Impatti ambientali di livello globale e regionale e relativi indicator
4. I PRINCIPALI NUOVI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE IN CALABRIA
“Nell'elaborare una strategia è importante riuscire a vedere le cose che sono ancora distanti come se fossero vicine ed avere una
visione distaccata delle cose che, invece, sono più prossime"
(Miyamoto Musashi)
4.1 Caratteri peculiari nel percorso evolutivo
L’urbanistica calabrese si è avviata a una nuova fase. Amministratori, operatori e cittadini diventano protagonisti nel disegno dello sviluppo futuro. La Regione Calabria con la maturità territoriale acquisita deve mirare a un processo di crescita più grande. È attraverso un delicato lavoro di partecipazione e cultura che il territorio Calabrese può riappropriarsi di un’identità forte, ma soprattutto organizzata. Allora il momento pianificatorio assume un significato ben più ampio e diventa sistema pianificatorio che porta alla complessiva definizione di nuovi strumenti urbanistici.
Il momento pianificatorio deve essere idoneo per un recepimento di tali esigenze e si deve quindi far carico di una nuova impostazione nella quale devono convivere urbanistica e un’attenta gestione delle risorse naturali. I territori non sono costituiti, infatti, solo dagli ambienti urbani consolidati e dagli ambiti di trasformazione, ma internamente a essi si trovano complessivamente l’ambiente, gli ecosistemi e gli equilibri ecologici di cui
disponiamo. La possibilità di preservare e ricostituire una complessiva qualità ambientale parte pertanto da una locale condivisione dell’importanza di un ambiente sostenibile. L’importanza di non isolare le valutazioni sulle scelte orientate a valorizzare la prospettiva di genere senza guardare all’insieme degli obiettivi prefissati richiede di impostare un’analisi che prenda le mosse dal momento pianificatorio. (Chiara Leardini)
L’attività di pianificazione e programmazione richiede di disporre di un’analisi dei bisogni in capo alla collettività intesa sia come donne, che come uomini, famiglia, tessuto produttivo, al fine di programmare l’attività attraverso la definizione di obiettivi gestionali chiari che, in quanto soddisfano le esigenze in capo ai membri della collettività, definiscano l’utilità che si ha in mente di creare (utilità programmata).
In relazione agli obiettivi espressi in termini di utilità, progetti da realizzare per massimizzare la soddisfazione dei bisogni della collettività, si procede alla ripartizione delle risorse e all’indicazione delle spese finalizzate al raggiungimento degli obiettivi previsti.
Ancor prima di entrare nel merito delle questioni, preme fornire una ricostruzione delle vicende che hanno contrassegnato la pianificazione territoriale in Calabria.
Le vicende che hanno caratterizzato la pianificazione del territorio in
Calabria38 possono essere suddivise in quattro periodi:
I. Dal 1955 al
1970
Piano Regolatore di Massima (Legge speciale per la Calabria 26.11.1955 n. 177)
Istituzione dei Consorzi per le Aree di Sviluppo Industriale (ASI) e per i Nuclei di Industrializzazione (NI) – Legge 29.7.1957 n. 634
Piano Territoriale di Coordinamento della Calabria del Comitato Regionale per la Programmazione Economica (C.R.P.E.)
II Dal 1970 al
1983
Documento di indirizzi per la pianificazione territoriale (1975) Assessorato all’Urbanistica Quadro di riferimento territoriale e modello demografico (1978 – PRAXIS – Cassa per il Mezzogiorno, studi di base per il progetto speciale 26)
III Dal 1983 al
1994
Piano Territoriale di Coordinamento Regionale con Valenza Paesistica della Calabria
IIII Dal 1994 ad
oggi
LUR 16 aprile 2002, n. 19
Protocollo di Intesa "Un patto per il governo del territorio" sottoscritto il 23 settembre 2005 dalla Regione, dalle cinque province calabresi e dall'ANCI, in attuazione di quanto previsto dal comma 5 dell'art. 17 della LR. 19/02
Linee guida della pianificazione regionale e lo schema base della Carta regionale dei Luoghi (Deliberazione del Consiglio Regionale n. 106 del 10 novembre 2006)
Istituzione S.I.T.O. (Sistema Informativo
Territoriale e Osservatorio delle
Trasformazioni Territoriali) ai sensi dell’art.8 LUR
Il periodo 1955-1970
Si tratta del periodo, immediatamente successivo alla ricostruzione post- bellica, che va dal riavvio nel Paese di una qualche forma di
programmazione degli interventi articolata per territori regionali, al momento della costituzione delle Regioni a statuto ordinario,
In questa fase, gli episodi significativi per la Calabria si collocano all’inizio del periodo, con il Piano Regolatore di Massima (1955) e il varo della legge istitutiva dei Consorzi per le Aree di Sviluppo Industriale e per i Nuclei di Industrializzazione (1957) e alla fine con il Piano Territoriale di Coordinamento del 1968.
I primi due episodi saranno portatori di implicazioni rilevanti per lungo tempo e anche nel periodo successivo al ‘70. Il PTC del ‘68 rimarrà un episodio significativo dal punto di vista dell’impostazione ma con nessuna traduzione operativa.
Il Piano Regolatore di Massima viene previsto in attuazione della Legge Speciale per la Calabria (L. 26.11.1955 n. 177) emanata a seguito delle disastrose alluvioni dell’autunno del 1953, che aveva come obiettivi, nell’arco di dodici anni, la sistemazione idraulico-forestale dei corsi d’acqua e dei bacini montani, la bonifica montana e valliva e la realizzazione di opere per la difesa o il trasferimento dei centri abitati.
L’impostazione del Piano era indubbiamente di ampio respiro, come dimostrano sia l’entità degli stanziamenti per il primo periodo (201 miliardi in lire ‘55) che la loro ripartizione, che da conto di un’attenzione ai problemi del territorio calabrese in una dimensione più ampia e complessa del semplice consolidamento idrogeologico.
Ma la gestione del Piano risulterà impari rispetto alla sua formulazione, cosicché una valutazione eseguita a distanza di molti anni, fornisce un bilancio per molti versi in negativo proprio per gli aspetti più direttamente legati all’assetto del territorio: recupero, oltre che consolidamento, dei centri abitati; realizzazione d’infrastrutture di base energetiche, idriche, di telecomunicazione; adeguamento del grado di attrezzatura complessivo del territorio. Peraltro, alcuni risultati positivi vanno certamente annoverati:
- il complesso di studi e ricerche di base eseguiti che hanno consentito un avanzamento ed aggiornamento decisivi dello stato della conoscenza sulle caratteristiche del territorio calabrese, fino ad allora assai
approssimativo (ad esempio la costruzione, su rilievo
aerofotogrammetrico, della carta 1: 10.000, l’aggiornamento della cartografia dell’I.G.M. 1:25.000, la costruzione di una carta geologica); - la bonifica definitiva delle residue aree malsane e la sistemazione
idrogeologica di numerose aree dissestate;
- l’irrigazione di vaste aree, anche se questo resta ancora uno dei problemi aperti e sarà, infatti, ripreso all’interno di successivi piani d’intervento; - la sistemazione e l’adeguamento di gran parte della rete viaria ordinaria
che, all’epoca, risultava ancora estremamente precaria.
Nei termini indicati dal Piano Regolatore, la legge Speciale opera fino al 1967, anno in cui viene rifinanziata affidandole una diversa e specifica finalità, quella di innescare un processo di sviluppo economico sostanzialmente legato al settore agricolo. Ma in questa nuova logica, la legge ha scarsa efficacia, non riuscendo a superare la contraddizione della presenza di più interpretazioni ed orientamenti (da parte dei sindacati, dei Consorzi di Bonifica, delle Camere di Commercio, degli agronomi) ai quali avrebbero dovuto corrispondere linee di azione affatto diverse. Di fatto, 200 dei 350 miliardi del nuovo stanziamento, confluiranno nel ‘71 all’interno della nuova legge per la Cassa del Mezzogiorno.
L’istituzione dei Consorzi per le Aree di Sviluppo Industriale (ASI) e per i Nuclei di Industrializzazione (NI), è connessa alla Legge 29.7.1957 n. 634. Con questo provvedimento si intendevano porre i presupposti per l’apertura della cosiddetta fase d’industrializzazione.
La legge prevedeva la possibilità che più Enti territoriali (Comuni, Province, Camere di Commercio, ed altri enti interessati) si costituissero in Consorzi
aventi come finalità la programmazione e gestione di attività industriali all’interno di particolari ambiti territoriali, denominati Aree di Sviluppo Industriale e Nuclei di Industrializzazione.
Secondo l’impostazione fornita dal Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno,
doveva trattarsi di aree con caratteristiche tali da consentire di