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CAPITOLO QUINTO

STORIA DELLE DONNE AFGHANE LA PARTE DEBOLE DEI CONFLITT

7. Divieto della presenza di donne nella radio, televisione o a incontri pubblici di ogni tipo 69

5.7 Dopo il burqa: comincia l'era Karzai.

Dopo la caduta dei regime dei talebani le donne poterono sentirsi più libere. Grande fu la gioia e le immagini trasmesse dai mass media mostrarono donne che si liberavano dal loro simbolo di oppressione: il

burqa. La liberazione dei talebani era costata ancora sangue a causa di

nuova guerra, ma un nuovo presidente promise grandi diritti alle donne e la nuova Costituzione del 2004 (ancora in vigore) proclamò nuove grandi enunciazioni sulla carta.

Hamid Karzai fu l'uomo scelto dalla comunità internazionale per portare avanti le riforme che avrebbero miglioramento sensibilmente la situazione dell'Afghanistan e delle donne. Inizialmente lavorò come presidente ad interim e poi come presidente a tutto campo dopo le elezioni, anche se cercare di ricostruire uno stato a pezzi non fu certo un compito facile. Nella prima fase della sua presidenza non avvennero grandi cambiamenti, ma restando in tema femminile, molte donne ebbero modo di fare la propria campagna elettorale in vista delle elezioni del 2004 per poi essere elette come parlamentari. Esse

riuscirono a vincere la battaglia dei seggi ottenendo un bel risultato, ossia la quota legale del 25% dei seggi85. L'unica donna che sfidò gli

uomini e si candidò alla presidenza fu il medico Massouda Jalal, ma ottenne soltanto « l'1,14% dei voti e 191,415 voti»86, la quale disse di

«non essere felice per come erano andate le cose»87, ma ottenne

comunque la carica di Ministro per gli Affari Femminili. Ci furono altre donne che ottennero dei posti tra le fila parlamentari, come la coraggiosa Malalai Joya che denunciò i membri afghani della Wolesy

Jirga, accusati di crimini internazionali e che sedevano nei banchi con

lei. A causa delle sue ferventi proteste venne espulsa e costretta a vivere sotto scorsa88.

Già prima delle elezioni parlamentari era stata promulgata la Costituzione, la quale mancava nel paese dal 1992. Durante i lavori preparatori nel Dicembre del 2003, nella Loya Jirga, il 25% era composta da delegate89. Gli articoli principali riferiti alle donne si

trovano principalmente nel Titolo due: articolo 22 che indica che tutti i cittadini, uomini e donne, sono uguali davanti alla legge, articolo 23 relativo alla libertà degli individui, facendo così intendere che le donne non sarebbero più state perseguitate e obbligate a portare il velo. Inoltre qualsiasi atto inteso a provocare sofferenza sarebbe stato punito dalla legge: insomma, con pochi articoli si intendevano cancellare i periodi buoi che le donne avevano passato sotto il regime dei talebani. E per cercare di eliminare totalmente i traumi che la vecchia presenza talebana aveva creato vennero emanati altri due articoli: l'articolo 33 relativo all'istruzione: « l'Istruzione è il diritto di tutti i cittadini dell'Afghanistan, il quale deve essere offerto al livello B.A negli istituti di formazione liberamente a carico dello stato» e l'articolo 34 relativo invece al miglioramento dell'istruzione

85 HRW, we have the promise of world.. , cit, p. 15.

86 In http://www.globalsecurity.org/military/world/afghanistan/politics-2004.htm

87 In Corriere della Sera:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2004/10_Ottobre/09/voto.shtml

88 La storia della sua vita, della campagna elettorale, dell'elezione a parlamentare e delle minacce subite successivamente sono raccontate nel suo libro "Finché avrò voce. La mia lotta contro i signori della guerra e l'oppressione delle donne afghane". 89 E. Rostami-Povey, op. cit, p. 59.

femminile, il quale doveva essere attuato soprattutto per uscire dall'arretratezza e dall'ignoranza provocata negli ultimi anni. Tra l'altro per le stesse donne la Costituzione del 2004 aveva elencato un'altra serie di articoli sulla parità lavorativa tra uomini e donne. Comunque, nel periodo compreso tra il 2004 e il 2009, non vi furono così tante acclamazioni. Nel 2009 ci furono nuove elezioni presidenziali con Hamid Karzai ancora candidato e vincente. Candidate donne questa volta furono: Frozan Fana e Shahla Ata90.

Vinse nuovamente Hamid Karzai e per i successivi cinque anni rimase lui in carica, mentre le due donne riuscirono ad ottenere dei posti alla

Jolesy Jirga.

Dunque, ancora una volta, sulla carta vennero enunciati buoni diritti alle donne e a vedere i dati che mostrano la situazione dal 2001 fino al 2010 sembrerebbe che soltanto dal punto di vista dell'istruzione ci sia stato solo un leggero miglioramento, mentre i dati relativi alle violenze sono sempre stati costanti. L'Afghanistan, nonostante Hamid Karzai e il nuovo successore Ghani, è un paese ancora in disordine per ciò che concerne i diritti umani e in particolar modo quelli relativi al mondo femminile, coadiuvata dal fatto che nel 2009 venne approvata la “Shia Family Law”, una legge che suscitò molto scalpore perché: «riferita alla minoranza sciita che obbliga le mogli ad avere rapporti sessuali con il marito, vieta loro di cercare un lavoro, istruirsi e farsi visitare dal medico senza il permesso del coniuge»91. Ancora una volta

una legge contro gli hazara, ma soprattutto contro le donne, la quale fa capire come un miglioramento sia ancora lontano.

5.7 1 Progressi?

Al di là di alcune speranzose promesse, alcune delle riforme emanate da Karzai, migliorarono dieci volte tanto il settore dell'istruzione, sebbene aiutato dalla comunità internazionale: nel 2001 più di 40,000

90 In http://news.bbc.co.uk/2/hi/south_asia/8173389.stm

studenti poterono studiare e il 20% di esse erano bambine92, mentre

nel 2005 il numero fu di 3 milioni di bambini in età scolare e 4 milioni delle altre scuole93. Aumentando le scuole, soprattutto gestite dalle

varie ONG aumentò parallelamente il numero delle insegnanti. Le donne poterono finalmente riprendere a lavorare e anche i medici non ebbero problemi, nonostante lo scarso livello di condizioni ospedaliere.

La situazione cambiò qualche anno più tardi. Restando in linea con i dati forniti dall'UNICEF nel 2008:

Due milioni di bambini in età scolare non vanno a scuola (60%) e si stima che l'1,3 milioni siano ragazze. Secondo i dati del Ministero dell'istruzione forniti nel 2006, 3.929 scuole non hanno edifici, 535 edifici sono stati danneggiati e 1.481 scuole hanno bisogno di ulteriori aule. Nel complesso ci sono 2.219 scuole che hanno edifici utilizzabili94.

In seguito la stessa organizzazione denunciò le prime violenze perpetrate dalla nuova forza talebana nel sud del paese: chiusero le scuole, le bruciarono e picchiarono le studentesse e le insegnanti. Un grave gesto avvenne il 12 dicembre del 2009 quando due sostenitori dei talebani gettarono dell'acido in faccia a delle ragazze in una scuola di Khandhar95. Un brutto episodio di violenza che fece intendere che

nonostante la presenza internazionale sul territorio, la situazione in alcune parti del paese non aveva intenzione di migliorare. A farne le spese furono soprattutto le più piccole, le quali senza poter studiare per la paura di subire violenze96, si rivelarono ancora una volta vittime

indifese.

92 N. Mills, op. cit, p. 223. 93 E. Rostami-Povey, op. cit, p. 65.

94 UNICEF, Unicef Humanitarian Action Report 2008, in UNICEF, 2008, p. 26. 95 Informazioni tratte dal sito: http://www.afghan-

web.com/woman/afghanwomenhistory.html

96 «La paura della violenza ha un profondo effetto sulle donne, sia perché si

sentono prese di mira direttamente sia per il disonore che ne deriva, e i gruppi che si oppongono all'istruzione delle donne usano appunto la minaccia della violenza come deterrente, riuscendo ogni anno ad allontanare dalle scuole un numero crescente di allieve». (P. Clammer, op. cit, p. 43).

Dopo il secondo mandato di Karzai nel 2009, alimentato da un nuovo clima di insubordinazione e minacce da parte dei talebani, l'attenzione nei confronti dell'istruzione è migliorata. Nel 2011, circa 7,3 milioni di bambini frequentavano la scuola divisi in 12,740 scuole e 170,000 insegnanti, di cui 51,000 donne97. Un buon miglioramento compiuto

dopo il 2009 e nella nuova epoca Karzai, destinato però a decrescere lievemente negli anni seguenti a seguito delle minacce.

In queste righe si è parlato soprattutto del ruolo dell'istruzione, facendo soltanto un piccolo accenno al ruolo lavorativo delle donne, soprattutto citando le insegnanti. In realtà le donne, dopo che si tolsero il burqa, cominciarono a chiedere maggiori parità con gli uomini anche dal punto di vista lavorativo, dopo tanti anni che era stato loro o vietato, oppure semplicemente evitato per paura di subire ritorsioni. In un paese che ha visto un maggiore impegno nel processo di ricostruzione, la maggior parte delle donne ha trovato lavoro presso le organizzazioni internazionali, con precedenza alle donne che avevano ottenuto un grado di istruzione superiore. Nel 2006 la percentuale di donne che prestavano lavoro presso servizi civili era del 31%, mentre nel 2009 calò al 21,4%98. Il calo vi è stato sia per la già citata paura

delle ritorsioni, sia perché esse hanno dovuto lottare un'altra volta contro il pregiudizio degli uomini afghani, i quali non vedono di buon occhio che una donna possa provvedere al sostentamento della famiglia, specialmente quando l'uomo è impossibilitato a farlo99. Tutto

questo fa comprendere come l'Afghanistan da una parte abbia tanta voglia di crescere, ma dall'altro lato trovi degli ostacoli in tutti i suoi percorsi e si trovi ad essere un paese maschilista, dove chiaramente la percentuale di uomini che lavorano o studiano è di parecchio superiore rispetto a quella delle donne.

Le sfide del nuovo millennio per le donne sono le stesse di sempre:

97 Dati UNICEF in

https://www.unicef.org/infobycountry/files/ACO_Education_Factsheet_- _November_2011_.pdf

98 HRW, we are the promise of the world.. cit, p. 15. 99 E. Rostami-Povey, op. cit, p. 48.

devono combattere contro le proprie famiglie per poter studiare, per poter lavorare e per cercare di avere un futuro migliore. E se riescono ad ottenere il consenso da parte delle famiglie devono ancora lottare, contro i rapimenti, contro gli stupri e ancora contro i matrimoni forzati imposti dalle famiglie. Non si sono nemmeno fermati i suicidi o i casi di auto-immolazione. Già, perché nonostante il cambiamento del paese dal punto di vista economico, i crimini nei confronti delle donne sono mai cessati e nel 2008 HRW, a fronte di un'intervista a 4,700 donne, riferiva che un'alta percentuale dell'87% delle intervistate aveva effettivamente subito violenza fisica o psicologica100. Nel 2009

Karzai firmò un decreto presidenziale su una legge intitolata: “l'eliminazione della violenza contro le donne”101 ma le violenze non

sono cessate, soprattutto quelle familiari: le donne afghane vengono picchiate regolarmente dal proprio padre, fratello o marito e, come se non bastasse «finiscono in prigione per futili ragioni e vengono uccise per un capriccio del coniuge o la ripicca dei familiari»102. Nel 2007 è

stata costruita la nuova prigione femminile della capitale, grazie all'ennesimo contributo dell'Italia103, la “Kabul Female Detention Center”, senza nessuna promiscuità con uomini. Sono rinchiuse donne

che hanno disubbidito alla legge afghana: coloro che sono scappate di casa, sposate senza consenso del padre o le donne adultere, donne rinchiuse perché magari i mariti sospettano che i figli in grembo non siano i loro.

Per concludere: «in sostanza sono vittime innocenti di un sistema misogino»104.

100 HRW, we are the promise of the world.. cit, p. 36.

101 In http://asiapacific.unwomen.org/en/countries/afghanistan 102 G. Bresciani, op. cit, p. 96.

103 In https://iwpr.net/global-voices/inside-kabul-womens-jail