• Non ci sono risultati.

Dalla parte del popolo: il ruolo delle organizzazioni umanitarie.

TRA TORTURE E AIUTI UMANITARI: LE CONDIZIONI DI VITA DELLA POPOLAZIONE

3.6 Dalla parte del popolo: il ruolo delle organizzazioni umanitarie.

In Afghanistan un ruolo molto importante lo hanno assunto le varie organizzazioni umanitarie e sanitarie, impegnate nel prestare aiuto e soccorso alle persone colpite dalle varie guerre e regimi.

Già un anno dopo l'avanzata sovietica, nel 1981, furono inviati nel paese diversi volontari, appartenenti a diverse organizzazioni internazionali. Ad esempio Francia e Svezia inviarono il proprio personale medico in diverse zone dell'Afghanistan dove erano intensi i combattimenti, in particolar modo il governo svedese finanziò la costruzione di dieci cliniche mediche oltre le linee di conflitto con personale medico afghano77, mentre la Croce Rossa Internazionale si

occupò della costruzione di ospedali chirurgici nelle città pakistane di Quetta e Peshawar, inizialmente dedicati unicamente alla cura dei feriti mujaheddin78. Nel 1981 poi fu la volta di Medici Senza Frontiere

(MSF) e da quell'anno in poi divenne una delle più attive in Afghanistan. Anche gli Stati Uniti mantennero vivo il loro interesse umanitario mandando, durante il periodo compreso tra il 1980 e il 1983, cinque gruppi finanziati da finanziatori privati: Committee for a

Free Afghanistan (Washington DC), American Aid for Afghans

(Portland, città dell'Oregon) e tre agenzie di New York: Afghan Relief

Committee, Freedom House e Afghanistan Council of the Asia Society79. Tutte queste diverse organizzazioni avevano il compito di

portare assistenza alle persone duramente colpite dal conflitto, inviare generi alimentari o rifornire la popolazione di beni di prima necessità, al contrario quindi delle organizzazioni europee che si occupavano principalmente di cure mediche. Il personale medico e umanitario «sembrava abbondare» verso la fine degli anni Ottanta80, per poi

diradarsi durante gli anni della guerra civile.

77 J. B. Amstutz, op. cit. pp. 200-217. 78 Ivi, p. 217.

79 Ivi, p. 201.

Nel 1993 l'attivista afghana Suraya Sedeed, autrice del libro “Le lezioni proibite”, fondò un'associazione umanitaria chiamata Help The

Afghan Children (HTAC), sovvenzionata dalle sostanziose donazioni

degli esuli afghani residenti negli Stati Uniti, dove la stessa Suraya Sadeed aveva chiesto asilo politico negli anni Ottanta. Questa donna fu una delle poche attiviste che si avventurò dentro la guerra nel 1995, proprio dentro la città martoriata di Kabul. Non riuscì a portare a termine il suo progetto di aiutare la popolazione all'interno della capitale, poiché preoccupata dai continui razzi lanciati dalle diverse fazioni. Nonostante questa battuta d'arresto, ella riuscì, con la sua straordinaria tenacia, ad aiutare i rifugiati in Pakistan e nella valle del Panchir. A Peshawar andò in aiuto delle persone intrappolate nei campi profughi fondando una clinica chiamata Aria, abbreviazione di Ariana, il nome dell'antico impero persiano che in quella regione era durato un millennio, riuscendo in questo modo a dare assistenza a circa 2500 profughi al mese. Anche sotto i talebani riuscì a portare avanti il suo progetto HTAC, quella volta costruendo all'interno dei seminterrati scuole clandestine femminili.

Durante il regime dei talebani tutti i membri delle Nazioni Unite, i membri delle varie organizzazioni internazionali furono mandati via, compresi i membri della Croce Rossa Internazionale. Alcune agenzie abbandonarono volutamente il territorio, per non dover sottostare agli ordini dei talebani che imponevano loro di vietare alle donne, comprese quelle straniere, di lavorare. L'Unione Europa e l'ONU ad esempio decisero di sospendere gli aiuti umanitari, per poi riprenderli nel febbraio del 1998, quando un violento terremoto di magnitudo 6.1 della scala Richter colpì il Nord del paese, dove si stimava che fossero rimaste uccise circa 5000 persone, dunque una persona su quattro. Il terremoto aveva causato enormi frane che avevano portato via enormi villaggi in una regione così remota81. In questa occasione furono

portati degli aiuti. Suraya Sadeed se ne occupò ancora una volta

personalmente, occupandosi della distribuzione del denaro, mentre i medici della clinica Aria volarono occasionalmente dal Pakistan all'Afghanistan per prestare cure ai feriti. Ancora, un altro aiuto delle varie organizzazioni umanitarie, compresa la Croce Rossa Internazionale, avvenne in occasione di un altro terremoto, nel mese di maggio del 1998 nella regione del Badaskhan. Non vi furono condizioni meteo sfavorevoli, ci furono molti meno morti rispetto al precedente sisma anche se a crollare fu lo stesso numero di abitazioni. Le organizzazioni internazionali riuscirono a portare la loro assistenza donando tende, vestiti e cibo. L'organizzazione HTAC fondò altre due cliniche: una a Kabul e una nel villaggio di Rostaq, territorio dell'Alleanza del Nord.

L'Afghanistan, nonostante tutto l'aiuto umanitario ricevuto, così come quello economico e in più il dispiegamento di forze internazionali con l'ISAF, rimane uno dei pochi paesi al mondo a vedersi negare i propri diritti umani. L'United Nations development programme (UNDP) ha calcolato l'indice di sviluppo umano: la speranza di vita è di poco oltre 40 anni, il tasso di alfabetizzazione è ancora molto basso e riguarda solo un terzo della popolazione, lo stesso per quanto concerne la mortalità infantile82. Così come negli anni della guerra, anche ai giorni

nostri i bambini muoiono entro i primi cinque anni di vita per delle malattie che nel nostro mondo occidentale trovano facilmente una cura. Ci sono stati alcuni miglioramenti dal punto di vista dei diritti umani, soprattutto nei confronti delle donne e dal punto di vista dell'istruzione, ma la stragrande maggioranza della popolazione ha continuato a vivere in povertà. L'iniziativa Afghanistan Compact della Nato, un'iniziativa di cooperazione internazionale aveva previsto, entro il 2010, di portare almeno un quarto della popolazione rurale e la metà di quella urbana ad avere accesso all'acqua potabile e all'energia elettrica83. Un risultato che a poco a poco si è riusciti a raggiungere.

82 In http://hdr.undp.org/en/countries/profiles/AFG# 83 E. Giordana, op. cit. p. 67.

3.6 1 Il contributo dell'Italia in ambito sanitario: Gino Strada e la fondazione di Emergency.

Quando ci si riferisce alle varie organizzazioni in ambito sanitario non si può non citare Emergency, un'associazione umanitaria italiana senza scopo di lucro.

Venne fondata a Milano da Gino Strada e da sua moglie Teresa Sarti nel 1994 con l'obiettivo di prestare assistenza medico-chirurgica alle vittime di mine o ai feriti da guerra o semplicemente aiutare chi vive in povertà. I suoi programmi cardini sono: quello «di rispettare la cultura di pace, la solidarietà e il rispetto dei diritti umani84». Ed è inoltre

aperta a tutti senza alcuna discriminazione di razza o politica. Opera in diversi paesi africani, asiatici e anche europei.

In Afghanistan ha cominciato il suo progetto nel 1999, con la costruzione di un centro chirurgico per vittime di guerra nel villaggio di Anabah, nella valle del Panchir85. Al centro si affiancarono sei posti

di primo soccorso, collocati in aree vicino al fronte o in zone ad alta densità di mine-antiuomo, per prestare assistenza medica. L'autorizzazione a procedere per la realizzazione fu concessa dal comandante Massoud in persona. Tra il 1999 e il 2001 Gino Strada e il suo personale medico hanno curato 14.120 vittime di guerra. Nel 2001 ha invece aperto un secondo centro chirurgico, a Kabul, chiuso il 17 aprile del 2001 dopo che la polizia religiosa aveva aggredito lo staff sanitario. Questo ospedale ha comunque riaperto il 13 novembre dello stesso anno per prestare cura ai primi feriti dei bombardamenti statunitensi. Sempre nel 2001 ha avviato un Programma Sociale in favore delle vedove afghane nella valle del Panchir. Questo programma prevedeva la consegna di animali produttivi, come le mucche, alle donne rimaste senza mariti. In seguito è stato avviato un corso per sarte86.

84 Fonte: http://www.emergency.it/chi-siamo.html

85 G. Chiesa, Vauro, op. cit. p. 19.

86 Emergency, Medici di guerra. Inviati di pace, Milano, Edizioni Guerini e Associati Spa, 2002, p. 83.

Gino Strada è stato presente in Afghanistan giù alcuni anni prima la fondazione di Emergency, durante la guerra civile afghana. Il 25 aprile del 199287 era presente alla presa di potere della città e la sua presenza

fu fondamentale nel prestare le prime cure ai feriti che celebravano la vittoria. L'aiuto in questa zona di guerra particolarmente cruenta non fu certo facile e il più delle volte dovette negoziare per dei cessate il fuoco di qualche ora al fine di attraversare una linea per prestare assistenza dall'altra parte88. Non sempre il “cessate il fuoco” veniva concesso: vi

era il pericolo di essere considerati spie o di trovare nuove guardie armate. In seguito tornò occasionalmente per aiutare la popolazione e dopo l'invasione statunitense fu uno dei primi medici a recarsi sul posto per portare aiuto.

I dati del sito ufficiale di Emergency riportano che dal dicembre del 1999 ad oggi (i dati sono del giugno del 2016) sono state curate in Afghanistan 4.845.000 persone nei centri chirurgici, nel Centro di maternità, nei posti di Primo pronto soccorso e nei centri sanitari89.

87 Strada definisce il 25 aprile il giorno della resistenza afghana (G. Strada,

Pappagalli verdi.., cit. p. 44).

88 Ivi, p. 46.