CAPITOLO VIII La Città Tardo-Antica
4. Luoghi di culto (106) Sede vescovile
L'attestazione della presenza del vescovo di Cagliari a partire dal IV, lascia supporre che la città fosse dotata degli edifici legati alla sua figura: la sede cultuale e le chiese episcopali o cattedrali, in cui il metropolita esercitava le proprie funzioni, in particolare i battesimi. Le ricerche archeologiche non hanno evidenziato la presenza di tali strutture, inoltre, il riscontro dei dati proveniente dalla penisola certifica che queste non dovevano avere caratteri monumentali444.
Se per la prima fase è stata ipotizzata la riutilizzazione di spazi interni all'area urbana, per il V secolo non è escluso che il primate della città avesse la propria sede in ambito extraurbano. Sembrerebbe, infatti, plausibile l'edificazione della cittadella episcopale nell'area della laguna di S. Gilla, dove in epoca altomedievale sorse la cattedrale di S. Cecilia, probabilmente nella zona del Fangariu, dalla quale deriva il nome dello Stagno di Santa Gilla o Igia445.
Ad avvalorare questa ipotesi è il ritrovamento di un cippo calcareo (107) in via Adige (fig. 42), in prossimità della laguna. Di modesto spessore e con la sommità centinata, esso risultò iscritto su entrambe le facce: sulla prima, nella parte alta al di sotto di due palmette schematizzate, si legge la scritta CURIAE, tracciata su
443Martorelli 2002, 331-332; Martorelli 2008, 50.
444Martorelli 2008, 78; Mastino 2009, 483; Meloni 1990, 265.
linee di preparazione non perfettamente parallele. Alla base della seconda faccia invece, con caratteri simili, ma di minori dimensioni, è stato scritto LIMES AECL(esiae). Una piccola croce sovrasta la L, mentre la parola limes è ripetuta una seconda volta nella parte alta. Inoltre, segni di rilavorazione non contemporanei di incerta funzione appaiono su entrambi i lati446.
La datazione è ipotizzabile, sulla base dei caratteri macroscopici, al IV-V d.C., ma anche in relazione ai rapporti di potere in corso in quel periodo. In quella fase la Chiesa caralitana era pienamente riconosciuta, tuttavia avvertì la necessità di distinguere fisicamente il territorio di pertinenza della Chiesa locale, limes aeclesiae, dall'area civile di competenza del governo cittadino, limes curiae. Questa separazione, infatti, non fu più necessaria in seguito alla proclamazione del cristianesimo come religione di stato, in seguito all'Editto di Teodosio del 381, quando, oramai, il vescovo poteva usufruire delle proprietà urbane.
Inoltre, non è plausibile una datazione precedente la Pace della Chiesa, in quanto la condizione clandestina della comunità cristiana non permetteva al vescovo di poter disporre, direttamente o indirettamente, di terre variamente distribuite in ambito urbano447.
Fig. 42. Cippo calcareo di via Adige (Salvi 2002b, 234, 236).
446Colavitti 2003b, 13-14; Mastino 2009, 483; Salvi 2002b, 233. 447Colavitti 2003b, 13-14; Mastino 2009, 483; Salvi 2002b, 235.
(108) Complesso archeologico di S. Saturno: necropoli, basilica e monastero Il complesso archeologico di San Saturno si trovava nel suburbio orientale della città antica e, nelle sue prime fasi, fu caratterizzato dalla presenza di una necropoli nel settore nord dell'attuale edificio di culto (fig. 43). L'area funeraria conobbe una fase di utilizzazione a partire dalla tarda età repubblicana, comprendendo mausolei, sepolture a sarcofago, a tumulo, a cupa e alla cappuccina. In seguito alla diffusione del cristianesimo, ospitò sepolture pagane e cristiane insieme, con una successiva prevalenza di queste ultime col passare del tempo448.
Fig. 43. Necropoli all'interno dell'area archeologica di San Saturno (http://photos.wikimapia.org/p/00/00/79/85/36_big.jpg).
Accanto alle testimonianze relative alle sepolture, furono individuati alcuni elementi architettonici, riutilizzati nelle strutture successive, un pavimento in
battuto di calce legato a due pilastri di piccole dimensioni e resti di strutture murarie con paramento in bugnato. Queste ultime furono riutilizzate come appoggio dell'abside del primitivo martyrium risalente forse alla fine del IV. Secondo l'archeologo Barreca, quei muri rappresentavano elementi di spoglio di una costruzione di età tardo-punica, ricordando, inoltre, che la stessa tecnica a bugnato venne utilizzata in alcuni tratti murari medievali di Castello. Il Barreca auspicava, dunque, un'analisi delle mura pisane per verificare l'eventuale presenza di utilizzazione di singoli blocchi di spoglio di età punica449.
Il più antico documento450 che ricorda il culto di S. Saturno risale agli inizi del VI
d.C., il quale narra la vita di Fulgenzio da Ruspe, vescovo africano esiliato in Sardegna nel 508. Il religioso decise di costruire a sue spese un monastero “presso la basilica del santo martire Saturno lontano dal frastuono della città451”,
informandoci, dunque sulla presenza di un edificio dedicato al martire.
Gli scavi archeologici confermarono la veridicità della fonte mettendo in luce i resti di una prima basilica a pianta longitudinale che può farsi risalire alla fine del IV o agli inizi del V, con tutta probabilità quella citata nella Vita. Il martyrium era caratterizzato da un corpo cupolato (fig. 44, 1), una piccola cella memoriae ad unica aula con abside a nord (fig 44, 4), il quale, conservato anche nelle trasformazioni architettoniche successive, rappresentò un elemento di continuità tra la fase iniziale, la ristrutturazione del VI e i successivi restauri di età medievale452.
Nei primi anni '50, R. Delogu453 segnalò la presenza della “pelvis battisteriale” al
di sotto del pavimento dell'abside del braccio orientale della chiesa ricostruita dai Vittorini, che sarebbe da collegare alla primitiva aula di S. Saturno, il cui
449Mongiu 1989, 20; Pani Ermini 1988, 19-21; Pani Ermini 1995, 65; Salvi 2002a, 215-217. 450Vita Fulgenti, 51 col. 143, ed. Migne, LXV. Testo e traduzione in Perra 1993, 430-431. 451Meloni 1990, 260.
452Colavitti-Tronchetti 2003, 41; Delogu 1953, 8-9; Martorelli 2008, 17, 57-58; Pani Ermini 1988, 19-21.
battistero sarebbe stato celato dall'edificio a croce del VI secolo454.
L'edificazione fu dovuta alla presenza delle spoglie del martire, situazione che generò il fenomeno di proliferazione di deposizioni attorno al luogo venerato. Il desiderio di essere sepolti accanto al martire diede inizio ad una gerarchia e l'area circostante fu scelta per sepolture di riguardo. Infatti, vescovi, defensores ecclesiae, archipresbyteri, clerici e altri membri della gerarchia ecclesiastica locale furono sepolti nella necropoli sorta intorno al santuario455.
La storicità di S. Saturno, il cui martirio secondo la tradizione avvenne all'epoca delle persecuzioni dioclezianee, non viene messa in dubbio con argomenti validi. Il nome sarebbe Saturno e non Saturnino, comunque più diffuso, perché si tratterebbe di una errata identificazione del santo con S. Saturnino di Tolosa, che sarebbe stato introdotto dai monaci Vittorini di Marsiglia che ottennero il monastero. Secondo un attento studio delle fonti si deve invece parlare di S. Saturno di Cagliari456.
Nel VI il vescovo africano avviò un'imponente ristrutturazione del martyrium, forse terminata in epoca bizantina, che portò alla realizzazione di un edificio più grande e maestoso dall'impianto cruciforme, a tre navate, attorno al corpo cupolato centrale di precedente costruzione. Di questa basilica restano i piloni e gli archivolti del corpo centrale e tracce della presenza dei bracci settentrionale (fig 44, 2) e meridionale (fig. 44, 3)457.
Nel 1089 il giudice cagliaritano Costantino Salusio II cedette il monastero nei pressi di S. Saturno ai monaci Vittorini di Marsiglia. Ciò che rimane della basilica cruciforme si presenta nelle forme dovute alla ristrutturazione operata dai monaci alla fine dell'XI458.
454Pani Ermini 1986, 209; Pani Ermini 1988, 23. 455Martorelli 2002, 326-327; Pani Ermini 1988, 19-21.
456Colavitti-Tronchetti 2003, 21, 41-43; Meloni 1990, 259-260; Turtas 2002a, 133.
457Colavitti-Tronchetti 2003, 41; Delogu 1953, 11; Martorelli 2008, 57-58; Pani Ermini 1988, 21. 458Colavitti-Tronchetti 2003, 41; Pani Ermini 1988, 19.
5. Aree funerarie