• Non ci sono risultati.

Nella sessione dedicata ai limiti riscontrati nelle procedure e nella gestione delle valutazioni, è stata evidenziata la necessita di mettere in relazione gli indicatori con i limiti di sostenibilità. La VAS come già più volte affermato, può essere rappresentata attraverso di valutazione quali-quantitativa, a seconda della tipologia di indicatori e della modalità di rappresentazione dei dati. Ne consegue pertanto che è possibile costruire tre macrocategorie di indicatori:

- indicatori quantitativi con standard di legge, che danno origine a valutazioni quantitative con possibilità di calcolare il grado di sostenibilità.

- Indicatori quantitativi senza standard di legge, che danno origine a valutazioni quantitative, prevalentemente senza la definizione del grado di sostenibilità.

- Indicatori qualitativi, senza standard di legge, che danno origine a valutazioni qualitative, prevalentemente senza la definizione del grado di sostenibilità.

Nella prima categoria sono compresi tutti gli indicatori che permettono di conoscere la qualità delle componenti ambientali, ad esempio aria, acqua e rumore, che sono monitorate secondi procedure standardizzate di legge. Per

tali indicatori, peraltro strategici per la salute umana e quindi al primo posto di gerarchia di sensibilità è possibile effettuare una valutazione quantitativa e definire una precisa soglia di sostenibilità.

Per la valutazione si fa riferimento a 2 criteri convenzionali:

- l’indicatore viene definito positivo (+) se i suoi valori sono al di sotto dei limiti di legge, negativo (-) se sono al di sopra degli stessi;

- il range per la valutazione della sostenibilità viene definito attraverso 5

intervalli positivi e 5 negativi, utilizzando il limite di legge come

punto zero

.

Nella seconda categoria è compreso un grande numero di indicatori (consumo di suolo, portata di acqua potabile, etc.), che pur non essendo possibile definire una soglia di legge è comunque possibile effettuare una valutazione quantitativa sulla base di specifiche soglie definite ad hoc. Essi possono trovare un riferimento significativo anche nella capacità di carico del sistema cui sono riferiti (per esempio il consumo di acqua, rapportato alla portata totale dell’acquedotto capace di soddisfare la richiesta di questa risorsa).

Nella terza categoria sono compresi indicatori quali-quantitativi quali quelli del paesaggio. Per tali indicatori non è possibile definire la sostenibilità attraverso un range quantitativo, tuttavia la stessa è comunque definibile attraverso procedure di confronto delle trasformazioni (si/no), con la simulazione anche di diversi scenari di sviluppo futuro.

La rappresentazione degli indicatori può essere effettuata attraverso mappe tematiche allegata ad una legenda che sia in grado di indicare le porzioni di territorio ove i fattori ambientali hanno superato/non superato i limiti di sostenibilità.

Nello schema seguente è riportato un esempio di catalogazione di un indicatore utilizzato nella sperimentazione, dove viene riportato:

- la funzione di sostenibilità (diagramma cartesiano dove si mettono in relazione valore dell’indicatore con lo stato di sostenibilità) suddividendo le porzioni di non sostenibilità in due settori: critica e latente.

La sequenza DPSIR e gli indicatori per la valutazione

Da un punto di vista concettuale ed operativo, un valido riferimento per la valutazione ambientale di un piano è costituito dalla sequenza DPSIR (determinante - pressione- stato- impatto- risposta), dove si possono definire: - determinate (driving force): attività generatrice di fattori di pressione (ad esempio traffico veicolare);

- pressione: fattore di pressione (ad esempio: emissione di rumore);

- stato: stato di qualità di una componente ambientale sensibile al fattore pressione esaminato (ad esempio: livello attuale del rumore di fondo a cui è esposto una data popolazione);

- impatto: cambiamento dello stato di qualità della componente ambientale (ad esempio cambiamenti del clima acustico di una data area residenziale); - risposta: azione del piano volta a contrastare i fattori di pressione, in modo da riportare l’impatto entro le soglie dell’ammissibilità o, più generale, in modo da conseguire le condizioni di sostenibilità (ad esempio: realizzazione di barriere acustiche atte a riportare il clima acustico entro le soglie di ammissibilità fissate dalla legge).

Per valutare l’efficacia ambientale del piano, dove l’efficacia ambientale è data dall’impatto ambientale della risposta ed è valutata con l’indicatore d’impatto (ad esempio riduzione del livello di rumore a cui è esposto una data popolazione), occorre in via preliminare definire operativamente le operazioni di piano, identificando le medesime nell’ambito delle sequenze DPSIR. Occorre cioè:

- identificare le forze determinanti e le conseguenti pressioni ambientali che il piano mette in campo;

- definire la qualità dello stato delle componenti ambientali soggette alle pressioni e il tipo di impatto che queste possono esercitare sulle componenti stesse.

- indicare le risposte (vincoli, incentivi, mitigazioni, bonifiche, compensazioni) che il piano può attuare per assicurare la sostenibilità ambientale di forze determinanti e delle relative pressioni.

La definizione operative comporta la quantificazione e la spazializzazione di ciascun elemento della sequenza DPSIR e la modellizzazione della relazione di causa-effetto che lega ciascun elemento agli altri.

La quantificazione di ciascun elemento della sequenza avviene tramite appropriati indicatori. La valutazione dell’efficacia ambientale delle risposte del piano comporta la stima della variazione dell’indicatore dell’impatto, da cui dipende la qualità dello stato delle componenti ambientali.

Ogni forza determinante, così come ogni risposta, ha una propria area di ubicazione, la quale può avere forma puntuale, lineare, superficiale. Intorno all’area di ubicazione vi è generalmente un ambito di irraggiamento della pressione ambientale. L’area di ubicazione della forza determinante più l’ambito di irraggiamento della pressione costituisce “l’impronta spaziale dell’impatto”: ogni indicatore d’impatto ha la propria impronta spaziale. Il grado di sensibilità di una data componente ambientale (popolazione residente, ecosistemi, paesaggio, ecc.) è variabile nello spaio: l’impatto sulla componente sarà tanto più elevato quanto più elevata è la sensibilità della stessa nell’area dell’impronta spaziale dell’impatto e quanto più elevato è il livello di pressione.

La rappresentazione cartografica dell’impronta spaziale dell’impatto e della sensibilità della componente è un passo fondamentale per la valutazione ambientale. Se, in assenza di appropriati indicatori d’impatto, non si possono valutare gli impatti di piano, gran parte del successo di un processo di VAS dipende dalla possibilità di associare ad ogni azione di piano almeno un indicatore d’impatto.