasi certa di fr. 19,255,000, di guisa che il defi­ cit apparente sarebbe di 16 milioni.

Nel 1867 l’ insufficienza era stata valutata 12 mi­ lioni ed era stata divisa in parti uguali fra lo Stato e la città di Parigi.

La città di Parigi ha infatti un interesse mate­ riale incontestabile ad avere un’esposizione univer­ sale. È dunque giusto che essa sopporti una parte importante di una spesa della quale essa raccoglie così grandi vantaggi.

Il Consiglio superiore, prendendo in considera­ zione i sacrificii che gli imporranno le migliorie degli accessi del Campo di Marte e l’allargamento del ponte di Jena, ha pensato che il suo contributo doveva essere conservato nella cifra del 1867, cioè a 6 milioni. Il prefetto della Senna non mette in dubbio che il Consiglio municipale di Parigi che è sempre disposto ad accogliere le idee grandi, ge­ nerose e patriottiche non ratifichi questa partecipa­ zione. Questi 6 milioni costituiranno una sovvenzione definitiva che non sarebbe suscettibile nè d’aumento nè di diminuzione.

L’insufficienza che resterebbe a carico dello Stato sarebbe così ridotta a 10 milioni. È però facile a

dimostrare con cifre incontestabili che il Tesoro pub­ blico ricupererà sotto forma d’ imposta una somma molto superiore a questo ammanco.

Risulta da un confronto stabilito fra i prodotti dei trasporti a grande velocità sull’insieme della nostra rete di ferrovie durante gli anni 1866-1867, che l’anno dell’esposizione ha avuto un accrescimento di entrata del 13, 0[0.

Nulla havvi d’esagerato nel supporre che il medesimo fatto, si verificherà nel 1878. Ma a quest’epoca la nostra rete di ferrovie sarà di 22,000 km. e l’en­ trata dei trasporti a grande velocità sorpasserà la cifra di 370 milioni. Un aumento del 13 0[0 rap­ presenterà pertanto allora la somma di 47 milioni dei quali 1[5 appartiene allo Stato. Ecco un supple­ mento di entrata di 9 milioni e 1[2 sui quali il Te­ soro può legittimamente contare.

Le stesse statistiche, constatano che tutti gli altri mezzi di trasporto hanno partecipato all’aumento della circolazione osservata sulle ferrovie; i battelli a vapore della Senna hanno trasportato 27,876,000 persone, gli omnibus di Parigi 2,592,600, più che nel 1866; la compagnia delle vetture di Parigi ha avuto un soprappiù di entrata pari al 19 0|0; ora lo Stato percepisce l’ imposta su tutte queste im­ prese.

Non è dunque dubbio che l’entrata che figura nel bilancio 1875 sotto questo capitolo, non abbia a tro­ varsi aumentata del IO e 12 0[0.

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27 agosto 1876 L 'E C O N O M IS T A 267 1867 il prodotto della tassa delle lettere aumentò di

fr. 3,016,000, il numero degli oggetti distribuiti a domicilio si elevò oltre a 12 milioni. Simile risultato si riprodurrà certamente nel 1878 e si allevierà di altrettanto il carico del Tesoro.

Si può pure prevedere un aumento notevole nel prodotto dei dispacci telegrafici. Questa entrata era aumentata deH’l l 0[0, durante l’esposizione del 1867. Se essa dovesse seguire lo stesso andamento nel 1878, si otterrebbe un aumento di 2 milioni.

Nel 1867 tutte le grandi compagnie, che si colle­ gano da lungi o da vicino all’industria dei trasporti, poterono aumentare il dividendo che esse distribui­ vano ai loro azionisti. Lo stesso avverrà nel 1878, e l’ imposta sui valori mobiliari, sarà aumentata in proporzione corrispondente.

Per quel che riguarda le ferrovie, il Tesoro pub­ blico guadagnerà sotto una forma diversa degli au­ menti del traffico, il primo effetto di questi aumenti, avendo per risultato di elevare le somme sull’antica rete, copre la deficienza dei redditi della nuova, e conseguentemente di diminuire il montante delle ga­ ranzie d’interesse che il Governo somministra alle Compagnie ferroviarie. Questo solo alleviamento non può essere valutato a meno di 6 o 7 milioni.

Nissun dubbio finalmente che le imposte di con­ sumo sul vino, sulla birra, dalla grande affluenza dei visitatori non abbiano a risentirne un conside­ revole miglioramento.

Da quest’ insieme di cose, che cosa conchiudere, se non che l’Esposizione, a conto fatto, pagherà lar­ gamente le spese che avrà occasionate, e che resti­ tuirà al Tesoro, per mezzo delle entrate dirette od indirette, assai più di quanto avrà costato?

La combinazione, sottomessa all’accettazione delle Camere, è questa, che tutte le spese inerenti all’Espo­ sizione: costruzione, appropriazione, esercizio, distri­ buzione di ricompense fatte sotto la direzione del ministro dell’ agricoltura e commercio, sarebbero pagate dalla tesoreria. A questo fine il ministro delle finanze, sarebbe autorizzato ad aprire, fra i servizi speciali del Tesoro, un conto al quale sarebbero imputati, da una parte all’uscita, le spese sopra in­ dicate, e dall’altra gli introiti, il prodotto dei diritti di entrata, locazioni ed altre percezioni, la sovven­ zione della città di Parigi e la parte contributiva necessaria a bilanciare il conto speciale. Grazie a questa combinazione, la sovvenzione dello Stato, non sarebbe iscritta che nel bilancio del 1878, ciò che è logico, poiché come sopra si è dimostrato questo bilancio, si avvantaggerà degli effetti dell’Esposizione.

Sarebbe inoltre reso alle due Camere, un conto speciale delle operazioni di entrata e spesa dell’Espo­ sizione del 1878.

Le Ferrovie in Europa ed in America

in.

FRANCIA

La Francia, alla fine del 1871, aveva 17,660 chilometri di ferrovie (1), dei quali 17,210 di in ­ térêt général o -120 di intérêt laçai. Alla fine del 1875 i primi salivano a 19,78-1 ed a 1803 i secondi, portando così la rete fetroviaria della Francia ad un totale di 21,587 chilometri.

La maggior parte delle ferrovie francesi (17,885 chilometri), .è di proprietà ed esercitata da sei grandi Compagnie. Esse sono: quella del N ord (1762 chi­ lometri); E st (2510); Ouest (2255); Orléans (-1186)

P aris-Lion-Méditerranée (5102); M idi (2031). Gli altri 1899 chilometri di ferrovia sono di proprietà ed esercitati da 21 piccole Compagnie.

Le spese di costruzione ascendevano a franchi 10,138,500,000 (161,987 per chilometro alla fine del 1873 per 21, 987 chilometri di ferrovia di in­ teresse generale, compresi 3122 chilometri già co­ struiti a quella data, ma non ancora aperti al pub­ blico esercizio). In cotesta somma è compresa la sovvenzione corrisposta dallo Stato in fr. 1,006,528,250. Alla fine del 1869 il costo chilometrico era di franchi 450,956 e nel 1865 franchi 502,687, costo chilo- metrico di molto superiore di quello delle ferrovie tedesche e di poco inferiore a quello delle ferrovie inglesi- Del resto, veduto partitamente per le singole Compagnie, il costo chilometrico di costruzione pre­ senta delle forti differenze.

Così, ad esempio, la Compagnia del N ord, che aveva speso alla fine del 1871 franchi 859,055,357 in costruzione di linee ferroviarie, darebbe un costo chilometrico di 530,937 franchi, mentre quella del- ,'Est, avendo speso in complesso alla stessa data e per lo stesso titolo franchi 1,059,711,196 darebbe soli franchi 415,737 per chilometro. La Compagnia

Paris Lion-Méditerranée aveva speso nel 1873 in costruzione franchi 2,691,715,070 ciò che darebbe franchi 537,681 per ogni chilometro.

Nel 1869 tutta la rete ferroviaria francese dispo­ neva di 4,933 locomotive (delle quali 4683 presso le sei grandi Compagnie); 11,126 vetture e 116,388 carri; ogni 10 chilometri di lunghezza si avrebbero 3 locomotive, 7 vetture e 74 carri. Per gli anni più prossimi non si conosce la situazione del ma­ teriale mobile che per due grandi Compagnie. Quella de\V Ovest alla fine del 1874 aveva 899 locomotive, 2371 vetture e 21,822 carri; l’Orléans 726 locomo­ tive, 1966 vetture a 18265 carri.

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268 L’ E C O N O M IS T A 27 agosto 1876 Per una lunghezza totale di 45821 chilometri di

linea nel 1868 furono trasportate 105,074,974 per­ sone e 42,078, 418 tonnellate di merci; nel 1869 persone 144,464, 284 e 37,006,685 tonnellate di merci; nel 1865 persone 251,329 e 3,847,237 ton­ nellate di merci. Le entrate [lorde sommarono nel 1874 per tutte le ferrovie francesi (19,100 chilo­ metri) a franchi 797,365,349 (41,725 per chilometro) nel 1873 a franchi 802,204,311 (42,872 per chi­ lometro).

Nessuna delle pubblicazioni francesi che abbiamo consultato dà la spesa di esercizio per questi ultimi anni; siamo quindi costretti a risalire per codesta notizia al 1869.

In quell’anno le entrate per chilometro ascesero a franchi 42,750 e le spese a franchi 20,750; ossia il 48,7 per cento delle entrate; nel 1865 il per 0(0 delle entrate fu 40,7.

Ecco quale fu l’interesse corrisposto dalle singole Compagnie francesi alle azioni impiegate nelle fer­ rovie; quelle della Compagnia del Nord ricevettero il 12 per cento; quelle deirOresi 6,6; Est 3, 5; Orléans 11,2; Paris-Lyon-Méditerranie 11; Midi 8.

PAESI-BASSI

Alla fine del 1875 i Paesi-Bassi avevano una rete ferroviaria di 1869,51 (1) chilometri di lunghezza; dei quali 988 proprietà ed esercitati dallo Stato.

Per l’anno 1870 la spesa di costruzione era rap­ presentata da 419,384,875 franchi per tutte le fer­ rovie olandesi, comprese quelle del Lussemburgo (279,026 per chilometro).

Le ferrovie olandesi (escluso il Lussemburgo e la linee del Brabante) disponevano alla fine del 1874 del seguente materiale rotabile: 310 locomotive; 770 vetture e 6331 carri e per ogni 10 chilometri di lunghezza 2 locomotive; 5 vetture e 41 carri. Nel 1866 (1113 chilometri di linea) 171 locomotive; 577 vetture e 3033 carri ; ogni 10 chilometri 1,6 locomotive; 5,2 vetture e 27 carri.

Furono lrasportate nel 1874: 8,696,640 persone e 2,199,879,000 tonnellate di merci; nel 1866; 4,545,691 persone e 1,692,358,000 tonnellate di merci.

Le entrate per tutte le ferrovie dei Paesi-Bassi furono di franchi. 16,201,046 (16,956 per chilo­ metro) e la spesa d’ esercizio franchi 8,904,348 (9,319 per chilometro).

(1) L'O landa ha 112 chilom etri di ferrovia nel Belgio e 43 in G erm ania, e al contrario il Belgio ne ha 150 e la G erm ania 30 nei Paesi-Bassi. T enuto calcolo di queste cifre la re te ferroviaria dell’Olanda compreso il L ussem burgo, sarebbe di ch il 1894,27.

Società di Economia politica di Parigi

Riunione del 4 agosto 1876

Presidenza del Sig. G. Garnier seg retario perpetuo.

L’ordinamento della statistica in Francia

Il presidente-segretario perpetuo è incaricato di fare omaggio alla società di alcuni lavori importanti. Prima di tutti un opuscolo pubblicato per cura del Cobden-Club, cioè la tiratura a parte delfarticolo pubblicato nella Revue 'des Deux Mondes dal signor Chevalier sul rinnuovamento dei trattati di commer­ cio; poi il secondo fascicolo d’un gran lavoro di Faustin Helie fils intitolato: Le Costituzioni della Francia ed un volume del signor Paolo Coq inti­ tolato: Corso d’economia industriale alla scuola mu­ nicipale Turgot.

Il signor Garnier esprime i ringraziamenti di tutta la Società al signor Wilson, deputato all’As­ semblea, che è riuscito non senza sforzi ad introdurre l’economia politica nello insegnamento superiore.

Il signor Wilson vuole dare una parte del me­ rito alla Commissione del bilancio, al suo relatore signor Bardoux ed alla Camera dei deputati.

Il signor JRenaud parla dei Congressi che avranno luogo in quest’anno e ai quali egli intende prender parte cioè a Clermont-Ferrand e a Budapest. A proposito di quest’ ultimo Congresso, il signor Re- naud si duole che gli studii statistici siano in Fran­ cia poco coltivati, mentre a Berlino, a Vienna e a Londra si ottengono risultati meravigliosi e tutto ciò dipende, secondo l’oratore, da questo, che si lesina al Ministero qualche migliaio di franchi a favor suo.

Il signor Garnier racconta pertanto che dopo il 1830 la statistica fiorì molto in Francia. La dire­ zione di questo servizio era stata affidata ad un uomo di grandi meriti, che amava molto la stati­ stica a Moreau de Jonnés. A lui succedette un al­ tro uomo eminente, le di cui opere hanno un va­ lore che nessuno contesta nè in Francia nè all’estero: si chiamava Legoyt. Bisogna però convenire che la statistica francese negli ultimi venti anni non ha fatto nessun progresso, anzi ha fatto il contrario. Oggi si cerca, si esita: è stata questione di trasfe­ rire il servizio della statistica dal Ministero d’agri­ coltura e commercio, dove è annesso alla ragione­ ria sotto la direzione di un accademico molto meno versato in queste due scienze che nei lavori d’eru­ dizione, al Ministero delle finanze, dove v’è bisogno più che in nessun altro Ministero, di essere informati intorno ai movimenti della popolazione e degli scambi. D’onde una specie di rivalità — pacifica — fra i due Ministeri. E intanto la statistica langue e bisogna ricominciare l’opera del 1830.

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27 agosto 1876 L’ E C O N O M IS T A 269 Il signor B arrai dice che la statistica agricola

francese è la confusione delle confusioni che sulle questioni le più elementari non dà che informazioni contradittorie e non è neanche in grado di dirci, per esempio, quanti ettari vi siano in Francia di foreste o di vigne: perfino nella cultura del tabacco la statistica del Ministero d’agricoltura è in disac­ cordo con le cifre della regìa. La difficoltà di otte­ nere dati sicuri sulla produzione, sui prezzi, sulla popolazione stessa, deriva in gran parte, dalla diffi­ denza dei cittadini, e soprattutto dei contadini che vedono in ogni rappresentante dell’autorità che venga a interrogarli, un agente del fisco, e temono sem­ pre, non senza ragione, che se confessano cifre ele­ vate il fisco se ne impadronisca per aumentare le tasse. Si parla di mettere la statistica fra le attri­ buzioni del Ministero delle finanze: sarebbe il mi­ glior mezzo di convincere il pubblico, che si mira ai suoi danari e non si potrebbe cavarne nulla. In fatto di metodo siamo sempre a quello di Chaptal che per conoscere, per esempio, la produzione to­ tale dei cereali in Francia prendeva dei dati più o meno esatti in una trentina di dipartimenti e mol­ tiplicava per 5 il resultato ottenuto. Il signor Bar­ rai si lamenta ancora della mancanza di risorse pe­ cuniarie e soprattutto del difetto di metodo e pro­ pone alla Frarcia l’esempio dell’Inghilterra dove la statistica ha raggiunto un alto grado di perfezione e al tempo stesso i suoi documenti sono alla por­ tata di tutti, perchè sono pubblicati in un formato comodo e venduti a basso prezzo. In Francia le cose vanno altrimenti, il Governo stampa dei grossi vo­ lumi di cui distribuisce qualche esemplare ad un certo numero di privilegiati, ma che il pubblico mette gran fatica a procurarsi anche pagando, perchè non sono in commercio. Concludendo, il sig. Barrai, paragona il popolo francese ad un agricoltore od a un commerciante che trascurasse di tenere un conto esatto dei proprii affari: noi non abbiamo contabi­ lità, noi non sappiamo nè ciò che possediamo nè ciò che produciamo, vendiamo o compriamo.

Dopo di lui il signor Renaud torna alla carica e fa nuove censure alla statistica francese, perfino la Spagna è superiore alla Francia in questo riguardo. V’è°in Spagna ciò che noi non abbiamo e dovremmo avere cioè un istituto geografico e statistico, che e fuori dei ministeri e gode di una completa indi- pendenza. Alla Russia invidia i suoi uffizi di stati­ stica distribuiti in tutti i governi. Alla Russia egual­ mente e alla Germania e all’Austr a invidia 1 inse­ gnamento della statistica istituzione che manca in Francia ed alla quale avrebbe potuto pensare al signor Wilson mentre domandava la creazione delle cattedre di economia politica.

Il signor Aristide Dumont trova anch’egli che vi sia molto da fare e prima di tutto sia da rifare il

catasto, parla di inchieste locali ed al tempo stesso reclama per il servizio della statistica un’ ammini­ strazione fortemente accentrata.

Dopo il signor Dumont il signor M angin si pro­ pone di difendere la statistica francese dagli attacchi che le sono stati mossi, dice che i francesi ora si mostrano gonfi di vanità, e sostengono di essere i primi al mondo ora invece cadono nell’eccesso op­ posto e dal self contentment passano nel self deni- grement non trovando espressione abbastanza dura per infliggersi umiliazioni. Mentre noi, dice egli, possiamo verificare facilmente le inesattezze della nostra statistica non siano in grado di verificare le statistiche dei paesi che non conosciamo e di cui forse ignoriamo la lingua : vedo bene ciò che vor­ rebbero i signori Renaud, Barrai e Dumont, essi vorrebbero che la statistica francese non commet­ tesse errori. Mentre conviene che la statistica in­ glese sia la migliore di tutte il signor Mangin crede difficilmente che la Russia e la Spagna siano per la Francia dei modelli da imitarsi. Quanto alla Ger­ mania è vero che certe parti della sua statistica siano fatte bene ma è ben lungi dal raggiungere la perfezione.

Il fatto seguente serve a dare una prova evidente della sua asserzione. Due o tre anni fa uno statista eminente si rivolse al ministro dell’ istruzione in Prussia chiedendogli la statistica più recente del suo dipartimento. Gli fu mandata quella del 1861!

Secondo la confessione dell’uffizio di statistica di Londra, e del signor Eugel direttore della statistica a Berlino vi sono in Francia due statistiche che uon temono confronti; la statistica giudiziaria e quella del commercio esterno, e ciò è qualche cosa.

Ammettendo fondati i rimproveri che si indirizzano al servizio della statistica in Francia, bisognerebbe che qualcuno indicasse i rimedi o ciò non è stato fatto ancora da nessuna.

Dopo queste parole del signor Mangin la discus­ sione si trasforma a poco per volta in conversazione finché gli adunati non si separano.

STUDI STATISTICI SULLA POPOLAZIONE

La questione della popolazione è una delle più vaste che si possano trattare. È inoltre sempre una questione di attualità, perchè i suoi elementi si mo­ dificano costantemente, non però così spesso quanto potrebbe far credere un esame superficiale.

Havvi all’opposto, riguardandoci da vicino, un ar­ monia universale che si rivela da sè stessa, che le cifre le più degne di fede mettono in luce e che potrebbe riassumersi in questa frase del libro della

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