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L'AFGHANISTAN INTERNO: COSTITUZIONE, RIFORME SOCIALI E RUOLO DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

2.5 I mujaheddin e i taleban

Tra il 1992 e il 2001 non avvennero particolari cambiamenti dovuti all'emanazione di riforme sociali ed economiche. Quello che è importante sottolineare sono alcuni aspetti legati alla drammaticità dei due eventi, la guerra civile prima e il regime dei talebani poi. La Costituzione del 1990 era stata soppressa e fino al 2004 il paese ne restò privo.

Gli scontri della guerra civile degli anni Novanta durarono ufficialmente quattro anni, ma anche sotto i talebani vi fu il proseguo della guerra civile con gli scontri che videro la contrapposizione tra

mujaheddin e talebani. Durante questo lasso di tempo i signori della

guerra si scontrarono tra di loro per il controllo del regime. Dal punto di vista politico possiamo dire relativamente poco e che tutto iniziò il 25 aprile del 1992, giorno della fine del regime comunista per la popolazione afghana. Questa nuova situazione portò a una nuova condizione drammatica per gli afghani. I signori della guerra trasformarono il paese, ma soprattutto la capitale Kabul, in «condizioni di rovina materiale e di miseria umana che non reggeva il confronto con i posti peggiori della Terra»48: il numero di morti fu

impressionante, il numero dei rifugiati fu lo stesso abbastanza rilevante, mentre il mondo internazionale si disinteressò a questo paese. Il settore economico era distrutto e soltanto le associazioni umanitarie aiutarono la popolazione. Le cronache del periodo descrivono un regime di terrore con sabotaggi, attentanti e intimidazioni o quella che il Segretario Generale dell'Onu dell'epoca, Boutros Boutros-Ghali, definì «tragedia umanitaria»49. Tra l'altro, con

la caduta di Najibullah e l'insediamento di un governo ribelle a Kabul si ritenne non più necessaria la presenza di un ambasciatore statunitense50, in quanto Kabul venne considerata troppo pericolosa

48 S. Coll, op. cit. p. 4. 49 M. H. Kakar, op cit, p. 298. 50S. Coll, op. cit, p. 238.

per ospitare un ambasciatore51.

Durante questo periodo l'indifferenza della comunità internazionale fu grande, vi fu solo lo sporadico aiuto di qualche organizzazione internazionale, più a carattere umanitario che a livello politico- internazionale. Nel 1994 entrò in gioco l'Onu che, l'11 febbraio del 1994, mandò un proprio inviato, Mehmur Mestiri in Afghanistan. Mestiri si incontrò in diverse città afghane con i membri della Shura per cercare di fare da mediatore alle fazioni mujaheddin al fine di raccogliere uno spirito estero dei leader afghani e per sollecitare il loro parere su come le Nazioni Unite potessero meglio assistere l'Afghanistan per facilitare la riconciliazione e la ricostruzione52. In

seguito a questo incontro, qualche mese dopo, emersero la posizione statunitense e quella pakistana. Gli statunitensi, guidati dall'assistente del segretario di stato per l'Asia Centrale Robin Raphel che si batté per una causa piuttosto ovvia, ossia per la continuazione dell'assistenza umanitaria, mentre dal punto di vista politico propose un governo di coalizione che comprendesse tutte le fazioni e il ritorno alla monarchia, con l'ex sovrano deposto Zahir Shah che si trovava in esilio in Italia. Analizzando nel capitolo precedente la situazione dal punto di vista politico si è visto come vi fu un cambio di alleanze, anche se il potere in quattro anni restò principalmente nelle mani di pochi (Massoud, Rabbani, Hekmatyar).

Ai talebani ci vollero circa due anni per conquistare Kabul. Diversi fattori favorirono la conquista talebana, prima di tutto il sostegno del Pakistan e dell'Arabia Saudita, sicuramente dovuto a un cambio di scena nella politica statunitense che, durante la guerra civile, non aveva voluto interessarsi degli affari della regione, ma in ogni caso era impossibile farlo visto e considerato che il paese era diviso in bande tribali. Non si trattò mai di un regime riconosciuto dalla comunità internazionale, meno che per alcuni stati come l'Arabia Saudita e il

51 L'ultimo ambasciatore americano negli anni Novanta fu Peter Tomsen. Il seguente venne nominato nell'autunno inoltrato del 2001. (S. Coll, op. cit, p. 237). 52 M. H. Kakar, op. cit, p. 298.

Pakistan e, nonostante avesse perso la capitale, il governo riconosciuto dalla comunità internazionale era ancora quello di Massoud e Rabbani.

2. 6 L'Afghanistan e il nuovo ruolo della comunità internazionale

L'articolo 5 del Patto Atlantico recita:

Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell'America settentrionale, costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall'articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite53, assisterà la

parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell'Atlantico settentrionale.

Qualsiasi attacco armato siffatto, e tutte le misure prese in conseguenza di esso, verrà immediatamente segnalato al Consiglio di Sicurezza. Tali misure dovranno essere sospese non appena il Consiglio di Sicurezza avrà adottato le disposizioni necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionale.

Questo articolo articolo ha trovato applicazione a seguito degli attacchi terroristi dell'11 settembre. Una coalizione di stati a guida statunitense ha guidato i bombardamenti iniziati il 7 ottobre del 2001 e durati per tutto l'anno, che hanno portato alla caduta del regime dei talebani. Sempre nel 2001 fu grande il coinvolgimento della comunità

53 L'articolo che definisce il diritto all'autotutela delle Nazioni: «Nessuna

disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese dai membri nell'esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell'azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale».

internazionale per cercare di portare stabilità e pace nel paese. Se all'inizio l'attenzione fu rivolta agli Stati Uniti e al loro impegno nel combattere la minaccia al terrorismo, in seguito ci si rese conto che l'Afghanistan e la popolazione andavano aiutati nel processo di ricostruzione. Ma raggiungere tale obiettivo per l'Afghanistan da solo non era possibile e dunque il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approvò una serie di risoluzioni in cui approvava i piani di stabilizzazione. Solo per citare alcune delle risoluzioni più importanti dell'anno 2001: la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza (da ora in poi CdS) 1378/0154 del 12 settembre, in cui si affermava la volontà di

sostenere un processo di transizione per arrivare poi a un governo sostenuto, un processo in cui vi sarebbe stata la coesione delle varie componenti afghane e inoltre, una piccola parte della risoluzione, venne dedicata anche a un possibile impegno delle organizzazioni umanitarie per sostenere gli sforzi della popolazione affranta e dei rifugiati che avevano lasciato il paese. La Risoluzione CdS 1383/01 del 6 dicembre nel quale l'impegno preso venne ancora una volta confermato. Tra l'altro il giorno prima si era conclusa la conferenza di Bonn, in Germania, che era durata una settimana e che aveva definito il completo quadro istituzionale che si sarebbe andato a formare. Infine, l'ultima risoluzione che fu anche l'ultima per l'anno 2001, la n. 1386/01 dedicata al ruolo dell'ISAF, l'acrononimo di International

Security Assistenze Force, che averebbe assicurato il mantenimento

dell'ordine e mantenuto la pace nel paese. Fu proprio l'ISAF, insieme alla NATO, ad aiutare Hamid Karzai, un uomo scelto questa volta dalla comunità internazionale piuttosto che dal Cremlino come i precedenti presidenti, nel processo di transizione. Karzai nel 2001 si insediò come presidente provvisorio della prima Autorità Interinale Afghana, una sorta di governo provvisorio, mentre nel giugno del 2002 venne eletto presidente dell'Autorità Transitoria Afghana. Durante la prima fase del suo mandato ad interim ossia tra il 2001 e il

54 Per il testo della dichiarazione si rimanda a questo indirizzo: https://documents- dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N01/638/57/PDF/N0163857.pdf?OpenElement

2004 non avvennero grandi cambiamenti, in attesa delle prime e vere elezioni presidenziali del 2004. Tra l'altro, vi fu il passaggio da un'antica società tribale a a una moderna democrazia55.

Il 9 ottobre del 2004 si svolsero le prime elezioni presidenziali. Ci furono diversi candidati tra cui l'ex Ministro dell'Istruzione del governo di Rabbiani, Yunus Qanooni. Hamid Karzai vinse al primo turno con il 55,4 % delle preferenze56 e un mese dopo venne dichiarato

presidente della Repubblica Islamica dell'Afghanistan. Karzai venne celebrato in tutto il mondo e definito come un «unificatore e un conciliatore»57, ma nonostante queste promesse, il cammino verso la

stabilità non fu facile e ci vollero anni prima che alcune delle riforme sociali proposte dal presidente venissero attuate. Karzai dovette far fronte a una situazione insostenibile: il 6% della popolazione non godeva dell'energia elettrica, metà degli adulti afghani non era istruita ed economicamente l'Afghanistan era ancora considerato uno dei paesi più poveri del mondo58. A livello economico cresceva solo il mercato

di oppio, nonostante fosse vietato dalla nuova Costituzione. Nel marzo del 2004 a Berlino si tenne una nuova conferenza internazionale, la cosiddetta “Conferenza Internazionale per i donatori dell'Afghanistan”, nel quale Karzai chiese ai paesi donatori un contributo di 27.5 miliardi di dollari per i futuri sette anni, riuscendo ad ottenerne solo 8.2 miliardi59 in 3 anni60. Tra l'altro gli aiuti

economici sono arrivati con lentezza e poco è stato speso per le infrastrutture fondamentali come le strade e il ripristino della rete idrica. Riuscì a far approvare solo poche riforme, incaricato di tenere a

55 J. Partlow, A Kindom of their own: the Family Karzai and the Afghan disaster, New York, Alfred A. Knopf, 2016, p. 5.

56 C. Gall, "Election of Karzai is Declared Official" in New Yorl Times, 4 Novembre 2004.

57 J. Partlow, op. cit. p. 7.

58 N. Mills, Karzai: The Failing American Intervetion and The Sruggle for

Afghanistan, New Jersey, John Wiley and Sons, 2007, p. 209.

59 G. Longoni e L.Quagliulo, "Afghanistan, un futuro incerto", in Guerra e mondo. Annuario Geopolitico della pace 2004, Terre di Mezzo, Febbraio 2005.

60 L'Italia ha dato il suo contributo di 143 milioni di euro. Fonte: Ambasciata Kabul.

http://www.ambkabul.esteri.it/ambasciata_kabul/it/i_rapporti_bilaterali/cooperazion e_politica/storia

bada il traffico di stupefacenti e l'insorgere dei talebani nelle aree remote del paese. Per quanto concerne la droga, essa è continuata a crescere: dal 2001 vide aumentare la sua produzione del 2000%, una percentuale esagerata e nel 2007 l'Afghanistan è arrivato a produrre dal 85 al 90% dell'eroina e dell'oppio61, un record mondiale. Karzai,

fin dall'inizio del suo mandato, aveva fatto delle dichiarazioni contro l'eccessiva produzione, ma essendo una delle poche fonti di reddito certe nello stato (e fonte di guadagno, seppur misero, per i contadini), lo stato non è stato in grado di combatterlo. Karzai dovette far fronte alla nuova avanzata dei talebani, protagonisti di sporadici episodi di protesta, mai travolgente62 e senza più il loro leader, il Mullah Omar.

Hamid Karzai venne rieletto nelle elezioni presidenziali del 2009 e il suo mandato è durato fino al 2014. Oggi il presidente è Asharaf Ghani e anch'egli deve affrontare sfide difficili, come la minaccia dell'ISIS e la lotta alla corruzione.

2.6.1 L'ISAF e il contributo dell'Italia

L'ISAF, la forza di intervento internazionale, ha operato in Afghanistan dal 2003 fino alla fine del 2014. Inizialmente ha operato come «Missione Multinazionale»63 e dal 2013 il contingente è stato a

guida NATO. Ha aiutato il paese sotto la presidenza di Hamid Karzai a mantenere l'ordine e la stabilità. Anche il questo caso l'ISAF è stata voluta e costituita dall'ONU e a testimonianza di questo ci sono una serie di risoluzioni: ad esempio la già citata Risoluzione del CdS 1386/01 aveva autorizzato la costituzione dell'ISAF per una durata di sei mesi (poi prorogati di ulteriori sei mesi fino alla fine del 2002) con lo scopo di mantenere la sicurezza nella città di Kabul e nei suoi dintorni e chiamando a raccolta gli Stati membri per formare questa

61 N. Mills, op. cit, p. 210. 62 J. Partlow, op. cit, p. 5. 63 Citazione: sito della Difesa.

http://www.esercito.difesa.it/operazioni/operazioni_oltremare/Pagine/Afghanistan- ISAF.aspx

coalizione. Inizialmente la missione non si mosse da Kabul e dalle aree circostanti, mentre il resto della sicurezza nelle altre zone del paese fu affidato all'Autorità ad Interim attraverso il “Military

Technical Agreement” (Accordo Tecnico Militare). Nel 2003

l'operazione ISAF viene estesa al resto dell'Afghanistan, questa volta interamente sotto la guida della NATO. L'operazione fu autorizzata con una Risoluzione del CdS, n. 1510/0364. Nel corso degli anni è

stato esteso più volte il mandato e nuovi stati hanno deciso di dare il proprio contributo al paese, arrivando a un totale di 34. La missione ISAF si è conclusa ufficialmente il 31 dicembre del 2014, ma l'opera di sostegno e cooperazione è proseguita con un'altra missione: Resolut

Support Mission (Sostegno Risoluto)65, iniziata il 1° Gennaio del 2015

e che dura ancora oggi.

Per quanto concerne il nostro paese, anche l'Italia ha dato il proprio contributo a partire dal 2001, in ossequio a quanto previsto dall'articolo 5 del Patto Atlantico. Alla fine di dicembre del 2001 contava un contributo di 500 effettivi che sono poi cresciuti a più di 2000 unità in quindici anni. L'Italia ha dato il proprio contributo economico e di sicurezza e nella spartizione delle zone volute dall'ONU (Regional Command West) è stata assegnata di base a Herat66. Purtroppo l'Italia ha pagato anche in termini di vite umane:

sono infatti 55 i caduti dal 2001 al 201567. 2.7 La Costituzione del 2004.

Nel gennaio del 2004 Hamid Karzai firmò il nuovo testo Costituzionale, composto da Preambolo più dodici Titoli68.

64 Il testo della risoluzione è disponibile a questo indirizzo:

http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/1510(2003) 65 Resolut Support Mission in Afghanistan in

http://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_113694.htm

66 G. Bresciani, op. cit. p. 122.

67 G. Stabile, M. Corbi, G. Longo, "Il Sacrificio Italiano per il nuovo Afghanistan" in La Stampa, 7/10/2016.

68 Il nuovo testo Costituzionale è disponibile a questo indirizzo:

Nel Preambolo, rispettivamente al punto 469 e 670 si leggono dei

riferimenti a un nuovo Afghanistan, libero e unito di tutte le componenti etniche, mentre il punto 8 promette di:

creare una società civile libera da oppressioni, atrocità, discriminazioni e violenza e basata sul principio di legalità, sulla giustizia sociale, sulla tutela dei diritti umani e della dignità e garantendo i diritti fondamentali e le libertà del popolo.

Il Titolo due è dedicato allo Stato, in cui si afferma che l'Islam è la religione di Stato, un riferimento che si è visto anche nelle Costituzioni precedenti e che il paese è composto da tutti gli individui che posseggono la cittadinanza dell'Afghanistan. Un articolo importante, a parer mio, è l'articolo 7, che al comma uno definisce: «Lo Stato si conforma alla Carta delle Nazioni Unite, ai trattati universali e alle convenzioni internazionali di cui l'Afghanistan è parte e alla Dichiarazione Universale dei Diritti umani».

Per quanto concerne i riferimenti alle riforme sociali e ai cambiamenti economici promossi da Hamid Karzai negli anni successivi, si citano gli articoli 13: «Lo Stato formula ed attua piani efficaci per lo sviluppo di industrie, per l'aumento della produzione, per migliorare il tenore di vita e per sostenere l'artigianato» e l'articolo 14, al comma uno:

Lo Stato, nei limiti delle sue disponibilità finanziarie, elabora ed attua programmi efficaci per lo sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento, migliorando le condizioni economiche, sociali e di vita di agricoltori e allevatori, con particolare riguardo anche all'organizzazione e alle condizioni di vita delle popolazioni nomadi.

3FCB1188C165/0/23COSTAFGITALIANA2.pdf

69 «Convinti che l'Afghanistan sia un paese unico ed unito e che appartiene a tutte

le componenti etniche del paese».

70 «Al fine di consolidare l'unità nazionale, di preservare l'indipendenza, la

Citando brevemente gli altri titoli, il Titolo tue è dedicato ai “Diritti e Doveri della popolazione”, in cui si afferma che tutti hanno pari dignità e uomini e donne hanno gli stessi diritti. L'articolo 2971

proibisce la tortura, che era stata la prassi durante il governo dei

mujaheddin e durante il regime dei talebani.

Il Titolo tre, dedicato alla figura del Presidente, eletto secondo elezioni libere, segrete e a scrutinio diretto, con possibilità di ballottaggio nel caso uno dei due contendenti non riuscisse a vincere il primo turno. Inoltre veniva ammessa la possibilità di referendum su questioni «nazionali, politiche, sociali ed economiche»72 (articolo 65). Titolo

quarto dedicato al Governo e alla figura dei ministri, il Titolo quinto dedicato all'Assemblea Nazionale, ossia «il più alto organo legislativo, espressione della volontà del popolo e rappresentante l'intera nazione» (articolo 81) e composto da due Camere: la Wolesy Jirga73 e la

Mesharano Jirga74con competenze e composizioni differenti. Titolo

sesto, dedicato alla Loya Jirga, «la più alta espressione della volontà del popolo dell'Afghanistan», Titolo settimo intitolato “La Magistratura”, Titolo ottavo “La Pubblica Amministrazione”, Titolo nono “Lo Stato di Emergenza”75, che può essere proclamato solo dal

Presidente della Repubblica. Per finire, Titolo dieci dedicato agli Emendamenti vari, Titolo undici “Disposizioni Varie” ed infine l'ultimo titolo dedicato alle “Disposizioni Transitorie e Finali”, per un totale in tutto di 162 articoli.

71 «La tortura è vietata. Nessuno, anche se per accertare la verità, può ricorrere

alla tortura o ordinare la tortura di un'altra persona indagata, accusata, arrestata o condannata. E' proibita ogni pena contraria all'integrità umana».

72 Ancora questa possibilità non è stata usufruita.

73 L'Assemblea del Popolo, definita dall'articolo 83. Eletti dal popolo, durano in carica 5 anni e non possono essere più di 250.

74 Assemblea degli Anziani, definita dall'articolo 84. Eletti in seguito a un meccanismo che vede la partecipazione di un Consiglio provinciale o un Consiglio distrettuale di provincia e in seguito la nomina del presidente della Repubblica. 75 Ad esempio in caso di guerra, rivoluzione o calamità naturali.