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Aree funerarie (109) I cubicoli di Bonaria

CAPITOLO VIII La Città Tardo-Antica

5. Aree funerarie (109) I cubicoli di Bonaria

Nel 1888 durante la realizzazione di un nuovo settore del cimitero monumentale di Bonaria, vennero alla luce le più antiche testimonianze cristiane di Cagliari. Si tratta di “oltre cinque cubicula459” scavati nella roccia e adibiti a ipogei funerari di

carattere familiare e privato. Tra di essi, spiccano il cubicolo di Giona e quello di Munazio Ireneo460.

Il primo, datato alla prima metà del IV in seguito all'analisi dell'iconografia e della tecnica decorativa, rappresenta la più antica testimonianza archeologica della presenza cristiana in città. L'ambiente ipogeico è in parte ancora visibile, ma la pittura che lo caratterizzava è andata quasi completamente perduta461.

Il secondo, invece, è interamente conservato, grazie all'integrazione di alcune parti, tuttavia gli affreschi osservabili al momento della scoperta non sono più leggibili e sono noti grazie agli acquarelli realizzati dal pittore cagliaritano Serpi subito dopo la loro scoperta, pubblicati da G.B. De Rossi462, e dalle successive

correzioni eseguite dal Mitius e dal Pinza463 tramite riscontro in situ464.

Tre gradini immettono sul pianerottolo in cui si trovava l'ingresso all'ambiente funerario di pianta triangolare, le cui pareti ospitavano le sepolture. La decorazione ad affresco su intonaco dovette estendersi su tutte le pareti, in parte già illeggibile al momento della scoperta. Nella parete di fondo venne impostata una sepoltura ad arcosolio, nella cui lunetta si trovava una sottile lastra di marmo contenente una dedica al proprietario del cubicolo e destinatario della tomba: Munazio Ireneo. La dedica venne eseguita per volontà della moglie Perpetua e del figlio Ireneo. Sul lato destro della volta dell'arcosolio era presente la

459Zucca 2002c, 209.

460Martorelli 2002, 316-317; Martorelli 2008, 109-111; Pani Ermini 1988, 14, 19; Zucca 2002c, 209-210.

461Martorelli 2002, 316-317; Martorelli 2008, 15, 109-111; Zucca 2002c, 209-210, 212. 462De Rossi 1892.

463Pinza 1901b.

raffigurazione della Resurrezione di Lazzaro. L'immagine del lato sinistro non era riconoscibile a causa delle scarse tracce rimanenti. Le decorazioni di questo cubiculum, la cui analisi dell'iscrizione del defunto e quella iconografica lo attestano ad una fase di poco posteriore a quello di Giona, rappresentavano gli stessi temi iconografici che si trovavano nei cimiteri ipogeici di Roma, Napoli o della Sicilia465.

Fig. 45. Affresco con rappresentazione del ciclo di Giona nell'omonimo cubicolo (https://museoarcheocagliari.files.wordpress.com/2014/05/cubicolobis.jpg).

(110) Area archeologica di vico III Lanusei

Situata nel suburbio orientale della città romana, in quest'area vennero condotte due campagne di scavo tra il 1996 e il 1997 dalla Soprintendenza Archeologica. Le ricerche permisero di mettere in evidenza più fasi di vita stratificate in un ampio arco cronologico. Di età tardo-repubblicana furono considerati i resti di un edificio di cui restano i filari di base di alcuni muri in blocchi squadrati, impostati direttamente sul piano roccioso. Successivamente, nei primi secoli dell'età imperiale, il sito fece parte della vasta necropoli orientale di Karales, qui caratterizzata da sepolture a inumazione alla cappuccina, in sarcofago e ad incinerazione466.

465Martorelli 2008, 15, 109-111; Pani Ermini 1988, 14-15; Zucca 2002c, 209-210, 212. 466Martorelli 2002, 317; Mureddu 2002b, 225.

In epoca tardo-antica, nella prima metà del V, lavori di ristrutturazione coinvolsero un settore dell'area, determinando l'obliterazione di una parte degli edifici della prima fase e la distruzione delle tombe successiva. Gli stessi materiali asportati, tra i quali anche due cippi funerari, un sarcofago, un ollario di pietra recante ancora resti di un'incinerazione, furono utilizzati per la costruzione di un edificio con funzione abitativa in un primo tempo e, in una seconda fase, funeraria e cultuale467.

In seguito ad un primo abbandono, la struttura venne modificata per ospitare un mausoleo, caratterizzato dalla costruzione di un altare, intorno al quale furono disposte una tomba scavata nella roccia e tre tombe a cassone di lastre litiche468.

Durante lo scavo furono messi in luce resti di ossa animali e gusci di molluschi che testimoniano l'usanza di consumare i pasti presso le sepolture durante i rituali funerari. La cessazione delle cerimonie avvenne, secondo il riscontro cronologico dato dal ritrovamento di alcune monete in bronzo, tra la fine del VI e la prima metà del VII. La distruzione dell'edificio, invece, causato da un incendio che determinò il crollo delle murature, è datato ai primi decenni dell'VIII469.

A pochi centimetri dallo strato di bruciato sottostante, sono state recuperate due valve di un piccolo stampo litico per la realizzazione, con la tecnica della fusione, di una parure di gioielli, più precisamente spille e pendenti. Il ritrovamento di una matrice in un tale contesto, lascia supporre la presenza a Cagliari, tra il VII e l'VIII, di artigiani che si occupavano della riproduzione su scala locale di più pregiati modelli di importazione470.

Suburbio occidentale

L'area ad ovest del foro venne coinvolta dal tardo-antico nell'occupazione di aree a scopo sepolcrale. In particolare, lungo la strada che conduceva verso l'antico

467Mureddu 2002b, 225. 468Mureddu 2002b, 225. 469Mureddu 2002b, 225-228.

abitato punico sono stati messi in luce diversi luoghi di sepoltura di origine paleocristiana. La chiesa altomedievale di S. Pietro, situata in viale Trieste, venne edificata al di sopra di un precedente sepolcreto (111) dei primi secoli dopo cristo, che presentava tracce di frequentazione cristiana471.

Non distante, dirigendosi verso ovest, nel luogo in cui si trovava la chiesa di S. Paolo, conosciuto per la presenza del tophet fenicio-punico, vennero ritrovate lapidi (112) appartenenti a membri della gerarchia ecclesiastica472.

Lo Spano473 affermò di aver trovato delle catacombe (113) nell'area del Fangariu,

le quali però non vennero successivamente individuate. Nella stessa zona, tuttavia, furono messi in luce resti di sepolture di età paleocristiana. Invece, le menzioni relative alla chiesa o catacomba di S. Iulio e alla catacomba di Lutia(us), nell'area di S. Saturno, sembrano riferirsi, in realtà, alla presenza di anfratti ipogei, sfruttati per fini funerari474.

Infine, nel quartiere di S. Avendrace è stato scoperto un polo sepolcrale (114) di origine cristiana, databile tra la fine del IV e il VI-VII secolo. Del cimitero rimane una tomba ad arcosolio, facente parte di un'area funeraria più estesa, la quale sarebbe da mettere in relazione con una chiesetta antica, oggi ricostruita, probabilmente dedicata alla memoria del vescovo Avendrace475.