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Acquedotto e impianti idrici connessi (fig 37)

Karales Romana

13. Acquedotto e impianti idrici connessi (fig 37)

Acquedotto

Le necessità idriche della città erano soddisfatte da cisterne e da un acquedotto che partiva dalle sorgenti di Cabudacquas, presso Villamassargia, passando per Siliqua, Decimomannu, Assemini ed Elmas, giungendo in città attraversando il quartiere di S. Avendrace, le cui tracce son state rilevate sul colle di Tuvixeddu

(87) e in viale Trento (88). In prossimità del centro abitato le acque venivano

raccolte in un castellum aquae, dal quale proseguivano il percorso attraverso due condotte principali: la più alta alimentava le grandi cisterne nell'area dell'Orto botanico e proseguiva sino alla zona intorno alla basilica di S. Saturno; la più bassa, dopo un tratto parallelo a S. Avendrace, giungeva sino alle pendici meridionali del colle di Bonaria367.

Già a partire dal 1773, arrivando sino ai giorni nostri, si ebbero numerosi ritrovamenti di materiali laterizi assegnabili a tratti dell'acquedotto urbano di Cagliari. In base allo studio dei bolli laterizi presenti, i materiali sono ascrivibili all'epoca dell'imperatore Antonino Pio (138-161 d.C.)368.

Inoltre, durante degli scavi per la sistemazione della rete fognaria, furono ritrovate in viale Merello tracce dell'acquedotto, coperto alla cappuccina e con pareti in muratura369.

(89) Cisterne dell'Orto botanico

La Guida370 dello Spano, edita nel 1861, afferma che nell'area attualmente

occupata dall'Orto Botanico, a sud dell'anfiteatro romano scendendo da viale Fra Ignazio da Laconi, era visibile un giardino lussuoso con opere d'arte in parte scavate nella roccia. Inoltre erano presenti una sfinge di granito, un capitello di marmo e altri elementi che, secondo lo Spano, indicavano l'esistenza in antico di

367Angiolillo 2008, 44-45; Deplano 2005, 42-43; Meloni 1990, 165-166. 368Meloni 1990, 165-166; Zucca 1987, 662-663.

369Colavitti 2003b, 30. 370Spano 1861.

edifici.

Lo Spano poteva osservare anche la presenza di un'antica cisterna, che oggi sappiamo far parte di un complesso sistema idraulico romano che comprendeva serbatoi, cunicoli, cisterne e pozzi per la distribuzione dell'acqua potabile nella città. Uno di questi ultimi era profondo circa m 50 e venne utilizzato sino all'Ottocento. Queste persistenze oggi appaiono quasi illeggibili a causa delle manomissioni successive371.

(90) Cisterne dell'Orto dei Cappuccini

A ovest dell'Orto botanico, nella parallela viale Merello, si trova l'Orto dei Cappuccini, di recente sistemazione e apertura libera al pubblico.

Al suo interno si trovavano alcune cavità legate al sistema idrico, in particolare un grande ambiente inizialmente adibito a cava di materiali, successivamente trasformato in un'enorme cisterna tramite un collegamento con l'anfiteatro. La parete interna della cisterna era rivestita da un opus signinum reso impermeabile dall'uso di malta idraulica. L'altezza media delle pareti raggiungeva m 10, mentre la larghezza conta m 180372.

(91) Cripta di S. Efisio

Questo ampio ambiente scavato nella roccia calcarea nel quartiere di Stampace, misura m 14x10 e si trova m 9 al di sotto del livello stradale attuale (fig. 36). In una nicchia della parete ovest dell'ipogeo è ancora visibile la vera di un pozzo profondo m 2.

Scoperta nel 1926 dall'archeologo Taramelli373, che la datò al I d.C. sulla base del

ritrovamento di monete di età domizianea, la ritenne un luogo di culto in onore di Iside, ma non si hanno a disposizione elementi che confermino tale tesi. L'ipotesi

371Angiolillo 2008, 33; Colavitti-Tronchetti 2003, 27-29. 372Colavitti-Tronchetti 2003, 29.

più probabile vede un'origine legata al sistema idrico cittadino, come cisterna. Una volta venuta meno questa funzione, secondo A. Mastino, l'ambiente è stato destinato a luogo d'incontro dei devoti di Mitra. La scelta di sotterranei o grotte era tipica di tale culto, poiché ricordava la caverna entro la quale sarebbe nato il dio Mitra. Data l'ampia adesione al culto mitriaco di origine persiana da parte dei soldati romani, la presenza di una guarnigione militare a Carales rende plausibile questa ipotesi. Il Meloni, inoltre, suppone una successiva frequentazione del sito da parte dei cristiani per le loro riunioni religiose374.

Fig. 36. Cripta di S. Efisio (sardegnadigitallibrary.it).

(92) Cripta di Santa Restituta

Contigua alla cripta di S. Efisio, anche in questo caso si tratta di un ampio ambiente scavato nel calcare. Tramite una scala si accedeva in un vano ampio e irregolare alto m 6, lungo m 18 e largo m 14. Ai lati della scala d'accesso si potevano percorrere due cunicoli, i quali riunendosi proseguivano per m 14 sino a giungere al livello stradale. Accanto all'ingresso venne individuata una cisterna rivestita in cocciopesto. Al momento della sua scoperta furono recuperati numerosi reperti databili dall'età repubblicana sino all'epoca medioevale. Anche per questa cripta si ipotizza un originario utilizzo legato al sistema idrico375.

A partire dall'epoca cristiana subì una massiccia ristrutturazione che la trasformò

374Colavitti 2003b, 47-48; Colavitti-Tronchetti 2003, 32-34; Mastino 2009, 423-424; Meloni 1990, 262.

in luogo di culto. Dall'età medievale furono ricavate nicchie dalla roccia per realizzare diversi altari, alcuni dei quali ancora visibili. Il più antico, si trovava a destra dell'ingresso e conservava le memorie della Santa. Insieme a due mense, è ritenuto di età medievale per la fattura estremamente rozza e corposa. La realizzazione di un altare e tutti gli interventi datati al XVII sono legati alla fase di ricerca dei corpi santi e al successivo restauro per esigenze di culto, in modo da rendere la cripta degna della venerazione dei fedeli376.

(93) Cisterna presso la Cittadella dei Musei

Si tratta di una cisterna a bottiglia, rivestita in cocciopesto, con vera d'imbocco circolare e pedarole per la discesa. La sua presenza all'interno del complesso museale ha permesso di valorizzarla e permetterne la visione377.

(94) Cisterne in viale Regina Margherita

In origine, in questo sito, erano presenti delle cisterne romane. Successivamente, l'area è stata ristrutturata e adibita al culto. L'ambiente absidato presentava un pavimento con lastre marmoree di spoglio378.

(95) Scavi di via Cavour

Lo scavo condotto da M.A. Mongiu nel 1981 mise in luce una cisterna collegata all'acquedotto del II d.C.. Successivamente la cavità venne tagliata e integrata con strutture in laterizi e blocchi litici, la cui comprensione della destinazione d'uso risulta essere problematica. Per quanto riguarda la cronologia, i reperti di cultura materiale sembrano riferirsi al periodo compreso tra V e VII d.C.379.

376Lilliu O. 1988, 93-94. 377Colavitti-Tronchetti 2003, 39. 378Colavitti-Tronchetti 2003, 22.

14. Strutture legate ad attività commerciali e artigianali (fig. 38)