CAPITOLO VIII La Città Tardo-Antica
1. Evoluzione e abbandono della città romana
Secondo l'opinione dell'archeologa Pani Ermini, il V secolo va considerato come un periodo di cesura tra il mondo antico e quello medievale. La Sardegna, coinvolta nella crisi dell'impero romano, venne conquistata dal popolo barbaro dei Vandali, uscendo dal dominio del potere occidentale, ed entrando a far parte di un mondo che mescolò la tradizione sardo-romana, gli influssi della nuova classe dirigente di origine germanica e la cultura apportata dalla comunità ecclesiastica africana esiliata in Sardegna dai Vandali403.
Inoltre il crollo dell'impero romano determinò anche la perdita dei caratteri omogenei che ebbero contraddistinto lo sviluppo delle diverse province imperiali, con le dovute differenze, comportando una progressiva accentuazione dei tratti regionali fortemente caratterizzanti404.
La comprensione della topografia della città in età tardo-antica (fig. 39-40) è resa difficile dalla carenza di testimonianze archeologiche. Sebbene questa fase fu caratterizzata dal continuo sviluppo urbano, tuttavia, lo svolgersi dei cambiamenti che determinarono l'evoluzione cittadina in età tardo-antica e altomedievale non è chiarito a causa della mancanza di dati certi405.
Gli elementi a disposizione consentono di supporre il mantenimento, almeno sino al VII secolo, dell'assetto topografico di età imperiale, conservando molto spesso i medesimi livelli d'uso, oltre all'utilizzo, seppur parziale, dell'impianto fognario e dell'acquedotto per l'approvvigionamento idrico. La città tardo-antica continuò a svilupparsi nelle diverse aree già precedentemente occupate, in un insieme di nuclei connessi tra loro che si contraddistinsero per il loro ruolo. In tal senso, il
403Pani Ermini 1994, 388; Pani Ermini 1995, 56. 404Pergola 1995, 193.
nucleo portante va cercato nell'area sviluppatasi lungo l'ampia rada che ospitò il porto in mare aperto, che dovette continuare in questa fase a rivestire un ruolo importante406.
Fig. 39. Siti archeologici tra il tardo-antico e l'età bizantina.
Il fulcro vitale, dunque, sembrerebbe ancora individuabile nel foro romano e negli edifici pubblici, civili e religiosi, ad esso connessi. Tuttavia, con l'acquisizione di una nuova dimensione cristiana della città, è plausibile il successivo spostamento del centro primario cittadino dal foro alla cosiddetta insula episcopalis (104)407,
che l'archeologo Mastino localizza nel quartiere della Marina, presso l'attuale chiesa del Santo Sepolcro, la quale presenta una cripta caratterizzata da un monumentale battistero dotato di una vasca circolare408.
406Martorelli 2008, 39; Pani Ermini 1994, 388-390, 392; Pani Ermini 1995, 65; Pergola 1995, 196.
407Mastino 2009, 230.
Accanto a questa zona si delinearono due nuclei, occidentale e orientale, fortemente sviluppatisi a partire dall'età imperiale, ma già testimoniati in epoca tardo-punica e repubblicana. L'area occidentale, come quella centrale, conobbe un'importante fase di ristrutturazione che determinò una radicale modifica dell'aspetto topografico della città a partire dal IV e fino a tutto il VI secolo409.
Nel settore orientale, la presenza del complesso martiriale e funerario di S. Saturno (108) ha garantito la frequentazione dell'area sino al tardo medioevo, favorita dagli insediamenti monastici di origine africana prima e benedettina poi, e dalla monumentalizzazione del santuario in epoca vandalo-bizantina410.
Infine, le pendici del colle di Bonaria, non distanti dalla basilica sopra citata, hanno conosciuto in età tardo-antica fenomeni di insediamento rupestre, legati alla diffusione di culti di varia origine africana, ariana e orientale, seguendo modalità e momenti successivi411.
Il VII secolo, invece, sembra essere caratterizzato da una prima fase di abbandono dell'abitato romano. Infatti, nei tre nuclei cittadini gli archeologi hanno trovato tracce di incendi e distruzione degli edifici collocabili cronologicamente nel corso dell'intero secolo, sulla base dei dati ceramici, anche se L. Pani Ermini non li considerava sufficientemente indicativi. La stratigrafia successiva non sembra presentare tracce di ricostruzione immediata, le cui fasi siano ascrivibili con chiarezza ai secoli successivi del pieno medioevo, ad eccezione dell'area di S. Saturno412.
Questi dati, anche se limitati, permettono di supporre per la città la formazione, tra VI e VIII secolo, di un nuovo polo urbanistico. Tuttavia, non sembrano dimostrabili le affermazioni di alcuni storici, secondo i quali, in questi secoli dell'Alto Medioevo, il centro urbano romano subì un completo spopolamento,
392.
409Martorelli 2008, 39; Mastino 2009, 230; Pani Ermini 1994, 388-390, 392. 410Pani Ermini 1994, 392.
411Pani Ermini 1994, 392.
mentre, invece, appare più probabile la continuità di vita almeno per una parte dell'antica città413.
Fig. 40. Principali aree di occupazione tra IV e VIII secolo.
In tal senso, le fonti letterarie e le recenti indagini archeologiche offrono elementi a conferma di tale tesi. Infatti, le mura della città romana dovettero essere ancora in uso quando l'esercito bizantino, nel 552, tentò di riconquistare Cagliari, essendovi, come affermava Procopio414 “colà un considerevole presidio di Goti”.
Tuttavia ci si interroga sull'estensione e sui limiti di queste mura, nonché della consistenza del nucleo urbano del quale Gregorio Magno415 si preoccupò nella
corrispondenza col vescovo di Cagliari Ianuarius416.
413Mongiu 1986, 140; Mongiu 1989, 21; Pani Ermini 1994, 391.
414Procopio, De bello Gothico, IV, 24. Testo e traduzione in Perra 1993, 444-445.
415Gregorio Magno, Gregorius Ianuario episcopo Sardiniae, IX, 11. Testo e traduzione in Perra 1993, 450-453.
Le ricerche archeologiche nel quartiere di Marina ha messo in luce la presenza di torri databili all'Alto Medioevo, le quali non possono, per ora, essere collegate al circuito murario, ma confermerebbero la continuità di vita nel quartiere di origine romano-repubblicana, già documentata peraltro dalla presenza di chiese attestate alla fine dell'XI. Per quanto riguarda il quartiere Castello, attualmente è possibile solamente supporre la sua utilizzazione nei secoli altomedievali, sulla base della sua posizione dominante sul mare e sui quartieri sottostanti, tuttavia non vi sono testimonianze archeologiche in grado di confermare tale tesi417.
(105) Area archeologica di Sant'Eulalia
In seguito al ritrovamento di un pozzo di epoca romana al di sotto della sagrestia della chiesa di S. Eulalia, nel quartiere Marina, a partire dal 1990 ebbero luogo delle indagini archeologiche, condotte da Donatella Mureddu, che permisero di mettere in luce un'area di circa m² 730, in seguito musealizzata, interessata da una frequentazione tra l'epoca punico-romana e l'Alto Medioevo418.
Alla fase di insediamento punico risalgono i tagli realizzati sul banco di roccia calcarea dell'area nord del sito, probabilmente legati alla presenza di una cava a cielo aperto. Successivamente, con l'arrivo dei Romani la cava non fu più sfruttata e nelle sua vicinanze venne eretto un thesaurus, un piccolo tempio per il deposito delle offerte monetali. Le 307 monete bronzee ritrovate in quest'area si datano tra il III a.C. e il I a.C.419.
Dopo una fase di abbandono durata tre secoli, nel IV secolo nuove tracce di occupazione riguardarono la demolizione del thesaurus e la costruzione di una strada lastricata che scendeva verso il mare, al di sotto della quale è stato identificato un impianto fognario, mentre ai suoi lati sono ancora visibili i resti murari di due complessi abitativi. Nel lato occidentale fu eretto anche un portico
417Pani Ermini 1994, 391.
418Colavitti-Tronchetti 2003, 35; Martorelli-Mureddu 2002, 19, 33; Mura 2005, 55. 419Martorelli-Mureddu 2002, 33-35, 57-58; Mura 2005, 55.
colonnato con copertura probabilmente a spiovente, del quale rimangono i resti di alcune colonne calcaree su base attica in marmo420.
L'assetto urbano subì delle trasformazioni tra la seconda metà del V e la fine del VI, periodo in cui le abitazioni adiacenti alla strada invasero il percorso restringendolo. Uno degli edifici evidenziati possedeva due ambienti ai quali si accedeva tramite un cortile lastricato, mentre una rampa di scale conduceva verso il piano superiore. Il portico colonnato, invece, divenne un ambiente chiuso sbarrando gli spazi tra gli intercolumni421.
Infine, tra VII e VIII secolo, si registra una fase segnata dal progressivo abbandono dei complessi abitativi e l'utilizzo di questi come luogo di ricovero del bestiame, seguita dal successivo crollo degli edifici, come nel caso del portico422.
Fig. 41. Area archeologica di Sant'Eulalia (http://monumentiaperti.com/it/wp- content/uploads/2016/05/map10-santeulalia-archeologica_cv7805.jpg).
420Colavitti-Tronchetti 2003, 35; Martorelli-Mureddu 2002, 36-41, 59; Mura 2005, 55. 421Martorelli-Mureddu 2002, 39-40, 43-44, 60; Mura 2005, 55-56.