SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno f f l - V o i . IX IIV
Firenze, 26 L ilio 1903
N. 1525
S o m m a r io : I trattati d i commercio e il Mezzogiorno — Sale o Petrolio?, II — R . Da l l a Vo l t a. La de mocrazia socialista in Germania. — A. C. La tassa di famiglia e la sua applicazione, I (Continua). — Rivista Economica. (Il credito e la finanza in Italia — Le casse di risparmio in Germania. — Le scuole po
polari in Germania). — La situazione del Tesoro al 30 giugno 1903. — La legge per la Basilicata. —
I prezzi dei noli per 1’ emigrazione. — L* 1 azienda dei sali nell’ esercizio 1901-1902. —- Mercato monetario e Banche di emissione. — Rivista delle Borse. — Notizie commerciali. — Avvisi.
I TRATTATI DI COMIERCIO E IL MEZZOGIORNO
L ’ on. Giusso, nuovo presidente della UnioneCostituzionale di Napoli, ha colto l’ occasione del
suo insediamento per fare un discorso, nel quale ha1 tracciato le linee generali per un’ agitazione a favore della rinnovazione dei trattati di com mèrcio. Le idee dell’ egregio deputato in mate ria di politica doganale sono note da un pezzo, e come ognuno sa egli è un liberale convinto, avversario del protezionismo industriale che ebbe così spiccato trionfo con la tariffa del 1887. Il suo discorso non ha quindi rivelato nulla di nuovo ; e questo va detto tanto rispetto alle idee dell’ oratore, quanto alle considerazioni eli’ egli ha svolto intorno al Mezzogiorno e ai danni che esso ebbe a risentire in seguito alla politica protezionista.
Francamente, noi ci aspettavamo qualche cosa di meglio e di piu dall’ on. Giusso, dal momento eh’ egli, dopo vari anni di silenzio in torno a coteste questioni, si proponeva di pren dere una parte attiva al nuovo movimento in favore delle provincie meridionali. Invece delle solite affermazioni generiche avremmo voluto qualche dimostrazione positiva, ci saremmo ac contentati anche di qualche tentativo di dimo strazione, ma certo occorreva uscire alquanto dalle consuete dichiarazioni sullo sfruttamento del Sud per opera del Nord. L ’ on. Giusso quello che non ha fatto nel discorso di Napoli potrà farlo in altro momento e sarà cosa utile pel Mezzogiorno e per l’ Italia intiera, perchè occorre ch.6 uomini illuminati, sereni e compe- tenti, com’ egli è indubbiamente, presentino al paese intiero con la maggiore obiettività e chia rezza questa complessa questione meridionale, su
cui
si è già scritto molto, ma con poca o talvolta con punta obiettività, sincerità e competenza. ,
Noi siamo pienamente d’ accordo con 1 on. Giusso nel giudizio eh’ egli dà della tariffa doga
nale del 1887. Però non lo crediamo esatto in al cuni apprezzamenti. « Non v’ha dubbio, egli disse, che questa sia la causa principale dell’ impoveri mento delle Provincie Meridionali ed insulari d’ Italia, come quelle che essendo state obbli gate a vendere con grande rinvilio di prezzi i loro prodotti e a comprare quelli della indu stria a prezzi più cari hanno dovuto sottostare ad un duplice danno, e poiché il prezzo delle più ricche produzioni meridionali è diminuito del 30 e anche del 50 e più per cento e quello dei prodotti dell’ industria è cresciuto più che altrettanto (?); un grave disquilibrio è avvenuto nelle fortune private e nella pubblica economia, e centinaia e centinaia di milioni sono sottratti ogni anno alle provincie meridio nali a beneficio delle provincie dove più abbon dano le industrie e questa è la principale causa
della povertà delle une e della ricchezza delle altre. Infatti, mentre le une vendono senza com
industrie settentrionali dipenda esclusivamente dalla tariffa del 1887. Senza altre importanti condizioni che si hanno al Nord, e non si trovano al Sud, l'industria non avrebbe fatto quei pro gressi notevoli che oggidì possiamo constatare ; cosi come col solo protezionismo agrario, me diante il dazio sui cereali, l’ agricoltura non è riuscita a darci maggior copia di cereali, tanto da affrancarci, come dicono i protezionisti, dal tributo che dobbiamo pagare all’ estero per la provvista di grano necessaria al consumo in terno. E ’ contrario a ogni principio e meglio an cora alla realta delle cose studiata con metodo sicuro, senza pregiudizi, quel voler attribuire soltanto alla protezione doganale della tariffa 1887 l’incremento delle industrie settentrionali. Ad ogni modo, ciò che urge provvedere è che nelle nuove trattative per la rinnovazione dei trattati di commercio si receda dall’esagerato protezionismo industriale per rendere più facili gli accordi e procurare che le porte degli Stati esteri siano meno chiuse alla importazione dei nostri prodotti agricoli Ciò può farsi, sia perchè effettivamente le industrie non hanno più biso gno dei forti dazi accolti nella tariffa del 1887, sia perchè questa era stata tenuta alta con lo intento confessato di ridurla nella stipulazione del trattato con la Erancia, stipulazione mancata per più anni e limitata poi, ultimamente, a poche voci. Alcuni degli stessi autori e fautori dèlia riforma del 1887 riconoscono che, anche senza l’elevata protezione d’allora, le industrie mani fatturiere possono reggersi sicché è da credere che certe riduzioni non solleverebbero più una opposizione invincibile, per quanto la vittoria non sarebbe certo facile.
Tuttavia è certo che il Mezzogiorno fa be nissimo a muoversi, a organizzarsi, a prepararsi alla lotta, appunto perchè i protezionisti non cederanno che di fronte a un movimento risoluto in prò’ della stipulazione di nuovi trattati che non ostacolino la esportazione dei prodotti agrari. « Il momento presente, disse l’ on. Giusso, è di una gravità eccezionale, perchè è all’intutto si mile al 1887, ed il Governo ora, come allora, è schiavo _ degli interessi industriali. Ora, come allora, si è apparecchiata una tariffa di guerra che, per quanto è riuscito a noi di sapere, con tiene un aggravamento di dazi industriali vecchi ed anche dazi nuovi, e come lustra, per propi ziarsi gli agricoltori inesperti, anche dazi di protezione pei prodotti agricoli, come a mo’ di esempio, sui cavalli e sul legname.
Ora, come allora, si dice che questa è una tariffa per trattare, cioè per avere un’arma per meglio trattare e non per applicare, ma se non riesciamo a sventare questa cabala, la nuova tariffa sarà applicata come fu nel 1888.... La sola differenza fra ora e il ls87, prosegui il Giusso, è questa: allora i meridionali vivevano in buona fede ed erano pieni di confidenza, e quindi i difensori degli interessi industriali li potettero facilmente trarre in inganno; ora in vece che ammaestrati dal passato, siamo entrati in sospetto, si ricorre alle vie subdole e coperte per riescire allo stesso scopo, e l’ arte adope rata è stata ed è questa: prima silenzio asso luto sulla rinnovazione dei trattati, quasi che
quelli coll’Austria, colla Germania e la Svizzera non stessero per scadere, e frattanto di sotto mano preparare una nuova tariffa. Da prin cipio si è negato che vi fosse questa tariffa, poi sì è accennato alla possibilità che vi po tesse essere, in ultimo si è dovuto confessare che vi è. Si è chiesto allora di conoscere questa tariffa, ma è stato impossibile ottenerlo ».
L ’on. Giusso teme adunque che possa ri petersi il giuoco del 1887 e non discuteremo ora se, nei termini in cui si presenta oggi la que stione meridionale, il pericolo si possa ritenere fondato o meno. Questo diciamo, che se una ta riffa è stata veramente preparata e il Governo si propone di presentarla poi al Parlamento per farla approvare commetterebbe un errore im perdonabile. Non occorre affatto per trattare con gli altri Stati e per ottenere delle conces sioni sui loro dazi di entrata che ci presentiamo con una tariffa di guerra; ormai si dovrebbe comprendere da tutti, anche dai nostri più indu riti protezionisti e dai nostri negoziatori, che un simile giuoco è puerile e non può riuscire. Me glio è di mostrare praticamente che non si ha l’ intenzione di applicare un protezionismo esa gerato, ma di venire ad accordi favorevoli allo sviluppo dei traffici. Anche ponendoci su un ter reno che non è certo il nostro, quello delle rap presaglie doganali, crediamo che l’ aumento dei dazi doganali a quello scopo vada riservato a dopo, a quando cioè la stipulazione di accordi equi e benefici pel commercio internazionale non si possa raggiungere. Se fin dal principio si mettono in vista le più nere intenzioni, rispetto al trattamento doganale dei prodotti esteri, è troppo naturale che un simile stato psichico sorga anche negli altri contraenti e che non si riesca ad alcun accordo, o se ne stipulino di quelli che non hanno alcuna portata decisiva. « Torniamo, quindi, diceva l’ on. Giusso, al regime doganale che noi avevamo prima del 1887, che non era regime di libertà economica, ma di una prote zione temperata e perciò sopportabile e si fa ranno buoni trattati con la maggior parte degli Stati, malgrado le tariffe di guerra di cui quasi tutti si sono armati. Torniamo a quel regime doganale pel quale non solo vivevano e pro speravano insieme le industrie e T agricoltura, ma regnava la più completa armonia fra tutte le regioni d’ Italia. Torniamo a quel regime doga nale e vedremo cessare quell’ antagonismo fune sto fra il Nord e il Sud, che va crescendo sven turatamente ogni giorno ». L ’ augurio nostro, il
desideratimi più forte che sia in noi, a questo pro
ta-lu.no, che si diverte a deridere il sentimento unitario, va rinfocolando. Anche qui si sem plifica enormemente la questione, ma non la. si avvia alla sua vera soluzione. E si creano illu sioni che non giovano certo al Mezzogiorno e all’ Italia tutta, la quale ha bisogno di formarsi una coscienza chiara della condizione e delle necessità della parte meridionale per potervi gradatamente provvedere. Un regime doganale liberale è certo un coefficiente importantissimo ed e quindi necessar o, ma occorre convincersi che non può essere il solo. L ’on. Giusso e gli uomini volonterosi che gli stanno dintorno pen sino dunque, e seriamente, a promuovere anche le altre condizioni necessarie pel risorgimento economico del Mezzogiorno.
SALE O PETROLIO ? x)
IL
Se una diminuzione del prezzo del sale e una mitigazione del dazio sul petrolio sono due cose buone, ma non tali da potei'si attuare con temporaneamente, la preferenza momentanea, o in altri termini la precedenza, dovrebbe darsi a quella che presenti una maggior somma di uti lità diverse e una più tenue misura di perdite erariali. Se poi uno dei due provvedimenti avrà anche effetti indiretti che 1’ altro non abbia, il confronto potrà valersi d ’un elemento non tra scurabile di più.
Cominciamo dalle conseguenze fiscali. Se condo i calcoli del Governo, riducendosi il prezzo del sale comune da 40 centesimi il ehilogramma a 30, si avrebbe un minore introito di 17 mi lioni; riducendolo poi a 25, il minore introito salirebbe a milioni 26. Ma la proposta governa tiva è per la riduzione a cent. 25, sicché si può prendere per base la perdita presunta di mi lioni 26. Se non che il Governo prevede che la perdita sarà effettivamente minore, grazie al l’ influsso di tre coefficienti:
1° Uaumento del consumo effettivo per la legge economica generale che il minor prezzo tien dietro una vendita più estesa;
2 L ’ aumento del cpnsurtio legale, ossia la diminuzione della produzione abusiva e del con trabbando ;
3° L'incremento della popolazione e la in fluenza che tal fatto esercita sullo sviluppo dei cespiti tributari, specie se derivanti dai consumi necessari. !)
Questi tre coefficienti non sono affatto una specialità del sale, e varrebbero anche per il petrolio, come per altri generi di largo consumo. Ma poiché anche sul sale, che ora ci occupa, possono di certo avere un 'effetto, ammettiamo pure la loro azione nella misura che il Governo prevede, desumendola dai risultati che ebbero 1 rimaneggiamenti di tariffa avvenuti anni or sono. Il maggior gettito del sale, dunque, sia
’ Vedi il numero precedente deli’ Economista. Vedi lo studio di E. Banfi, dal titolo Sale o
petrolio ? nella « Nuova Antologia, 1° giugno 1903.
pure di 4 milioni, epperò la perdita resta ri dotta da 26 milioni a soli 22.
E ora parliamo del petrolio. Sino al 1893 dava un introito annuo di circa 30 milioni, ma pur troppo il suo consumo, causa l’ enorme prezzo, va un po’ restringendosi, sicché nell’ eser cizio 1901-1902 il dazio sul petrolio non rese fuorché 33 milioni e mezzo, circa. Vogliamo, sen z’ averne l’ obbligo, largheggiare? Diciamo mi lioni 34, per fare il numero tondo. Si potrà inferirne che se il dazio vigente di L. 48 il quin tale venisse ridotto a meta, la perdita per l’era rio sarebbe tutt’ al più di 17 milioni, 5 di meno che pel sale. Al più, diciamo, perchè in questo semplicissimo confronto aritmetico non abbiamo tenuto conto dei tre coefficienti poc’ anzi ricor dati. Supponiamo che anche sul petrolio agiscano nella misura di 4 milioni (ma secondo noi, il primo di essi, cioè, l'aumento del consumo effet tivo, spiegherebbe effetti ben altrimenti larghi) ed avremo che col preferire ai tre soldi di ri basso sul prezzo del sale, la riduzione a metà del dazio sul petrolio, il sacrifizio dell’ erario sarebbe minore per nove milioni almeno. Il con fronto, per questa parte, parla chiaro assai!
E per ciò che concerne i consumatori? Il sollievo sull’ articolo petrolio sarebbe più sensi bile che sull’ articolo sale. Prima di tutto i tre soldi di ribasso proposto sul sale non arrivano a portarne il prezzo alla metà (parola corta, ma cosa tutt’ altro che piccola) cadrebbe subito quello del petrolio, se le riforme del suo dazio aves sero luogo nei limiti di cui parliamo.
Ma cadrebbe anche un po’ più giù, stante la grande concorrenza, Questa, secondo le no stre osservazioni personali, mentre le buone massaie ne avranno fatte molte di più, ha pro dotto da due a tre anni un ribasso di qualche soldo, almeno nelle principali città, malgrado il dazio enorme, sul prezzo corrente del petrolio ■ nella vendita al minuto ; sian poi stati i gros sisti ad avere un margine per la riduzione del proprio guadagno, o siano stati i dettaglianti, o siano stati tutti e due. Così essendo, è ragione vole prevedere che dii negozianti grossi o pic coli di petrolio crescerebbero il numero e 1’ attività di lavoro, quando il dazio venisse dimezzato, e che pertanto l’ azione della con correnza sarebbe anche più viva che non oggi, in guisa che il prezzo del petrolio al minuto scenderebbe di qualche soldo al di sotto anche di quella metà del prezzo attuale a cui la por terebbe subito il dazio dimezzato. Tutto ciò non è avvenuto nè mai potrebbe avvenire pel sale, su cui, perchè oggetto di monopolio, la concor renza non ha luogo. Anche a parità di condi zioni, l’ aumento del consumo sarebbe perciò più probabile nel petrolio che nel sale ; oppure, se probabilità, yi sia per entrambi, è prevedibile un aumento più considerevole.
Infatti, quando il sale venisse fatto pagare un po’ meno al compratore, questi dovrebbe sempre andarsi a provvedere nei soliti spacci di generi di privativa, i quali, non avendo un lavoro sensibilmente maggiore, seguiterebbero a stare nello stesso numero, negli stessi luoghi e con lo stesso impianto, andando a rifornirsi, del tutto come prima, ai magazzini governativi. Nè questi ultimi avrebbero bisogno di più vasti locali, nè di più numerosi impiegati. E il sale, prima di giungere ai magazzini, seguiterebbe a venir prodotto nel solito modo, in saline dal- l’ impianto sempre eguale, direttamente per cura dello Stato, o qua e là, come adesso, da pochis simi appaltatori e per esclusivo conto dello Stato Non aumento di lavoratori e d’ impiegati, non aumento di salari o dì stipendi, non au mento, notevole almeno, di trasporti. — Vice versa, il cresciuto consumo del petrolio ne fa rebbe crescere l’ importazione: dunque, più navi, anche nazionali, in arrivo, più gente di mare occupata, maggior incasso di diritti marittimi e portuali. Ne farebbe allargare i depositi, mol tiplicare gli spacci, gli esercenti, il personale di loro dipendenza ; dunque più trasporti, più gente che lavora e guadagna, più operazioni da parte delle Società assicuratrici. Darebbe- nuovo alimento alle industrie sussidiarie, a quelle della latta, del vetro, delle lampade, ecc. Vi sarebbero insomma sempre più persone e cose che si muovono, interessi che si organiz zano, ricchezza che si determina.... e — se si vuole tener calcolo anche di questo — ricchezza tassabile.
E tutto ciò è ancora il meno. Più che alle industrie sussidiarie, cioè inerenti al cousumo domestico del petrolio, si deve pensare a quelle di produzione, a cui il petrolio, quando fosse meno costoso, potrebbe servire egregiamente di forza motrice. Qui non possiamo dilungarci; ne abbiamo parlato altre volte, e del resto per cose generalmente note basta un piccolo accenno. Converrà solo rammentare ohe se altrove il pe trolio come forza motrice ha fatto buona prova, più che mai sarebbe necessario in quei paesi, come il nostro, che non producono neppur car bone e dove perciò è molto caro il combustibile generatore della forza stessa.
Neanche sotto 1’ aspetto industriale può il sale reggere al paragone col petrolio. Alcune forme di attività nazionale hanno già facilita zioni sul prezzo del sale greggio : per lo meno l’ industria dei sorbettieri e la pastorizia. Esse perciò non trarrebbero vantaggio da un ribasso generale. Il sale serve a diverse industrie, alla conservazione delle carni e dei pesci, al casei ficio, ecc., ma come ingrediente. Il petrolio, in vece, potendo adoperarsi non come ingrediente, ma come motore, è smisuratamente maggiore il servizio che in svariatissime industrie è atto a prestare.
Diamo pure un’ importanza secondaria alla considerazione che lo sgravio del petrolio reca sollievo da un capo all’ altro d’ Italia, quello del sale non dà alcun benefìzio alla Sicilia e alla Sardegna, che sono già esenti dal monopolio governativo. Se fosse dimostrato o dimostrabile — come invece non è — chelo sgravio del sale è più
urgente di quello del petrolio, siffatta conside razione potrebbe anche trascurarsi. Ma poiché le cose stanno affatto diversamente, darle il primo posto no, ma dimenticarla del tntto neppure.
E finalmente, il prendere a cuore il regime del petrolio prima che quello del sale, può avere una utilità più indiretta, ma essa pure ragguar devolissima. Il sale lo fabbrichiamo in casa no stra : venga a costare più o meno al consuma tore nazionale, nessuno all’ estero se ne cura. Ma se mitighiamo le gravezze che pesano sul pe trolio iu forma di dazio, gli Stati che ce lo for niscono possono e devono accordare contrac cambi adeguati a una parte di quella nostra produzione eh’ essi importano sì, ma trattano a ruvide carezze doganali. — Qui per altro preve diamo alcune obiezioni. Perché parlate di con traccambi, quando non sono ancora in prepara zione i nuovi trattati di commercio? E come potreste aspettare la loro stipulazione, mentre avreste voluto veder già votato dalle Camere lo sgravio del sale, e meglio ancora quello del pe trolio ? E perchè il dazio deve ridursi precisa- mente a metà ? E se, per un buon trattato di commercio, o più d’ uno, non bastasse? E nel frattempo non si può far nulla?
Ecco qua. Alcuni, come lo scrittore già ci tato *), come la Società dei droghieri di Milano e Lombardia, come il Comitato Napoletano e altri parecchi, vorrebbero che da L. 48 il dazio fosse abbassato addirittura a L. 10. Non se 1’ ab biano a male, ma a noi sembrano insieme indi screti e spensierati. Indiscreti, perchè 1’ erario pubblico ha pure le sue esigenze. A riduzioni maggiori dovrà col tempo adattarsi, ma non oc corre ne sopporti una radicalissima con un colpo solo.
Si risarcirà coi proventi del maggior con sumo : siamo d’ accordo. Ma come il consumo non quadruplica in un giorno, così la riduzione non è indispensabile sia fatta tutta in una volta. Si va più lontano camminando che saltando. Spen sierati, poi, perchè priverebbero i negoziatori d’ un elemento utile di contraccambio da offrire ai con traenti per ottenere facilitazioni doganali italiani per l’ esportazione italiana. Se approviamo invece la proposta fatta a suo tempo dall’ on. M. Fer raris, di dimezzare il dazio portandolo a L. 24, si è perchè crediamo che la riduzione sarebbe già sensibile pei consumatori, perchè abbiamo dimo strato con cifre che sarebbe meno sensibile per l’ erario che non lo sgravio del sale, e perchè potrebbe attuarsi anche subito, cioè come un af fare di casa nostra e indipendentemente dai ne goziati commerciali internazionali, mentre per questi ultimi rimarrebbe ancora, nelle 24 lire di dazio che restasse in vigore, un buon margine di concessioni da praticare a titolo tutt’ altro che gratuito.
Sotto ogni rispetto, dunque, la riforma del regime del petrolio dovrebbe precedere quella relativa al sale; e se il Ministero durante le va canze parlamentari se ne persuadesse e credesse alle sue prime proposte poterne sostituire altre
in questo senso, stimiamo ohe il suo non sarebbe un disdirsi, bensì un perfezionare 1’ opera pro pria, un miracolo allo stesso fine con mezzi mi gliori.
Se viceversa ciò non fosse possibile, ben venga lo sgravio del sale, purché venga davvero e gli sgravi in genere finiscano d’ essere un puro miraggio. Meglio un pizzico di sale oggi, che un oceano di petrolio chi sa mai quando!
LA DEMOCRAZIA SOCIALISTA IN GERMANIA
A proposito delle recenti elezioniI progressi della democrazia sociale ger manica sono veramente notevoli e le ultime elezioni pel Reichstag, del 16 e del 25 giu gno, hanno messo in chiaro che quel partito è ormai dei primi tra i molti nei quali si divide quel parlamento. Esso comprende, tra maggiori e minori, ben quindici divisioni politiche e ie due più importanti sono ora il centro cattolico e la democrazia sociale ; il primo con 101 rap presentanti al Reichstag, la seconda con 81. Il partito socialista, che pareva non potesse sot trarsi alle conseguenze dei dissensi teorici, se non a quelle dei dissensi intorno alla tattica, si è presentato invece alle elezioni più compatto che mai e ha potutto portare da 58 a 81, con l’aumento di 23, il numero dei suoi rappresen tanti nel primo parlamento dell’ Impero.
Sono notevolissimi i progressi nel numero dei voti ottenuti dai candidati del partito socia lista nelle precedenti sei elezioni, come può ve dersi da questo prospetto:
Voti dati ai Totale Percentuale socialisti dei voti — 1881. .. 3 12,e c o 5,097,800 6.12 1 8 8 4 .. . 550,0C0 5 ,6 6 2,00 0 9 .6 8 1 8 8 7 .. . 763,000 7,563,900 10.11 1 8 9 0 .. .. 1,427,300 5 ,2 1 8 ,£C0 1 9 .7 4 1 8 9 3 ... 1 ,786,700 7,674,000 2 3 .3 0 1 8 9 8 .. . 2,107.076 7,752,700 2 7 .1 8 Non abbiamo sott’occhio, in questo momento, le cifre dei voti delle ultime elezioni, ma non v’ ha dubbio che tanto il numero dei voti rac colti dai socialisti quanto la percentuale siano in sensibile aumento. La democrazia sociale ger manica pel numero dei voti che raccoglie avrebbe diritto a una rappresentanza più numerosa ; ma dato il sistema vigente essa è costretta a vedere che pur ottenendo maggior numero di voti del partito del centro cattolico, ha meno rappresen tanti al Reichstag di quest’ ultimo partito.
La vittoria del socialismo in Germania è un fatto che s’ impone allo studioso dei feno- meni sociali, il quale non può non sentirsi in clinato a ricercare le cause di quella crescente simpatia degli elettori tedeschi per i. socialismo. E quelle cause sono di varia natura ; alcune oc casionali, altre d’ indole più permanente.
Tra le prime non si può dubitare che la questione della tariffa doganale occupa il primo posto. Il partito del centro e gli altri minori che
hanno tendenze spiccatamente conservatrici e talvolta retrive, persino una parte dei liberali, dimostrarono che erano favorevoli alla revisione della tariffa doganale con mire protezioniste. E i pericoli derivanti da questa nuova tariffa non sfuggivano alle popolazioni dei centri industriali e commerciali, tanto che si videro alcune città dare una prevalenza incontestata e considere vole ai socialisti. A Berlino cinque elezioni so pra sei diedero la vittoria al candidato sociali sta ; sopra 324,827 votanti a Berlino, i socialisti hanno ottenuto 216,547 voti al primo scrutinio, ossia quasi la metà degli inscritti (che sono 444,831) e i due terzi dei votanti. Nelle grandi città commercianti del Nord, il successo dei so cialisti non è stato meno importante. Amburgo e Lubecca avevano già una rappresentanza in gran parte socialista, ma Brema, che finora era stata un feudo del partito liberale, ha eletto il 16 giugno dei socialisti.
È ammesso generalmente che la politica do ganale ha influito sensibilmente sulle elezioni del Reichstag ; gli stessi socialisti avevano ini ziata da qualche tempo un’ agitazione per sfrut tare quella favorevolissima occasione. Bebel nel Congresso di Lubecca del 1901 aveva fatto una esposizione interessantissima della questione, da lui considerata come un mezzo eccellente di pro paganda fra le classi operaie.
Opuscoli, conferenze, ecc., nulla era stato ri sparmiato per spiegare agli elettori i pericoli che per le nuove tariffe incombevano su loro. La mi naccia del rincaro della vita e sufficiente a spin gere molti elettori all’ esercizio del loro diritto e a schierarsi con coloro che a quel rincaro vo gliono opporsi risolutamente. Ecco perchè non pochi liberali timidi od anche tepidi avversari delle nuove tariffe sono stati abbandonati ; è la sorte che doveva loro spettare, dal momento che abbandonavano per mero opportunismo politico quei principi che hanno costituito per lungo tempo il loro programma politico. Ed è da augu rare che la coscienza pubblica faccia sempre giustizia, in ogni paese, di coteste apostasie, le quali rovinano moralmente la vita - politica, le tolgono ogni sincerità e gettano il discredito sulle istituzioni parlamentari.
Le popolazioni delle città, dei centri indu striali hanno dunque data una risposta esplicita agli altri partiti, fautori della protezione agraria e industriale, e giova sperare che governo e par lamento ne terranno conto.
Ma altre cause concorrono a rendere sem pre più forte la democrazia sociale germanica. L ’ ambiente stesso vi è del tutto favorevole.
In un paese dove la grande industria ha. preso uno sviluppo considerevole e si è quindi formata con essa una nuova democrazia indu striale, certe tendenze ed espressioni che risal gono ad altri tempi, non possono trovare acquie- scienti le masse, la cui istruzione va lentamente, ma progressivamente crescendo.
pos-sono certo suonare gradite all’ orecchio di chi augura al proprio paese un regime più liberale, meno autoritario e jeratico, l’applicazione schietta e completa del regime parlamentare. Invece, in Germania non vi dev’ essere che una sola vo lontà, quella dellTmperatore, una sola legge, quella dell’ Imperatore.
Sono frasi, è vero, destinate il più spesso a restare tali, ma ciò non toglie ch’ esse offen dano le classi lavoratrici e borghesi e le spin gano sempre più verso il socialismo. Inoltre l’Im peratore non si è limitato ad adoperare nei suoi discorsi espressioni ostili alla democrazia so- ciale_ ma, consciamente o no, ha finito per adot t a i i metodi bismarckiani di lotta, da lui prima condannati, e ha combattuto, con armi che però si sono spuntate, il socialismo, cercando invano, mediante la legislazione (1’ Umsturzvorlage del 1894 e il Zuchthausvorlage del 1899); di punire la Sozialdemokratie per la sua propaganda sov versiva e di dare maggiori poteri all’ autorità per la punizione degli scioperi che minaccino la sicurezza dell’ Impero o di un singolo Stato.
L'insuccesso di questi tentativi per avere una legislazione più severa da applicare al so cialismo e agli operai che dichiarano lo scio pero, insuccesso verificatosi tanto nel Reichstag quanto nel Landtag prussiano, dimostra che anche con i due parlamenti costituiti prima delle ul time elezioni non era possibile insevire contro la democrazia socialista; ora poi, per ciò che riguarda il Reichstag è ancor più difficile che sia accolto qualche provvedimento del genere di quelli del 1894 e del 1899. E nessun amico della Germa nia e della libertà politica può augurare a quel paese che si rinnuovino quei tentativi, i quali non riescirebbero ad altro che a scavare sempre più profondamente l’ abisso che divide il governo imperiale e la democrazia sociale.
Quale sarà la parte che quest’ ultima avrà nel nuovo Reichstag, è ora assai difficile di pre vedere. Molto dipenderà dall’ atteggiamento de gli altri partiti e dalle divisioni maggiori e mi nori che praticamente si stabiliranno. Forse alcuni gruppi procederanno d’ accordo nell’ in tendimento di opporsi al socialismo; altri v o r ranno restare indipendenti per avvantaggiarsi della inevitabile lotta. La democrazia sociale che ha un programma minimo, per così dire, da far trionfare e nel quale entrano varie riforme poli tiche, educative, giudiziarie e tributarie, lavorerà certamente pel suo trionfo; ma è probabile che la sua azione si svolgerà, con qualche profitto, principalmente nella questione dei trattati e delle tariffe doganali. Comunque sia, ciò che avviene in Germania rispetto al socialismo è fatto tale da indurre a molte riflessioni sulla incompatibi lità assoluta di un regime politico personale con le tendenze democratiche dell’ età nostra. Ed è anche un ammonimento per i protezionisti, i quali dovrebbero considerare che le loro cupi digie non fanno altro che accrescere le schiere dei malcontenti, dei sovversivi, com’ essi direb bero, dando all’ ordinamento economico della so cietà, un carattere odioso, dannoso e in urto completo con le aspirazioni vere della società moderna, le quali sono verso una maggiore li bertà e un maggior benessere, anziché verso la
soggezione ai grandi produttori e al rincaro della vita. Ma vorranno essi intendere questi am monimenti ?
R. D. V.
L A TASSA DI FAM IGLIA
E L A S U A A P P L IC A Z IO N EI.
§ L — Ai termini dell’ art. 25 dello Statuto fondamentale del Regno, tutti i cittadini devono contribuire indistintamente in proporzione dei loro averi, ai carichi dello Stato: e. l ’ illustre senatore Saredo, nella sua opera « Il trattato delle Leggi », aggiunge: « tra i quali sono an
che da comprendere x t r i b u t i m u n i c i p a l i. » *) Da questo assioma fondamentale di dirittp. pubblico, deriva la conseguenza che, niuna ecce zione o privilegio in materia di tasse, può esser conceduto a persona o classe o ente civile qual siasi, per qualunque titolo, com’ è ritenuto con cordemente dalla giurisprudenza e dalla dottrina. Ma nelle applicazioni delle tasse comunali, come si adempie e questa prescrizione? Non par liamo della Tassa sul Dazio Consumo che un illustre scrittore qualificò una tassa progressiva a rovescio, cioè che gravava più i poveri che i ric chi; intendiamo riferirci alle tasse dirette appli cate dai Comuni, e specialmente alla Tassa di Famiglia, che essendo stata imposta per moltis- sirai anni in varie provincia, doveva trovare mi nori resistenze, e perciò venne di preferenza adot- tata, ed oggi dà un reddito di lire 20,944,482, repartito in 5593 Comuni, mentre quelle sul va lor locativo non produce che lire 2,785,139, re partito in 847 Comuni.
§ 2. — La Tassa di Famiglia venne instituita con la Legge 26 luglio 1868, n. 4513, così for mulata :
« Le facoltà accordate ai Comuni dall’ ar ticolo 118 della legge 20 marzo 1865, n. 2248 e dell’ art. 16 della Legge 28 giugno 1866 (re lativo alla tassa sul valor locativo) vengono estese eziandio ad imporre sui respettivi terri tori le seguenti tasse: Tassa di famiglia o di fuocatico, Tassa sul bestiame ».
E quindi :
« I Regolamenti per l’applicazione di queste tasse dovranno essere deliberati dalle Deputa zioni Provinciali (oggi Giunte Provinciali Am ministrative) ed approvati con Decreto Reale sentito il Consiglio di Stato ». (Parere del Con siglio di Stato, 8 novembre 1889. Ceresetto, voi. I l i, pag. 462).
Il Governo, per l’ applicazione di questa tassa, aveva formulato un apposito progetto di Legge nel quale si regolava la classificazione delle famiglie e la formazione dei ruoli ; si di sciplinava la presentazione dei reclami; e si sta biliva che questa tassa dovesse colpire le fami glie domiciliate o residenti nel Comune anche per una sola parte dell’ anno, o che vi tenevano
casa aperta mediante la residenza nel Comune di persona che le rappresentasse o fosse da esse immediatamente dipendente.
Ma questo progetto non venne approvato : e non ebbero miglior sorte nè quello formulato nel 1876 dalla Commissione presieduta dal se natore Pallieri pel riordinamento delle tasse di rette comunali, nè quello presentato dai mini stri Magliani e Crispi nella seduta della Camera del dì 19 novembre 1887. '
Quindi, nell’applicazione della tassa di fami glia in ciascuna Provincia, secondo il Regola mento approvato dalla respettiva Deputazione Provinciale (oggi Giunta Provinciale Ammini strativa) si rinvengono disformità di metodi e di criteri che merita rilevare.
§ 3. — Alla domanda, « quali sono le famiglie soggette alla Tassa e su quali criteri si può de terminare il diritto alla tassazione », si trovano nei regolamenti di Ancona, Bologna, Cremona, F i renze, Modena, Udine, Sassari, Cuneo e Padova per non citarne altri, le seguenti risposte:
Ancona. — La tassa è dovuta da tutte le fa miglie che abbiano la loro residenza nel Comune, (art. 1). Nel corso dell’ anno si fanno dei ruoli suppletivi, e vi si inscrivono le famiglie che ab biano cominciato a risiedere nel Comune e vi ri siedano da quattro mesi, e le famiglie già com prese nella prima matricola presso le quali nel corso dell’ anno medesimo siano entrate a coabi
tare altre persone.
Bologna. — La tassa colpisce le famiglie che da oltre sei mesi risiedono nel territorio del Comune che la impone. Il tempo della residenza per i nuovi venuti si misura dal 1° novembre dell’ anno precedente a quello in cui la tassa viene applicata. Per le famiglie inscritte nel ruolo di un Comune, le assenze, anche frequenti o prolungate, sebbene accompagnate dalla dop pia dichiarazione di cambiamenti di residenza, non interrompono la continuità della residenza nel Comune per gli effetti della tassa, se non quando segna l’ effettivo trasporto della fami glia in altro Comune, e quest’ ultimo acquisti il
diritto di imporre la tassa.
Cremona. — La residenza si presume dalla abitazione. A determinare l’ abitazione si terrà conto di tutte quelle circostanze che dimostrano 1’ abituale dimora; quali, ad esempio, il tenere un proprio alloggio, il disimpegnare uffici e cariche pubbliche che richieggono abitualmente la di mora nel Comune. Nel contrasto di due o più di more abituali deve prevalere quella che si ri
tiene più importante in ragione dei comodi, degli utili e degli interessi che procura p er se stessa, anche se sia di tempo più breve, e non bastando
tale criterio, per risolvere un caso dubbio, si avrà riguardo alla dimora, alla quale va unito il domicilio ai sensi dell’ art. 16 del Codice Civile.
Firenze. — La tassa è dovuta nel Comune nel quale la famiglia ha la propria residenza ai sensi dell’ art. 16 del Codice Civile.
Modena. — La tassa è dovuta dalle fami glie che hanno la residenza, ossia dimora abi tuale, nel Comune a senso dell’art. 16 del Codice Civile. Nel contrasto di più residenze (o dimore
abituali) avrà la prevalenza quella tenuta nella località più importante in ragione dei comodi, utili ed interessi che procura per se stessa an
che se tale dimora SIA ditempo Più b r e v e.
Udine. — Le famiglie che hanno casa per propria abitazione in due o più Comuni della Provincia la cui residenza prevalente non si possa determinare, saranno tassale nel Comune OVE È PIÙ ELEVATO il lim ite di t a l e ta ss a.
Sassari. — Le famiglie ohe hanno casa per propria abitazione in due o più Comuni della Provincia, la cui dimora prevalente non si possa determinare, sono tassate nel Comune dove pos
siedono la maggior parte dei beni e rendite, o,
in difetto, nel loro domicilio d’ origine quando sia posto nella Provincia.
Cuneo. — Quando la famiglia abiti più Co muni alternativamente la tassa sarà dovuta ove, anche interpolatamente, abbia dimora per la maggior parte dell’ anno. Se tuttavia sia dubbio il luogo della residenza, questa si reputerà sta bilita nel Comune in cui, oltre all’avervi dimora per una parte notabile dell’ anno, la famiglia avrà la maggior somma d’ interessi o la sede
principale dei propri affari.
Padova. — La tassa colpisce tutte le fa miglie regnicole, o no, che per ragioni di do micilio, affari, impieghi pubblici e privati o per qualunque altro motivo hanno la loro residenza nel Comune, sieno o non sieno inscritte nei re gistri di popolazione. Le famiglie che hanno casa per propria abitazione in due o più Comuni della Provincia la cui residenza prevalente non si possa determinare, saranno tassate nel Comune ove è più elevato il limite della tassa.
§ 4. — Non basta, all’altro quesito : « se nel corso dell’ anno avvengono dei cambiamenti di residenza ne derivi esonero dal pagamento della tassa », i Regolamenti dei seguenti Comuni ri spondono :
Ancona. — Saranno cancellate dalle matri cole le famiglie cbe durante l’ anno abbiano cessato di risiedere nel Comune, e saranno loro restituite le quote di tassa che avessero pagate pel tempo in cui non erano più nel Comune medesimo.
Bologna. — La famiglia che inscritta nel ruolo di un Comune porti la sua residenza in un altro, prima della esigenza della tassa, resta obbligata a soddisfarla al primo Comune nella misura assegnatale.
Cremona. — La famiglia che perde i requi siti per la inscrizione nel ruolo, avrà diritto alla restituzione della intera tassa o di metà, a se conda che il fatto sia avvenuto nel Io, nel 2° e nel 3° trimestre.
Firenze. — La tassa è annuale ed indivi sibile.
Modena. — La tassa è annuale ed indivi sibile.
buente a cominciare soltanto dalla scadenza della prima rata successiva alla prodotta domanda. (Art. 4 e 25).
Sassari. — Spetta al Consiglio Comunale di deliberare l ’ esonero della tassa per trasferi mento della residenza in altro Comune da parte dell’intera famiglia proporzionalmente dalla data della accertata cessazione della residenza. (Art. 40).
§ 5. Risguardo poi all’ applicazione della tassa, esaminando le diverse Tabelle (antica mente chiamate scale) si trova, che nei Comuni della Provincia di: Firenze il massimo della tassa applicabile non può eccedere :
Per Firenze... L. 2000 Per Pistoia e Prato. . ... » 600 Per i Comuni che hanno 20,000 o più
a b ita n ti... » 500 Per quelli che hanno 15,000 o più abi
tanti ... » 400 Per quelli che hanno li >,000 o più abi
tanti ... . » 300 Per gli altri Comuni... ... » 200
E il reddito minimo tassabile è stabilito: Per Firenze... L. 1200 Per Pistoia e Prato... » 600 Per Comuni che hanno 20,000 o più abi
tanti ... » 500
Per quelli che hanno 15,000 o più abi
tanti ... » 400 Per gli altri Comuni... . » 300 La differenza di tassa stabilita dai Regola menti tra i diversi Comuni si giustifica sulle spese che si presume vada incontro la famiglia dimorando nell’ una o nell’ altra località, e sui bisogni di ciascun Comune, ma questo criterio crea un maggiore aggravio per le famiglie di media fortuna, ed è a vantaggio esclusivo delle classi agiate, e lo proviamo.
Il ricco possidente, che ha ville e poderi in più Comuni, vive coi proventi del proprio patri monio, ed abita in città nei soli mesi invernali ; può stabilire in un piccolo Comune la sua resi denza e farsi inscrivere con poche difficoltà nel ruolo dei contribuenti. Cosi paga 300 o 400 lire all’ anno, mentre se avesse la residenza in città pagherebbe fino a 2000 lire.
Avvertasi che nel Comune dove ha stabilita la sua residenza sarà molto se vi dimora due o tre mesi dell’anno, perchè è generale nei ricchi 1’ abitudine di viaggiare, di fare cure climatiche, balneari, e simili.
Parrà strano che a questo non si possa ri mediare ; ma purtroppo la giurisprudenza ammi nistrativa e quella giudiziaria (Vedi Regol. di Pisa) sono da qualche tempo concordi nello sta bilire che non si può imporre la Tassa di fami glia se non si prova che il contribuente abbia dimorato in città più di sei mesi ; e questa prova materiale che hanno interesse di contrastare il contribuente e il Comune ove questo ha dichia rato di .avere la residenza è così difficile, per
parte delle grandi città, che varii giudizi inten tati ebbero quasi sempre un esito negativo. *)
Dimostrato in qual modo la Tassa di Fami glia riesce lieve a molti della classe abbiente, resta da provare come invece sia gravosa alle classi medie nei piccoli Comuni, e tale è il no stro principale assunto, che svolgeremo in un prossimo articolo.
( Continua). A. C.
Rivista (Economica
Il credito e la finanza in Italia. — Le casse di rispar mio in Germania. — Le scuole popolari in Ger mania.
I l C r e d ito e l a fin a n z a in I t a l i a . — In uno degli ultimi fascicoli del Giornale dell* Istituto
dei Banchieri di Londra troviamo il testo di una
lettura sul mercato monetario internazionale, tenuta all’ Istituto stesso dal comm. Cornelio Rozenraad— il ben noto economista, che segue da tempo, in seri ed accurati lavori, i progressi finanziari del nostro paese — la quale, se prova il grande amore del suo autore per l’ Italia, dimostra l ’ interesse degli stu diosi stranieri per l’ attuale andamento favorevole delle cose nostre.
Esaminato il movimento commerciale delle prin cipali Nazioni, il Rozenraad pone in rilievo le varie cause che influirono sull’ andamento di esso negli ultimi anni, e ricerca gli altri elementi atti a deter minare la bilancia dei pagamenti di ciascun paese, esaminando le variazioni subite dal corso dei cambi, dal saggio dello sconto, dall’ ammontare della circo lazione per ognuno, dando un chiaro riassunto delle questioni all’ ordine del giorno che si ricollegano coti’ argomento.
Parlando del movimento commerciale, in base alle statistiche ufficiali, l’ autore pone in rilievo la importanza delle importazioni ed esportazioni invi
sibili, di cui si deve tener conto per un giusto cri
terio della situazione di ciascun paese ; importazioni, cioè, ed esportazioni di noli, interessi su titoli, com missioni bancarie, capitali spesi da stranieri al l ’ interno e da indigeni all’ estero, assorbimento e collocazione all’ estero di valori, e così via.
Relativamente all’ Italia il comm. Rozenraad scrive :
« Anche in Italia le esportazioni invisibili rap presentano una parte importante, mentre la bilancia del suo commercio, grazie agli energici sforzi di una crescente industre popolazione, offre cifre di più in più favorevoli. Dotata di un clima gradevole, l’Italia è il luogo di ritrovo dei touristes dell’ Europa e del l’ America. Le somme spese annualmente in Italia da questi visitatori si fanno ascendere a 300 milioni di franchi. A questi vanno aggiunti i risparmi in viati in patria dai 3 milioni d’ italiani residenti al- 1’ estero, che secondo le statistiche ufficiali, ammon tano a 225 milioni di franchi all’anno.
« Se si tiene inoltre conto delle grandi somme dovute all’ Italia per noli, dacché il suo commercio di trasporto fece rimarchevoli progressi, si avrà un’ idea delle ragioni che contribuirono al migliora mento del cambio in Italia negli ultimi anni. Al 1° gennaio 1895 la sterlina era quotata in Italia L. 26.84, e oggi sole L. 25.16. Questo miglioramento sarebbe stato anche più importante, se l’ Italia non avesse dovuto rimettere continuamente fondi al- T estero, pel graduale riscatto dei valori ancora
locati sui mercati stranieri; oltre, ben inteso, agl’ in teressi sai 1250 milioni di franchi di titoli tuttora posseduti dalla Francia, dall’ Inghilterra e da altri paesi. »
L ’ autore conclude il suo interessante lavoro di- most andò come le nazioni che considerano quale loro'grande interesse politico lo sviluppo delle pro prie industrie e dei propri commerci, sieno quelle che vengono a possedere una maggiore potenza e ricchezza, e possono quindi giovare di più alla causa della civiltà e del progresso. E, per quanto riguarda l ’ Italia, osserva :
« Ovunque le Nazioni riconoscono la necessità di aumentare le proprie importazioni e conquistare una posizione sempre più importante nel commercio mondiale ; ovunque le questioni economiche, finan ziarie e monetarie vanno prevalendo e sono consi derate come il piu grande degli interessi politici, che urge risolvere in base a sani principi, giacche dalla soddisfacente soluzione di esse dipende 1’ avvenire di ogni nazione e il benessere dei popoli.
« Noi vediamo come P Italia, quest’ amica del- P Inghilterra, mediante il lavoro dei suoi figli e gli sforzi patriottici dei suoi u mini di Stato, sia giunta a una situazione degna della sua storia e delle sue tradizioni, e abbia non solo ottenuto, dopo molti anni di deficit, P equilibrio del suo bilancio, ma ap poggiata dalle Camere di commercio italiane all’ estero, e specialmente da quella a Londra, abbia intrapreso con buoni successi la conquista di nuovi mercati pei suoi prodotti e per le sue merci.
« Il corso del Consolidato italiano 4 OjO netto e rapidamente aumentato a 102 ex, il premio sull’ oro, che pochi anni fa toccava il 16 0[0, è praticamente sparito, e il cambio su Parigi è alla pari, mentre g l’ istituti italiani d’ emissione, che durante la crisi del 1893 furono obbligati (per le pressioni del Go verno) a concedere anticipazioni a banchieri e pri vati su terre e immobili, si sono disfatti di circa il 50 OjU di queste immobilizzazioni. Al 31 dicembre 1894 le immobilizzazioni delle tre banche italiane d’ emissione sommavano a 646 milioni di lire e al 31 dicembre 1902 erano ridotte a 344 m lioni di lire. La circolazione fiduciaria delle tre banche ascendeva, a quest’ ultima data, a 1174 milioni, ed era coperta da una riserva metallica di 344 milioni, vale a dire
del 51,53 0[0. . .
« In una parola, l ’Italia presenta un luminoso esempio di una sempre crescente, industriosa ed eco nomica popolazione, ed io, che provo, da molti anni, simpatia per l’ Italia, che nel 1895 e nel 1897, quando le cose apparivano tutt’ altro che color di rosa, as sunsi dinanzi a voi la difesa di quel paese, sono lieto di poter oggi asserire che le mie predizioni si sono in gran parte avverate, q che ia situazione finanziaria e monetaria di esso è molto migliorata. »
L e C asse d i r is p a r m io in G e r m a n ia . —
Dal volume della statistica dell’ Impero Germanico pel 19C3, si desumono i seguenti dati circale Casse di risparmio e le scuole popolari in Germania, che rias sumiamo dalla National Zeitung. . Al principio del 1900 il numero delle Casse di risparmio, comprese le succursali, ascendeva in Ger mania a 8000; quello dei libretti a circa 15,000,000.
Le somme depositate ammontavano a 8 miliardi
di marchi. . 0
I rimborsi nello stesso anno ascesero a quasi z
miliardi. , r>
Nel Brandeburgo e sul Reno, nel Wurtemberg, Ha- den, Oldenburg e Meiningen, i depositi sono consi derevolmente maggiori dei rimborsi; sono invece minori nello Schleswig-Holstein, Hohenzollern, regno di Sassonia, Assia e Amburgo.
L e s c u o le p o p o la r i m G e r m a n ia . Le
scuole popolari nel 1902 erano circa 58,000 con 122,000 maestri e 22,000 maestre o circa milioni 8,8 di Le scese per dette scuole ammontarono a 412 milioni di marchi, alle quali lo Stato contribuì con
I-n media, in tutto l ’ Impero vi e un maestro ogni 61 scolari, con una spesa di 47 marchi ali anno per ogni scolaro o scolara.
L A S I T U A Z I O N E D E L T E S O R O
a l 3 0 G iu g n o 1 9 0 3
Il Conto di Cassa del Tesoro al 30 giugno 1903 dava i seguenti risultati :
Fondo di Cassa al. 80 giugno 1903... » * aìla chiusura dell’ eserc. 1901-1902.
L. 255,878,044.87 » 182,448,810.75 Differenza in più L. 78,429,734.12 Pagamenti di Tesoreria dal 1° luglio al 30 giu gno 1903 :
Per spese di bilancio... .. L. J’810,995,597.62 1 5m a 513,907.88 Debiti e crediti di Tesoreria.. . 4,036,ol8,ol0. 2b S
Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al 30 giugno 1903:
Per entrate di bilancio... L. h ^ ,W 3 ,3 0 4 . 51 ) 5 957 057,787.23 Per debiti e cred. di Tesoreria. 4,014,054,482.72 \
Eccedenza dei pagamenti sugli incassi... L. 73,543,879.oo La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 maggio 1903 risulta dai seguenti prospetti :
Buoni del Tesoro... Vaglia del T e s o r o ... Banche, Anticipazioni statutarie . . . . Ammin. Debito Pub. in conto cor. infruttifero.
Id. Fondo Culto id. id. Ammin. Debito Pub. in conto cor. fruttifero . Altre Amministra», in conto cor. infruttifero. Buoni di Cassa. . ... Incassi da regolare... Biglietti di Stato emessi per P art. 11 della
legge o marzo 1898, u. 47... Totale debiti L . 216,568 12,688 220,043 16,742 45,178 27,927 2,523 44,312 11,250 597,235 migliaia di lire 205,546 14,020 376,920 16,614 59,345 45,068 36,142 11,250 764,908 C r e d i t i al 30 giugno 1902 al 30 giugno 1903 migliaia di lire migliaia di lire Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti ar
ticolo 21 della legge 8 agosto 1885. . . L. Amministrazione del Debito Pubblico per
pagamenti da rimborsare... Amministrazione del fondo per il Culto. . . Obbligazioni dell’Asse E cclesiastico... Deficenze di Cassa a carico dei contabili del
91,250 52,566 16,332 45,029 1,783 24,861 91,250 205,369 15,465 43,558 1,757 84,058 Totale dei crediti L.
Eccedenza dei debiti sui c r e d it i...*
231,323 365,891
421,460 343,448 Totale come sopra L. 597,235 764,908
La eccedenza dei debiti sui crediti al 30 giugno 1903 era di milioni 343.4 e al 30 giugno 1902 di mi
lioni 365.8. , . ,
Il totale dell’ attivo del Tesoro formato dal tondo di Cassa, e dai crediti risulta al 30 giugno 1903 di milioni G77.3, contro 413.7 alla chiusura dell’ esercizio.
I debiti di tesoreria ammontavano alla fine di giugno a 764.9 milioni contro 597.2 al principio del-
resercizio. .
Vi è quindi una eccedenza dei debiti sulle attività per milioni 87.5 alla fine di giugno, contro una ec cedenza passiva di 183.4 al 30 giugno, ossia una ditte- renza attiva di milioni 95.8.
ammonta-rono nel giugno 1903 a milioni 1.943.0 comprese le partite di giro si dividono nel modo seguente :
I n c a s s i D e li ’ e s e r c iz io 19 02 -19 03 P re s u n ti n e l 19 02-1903 D if fe r e n z a fr a g li in ca s si d e l 1902- 1 9 0 3 e q u e ll i dei 19 01 -1 9 02 . D if fe r e n z e f r a i f a t ti e le p r e v is io n i d e l 190 2-1903. ENTRATA ORDINARIA
migliaia migliaia migliaia migliaia Entrate effettive: di lire di lire di lire di lire Redditi patrimoniali dello
S ta to ...L. 106,180 101,032 + 4,418 + 5,148 Imposta sui fondi rustici
e sui fabbricati... 188,154 191,916 — 5,413 - 3,761 Imposta sui redditi di
rie-chezza m obile... 296,584 299,103 + 2,018 + 2,519 Tasse in amministraz. dei
Minist. delle Finanze.. 200,576 197,556 + 2,416 - 3,019 Tassa sul prodotto del mo
vimento a grande e pie-28,968
cola vel. sulle ferrovie. 22,788 + 1,268 + 1,169 Diritti delle Legaz. e dei
Consolati all’ e s t e r o ... 905 815 + 65 — 89 Tassa sulla fabbricazione
degli spiriti, birra, ecc. 98,576 109,123 4- 952 + 3 0,546 Dogane e diritti marittimi. 272,802 254,688 + 19,639 + 18,114 Dazi interni di consumo,
esclusi quelli di Napoli 48,196
e di R o m a ... 50,149 — 2,074 - 1,953 Dazio consumo di Napoli. • — — — 508 —
» » di Roma. 17,500 588 + ■) 14,991 -1 6 ,9 1 2 Tabacchi... 209,892 210,997 4- 1,419 — 1,104 Sali... 75,083 76,404 - 1,471 + 321 Prodotto di vendita del
chinino e prov. accesa.. 284 1,440 70,605 + 284+ 1,5431,155 L o tto ... 72,149 + 5,714 Poste... 73,816 71,231 + 5,136 + 2,584 Telegrafi... 16,376 16,226 + 480 + 149 Servizi diversi... 24,078 23,421 + 519 + 667 Rimborsi e concorsi nelle
spese ... 25,752 29,363 + 2) 1,386- 3,610 Entrate diverse... .. 33,459 25,624 — 108 + 9,833 Tot. Entrata ord. L. 1,784,329 1,750,076 + 51,135 + 34,252 ENTRATA STRAORDINARIA
Oateo. I. Entrate effett. 10,295 9,539 + 3) 4,686 + 9,169 » II. C ostr.str.fer. 488 381 - 130 - 106 » III. Movimento di
Capitali. .. 114,050 117,921 + 4)5jS3,732 + 14,128 Tot. Entrata straord. L. 114,836 127,845 + 22,340 + 13,009 Partite di g ir o ... 43,837 64,102 + 6) 13,945 ■f 20,264 Totale generale. 1,948,0» ) 1,942.024 + 59,530 + 978 1 pagamenti effetti!¡iti dal Tesoro per le spese di bilancio nell’ esercizio 1902-1903 risultano dal se guente prospetto : Pagamenti O O) Ih r-H • oi " ci o ® «b-o ® oj a» 5*® a S ® 7 ni ® 43 ~ O ® tu Cj 03 O) ' « bDrH r i Ministero del T e s o r o .. L. * delle F inanze... * di grazia e giust. » degli affari est.. » dell’ istr. p u b b .. » dell’ in t e r n o .... » dei lavori pubbl. » delle poste e tei. » della g u erra .. . . * della marina . . . » della agric. ind. e commercio. T ot. pagam. di bilancio.. Decreti minist. di scarico. Totale pagamenti... migliaia di lire 828,250 216,827 42,218 17.253 54,671 78.253 108,383 72,456 295,563 124,276 14,387 1,846,995 114 1,847,109 migliaia di lire migliaia di lire 835,373 - 236,562 — 42,002 + 19,366 + 55,786 + 79,757 + 121,409 + 76,025 + 310,647 + 141,174 + j 16,688 + 1,934,793. — ~ 1,934,793 — 30,3721 — 3.940 — 2971 + 528 — 5,044 — 4,473 - 9,730 - 1,706 — 5,328 — 3,760 -1,023 9.940 —
121
;+“ 10,061 — migliaia di lire - 12,122 20,232 215 2,112 1,115 1,503 13,076 3,568 15,083 16,898 2,301 87,798 ~ 114 87,684Comune. Questo spese, inscritte in bilancio alle par tite di giro, vi passeranno, agli effetti del conto del Tesoro, nella definitiva sistemazione dei conti.
?) L’ aumento avuto dai Rimborsi e concorsi delle spese è dovuto a maggiori rimborsi e concorsi di pendenti da spese ordinarie inscritti nel bilancio del Ministero del Tesoro.
3) L’ aumento avuto dall’ entrate effettive pro viene per la massina parte dall’ indennità assegnata all’ Italia in dipendenza del protocollo firmato il 7 settembre 1901 fra i rappresentanti del governo Ci nese e quelli delle potenze interessate.
4-6) L’ aumento del movimento dei capitali è do vuto al capitale corrispondente ai titoli di debiti re dimibili presentati per la conversione in conso lidato.
6) La diminuzione avuta dalle partite di giro è dovuta al fatto che non furono passato a questa ca tegoria le somme accennate al numero 1.
7) Gli incassi presunti secondo la tabella esplica tiva per 1’ esercizio 190'2-903 approvata col E. decreto del di 11 giugno 1903, n. 236,
asee-devano a... L. 1,912,021,440.14 alle quali sono da aggiungere le
somme dipendenti da reintegra- grazioni al bilancio passivo in ... L. 8,263,454. 03 e quelle dipendenti
da leggi e decre
ti speciali in ... » 1,836,753.38
per cui la previsione delle entrate risulta d i ... Deducendo da questa somma l’ ammontare dei minori incassi che si presumevano realizzare nel- l’ esereizio 1902-903 in confronto alle previsioni in... risulta la previsione delle entrate pel detto esercizio in... che, posta a confronto dei versa
menti effettuati nelle tesorerie, in ... dà la differenza in più negli in cassi di ... 8 I pagamenti erano previsti, nella sopra accennata tabella espli cativa in ... alle quali aggiungendo le reinte
grazioni di fondi in seguito a corrispondenti versamenti in ... L. 8,263,454.03 e le variazioni in au mento dipen denti da leggi e decreti speciali per... . 13,514,476.70 » 10,100,207.41 L. 1,952,124,617.55 58,260,733.20 » 1,893,863,914.35 » 1,943,003,301.51 » 49,139,390. 16 » 1,934,793,975.92
V L aumento avuto dal dazio consumo di Eoma e figurativo essendo comprese’ le somme riguardanti le spese d’ amministrazione èd il canone dovuto al
la previsione della totale spesa ri sulta in ... dalle quali dedotta la minor som ma ritenuta pagabile nell’ eser cizio in ... si deve considerare l’ effettiva pre visione dei pagamenti i n ... ohe, poste a confronto coi paga
menti fatt’, i n ... danno, in relazione alle previsioni,
un maggior esito di cassa di..
LA LEG G E PER LA BASILICATA
Le ragioni dei provvedimenti. — La relazioneposta avanti alla legge, spiega le ragioni di fatto dallo quali questa è inspirata.
. —. Le predizioni eccezionali della provincia di Potenza— dice dà principio la relazione — richiedono un altrettanto eccezionale sistema di provvedimenti, i quali riescono giustificati per questa provincia, mentre non lo sarebbero per altre che si trovassero in condizioni men gravi. —
E di tali condizioni, cioè dei mali onde la Basi licata e più sofferente, si passa a fare, con riassun tiva ma energica chiarezza, la esposizione.
Prima si ricordano le varie cause, originaria mente geologiche, quindi di mancata vigilanza da parte degli uomini, le quali hanno prodotto un di sordine idraulico, risultato del quale è di creare ri stagni frequenti originanti infezioni malariche.
Poi molto opportunamente si avverte come 1 esteso disboscamento avvenuto abbia recato con se due effetti perniciosi: quello di rendere brulli e aridi molti terreni e P altro di far diminuire o quasi dimezzare, per i pascoli venuti meno, il bestiame ovino. Quindi il deperimento delle due industrie pri mitive e fiorenti nella regione.
Perciò, in seguito a tali risultati, i primi, in certi tentativi di trasformazione agraria sono rima sti interrotti ed anzi essi stessi, non portando le sollecite retribuzioni sperate, sono stati causa di nuovo malessere.
E così i metodi di coltivazione sono rimasti di molto, infelicemente, arretrati : 1’ aratro è ancora il chiodo romano; 1’ uso dei concimi raro e affatto tra scurato, quello delle macchine quasi sconosciuto. Tuttavia si ha nella provincia una certa produzione di cereali, specialmente di grano. N è — annota la relazione — per quando si abbia la certezza che vi allignerebbero bene le culture arboree fruttifere, come i’ olivo, il mandorlo, gli alberi da frutta in ge nere, sono abbandonati e non curati, mentre i po chi oliveti regolarmente tenuti dimostrano quale fonte di ricchezza potrebbe avere la Basilicata dal- P olivo.
Al deperimento dell’ agricoltura si aggiunge la mancanza assoluta di vaste organizzazioni indu striali.
Anche le modeste industrie sopravviventi, come quelle del caseificio, degli olii e della frutta secca, della carne di maiale e delle acque minerali non hanno che limitata estensione e quasi nessuna dif fusione.
Da un tale stato di fatto deriva la miseria della mano d’ opera ornai così largamente emigrata da rendere anormale i) mercato del lavoro; il disagio dei proprietari, la scomparsa del capitale che non si dedichi all’ usura esercitata nei modi più feroci.
A una così fatta condizione di cose — della quale avverte giustamente il relatore tutti hanno la loro parte di colpa— quale efficace provvedimento si può dare ?
L ’ on. Zanardelli ha trovato avanti a sè due pre cedenti legislativi, quelli delle leggi speciali fatte per la Sicilia e per la Sardegna.
Coll’ esperienza dei frutti da essi dati si è posto alla compilazione di questa per la Basilicata.
Quali sono i provvedimenti che, pertanto, si pro pongono ?
Ecco, in breve, per semplici accenni — giacché altrimenti mancherebbi oggi lo spazio — quelli prin cipali.
Amministrazione e credito agrario. — Si in
comincia dall’allargare le attribuzioni del prefetto il quale, insieme a una Commissione locale, sentito il parere della G-iunta amministrativa, provvederà al- 1’ esecuzione della legge.
Poi, coll’ articolo 3, si crea un nu^vo, apposito organo, che potrà riuscire importantissimo, la Cassa provinciale di credito agrario per la Basilicata, con sede a Potenza.
Essa, costituente ente morale, avrà gli scopi che seguono :
« a) di faro anticipazioni in denaro, in stabili, in attrezzi od in scorte ai Monti frumentari nei casi
e nei modi preveduti dalla presente legge e dal re golamento ;
« b) di fare anticipazioni agli enfìteuti di cui agli articoli seguenti, ed alle Società cooperative agrarie riconosciuto che abbiano intrapreso indu strie agrarie od affini, purché le anticipazioni stesse servano esclusivamente alla costruzione di case co loniche, di stalle razionali, ovvero a rimboschimenti o ad acquisti c i bestiame, <li strumenti di lavoro, di materie prime ed in genere di scorte od anche alla chiusura con muri e siepi dei terreni aperti. Le an ticipazioni riguardanti strumenti da lavoro, se menti, concimi, ed altre scorte, potranno essere somministrate in natura, computando gli oggetti al prezzo di costo ».
Gli articoli successivi, sino al 6 incluso, dispon gono circa il capitale, i proventi, i modi di ammini
strazione della Cassa.
L ’ articolo sette è provvidamente diretto a for nire dei necessari organi intermedi il nuovo istituto perchè possa localmente funzionare. Tali organi sa ranno forniti dai Monti frumentari già esistenti e riordinati o espressamente costituiti.
I Monti frumentarii compiranno le operazioni seguenti :
« 1. fornitura del seme in natura per l’ agricol tura, con obbligo di restituzione al raccolto, con un interesse pure in natura da determinarsi, anno per anno, dal Consiglio di amministrazione della Cassa;
« 2. prestito di attrezzi rurali per un tempo de terminato, con nolo da stabilirsi in apposite tariffe approvate dal Consiglio di amministrazione della Cassa e da pagarsi al raccolto;
« 3. prestito di piccole somme esclusivamente a scopo di acquisto di bestiame, di sementi, di attrezzi agricoli, o comunque di scorte occorrenti per l’ agri coltura. Tali prestiti dovranno essere garantiti sul raccolto ed essere restituiti in rato eguali compren denti 1’ ammortamento e gli interessi non maggiori del 4 per cento in un tempo non superiore agli anni cinque ;
« 4. acquisto di terreni por rivendita a piccoli lotti quando sia dimostrata 1’ utilità delle opera zioni.
« Infine ogni Monte frumentario provvede alla . coltura del campo sperimentale comunale di cui nel seguente articolo ».
Vengono quindi le disposizioni per istabilire il capitale, i proventi, i modi di amministrazione dei Monti frumentari.
Dopo di che, messa in aiuto dei coltivatori una somma sufficiente di denaro a mite interesse, con larghissime facilitazioni di pagamento, la legge passa a provvedere al
Miglioramento agricolo. — Riassumiamo per
ordine i diversi provvedimenti. Dei beni'erariali e provinciali messi a disposizione della Cassa di cre dito agrario si formano due categorie : i terreni sot toposti al vincolo forestale e che debbono essere rim boschiti, e quelli liberi che possono essere utilmente sottoposti a coltivazioni.
I primi saranno consegnati alla ispezione fore stale ; i secondi, divisi in piccoli lotti, possibilmente non inferiori a 5 ettari, saranno conceduti in enfi teusi a chi, sotto pena di decadenza, si assuma l’ ob bligo di coltivare e dirigere personalmente la colti vazione de la sua quota
L’art. 13 dispone che nei capitolati di concessione saranno inscritti patti e condizioni intesi a promuo vere la costruzione di case coloniche e di stalle non ché le colture agrarie e forestali. In ciascuno poi dei quattro circondari della provincia di Basilicata sarà istituita una cattedra ambulante d’agricoltura, viticoltura, enologia, caseificio e zootecnica.
Infine, sempre allo scopo del miglioramento agra rio, si stabiliscono premi in denaro e in natura ai seguenti oggetti :
a) costruzione di case coloniche ;
b) innesto regolare di perastri, od olivastri,
od altri, colla formazione di regolari frutteti od oliveti ;
c; impianto di stabilimenti per la confeziono regolare e la esportazione di frutta cecche o di pro dotti alimentari, vegetali od animali conservati in scatole.