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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.28 (1901) n.1409, 5 maggio

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L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno IIV III-V o i. U H I

Firenze, 5 Maggio 1901

L E L E G H E O P E R A I E

L ’ on. Vitelleschi ha giudicato accademica la discussione avvenuta testé in Senato sulla in­ terpellanza del senatore Arrivabene, intorno alla attitudine delle leghe operaie nel mantovano. Non possiamo dividere questa opinione ; anzi ci pare che quella discussione abbia fornita la prova lu­ minosa che, anche nell’ ambiente eminentemente conservatore del Senato, penetrano a poco a poco i concetti dei tempi nuovi, e si dileguano mano a mano quelli che nel passato dominavano.

E infatti anche i più accentuati conservatori, come appunto l’ on. Vitelleschi e come l’ on. Ar­ rivabene e come l’ on. Guarnieri, a parte il cor­ redo di frasi alla vecchia maniera, quando, messi alle strette, dovettero dichiarare che cosa voles­ sero, non seppero nulla opporre alla recisa a f­ fermazione del Ministro dell'interno che dichiaro: — di non voler mandare i soldati a sostituire gli operai ; — di non potere, nè volere sciogliere le leghe, sino a che esse si mantenevano nei limiti fissati dalle leggi esistenti ; — di non voler nem­ meno presentare nuove leggi restrittive, giacché la storia recente aveva mostrato come la mag­ gioranza non le volesse o fosse impotente ad ap­ provarle.

Onde l’ interpellante e coloro che si erano schierati con lui, dovettero limitarsi a chiedere che il Governo facesse opera conciliatrice ; la quale attitudine, non in questi casi soltanto, ma sempre ed in ogni luogo è doverosa per il Governo, quando sieno in conflitto inter ssi di classi o di gruppi di cittadini.

Certo l’ on. Arrivabene ebbe applausi dal Senato, quando disse che la ragione economica era, per le leghe e per coloro che ne eccitavano la formazione, un pretesto per raggiungere uno scopo politico; — ma questa è affermazione e nulla più; perchè, se in Senato vi fosse stato un rappresentante delle leghe, avrebbe potuto dire; — che la accusa di movente politico mossa dal- l’ on. Arrivabene contro le leghe, era un pretesto con cui i proprietari cercavano di giustificare una ingiusta resistenza economica.

Comunque; considerati i disc.ors, pronunziati, gli ordini del giorno presentati, le modificazioni portate all’ ultimo momento alle mozioni, ed il voto unanime del Senato, si può dire ch8 non mancò certo la intenzione di un pronunciamento reazionario, ma ne mancò il coraggio. Perciò tutti

gli incisi che il Governo dichiaro di non accet­ tare furono tolti dai proponenti.

A nostro modo di vedere la questione delle leghe operaie ed agricole sopratutto, ha un signifi­ cato ben diverso da quello che si vuol dar loro, considerandole dal punto di vista molto ristretto e molto unilaterale della politica e della esisten­ za o no di un Ministero o di un Ministro.

Dal famoso apologo di Menenio Agrippa in poi, e certo molto prima ancora dell’ apologo, è convincimento generale, che tutti i diversi strati sociali sieno solidalmente legati uno all’ altro e che ciascuno abbia bisogno degli altri. E giusto pertanto che ciascun gruppo di interessi, nella lotta, di ripartizione, difenda da se i propri diritti, e pesi sulla bilancia della distribuzione, tanto quanto contribuisce al complesso meccanismo del fatto economico. Nè a noi, ne a nessuno è dato stabi­ lire a priori quale e quanto sia questo giusto peso, che ciascun fattore della produzione deve far sentire; ma esso risulterà inevitabilmente dalla forza stessa delle cose; e senza ammet­ tere che le armonie economiche possano rag­ giungere uno stabile equilibrio, è ammissibile facilmente che le oscillazioni intorno al punto ignoto, presso cui sta l’ equilibrio, siano tanto meno violente, ampie e durevoli, quanto più cia­ scuno dei diversi gruppi rappresentati potrà e saprà avere la coscienza della propria missione e dei limiti di essa, e quanto più questa co­ scienza potrà e saprà far valere.

Ed è evidente che, specialmente per 1 Ita­ lia venuta nuova a queste discussioni ed a que­ ste lotte, si attraversa il periodo di prepara­ zione, il quale sarà tanto meno lungo, ^ tanto meno violento, quanto piu le classi dirigenti, o che pretendono di essere tali, comprenderan­

no che sta nel loro stesso interesse pre­

venire con ragionevoli concessioni i conflitti, piuttostochè lasciarsi strappare dalla violenza o |

dai danni della forzata inoperosità, quelle modi- ficazioni ai contratti di lavoro, che la sana in­ telligenza delle cose presenta come ragionevoli e giuste.

I fatti recenti dimostrano che la classe de­ gli industriali e proprietari italiani non ha ancora, j nella maggior parte dei casi, quella cultura che permette loro di vedere e prevedere il lato de­

bole dei loro rapporti coi dipendenti. _

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260 L ’ E C O N O M IS T A 5 maggio 1901 stesso per un aumento di retribuzione, stante-

chè i salari sono quelli di venti anni or sono. Ma si è letto anche che più volte il personale di bordo aveva chiesto l’ aumento, più volte gli venne promesso, ma nè le domande trovarono esaudimento, nè le promesse furono mantenute. La corda troppo tesa si ruppe e naturalmente e inevitabilmente le esigenze del personale diven­ tarono maggiori ed alla giusta domanda di au­ mento di salario, si aggiunse quella forse meno

giusta dei turni di arruolamento.

Ma di chi la colpa?

Se a tempo fossero stati concessi gli au­ menti di salario non si sarebbe forse evitata la seconda questione?

Così nelle moltitudini agricole va determi­ nandosi qua e là un movimento che a molti desta timori ; noi però lo salutiamo con lieta speranza, perchè è così tarda la virtù riformatrice delle classi dirigenti, da desiderare che sollecitamente qualche spinta efficace venga a destarla ed a de­ terminare la soluzione di questioni che, tanto più gravi diventano, quanto più si mantengono in­ solute.

Da quanti anni non si dichiara da tutte le parti necessario di disciplinare meglio il contratto agrario ?

E gli anni passano, e le pubblicazioni esau­ rienti si succedono, e le proposte di legge la­ sciano sorgere speranze che non si realizzano ; e le classi dirigenti, dopo aver fatto il cattivo giuoco di riconoscere la necessità delle riforme, pretendono che chi deve fruirne si accontenti di speranze e di promesse ed attenda che la rappresentanza del paese trovi, con suo comodo, un momento opportuno per deliberare.

Di iniziativa privata per migliorare i con­ tratti agrari non si parla che in qualche regione 0 come isolato provvedimento di qualche uomo più illuminato, ma intanto, quando le vicissitudini agricole rendono più aspra la lotta contro la mi­ seria e mantenendo l’ artificiale rincaro del pane per mezzo del dazio, la popolazione della cam­ pagna rammenta le promesse, va diventando con­ scia dei diritti che in massima le furono rico­ nosciuti, e si apparecchia ad adoperare il solo mezzo mostratosi efficace per destare le classi dirigenti, quello di incuter ad esse la paura che 1 loro interessi vadano compromessi.

Tutto ciò è segno di risanamento sociale molto confortante, per quanto possa dolere che il mo­ vimento, anziché venire dall’ alto, dove l’ agiatezza, la istruzione, ed il sentimento morale del dovere dovrebbero essere stimolo a ben fare, venga dal basso.

Ma, alcuni obiettano: — voi vi confortate di questo movimento delle moltitudini operaie ed agricole e non vi accorgete che sono guidate dai nemici dell’ ordine presente, cioè dai socialisti che voi pure economisti combattete.

Ed è vero, questo è forse il lato meno pro­ mettente del fatto; ma d’ altra parte: di chi ìa colpa?

Chi impedisce ai liberali, od ai conservatori di mettersi essi a capo del movimento e di gui­ dare essi stessi le moltitudini alla conquista di diritti e di vantaggi che già vengono riconosciuti legittimi ?

Se il socialismo va prendendo tanta parte, specie in Italia, in tutto il movimento sociale, è principalmente perchè tutti quelli, o quasi tutti quelli, che non sono socialisti, e sono la gran­ dissima maggioranza, si disinteressano di que­ sto movimento, come se non facessero parte essi pure della collettività, e la ripercussione delle violenze od anche solo delle esagerazioni delle esigenze, non ricadesse anche su loro.

E francamente possiamo dire, che sebbene siamo convinti che il socialismo, come regime sociale, non può avere nessuna speranza di un prossimo trionfo, va però citato, come esempio agli altri partiti, per la fede, per la pertinacia, per la attività con cui si muove nella vita del paese. Ma è d’ altra parte altrettanto vero che la efficacia della propaganda socialista non deriva tanto dalla bontà della dottrina che esso espone, quanto dal fatto che le moltitudini, sofferenti, disilluse, ingannate, da chi dovrebbe dirigerle, non trovano appoggio in nessun altro partito, perchè nessuno pensa di pagare di persona, come fanno i socia­ listi, per attrarre le moltitudini e per guidarle alla conquista di quei miglioramenti a cui hanno diritto.

Ora noi lodiamo il bene da qualunque parte esso venga, e se il socialismo cerca di rendere conscie le masse della migliore situazione che pos • sono procurarsi associando in leghe le forze dei singoli, noi deploreremo bensì la parte di esage­ razione che vi può essere nelle promesse, riconosce­ remo anche che una parte della loro attività sia ispi­ rata da egoismo di partito, ma siamo in pari tem­ po costretti a riconoscere che ciò è molto meno male della scettica od ignorante indifferenza, che è la caratteristica delle nostre classi dirigenti.

I PROGETTI DEL MINISTRO DELLE FINANZE

Discutendo degli effetti che il progetto di legge sul dazio di consumo avrebbe prodotto sulle finanze dei Comuni e su quelle dello Stato, abbiamo deplorato che si fosse privi di sufficienti pubblicazioni ufficiali per conoscere il preciso stato delle cose, per rilevare con la maggiore approssimazione possibile quali fossero state le conseguenze delle proposte fatte dal Ministero.

La stampa politica, che mai come in questa circostanza si è mostrata così partigiana ed a

priori convinta, da una parte affermava senza

prove che si apparecchiava la rovina dei bilanci dei Comuni e quella del bilancio dello Stato, dall’altra mostrava di non partecipare a tale pes­ simismo, ma tuttavia non aveva il mezzo di pro­ vare la erroneità delle affermazioni contrarie.

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Abbiamo però sospeso il nos'ro studio, che ripetiamo era basato su elementi troppo vecchi, quando abbiamo letto che Fon. Wollemborg aveva, come del resto era ben naturale, raccolti tutti i dati necessari per determinare, Comune per Co­ mune, gli effetti delle sue proposte e per con­ cretare in seguito alle risultanze di questa analisi le disposizioni più adatte ad evitare ogni possi­ bile arbitrio nella applicazione della legge che egli ha presentata alla Camera.

Credevamo che l’ on. Ministro delle Finanze avrebbe resi pubblici i suoi studi, ma giacché egli crede di non farlo, almeno per il momento, ma in pari tempo ci ha permesso di prendere visione dell’importantissimo studio, crediamo utile di renderne conto, dolenti solo che la mole troppo grande del lavoro non ci abbia permesso di pren­ derne copia.

Ed abbiamo sempre la profonda persua­ sione che sarebbe opportunissimo che il pub­ blico conoscesse le cifre di fatto raccolte,_ e i punti di partenza dai quali il Ministro viene alle sue previsioni, perchè è molto probabile che quelli stessi Comuni, i quali per uno o l’al­ tro motivo, o finanziario o politico, temono o mostrano di temere le conseguenze della rifor­ ma, la invocherebbero senza alcun dubbio, co­

me un mezzo per migliorare con poca fatica 1

loro bilanci, quando no conoscessero le risul­ tanze.

Abbiamo detto che F on. Wollemborg ha raccolti gli elementi finanziari di ciascun Comu­ ne affine di determinare, colla massinm preci­ sione possibile, gli effetti della proposta riforma; possiamo aggiungere che questo studio analitico dello stato delle cose gli ha dato risultati cosi felici, rispetto alle previsioni che aveva succin­ tamente fatte nella sua relazione, da permetter­ gli di migliorare notevolmente quella parte del suo progetto colla quale mirava ad obbligare i Comuni a ricavare da altri cespiti ciò che essi perdevano nella modificazione del dazio di con­ sumo.

Infatti risulta che, senza aumentare il pre­ visto contributo dello Stato, anzi ottenendo un leggero margine, i singoli Comuni avranno man­ tenuto integro il loro bilancio non solo, ma, es­ sendo le previsioni delle riscossioni del dazio consumo nei comuni aperti tenute molto basse, potranno di fatto aver meno bisogno di imporre nuovi aggravi di quello che non sia da questo studio preveduto.

Le accuse, o diremo meglio le obbiezioni che sono state rivolte contro il progetto di leg­ ge dell’ on Wollemborg, si possono dividere in tre principali categorie :

1» Si compromettevano le finanze Comu­ nali, perchè alcuni Comuni non avrebbero potuto ricavare da altri cespiti quanto perdevano dal dazio di consumo.

2° Si ledeva 1’ autonomia dei Comuni, dando luogo all’ arbitrio di una Commissione che avrebbe determinato la entità dei sussidi.

3° Si comprometteva il bilancio dello Stato, anche perchè il sussidio o concorso dello Stato preventivato in 21 milioni, si sarebbe di molto sorpassato.

Esaminiamo ciascuno dei tre punti :

Le finanze comunali.

I Comuni, che per il dazio consumo sono classificati di 2a, 3* e 4a classe, esclusi quelli capoluoghi di provincia, ai quali non sarebbe applicata la riforma, riscuotono ora dal dazio consumo la somma complessiva di 43.6 milioni, così divisi :

Comuni di 2a classe L. 10,087,000

» di 3'* » » 24,898,000

* di 4a » » 8,701,000

Totale h. 43,680,000

Supposta la applicazione della legge, cioè trasformati in comuni aperti, essi subirebbero necessariamente una perdita rilevante è molto presumibilmente la entrata per dazio consumo si ridurrebbe a soli 10.9 milioni cosi divisi :

Comuni di 2a classe L. 2,105,500

«. di 3a » » 6,558,010

» di 4a » » 2,298,000

Totale L. 10,962,000

Con quali criteri venne determinata questa enorme diminuzione di entrata ? Naturalmente vennero fissati dei criteri generali, i quali perchè non potessero essere viziati di esagerazione, si basarono sul minimo presumibile di entrata, consi­ derando le principali voci del dazio Consumo.

Così per le carni, tenuto conto che le attuali leggi sanitarie obbligando o quasi alla macella­ zione nei pubblici stabilimenti, non possono sfuggire che in minima parte all’ accertamento; venne tuttavia supposto che i Comuni non ab­ biano a riscuotere che 1’ 80 per cento di quello che oggi riscuotono.

Per le bevande venne preso per base il con­ sumo che se ne ha attualmente nei Comuni di 4a categoria, che sono aperti, e dove il consumo è di 15 litri per abitante; è presumibile che tale consumo sarà molto maggiore nei Comuni di 2a e 3a categoria, tanto più che, mentre attualmente il massimo soggetto a dazio e di litri 25, questo massimo sarebbe portato a 100 litri, il che rende­ rà più frequente la necessità del pagamento del dazio.

Rispetto ai foraggi, nella considerazione che il dazio relativo può essere riscosso per capi di animali che ne consumano, il reddito probabile venne diminuito del 25 per cento, cioè venne supposto , che si riscuota il 75 per cento della riscossione attuale.

E venne ridotto al 70 per cento F introito del dazio sul riso, burro, olio, ecc. e al solo 25 per cento quello sui materiali da costruzione ed alla minima cifra del 10 per cento F introito sugli al­ tri generi.

Si noti che i calcoli, basati anche sui con­ sumi medi individuali, si riferiscono alla popo­ lazione rilevata dal censimento del 1881, mentre come si sa, oggi essa è aumentata notevolmente.

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262 L ’ E C O N O M IS T A 5 maggio 1901 cioè di quasi 82 milioni inferiore al gettito at­

tuale.

Ma il progetto di legge dà ai Comuni la facoltà di applicare il dazio colla aliquota della classe immediatamente superiore, e di applicare anche un dazio o sopratassa sul gas-luce e sulla luce elettrica.

Anche sugli effetti di questa autorizzazione il Ministro ha determinati gli elementi Comune per Comune, naturalmente prevedendo la appli­ cazione del dazio o della sopratassa sul gas-luce e sulla luce elettrica soltanto per quei Comuni che attualmente hanno l’uno e l’altro di questi mezzi di illuminazione.

La misura della tassa, a cui si limiterebbero le previsioni del Ministro, sarebbe di centesimi

due per metro cubo di gas-luce, e di centesimi 6

per kilo-watt-ora per la luce elettrica, il che cor­ risponde circa al 10 1[2 per cento del prezzo medio dell’ uno e dell’altra.

Tra l’ aumento dell’ aliquote del dazio per il passaggio alla classe superiore, e la sopratassa, nella misura anzidetta, sul gas luce e sulla luce elettrica è preveduta una maggiore entrata di 5,9 milioni, per cui si avrebbero 16,8 milioni, così ripartiti :

Classe 2a L. 3,279,000

» 3a » 10,082,000

» 4a » 3,492,000

Totale L. 16,854,000

Messo quindi a confronto il gettito attuale del dazio, quello che si otterrebbe colla riforma, e quello che verrebbe in più ricavato dalle an­ zidetto disposizioni, si avrebbe la perdita totale di 26.8 milioni come nel seguente prospetto:

Dazio Dazio Dazio aumentato Perdita

attuale trasformato più sovrimposta risultante sul gaz e luce elett.

01. 2a 10,087,000 2,105,000 3,279,000 6,808,000

» 3a 24,898,000 6,558,000 10,082,000 14,816,000

» 4a 8,70i,000 2,298,000 3,492,000 5,209,000

43,686,000 10,962,000 16,854,000 26,833,000

A colmare questa perdita sarebbe provve­ duto con due ordini di fatti; modificazioni delle entrate comunali, e intervento dello Stato.

Le modificazioni delle entrate Comunali sa­ rebbero di due specie:

1 ° economie, cioè:

a) economie conseguenti ai provvedimenti

proposti, in quanto le spese dì riscossione del dazio nei Comuni aperti risultano 5[6 circa di quelle che sono necessarie ai Comuni chiusi;

b) economie sulle spese facoltative che il

Ministro chiederebbe nella misura, non eccessiva certamente, del 5 0[0 sul loro ammontare in cia­ scun Comune.

Su queste basi si avrebbe:

E con om ie E c o n o m ie del 5 %

di esazione sulle spese facolt.

Classe 2a 1,231,000 72,000

» 3 a 3,685,000 259,000

» 4 a 1,394,000 81,000

6,310,000 413,000

2° Aumento di aggravi e cioè:

a) aumento della sovraimposta fondiaria

terreni e fabbricati fino al limite legale, cioè ai 50 centesimi della imposta principale, per quei soli Comuni che non hanno ancora raggiunto questo limite. Molto abilmente il Ministro eli­ mina così una delle principali, se non delle giu­ ste opposizioni, che venivano fatte alla sua pro­ posta, affermando alcuni che si voleva abolire il

dazio consumo riversandone il peso sulla pro­ prietà fondiaria, che si asseriva essere nella im­ possibilità di sopportarlo. A nostro modo di ve­ dere l’ on. Wollemborg ha su tale proposito peccato di eccessiva mitezza, ma se questo deve servire a togliere ogni base alla opposizione che era stata in gran parte artificialmente sollevata contro il progetto, non insisteremo su questo particolare. A noi pare che, senza venir meno alla giustizia e considerando gli enormi guadagni che una parte dei proprietari ricava dal dazio sul grano, si poteva chiedere senz’ altro il ripri­ stino di uno dei decimi di cui venne nel 1886 strappata la abolizione, per ottenere che fosse approvata la legge di perequazione della imposta fondiaria.

Comunque sia, fatto il calcolo, Comune per Comune, di quanto sarebbe l’ aggravio per rag­ giungere il limite legale, si avrebbe un totale inferiore al milione, e precisamente :

Classe 2* L. 152,000

» 3“ » 582,000

» 4a » 209,000

Totale L. 944,000

E sperabile che ora cessino completamente i clamori di coloro che nei progetti di sgravio vedevano nientemeno che una minaccia per la agricoltura.

b) Esaminando i bilanci Comunali e so­

pratutto la entità della tassa di esercizio in quei Comuni che l’ hanno seriamente applicata, il Ministro ha rilevato che, a parte i casi straordi­ nari ed esagerati, nei quali la tassa di esercizio e rivendita rappresenta il trecento o quattrocento per cento della imposta di ricchezza mobile sulle categorie B e C (esclusi gli enti morali e le so­ cietà), si riscontra tuttavia che’l’ am montare della tassa stessa, è molte volte non inferiore all’ am­ montare della imposta di ricchezza mobile nelle anzidette categorie, e che, ad essere molto larghi nelle esclusioni dei casi eccezionali, rimane ne gli altri casi una media circa dal 75 all’ 80 per cento della imposta di ricchezza mobile.

Dietro queste osservazioni il ministro pensa che i Comuni possano, se non hanno ancora ap­ plicata la tassa e se non hanno ancora raggiunto il limite del 40 OjO della imposta di ricchezza mobile categoria B e C , esclusi sempre gli Enti morali e le Società, applicarla fino al detto limite del 40 OjO, od aumentarla fino a raggiungerlo.

E fatto, anche in questo caso, Comune per Comune, il calcolo relativo sulle basi sopraindi­ cate, ne ricava il gettito di 1,9 milioni così ri­ partito :

Classe 2a L. 423,000

» 3a » 1,129,000

» 4a » 417,(00

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Sommando ora assieme le economie e gli aggravi nuovi si avrebbe un totale di 9.6 mi­ lioni distribuiti come segue :

Glasse 2a L. 1,880,000

» 3a » 5,657,000

» 4a » 2,103,000

9,610,000

E se mettiamo ora a confronto la perdita derivante dalla trasformazione del dazio di con­ sumo colle entrate maggiori ed economie testé indicate, si ha il seguente prospetto finale :

Perdita Economie Perdite

e maggiori entrate rimanente

Classe 2a 6,808,000 1,880,000 4,928,000

» 3a 14,816,000 5,657,000 9,159,000

» 4a 5,209,000 2,103,000 3,106,000

26,833,000 9,640,000 17,183,000

si tratta quindi di integrare questi 17.2 milioni di perdita ; e comò il progetto di legge propone di ridurre il canone del dazio governativo di 9 decimi, il che porta, considerata la situazione di ogni singolo Comune, un abbuono complessivo di 7.5 milioni, rimane da reintegrare la rima­ nente somma di L. 9.6 milioni e ripartiti per class si avrebbero le seguenti cifre:

Perdita risultante Abbuono di 9/ 10 del dazio governativo Concorso dello Stato Classe 2a 4,928,000 1,481,000 3,473,000 » 3a 9,159,000 4,652,000 4,540,000 » 4a 3,106,000 1,387,000 1,756,000 17,183,000 7,520,000 9,769,000

E giunto a questo punto, l’on. Wollemborg deve aver provata una legittima sodisfazione ve­ dendo che i calcoli approssimativi, che egli aveva fatti presentando affrettatamente, come le neces­ sità parlamentari esigevano, il suo progetto, trova­ vano un così giusto riscontro nell’esame analitico dei singoli bilanci comunali, tanto che sarà neces­ sario per essi uno spostamento ancora minore del previsto.

Era stato calcolato infatti che il concorso necessario dello Stato fosse di circa 21 milioni ; colle cifre anzidette si arriva a qualche cosa meno, se ai 17,2 milioni di perdita risultanti, si aggiungano i due milioni e mezzo di dazio con­ sumo sui farinacei che vanno perduti.

L ’ autonomia dei Comuni.

Ma una opposizione abbastanza vivace ha incontrato anche quella parte del disegno di legge che imponeva ai Comuni certe riforme finanziarie e lasciava commisurare la entità del sussidio da una Commissione che avrebbe po­ tuto discriminare i singoli bilanci.

Lo studio compiuto dal Ministro sul bilancio di ciascun Comune ed i risultati ottenuti hanno reso inutile quella disposizione ed hanno per­ messo anzi di lasciare ai Comuni stessi la mas­ sima libertà nell’assestamento delle loro finanze. Crediamo infatti che l’on. Wollemborg abbia già fissato il criterio di chiedere che ai Comuni che

[ diventeranno aperti, non si applichi obbligatoria­ mente l’aumento della sovraimposta, nemmeno nei limiti dei 50 centesimi, nè si applichi la tassa di esercizio nella somma del 40 0[0 della imposta di ricchezza mobile, e nemmeno di fare il 50[0 di economie sulle spese facoltative; ma chiederà loro soltanto di provvedersi di entrate nella somma corrispondente a detti limiti, e com­ misurando quindi il concorso dello Stato a rein­ tegrare il bilancio, nella misura necessaria, sup­ posto che il Comune aumenti le entrate in quella suindicata misura.

In altri termini il Governo accenna ai Comuni che possono spingere la sovraimposta sino al li­ mite legale, che possono giungere colla tassa eser­ cizi e rivendite sino al limite del 400[0 della tassa di ricchezza mobile, che possono far eco­ nomie nelle spese facoltative nella misura del 5 0[0, ma non li obbliga a ciò, li lascia liberi di procurarsi come credano nel limite delle leggi, la entrata corrispondente; lo Stato ritiene soltanto di accordare un sussidio, oltre l’abbuono dei 9 {10 del canone, corrispondente alla perdita risul­ tante dalla trasformazione del dazio, meno la somma corrispondente alle entrate ed economie suindicate.

In questo modo l’autonomia e la libertà dei Comuni è rispettata, il concorso dello Stato è stabilito in misura fissa, nessuna Commissione è più necessaria, e l’arbitrio temuto non può più aver luogo.

Il bilancio dello Stato.

Rimane per ultimo la questione finanziaria propriamente detta, cioè il quesito: se il bilan­ cio dello Stato possa o no sopportare la perdita di 20 milioni circa.

Noi abbiamo già manifestato il nostro modo di vedere su tale questione. Se si attende che il bilancio presenti effettivamente un avanzo di qualche entità, gli sgravi o meglio le riforme tri­ butarie non si faranno mai, perchè, o per uno o per altro motivo, vi saranno sempre coloro che ameranno meglio aumentare la sposa; e la disgra­ zia del bilancio italiano è stata sempre determi­ nata dall’aumento della spesa. Il solo modo quindi per impedire l’aumento della spesa è quello di im­ pegnare in precedenza gli avanzi del bilancio, cioè il maggior gettito delle entrate, in sgravi o riforme tributarie.

Premesso questo, e considerato che tra l’avan­ zo previsto e le tre proposte di nuove tasse si avranno certo da 10 a 12 milioni disponibili, a noi pare ozioso assolutamente discutere se vi saranno o no gli altri 8 o l o milioni necessari alla riforma; se non ci saranno nel primo anno, si avranno nel secondo ; e l’essere già impegnati nella riforma, impedirà di consacrare l’avanzo in nuove maggiori spese.

Si potrà vedere tutto al più se sia il caso di dividere il cominciamento della riforma in due periodi distinti; ma in ogni modo è tempo che anche i contribuenti siano chiamati a partecipare, almeno in parte, all’ aumento naturale delle entrate.

Oi pare pertanto che da questo lato non possa essere combattuto il progetto del Ministro.

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264 L’ E C O N O M IS T A 5 maggio 1901 quei dati raccolti, perchè essi basteranno a con­

vincere gli oppositori in buona fede della esagera­ zione colla quale vennero giudicati gli effetti delle proposte ministeriali ed a far si che la riforma stessa sia dai Comuni desiderata.

Le recenti vittorie dell’oro

Achille Loria, nell’ ultimo fascicolo della

Nuova Antologia, si occupa dei tre più recenti

e più ragguardevoli episodi della vittoria del monometallismo aureo, e cioè della legge giap­ ponese 10 ottobre 1897, della legge degli Stati Uniti del 13 marzo 1900 e delle leggi indiane del 93 e 99. E invero, se consideriamo questi trionfi dell’ oro nel campo dei sistemi mone­ tari e quelli non meno ragguardevoli ottenuti in Austria Ungheria, in Russia e in alcuni stati minori, bisogna riconoscere che non vi è alcuna esagerazione a dire, col Loria, che l’ora presente non volge propizia al bimetallismo. Gli scrit­ tori che più difesero il bimetallismo negli ulti­ mi trent’ anni sono ornai costretti ad ammettere che certe loro previsioni non si sono affatto avverate e che l’oro ha sempre più e meglio compiuta la sua funzione monetaria nei paesi ci­ vili e in quelli che vanno gradatamente elevan­ dosi nélla civiltà. Questa evoluzione monetaria, per la quale 1’ argento è stato spossessato della sua funzione di moneta principale e si è visto respinto dalle zecche, fu naturalmente facilitata, anzi determinata in gran parte dall’abbondanza del metallo giallo, che danno in quantità sempre mag­ giore le miniere dell’Africa meridionale, dell’Au­ stralia, deU’America e della Russia. E poiché non vi è ragione per temere una diminuzione nella quantità dell’ oro estratto, almeno per qualche decennio, è lecito credere che le vittorie dell’oro continueranno per quanto lo consenta il non grande numero di stati che hanno ancora il bi­ metallismo o il monometallismo argenteo.

Esaminando anzitutto la politica monetaria del Giappone, il prof. Loria ricorda come quel paese uscisse dapprima dalla morta gora del corso forzoso per passare al monometallismo argenteo e come dappoi, valendosi anche della indennità di guerra di 200 milioni ottenuta dalla Cina, inaugurasse il sospirato regno dell’oro. La legge 26 marzo 1897 provvide, dopo che fu rac­ colta una provvista d’ oro considerevole, a stabi­ lire le norme per la surrogazione della moneta d’oro a quella argentea circolante. Gli statisti giapponesi nell’ iniziare la riforma monetaria — scrive il dotto Professore — si preoccuparono in ispecial modo della opportunità di non mutare il livello dei prezzi vigenti, e con tale intento prescrissero che la nuova unità monetaria d ’ oro avesse ad essere Yyen d’ argento allora circo­ lante. Già la legge monetaria del 1872, che aveva tentato dapprima l’ istituzione del tipo d’ oro nel Giappone, ammetteva nella circola­ zione l’yen d’ argento avente valore all’ incirca eguale all’yen d’oro ; ma nel 1872 il rapporto di valore fra l’oro e 1’ argento era di 1 a 16, mentre nel 1897 era esattamente il doppio, o di

1 a 32. Dunque l’yen d’ oro coniato nel 1872 ed allora equivalente a 1 yen d’argento, equivaleva a 2 yen d’argento nel 1897. Perciò se volevasi che l’yen d’oro equivalesse ad un yen d’ argento conveniva ridurne di metà il contenuto metallico. Ora è questo precisamente ciò che ha fatto la legge giapponese. Grazie ad essa, l’yen d’argento veniva surrogato dall’yen d’oro, il cui titolo era la metà di quello dell’ antico yen d’ oro e che perciò equivaleva esattamente all’ yen d’ argento, secondo il rapporto corrente nel mercato. Men­ tre frattanto 1’ antico yen d’ oro tuttavia esisten­ te in paese poteva circolare accanto al nuovo, ad un valore esattamente doppio di questo. In tal modo i prezzi rimasero immutati, il produttore, che finora vendeva la sua merce per un yen d’argento, ora la vendette per un yen d’oro, esat­ tamente equivalente al primo ; i creditori dello Stato non patirono alcuno scapito, poiché i loro crediti, anziché in yen d’ argento, vennero pa­ gati in yen d’oro equivalenti. E così la circola­ zione non ebbe a subire alcuno squilibrio, nè le diverse classi sociali soffersero aggravio di sorta.

Ha forse in tal modo il Giappone seguito 1’ esempio della Russia e dell’Austria-Ungberia perpetrando una devalutazione forzosa della sua moneta d’ argento ? Il Loria non lo crede, per­ chè nelle due nazioni europee la moneta d’ ar­ gento dichiarata per legge equivalente alla mo­ neta d’oro, secondo un rapporto rigorosamente determinato, era stata dappoi surrogata da una carta moneta inconvertibile progressivamente de­ prezzante rispetto alle merci ed all’oro ; invece il Giappone aveva ormai istituita per la legge del 1885 quale unità monetaria 1’ yen d’ argento. E di un rapporto legale fra la moneta d’ argento e quella d’oro non si poteva più parlare.

Le influenze che la riforma monetaria giap­ ponese ha avute sulle sorti dello Stato sareb­ bero già soddisfacenti. Le relazioni commerciali sottratte all’ alea delle fluttuazioni di valore del medio circolante, la stabilità dei prezzi assicu­ rata, la crescente diffusione del credito, la di- sces i del saggio dell’ interesse, ecco altrettante conseguenze della nuova legge, E risultati al­ trettanto favorevoli si notano rispetto al com mercio estero.

(7)

al cambio, la legge americana abbatte impru­ dentemente la sola barriera, che il Tesoro può opporre a riparo della bilancia sfavorevole, il solo presidio, ond’ esso può difendere le sue riserve minacciate. Nè v ’ ha dubbio che nelle condizioni create dalla nuova legge, una bilan­ cia sfavorevole darebbe luogo ad un deflusso d’ oro indefinito, il quale, esaurendo le riserve auree del paese, lo costringerebbe a prestiti in­ cessanti e ruinosi, se non forse alla reintrodu­ zione del corso forzato. » L ’ assetto della circo­ lazione americana rimane quindi, a suo giudizio, malgrado la nuova legge, assai vacillante ; per ridarle duraturo equilibrio bisognerebbe vietare la riemissione dei biglietti convertiti a meno che non si cambino in oro, o per epurare radicalmente la circolazione nazionale, vietarla in ogni caso ridu­ cendo così e per ultimo sopprimendo i biglietti di Stato.

La riforma monetaria dell’ India, infine, vuol raggiungere il sommo dell’accortezza e dell’eco­ nomia istituendo il tipo oro senza provvedere in alcun modo alla costituzione di una riserva au­ rea, od alla conversione della moneta d’ argento in moneta d’oro. E noto che a partire dal 1893, vietata la coniazione dell’argento per conto dei privati, la legge obbligò il Tesoro indiano a dare rupie contro oro al rapporto di 1 rupia per 1 scellino 4 pence. Così si voleva impedire che il valore della rupia salisse oltre quel livello di 16 pence ; poiché appena il venditore di rupie avesse chiesto un prezzo superiore, l’acquirente 1’ avrebbe disertato per rivolgersi al Tesoro. E difatti non subito, ma poco dopo la rupia rag­ giunse e conservò il valore legale di 16 pence. Per difendere questa parità bisognava assicurare la convertibilità della rupia in oro. Ma lo si vo­ leva fare senza provvedere il Tesoro indiano di una riserva aura corrispondente. Creare il tipo oro senza oro, od almeno senza che il prezioso metallo penetri effettivamente nella circolazione, ecco il prodigio di chiromanzia monetaria, che i finanzieri indiani si propongono di compiere, ecco la nuovissima pietra filosofale, che i mo­ derni alchimisti bancari fanno audacemente ba­ lenare agli sguardi del mondo meravigliato. A c­ cennate alle proposte del Probyn, di Leonardo Darwin, del Lindsay, sulle quali non possiamo qui arrestarci, il Loria dice che più leale e più semplice è il disegno formulato dal governo in­ diano il quale riducesi a questo : mercè un pre­ stito contratto in Inghilterra, e mercè la demo­ netazione e rivendita di parte delle rupie circo­ lanti, costituire una riserva aurea considerevole, raggiunta la quale, non si dichiarerebbe la rupia convertibile in oro, ma però si darebbe questo, ad un valore stabilito, in cambio di rupie a co­ loro che dovessero fare pagamenti all’ estero. Disegno questo che solleva gravi obbiezioni, spe cialmente quella che un tale metodo per intro­ durre la circolazione aurea è impotente, e l’esem­ pio dell’Italia lo dimostra. Altri voi.-ebbe che il Governo indiano si procurasse l’oro di cui abbi­ sogna senza ricorrere al prestito internazionale, ma piuttosto applicasse dazi per limitare la im­ portazione di merci e accrescere così quella del­ l’oro, oppure acquistasse l’oro nella stessa India. Ora il primo espediente non può essere che mo­

mentaneo e il secondo condurrebbe ad accrescere la circolazione argentea per procacciarsi 1’ oro, ossia sarebbe contradditorio al fine che si vuol raggiungere. Invece il Governo indiano perver­ rebbe più speditamente all’intento se surrogasse una parte della massa enorme di rupie con bi­ glietti convertibili in oro, vendendo all’ estero come metallo — contro oro — le rupie così ri­ tirate dalla circolazione, e sostituesse poi le rupie rimanenti con una moneta divisionaria a titolo inferiore.

Così lo scapito nella vendita delle rupie verrebbe compensato dal profitto conseguente a quest’ultima conversione. E sembra appunto che il Governo indiano intenda ispirarsi a cotesti cri­ teri ; la legge del giugno 1900 gli accorda di emettere biglietti nell’India contro oro depositato a Londra, mentre la legge del settembre 1899 attribuisce all’ oro la qualità di mezzo legale di pagamento.

Come si vede il monometallismo, certo non senza difficoltà e ostacoli da superare, trionfa anche nei paesi che si credevano i meno adatti e va riordinando su basi più sicure l’assetto mo­ netario del mondo intiero.

INCREMENTO NATURALE ED ARTIFICIALE

delle entrate pubbliche

(Continuazione e fine).

Una analoga epurazione va fatta per lo esercizio finanziario 1896-97 nel quale si riscon­ trano simili cause transitorie. L 'accertamento sud­ detto è superiore al reale perchè concorsero ad aumentarlo cinque circostanze che intrecciandosi agirono in vario modo, compensando in parte le diminuzioni con gli aumenti, in parte lasciando scoperte le prime. L ’entrata accertata in mi­ lioni 1615,6, solo per milioni 1607,6 rappresenta il gettito normale dei vari cespiti.

Entrate eftettive e per costruzioni ferroviarie n e ll’ esercizio 1 8 9 6 - 9 7

Accertamenti come dal conto consuntivo. . . . L. 1 ,6 1 5 ,6 3 5 ,5 7 1 .0 0

Rettifiche importanti UNA D IM IN U ZIO N E

Reintegrazioni di fondi : nel capitole delle

Costru-sioni ferroviarie... — 7,918.47 nel capitolo delle Entrate

diverse... — 9,097,980.91

— 9,105,899.38

— 9,105,899.38 I 1 . . .—. , 1 ^ i l . <4 ^ 1 1 - . . n . . ^ li _ 1 1 1 1.1 IT 1

Prodotti delle miniere dell’ Elba : nel

capitolo dei Redditi patrimoniali .. — 1,364,407.55 Compartecipazione dello Stato sugli

utili delle ferrovie Novi-Alessan- dria-Piacenza per gli anni 1895-96

nel capitolo delle Entrate diverse.. — 875,552.89 Ricupero di interessi dei titoli emessi

per conto della Cassa degli aumen­ ti patrimoniali : nel capitolo dei

Rimborsi e concorsi... _ 7,474,040.00

Rettifiche importanti UN AUMENTO

Imposta di ricchezza mobile sugli in­ teressi dei titoli convertiti nel ca­

pitolo delle Imposte dirette... -f- 10.823,871.22

(8)

266 L ’ E C O N O M IS T A

5 maggio 1901

Dimodoché la differenza che secondo gli ac­ certamenti dicemmo ammontare a milioni 18,6

in meno, discende invece nel 1896-97, rispetto

al 1895-96, a milioni 4,6 (1,612,276,98o.13 —

1,607,639,482.46 = 4,637,502.67) in meno Gli accertamenti dell’ esercizio 1897-98, per poter essere resi paragonabili con gli anni pre­ cedenti, debbono venir diminuiti di quasi 10 mi­ lioni, corrispondenti ad un maggior gettito che in tempi normali non si verificherà. Già le sole reintegrazioni di fondi vi concorsero per ben 17 milioni e mezzo che furono in gran parte compensati dall’ imposta di ricchezza mobile, perduta in seguito alla conversione dei titoli al netto ; vi concorsero, come nel precedente eser­ cizio, i prodotti delle miniere dell’ Elba per L. 167 mila; e, a differenza degli esercizi pre­ cedenti, vi concorse una quota sugli utili netti delle Casse postali di risparmio ammontante a quasi 4 milioni e mezzo. Onde epurando gli ac­ certamenti si ha la seguente entrata .

Entrate effettive e per costruzioni ferroviarie n e l 1 8 9 7 - 9 8

Accertamenti come dal conto consuntivo. . . . L. 1 ,6 2 9 ,9 3 2 ,1 4 1 .44

Rettifiche importanti U N A DIM IN U ZION E

Reintegrazioni di fondi : nel capitolo delle Costru­

zioniferroviarie... — 1,085.38 nel cap. delle Entrate di­

verse...-17,571,942.14

Prodotti delle miniere dell’ Elba : nel capitolo dei Redditi patrimoniah. . Quota devoluta al Tesoro sugli utili

netti delle Casse postali di Ri­ sparmio accertati dal 31 dicembre 1896e relativi interessi: nel capi­ tolo delle Entrate diverse...

— 17,573,627.52 — 17,673,627.52 — 166,933,41 4,442,000.00 Rettifiche importanti UN AUMENTO

Imposta di ricchezza mobile sugli interessi dei titoli convertiti: nel

capitolo delle Imposte dirette... ■+- 11,703,185.92

L'entrata epurata da cause estranee ammonta a L. 1 ,6 1 9 ,5 1 2 ,7 0 6 .4 3

Per conseguenza mentre, stando al risultato degli accertamenti, dicemmo che il 1897-98 se­ gnava, di fronte al 1895-96 una diminuzione di 4 milioni circa ; troviamo ora che esso segna uno incremento di 7 milioni e 236 mila lire

(1 ,6 1 9 ,5 1 2 ,7 0 6 .4 3 - 1,6 1 2,2 76 ,98 5 .1 3 = 7 ,2 3 5 ,7 2 1 .3 0 ).

L ’ incremento che, anche stando agli accer- menti, dicemmo essersi verificato nel 1898-99 rispetto al 1895-96, lo riscontriamo anche dopo che avremo epurato le entrate accertate, anzi lo troveremo molto aumentato e precisamente da

milioni 25,2 a 43. . .

Posto infatti che le entrate del 1° esercizio si debbano ragguagliare a milioni 1612,3, nel

1898-99 esse ammontarono a milioni 1655,4. Stando agli accertamenti, sarebbero anzi milioni 1659,4, ma vanno calcolati in meno 3 milioni e mezzo dovuti ai prodotti dell’ Elba ed alla quota sugli utili delle Casse di Risparmio, e mezzo mi­ lione dovuto alle reintegrazioni di fondi che quasi nella totalità vanno bilanciate con la per­ duta imposta sugli interessi dei titoli convertiti al netto, come qui dimostriamo:

Entrate effettive e per costruzioni ferroviarie nel 1 8 9 8 - 9 9

Accertamenti come dal conto consuntivo. . . L. 1 ,6 5 9,3 83 ,07 5

Rettifiche importanti U N A DIM IN U ZION E

Reintegrazioni : nel capitolo delle Costru­

zioniferroviarie... — 3,149.0i nel capitolo delle Entrate

diverse... — 12,410,511.83

— 12,413,660.90

— 12,413,660.90 Prodotti delle miniere dell’ Elba : nel

capitolo dei Redditi patrimoniali... — 1,548,831.10 Quota devoluta al Tesoro sugli utili

netti delle Casse postali di rispar­ mio accertati al 31 dicembre 1896 e relativi interessi nel capitolo delle

Entrate diverse... — 2,006,885.24

Rettifiche importanti UN AUMENTO

Imposta di ricchezza mobile sugli in­ teressi dei titoli convertiti al netto:

nel capitolo delle Imposte dirette... -t- 12,006,315.68

L’entrata epurata da cause estranee ammonta a L. 1 ,655,360,013.44

L ’ incremento nel 4° esercizio si ragguaglia, come dicemmo a milioni 43 e 83,028,31 lire (1,655,360,013,44 — 1,612,276,985,13).

Continua in modo confortante nell’ ultimo esercizio, tantoché mentre, stando agli accei te­ menti, lo facemmo ammontare a milioni 37,7 in seguito alle epurazioni, esso si ragguaglia a mi­ lioni 67.

Le cause di questa elevazione sono : 1) le detrazioni fatte sugli accertamenti del 1895-96, già dimostrate;

2) gli aumenti da farsi agli accertamenti

del 1899-1900. n . .

Infatti in questo esercizio vanno calcolati in aumento i 12 milioni della perduta imposta di ricchezza mobile sugli interessi dei titoli con­ vertiti, perdita cui non si può opporre una cor­ rispondente somma per reintegrazioni di fondi, le quali non giunsero nel 1899-900 a 4 milioni. Vanno pure calcolate in diminuzione, ma con lieve effetto, le tasse speciali sul movimento ferroviario che non toccarono il milione, e le offerte private per gli scavi della basilica Emi­ lia nel Foro Romano che si aggirano attorno alle 65 mila lire.

(9)

Entrate effettive e per costruzioni ferroviarie nel 1 8 9 9 - 9 0 0

Accertamenti come dal conto consuntivo. . . . L. 1,6 7 1,0 01 ,64 7 .7 8

Rettifiche importanti

UNA DIMINUZIONE Reintegrazioni : nel capitolo delle Costru­

zioni ferroviarie... — 723.79 nel capitolo delle Entrate

diverse... — 3,772,002.03

- 8,772,725,82

— 3,772,725.82 Tasse sul movimento ferroviario de­

stinate a colmare ii disavanzo delle Casse pensioni e di soccorso del personale delle ferrovie: nel capi­

tolo delle Tasse sugli affari... — 879,666.13 Offerte private per gli scavi'della ba­

silica Emilia nel Foro Romano : nel

capitolo delle Entrate diverse... — 65,016.00

Rettifiche importanti

UN AUMENTO

Imposta di ricchezza mobile sugli in­ teressi dei titoli convertiti al netto:

nel capitolo delle Imposte dirette... -i- 12,091,109.47

L’entrata epurata da cause estranee ammonta a L. 1,6 7 9,2 75 ,34 9 .3 0

da sommare a 67,2 con cui indicammo l’ incre

mento. In conclusione l’ incremento naturale dell’ entrata nel quinquennio fu di milioni 90,5 ossia di milioni 18,1 annui.

Come si vede, esso è andato via via por­ tandosi a tal segno da superare, e non di poco, quello di tutti indistintamente gli esercizi con­ siderati ; ma ciò che più importa rilevare è che gli aumenti progressivi conseguiti negli ultimi tre esercizi principalmente non sono da attribuire ad effetto di provvedimenti legislativi, bensì a vero incremento della potenzialità contributiva, giacche quelli adottati nel 1896-97 e che erano destinati ad accrescere e a diminuire simulta­ neamente i proventi delle dogane, non influirono sull’ insieme delle entrate, e nei tre ultimi eser­ cizi l’ opera legislativa ebbe tregua quasi asso­ luta.

L ’ incremento, sia che si consideri rispetto al 1895-96, sia che lo si consideri di anno in anno rispetto al precedente, si ragguaglia alla media di 18,1 milioni ma giova tenerne presenti le varie oscillazioni le quali ci possono indicare, oltre che l’ incremento effettivo, anche quello potenziale.

Esercizio Entrate effettive Differenza Differenza finanziario in Lire dal 1895-96 dall’ esercizio

precedente Fin qui abbiamo a bella posta tenuto conto

anche delle entrate ferroviarie, che naturalmente debbono essere sottratte : 1’ abbiano, riserbate al- l’ ultimo perchè ne è facile la constatazione. Esse contribuirono ad aumentare di poco le entrate effettive, le quali vanno senza le ferrovie cosi valutate :

L. 1,611,687,355.06 nell’ esercizio finanz. 1895-1896

» 1,606,837,764.50 » » 1896-1897

» 1,019,075,345.51 » » 1897-1898

» 1,654,793,552.43 -> * 1898-1899

» 1,678,897,772.99 » » 1899-1900

Tenendo adunque conto delle ratifiche, i proventi epurati salirono da milioni 1611,7 a 1678,9 con una differenza di milioni 67,2. Tale incremento vuole pure essere epurato degli ef­ fetti delle oscillazioni della gabella del grano, che deve escludersi da un’ indagine di questa specie per la qualità particolare del cespite. Bi­ sogna fare astrazione da esso, trattandosi di. un reddito destinato, a causa delle sorprese cui dà luogo, ad essere isolatamente considerato. Si guardi infatti alle enormi oscillazioni : •

1884-85 1886-87 1888-89 1890- 91 1891- 92 1893-94 1895- 96 1896- 97 1897- 98 1898 99 1899-900 milioni 7,706 » 16,116 » 31,419 » 24,683 >. 20,951 » 34,101 » 63,822 » 32,217 » 33,797 >, 27,342 » 40,532

Posta in luce, come era necesarrio, la spe­ ciale influenza avuta negli ultimi esercizi finan­ ziari dal reddito del grano sulle sorti dell’ en­ trata, è evidente l’aspetto favorevole assunto dall’ insieme degli altri redditi. Avendo il grano dato nel 1895-96, milioni 63,8 e milioni 40,5 nel 1899-900, si ha una differenza di milioni 23,3

1895- 96 1,547,865,355.06 1896- 97 1,574,620,764.50 -+- milioni 26.7 +- milioni 26.7 1897- 98 1,585,278,345.51 -+- * 37.4 -+- » 10.6 1898- 99 1,627,456,552.43 -+- » 79.6 -+- » 42.2 1899- 900 1,638,365,772.99 -t- » 90.5 + » 11.-Incremento totale Incremento medio

Nella Relazione sui consuntivi 1883-1886 il senatore Perazzi assegnava all’ incremento me­ desimo la somma di 16 e 17 milioni, e più tardi l’ onor. Grimaldi lo considerava superiore in 10 milioni e l’ onor. Cadolini lo valutava a 10 12 milioni.

Anche la Giunta del bilancio nella relazione sull’ assestamento 1897-98 lo fa ammontare a 14 milioni, onde possiam senz’ altro ritenere che esso s’ aggiri tra i 15 e i 18 milioni.

Rappresentano già un margine abbastanza ampio, che renderebbe possibile 1’ attuazione di sgravii non indifferenti, sgravii ohe sarebbero più sensibili se esso potesse esser portato all’al­ tezza di 22 milioni, come prevede 1’ onor. Mag­ giorino Ferraris.

Qualunque misura si voglia assegnare al- l ’ incremento naturale delle entrate, è cosa la cui importanza viene meno, se passando al campo pratico, e facendoci ad impiegare questo incre­ mento, ci vien dato di non trovarlo più perchè neutralizzato da un pressoché uguale aumento delle spese.

Chi propone di realizzare riforme coi mezzi pòrti dalle prime, fa piena astrazione dall’ azione contraria delle seconde noi ci auguriamo che più che un’ astrazione essa diventi una realtà in modo da poter dire che veramente s’ è fatto punto al vecchio andazzo, ma per adesso non vediamo la possibilità di esser sicuri di ciò.

(10)

268 L ’ E C O N O M IS T A 5 maggio 1901 nè occorre risalire troppo addietro per convin­

cersene : degli esercizii finanziari a noi più vi­ cini perfino l’ ultimo e il penultimo segna un’ ec­ cedenza di spesa di fronte ai precedenti.

L ’ avanzo di 17 milioni e mezzo nel 1899- 900 non è un effetto delle minori spese, ma bensì delle maggiori entrate ; se queste si fos­ sero mantenute nel più basso livello del prece­ dente anno, 1’ avanzo si sarebbe ridotto a poco più di quattro milioni, diminuendo così di mi­ lioni 12,6, chè a tanto ammonta 1’ aumento delle spese.

Parimenti il 1898-99 si sarebbe chiuso con un disavanzo di 15 milioni, se le entrate non fossero aumentate di 29 milioni e mezzo.

Or dunque si può far sicuro affidamento sul suddetto incremento naturale? si può far fin da ora l’ inventario esatto dei bisogni futuri e star tranquilli che nessun fatto nuovo verrà a turbare l’ orizzonte economico?

Einchè tutti non si mettano d’ accordo nel porre un veto definitivo ad ogni proposta di nuove spese, non sarà possibile sperare nel sol­ lievo dei contribuenti ; e questo sollievo non sarà mai adeguato ai bisogni, se non si ricorrerà al- l’ incremento artificiale delle entrate pubbliche mediante 1’ aggravio delle classi capaci.

Il Gabinetto ha indicato i redditi successori; su questi bisogna gravar la mano ; al Parla­ mento il seguire il Governo su tale via.

Luigi Nin a.

Il Commercio Internazionale italiano

nel I o trimestre

Nei tre primi mesi di quest’ anno il movi­ mento commerciale ha segnato un aumento di 18 milioni circa, dei quali due terzi nel mese di febbraio ed un terzo nel mese di marzo, essendo stato il. gennaio deficiente di quasi un milione e mezzo, sempre a paragone dell’ anno precedente e considerato l’aumento avvenuto nei prezzi delle merci.

Vista separatamente la importazione e la esportazione, nei tre mesi hanno dato : l’impor­ tazione un aumento di 4.8 - 14.5 - 6.9 milioni nei singoli mesi ; l’esportazione una diminuzione di 6 .2 - 1.5 - 0.5.

Nel complesso, a paragone del trimestre dell’anno precedente, si ebbe :

1900 1901 Differenza

Importazione 411,699,421 188,049,885 -+- 26,350,404

Esportazione 350,090,594 341,753,723 8,366,841

761,790,015 479,773,638 f- 17,9-3,620

L ’aumento della importazione è dato prin­ cipalmente dal yrano, di cui entrarono 96 mila tonnellate in più che nell’anno precedente, per cui un aumento di 19 milioni; — nel granoturco di cui furono importate in più 42 mila tonnellate, cioè 5 milioni di lire.

Viene poi la categoi'ia seta ohe ha dato 6.1 milioni di aumento nella importazione, di cui 4.3 nella seta tratta europea, il rimanente in tes­

suti e lavori. Anche la categoria V canapa, lino,

juta eco., ha dato 2 milioni di aumento nella

importazione, ma si tratta di juta greggia, di cui è stato fatto un acquisto molto maggiore del­ l’ anno precedente.

Invece vi sono alcune categorie che danno cospicue diminuzioni alla importazione, come la prima che dà 2 5 milioni di meno entrata d’ olio

d’oliva e la seconda 2.5 di meno entrata di zuc­ chero-, e la X III che dà 6 milioni di meno en

trata di carbón fossile.

Alla esportazione le variazioni sono di mi nore entità.

Alla prima categoria escivano 225 mila et­ tolitri di meno di vino, cioè 7 milioni in valore compensati in parte da 4 milioni di maggior espor­ tazione di olio d’oliva.

Alla terza categoria è il tartaro e feccia di

vino, che dà la diminuzione di 2 milioni.

Alla quinta categoria la minore uscita di 5 milioni è quasi totalmente data dalla canapa

greggia.

Nella categoria cotone vi un aumento di esportazione per quasi due milioni, dovuto ad una maggiore uscita di filati, tessuti e lavori.

La categoria lana, crino e peli dà una mi­ nore esportazione di 1.5 milioni dovuta princi­ palmente alle lane naturali, al crine e peli greggi, ed ai filati greggi ; ìe altre voci sono piuttosto in aumento.

Nella seta, il seme, i bozzoli, e la seta tratta

semplice danno insieme 2.5 milioni di diminu­

zione nella esportazione ; è invece aumentata per la seta addoppiata e torta per 3.1 milioni. Le voci dei tessuti sono quasi tutte in aumento.

Nella categoi'ia 13a la diminuzione di espor­ tazione di 1 milione è dovuta allo zolfo.

Nella categoria 14a aumenta 1’ uscita dei

legumi per 1.2 milioni, del riso per 400,000 lire,

degli aranci per 700,000 lire ; diminuirono in­ vece i limoni, le frutta fresche, le mandorle

senza guscio (per 2.6 milioni), i legumi ed ortaggi freschi.

La diminuzione di uscita per quasi due mi­ lioni nella 15a categoria è data principalmente dal burro, formaggio, uova di pollame, capelli,

piume-, aumentò invece : la cacciagione, il corallo.

Dopo ciò ecco il prospetto delle categorie.

Importazione Esportazione

Valore delle merci im- V alore delle m erci e- portate dal Iogennaio sportate dal 1» gen-al 31 marzo. naio al 31 marzo.

(11)

Pietre, terre, va­ sellami, vetri e c r is ta lli... C erea li, farine ,

paste e prodotti veg.non compre­ si in altre cat. Animali, prodotti

e spoglie di ani­ mali non com­ presi in altre ci®. Oggetti diversi . . . 57017659 - 8772047 68899944 + 26689886 22260844 — 1816959 6161311 + 954362 20661900 - 1052695 31151628 — 3085651 38302523 — 1989038 8155292 + 845286 Tot. delle prime

16 categorie 438049885 Metalli p reziosi.. 2016500 + 26350164 341723753 + 704400 . 3076100

_

8366841 313600 Totale generale. 440066385 + 27054864 344800153 - 8680441

Ed ecco il prospetto delle riscossioni: D al 1° gennaio al 31 marzo 1901 differenza Dazi di importazione... 60090479 — 669489 Dazi di esportazione... 197026 — 48116 Sopratasse di fabbricazione. 801226 + 38549 Diritti di statistica... 634369 + T26929 Diritti di b o l lo . ... . 284356 6114 Tassa speciale sugli zolfi di Sicilia 150334 " --- 15905 Proventi diversi... 205720 + 71620 Diritti marittimi... 2084529 6980

Totale. 64448039 — 509506

(Rivista (Economica

Ferrovìe elettriche stradali in Germania. — Il rispar­ mio alle Casse postali. — L'Italia nell’ Estremo

Oriente.

Ferrovie elettriche stradali in Germa­ nia. — La Electrotechnisehe Zeitschrift di Berlino ri­ porta una statistica assai precisa ed interessante delle ferrovie elettriche stradali nelle città germa­ niche. Da essa riceviamo la seguente tabella, che dà un’ idea dello sviluppo della rete tramviaria negli ultimi cinque anni :

1° agosto 1° sett. 1° sett. 1° sett. Aumento 1896 1898 1899 1900 percentuale nel 1899-1900 Numero dei

cen-tri principali. . 42 68 88 99 12.5

Lunghezza delle linee in chilo­

metri... 583 1.430 2.049 2.868 40

Num. delle vet­

ture motrici.. . 1.571 3.190 4.504 5.994 33

Num. delle vettu­

re non motrici. 989 2.128 3.138 3.962 26 C a p a cità delle macchine elet­ triche in chilo­ watt... 18.560 33.383 52.509 75.608 44 C a p a cità degli accum ulatori impiegati per la trazione in chilowatt... 5.118 13.532 16.890 25

11 rapporto constata F enorme prevalenza del si-stema di presa di corrente mediante conduttura area. Soltanto in alcuna città viene applicato un sistema misto di conduttura a filo areo e ad accumulatori, che vengono caricati dal filo durante il tragitto. Del resto questo sistema venne abbandonato in Berlino per attenersi alla semplice conduttura area. La con­ duttura sotterranea si trova applicata su tre tratti in Berlino, Dresda e Düsseldorf, per una lunghezza complessiva di km. 3 1[2. Egualmente, m tre soli casi trovasi praticato il sistema di trazione a soli accumulatori.

Il risparmio alle Casse postali. I ver­ samenti per depositi, effettuati alle Casse di rispar­ mio postali durante il mese di gennaio di quest’ an­ no ammontarono a L. 50-,261,124, superando di oltre 2 milioni quelli effettuati nel gennaio del 1900.

Detratti i rimborsi e le somme investite per conto dei depositanti in rendita pubblica, ne risulto

una eccedenza dei versamenti di lire 16,361,650, presso a poco eguale a quella dell’ anno scorso.

Con questa eccedenza e col cumulo degl’ inte­ ressi capitalizzati deli’ anno 1900, la consistenza to­ tale dei risparmi al 31 gennaio 1901 si ragguagliava a L. 698,573,882 sopra n. 4,038,002 libretti e superava di lire 58,530,851 e di n. 332,296 libretti quella che risultava alla fine gennaio del 1900.

L ’ importo medio per libretto risultava di lire 173, contro L. 174.07 nel 1900.

L ’ Italia nell’ Estremo Oriente. — Sullo andamento dei commerci italiani nell’ Estremo Oriente la 'Tribuna ha avuto occasione di interrogare il signor Edoardo Fornoni, agente commerciale del Consorzio italiano per l’ importazione a Bangkok, che ha for­ nite cortesemente alcune interessanti notizie.

Com’ è noto, il Consorzio italiano — un’ unione di molte ditte italiane ai fini dell’ esportazione — va mano mano istituendo da alcuni una rete di agenzie che si estendono da Alessandria d’ Egitto per Aden a Bombai in India, a Bangkok r.el Siam, in Cina, nel Giappone, nell’Australia. E i commerci si vanno avviando.

11 signor Fornoni ha dato per Bangkok alcune cifre veramente confortanti. Prima del 1897 la no­ stra esportazione nel Siam era nulla ; in tre anni, l’ Italia ha saputo conquistare il quarto posto. La esportazione dell’ Inghilterra colaggiù può valutarsi a 10 milioni di franchi, quella della Germania pari­ mente a circa 10 milioni ; segue la Svizzera con 5 milioni, poi 1’ Italia con un milione nel 1900, e, a conti fatti, per le ordinazioni avute, con un milione e mezzo nel 1901. Principali materie dell’ esporta­ zione italiana sono i tessuti di cotone, i cappelli, i cementi, i marmi, il burro, il latte e, ciò che è più notevole, in concorrenza con l’ Inghilterra e gli Siati Uniti, i ponti in ferro. I principi sono adunque buoni.

Peraltro, è da notare, per un sicuro accresci­ mento dei nostri commerci, qualche difetto che sa­ rebbe opportuno correggere.

Il signor Fornoni osserva che converrebbe me­ glio disciplinare il Consorzio delle ditte esportatrici italiane, specialmente per quanto riguarda la qua- Ltà delle merci che dovrebbero sempre avare un costante tipo, ond’ egli aggiunge che per garanzia degli agenti il Consorzio dovrebbe trovar modo di ordinarne il controllo al momento della partenza dai luoghi di produzione.

Un altro difetto è negli imballaggi pei quali si stanno lodevolmente facendo studi e ai sono anche promosse Esposizioni. La questione merita, senza dubbio tutta la considerazione dei produttori italiani

Ma condizione essenziale dello sviluppo dei no­ stri commerci nell’ Estremo Oriente sono i trasporti marittimi delle merci dall’ Italia ai luoghi di sbocco in un tempo quanto è più possibile breve ed a noli bassi. Per esempio, il Norddeutsche Lloyd tedesco trasporta le merci da Genova a Singapore in 20 giorni ed a noli convenienti, così che è preferito dai nostri commercianti. Nel fatto quindi, siamo in questo servizio importantissimo tributari della Ger­ mania.

Perchè non si riuscirebbe a rammodernare la linea di navigazione italiana per 1’ Estremo Oriente con grandi vapori veloci e rispondenti alle esigenze degli accresciuti traffici ? Questa è la domanda che ha fatto il signor Fornoni e crediamo che 1’ argo­ mento debba essere con diligenza studiato dal Go­ verno e dalle Società di navigazione italiane.

Il signor Fornoni disse anche che egli prima di partire per 1’ Italia era stato ricevuto dal re del Siam, il quale volle personalmente ringraziarlo per il dono che il Consorzio italiano gli aveva fatto di marmi per il 'tempio buddista che S. M. sta co­ struendo nel suo parco - Dusit-park - a Bangkok.

E qui egli toccò brevemente della situazione politica nel Siam e delle eccellenti relazioni fra quella Corte e la Corte italiana delle quali era una prova il conferimento del collare dell’Annunziata al principe siamese nel suo recente soggiorno a Soma.

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