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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.09 (1882) n.427, 9 luglio

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FER RO V IE, IN TER ESSI P R IV A T I

Anno IX - Yol. XIV

Domenica 9 Luglio 1882

N. 427

SULLA PEREQUAZIONE FONDIARIA

Sommati adunque tutti i differenti prodotti che nei precedenti articoli siamo andati ricercando, cia­ scuna regione avrebbe il seguente valore, in milioni dì lire.

Napoletano Mediterraneo 853.6; Napoletano Adria­ tico 808.9; Lombardia 678.3; Sicilia 626.3; Em i­ lia e Romagne 374.1; Piemonte 555.7; Veneto 306.6; Marche ed Umbria 440.6; Toscana 433.2; Sarde­ gna 2 10.8; Roma 1 63.9; Liguria 140.6. Totale 3994.6.

Riducendo queste cifre in numeri proporzionali abbiamo il prodotto totale così percentualmente r i­ partito :

Napoletano Mediterraneo 44.24 per cento » Adriatico. . 43.50 » Lom bardia... 44.34 » S i c i l i a ... 40.44 » Emilia e Romagne . . 9.57 » P ie m o n te ... 2.27 » V e n e to ... 8.46 » Marche ed Umbria . . 7.35 » Toscana... 7.26 » Sardegna ... 3.54 » Roma... 2.75 » L ig u ria ... 2.34 » Totale 400

Dopo il quale computo e trascurando molti altri minori elementi I’ esame dei quali ci condurrebbe troppo lontano, possiamo ripetere la domanda colla quale abbiamo cominciato questo rapido ed incom­ pleto studio: vi è sperequazione?

E rispondiamo subito.

Vi è sperequazione quando vediamo la Sicilia avere un prodotto agricolo di 626.3 milioni dei 6 miliardi del prodotto del regno, il che corrisponde al 10.44 per cento, mentre non paga che 8.8 dei 126 milioni cioè il 7.10 per cento ; — il che vuol dire che paga 8.8 milioni mentre dovrebbe pagare 13.13, risparmiando quindi oltre 4 milioni ogni anno.

Vi è sperequazione se alla Lombrdia risulta un prodotto annuo di 678.3 milioni, cioè 1’ 11.31 per cento sul totale, mentre paga 22. 4 milioni cioè il 17.83 per cento; depauperandosi quindi di oltre 8 milioni per anno.

Vi è sperequazione se il Napoletano Adriatico ha un prodotto di 808.9 milioni pari al 13.30 per cento mentre l’ imposta che paga non è che 12.7 milioni cioè il 10.14 per cento, quindi un risparmio di quasi quattro milioni e mezzo all’anno.

Vi è sperequazione se invece il Piemonte che ha 333.7 milioni di prodotti, cioè il 9.27 per cento, paga 14.3 milioni di cioè IMI.60 per cento, quindi una depauperazione quasi di tre milioni per anno.

Vi è sperequazione anche in altre regioni quando, secondo i calcoli che abbiamo fatto, risulta che il

Napoletano Medit. dovrebbe pagare 17.97 paga 20.2 più 2.33 meno V eneto... 1 0 .6 6 1 1 .6 0.94 Marche ed Umbria 9 .2 6 6 .8 2.46 T o s c a n a ... 9 .1 4 6.5 2.64 Sardegna ... 4.42 3.3 -- - 1 .1 2 R o m a ... 3.46 4.3 0 .8 4 Liguria... 2.94 1.9 1.09 Emilia e Romagne 12.06 12.3 — 0.24

Queste anormali condizioni nella distribuzione della imposta, che per alcune regioni sono veramente enormi, diventerebbero addirittura scandalose se esaminassimo ciascuna delle 69 provincie del re ­ gno. Non ci è possibile far passare sotto gli occhi del lettore una interminabile serie di cifre (di che anzi ci rimproveriamo d’ aver forse un po’ troppo abusato in questi articoli) — ma prendendo a caso due provincie, ad esempio Pavia e Palermo, ed istituendo per ciascuna gli stessi calcoli che abbiamo fatti per determinarvi il valore dei prodotti nelle diverse regioni, abbiamo, riepilogando, i seguenti risultati, in milioni di lire : — Pavia di prodotti agricoli L. 30,269; — di bestiame equino 10.647; — in bestiame bovino L. 22,327;— bestiame ovino, caprino e suino L. 2,830; — bachicoltura L. 1,944; — Totale L. 88,057,000.

Palermo: prodotti agricoli L. 79,052; — bestia­ me equino L. 21,377 ; — bestiame bovino L. 4,598; — bestiame ovino, caprino e suino L. 3,291. To­ tale 408,318 mila.

Or bene ! — Pavia ha un valore di 88 milioni, Palermo di 408 milioni, la prima provincia paga d’ imposta fondiaria Lire 3,547,899 ; la seconda L. 2,038,948 ! Il che vuol dire che se Palermo dovesse pagare un’imposta fondiaria alla stregua di Pavia (colle riserve che abbiamo fatto intorno al valore dei nostri calcoli) dovrebbe avere un’ ag­ gravio di 4 milioni, invece dei due che ha ; — e viceversa se Pavia dovesse pagare alla stregua di Palermo avrebbe un aggravio di un milione e mezzo invece di tre e mezzo a cui soggiace. Ed abbiamo detto di aver prese a caso due provincie; è proba­ bile quindi che la enorme sperequazione che ci è risultata non sia la più grave nè tra le più gravi delle esistenti tra le altre 68.

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la quale, appunto perchè proporzionale alla imposta, aggrava la sperequazione. Continuando nello stesso esempio: Palermo ha pei terreni una sovraimposta provinciale e comunale di L. 1,626 mila , Pavia di L. 3,545 mila. Per cui nel mentre, data pure la già notata sperequazione, Pavia non dovrebbe aver che una imposta e sovrimposta di poco più di 6 mi­ lioni, è aggravata invece di oltre 7 milioni 1 Nè questa influenza della sovraimposta è parziale o leg­ gera che anzi aggrava fortemente la sproporzione che abbiamo segnalata. — Ci è impossibile occu­ parcene a lungo quanto pur sarebbe opportuno, ma non possiamo far a meno di metter sott’ occhio al lettore il seguente quadro che contiene unita la im­ posta fondiaria e la sovraimposta provinciale e co­ munale per le diverse regioni. È chiaro che do­ vrebbe alla stregua di queste cifre esser fatto il paragone tra la entità del prodotto ed il tasso della imposta. Vedano i lettori, quando maggiore sarebbe per alcune regioni la sperequazione.

Ecco la somma della imposta e sovrimposta in migliaia di lire e per regioni :

Lombardia...L. 41,973 Napoletano Mediterraneo . . » 33,287 Piem onte...» 28,833 Veneto... » 27,344 Emilia e Romagne . . . . » 27,018 Napoletano Adriatico . . . » 21,988 Sicilia... » 17.012 T o s c a n a ...» 13.834 Marche ed Umbria. . . . » 14.734 R o m a... » 7.499 Sardegna... » 6.365 L i g u r i a ...» 4.245 Concludiamo.

Noi non avremo che lode per l’ onor. Magliani in quanto ha saputo mettere dinanzi alla Camera una questione la cui soluzione è. reclamata dalla più palese giustizia di governo ; però non sconosciamo che ha concesso troppo ammettendo che la pere­ quazione non possa essere applicabile se non tra un decennio ; e peggio crediamo sarebbe se fosse vero eh’ egli è disposto a modificare il progetto ac­ cettando il ventennio come periodo di preparazione. Nulla al mondo può legittimare l’ indugio quando trattasi di applicare la giustizia. E qui, per noi è questione di giustizia, tanto più urgente quanto più lungo è il tempo scorso nel quale essa veniva offesa. Abbiamo letto, quando ancora dubitavasi che la Camera discutesse nella ultima sessione il progetto, abbiamo letto articoli in giornali politici, ne’quali si parlava di strade mancanti, di alcune sezioni, di ferrovie, di porti, eco. — Non è qui il luogo di trattare una tale questione, tuttavia sembra a noi che nessun’altro più calzante argomento si potesse escogitare per render più evidente la urgenza di una perequazione. Come? vi sono regioni che pa­ gano 10 ed altre che, a pari prodotto, pagano 5 — e le prime hanno abbondanti strade e molte ferro­ vie, le seconde ne sono deficenti! In grazia, non è chiaro che le prime impiegarono le proprie forze a procurarsi simile agiatezza, e che le seconde per ottenerla non hanno che a pagare in eguale misura? — Che forse si potrebbe logicamente pretendere che le prime continuassero a pagare più del giusto finché anche le seconde coi denari delle prime sieno provvedute di strade, di ferrovie, di porti ?

Noi crediamo che sotto il problema della pere­ quazione fondiaria si nasconda una parte non pic­ cola della prosperità avvenire della nazione. E ne­ cessario risolverlo e sollecitamente.

Da parte nostra con questo rapido studio ab biamo creduto solo di additare la via da seguirsi per illuminare il paese sulla questione, — facciamo voti perchè l’Ufficio di statistica, che ha in mano mezzi sufficienti per fornire tutti gli elementi possibili, si accinga, giacché vi è tempo, a pubblicare con spe­ ciale riguardo a questo scopo, i dati più larghi e più sicuri per far conoscere sino a qual punto sia avanzata la malattia che rode una parte della nostra industria agricola.

U T a »1 B U Z Z I B I L ( M I T I M i 1 * 1

(Cont. vedi Num. 426)

IL

In pratica la tassa viene applicata in modo di­ suguale e ingiusto.

La tassa di ricchezza mobile per la marina è un’ assurdità per le varie fasi attraverso le quali passa il bastimento. Una diversa natura della ma­ teria imponibile è sottoposta alla stessa tassa, che è applicata con le medesime norme. Si è tentato di rimediare all’inconveniente e da molte commissioni locali si fece una specie di regolamento a parte, in forza del quale la tassa veniva imposta in ragione del valore o dell’ età del bastimento. Basterebbe questo solo per dimostrare come questa tassa mal possa applicarsi alla marina e come per lo meno la legge sia difettosa, .poiché coll’aceennato rimedio si vengono a tassare i bastimenti di un comparti­ mento in modo diverso da quelli d’un altro. Il d e ­ ponente stesso ha potuto notare la forte differenza che vi è fra la tassazione di Livorno e quella di Genova. Questa sperequazione è dannosissima, per­ chè i bastimenti di una stessa nazione devono es­ sere gravati di un onere identico. (Del Prete avvo­ cato Cesare, deputato - Viareggio).

Quando la marina era prospera si adottò il si­ stema di far pagare questa tassa su di un utile pre­ sunto, ragguagliato al valore del bastimento ; ciò era più comodo, ma ora siffatto sistema è dannoso, nè si po’rebbe introdurre quello di indagare i libri, sia perchè questi talvolta non esistono, sia' perchè le commissioni non vogliono vederli. (Casaretto, sena­ tore Michele - Genova).

I criterj per la tassazione delle navi non si pos­ sono trarre compleii nè dal registro di classifica­ zione nè dal tonnellaggio ; in ogni caso essi rie scono arbitrari e disuguali. La legge e il regolamento non danno disposizioni tassative sul modo di accer­ tare il reddito delle navi. Il reddito basato sul ton­ nellaggio, è sempre arbitrario. Infatti la marina perde ed invece si tassa il reddito ch’essa non ha. Anche seguendo il metodo di tassazione sul valore dedotto dalle polizze di assicurazione, il reddito è supposto e non certo e sì dà sempre luogo ad ingiustizie. (Di Stefano prof. Mario - Catania).

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an-coraggio. Notisi ancora che la tassa viene imposta per biennio, calcolandosi tutti i mesi lavorativi, senza far conto che il bastimento non lavora tutto l’anno non solo, ma che in detto biennio ha biso­ gno di continua manutenzione e di nuove ripara­ zioni. (Camera di commercio di Catania - Inchiesta scritta).

Ad ogni modo se l’abolizione non fosse possibile bisognerebbe adottare criterj uniformi di applica­ zione in tutti i centri marittimi dello Stato, cer­ cando di fare scomparire la sperequazione che oggi si lamenta e che diventa sempre maggiore quanto più cresce l’età del bastimento. (Avv. Mario Corrao - Palermo - Inchiesta scritta).

I criterj determinanti della tassa furono assolu­ tamente privi di ogni logica e di ogni principio di equità. Infatti stabilendo'il fisco il prezzo di un ba­ stimento e la media probabile dei suoi guadagni annui, sul risultato di questi presunti guadagni fissò la quota proporzionale di pagamento. ' Quale f ul a conseguenza ? Che i velieri rimasti senza lavoro e mo'to lontani dal guadagnare il previsto dal Go­ verno, anzi spesso in perdita, dovettero pagare ugualmente; sicché il Governo non solo mancò di aiutare la marina, ma per un errore fatale, per aver lasciato libero 1’ esplicarsi delle formalità ammini­ strative e giudiziarie prestabilite, senza cedere per nulla all’ urgenza di eventi impreveduti, cooperò a rovinarla maggiormente. (Cav. Giovanni Laganà - Palermo - Inchiesta scritta).

Trapani ha una grande quantità di piccoli ba­ stimenti armati quasi sempre per conto dei com­ mercianti. Qui raramente si conosce noleggio e ogni negoziante ha il proprio bastimento. Dinanzi a que­ sto fatto complesso gli agenti delle tasse anziché vedere atti di puro commercio marittimo da doversi tassare con un’unica imposta, distinguono i redditi e pretendono tassare gli esercenti il commercio ma­ rittimo, come armatori dapprima e come negozianti dappoi. Domandiamo pertanto che la tassa "di ric­ chezza mobile sia semplice e non doppia, non venga cioè pagata due volte. Quando un commerciante adopera pel suo traffico la nave, egli se ne giova come uno strumento per la sua speculazione e non vi è nolo alcuno : non vi è quindi ragione di sup­ porlo e di tassarlo. (Incagnone Gav. Francesco, vice- presidente della Camera di commercio di Trapani).

Sarebbe opportuno di esentare dalla tassa di ric­ chezza mobile colui che esercita il commercio col proprio bastimento. La tassa di ricchezza mobile si applica qui in modo diverso che altrove ; si applica con criterj differenti che per le altre industrie. Si noti che a Genova si ha una relativa fissità dei noli, mentre qui i profitti della nostra industria marina variano continuamente secondo le vicende commerciali. (Giacomazzi-Favara Salvatore - T ra ­ pani).

II fisco applica l’imposta di ricchezza mobile sullo stesso individuo, una prima volta come armatore, supponendo che noleggi a se stesso il suo basti­ mento (!), ed una seconda volta come trafficante per l’ impresa che tenta col bastimento medesimo. (Camera di commercio di Trapani - Inchiesta scritta).

La disparità di riparto dell’ imposta ritiensi in­ giusta, diversa essendo quella che si paga a Genova, per modo d’esempio, da quella che si sopporta dagli armatori della Sicilia e della Sardegna per l’erroneo

criterio del reparto e della quotità basata sul valore del bastimento determinato dall’ assicurazione, ve­ nendosi quindi a tassare il capitale e punto i red ­ diti che sono la vera e sola genesi della legge, e quindi devono costituire la misura e 1’ estensione dell’ imposta. (Camera di commercio di Cagliari - Inchiesta scritta).

Se non fosse possibile abolire la tassa, dovrebbe almeno pagarsi unicamente sul reddito accertato in modo positivo. Si potrebbe acertare il reddito ad ogni viaggio presentando il contratto di noleggio. Le spese normali si conoscono e le straordinarie non è difficile provarle. La tassa si potrebbe ap­ plicare sul reddito netto. (Pieruzzini cav. Giovanni - Livorno).

L a legge sulla tassa di ricchezza mobile non/’fa menzione delle navi.

La legge ed il regolamento di questa tassa non parlano mai di navi, e legalmente la tassa di ric­ chezza mobile è un duplicato d’imposta per la ma­ rina. (Del Re avv. Gerolamo - Genova).

in nessuna delle leggi, neppure in quella più re - cente relativa alla ricchezza mobile che porta la data de! 24 agosto 1877, havvi una parola, come nessuna se ne riscontra nelle relazioni e nelle di­ scussioni parlamentari, che in qualche modo si ri­ ferisca alle navi od alla industria marittima, sia per tassarle come per esonerarle. Infatti mentre le leggi che regolano 1’ imposta sulla ricchezza m obileesi- gono che vi sieno sottoposti i redditi provenienti dall’industria armentizia, serica, dalla produzione del carbone, dell’olio, del vino, non si fa mai alcun cenno dei redditi provenienti dalla navigazione; la legge non impone all’armatore l’obbligo di denun­ ciare i redditi, nè di pagare le tasse dovute dai suoi dipendenti, mentre espressamente è imposto ai commercianti ed industriali di denunciare i loro redditi e di pagare le tasse per i loro commessi. Tace anche intorno agli armatori la leggJ sul modo di fare la denunzia, mentre vi sono analoghe di­ sposizioni che indicano da chi e come si debbono fare le dichiarazioni dei redditi per le società, per gli istituti pubblici e per gli enti morali. (Camera di commercio di Cagliari - Inchiesta scritta). Antecedenti sfavorevoli alla tassa. A ltra tassa che

per la marina può equivalere a quella di ric­ chezza mobile.

Il conte di Cavour con la tassa di ancoraggio ebbe in animo di tassare la proprietà navale e non pensò mai ad aggravarla di un altro onere quale si è la tassa di ricchezza mobile. Se la proprietà ma­ rittima era dalla tassa di ancoraggio colpita, come la fondiaria ed i fabbricati, non si poteva assogget­ tarla alla tassa di ricchezza mobile. (Del Re avvocato Gerolamo - Genova).

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-chezza mobile, nessuno ha mai pensato che quella tassa si potesse estendere alle navi, che essendo sog­ gette ad un sistema di tributo speciale, dovevano sfuggire alle tasse terrestri. Lo stesso ministro Sella dichiarava di non pensare a colpire la proprietà navale, perchè diceva che egli aveva adottato il si­ stema di tassa vigente in Ungheria e nell’Annover, paesi nei quali la tassa di ricchezza mobile non è applicata alla marina, il primo non essendo paese marittimo, nel secondo vigendo le leggi marittime di Amburgo, le quali dichiarano le navi proprietà stabile e quindi certo esenti dalla tassa di ricchezza mobile. Nell’alternativa di abolire le tasse marittime di ancoraggio o di sanità, ovvero di esonerare la marina dalla tassa di ricchezza mobile, non può essere dubbia la scelta, per il motivo che le navi sono una proprietà o una ricchezza imponibile, la quale non ammette altro modo di tassazione che quello della tassa di ancoraggio, cioè della tassa ad ogni approdo. Lo Stato ha diritto (ii tassare tutte le navi che operano nei suoi porti, siano desse na­ zionali od estere. Se si abolissero le tasse marittime e sì conservasse la tassa di ricchezza mobile si eso­ nererebbero da ogni tassa le navi estere, le quali non si potrebbero tassare colla forma della tassa di ricchezza mobile giacché esse sfuggirebbero all’azione fiscale. (Del Re avv. Gerolamo - Genova — Inchiesta scritta).

La tassa di ricchezza mobile per la marina do­ vrebbe essere la tassa di ancoraggio ; e questa per le navi nazionali dovrebbe essere diminuita di una aliquota corrispondente alla quantità di carico che manca a fare quello indicato dal registro. Ma invece il Governo, oltre questa tassa, vuole che le navi paghino altresì quella di ricchezza mobile e le sa­ nitarie. Questa triplice tassa che, se fosse equa, esprimerebbe tuttavia una complicazione, perchè colpisce un reddito in tre forme diverse, bisogna sia ridotta ad una sola, come è nella sostanza, e limitata a quella di ancoraggio che è la vera tassa di ricchezza mobile per le navi. (Capitano Berlin- gieri - Genova).

La tassa di ricchezza mobile grava la marina una volta di più delle altre proprietà dello Stato che hanno meno bisogno di quelle, poiché i bastimenti pagano altre tasse corrispondenti alla ricphezza mo bile e di ciò ¡ legislatori non vollero tener conto. (Cav. Giovanni Laganà - Palermo - Inchiesta scritta).

Devesi logicamente e giuridicamente ammettere una separazione nel sistema tributario fra le leggi di imposte territoriali e le leggi d’ imposte marit­ time. Le tasse di ancoraggio, sanità marittima e consolari costituiscono l’ imposta della proprietà ed industria navale, mentre la tassa di ricchezza mobile costituisce la tassa delle proprietà mobili e dell’in­ dustria terrestre. Le navi quindi, perchè gravate dalle tasse marittime, potrebbero giustamente andare esenti da tasse territoriali, corne i naviganti soggetti alla leva di mare sono esenti da quella di terra. Diceva 1’ onorevole Randaccio all’ Associazione ma­ rittima di Genova in una riunione di circa ISO ar­ matori : « A taluno è venuto il dubbio se sia pos­ sibile che una proprietà venga aggravata da pa­ recchie imposte dirette ad un tempo, »

È legale, è giusto che la proprietà navale paghi la tassa d’ancoraggio e di sanità ed i diritti conso­ lari, che altro non sono che contribuzioni dirette,

e poi per sopramercato la ricchezza mobile? (Ca­ mera di commercio di Cagliari - Inchiesta scritta). Tutti i pareri fin qui citati, danno, nel loro com­ plesso, un forte crollo alla legittimità della tassa di ricchezza mobile applicata alla marina mercantile, uno più forte ancora alla opportunità di mantenerla. Bisogna adesso esaminare le risposte date dal Go­ verno alle petizioni indirizzategli negli scorsi anni dagli interessati, i provvedimenti fin qui da esso presi, e ■Vagliare alcun poco gli argomenti esposti contro la tassa, per giungere ad una eonchiusione più impar­ ziale che sia possibile. Lo faremo in un prossimo articolo.

Rivista Bibliografica

Jacopo Virgilio. — Concetti fondamentali della scienza ■ economica. — Genova, Tipografia del R. Istituto

de’ sordo-muti, 1882.

Uno scritto di un egregio cultore delle discipline economiche quale è il prof. Virgilio non potrebbe passare inosservato, tanto più che egli ci avverte che esso non è altro che la introduzione al corso di economia politica, che da oltre vent’ anni pro­ fessa nel R. Istituto tecnico di Genova, e I’ A. ri­ chiama su di esso I’ attenzione degli studiosi. Che se il loro giudizio sarà per riescire favorevole ed approvino il metodo da lui seguito nell’ esporre le teorie fondamentali della scienza, il prof. Virgilio ne trarrà conforto ad affrettare la terza edizione del sup trattato.

L ’egregio A. osserva che malgrado la lotta con­ tinua fra^il bene ed il malo, quello va gradata- mente prevalendo su questo, il che costituisce la gran legge naturale dell’indefinito progresso evolu­ tivo della umanità. Dopo avere accennato ai pro­ gressi delle scienze fisiche, si chiede se nell’ordine morale e sociale vi sia un complesso di leggi na­ turali che lo regolano, e risponde di sì, ma nota che taluni riconoscendo la importanza del buono e del giusto non sono disposti ad accordarla egual­ mente all’utile sebbene esso comprenda tutto quanto riguarda il benessere individuale e sociale. Egli so­ stiene invece che l'utile armonizzato colla morale e col diritto è principio ottimo e fecondo, accostan­ dosi in ciò all’opinione di molti scrittori, fra i quali ricorderemo particolarmente il Minghetti,*

Or bene, questo principio dellfutile si svolge nella umana convivenza per quattro altri principii, fatti od istituzioni naturali, libertà, lavoro, proprietà e fa ­ miglia, che le disposizioni delle leggi umane possono nell’interesse generale modificare e regolare, ma che non, devono tentare di sconvolgere e distruggere.

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tesi i dati complessi dei problemi sociali. Il che fu ottimamente dimostrato dal Cairnes citato dall’ A. che, in parentesi, molto opportunamente ad ogni paragrafo riporta le opinioni degli scrittori che trat­ tarono la materia relativa.

Nella economia distingue la scienza che studia le leggi naturali della ricchezza sotto i suoi quattro aspetti e I’ arte che ne studia le applicazioni nel- l’ intento di migliorare le condizioni individuali e sociali. Distinzione non nuova e ragionevole, seb­ bene sembri a noi che in una scienza, se così è lecito esprimersi, eminentemente operativa, sarebbe poco opportuno separare la scienza assolutamente dall’arte.

L’A. chiama ricchezza tutto ciò che serve a sod- disfare a un bisogno umano, ma ammette che solo quelle ricchezze che sono suscettibili di individuale appropriazione formano soggetto della scienza eco­ nomica, e soggiunge che le ricchezze artificiali ri­ chiedendo il lavoro dell’uomo son pur dette onerose (in contrapposto alle gratuite) o valori. Pare a noi che meglio giovi chiamare beni tutte le cose che servono a soddisfare a un bisogno umano, dicendo ricchezze quei beni che sono 'permutabili, siano poi naturali o artificiali. E ci sembra egualmente che le ricchezze non possano chiamarsi valori, poiché il valore non è che il potere inerente alle ricchezze di essere scambiale le une contro le altre, ed è quindi un rapporto. Così pure nè l’ onestà, nè le utili cognizioni, nè la previdenza chiameremmo ric­ chezze, ma solo quegli atti della intelligenza capaci di tradursi in un fatto suscettibile di scambio, come la difesa dell’avvocato, la visita del medico, la le­ zione del professore. Il che pur troppo ci porta a riflettere quale grave danno sia quello di mancare di un linguaggio tecnico e di dovere adoperare pa­ role dell’uso comune spesso di significato vago per modo che molto tempo si perde inutilmente in que­ stioni di parole. Beate le matematiche, dove un triangolo o un circolo son sempre un triangolo o un circolo.

L’A. parla poi dei legami dell’economia colle al tre scienze sociali, e passa poi a formulare la teoria economica del bisogno, di cui giustamente nota la importanza e che svolge, a nostro avviso, con molta esattezza. Salvo le divergenze che abbiamo accen­ nate intorno ad alcune definizioni, noi siamo in so­ stanza d’ accordo col prof. Virgilio. Altri potrebbe notare che molte dottrine non sono originali. Ma parliamoci Chiaro. Si voglia o no, la economia po­ litica ormai c’è, e non si potrebbe a capriccio mu­ tarne le basi. Quindi a parte qualche particolare ricerca, il mettersi in testa di essere per forza ori­ ginale può indicare tutt’ altro che profonda dottrina. Ciò che preme soprattutto è l’ordine, la chiarezza, il nesso logico, la precisione, specie nello insegna­ mento. E queste qualità noi le troviamo nello scritto del prof. Virgilio. E così si trovasseso nei lavori di tutti coloro che sono chiamati ad insegnare alla gioventù I

IL BANCHETTO DEL COBDEN-CLUB

Il 1° luglio, a Londra, ebbe luogo sotto la presi­ denza di lord Derby, il gran banchetto del Cobden- Club.

I convitati, fra i quali si notava il Lesseps, erano in numero di ventiquattro.

Lord Derby portò un toast alla prosperità del Cobden-Club.

Sir Carlo Dilke bevendo alla salute degli invitati esteri disse che egli faceva voti che il protezionismo scomparisse all’estero come era scomparso in In ­ ghilterra. Parlando della nuova tariffa generale, egli la paragonò alla precedente, e, quantunque sotto certi punti la facesse oggetto di critiche, non la giudicò troppo sfavorevolmente.

Esso lodò particolarmente il discorso pronunziato da Léon Say a Bordeaux, e lo lodò perchè in esso si mostra la possibilità di progredire sempre nella via del libero scambio.

II Lesseps rispondendo a nome degli invitati esteri parlò del tunnel sottomarino della Manica.

« Io credo, egli disse, che il tunnel sarà un punto di unione fra la Francia e l’ Inghilterra. Lungi da me di porre in ridicolo i timori che si sono solle­ vati in proposito, ma non credo giustificati questi timori.

« Io ho visitato il tunnel, e vi ho veduto una meravigliosa macchina inventata dal colonnello in­ glese Beaumont, la quale produce ciascun minuto un foro della profondità di un pollice. Con ciò si potrà compire il perforamento jn tre anni, cosa che tempo indietro sembrava come impossibile.

« Nel momento che io visitava il tunnel un di­ spaccio diretto a M. Watkin annunziava che il go­ verno intendeva di sospendere i lavori. Io consigliai a M. Watkin a non scoraggirsi per questo, e gli rammentai che quando i tedeschi invasero la Francia evitarono di passare per i tunnels.

« Non vi ha nulla pertanto da temere; il tunnel sarà un vincolo di unione fra le due nazioni. Io aveva di già terminato il taglio del canale di Suez, diceva a M. Watkin, allorché ricevei l'autorizzazione ufficiale di cominciarlo. Ebbene fate come feci io. » Lord Kimberly portando un brindisi ai rappre­ sentanti delle colonie disse che l’Inghilterra non ha l’intenzione di concludere un unione doganale colle colonie, e di stabilire la protezione contro il resto del mondo.

Egli pose fine al suo discorso dicendo che « il governo attuale è favorevole alla pace. Esso desi­ dera soltanto di proteggere gl’interessi dell’ Inghil­ terra, e siccome l’Inghilterra ha di grandi interessi impegnati nella questione del canale di Suez, noi abbiamo invitato le altre potenze a mettersi d’ ac­ cordo a riguardo dell’ importante questione egiziana; ma checché avvenga noi sapremo difendere "l'onore e gl’ interessi del popolo inglese. »

LE CASSE DI RISPARMIO HEL PRIMO BIMESTRE DEL 1282

Al 28 febbraio dell’anno in corso il numero delle Casse di risparmio ordiuarie era di 190 formanti in tutto fra sedi centrali, succursali ed affiliate 386 sta­ bilimenti.

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Ecco pertanto la situazione al 28 febbraio 1882 raffrontata con quella dell’ anno precedente avver­ tendo che le cifre'del 28 febbraio 1881 si riferi­ scono a 183 casse di risparmio. A quell’ epoca il numero di esse era pure di 190, ma una non aveva cominciato a operare, una era in liquidazione, una aveva sospeso le proprie operazioni e quattro non avevano inviato le loro situazioni.

Attivo 28 febbraio 1881 lir e 28 febbraio 1882 lire Mutui ipotecari . . » a com. e provine. » a privati . . . Antic. su fondi pubb. » Oggetti preziosi T i t o l i ... Portafoglio . . . . D e p o s i t i ... Beni stabili . . . . » mobili . . . . Effetti in sofferenza . Denaro in Cassa . . Crediti diversi . . . 137,199,497 82,878,373 11,991,901 27,861,510 4,093,228 311,767,323 92,470,762 75,014,708 11,487,904 1,096,979 7,784,957 24,529,888 12,822,731 141,874,423 81,871,927 11,874,254 33,479,820 4,466,811 338,366,241 106,656,520 82,299,283 11,745,607 1,218,982 1,887,661 28,237,750 16,048,799 Totale . . . . L. 794,999,765 860,028,178

Sp. e perd, dell’ es. » 4,604,938 5,065,807

Totale generale . » 799,604,703 865,093,986

Dal prospetto suddetto resulta che la parte attiva al 28 febbraio presenta un aumento di 65 milioni di lire. Aumentarono i mutui di oltre 4 milioni e mezzo di lire, le anticipazioni sui fondi pubblici di 6 e 600 mila lire, i titoli di circa 37 milioni il portafoglio di oltre 14 ed i depositi di 7 milioni.

Ecco adesso le cifre che riguardano la parte passiva :

Passivo 28 febbr. 1881 28 febbr. 1882 lire lire

Depositi a risparmio . . 682,462,489 723,400,000

» in conto corrente 21,753,164 27,295,958

» per custodia, ecc. 7,592.990 12,704,046

P atrim o n io ... 70,639,391 80,511,369 Debiti d iv e rsi... 11,500,383 14,910;970

To t a l e L. 793,948,417 858,862,343

Rendite dell’ esercizio . . 5,656,286 6,231,642

To t a l e g e n e r a l e L. 799,604,703 805,093,986

Esaminando questo specchio si trova che il pa­ trimonio è cresciuto di 10 milioni, e i conti cor­ renti di 5 e mezzo. I depositi a risparmio crebbero da un anno all’altro di 40 milioni 978 mila lire. Al 31 dicembre 1881 la cifra dei depositi a rispar­ mio presso le casse ordinarie era di lire 714 mi- milioni e 517 mila lire. Al 28 febbraio 1882 questa cifra si era spinta fino ai 723 milioni e 440 mila lire presentando cosi in due mesi un aumento di circa 9 milioni di lire.

I depositi a risparmio sono pure ricevuti da 190 Banche popolari e da 65 istituti di credito.

L’ ammontare dei depositi presso le Banche po­ polari era al 28 febbraio p. p. di L. 126,030,153 e presso gli istituti di credito di L. 76,521,491.

Al 28 febbraio 1882 il numero degli uffici po­ stali abilitati a ricevere depositi a risparmio era di 3424.

II credito dei depositanti, alla detta epoca, am­ montava a lire 71,034,070.

Riepiloghiamo i risultati di tutti insieme gl’istituti di risparmio con il confronto dell’ anno precedente.

O r e d ito d e i d e p o s i t a n t i 28 Febbraio 1881 Casse ordinarie Banche Popolari Istitu ti di credito Casse postali L ib re tti 964,722 104,013 77,508 369,783 A m m ontare lire 683,005,643 111,820,804 69,023,651 61,101,582 To t a l e 1,516,026 914,951,680 28 Febbraio 1882 Casse ordinarie Banche popolari Istitu ti di credito Casse popolari L ib re tti 1,009,108 118,408 91;388 594,884 A m m ontare lire 723,762,707 126,03 ),153 76,521,491 71,034,070 To t a l e 1,723,788 997,348,422

L’ ESPOSIZIONE ENOLOGICA DI BORDEAUX

Il 20 Giugno a Bordeaux venne inaugurata l’Espo­ sizione enologica. A questa festa delle industrie e del commercio intervennero Leone Say ministro delle finanze in Francia ed altri eminenti personaggi Nella sera il Municipio di Bordeaux dette agli in­ tervenuti, un gran banchetto all’ Hotel de Ville, al finir del quale l’on. Ministro delle finanze pronunziò il seguente discorso:

Dopo aver bevuto alla salute del signor Grevy presidente della Repubblica e alla prosperità della Repubblica stessa Fon. Ministro disse che la eleva­ zione dei sentimenti, la passione disinteressata, il pa­ triottismo illuminato formavano parte integrante del patrimonio di Bordeaux e del suo territorio, o che questo patrimonio era stato acquistato dagli sforzi perseveranti dei suoi abitanti, i quali erano perve­ nuti così a personificare le idee del lavoro e della libertà. In Francia, egli aggiunse, vi sono dei centri di produzione, e dei centri di commercio, ma av­ viene sovente che là dove la produzione, è più in­ tensa, il commercio non sia abbastanza sviluppato. Ma nella Gironda invece vi sono al tempo stesso dei grandi agricoltori, dei produttori fecondi, e dei grandi commercianti e i suoi abitanti possono trattare tutte le quislioni dal punto di vista il più generale.

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biale, e tanto più apprezzabile trattandosi di un commercio in cui potrebbero facilmente commettersi delle frodi colpevoli, e a danno della pubblica salute.

Allorché io parlo della vostra storia economica, non posso fare a meno di pensare con tristezza alle prove che avete subito; ma so pure che queste prove hanno messo in piena luce tutte le qualità, tutti gli sforzi, tutte le iniziative di cui avete dato esempio. Si è veduto formarsi per combattere il flagello (la filossera) dei sindacati dovuti alla ini­ ziativa privata che il governo doveva incoraggiare ed ha incoraggiato, e si sono fatti studj coscienzio­ sissimi, che hanno approdato a qualche cosa, seb- bena lo scopo non sia stato interamente raggiunto.

Io traggo da tutta la vostra storia economica quest’msegnaineuto ed è che voi vedete tutto da un punto di vista elevato e che deprezzando i pic­ coli lati dell; questioni, e considerando ogni cosa dal punto di vista nazionale, siete arrivati per cosi dire naturalmente a quella grande dottrina della libertà commerciale, di cui bordeaux è la capitale.

Proseguendo il suo discorso 1’ on. Ministro dice che da dieci anni a questa parte un vento di pro­ tezione si è esteso su tutta 1' Europa e sulla Fran­ cia stessa, e che la storia addita che nelle questioni economiche ¡governi si sono mostrati più liberali delle Camere. Ora, egli aggiunge, nelle questioni economi­ che, non si può far nulla di stabile, se non si è intera­ mente conquistata l’opinione pubblica. Per esempio, egli dice, i diritti di dogana possono considerarsi come un imposta di consumo, e alcune delie no­ stre imposte dirette, come le patenti, possono consi­ derarsi come imposte di consumo che si applicano ai prodotti esteri. Si è dunque potuto domandare che si faccia subire ai prodotti esteri una specie d’imposta equivalente all’imposta di consumo che grava i prodotti francesi ; ma si è abusato di questa situazione, e si è parlato anche di errori dei trat­ tati di commercio e delle correzioni elio avrebbero dovuto farsi al sistema del 1860.

Ho ben paura, continua l’on. Ministro, che queste convinzioni volessero dire dire semplicemente che non si era abbastanza protetto nel 1860, e che quegli errori non erano già errori di calcolo ma errori provenienti da un abbandono troppo esagerato della protezione. Vi è stato anche un altro punto nella discussione che è stato una difficoltà, e che è dive­ nuto a poco a poco un impossibilità; si è trovato, e si è avuto ragione, che si è caduti in abusi rag­ guardevoli nelle dichiarazioni del valore di certe mercanzie, e non si è domandato come quegli abusi potevano essere repressi, se vi erano mezzi da impe­ dirli, e se estendendo i diritti specifici a un gran numero di mercanzie, non si potesse almeno riserbare l’applicazione dei diritti ad valoremper un certo nu­ mero di merci, a cui i diritti specifici non potevano applicarsi.

Si è detto che i diritti ad valorem erano diritti che a po’ per volta avrebbero prodotto delle frodi, e che i diritti potevano esser diminuiti del 2, del 3, del -4 ed anche del 5 0/0 se aveste voluto; ma non si è già domandato se stabilendo dei diritti specifici era egli possibile di fare categorie così numerose da impedire il tale o tal’ altro prodotto di sopportare il 2, il 3 per cento al più, ma il 5, 10, 20, 40, il 50 per cento di più di quello che avrebbe dovuto sopportare, e quest’errore è uno di quelli che diventerà di più in più evidente.

La Francia felicemente è un paese che sa ren­ dersi conto, che sopporta impazientemente degli in­ convenienti, e che in presenza di quelli che resu - tano dai diritti ad valorem ha potuto volerli riget tare, ma essa sopporterà non meno impazientemente fra poco quelli in senso contrario che deriveranno dai diritti specifici, e oso sperare che si produrrà dal canto suo un cambiamento nelle opinioni. Os­ servate che oggi abbiamo un sistema molto più grave del 186Ò ma che si arresta ad un certo li­ mite. Noi abbiamo ottenuto dai trattati una tarlila convenzionale che è un massimum, e quando di­ scutiamo non abbiamo più i timori che si nutrivano per l’avanti. Io non dubito punto che 1 opinione pubblica non si formi, e il giorno che essa si sara formata non vi saranno correzioni numerose da farsi al nostro regime economico.

Al discorso dell’on. Ministro, che venne ripetu­ tamente applaudito tenne dietro quello di M. Ai- mand Lalaude presidente della Camera di Commer- ciò di Bordeaux, il quale dopo aver dato il ben venuto all’eminente uomo di stato che lo aveva preceduto nella parola, si espresse in questi termini: « Non parlerò qui con molta larghezza degli og­ getti principali sui quali desideriamo richiamare la attenzione dell’on. Leone Say nell interesse del no­ stro commercio, ma tenendo esso a conoscere i nostri bisogni, mi studierò dì sodisfare a questo desiderio esponendoli brevemente. .

« In primo luogo noi esprimiamo il voto che 1

negoziati con l’Inghilterra possano essere ripresi per la conclusione di un trattato di commercio appena le circostanze lo permetteranno. L attenta e diligente .lettura dei documenti relativi ai negoziati che sono stati sospesi danno la speranza che sa­ ranno fra breve ripresi con successo. Un buon re­ gime economico, e la stabilità in questo regime, che sviluppa lo spirito d’intrapresa, ecco il pi imo dei nostri bisogni, ma ve ne sono altri che non

sono meno importanti. •

« Rendere l’accesso del porto di Bordeaux piu facile alle navi del più gran tonnellagio, e comple­ tare il corredo del medesimo in modo da met­ terlo a livello delle necessità più imperiose. Ma non basta per Bordeaux che le sue comunicazioni col mare sieno rese più facili, è necessario che delle vie di navigazione interna, facendo capo al porto di Bordeaux, permettano di effettuare a basso prezzo i trasporti delle merci dall’ interno della Francia a Bordeaux, e da questa città all’interno. Per sodisfare a questa imperiosa necessità è indi­ spensabile, egli dice, che il libero uso del canale del Mezzogiorno e del canale laterale alla Garonna, sia reso ai commercio di Bordeaux, e a tutto il sud-ovest della Francia; bisogna creare il canale delle Landes, mettendo in comunicazione il bacino della Garonua e quello dell’Adour, la cui utilità è da lungo tempo riconosciuta, e bisogna pure creare il canale di congiunzione della Garonna alla Loira che si sta studiando adesso, il quale metterebbe Bor­ deaux in comunicaziono più facile e più economica con i canali del nord-est della Francia. »

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INFORMAZIONI

Via del Gottardo.

Il servizio cumulativo diretto con la Sviz­ zera e la Germania per la via del Gottardo, che non potè adottarsi finora per motivi indi- pendenti affatto dalle nostre amministrazioni ferroviarie, sarà attuato col principio del pros­ simo mese di agosto.

Relazioni delle Camere di Commercio.

La Camera di Commercio ed A rti di Bologna, nella sua relazione bim estrale al ministero di agricoltura industria e commercio fa tristi pre­ visioni sul risultato dei raccolti ag rari nella provincia, e segnala un considerevole arena­ mento negli affari industriali. Non si m anten­ gono attivi che i commerci delle farine, della canapa e dei risi, e a proposito della canapa, la Camera di commercio raccomanda al mi­ nistro del Commercio di ten er m oderata la ta ­ riffa daziaria della Spagna.

♦ * *

La Camera di Commercio di Pavia afferma invece che la condizione economica dei pro­ duttori e industriali agricoli può dirsi relati­ vam ente buona. E tuttavia lam entata la diffi­ coltà delle operazioni di credito agrario, e sollecita dal Ministero del commercio alcune provvidenze legislative che valgano a dare a queste operazioni una maggior estensione per mezzo degl’istitu ti locali, come ad esempio le banche popolari, accordando a queste le me­ desime concessioni che costituiscono finora un privilegio sul credito fondiario di Milano. Lo stesso rapporto constata anche nelle industrie e nei commerci una tendenza a despandersi.

Notizie economiche e finanziarie

Il ritiro della moneta divisionaria d’argento è quasi completo non mancando ornai che 16 milioni per completare i 78, i quali sono d’imminente spe­ dizione da Parigi. Il seguente prospetto da la si­ tuazione della moneta d’argento importata in Italia:

Le somme accertate di monete ritirate dalla cir­ colazione all’estero furono :

Nel Belgio... L. 6,301,413

In Is v iz z e ra ... » 1,337,241

In Francia... » 70,791,346

Totale L. 78,830,000 cioè assai meno di quello che si era previsto in origine.

Le monete rese finora all’Italia sono: Nel 1880 in Belgio » in Isvizzera. » in Francia. Nel 1881 in Francia. Nel 1882 in Francia. bI .

yFfcmcia ultima rata (1883) modi ¡prossima spedizione

L. 6,301,413 » 1,357,241 » 21,941,346 » 16,283,333 » 16,283,333 Totale L. 62,366,666 » 16,283,334 Totale L. 78,830,000

Io tal modo, per anticipazione e con largo ri­ sparmio d’interessi, l’Italia ricupererà quanto pri­ ma tutta la sua moneta divisionaria.

— Il Ministero delle finanze ha deciso che, per l’applicazione del dazio di L. 60 al quintale, deb­ bano considerarsi come cartuccie vuote anche quelle che contengono il fulminante.

— Si dice che il Ministero accorderà all’Espo­ sizione di Torino il sussidio di L. 1,300,000 alla condizione che si fabbrichi un edifizio stabile, il quale possa venire destinato a nuova sede del Mu­ seo Industriale.

— A Como 3 mila tessitori minacciano lo scio­ pero. Le autorità si sono frapposte per evitarlo. Nel caso che i loro buoni ufficj non abbiano risultato, lo sciopero incomincierebbe il giorno 10 del pros­ simo luglio, dopo la solenne commemorazione di Giuseope Garibaldi.

— Parecchie case esportatrici di vermouth hanno domandato che il drawback per l’alcool non sia più determinato di volta in volta a seconda della ricchezza reale, ma calcolato in base alla forza m e­ dia di 16 gradi di Gay-Lussac.

— Si dice che il ministro Magliaùi faccia studiare un nuovo progetto di perequazione fondiaria che si compierebbe in vent’anni invece di dieci.

— Si è costituita in Napoli una nuova Società di navigazione a vapore con un capitale di L. 300 mila diviso in 1000 azioni di L. 300 ciascuna. La Società anzidetto si prefigge dì fare il trasporto di merci e passeggieri con piccoli battelli a vapore.

— Con ordinanza del 30 giugno il ministro del­ l’interno ha decretato quanto segue :

« Il trattamento contumaciale disposto dall’ordi­ nanza di sanità marittima n,° 3 del 7 dello stesso mese per le provenienze dall’isola di Sumatra sarà pure applicato alle navi che arriveranno da oggi in poi dai porti e scali del golfo di Bengala. »

— Dalla pubblicazione ora avvenuta del movi­ mento commerciale della Germania nel 1880 desu­ miamo che le importazioni ascesero a 2,877,400,000 marchi e le esportazioni a 3,099,500,000 cioè nel complesso queste superarono le prime per marchi 223,100,000.

La maggior esportazione sarebbe invece assai più considerevole considerandola limitatamente agli og­ getti lavorati ; di essi difatti furono importati per 634 milioni di marchi, mentre quelli esportati asce sero a milioni 1668.

Nei riguardi dell’Italia, la statistica tedesca fa­ rebbe figurare che maggiore sarebbe 1’ entrata in Germania di prodotti italiani, di quello che l’ en­ trata da noi di prodotti tedeschi. La statistica italiana darebbe risultati contrari.

È stata poi pubblicata assieme con detta stati­ stica quella del movimento commerciale germanico nel primo semestre 1881. Le esportazioni conti­ nuano a mantenersi assai più rilevanti delle impor­ tazioni.

— In Inghilterra va sempre crescendo il successo dei buoni di posta, piccoli vaglia postali a somma fissa la cui attuazione sarebbe desiderabile anche in Italia. Difatti dalla statistica del 1° trimestre del­ l’anno in corso resulta che ne furono emessi 811,979 più che nel corrispondente periodo dell’anno scorso.

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quantità di ceppi distribuendone un certo numero agli agricoltori. Quattomila piedi furono inviati a a Tehuacan. Il governatore dello Stato del Mihoacan ne ricevette un gran numero. I coloni italiani del Mazatepec si occupano già delle piantagioni nei loro terreni. Un esperimento di coltura sarà fatto quanto prima anche nello stato di Chihuahua.

— Sono molto inoltrate a Costantinopoli le trat­ tative per la costituzione della Regìa cointeressata dei tabacchi.

— Al 29 giugno il bilancio settimanale delle Banche di Francia e d’Inghilterra in confronto del precedente dava le seguenti variazioni.

Banca d i Francia Aumenti Incasso metallico...F r. 11,659,447 Portafoglio... » 90,870,528 Anticipazioni... » 3,558,448 Circolazione biglietti... » 37,864,345 Conti correnti del T esoro.. » 39,868,451

» » particolari » 38,159,977

D im inuzioni

P ortafoglio. commerciale. . F r. 32,303,432

Bilancio soddisfacente, che in altri tempi avrebbe influito ottimamente sulle tenute della Borsa.

Banca d’ Inghilterra

A um enti Circolazione b ig lie tti... Conti correnti del T esoro.. . .

» » p artico la ri. . . . Fondi pubblici... Portafoglio ed anticipazioni.. Incasso metallico... . Ls. 513,335 . » 346,940 . » 897,521 . » 5,252 . » 1,673,634 . » 76,446 D im inuzioni Riserva biglietti... .. Ls. 381,100

IL COMMERCIO ESTERNO DELLA FRANCIA

nei primi cinque mesi del 1882

Oggetti fabbricati Altre mercanzie . » 303,845.000 » 114,532,000 217.509.000 101.858.000

Le proporzioni dell’ incasso cogl’impegni si por- arono dal 46 1/8 al 43 p. 0/0. To t a l e fr. 2,007,900,000 1,955,524,000 Esportpzione 1882 1881 Oggetti di alimenta­ zione ... fr. 336,916,000 325,952,000 Materie necessarie alle

industrie. . . . » 285,335,000 245,458,000

Oggetti fabbricati . » 750,365,000 666,790,000 Altre mercanzie . . » 79,021,000 73,820,000

Alla fine dei primi cinque mesi dell’ anno che corre il commercio francese di importazione e di esportazione si riassumeva nelle seguenti cifre:

1882 1881

Importazione fr. 2,007,900,000 1,955,524,690 Esportazione » 1,451,637,000 1,312,020,000 Totale 3,459,537,000 3,267,544,600

Queste cifre fanno risaltare a favore del 1882 un aumento di fr. 52,376,000 per l’importazione, e un aumento di fr. 139,617,008 per l’esportazione.

Nel mese di maggio scorso 1’ importazione, rag­ giunse la somma di fr. 390,021,000 e l’esportazione ili fr. 296,322,000.

Passando ora ad esaminare i titoli riguardanti il movimento commerciale dei primi cinque mesi ca­ tegoria per categoria si trovano i seguenti resultati.

Im portazione

1882 1881

Oa-s-etti di alimenta­

zione ...fr. 643,114,000 708,477,000 Materie necessarie alle

industrie. . . . » 946,409,000 927,680,000

To t a l e fr. 1,451,637,000 1,312,620,000

Resulta da questo specchio che l’importazione de­ gli oggetti di alimentazione diminuì di fr. 65,363,000 in confronto alla cifra realizzata l’anno scorso nello stesso periodo. Aumentarono invece le materie pri­ me per la somma di fr. 18,729,000, e gli oggetti fabbricati per la cifra di fr. 86,336,000.

L’ esportazione offre dei resultati alquanto più sodisfacenti di quelli dati dall’ importazione, accu­ sando tutte e tre le categorie degli aumenti non indifferenti.

Adesso esamineremo in dettaglio il quadro del- l’ importazione. Nella categoria degli oggetti di ali­ mentazione troviamo delle diminuzioni non indiffe­ renti. I vini che nei primi cinque mesi del 1881 avevano raggiunto la cifra di fr. 182 milioni caddero nel perìodo corrispondente del 1882 a fr. 182 mi­ lioni. L’importazione delle carni fresche che aveva dato nel 1881 35 milioni di franchi, cadde nel 1882 a fr. 16 milioni ; e le materie grasse da 27 milioni discesero a 16. L’ importazione dell’ olio di oliva valutata a 18 milioni nel 1881 discese a 10 milioni, e i caffè, gli zuccheri e i frutti da tavola figurano anch’ essi fra gli articoli la cui importazione è in decrescenza.

Il movimento dei cereali è rimasto presso a poco stazionario. L’anno scorso dette la cifra di 199 mi­ lioni e mezzo di fr. e quest’anno circa i01 milioni. Al contrario l’importazione del riso è quasi raddop­ piata : 7 milioni nel 1881 e 13 nel 1882, l’impor­ tazione degli spiriti ottenne uri aumento anche più forte essendo salita da fr. 9,638,000 nel 1881 a fr. 18,902,000 nel 1882; il bestiame, i formaggi, e i burri non realizzarono che degli aumenti insi­ gnificanti.

Nella importazione delle materie prime aumenta­ rono le lane, le pelli, le penne da guarnizione, il lino, i grani da seme, il legname da costruzione, il legname da doghe, i materiali, il carbone fossile, l’indaco, e i minerali di ogni specie. Diminuirono invece i cotoni, i semi oliosi, i frutti oliosi, l’ olio di palma, e il rame.

Nella categoria dei prodotti fabbricati l’ importa­ zione accusa dell’aumento in tutti gli articoli più importanti. Aumentarono di 6 milioui di fr. i ni­ trati di potassa, di cinque le stuoja, le treccie, e i cappelli di paglia, di quindici le macchine ed altri oggetti meccanici, e di cinque gli altri lavori in metallo, L’importazione delle carrozze, che fu valu­ tata nel 1881 a 2 milioni di fv. crebbe a 6,036,000, e finalmente l’importazione dei legni per mare da 3,600,000 di fr. salì a 22,753,000.

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1882 1881 Tessuti di seta . . fr. 143,644,000 94,388,000 » di lana . . . » 165,248,000 136,932,000 » di cotone. . . » 40,305,000 35,143,000 » di lino e canape » 10,770,000 8,851,000 Pili di lana. . . .

.

»’ 15,289,000 12,842,000 Pelli preparate . . . » 39,409,000 34,047.000 Lavori in pelle . . . » 64.844,000 60,834,000 Lavori in orificeria o

hi-giotterie . . . . . » 22,648,000 21,014,000

Orologeria . . . . . » 8,088,008 4,650,000

Macchine e oggetti

mec-c a n imec-c i... 10,556,000 8.487,000 Mode e fiori . . . . » 16,755,000 13,827,000 Carta e cartoni . . . » 10,348,000 9,154,000 Prodotti chimici . . . » 19,263,000 16,539,000

Gli oggetti fabbricati esportati che segnano dimi­ nuzione furono i lavori in stipetteria 41,782,000 fr. nel 1881 e 32,557,000 nel 1882, la confezioni com­ presa la biancheria 41,680,000 fr. nel 1881, e 27,230.000 nel 1882, e in line i lavori in metallo che da 26 milioni di franchi nel 1881 caddero a 23 nel 1882.

Passando all’esportazione degli oggetti alimentar] troviamo che i grani furono in diminuzione 33 mi­ lioni di fr. nel 1881 e 25 nel 1882. I vini al contra­ rio da 105,436,000 di fr. salirono a 115,122,000. Inoltre gli spiriti guadagnarono un milione di f r ., il burro sei milioni, le materie grasse tre, e gli sfa­ rinati alimentarj due milioni. Finalmente gli zuccheri raffinati che si cifrarono nel 1881 per 33 milioni di fr. salirono nel 1882 a fr. 36,821,000 e gli zuc­ cheri greggi da fr. 1,666,000 nel 1881 salirono a fr. 5,530,000.

Quanto all’esportazione delle materie prime, quasi tutte sono in aumento. La seta da 79 milioni di fr. nei primi cinque mesi del 1881 salì a 89 nel pe­ riodo corrispondente del 1882; il cotone dal9,210,000 di fr. aumentò a fr. 23,480,000 e la lana da 35 milioni di fr. a 45,643,000. Le pelli ebbero un au­ mento di circa 7 milioni di franchi, e fu inoltre in aumento l’esportazione degli stracci, delle penne, dei materiali, dei peli di ogni specie, degli olj di semi grassi, e del legname da costruzione.

COMMERCIO ESTERNO DELL’INGHILTERRA

nei primi cinque mesi del 1882

Durante il mese di maggio il movimento degli seambj del Regno Unito dette i seguenti resultati:

1881 1882

Im portazione., ster. 32,483,822 35,935,954 Esportazione... 19,087,648 20,047,066 T o ta li... ster. "517571,470 55,983,020

Risulta da questo specchio che durante il mese di maggio l’importazione e l’esportazione realizza­ rono degli aumenti in favore dell’esercizio in corso. Questi resultati aggiunti a quelli dei mesi prece­ denti danno alla line dei primi cinque mesi del 1881 e 1882 le cifre seguenti:

1881 1882

Importazione, ster. 167,947,754 175,046,193 Esportazione... 90,503,478 98,160,280

T o ta li... ster.258,451,232 273,206,473

La cifra toccata dall'importazione nei primi cin ­ que mesi del 1882 sorpassa quella del periodo cor­

rispondente del 1881 di steri. 7,098,439 cioè a dire di L. it. 177,460,975 e quella raggiunta dal­ l’esportazione è superiore di ster. 7,656,802, vale a dire di L. it. 191,420,750.

Il seguente quadro contiene i principali oggetti di alimentazione il cui movimento d’importazione si è accresciuto nel 1882. 1881 1882 Grano... ster. 10,904,280 12,816,339 O rzo... 1,466,526 2,032,058 A v e n a ... 1,056,058 1,303,056 B o v i... 1,800,853 1,985,079 Montoni... 710,086 920,489 B u rro ... 4,580,862 4,660,595 Caffè ... 2,778,083 3,188,109 Aranci e c e d ri.. 742,970 1,000,290 Zucchero greggio 8,589,935 9,734,109 V in i... 2,426,581 2,441,711

Diminuì al contrario l’importazione del lardo, del granturco, ' della farina, delle patate, del riso, e del thè, e in proporzioni più leggiere diminuì quella dello zucchero raffinato, dei formaggi e delle carni fresche.

Nella categoria delle materie prime ci fermere­ mo specialmente nell’importazione del cotone, e della lana :

Importazione del cotone Provenienze

Stati Uniti. Quint.mot. B rasile... E gitto... India inglese... 1881 6,056,338 163,119 878,635 831,282 58,947 1882 5,221,508 285,682 777,894 1,796,437 80,291 7,997,321 23,503,031 8,161,812 24,170,580

Im portazione della lana

Provenienze 1881 1882 E u ro p a. . . . Libbre 5,449,907 11,524,260 Possessioni inglesi

del sud dell’Africa 22,099,633 25,936,062 India in g le s e ... 9,165,692 12,668,457 A u stralia... 260,046,626 249,882,218 A ltri p a e s i... 7,023,175 9,061,390 T . . . (Libbre 303,785,033 309,072,587 t o t a l i . .. | L gter 18)4 3 4 ) 4 6 4 16,033,191

Fra le materie prime necessarie all’industria tro­ viamo altresì in aumento l’importazione del lino, della canapa, della juta, della seta, delle pelli greg- gie, dell’indaco, del seme di lino, del legname greggio, e del legname segato.

Quanto all’importazione dei prodotti fabbricati ec- cone i risultati. Differenze 1881 1882 nel 1882 Tessuti di seta. L.st. 3,301,120 2,989,387 — N astri di seta o di raso... 632,809 763,487 + Tessuti di seta e altri... 1,383,066 1,484,492 + C alzature... 661,386 758,457 -{-Lavori in ferro e acciajo... 986,997 1,055,862 -f-Tessuti di cotone . 1,199,376 1,136,462 —

11 quadro della riesportazione non contenendo nulla d'importante, passeremo al movimento di es­ portazione dei prodotti del suolo, e dell’industria del Regno Unito.

(11)

steri. 5,148,722 raggiunse nel 1882 la cifra di tonn. 7,943,150 per un valore di ster. 3,636,608. Anche l’esportazione del ferro e deli’accjajo fu in aumento, tonn. 1,365,944 nel 1881 per un valore di steri. 10,179,722 e tonn. 1,716,629 nel 1882 per un valore di steri. 12,643,924.

Il seguente specchio rappresenta il movimento di esportazione dei fili e tessuti.

Es p o r t a z i o n e 1881 Fili di cotone. . . . L. st. 5,271,685 — lino e c a n a p e ... 427,081 — iu ta ... 81,645 _ seta... 341,305 — l a n a ... 1,080,309 Tessuti di cotone.. . 27,208,712 — l a n a ... 6,857,322 — lino e c a n a p e . . . 2,482,951 — seta... 940,715 — j u t a ... 919,936 Metalli preziosi. nel 1881 fu di L. + -+-+ + 18 8 2 Differenze 5,157,278 478,690 123,881 494,140 1,278,236 25,690,714 8,080,705 2,633,131 1,189,110 972,191

[.’importazione dell’oro che steri. 4,410,360 si spinse nel 1882 a steri. 7,410,330 mercè i forti arrivi d’oro dall’America, e quanto all’esportazione troviamo steri. 6,013,610 nel 1881, e steri. 4,782,431 nel­ l’anno 1882.

Il movimento dell’argento non accusa variazioni molto importanti. L’importazione dei primi 5 mesi del 1882 fu di ster. 5,160,783 contro steri. 3,125,222 nel periodo corrispondente del 1881 ; e l’esporta­ zione di steri. 3,555,072 nel 1882 contro 3,606,731 nel 1881.

Commercio esterno deH’Austria-Ungheria

1879 1880 1881 1882 Importazioni F io rin i 122.400.000 158.800.000 147.600.000 182.400.000 Esportazioni F io rin i 158.900.000 144,900 000 166,000,000 167.500.000

Dallo specchio recentemente pubblicato sul mo­ vimento commerciale dell’impero austro-ungarico si rileva che le importazioni nel primo trimestre del 1882 si accrebbero in misura straordinaria. Quest’aumento inaspettato è dovuto alle tasse proi­ bitive della nuova tariffa generale delle dogane. I commercianti e industriali onde profittare dei van­ taggi dell’antica tariffa che era meno protezionista, si dettero cura di provvedersi più che fosse possi - bile. Ciò spiega 1’ accrescimento enorme dei com­ mercio d’ importazione durante il primo trimestre dell’anno in corso, e fino da ora si prevede che il quadro del secondo trimestre darà i medesimi re ­ sultati. Avverrà naturalmente un movimento retro­ grado a partire dal primo giugno, giornó in cui è stata applicata la nuova tariffa.

Le importazioni e le esportazioni dei cereali e delle farine nei primi trimestri del 1882 e 1881 dettero le seguenti cifre:

Esportazioni Importazioni

q u in tali q u in ta li

1882 4,338,000 3,634,000

1881 3,488,000 2,518,000

Da queste cifre viene a resultare che le impor­ tazioni del primo trimestre 1882 sorpassarono quelle del corrispondente periodo del 1881 di oltre un mi­

lione di quintali. . .

Il con ronto delle importazioni ed esoortaziom durante il primo trimestre degli anni 1879, 1880, 1881, 1882 dà i seguenli resultati:

Resulta da queste cifre che durante il primo tri­ mestre del 1882 I’ Austria-Ungheria importò per 34,800,000 di fiorini in più di merci che nel 1881. L’importazione delle derrate coloniali da 10.9 mi­ lioni di fiorini nel primo trimestre del 1881 si è elevata nel primo trimestre del 1872 a fiorini 27.9 milioni; i frutti e i legumi salirono sempre nello stesso periodo da 21.1 milioni di fiorini a 30.2 milioni; i cappelli da 9.8 milioni a 12.7 milioni, e gl’ ¡strumenti e le macchine da 5.1 a 7.5 milioni di fiorini.

Quest’ enorme accrescimento non fu che il re ­ sultato dell’enorme elevazione dei diritti che il com­ mercio aveva in prospettiva. 1 governi corrono sempre un gran rischio, e s’ impongono dei gravi pesi elevando i diritti di entrata sui prodotti stra­ nieri. Coll’aumentare improvvisamente le bro com­ pre i commercianti fanno rincarare all’ estero le mercanzie che vogliono procurarsi, ingombrano i mercati col rendere più difficile la realizzazione de­ gli articoli esteri importati, aumentano infine la perdita di interessi che avranno a sostenere in- quantochè occorrerà loro un maggior periodo di tempo per smaltire una quantità doppia di prodotti esotici. Non può essere stato pertanto senza ragioni serie se i commercianti e gli industriali austriaci si sono dati a fare delle provviste così insolite e importanti. Bisogna che vi sieno stati determinati da una causa capitale, da un motivo legittimo che non è stato che quello dell’ aumento dei diritti di entrata.

RIVISTA DELLE BORSE

Firenze, 7 luglio.

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