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3. Le tre “I” di Terrorismo: Identità, Ideologia, Informazione

3.2 Identità multimediale: la strategia di comunicazione dello SI

3.2.1 Oltre l’immagine: Inspire e Dābiq

Le riviste citate nel precedente paragrafo costituiscono esempi significativi della strategia mediatica che intende superare l’effetto dirompente dell’immagine per offrire al destinatario/lettore una visione più approfondita dell’universo jihadista, fornendo analisi specifiche, reportage e articoli corredati di servizi fotografici ad hoc.

Tuttavia il salto di qualità e l’ingresso ufficiale nel sistema mediatico e giornalistico globale viene compiuto da al-Qā‘ida con il quarterly Inspire154. Nel quadro del

progetto “Open source jihad”, l’organizzazione lancia nel 2010 questo trimestrale in lingua inglese, suddiviso in diverse sezioni. Una dedicata alle notizie di cronaca ed alle analisi politiche, una seconda a consigli operativi per i jihadisti individuali riguardo agli obiettivi da colpire, alle modalità degli attacchi a alle istruzioni per le armi home

made e un’altra contenente le testimonianze dei muğahidīn. Il software di grafica

utilizzato per l’impaginazione è moderno e quasi sicuramente di produzione

statunitense. L’ultimo numero completo di Inspire è uscito nel 2014, ma quest’anno a luglio è stata pubblicato una breve analisi sulla strage di Nizza.155 Questo articolo di

Inspire Guide, firmato “Lone Jihad Guide Team” di AQAP (Al-Qā ‘ida in the Arabian

Peninsula), presenta una sinossi della dinamica dell’attacco, seguita da un’analisi in sei punti sul metodo operativo e sul messaggio. La parte finale è dedicata ad una

154 http://www.rivistastudio.com/standard/inspire-magazine/ 155 https://azelin.files.wordpress.com/2016/07/al-qacc84_idah-in-the-arabian-peninsula-e2809cinspire-guide-2-nice- operatione2809d.pdf

172 valutazione della “Nice Operation” che include un consiglio su come rendere più letale l’attacco con un veicolo: occultare efficientemente una lama affilata e resistente sul parafango anteriore. Tralasciando il contenuto per quanto riguarda la struttura e l’estetica l’articolo non è dissimile a qualsiasi pubblicazione accademica o analisi e perizia delle think tanks internazionali.

Lo Stato Islamico, prendendo spunto da Inspire, ha sviluppato un progetto

giornalistico di altissima qualità: Dābiq. Il nome, quello di un’antica città attualmente situata nel governatorato di Aleppo, è simbolico. Nell’ḥadīṯ 6924156, si racconta che il giorno del giudizio e la discesa del messia (Gesù Cristo sulla Terra) non sarebbe avvenuta finché i Romani non fossero giunti ad al-A‘maq,157o a Dābiq e sconfitti da un grande esercito di veri soldati santi. Oltre all’evidente simbologia e richiamo costante a l’âge d’or dell’Islam, la rivista patinata made in IS presenta analisi della politica contemporanea e pubblica notizie ed eventi dell’ultimo minuto: il numero 14, uscito questo aprile s’intitola la “Fratellanza Apostata”158, con un editoriale sulla “storia” dei Fratelli Musulmani mirata a dimostrarne l’infedeltà e a dipingerli come il “cancro delle società musulmane.”159Composto da 68 pagine, esso comprende notizie di cronaca locale, successi militari nei diversi governatorati, “critica teologica”, analisi

156

http://hadithportal.com/hadith-6924&book=1

157

Piccola cittadina vicino a La Mecca, il cui nome non a caso è stato usato per l’agenzia stampa online dello Stato Islamico.

158

https://azelin.files.wordpress.com/2016/04/the-islamic-state-22dacc84biq-magazine-1422.pdf

159

173 politica e récits de vie cioè racconti e testimonianze dei combattenti soprattutto quelli impegnati nelle campagne all’esterno (fī dar al-ḥarb). Esteticamente e strutturalmente è una rivista patinata e accattivante, l’impaginazione e la grafica sono “all’ultima moda”. A livello di contenuti, molta attenzione è posta sui successi dei muğahidīn, in particolare in questo momento poco felice in ambito militare, e sulle straordinarie imprese compiute dalla legione straniera e dalle affiliazioni al brand dello SI. La

traduzione in molte lingue (Inglese, Francese, Spagnolo) e la facile reperibilità on-line ne determinano un’ampia diffusione e ne sottolineano l’identità globale.

I temi trattati sono il tawḥid l’unicità di Dio e dell’Islam, il manhāğ l’approccio alla ricerca della verità, la hiğra , ğama‘a la comunità (‘Umma). Ogni numero uscito fino ad ora ha un messaggio preciso, sui temi sopracitati, ed una chiara valenza simbolica: il primo numero “Il ritorno del Califfo” (luglio 2014) e il numero 5 “Consolidare ed Espandersi” (novembre 2014), con la Ka’ba sullo sfondo, sono due pubblicazioni programmatiche della politica di medio e lungo termine dello SI. Altri numeri sono mirati a confutare le tesi degli apostati, a spaventare il nemico e a valorizzare le imprese del califfato, il tutto sulle orme simboliche dei primi passi dell’Islam sotto la guida del profeta.

Secondo Paola Maggioni “è evidente come il target di Dabiq sia un lettore

interessato ai temi dell’islam politico, certo, ma non necessariamente un jihadista già convinto”, infatti uno degli scopi della rivista è il reclutamento. Un muğahid non ha

174 bisogno di leggere Dābiq, poiché o è sul campo a combattere e a lavorare oppure ha già dei contatti e quindi sa tutto quello che deve sapere. La controinformazione ha la finalità di svelare “altre verità”, stupire e ispirare il lettore, che ancora non vi ha accesso.160 Il successo delle strategie mediatiche jihadiste, esattamente come di quelle economiche, risiede nella diversificazione. Lo stesso messaggio viene inviato su più piattaforme mediali contemporaneamente, in ognuna di esse con il linguaggio adeguato: un post conciso e accattivante su Twitter, un post con link-youtube su Facebook, sito internet con blog aggiornato embedded, che approfondisce l’argomento accennato sui social. Sono le basi del social media marketing, che viene ovviamente integrato con l’e-mail marketing, per i clienti più interessati o che non hanno

dimestichezza con le piattaforme social. L’e-mail è personale, l’utente viene chiamato per nome e l’operatore si mostra a sua esclusiva e completa disposizione: è un mezzo molto potente, anche se rischioso, poiché gli account di posta sono facilmente violabili e tracciabili. Qui sorge il problema morale dei media e della censura: cosa si può o non si può pubblicare? È una logica perversa in cui ci si trova vittime della libertà d’espressione e il diritto all’informazione, fondamenti dei sistemi politici democratici contemporanei: “il sistema globale dei media è vittima di una strategia che sfugge al suo controllo, di cui non riesce a cogliere fino in fondo la portata.”161

160

P. Maggioni, Lo stato Islamico, in P. Maggioni, P. Magri (a cura di) op. cit., p. 80.

161

175 La scelta, nella maggior parte dei casi è lasciata alla volontà individuale: l’individuo solo davanti all’orrore, senza filtri né informazioni che gli forniscano un quadro

chiaro, rischia di esserne travolto e reagendo alla paura, aderire la logica dello scontro, dell’esclusione e della chiusura.162 Se così avviene allora la metà della battaglia, lo SI, potrebbe averla già vinta.

3.2.3 Avventura, lotta contro un nemico comune e giustizia sociale: l’appeal dello SI