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Il cambiamento durante il regime comunista.

CAPITOLO QUINTO

STORIA DELLE DONNE AFGHANE LA PARTE DEBOLE DEI CONFLITT

5.4 Il cambiamento durante il regime comunista.

Durante i lunghi otto anni di guerra il miglioramento della condizione femminile passò in secondo piano. Babrak Karmal introdusse una serie di riforme, sostanzialmente per liberare e migliorare l'economia dai traumi che la guerra stava causando. Il conflitto vide la guerra tra i sovietici da un lato e i mujaheddin dall'altra e tra le vittime ci furono numerose donne, comprese quelle che subirono traumi fisici e abusi sessuali. Le donne però non furono soltanto vittime in questi tragici avvenimenti, ma alcune di esse presero parte ai combattimenti: circa 3000 donne combattevano sia nelle milizie di difesa popolare sia nell'esercito. Dopo la fine della guerra furono centinaia le donne che ricevettero medaglie al valore, per meriti nelle difesa del potere popolare o per meriti negli ambienti di lavoro30.

Dal punto di vista dell'istruzione ci furono degli indubbi miglioramenti, causati dalle precedenti riforme emanate da re, presidenti e primi ministri vari. Nonostante i vari tentativi di sabotaggio all'istruzione, vietati dai mujaheddin, il tasso di alfabetizzazione crebbe: centinaia di ragazze ebbero accesso alle scuole superiori di anno in anno e questo non fu che un chiaro segnale di rinnovamento e cambiamento nelle sfere della società. I corsi di alfabetizzazione furono gestiti o da donne afghane o da donne

29 E. Vigna, op. cit. p. 78. 30 Ivi, p. 80.

sovietiche, inoltre un piccolo numero di donne lavorava nelle varie agenzie internazionali, mentre altre continuarono a lavorare sulla tessitura dei tappeti e sulla produzione artigianale31. Karmal introdusse

la Costituzione provvisoria del 1980: ben pochi furono i riferimenti alle donne, in pratica questa Costituzione ricalcava quella del 1977. Dunque sotto Karmal la situazione femminile rimase ai livelli dei precedenti governi, seppur leggermente migliorata. A causa dei pochi miglioramenti l'associazione RAWA si mise in prima fila per protestare contro il governo, opponendosi sia alle mancate concessioni del governo, sia all'invasione sovietica in sé32. Contribuì dunque alla

lotta contro l'occupazione sovietica in Afghanistan33.

Con il cambio alla presidenza, Najibullah tentò di cambiare la situazione approvando la Carta Democratica del 1987, la quale, così come era avvenuto per la Costituzione del 1964, diede ancora pieni diritti e libertà alle donne. A proposito del 1987, in quell'anno avvenne un fatto tragico per la storia della RAWA, ossia l'assassino della sua fondatrice Meena, a causa delle sue idee politiche «troppo attive34». Fu

un duro colpo per le donne afghane, ma le altre attiviste dell'organizzazione fecero di tutto per mandare avanti il progetto e occuparsi delle cliniche e delle strutture femminili che Meena aveva costruito. D'altro canto la guerra in sé aveva portato a un «irrigidimento in senso conservatore della società»35, la quale stava

privando le donne di ogni diritto faticosamente raggiunto nel corso degli ultimi decenni e che sarebbe peggiorato di lì a poco. Questo perché i mujaheddin erano contrari a qualsiasi forma di modernizzazione nei confronti delle donne e in particolar modo gli estremisti islamici pensavano che, a livello di istruzione, soltanto i maschi potessero frequentare la scuola36.

Si è visto dunque che già a partire da diversi anni le donne, soprattutto

31 E. Rostami-Povey, op. cit, p. 21. 32 G. Watkins, op. cit, p. 37. 33 M. Joya, op. cit, p. 33. 34 G. Watkins, op. cit, p. 37. 35 P. Clammer, op. cit, p. 42. 36 M. Joya, op. cit, p. 34.

quelle appartenenti alla classe medio-alta di Kabul, avevano accesso all'istruzione, al mondo del lavoro e si muovevano senza chador o

burqa. Dunque anche durante l'invasione sovietica vi era libertà di

movimento, ma la minoranza di donne contrastava con la maggioranza: infatti nei villaggi e nelle zone rurali delle principali città le donne vivevano in povertà ed erano escluse dal partecipare alla vita che prometteva vantaggi di carriera o condizioni di lavoro più agevolate37. Nel Parlamento afghano nel 1990 sedevano sette donne,

ossia 3,7% del totale38.

Una citazione appare importante:

sebbene a tutte le donne sia stato concesso il diritto di voto, a non tutte le donne è permesso di esercitare questo diritto. Sebbene, teoricamente, le donne hanno la scelta di non indossare il velo a non tutte le donne è permesso di compiere tale scelta. Sebbene, teoricamente, a ogni donna afghana sia concessa un'opportunità di istruzione, non tutte le donne possono godere di questa opportunità39.

Najibullah, fin dall'inizio del suo mandato, si dedicò quasi totalmente agli ultimi anni della guerra, e anche dopo l'occupazione sovietica poche riforme furono emanate, ma non si può dire che avesse una visione della donna in senso restrittivo: aveva una moglie insegnante e una figlia che frequentava la scuola pubblica40. Sotto la sua presidenza

ci furono numerosi episodi di violenza, ma dopo la sua resa queste aumentarono in maniera esponenziale. La guerra inoltre aveva causato un'ondata di profughi nei vari paesi e le donne cominciarono a soffrire di numerose e nuove malattie, come: «ipertensione, depressione e altri comuni problemi di salute»41.

Il 5 agosto del 1990 fu firmata al Il Cairo la Dichiarazione Islamica

37 E. Rostami-Povey, op. cit, p. 11.

38 HRW, We have the promise of the world. Women's rights in Afghanistan, in HRW december 2009, p. 14.

39 Ivi, p. 12.

40 F. Bitani, op. cit, p. 30.

dei Diritti umani, il cui articolo 6 era a favore della donna: «La donna è uguale all'uomo in quanto a dignità umana e ha tanti diritti da godere quanto obblighi da adempiere; essa ha un proprio stato civile e indipendenza finanziaria e il diritto di mantenere il proprio nome e lignaggio»42. Gli eventi della seguente guerra civile e dei talebani

resero invisibile questo articolo e la dignità della donna fu totalmente annullata.