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Come si studia il terrorismo? Approcci e interpretazioni

1. Le tre “S” del Terrorismo: Studio, Significato e Storia

1.2. Come si studia il terrorismo? Approcci e interpretazioni

Il primo grande ostacolo che si incontra nello studio delle organizzazioni

terroristiche contemporanee è l’inattendibilità dei dati e delle informazioni. Gran parte del materiale è infatti sensibile, protetto contro ogni rischio di fuga di notizie poiché legato ad indagini e procedimenti giuridici, pertanto inaccessibile e comunque non pubblicabile. Questo limita moltissimo il lavoro degli analisti, dei ricercatori e dei mezzi d’informazione pubblica. I dati vengono pubblicati in differita di anni, per questa ragione è difficile compiere un lavoro accurato soprattutto di analisi e previsione nel presente e futuro prossimo.

Un metodo per aggirare tale ostacolo è quello di ottenere un numero di dati circoscritto ma sufficiente ed affidabile, secondo il classico detto “meglio pochi ma buoni”; ancor più performante sarebbe il lavoro qualora questo sia accompagnato da solide conoscenze storiche, ovvero da un approfondito studio sui dati precedenti già “sdoganati”, in base ai quali è possibile delineare schemi e modelli sicuramente più accurati. Grazie a tali presupposti è così possibile acquisire maggiore consapevolezza della sensibilità della materia e dei limiti che comporta il suo studio.

Il terrorismo non è un fenomeno nuovo e, nonostante la definizione delle sue origini sia oggetto di dibattito, è attestato che esso sia a lungo e spesso stato utilizzato come una strategia di esercizio di potere da imperi, regimi dispotici e totalitari e

33 movimenti rivoluzionari legati a ideologie, a lotte etnico-territoriali, a rivendicazioni politiche.

Come altre questioni umane esso è stato ampiamente esaminato; molti validi studiosi hanno concepito interessanti e proficue teorie sull’argomento, adottando approcci e metodologie differenti e indagando il fenomeno a partire da uno o più dei suoi aspetti caratterizzanti.

Esiste una grande varietà di osservatori, centri di studio e di ricerca, enti

istituzionali, nazionali e internazionali che si occupano di terrorismo. In un panorama tanto ampio e ricco, sembra necessario riuscire a trovare alcune linee guida e punti di riferimento per discriminare approcci e teorie scientificamente solidi e fecondi, da altri che possono essere ideologicamente influenzati o invalidati da fonti non attendibili.

Un approccio ufficiale dominante è stato, fino ad ora, dettato dalle varie agenzie militari e governative di sicurezza e di intelligence statunitensi (Dipartimento di Stato, FBI, DHS e dipartimento della Difesa) e internazionali (Agenzie ad hoc delle Nazioni Unite e Unione Europea10) sulla base del quale sono state implementate le principali

azioni congiunte di intervento anti-terroristico. Negli ultimi anni si sono inserite nei programmi di intelligence ricerche accademiche di studiosi11 di molteplici settori e discipline (dalla sociologia all’informatica) e vista la complessità dell’universo

10

https://www.unric.org/html/italian/pdf/TERRORISMO.pdf

11

34 terroristico e dell’ambiente caotico in cui si sta sviluppando, un approccio

multidisciplinare12 sembra sempre più imprescindibile.

In un quadro generale è possibile delineare diverse metodologie e relativi modelli, non di rado collimanti e combinati tra loro, di studio del terrorismo.

L’approccio classico è quello storico diacronico che prevede l’analisi del fenomeno nel suo sviluppo cronologico, ne ricerca le origini e cerca di strutturarne l’evoluzione spesso suddividendola in fasi o “ondate” corrispondenti a “cicli di attività in un dato periodo di tempo, caratterizzate da fasi di espansione e di contrazione”13. Secondo D.

C. Rapoport, il terrorismo ha avuto un andamento storico periodico, determinato

dalla sua evoluzione e dalle innovazioni introdotte non sono a livello ideologico- politico ma anche tecnologico-operativo. Ogni ondata rappresenta un’espansione o una manifestazione del fenomeno terroristico.14 Tale ottica infatti è strettamente

12

Cfr. Cap 3, p. 170.

13

C.D. Rapoport, The Four Waves of Modern Terrorism, in A.K. Cronin and J.M. Ludes, Attacking Terrorism:

Elements of a Grand Strategy, Washington, 2004, Georgetown University Press.

Estratto disponibile http://international.ucla.edu/media/files/Rapoport-Four-Waves-of-Modern-Terrorism.pdf NB: Tutte le traduzioni sono dell’autrice.

14 Esse sono Secondo lo studio di Rapoport:

1. Dal 1878 al 1918, la creazione della dottrina terroristica di stampo rivoluzionario in seguito al giro di vite reazionario post-restaurazione.

2. In seguito al Trattato di Versailles si affacciano nuovi movimenti insurrezionali che usano il terrorismo come strategia per l’ottenimento dell’indipendenza e dell’autodeterminazione di nazioni emerse nella transizione geopolitica tra 1916 e il 1920. Si tratta di un terrorismo finanziato dalle comunità diasporiche, quindi meno dipendente dalle attività criminali.

3. “La nuova ondata di sinistra” questa espansione coincide con la prima fase della guerra fredda, nella quale guerre per procura favorivano il terrorismo sponsorizzato dagli Stati, principalmente le superpotenze contrapposte USA e URSS.

4. L’ultima ondata descritta da Rapoport coincide con l’emergere del terrorismo di matrice islamica, altamente performante e distruttivo.

35 connessa allo studio dello sviluppo delle strategie militari (armi ad alta innovazione tecnologica, cyber-guerriglia), dei mezzi (Internet e social media, sistemi bancari offshore) e dei catalizzatori del fenomeno terroristico.

L’approccio sincronico, che consiste nello studio della realtà contemporanea, contesto e scenario delle diverse manifestazioni e azioni terroristiche, è talvolta

integrato da un’analisi comparativa dei gruppi attivi in diverse aree geografiche, mossi da finalità differenti e fondati su ideologie divergenti. Molti centri strategici

favoriscono tale modello di analisi in quanto permette di disegnare un panorama globale della minaccia terroristica.

Il criterio diacronico comparativo è forse quello che ha creato il maggior casus di dibattito degli ultimi anni, esso si fonda sostanzialmente su un metodo comparativo delle differenti fasi storiche del terrorismo, con particolare focus sulla dicotomia Vecchio/Nuovo terrorismo, il cui discrimine fa tutt’ora discutere i principali esperti15.

Lo studio eziologico, infine, interessa l’indagine relativa alle cause strutturali della realtà terroristica, ricercandone schemi ricorrenti in modo da escogitare strategie e metodologie di intervento mirate alle radici del fenomeno.

Ogni approccio presenta dei limiti, sebbene a livelli differenti, e sfocia in definizioni del fenomeno terroristico che possono risultare parziali o avulse dal contesto di

15

M. Crenshaw, The Debate over “New” vs. “Old” Terrorism, 2009, in R.D. Howard, B. Hoffman, B.R. McCaffrey,

Terrorism and Counterterrorism. Understanding the new security environment. Readings and Interpretations., New York 2012, McGraw-Hill.

36 riferimento, oppure strettamente legate a particolarismi che ne restringono in modo eccessivo la portata sia spaziale sia cronologica. Ciò non significa che le metodologie citate non siano idonee, fuorvianti o sterili; ma un tentativo di integrarle potrebbe condurre ad una comprensione più ampia e al contempo più precisa.

Il terrorismo sembra essere una (o più) realtà strutturata su livelli sovrapposti, i quali permettono differenti interpretazioni. È infatti possibile la coesistenza di cause e caratteristiche strutturali e di elementi di variabilità difficilmente prevedibili e

descrivibili sulla base di modelli.

Il rischio di incorrere in interpretazioni fuorvianti e in malintesi risiede nel mantenere un focus fisso e immutabile su una componente o una causa di un fenomeno che, come ogni aspetto della vita umana, è in continuo divenire.

Un’ulteriore trappola potrebbe essere rappresentata dalla ricerca di una definizione unitaria e universalmente valida e la conseguente costruzione di un’ipotesi

interpretativa. Oltre che risultare vana, tale ricerca porta con sé l’eventualità dell’ideazione di strategie di controterrorismo inutili se non controproducenti.

Il terrorismo è una realtà resiliente, fin dalle sue origini infatti si è dimostrato un fenomeno prevalentemente politico e strategico variabile e facilmente adattabile ad ogni condizione geopolitica. Per esempio, i gruppi terroristici non hanno esitato a differenziare le proprie fonti di finanziamento nel momento in cui perdevano

37 ed hanno saputo sfruttare i momenti di “contrazione” per la riorganizzazione interna. Esso costituisce un tema delicato e controverso, tanto più che non deve assolutamente essere sottovalutato o mal interpretato. Per questa ragione la metodologia adottata in questa tesi sarà quanto più possibile multidimensionale e multidisciplinare, non dimenticando la necessità di un’ indagine pragmatica del contesto geopolitico attuale che costituisce lo spazio effettivo in cui i gruppi terroristici agiscono e si evolvono.

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1.3.

Significati e semantica del terrorismo.