• Non ci sono risultati.

Nelle analisi statistiche condotte, anche se è possibile criticare l’incompletezza degli indicatori, risulta evidente che a determinare lo

2.3 L’abusivismo fenomeno egemonizzante

Ritengo opportuno, a tal punto, aggiungere alcune riflessioni di carattere generale, convinto come sono che tutta la materia urbanistica non può costituire esclusivamente una somma di fattori tecnici, volti ad esaudire il bisogno materiale dell’uomo per assicurargli un vita più comoda, ma deve occupare una posizione centrale nella vita di tutti i giorni, poiché deve contribuire al progresso strutturale e umano della società.

In questi ultimi tempi i mezzi di comunicazione di massa hanno diffuso notizie sempre più allarmanti sulla degradazione dell’ambiente dovuto al comportamento dissennato dell’uomo. L’alterazione dell’ambiente, che diventa appariscente con l’avvento dell’era industriale, è considerata oggi un

motivo di fondata preoccupazione e rappresenta un pericolo per il futuro. Ma l’alterazione dell’ambiente, sia pure in maniera trascurabile, esisteva già nel lontanissimo passato. Soltanto nel XIX secolo, con la nascita delle industrie, l’intervento dell’uomo sull’ambiente fu più profondo e modificatore. Tale sconsiderata interferenza fu dovuta al desiderio dell’uomo di impossessarsi delle risorse della terra per rendere la vita più agiata. La diffusione delle macchine a vapore con la conseguente nascita di nuove industrie, la necessità di abitazioni per coloro che si trasferivano dalle campagne nelle città e l’utilizzazione del carbone, come fonte energetica, incominciarono ad alterare vistosamente l’equilibrio fra l’uomo e la natura.

Questo processo di rottura dell’equilibrio ecologico è portato avanti ancora oggi dall’uomo in nome di un falso progresso e di un effimero benessere. Purtroppo, per lunghi anni, l’uomo incurante della necessità di armonizzarsi con le risorse e gli assetti della natura ha perseguito un’opera di prevaricazione su di essa, restandone spesso vittima e non certo carnefice. È il caso di riflettere brevemente sui danni provocati al territorio dall’abusivismo edilizio.

Esso si inquadra nella storia dell’urbanistica e della pianificazione territoriale come un corpo patologicamente malato, una specie di tumore maligno che invade e corrode gli ambiti più vitali del territorio.

Avviene così che ogni anno si abbattono milioni di piante che sono tutori della salute del mondo o si deviano i corsi naturali dei fiumi, per far posto a strade, città-satelliti, parcheggi e per far posto al cemento. L’uomo tecnologico ha soppiantato l’uomo umano. Nel Meridione d’Italia, dove è stato molto acuto il fenomeno dell’emigrazione spesso sono sorti edifici civili senza tener conto delle autorizzazioni e in barba ad ogni regola o previsione per l’incolumità propria e altrui sotto lo sguardo incurante dei pubblici poteri. I quali, d’altra parte, hanno dormito sonni tranquilli non preoccupandosi di adottare gli strumenti previsti dalla legge. Il caos, conseguentemente, si è

riversato sul territorio, spesso trasformato malamente e imbruttito da queste costruzioni selvagge. Ancora oggi molti comuni portano il segno di queste aggressioni, che sono vere e proprie ferite dal punto di vista strutturale, estetico e lasciano la strada aperta ad eventuali sciagure in occasioni di calamità naturali.

Legambiente ricorda che nel 2010 la Calabria era la terza regione d’Italia per cemento illegale sulle coste e che solo nell’area marina protetta di Isola Capo Rizzuto sono state contate oltre 800 villette abusive. La Regione Calabria, dopo una verifica accurata, ha evidenziato che ogni 150 metri sulle coste calabresi c’è una costruzione abusiva. Il fenomeno investe tutte le province della Regione e, quasi sempre, ne conseguono risultati legati alla criminalità organizzata.

Se pensiamo alla bellezza delle nostre coste e delle nostre aree montuose, ci viene da concludere che se “l’urbanistica esprime il modo di essere di un’epoca”, la nostra è un’epoca di barbari.

Spesso, comunque, le responsabilità sono molteplici e sono legate ad interessi e corruzioni di uomini delle istituzioni. In Campania, ad esempio, negli ultimi 5 anni 18 comuni su 22 sono stati sciolti per mafia causa cemento illegale. Una volta la natura attaccava senza essere attaccata; ora si ribella ai nostri soprusi e alle nefandezze che commettiamo giornalmente, infrangendo ogni equilibrio.

Se, dunque, da un lato l’urbanistica può vantare impegno di studiosi e legislatori che hanno realizzato norme sempre più vicine al decoro dei territori e rivolte ad assicurare un vita più comoda alla società, proiettandosi spesso in una visione ottimistica del futuro, dall’altra registriamo pagine di storia drammatica di disastri ambientali morte di persone che purtroppo sono state vittime di errori ripetuti e di colpe non punite.

L’abusivismo rappresenta uno dei principali fattori che aumentano lo scadimento della qualità della vita. Questo fenomeno, deve essere contrastato

attraverso strumenti che abbiano un alta considerazione dell’ambiente quale elemento di rinnovo.

Per la pianificazione territoriale, infatti, il concetto di sviluppo sostenibile deve essere, sempre, una fonte di innovazione inesauribile.

Ancora prima che la questione ecologica esplodesse e le politiche ambientali acquisissero l’importanza odierna, la pianificazione era strumento di protezione ambientale, anche se tale obiettivo è stato molto disatteso.

Oggi, la continua reinterpretazione di tale ruolo richiede, da un lato, di utilizzare conoscenze sempre più specializzate e, dall’altro, di saperle inglobare quanto più possibile nei vari momenti della pianificazione .

“La natura non conosce pause nel suo progresso e sviluppo, e maledice ogni genere d'inattività.”

(Wolfgang Goethe)

3. INNOVARE

“La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie”

(John Keynes)