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Nelle analisi statistiche condotte, anche se è possibile criticare l’incompletezza degli indicatori, risulta evidente che a determinare lo

3.1 I Principi fondamental

Innovare significa rompere gli schemi. L’interpretazione di tale vocabolo prescinde dal significato che intrinsecamente assume. Le diverse sfaccettature della realtà non sono e non possono essere racchiuse nel perimetro di un significato. L’innovazione, dunque, si trasforma in idee, pensieri e modi di vita sobbalzati dalle regolamentazioni che obbligano, in via almeno teorica, i tematismi e le linee guida a vivere sulla scorta d’indicazioni, che mirano alla qualità della vita. Innovare è quindi una pratica o, forse una concezione astratta? L’innovazione può manifestarsi, attraverso l’anticonformismo oppure attraverso il conformismo a degli schemi già dettati. L’innovazione si lega più che a una ricerca a un modo di pensare e assume più significati a seconda degli ambiti territoriali trattati.

Se, in generale, il termine innovazione può assumere un significato assoluto, nell’ambito della pianificazione territoriale il termine ha un valore relativo; infatti, pratiche urbanistiche innovative per una zona o un territorio, risultano, essere involutive per un altro. Questo porta a definire una “misura

dell’innovazione”11. Si acuisce così l’esigenza di riferirsi ad analisi fondate su dei parametri oggettivi e degli standard che devono essere rispettati. A tale fine, il risultato dello studio della ricerca deve provenire da una struttura d’indicatori, capaci di esemplificare e di raffrontare i diversi scenari territoriali.

Ab aeterno, la linea tra certezza e incertezza è molto sottile ed è definita attraverso un unico strumento: l’informazione.

L’informazione rappresenta il veicolo attraverso il quale un recettore assume consapevolezza di un caso. L'informazione è ciò che, per un osservatore, posto in una situazione in cui si hanno almeno due occorrenze possibili, supera un'incertezza e risolve un'alternativa, cioè sostituisce il noto all'ignoto, il certo all’incerto.

Da qui discende e si può intendere come la manipolazione del sapere possa influire sui risultati di una ricerca, ma più in generale come possa produrre diversi effetti nella vita reale.

Il concetto d’innovazione, nel momento in cui traspone nella pratica urbanistica, viene a definirsi nella persecuzione di un principio cardine cui riferirsi, aumento della vivibilità di un territorio intesa come miglioramento delle condizioni politiche, sociali, ambientali, economiche e di sicurezza. I territori divengono così il centro catalizzatore volto a porre in relazione progresso, innovazione, qualità ambientale, sostenibilità e coesione sociale. È in questo contesto che deve partire lo sviluppo del Meridione; dalla riqualificazione urbana, attraverso operazioni che prendano in considerazione la riqualificazione urbanistica e la ridefinizione complessiva dei tessuti degradati.

Diventa fondamentale dare origine a condizioni di fattibilità degli interventi e stabilire inoltre i termini di convenienza sociale ed economica sia per i

cittadini che per le imprese, chiarendo percorsi procedurali e obiettivi generali.

Questo tipo d’intervento richiede una forte gestione pubblica, grande innovazione nei processi di decisione che devono essere partecipati e aperti a tutti i soggetti interessati (imprenditori, enti pubblici, parti sociali, cittadinanza) per l’aggregazione del consenso alle scelte di trasformazione e per la loro promozione mirati all’incremento della qualità ambientale dei tessuti edilizi e degli spazi aperti.

Devono maturare così programmi di riabilitazione urbana che esigono strumenti di:

Informazione e trasparenza: attraverso tavoli di governance locale, conferenze cittadine e concorsi di progettazione.

Coinvolgimento e partecipazione: individuazione di soggetti per la partecipazione e diffusione delle informazioni, coinvolgimento nelle azioni di trasformazione degli edifici e di riutilizzazione delle aree anche al fine di rafforzare il senso d’identità della popolazione.

Integrazione tra azioni strettamente attinenti la sfera edilizia con quelle di respiro urbano e territoriale prevedendo interventi di mobilità sostenibile, di moderazione del traffico, di risparmio energetico, di recupero degli eco- sistemi e gestione integrata delle risorse naturali, di raccolta differenziata dei rifiuti e di bonifica dei suoli inquinati o degradati.

Innovare significa, quindi, pensare a un progetto di “città policentrica” che non implica solamente un lavoro di riqualificazione dei territori degradati, di redistribuzione equilibratrice di risorse, ma la creazione di condizioni che consentano a spazi urbani svantaggiati di essere “accoglienti” rispetto ai nuovi fenomeni economici e sociali.

Al fine di assicurare nella città e nel territorio effettive condizioni di sostenibilità bisogna ragionare in termini di trasformazione come condizione indispensabile per la qualità ambientale del progetto urbano e territoriale e,

considerare, gli strumenti che lo governano e lo determinano. Infatti, l’evoluzione del disegno urbanistico è condizionata dalle discipline ecologistiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale e dalla qualità paesaggistica. In tale prospettiva nel processo di pianificazione innovativa, si deve considerare un rapporto integrato tra i singoli progetti di trasformazione previsti dai diversi piani progettuali e le esigenze di compatibilità ambientale degli stessi.

I diversi approcci di metodo alla ricerca denotano come ogni territorio sia caratterizzato da proprie contingenze e problematiche. Tutto ciò che è oggetto di studio, viene a particolarizzarsi al punto tale da banalizzare aspetti che effettivamente sono oggetto di riflessione. L’Italia è una nazione unita e fa parte della Comunità Economica Europea, ma al suo interno si articolano realtà contrastanti che purtroppo non condividono le stesse problematiche. È dunque banale parlare di città meridionale?

Nei sistemi e sottosistemi urbani meridionali convivono più modelli di città: la "città pubblica" convive con la "città abusiva" e tutte e due con la "città residenziale". I resti della "città giardino" coabitano con la "città dormitorio" e ambedue con le città delle periferie (Costa 2011).

E’ necessario quindi fortificare la dimensione urbana, in modo da incidere sugli obiettivi comunitari e sugli obiettivi produttivi concreti del sistema Paese. Deve essere adottato ed utilizzato un quadro comune di pianificazione in modo pragmatico, progressivo e realistico.

Le città meridionali necessitano di un’ azione amministrativa nuova che deve prevedere l’adozione di opere di sensibilizzazione e consolidamento delle capacità e di misure a sostegno di strategie di sviluppo urbano innovative, mirate al conseguimento di risultati in termini di gestione urbana, conferimento di poteri e sicurezza urbana.

In Calabria, tutto è rimandato agli strumenti normativi infatti per quanto riguarda i contenuti delle Linee Guida, il presupposto sta nel già richiamato

art.17 (comma 5) della L.R.19/02, che affida loro il compito di fissare i riferimenti per la pianificazione del territorio ai diversi livelli: regionale, provinciale e comunale.

La LUR Calabria n. 19/2002 ( e s.m.i.) stabilisce alcuni

Principi e riferimenti

ai quali la pianificazione regionale deve attenersi a tutti i livelli: − la sostenibilità,

− la sussidiarietà,

− la concertazione e la partecipazione