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Afghanistan 2.0: la svolta antistatunitense e l’instaurazione del fronte

1. Le tre “S” del Terrorismo: Studio, Significato e Storia

2.2 Al-Qa’ida: la base globale

2.2.3 Afghanistan 2.0: la svolta antistatunitense e l’instaurazione del fronte

Suddivisione aree sotto il controllo dei differenti gruppi di muğahiddin, 1985, Afghanistan. Fonte: Wikipedia.

La sua prima opzione di rifugio fu Londra, già sede dell’agenzia di stampa di AQ, ma l’accesso al paese gli venne immediatamente negato. L’amministrazione Clinton e l’Egitto di Mubarak spingevano l’Arabia Saudita a riprendersi Bin Laden per

86 ricco piantagrane, non una minaccia mortale”69, che finanziava gruppi terroristici e ribelli, motivo per il quale era necessario scacciarlo dal Sudan per evitare il binomio “denaro-terrore” islamico.

Ma per processare Bin Laden e i suoi uomini erano necessarie prove del suo coinvolgimento negli attacchi in Egitto e in Somalia, prove che mancavano.

Alla fine, il presidente del Sudan intercedette presso l’ambasciata afghana per agevolare il rientro del saudita nel paese. Un altro stato islamico, nuovamente

dilaniato dalla guerra civile tra il partito dei Taliban70 guidati dal Mullāh Mohammed Omar e il governo dei Muğahiddīn guidati militarmente dal generale Mass‘ud.

Il capo di AQ si trovò così nelle mani del Mullāh Omar, da poco autoproclamatosi

‘Amir al-mu’minīn, “la guida di tutti i credenti”. Bin Laden era un ospite ambiguo,

da un lato elemento destabilizzante delle relazioni con l’Arabia Saudita e l, dall’altro fonte di finanziamento e di abilità imprenditoriali. In principio le relazioni tra AQ e i

Taliban furono sospettose, sfiorando spesso momenti di grande tensione soprattutto a

69 L. Wright, op. cit. p. 273.

70 I Taliban erano un gruppo di studenti, principalmente orfani e cresciuti nei campi profughi, che si riunirono nel 1994

per lottare contro la depravazione e il caos regnanti sotto il governo dei muğahiddīn. Finanziati dall’Arabia Saudita e

addestrati dal Pakistan, si rivelarono un abile esercito guerrigliero. Nel giro di un paio d’anni avevano già conquistato nove

delle trenta province afghane. Alcuni di loro, tra cui il Mullāh Omar avevano combattuto tra le file dei muğahiddīn

contro l’URSS e avevano ascoltato le conferenze di Abdullah Azzam. Altri facevano parte del precedente governo

filocomunista epurato dai muğahiddīn saliti al potere. Essi attingevano a tre principali fonti di finanziamento, che

permisero loro di ascendere nel 1996. Oltre alle liquidità e alle armi forniti dall’Arabia Saudita e dal Pakistan, essi potevano

contare su un numero considerevole di reclute, studenti delle madrase pakistane e di scuole professionali, fondate

dall’intelligence saudita. Infine l’oppio diventò la loro principale fonte di reddito: i trafficanti dipendevano dai guerriglieri per il mantenimento delle strade libere dai banditi pagando un’imposta del 10%.

87 causa della questione statunitense: il magnate saudita aveva sempre più irrigidito le sue posizioni nei confronti degli USA, ritenendoli i principali responsabili del suo esilio (tanto dal Regno Saudita quanto dal Sudan) e della sua rovina economica. Al contrario i Taliban consideravano gli USA come potenziali alleati, memori del

sostegno ricevuto durante il conflitto con l’URSS e ben consapevoli della portata delle sua potenza.

La politica del Mullāh tuttavia cambiò radicalmente nel momento in cui Bin Laden gli prestò giuramento totale di fedeltà (ba’ya). Omar divenne il suo principale

“protettore” ne appoggiò ben presto i piani e le aspirazioni.

Gli ultimi anni del millennio (1996-2000) videro per la prima volta AQ entrare ufficialmente in azione, rivendicare i propri attacchi, annunciare apertamente la propria politica antiamericana e creare la propria rete internazionale.

Bin Laden, dalla sua grotta high-tech mandava in onda le sue dichiarazioni contro la politica estera statunitense: “La reazione ( il ğihād) è stata il prodotto della politica di aggressione statunitense contro l’intero mondo musulmano, e non già contro la sola Penisola Arabica”71. La guerra contro gli Stati Uniti era stata dichiarata.

Nei medesimi anni Ẓawahiri aveva vagato di stato in stato, dirigeva ancora il gruppo al-Ğihād e il suo giornale con sede a Copenaghen, aveva sperato di creare la base della sua organizzazione in Cecenia, luogo strategico da cui portare il ğihād in

71 Intervista a Bin Laden da parte di Peter Arnett reporter della CNN, marzo 1997.

88 Asia Centrale e appropriarsi dei giacimenti petroliferi sulle rive del Mar Caspio.

Attraverso la conquista del Turkmenistan si sarebbe creata una continuità territoriale tra il Caucaso e il Kashmir delineando cosi il cuore del Califfato Islamico, obiettivo per cui aveva lavorato tutta la vita. Il suo piano fallì, dopo sei mesi di carcere in Russia decise di riunirsi a Bin Laden in Afghanistan. In quel momento i finanziamenti

rincominciarono ad affluire nelle tasche di AQ, ma era necessaria un’iniezione di reclute e l’unico modo per ottenerla era la propaganda. Nel gennaio del 1998 così Ẓawahiri cominciò a scrivere una fatwa, una dichiarazione formale che riunisse tutti i gruppi di muğahiddīn costituitisi in Afghanistan, con lo scopo di eliminare le

discordie interne, distogliere l’attenzione dai conflitti regionali per ingaggiare il ğihād

islamico globale contro un unico nemico: gli Stati Uniti d’America.

Allora la struttura interna di AQ si presentava centralizzata e ben strutturata come rappresentato nello schema seguente:72

72Le mappe e gli schemi di questo capitolo sono tratte dal materiale fornito durante il corso presso ISPI,” Al-Qaeda 3.0:

89

Struttura del nocciolo di AQ, pre 9/11. Fonte: ISPI.

A livello internazionale, nel Fronte Islamico Mondiale formatosi nel 1998, AQ non comparve subito e si trovò informalmente in una condizione di primus inter pares.

90 Nella fatwa furono denunciati gli interventi delle forze militari statunitensi in

Arabia Saudita -considerata una vera e propria occupazione di un territorio sacro-, in Iraq –lo stato più popoloso e importante del Medio Oriente e lo storico appoggio ad Israele. Sulla base di queste accuse viene sancito che: “L'ordine di uccidere gli

Americani e i loro alleati -militari e civili- è un dovere individuale che ogni

Musulmano può compiere in ogni paese, per liberare la moschea Al-Aqsa e la sacra moschea dalla loro stretta e per scacciare i loro eserciti da tutte le terre dell'Islam, sconfitti e innocui per ogni musulmano. (…) Noi –con l'aiuto di Dio- chiamiamo tutti i musulmani a ottemperare l'ordine divino di uccidere gli Americani e di saccheggiare il loro denaro in ogni momento e ovunque lo trovino”.73

Gli anni che seguirono furono i più intensi a livello di attività terroristica per AQ: le cellule in Africa erano pronte per gli attacchi simultanei alle due ambasciate

statunitensi a Nairobi (Kenya) e Dar es-Salam (Tanzania) il 7 agosto 1998. A breve avrebbe attaccato nuovamente la Penisola Arabica, facendo esplodere nel porto di Aden (Yemen) il cacciatorpediniere americano USS Cole il 12 ottobre 2000. Per giungere al multiplo attacco nel cuore degli Stati Uniti del nefasto 11 settembre 2001.

73 Fatwa contro gli Ebrei e i Crociati, 23 febbraio 1998, “al-Quds al-‘Arabi”, Londra. Firmata da

Bin Laden per AQ

Ayman Zawahiri per AQ e al-Ğihād, Ahmed Taha per al-Ğama‘a al-Islāmiyya, Mir Hamza per Jamiat-ul Ulema e Pakistan Fazlur Rehman.per Jihad Movement in Bangladesh Cfr.

91 Si può dire che è con questa dichiarazione, coronata dai suddetti attacchi, che nasce ufficialmente il terrorismo globale di matrice islamica.