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Zone grigie, economia di guerra e traffici illegali

1. Le tre “S” del Terrorismo: Studio, Significato e Storia

2.5 L’Economia del terrore

2.5.1 Zone grigie, economia di guerra e traffici illegali

Come si può evincere dalla sezione precedente, uno degli aspetti fondamentali delle zone grigie e degli stati falliti è quella di ospitare traffici illeciti, mercato nero ed

economie di guerra intrecciate a traffici ed economie normali. Queste condizioni costituiscono l’humus perfetto per un gruppo militante illegale che necessiti di rimpinguare le proprie finanze o stabilire nuovi partenariati commerciali.

Rispetto ai classici metodi criminali di finanziamento, come le rapine in banca, i rapimenti dietro riscatto e gli omicidi a pagamento, il traffico di armi si rivela, primo tra tutti, un business molto redditizio che fornisce, inoltre, l’accesso ad un flusso continuo di materiale bellico a basso costo, necessario per portare avanti la militanza. Un esempio storico di questa modalità di fundraising fu la rete di commercio di armi creatasi tra IRA (Irish Repubblican Army), BR (Brigate Rosse), OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), ETA (Euskadi Ta Askatasuna), mafia corsa (milieu corso) e i gruppi indipendentisti sardi tra la fine degli anni settanta e ottanta.

Un’organizzazione di terrorismo internazionale si instaurò in quegli anni infatti, con una regia centralizzata in Francia, il cui scopo principale era di favorire la cooperazione economica, e non solo, tra i vari gruppi operanti in Europa e nel

Mediterraneo. Seguì poi la creazione di una vera e propria joint venture. La funzione principale dei Brigatisti italiani era il trasporto di armi dalle coste Libanesi, dove

128 imperversava la sanguinosa guerra civile (1975-1986), verso le Alpi o le grandi isole mediterranee106 per rifornire le maggiori organizzazioni armate. OLP si autofinanziò nel corso delle guerre del Golfo? con la vendita di armi sovietiche all’ Iraq. In modo analogo, oggi AQIM controlla tutte le principali vie africane del contrabbando,

sfruttando i focolai bellici del Mali, del Sud-Sudan e della Libia, qui in conflitto con le milizie locali e quelle dello SI. Inizialmente il gruppo stato islamico dipendeva

interamente o quasi dall’economia di guerra: saccheggio dei territori conquistati, spoliazione delle ricchezze della nazione quali reperti archeologici, depositi finanziari nelle banche, depositi di armi,107 o di materie prime. Una volta controllate le principali rotte di traffici illegali il gruppo di al-Baġdādi iuscì ad affrancarsi parzialmente dagli sponsor statali, come spiegato in seguito.

Al secondo posto, nei metodi di finanziamento più remunerativi, si trova senza dubbio il narcotraffico. Sendero Luminoso in Perù, le Farc in Colombia sono stati tra i primi gruppi armati a sfruttare il traffico internazionale di droga, sia come principale voce nel budget, sia come strumento di creazione di consenso tra le masse contadine. In cambio del lavoro nella coltivazione delle piantagioni, i gruppi armati fornivano ai

campesinos protezione, sicurezza e paghe dignitose. L’OLP ne seguì l’esempio in

Libano, nella valle di Beqā’, dove le piantagioni di Canapa si moltiplicarono e

106 Il mezzo era una barca a vela condotta da Mario Moretti, che, seguendo le rotte turistiche estive, altro non sembrava

che un velista in vacanza.http://gnosis.aisi.gov.it/Gnosis/Rivista4.nsf/ServNavig/7

129 scalzarono quelle di agrumi per il semplice fatto che fruttavano annualmente un utile di 150 milioni di dollari108. Oltre alla produzione locale, in Libano venivano lavorate e raffinate le sostanze stupefacenti provenienti dall’Asia: hashish dall’Afghanistan, oppio da India e Asia sudorientale. Terminato il conflitto libanese, si conta che venne

spostato nelle banche svizzere o in paradisi fiscali arabi un totale di circa 400 milioni di dollari.109

Anche le tradizionali rapine in banca e le frodi fiscali costituiscono un evergreen

dell’economia di gruppi armati sovversivi: l’OLP e le milizie cristiane di Bašīr

Ğamayal portarono a segno la rapina più fruttuosa della storia. Nel 1976 svuotarono

le casse della British Bank of the Middle East che contenevano un ammontare di circa 50 milioni di dollari in lingotti d’oro con l’aggiunta di qualche altra decina di milioni in assegni, valuta libanese ed estera e gioielli. Ma lo SI quarant’anni dopo ha battuto di gran lunga il Guinnes dei primati con la rapina della banca centrale di Moṣūl

ricavandone 429 milioni di dollari.110

Nella lunga lista dei traffici illegali più redditizi si trova, purtroppo, anche quello di esseri umani nelle sue più svariate e deprecabili forme: estorsioni di denaro ai

migranti e rifugiati, rapimenti di ostaggi, traffico di organi, vendita di donne e di bambini come schiavi. Questa crudele tipologia di finanziamento ha subìto

108 L. Napoleoni, Terrorismo S.p.a., Op. cit. p.77.

109 Ibidem.

110 http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-13/iraq-mosul-rapina-record-ribelli-429-milioni-dollari-

130 un’impennata nell’ultimo decennio in cui il tasso dei flussi migratori internazionali e interni nei paesi africani e mediorientali111 è triplicato.

Nella storia del terrorismo è possibile individuare numerose fasi di transizione economica analoghe e parallele a quelle del sistema capitalistico oltre che differenti strategie finanziarie e commerciali che le varie organizzazioni hanno messo in atto in base alle risorse alle quali avevano accesso e al contesto geopolitico in cui operavano.

AQ può essere presa ad esempio come l’esemplificazione di un’impresa multinazionale, fondata su un capitale iniziale privato fornito dalla famiglia Bin Laden, finanziata nella fase iniziale attraverso fondi statali sauditi e statunitensi e diventata totalmente privata con la fine del primo millennio. Le risorse finanziarie

qaidiste sono tuttora costituite da investimenti privati e da profitti ricavati attraverso

joint ventures con i principali cartelli del narcotraffico e del contrabbando di armi in

Africa Nordoccidentale e in Pakistan. In modo simile funziona anche il matrimonio economico tra il gruppo somalo al-Šabāb e la pirateria112. Al-Šabāb fu un tempo affiliato di AQ mentre, recentemente, si è legato allo Stato Islamico.

In area mediorientale, AQ ha principalmente fatto affidamento sugli introiti derivanti dall’economia di rapina e di guerra ma non è mai riuscita ad inserirsi in modo attivo ed efficace nelle reti famigliari e tribali che gestivano e mediavano i principali traffici tra Iraq, Siria, Iran e Turchia.

111 https://publications.iom.int/system/files/pdf/mena_annual_report_2015.pdf

131 Il distacco di al-Zarqāwī da AQ ebbe certamente origine da vedute inconciliabili in termini politici ed operativi ma la violenza settaria e l’efferatezza delle azioni non costituivano il fine ultimo in sé, bensì il mezzo per perpetuare lo stato conflittuale iracheno dal quale la sopravvivenza e l’autonomia della sua organizzazione

dipendevano. Sotto l’egida di AQ, l’organizzazione dello Stato Islamico in Iraq dipendeva quasi totalmente dalle fonti finanziarie istituite da Bin Laden e dal suo

franchising internazionale. Ciò comportava una inevitabile subordinazione alle

direttive ideologiche ed operative qaidiste, non sempre condivise e talvolta apertamente contrastate dai suoi principali leader. La scissione definitiva venne ufficializzata nel momento in cui la filiale irachena ebbe raggiunto la propria

indipendenza economica in coincidenza con l’acquisizione del controllo delle rotte dei traffici e di territori da sfruttare secondo la classica economia di rapina. Inoltre la solidità della base economica costruita da l’ISI dipese anche dal fatto che la

ridistribuzione multipolare della potenza mondiale permetteva, come oggi, di differenziare le tipologie e le fonti di finanziamento. Non deve essere sottovalutata infine l’abilità politica dimostrata dai gruppi terroristici in Medio Oriente nell’attrarre

sponsor stranieri e nel saper manipolare gli equilibri politici regionali ed

internazionali per scopo lucrativo.

Il ğihād siriano (2011-oggi) ha infatti fornito all’ISI l’occasione di espandere il

132 guerra. L’istituzione dell’ISIS ha di fatto rappresentato non solo un’intelligente passo “politico” ma anche un’operazione di delocalizzazione, mirata questa alla

differenziazione delle risorse economiche e dei partenariati commerciali.

Durante la campagna siriana, al-Baġdādī ha avuto modo di dimostrare notevoli capacità di marketing: nonostante i maggiori gruppi militanti siriani avessero infatti giurato fedeltà ad al-Ẓawahirī, e temessero di perdere il sostegno di AQ, molti componenti migrarono nelle fila dell’Imām iracheno, considerando l’ISIS una

organizzazione militarmente più efficiente e più solida dal punto di vista finanziario. In realtà, il sedicente califfo aveva già in passato reclutato adepti con l’inganno,

dichiarando di operare in nome dei capi qaidisti, millantando il possesso di risorse alle quali non aveva ancora avuto accesso. Quando ciò venne alla luce, molti uomini

defezionarono ma più del 30% confermò l’adesione all’ISIS sulla base di mere

considerazioni di tipo economico e politico. Indubbiamente è provato che, nell’arco di pochi mesi, in seguito alle importanti conquiste territoriali, l’ISIS è diventato uno dei più ricchi gruppi terroristici attualmente attivi nel mondo.

In termini di principio, l’autonomia operativa di un gruppo terroristico è

inversamente proporzionale alla sua dipendenza dagli sponsor esterni e dall’economia sotterranea.

La forza dello Stato Islamico risiede nella capacità di sapersi affrancare rapidamente dalla sponsorizzazione finanziaria straniera e dall’economia di guerra, consolidando il

133 controllo delle risorse strategiche in Siria ed Iraq e organizzando un sistema fiscale (anch’esso di rapina) nei territori nei quali opera. Nonostante una parte di fondi, soprattutto quelli destinati ad attentati terroristici, derivino da attività criminali, la maggior parte degli introiti dello SI provengono dallo sfruttamento delle risorse naturali e dai commerci svolti alla luce del sole con i paesi limitrofi.

L’amministrazione SI pubblica rapporti annuali, che risultano tuttavia manipolati e privi di affidabilità statistica.