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Tra accoglienza e rimpatrio: la vita nei paesi ospiti.

I PROFUGHI E I RIFUGIATI AFGHANI: UNA PIAGA NELL'AFGHANISTAN LACERATO DAI CONFLITT

4.3 Tra accoglienza e rimpatrio: la vita nei paesi ospiti.

Quali sono stati i paesi che principalmente hanno dato accoglienza ai profughi afghani? Sono stati l'Iran e il Pakistan, anche se una bassa percentuale di rifugiati ha trovato asilo politico in alcuni paesi dell'Europa (Germania, Danimarca, Olanda e Italia) e una buona percentuale negli Stati Uniti.

4.3 1 Pakistan: terra di confine.

Il Pakistan ha accolto il più grande numero di persone afghane nel mondo, tra rifugiati e profughi: alla fine del 2010 si contavano ancora 2 milioni e mezzo di persone27 rimaste nel paese. Durante la

permanenza in Pakistan la maggior parte degli afghani ha vissuto

24 A. Lotto, Nei campi profughi afghani in Pakistan, in UNIVE, 2005, p. 167. 25 Ibidem.

26 P. Clammer, op. cit, p. 34.

principalmente all'interno dei campi profughi, in tendopoli o all'interno di baracche di fortuna. Si sono creati un proprio mondo al loro interno, rafforzato soprattutto dai legami familiari

Per quanto concerne il Pakistan vi è da sottolineare un fatto importante e se vogliamo problematico: questo paese non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 e il relativo protocollo addizionale del 1967. A causa di questa mancata ratifica il Pakistan «non ha avuto alcun obbligo di legge nell'aiutare i rifugiati che chiedevano asilo nel suo territorio, né con l'UNHCR regolarizzato»28.

Nonostante questo primo stallo iniziale, il Pakistan ha comunque accolto un gran numero di persone, mantenendo cordiali i rapporti con l'Afghanistan, sebbene, si vedrà più avanti, i rapporti non sono sempre stati collaborativi. Si è pensato che i profughi afghani abbiano causato problemi alla società pakistana, in particolar modo sulle infrastrutture, ecologia e inquinamento29 anche se: «c'è da riconoscere che la loro

presenza non ha causato stravolgimenti sociali o un collasso economico e amministrativo nelle zone dove essi erano collocati»30.

A partire dal 1978 fino al 2010, nonostante alcune limitazioni, il governo del Pakistan ha fatto del suo meglio per prendersi cura degli afghani: il record totale dei profughi in questo paese è stato approssimativamente di «4.4 milioni di entrate, di cui 1.7 milioni registrati, che hanno potuto godere dei benefici internazionali e oltre un milione non registrati»31. La maggioranza dei profughi si è stabilita

lungo le regioni di confine, la cosiddetta Federally Administered

Tribal Areas (FATA) e lungo la cui area vive la maggior parte della

popolazione pashtun, che come si è già visto, risulta l'etnia più numerosa in Afghanistan.

Fin dall'inizio dell'invasione sovietica il Pakistan aprì dei campi profughi aiutati da alcune organizzazioni internazionali non governative, ma i primi profughi per poter ricevere assistenza si

28 J. Eisenberg, op. cit, p. 9.

29K. Rehman, F. Mehmood , op. cit, p. 65. 30 Ibidem.

dovettero rivolgere all'United Nations Development Programme (UNDP)32 e non all'UNHCR. Infatti inizialmente questa

organizzazione non aveva uffici dislocati sul territorio pakistano e questa situazione durò fino al 1980 quando il governo di Islamabad richiese formalmente l'assistenza dell'UNHRC sul proprio territorio, la quale in quell'anno riuscì inizialmente a raccogliere più di 15 milioni di dollari per assistere i profughi33. Si fece tutto questo per una ragione

puramente umanitaria e non politica. Un'altra organizzazione attiva nel primo periodo fu la Croce Rossa Internazionale.

Fino al 1992 gli aiuti proseguirono senza sosta, ma dopo questa data andarono a scemare, lasciando il governo di Islamabad in difficoltà in quanto da solo non poteva provvedere a tutte le necessità dei profughi. Tra l'altro una minoranza di essi aveva già lasciato il Pakistan per tornare nella propria terra nel 1989 e altri si misero in cammino nel 1992, quando i mujaheddin entrarono a Kabul. In quell'anno il Pakistan esercitò forti pressioni per favorire il ritorno dei profughi in Afghanistan e da quel momento in avanti questo paese chiuse alcuni campi profughi, offrendo però incentivi agli afghani che intendessero tornare a casa e tentò anche diverse volte di chiudere i confini per coloro che tentarono di rientrare in Pakistan con l'inizio della guerra civile34, negando l'accesso soprattutto a coloro che erano sprovvisti di

visto. Intanto in Pakistan le Nazioni Unite aprirono delle scuole per permettere ai bambini e alle bambine l'accesso all'istruzione. Molti bambini poterono frequentare queste scuole, mentre poche bambine ebbero accesso, a causa di pratiche culturali e discriminatorie che resero difficile per molte di loro frequentare queste scuole35.

L'UNHCR si dissociò dalle scuole private e coraniche, le cosiddette

madrasse36, frequentate solo da giovani ragazzi. In realtà queste scuole

32 UNHCR, The State of the world's refugees.., cit., p 116. 33 Ibidem.

34 P. Banerjee, S.B.R. Chaudhury, S. Dumar Das (Ed) op. cit. p. 31. 35 UNHCR, The State of the world's refugees..., cit, p. 120.

36 «Le scuole furono fondate in larga parte da gruppi ultraconservatori in Arabia

Saudita e leader Pashtun religiosi e conservatori in Pakistan e nel sud dell'Afghanistan. Essi insegnavano lo studio del Corano e del sacrificio piuttosto che, per esempio, la matematica o la letteratura. Le madrasse dimostravano gruppi

furono aperte già a partire dagli anni Ottanta e molti ragazzi che le frequentarono divennero leader del movimento dei talebani o comunque abbracciarono la loro causa.

Nel 1995 l'aiuto internazionale cessò sulla base del “donor fatigue”, che in italiano può essere tradotto come la cessazione dell'aiuto dei donatori37, molto probabilmente perché il Pakistan appoggiò il regime

dei talebani. Senza l'aiuto delle classiche organizzazioni internazionali come l'UNHCR, il World Food Programme (WFP) e altre agenzie non governative minori fu molto difficile per il Pakistan riuscire ad andare avanti. Una delle prestazioni che le Nazioni Unite riuscirono a fare fu quella di spedire i rifugiati verso altri paesi del mondo: ad esempio Stati Uniti, Canada, Europa Occidentale e Australia38 e lo continuò a

fare anche dopo che scoppiò la guerra nel 2001. In ogni caso la mancanza di cibo spinse gli afghani ad abbandonare i campi profughi per tentare la fortuna nelle maggiori città pakistane, ma questo causò numerosi problemi interni al Pakistan:

Le autorità pakistane diedero la colpa all'elevato numero dei profughi nelle città per la crescita dei mali economici e sociali nelle città del Pakistan. Secondo un anziano ufficiale del governo (Muhammad Haroon Shaukat, Ministro degli Affari Esteri), i profughi causarono un aumento di crimini, traffico di droga e commercio illegale. Le persone locali dicevano che gli afghani svolgevano i loro lavori e facevano salire i prezzi immobiliari39.

Dopo il 2001 il Pakistan chiuse diversi campi profughi e da quell'anno fino al 2010 sono stati trasferiti in aree migliori o rimpatriati in Afghanistan.

maturi per il movimento talebano. Agli studenti fu insegnato che la la cura per i combattimenti tra fazioni e l'illegalità che aveva preso il paese, si trovava nella creazione di uno stato islamico rigoroso». H. A Ruiz,Afghanistan:conflict and

displacement 1978 to 2001 in

http://www.fmreview.org/sites/fmr/files/FMRdownloads/en/FMRpdfs/FMR13/fmr1 3.3.pdf

37 P. Banerjee, S.B.R. Chaudhury, S. Dumar Das (Ed), op. cit, p. 64. 38 K. Rehman, F. Mehmood, op. cit, p. 80.

4.3 2 Come ospiti indesiderati: l'Iran e le controversie.

L'Iran, altro importante paese di confine, non si è dimostrato sempre cordiale nei confronti degli afghani, pur trattando i primi profughi con benevolenza. Ci sono state delle enormi differenze tra il Pakistan e l'Iran e nel caso di questo paese vi è stata una labile differenza tra la condizione di profughi e rifugiati, anche perché l'Iran ha ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 e il relativo Protocollo del 1967, nonostante abbia violato più volte la clausola di non-refoulment. Nel 1978 il paese prediletto non era ancora il Pakistan, ma era l'Iran. Se il Pakistan veniva scelto per la comunanza dell'etnia pashtun, in Iran ci fu un accoglimento di profughi di etnia Tagika, Uzbeka e Hazara40. Alcune differenze fondamentali tra i due paesi erano che da

una parte l'Iran si occupò personalmente dei profughi, al contrario del Pakistan che chiese aiuto alle varie organizzazioni internazionali; dall'altra parte, un'altra importante differenza è che l'Iran non accolse la totalità dei profughi negli appositi “campi profughi”, ma solo una piccola percentuale venne collocata al loro intero: si conta il 3%41,

mentre un altro 80% si stabilì in appositi insediamenti definiti

mehmansharh, localizzati nelle periferie delle città iraniane42. Mentre

il Pakistan seguì sempre la linea dell'aiuto umanitario, aiutando le persone in ogni modo, l'Iran ad un certo punto della sua storia si trovò a non volerli più aiutare e in qualche modo gli afghani divennero “unwelcome guests”, ossia ospiti indesiderati.

La storia iniziò il 28 luglio del 1976, quando l'Iran firmò la Convenzione dei Rifugiati e il relativo Protocollo, sotto sollecitazioni del Dipartimento di Stato statunitense43. Dunque una firma che

avvenne alcuni anni prima della crisi dei profughi afghani e che vide l'UHNCR impegnata sul suo territorio. Ma ad un certo punto

40 UNHCR, The State of the world's refugees.., cit, p. 116. 41 Human Right Watch, op. cit, p.2.

42 M. J. Abbasi-Shavazi, Return to Afghanistan? A Study of Afghans Living in

Mashad, Islamic Republic of Iran in UNHCR, 2005, p. 10.

l'organizzazione venne estromessa dall'Iran. La prima ragione di questo cambio di vedute va ricercata sempre nell'anno 1979, anno della Rivoluzione Iraniana, che portò a un inasprimento delle relazioni tra il nuovo governo islamico e gli stati dell'Occidente. A questo si aggiunse anche l'episodio dell'ambasciata a Teheran, la capitale dell'Iran, quando soltanto un mese prima dell'invasione sovietica in Afghanistan degli studenti radicali sequestrarono dozzine di ostaggi statunitensi. Da quel momento in poi il Pakistan aiutò i profughi afghani «da solo e con orgoglio»44. Nonostante l'euforia iniziale l'Iran

si trovò catapultato in una nuova guerra, scoppiata contro l'Iraq nel 1980 che costrinse il governo iraniano a chiedere nuovamente aiuto internazionale, a causa di un nuovo massiccio arrivo dei profughi. I finanziamenti arrivarono 3 anni dopo e in maniera abbastanza esigua. Questa è un'altra differenza con il Pakistan: per questo paese vennero concessi aiuti praticamente da subito e sin dall'inizio furono abbastanza consistenti, mentre all'Iran andò solo un milione di dollari nel 1983 e 5000 tende45, che portarono a un vero fallimento in quanto

una cooperazione vera e propria con l'UHNCR non era stata ripresa ancora e questo rendeva problematiche le operazioni di aiuto e la scarsità di fondi. Per ovviare il problema si raggiunse un'intesa tra i vertici dell'organizzazione e il governo iraniano e nell'estate del 1984 poté riprendere la collaborazione. Fino al 1989 l'Iran accolse quasi 3 milioni di persone46.

Nel 1992 l'Iran incoraggiò gli afghani a tornare nel proprio paese, spesso attuando misure repressive, come ad esempio: «attivazione di procedure onerose per rinnovare il permesso di soggiorno, il rifiuto di registrare i nuovi arrivati come rifugiati e la negazione dei servizi pubblici agli afghani registrati che già godevano dei benefici»47.

Dunque, mentre in Afghanistan infiammava la guerra civile, in Iran le forze di polizia attuavano abusi ed espulsioni nei confronti dei

44 Ivi, p. 11.

45 J. Eisenberg, op. cit., p. 12.

46 UNHCR, The state of the World's Refugees.., cit, p. 119. 47 Human Right Watch, op. cit, p. 4.

profughi che vivevano clandestinamente nel proprio territorio. A partire dal 1993 circa 600 mila afghani tornarono in patria, di cui 300 mila lo fecero con il programma di rimpatrio attuato dall'UNHCR48.

Fino al 1996 in Afghanistan tornarono dall'Iran 1.336.000 persone49,

con più ritorni spontanei che assistiti, dovuti alla politica di terrore. Fu anche rafforzato il confine, una situazione che proseguì con i talebani in Afghanistan e che non permise l'attuazione delle domande d'asilo. In Iran in particolar modo le forze di sicurezza iraniane compirono delle violazioni nei confronti dei minori non accompagnati, nei confronti di lavoratori migranti afghani e deportati50, violando la

Convenzione di Ginevra del 1951.

Un'altra collaborazione con le Nazioni Unite avvenne nel 1998, quando furono proseguite le attività di rimpatrio. Oltre a questa forma di collaborazione ce n'era un'altra che prevedeva che la comunità internazionale facesse una selezione dei rifugiati, in modo da permettere loro protezione e di evitare il confinamento all'interno di appositi campi51, e inoltre si preoccupò di garantire ai rifugiati

registrati ufficialmente di rimanere nelle apposite aree. Nonostante l'accordo raggiunto e i numerosi rimpatri, la situazione si fece nuovamente tesa nel 2001, quando l'Iran ancora una volta «sigillò» le proprie frontiere, in quanto era «praticamente impossibile accettare i nuovi afghani»52. Infatti dal punto di vista dell'accoglienza, il numero

dei profughi cominciò ad essere in costante calo, ma si attuarono delle misure permissive nei confronti degli afghani legalmente residenti nel territorio. Ad esempio nel 2003 fu introdotto un sistema conosciuto come “Amayesh” (che significa logistica o preparazione), approvato poi dall'UNHCR. Si trattava sostanzialmente di una carta, a pagamento e rinnovabile, la quale registrò nuovamente gli afghani

48 M.J. Abbasi-Shavazi, op. cit, p. 3. 49 Stima ricavata dai dati forniti dal sito:

http://reliefweb.int/report/afghanistan/unhcr-afghan-refugee-statistics-10-sep-2001

50 T.Ciavardini, Rifugiati afghani in Iran in Q Code Mag, 2003

http://www.qcodemag.it/2013/12/11/rifugiati-afghani-iran/

51 M.J. Abbasi-Shavazi, op. cit, p. 17. 52 HRW, op. cit, p. 4.

arrivati nel periodo compreso tra il 1980 e il 1990, garantendo loro lo

status di rifugiati sotto la tutela internazionale53 e dunque li

proteggeva da un'eventuale cessazione del loro status da parte delle autorità iraniane54. Inoltre la registrazione in questo sistema comportò

buone possibilità di accedere al mondo del lavoro o di prendere la residenza, ma chi non aveva la carta Amayesh veniva considerato come un immigrato irregolare. La maggior parte di loro veniva arrestato e deportato in Afghanistan, ma prima della deportazione dovevano subire abusi fisici e maltrattamenti e lungo la via verso “casa” privati dei loro beni55, nel deserto iraniano.

Una carta di questo tipo risultò quasi impossibile per i nuovi rifugiati afghani, dunque tra il 2003 e il 2010 ci furono poche richieste di asilo e più espulsioni, ma l'Iran ancora adesso si trova a dover affrontare situazioni drammatiche, come una crisi economica che «ha reso impossibile la rivendicazione dello status di rifugiato che avrebbe dato ai profughi diritti giuridici internazionali, accesso agli studi, cure mediche ed istruzione»56.

4.3 3 Accoglienza negli Stati Uniti e in Italia.

Gli Stati Uniti e alcuni paesi europei venivano scelti in base a due collegamenti: il primo consisteva nel scegliere il paese che avrebbe permesso loro maggiori possibilità di lavoro e il secondo per stabilirsi in un paese dove un membro della famiglia aveva già trovato assistenza57, anche se il sogno preferito rimaneva quello di vivere

negli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti diedero il proprio contributo accogliendo rifugiati

53 Ivi, p. 5.

54 Essendo una carta riconosciuta a livello internazionale essa cessa per alcuni motivi come: mancata registrazione, mancato pagamento e mancanza dei requisiti che hanno portato alla sua autorizzazione. Il mancato rinnovo comporta l'espulsione dal paese.

55 HRW, op. cit, p. 76.

56 T.Ciavardini, Rifugiati afghani in Iran in Q Code Mag, 2003 in

http://www.qcodemag.it/2013/12/11/rifugiati-afghani-iran/

afghani a partire dagli anni Ottanta dove, tra il 1980 e il 1989, arrivarono all'anno tra le 2,000 e le 4,000 persone58. Nel 1994 fu

formata una vera e propria comunità afghana, infatti circa 75.000 persone avevano trovato accoglienza come rifugiati, in particolar modo la città di San Francisco deteneva la più alta percentuale con il 67% delle presenze59. Il ricongiungimento familiare in questo caso

comportò un'elevata presenza di afghani. L'arrivo negli Stati Uniti non era sempre diretto, prima di arrivare nel continente americano gli afghani transitavano in Europa, dove il paese in cui ricevettero maggior assistenza era l'allora Repubblica Federale Tedesca60. Chi

arrivava negli Stati Uniti era principalmente un insegnante, un medico o un avvocato e se queste professioni avevano permesso agli afghani di vivere economicamente bene in Afghanistan prima dell'inizio della guerra, trovarsi in un paese diverso e condurre una vita diversa e al di sotto delle aspettative non fu certo facile. Dal 1996 fino al 2001 l'Ufficio Immigrazione degli Stati Uniti registrò che gli arrivi degli afghani si attestarono dai 40 ai 60 all'anno61, dovuti soprattutto ai

ricongiungimenti familiari. Il numero dei rifugiati è tornato a crescere nel 1999 a seguito delle politiche oppressive dei talebani e anche dopo il 2001 si è registrata una leggera crescita.

Per quanto concerne l'Italia, anch'essa ha accolto dei rifugiati afghani, ma in misura minore rispetto agli Stati Uniti e agli altri paesi. Tra l'altro nel nostro paese trovarono rifugio l'ex re Zahir Shah e i membri della famiglia reale, a partire dal 1973. L'ex monarca afghano morì a Kabul nel 2007, dopo aver trascorso trentacinque anni a Roma. Sulla condizione degli afghani in Italia non si hanno fonti certe. Tra il 1952 e il 1989 l'Italia accolse 122.362 richiedenti asilo e di questi 35 richiedenti asilo erano afghani, i quali viaggiarono attraverso l'Iran e illegalmente dall'ex Jugoslavia62. La percentuale è cresciuta nel

58 Ivi, p. 63. 59 Ivi, p. 64.

60 R. H. Bayron (Ed)., Multicultual America. An encyclopedia of the Newst

Americans, Santa Barbara, Greenwood, 2011, p. 10.

61 Ibidem.

periodo compreso tra il 1990 e il 1999, in particolar modo nel 1995 i richiedenti asilo in Italia erano 12.700 e una piccola percentuale di essi era afghana63. Nel 1999 tra l'altro si formò la prima comunità

afghana a Roma che nel 2010 è andata a toccare le 5000-6000 persone64, e la metà di essi è riuscita ad ottenere la cittadinanza65.

Nonostante il numero dei rifugiati afghani in Italia sia stato minimo, il nostro paese ha ha aiutato gli sfollati e i rifugiati offrendo il proprio contributo di 22,5 milioni di euro all'UNHCR, e il contributo di 20 milioni al World Food Programe per la distribuzione di aiuti alimentari e di beni di prima necessità, in particolare nelle realtà rurali e isolate66.